2010
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la Repubblica MARTEDÌ 19 OTTOBRE 2010 ■ 30 la Repubblica DOSSIER @ MARTEDÌ 19 OTTOBRE 2010 Citroen C-Zero Peugeot iOn Renault Fluence PER SAPERNE DI PIÙ www.ccfa.fr www.psa-peugeot-citroen.com ■ 31 Citroen C4 L’ELETTRICA LA TERZA GEMELLA CARICA A DOMICILIO PASSIONE VERDE E’ una compatta 5 porte a trazione elettrica la Citroen CZero, realizzata sulla base della Mitsubishi iMiev. Ha un motore elettrico da 64 Cv e batterie al litio. Secondo i calcoli di Citroen, il costo di utilizzo della vettura sarà di 1,5 euro per 100 km e le ricariche richiederanno circa sei ore Dalla Mitsubishi iMiev non nascerà solo la Citroen C-Zero, ma anche la Peugeot iOn. Per tutte e tre le auto la meccanica è la stessa, così come il design. Cambierà solo l’offerta commerciale, ma per un’auto elettrica non è poco visto che la maggior parte delle vendite si farà a rate Per la sua Fluence, una grande berlina da famiglia, la Renault sta progettando un ingegnoso sistema di consegna e ritiro rapido della batteria presso stazioni di servizio autorizzate. Così l’automobilista, in 5 minuti può cambiare la propria batteria scarica con una carica Sulla neonata C4 Citroen, oltre alle classiche versioni diesel e benzina, propone subito versioni microibride e-HDi e sistema Stop & Start di ultima generazione, che, al lancio, registrano emissioni di CO2 pari a 109 g/km e che arriveranno a 99 g/km in un futuro Le novità del salone Parigi 2010 Francia al potere MARCO MARELLI LE NOVITÀ l presidente, Nicolas Sarkozy, è contro la delocalizzazione. Lo ha detto immediatamente dopo aver messo sul piatto qualcosa come 6 miliardi di euro a sostegno dell’industria automobilistica d’oltralpe, poco più di dodici mesi fa. Lo ha ribadito nuovamente a Parigi, in occasione del Mondial de l’Automobile. Il primo intervento secco di Sarkozy ha fatto fare retromarcia a Renault, che voleva ridurre l’importanza del suo storico stabilimento di Flins, a 45 chilometri da Parigi, in favore delle fabbriche in Spagna, Turchia e Slovenia. Gli effetti del secondo diktat, ancora più secco («Non è tollerabile spostare la produzione fuori dai confini francesi»), ha dato vita a forti malcontenti, poiché tanti speravano sulla sua memoria corta e poi perché tutti l’hanno recepito come un avvertimento. In poche parole Sarkozy non vuole far uscire dalla top ten dei paesi produttori di automobili la Francia ormai fanalino di coda, anche perché il sorpasso della Spagna che ha superato i 2 milioni l’anno sembra proprio non gli abbia fatto piacere. In questo modo, sia Renault che Peugeot/Citroen si trovano costrette in una linea Maginot da cui sarà complesso uscire e, al tempo stesso, dovranno trovare armi idonee per combattere la concorrenza sempre più agguerrita. L’automobile made in France avrà quindi un futuro non facile perché delocalizzare significa produrre dove costa meno, al fine non solo di generare maggiore utile ma soprattutto ottenere prezzi più competitivi. La politica della riduzione del prezzo finale, infatti, è al centro dell’attenzione in casa Citroen, la quale in occasione del lancio della nuova generazione C4, ha sforbiciato i listini di almeno 500 euro e 200 mila VENDITE 508 Con la 508 la Peugeot entra nel segmento di mercato delle tedesche: conta di vendere 200 mila unità l’anno 300 milioni INVESTIMENTI Il Gruppo Psa ha investito 300 milioni nel progetto che ha portato alla nascita della Citroen C4. Un progetto durato 3 anni I È LA condanna della Citroen: ad ogni nuovo prototipo rinasce l’attesa per il ritorno della 2Cv. Stavolta con la Lacoste i nostalgici hanno avuto vita facile nel rimpiangere l’indimenticata Mehari, ma la casa francese ha accontentato subito i fan, annunciando ufficialmente che la vettura fra qualche anno andrà regolarmente in produzione. Ovviamente solo con motore elettrico, in nome dell’ecologia. L’unica speranza è che a nessuno venga in mente di fare con la Lacoste quello che faceva con la Mehari: tuffarsi in acqua guadando fiumi di ogni tipo... La curiosità Ancora con Mitsubishi per i modelli elettrici MITSUBISHI Motors e Psa (Peugeot Citroen) hanno annunciato l’accordo per sviluppare una versione elettrica delle utilitarie Peugeot Partner e Citroen Berlingo prodotte nella fabbrica Psa di Vigo (Spagna). Nel quadro di questo accordo, i due partner dovranno poi definire gli aspetti tecnici e industriali del progetto per essere in grado di iniziare la produzione di queste versioni elettriche entro la fine del 2012. Questo accordo segue a quello già siglato in merito allo sviluppo congiunto per l’Europa della piccola Peugeot iOn e della Citroen CZero, basate sul modello del veicolo elettrico di ultima generazione i-MiEV. non è escluso possa essere attuata anche da Peugeot. Perché il desiderio di aumentare i volumi di vendita per il gruppo Psa passa anche attraverso l’ottimizzazione del rapporto “value for money”, negli ultimi anni non tenuto in così grande considerazione come oggi. Ma per essere vincenti nel risiko dell’automobile non basta la leva dei prezzi, bisogna anche avere prodotti validi, idee innovative, e tanta tecnologia perché questo è un mondo sempre più complesso e sempre più costretto in lacci e laccioli burocratici che spaziano dalla sicurezza all’ambiente e Citroen Lacoste che alla fine condizionano le scelte. L’industria francese non lesina investimenti per percorrere strade ardite come quelle della trazione elettrica, sia questa pura o sia ibrida. Nel primo caso, quello dell’auto esclusivamente a trazione elettrica, il gruppo Psa si è alleato con i giapponesi della Mitsubishi che produrranno in Giappone modelli sia per Citroen che per Peugeot in piccoli numeri e con investimenti tutto sommato modesti, al contrario Renault fa tutto da sé, addirittura ingaggiando lotte interne con Nissan, che fa parte dell’alleanza, auguran- dosi volumi più consistenti che ripaghino i fortissimi investimenti (almeno 5 miliardi). Nel secondo caso, quello dell’automobile ibrida, Peugeot gioca la carta dell’abbinamento elettrico-diesel, soluzione di sicuro vantaggio ma molto costosa, per i grandi veicoli mentre per i piccoli elettrico-benzina (con un inedito 3 cilindri). Renault in materia ibrida sembra stia un passo indietro, quasi ad aspettare gli eventi, oppure come dicono sempre più osservatori, «è troppo sbilanciata sulla mobilità elettrica». Smaltito l'entusiasmo del “fac- ciamole strane” che aveva accomunato entrambi i gruppi d’Oltralpe, ricordiamo la Renault Vel Satis, l’Avantime ma anche tante Citroen come la C6 e la precedente C5, i francesi hanno voltato pagina in tempi abbastanza rapidi, dandosi obiettivi importanti e con tattiche diverse non solo nella tecnologia. Infatti anche sulla presenza nei mercati emergenti come Cina e Sud America si riscontra un’altra differenza: Psa in Cina ha iniziato la sua corsa mentre Renault attende perché come ha detto il suo numero 1 Ghosn a Repubblica: «non voglio entrare in L’intervista “Operazione Ds e strategie Peugeot” Ecco i piani di Gales L’innovazione 100 Al salone di Parigi le marche hanno presentato 100 novità. Fra questi molti prototipi francesi Idea Lacoste e la voglia di Mehari Sarkozy si schiera contro la delocalizzazione e i costruttori francesi, Renault in testa, sposano subito la sua strategia, puntando sulla produzione in patria. Un esempio per tutti quel mercato fin quando non ci sono risorse per farlo massicciamente». In questo scenario tutt’altro che scontato non bisogna infine dimenticare che una parte importante dell’industria d’oltralpe, Peugeot, ha in mano un asso importante, quello delle due ruote, che per la mobilità urbana e per la riduzione delle emissioni imposte dalla Comunità Europea può valere come un poker se, come vorrebbero i tedeschi, la quota delle emissioni di CO2 verranno calcolate sommando sia la produzione automobilistica sia quella motociclistica (e così si spiega il perché del grande interesse di Volkswagen nei confronti di Suzuki; Smart con il concept elettrico a due ruote così come Mini). E così non bisogna nemmeno sottovalutare troppo l’ultimissimo concept di Renault, Twizzy, che occupa lo spazio di uno scooter. Insomma, dalla Francia la cartolina inviata risulta piuttosto complicata e sembra recitare: “I giochi sono stati fatti, per il prossimo futuro patimenti tanti ma anche, attenzione, a grandi sorprese”. © RIPRODUZIONE RISERVATA MASSIMO NASCIMBENE PARIGI er Peugeot il 2010 è stato un anno di svolta, sotto molti punti di vista: lancio di una nuova strategia per la marca del Leone, avvio dell’operazione DS in casa Citroen, e alcuni avvicendamenti al vertice. Con Jean-Marc Gales chiamato a gestire entrambe le marche del gruppo. Con quali obiettivi? «In primo luogo, le due marche devono esprimere identità e contenuti differenti: audacia e creatività per Citroen, mentre Peugeot guarda ad automobilisti esigenti, che non rinunciano al piacere della guida. La differenza dei valori sarà sempre più evidenti nei prodotti a venire: lo si vede già dalla 508, che è molto distante da una C5». Alcuni modelli, come quelli prodotti in comune con Mitsubishi, sono invece molto simili. Incluse le piccole elettriche. «Differenziare radicalmente le due vetture elettriche avrebbe richiesto costi elevati. E poi, anche se magari non si vedono, per dar vita alla iOn e alla C Zero abbiamo investito 5 milioni di euro. In ogni caso, in futuro anche i modelli figli dei progetti comuni con Mitsubishi avranno una differenziazione più marcata, a cominciare dal crossover compatto derivato dalla Asx: la linea sarà chiamata a esprimere i canoni stilistici delle due marche». Avete appena lanciato la 3008 Hybrid4, anche questa tecnologia sarà condivisa con Citroen? «Certo, per noi l’ibrido è un passaggio strategico. Dopo la 3008, dal 2012 lo proporremo sulla 508, e a distanza di qualche mese lo ritroveremo sulla futura Citroen DS5». Molti obiettano che mettendo assieme ibrido e diesel si aggiungono costi a costi. «Oltre alla doppia alimentazione, le nostre Hybrid4 portano con sé anche la trazione integrale, una tecnologia che normalmente comporta una differenza di prezzo di 2.000 euro o più. Dunque non credo che si possa parlare di costi in eccesso. E in ogni caso è inutile girarci attorno, in questa categoria in Europa si vende soltanto diesel. Oltretutto noi proponiamo un motore di grande efficienza, che ci consente di ottenere risultati straordinari per le emissioni di CO2” (99 g/km a fronte di 200 Cv, ndr). Niente ibridi a benzina in- P Le elettriche Differenziare i nostri prodotti dalla Mitsubishi i-Miev sarebbe stato inutilmente costoso: i clienti guardano alla sostanza Noi saremo presenti su entrambi i fronti: con le ibride, tramite i tre modelli che ho già citato, puntiamo a raggiungere le 100 mila unità all’anno già nel 2015. Quanto all’elettrico arriviamo sul mercato per primi: certo, nel 2011 saranno poche migliaia di vetture. Ma puntiamo a crescere in fretta, anche qui il piano è di arrivare a 100 mila unità per il 2015». Pensa che i tempi siano davvero maturi per le elettriche? «Vedo che la tecnologia progredisce in fretta, e le esperienze condotte sin qui sono confortanti. Nel complesso ritengo che Jean-Marc Gales Il futuro Stiamo cercando di inventare dal nulla nuove tipologie di automobili, come le sportive alimentate da batterie somma? «Non ho detto questo, a Parigi per esempio abbiamo presentato la HR1: un prototipo di una categoria tutta da inventare, ma che sotto il cofano ha un motore elettrico affiancato al nuovo piccolo tre cilindri a benzina di 1000 cc, che sarà sul mercato nel 2012». Ma le alimentazioni alternative diventeranno di massa? «Secondo noi, nel 2020 le vetture elettriche ammonteranno al 3-5% del mercato europeo, mentre le ibride arriveranno al 5-10%. l’autonomia sia già sufficiente per gran parte dei clienti. In più, noi abbiamo lanciato il programma di mobilità integrata: chi compra l’auto elettrica, nel fine settimana può prendersi una cabrio per andarsene al mare o la Hybrid4 per andare a sciare». Numericamente i paesi emergenti, Cina in testa, si avviano a diventare dominanti: non c’è il rischio che i nuovi modelli finiscano per avere caratteristiche meno europee? «In Cina abbiamo un centro tecnico dove lavorano ben 1000 ingegneri. Abbiamo già sviluppato prodotti specifici come la 408, e in futuro ci saranno altri modelli concepiti appositamente per quel Paese, anche perché la struttura del mercato è molto diversa dalla nostra. Ma in alcuni segmenti, penso all’alto di gamma, le differenze non sono poi così marcate: nel caso della 508, che verrà prodotta pure in Cina, abbiamo apportato solo pochi cambiamenti. E poi, è vero che guardiamo ai nuovi mercati con interesse crescente. Ma non vogliamo certo abbandonare l’Europa». © RIPRODUZIONE RISERVATA