Sebastiano Fausto da Longiano nacque forse nel 1502 a Longiano

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Sebastiano Fausto da Longiano nacque forse nel 1502 a Longiano
SEBASTIANO FAUSTO DA LONGIANO
Duello regolato a le leggi de l'honore
Venezia, 1552
De l’età de cavallieri quando si facevano arme volontarie (Cap. XIII)
Alcuni supremi principi ne’ tempi lungamente, e di prossimo andati per difendere, conservare, amplificare
gl’imperi loro istituirono alcuni ordini di cavalleria. Creavano cavalieri non secondo la consuetudine
d’hoggidì, chel favore, o le ricchezze, o legnaggio gli ponesse inanzi, o vertude aliena: ma la propria & il
proprio valore per lo adietro conosciuto in arme. Ricevuto l’ordine di cavalleria, era tenuto il cavaliere dar
conto di sé ad ogn’uno, che lo dimandasse, e far chiara prova di sé dove , da cui, e quando fusse richiesto.
Era à tal bisogno sempre apparecchiato il campo, diputati i re d’arme, che hoggi nui diciamo padrini, e tutti
gl’ufficiali. Stavano in ordine di continuo cavalli & arme tanto da offesa , come da difesa: perché a la venuta
di qualche istrano cavalliere si fusse trovata la provisione fatta d’ogni cosa ad uso di dover combattere
necessaria. Di più erano per debito d’honore tenuti que’ cavallieri, non pur quando richiesti fussono, ma
volontariamente andare, e cercare occasioni di farli conoscere valorosi in arme, e non indegni del nome di
cavallieri, e di portare quell’ordine al collo. Però quantunque a donne, a pupilli, a vecchi et ad altre persone
debboli, & impotenti era fatta alcuna violenza, & ingiustizia, da principi o da cavallieri, per se stessi, o per
altri facevano a quelle corti ricorso, che nome tenevano d’havere migliori cavallieri.
Ivi sponevano le necessità loro overo à ‘l principe chiedendogli agiuto, overo a tutta la corte, quando era
giunta insieme, overo ad un particolare. Non meno era obligato il principe, con la persona, e con tutte sue
forze, che li cavallieri andare a vendicare l’ingiurie, et i torti fatti altrui, e di difendere la verità e la giustitia.
O gran bontà de cavallieri antichi , quali non ingordigia di robba, non ambitione punto movea, ma puro zelo
d’honore, e di gloria co’l mezzo de la sola vertude.
Delli Cartelli in querela volontaria. (Cap. XV)
Non è però che in questo secolo non si combattessono querele necessarie, ma perché in tutta questa etade,
più che in alcun’altra giamai si frequentò combattere querele volontarie: però habbiamo qui posto solamente
i cartelli in querele volontarie. Quali cartelli non issamineremo: si’ perché non è molto necessario, si’ ancora
perché ci riserbiamo a parlarne lungamente sopra cartelli del nostro tempo, e sopra le querele necessarie.
Altrove si parlerà come a più proprio luoco, e tempo che differenza sta tra ’l manifesto e’l cartello.
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CARTELLO IN QUERELA VOLONTARIA
Un cavallier Brettone ad un cavalliere inglese.
Niun’altra cosa mi trasse a questa isola, se none il buon nome, che portate di cavalliere. Disideroso di
conoscere per vero effetto quello, che in più parti de ’l mondo apporta la fama de le vostre cavallerie, vi
prego farmi degno di combattere uno steccato con voi, che lo havrò per molto favore.
Risposta de ’l cavalliere inglese.
Sono in questa corte assai cavallieri honorati, per molte,e gran prove in arme famosi, con cui potrete
dimostrare vostro valore. Mi rendo certissimo, che ne resterete de la bontà loro pienamente sodisfatto.
Replica de ’l cavalliere Brettone.
Tengo per certo, quanto l’alta cortesia vostra mi dice. Tanto maggiormente nondimeno in me s’accresce
il disiderio di trovarmi con vostra valorosa persona in cimento d’arme: poi che per essa principalmente
mi mossi. Però vi supplico non dinegarmi questa gratia, hor che con tanta istanza la chieggo.
Risposta d e’l cavalliere inglese.
La dimanda vostra procedente da altezza d’animo, e con tanta istanza, e prieghi mi faria tenere per mal
creato, s’io vi negasse cosa dimandata. Però vostra generosa persona potrà essere meco, quando più le
piacerà: portando l’arme per tutti dui, ch’io le rinoncio l’eletta.
Cartello d’un cavallier spagnuolo ad un cavalliere inglese
Una gentil donna no mi vuol piacere pur d’ una parola, se prima non combatto con voi, e vi vinca in
campo chiuso. Però per l’ordine di cavalleria, che avete ricevuto, vi prego vogliate admettere la mia
dimanda a guerra finita.
Risposta de ‘l cavalliere Inglese.
Vostra richiesta è volontaria, e non necessaria. Io mi trovo indisposto.
Replica de ‘l cavallier Spagnulo.
Se per paura la fuggite, vi do un pezzo d’arma di vantaggio fuor che la spada.
Risposta de ‘l cavallier Inglese.
Vi do licenza d’eleggere l’arme, tutto che sia la eletta mia di ragione: s’io havesse ad eleggerle,
eleggerei.
Lista de le arme
- Due coltelli Genovesi de dui palmi taglienti.
- Targa: mezzo foglio di carta semplicissima.
- Morione in capo: una ghirlanda di fiori.
Un cavaliere francese ad un cavalliere inglese.
Se farete, quello ardito, & animoso in mirare il pericolo, che s’usa tra cavallieri, v’accorgerete, che le
nostre spade s’aggiungano insieme in un campo chiuso, à morte diterminata, armato, disarmato, a piede,
a cavallo, come più vi piacerà.
Risposta de’l cavalliere inglese.
Carta bianca, suggellata, sottoscritta, co’ l mandatario ufficiale, il quale havesse a dire.
Cavallier francese il cavaliere inglese da voi richiesto non pregiudicando a cosa di suo diritto come à di
fenditore, vi dona la facultà d’eleggere l’armi offensive, e difensive: pur che sieno uguali, e senza falsa
maestria.
Il giudice era tenuto per debito di coscienza por pace fra cavallieri, e non volere la morte de cavallieri degni
d’honore.
Condotti ammendui questi cavallieri in campo, e cercando il giudice comporgli. Il francese disse, fate venir
qui l’aversario mio, che forse ci accorderemo. L’ inglese rispose, se ‘l giudice del campo me lo comanda, io
v’andarò: pe’l cavalliere non mi moverei un passo. Se vuole alcuna cosa da me, vengami a trovare.
L’ uno, e l’ altro venne in mezzo al campo.
Proposta de’l cavallier francese.
Tu non mi sei uguale in cosa alcuna, se non e in quanto mi è piaciuto per gentilezza agguagliarmi, e
combattere teco. Però dammi l’arme.
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Il giudice non dee lasciare alcun parlare per chi si trova in fatto da potere rispondere a chi lo incarica. Et
esso stesso contra lo infamatore dee difendere sua ragione, honore e fama.
Risposta de’l cavalliere inglese.
Già tutto sappiamo, per tua gentilezza, e quanto vali. Ma questo non è luoco, ne tempo, che abbiamo a
venire a meriti di parole. A tutti è notorio, che niuno per grande, che sia, mi po’ rifiutare con la spada in
mano. Tu hora credi farmi paura con parole vili, e dishoneste, e darmi carico. Manifeste sono l’attioni
tue. Però dicoti, che da cavalliere libero, come sei tu, e senza freno di modestia nel parlare non mi tengo
ingiuriato, e meno mi terrei per lodato, dicendone tu bene, vengasi a la battaglia, che siamo qui a questo
fine, e lasciamo le parole superflue, e di niuno valore. Che se mi cadesse un capello per terra, non vorrei
che lo prendesti.
Cartello d'un cavalliere Borgognone ad un cavalliere Inglese.
Havendo sotto arme false, mentite, e tra cavallieri non consuete morto il Signor mio, ancor che contra
così dishonorata persona, qual voi sete, mi sia imputato à poco honore il condurmi con voi. Pure io vi
sfido à battaglia in campo chiuso, à tutto transito, come traditore, e falseficatore d'armi ad uso, e costume
di Francia. La elettione de l'arme sia vostra, fra XXV giorni aspetto da voi risposta é starò à la relatione
dé'l presente trombetta. Quando manchiate, vi farò dipingere su lo scudo mio, come si conviene, e vi
porterò in tutte le parti, scritta, sottoscritta, suggellata, etc.
D'una usanza di Francia.
L'usanza di Francia era di tagliare quel membro che toccava le corde de lo steccato, se'l giudice fusse stato
richiesto di giustitia, overo di rendersi prigione.
Risposta de'l cavalliere Inglese
Le vostre vili, e dishoneste parole non convenienti in bocca di cavalliere, e colorate per mostrare à le
genti di vendicare la morte de'l signore vostro, mi fanno credere non haver voi disiderio di battaglia:
perché devevate venire, e non scrivere: ch'io non parto mai de la corte de'l Re. De l'armi false havete
mentito. Perche di dritta ragione lo conquistai: come ne faranno fede li giudici de'l campo. Accetto
l'offerta de la battaglia. E perché mi date il carico d'eleggere l'armi, seranno queste.
Lista de l'armi
- Azza di sette palmi, senza crocetta, né falso magisterio, come s'usa in lazza.
- Spada di quattro palmi, e mezzo da'l pomo à la punta.
- Pugnale de dui palmi, e mezzo.
- Non à cavallo, perché, vincendovi si conosca essere per vertù mia.
Non mi riscrivete altrimente, che non sono per accettare più vostre lettere. Venite senza provocatore
perché vi torrò la fatica d'andare per le corti à portare la mia imagine.
Cartello d'un giovinetto cavalliere portoghese ad un cavalliere Inglese.
Se volete dire, ch'io non sia migliore di voi, v'offerisco la battaglia à tutto transito, con quelle arme che
più vi piacciono.
Risposta de'l cavalliere Inglese.
Fatemi fede in quanti fatti d'arme vi sete ritrovato: poi che mi volete combattere à tutto transito. Se mi
vincete, voi vincete tante cavallerie, quante io ho fatte, & io per aventura potrei vincere uno, che non ha
mai veduto armi.
Li giudici de'l campo non deono concedere steccato à tutto transito, quando la richiesta è volontaria.
Ma s'ella fusse necessaria dassi à tutta oltranza. Sempre che'l reo é ricercato d'accordo, dee intendere se
hanno parlato co'l richieditore, & offerirsi come difenditore parato à battaglia, & a pace.
Quando alcuno voleva riprendere l'armi, bisognava prima rinonciare la infamia.
Soleansi già tenere abbassate lance, od altra simil cosa, perche non potessono accostarsi i combattenti
alzavansi poi, dopo'l terzo segno dato ad incontrarsi.
In caso di tradimento se un fratello entrava in campo chiuso per l'altro, haveva ad affermare le medesime
parole de'l fratello, e chiamavasi provocatore: altrimente non lo havrebbe accettato il difenditore.
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Cartello di un cavalliere di Frigia.
Risaputo che ne la calamità de'l cavalliere Polono ti sei mostrato come compagno crudele, e come
giudice ingiusto, io sono venuto per castigarti quale mal'huomo, & indegno de'l nome di cavalliere,
t'aspetto armato.
Cartello d'un cavaliere Bohemo ad un altro cavaliere.
Lasciata da te la strada d'onore, & incamminato per latra meno battuta da cavalieri, non sarei più
meritevole del nome di cavaliere, e ciò intende provarti però t'aspetto armato.
Cavaliere Scocese ad un altro cavaliere.
Avendo tà cacciato in criminale il cavaliere Lituano, hai fatto contra le leggi di cavalleria, il perché
intendo provarti, che non dei più essere annoverato fra i cavalieri d'onore, t'aspetto armato.
Cartello d'un cavallier Protoghese ad un tiranno.
Poiché in ogni luoco, e per bocca de tutti si dice, come tu in ogni parola & opra contravvieni a le leggi
dell'onore, e non servi lo stile di cavalleria, sono venuto a farti sapere, che tu renda l'ordine per te
ricevuto dal Re nostro Signore, e rinunci a la cavalleria, e non ti faccia nominare più cavaliere di nostra
corte: o vieni fuor a, che io t'aspetto ne lo steccato per combattere teco, e farti pentire del tuo mal dire, e
del tuo mal operare.
Cartello d'un cavalier Francese ad un falso cavaliere.
Poiché non solo sei venuto a meno della tua parola ad un cavaliere errante, ma sotto la fede, e sotto il
giuramento hai assassinato il fratello ancora, sono venuto per levarti la vita, acciocché tu vivendo non sia
l'infamia della cavalleria, e t' aspetto al capo armato.
Cartello d'un Cavalliere Tedesco ad un tiranno.
Già che tu ti sei con fraude, e con male arti insignorito di questa terra, à privatala de la sua antica
libertade, se in tempo di tutt'oggi non ti sei levato con ogni tuo arnese di qua, e rendita la signoria a cui
l'hai tolta, vieni al campo ch'io t'aspetto armato.
Cartello d'un cavalliere Fiamengo ad un tiranno.
Perché hai il popolo in parte sedotto, & in parte sforzato a pigliare nuove leggi, nuovi istituti, nuove
cerimonie, nuovi riti, nuova religione, sono spinto per zelo de l'antica nostra religione più vera, e più
santa a farti intendere, o che ritorni tu, e riduci il tuo popolo ne la pristina religione, o discendi a basso,
ch'io t'aspetto fuori armato, per darti di si fosse ardire il meritato castigo.
Cartello d'un cavaliere Ongaro ad un cavaliere di Norvegia
Non contento d'aver fatto pagare taglia à prigioni toi, odo che hai riscosso da altri privati soldati prigioni
a minor taglia, per fargli riscattare à maggiore: & a ciò fare hai usato a prigioni crudeltà, e seco tenuto
hai modi inconfessi: per essere conta le leggi di cavalleria, che il cavaliere non ha pensare di fare altro
acquisto, che di gloria, ti disfido, e t'aspetto armato innanzi la porta de la città, per farti conoscere in fatto
che il tuo procedere non è stato di vertuoso cavaliere.
Cartello d'un cavaliere Inglese ad un tiranno.
Sentendosi, ancor che tu lontano sij, fin’à corte del Re mio Signore il pessimo odore de le tue sozze
opere, per l'obbligo, ne’l quale mi posi quando io ricevetti il sacro ordine di cavalleria, sono venuto a
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ritrovarti per darti castigo, che il tuo procedere ti ha procacciato, e spero ne la giusta divina di toglierti
del mondo, e liberare da la tua tirannia tante anime infelici. Però qui t'aspetto à vallo in piazza armato.
Un cavaliere Borgognone ad un tiranno.
È ricorso à la corte del Re mio Signore il S.Pupillo figlio di tuo fratello vero Signore, & ha narrato
quanto ingiustificatamente lo hai cacciato e lo tieni fuor a. Il perché mi sono mosso per il debito di
cavalleria a difendere la giustizia di costui. Però o tu lo rimetti in casa, & esci fuora, o vieni a combattere
meco, sono qui a cavallo fuori dalla porta armato.
Cartello d'un cavallier Brettone ad un tiranno.
Dolendosi una gentil donna de la violenza per te fattale, e chiedendo agiuto di cavalliere, che abbia à
vendicare si espresso torto, mi sono posto in camino, per trovarti. Però ti disfido, e t'aspetto a piedi del
ponte à cavallo armato.
Cartello d'un cavallier Spagnuolo ad un tiranno.
Un'huomo d'età matura non pur si duole di té, che gli hai levato la robba senza causa vera, ne apparente,
ma che gli tiene in carcere un figlio di anni XII il quale non ha peccato in alcuna cosa contra di te,& oltre
ciò hai dato in moglie per più dishonore di sua famiglia tanto honorata, una sua figlia ad un suo staffiere.
Però apparecchiati di combattere meco, perché à questo effetto sono partito di corte de'l Re, per punir te
di tale eccesso, e far vendetta de l'oltraggio, e villania per te fatta à persone impotenti, che tale è l'obligo
de'l cavalliere.
Molte altre cose potevano dirsi di quella età vertosi cavallieri ma sonosi tralasciate studiosamente. Poi che
de'l tutto in Italia, e fuori se n'è andata in desuetudine, a tanto che hoggidì seria dannata una simile
provocazione. Ne hà gran tempo, che un cavalliere Italiano, veduti alcun'altri cavallieri à lui giunti per
sangue, e per amicitia essere in briga d'arme, non parendo convenirsi ad un pari suo stare tra tanti
combattitori ocioso; scrisse ad un'altro cavalliere una disfida volontaria. L'altro gli rispose, che ciò facendo
per fuggir l'ocio, egli haveva molti modi da negotiare senza far paragone d'armi: e tra gl'altri modi gli
propose il zappar la vigna, o l'horto: o tal'altro esercizio. Il che diede à molti cavallieri materia di riso.
DE LA ETÀ DEI BRAVI (Cap.XVI)
Dopo lungo intervallo questa querela volontaria andò in desuetudine, che ad alcuni parve cosa troppo lieve
da essere messa in prova d'arme: e furo iscogitati nuovi modi a le persuasioni loro più confacevoli.
Successe un secolo, ne'l quale si fece grandissima professione di bravura. In tanto chel nome braveria fu
conosciuto forse più che in alcun'altra etade, che si legga. Non era cittade alcuna in Italia la quale non si
gloriasse de bravi soi. Quel, che questo tempo fu stimato vertade, posto un uso frequentissimo, e da i
regnanti principi approvato per consuetudine, il dì d'hoggi è stato aseritto a vitio, andato in desuetudine come
abuso, e riprovato quale corrottela. Niuno era valoroso riputato, et huomo d'honore. Se non havea donne
infami, e dishonoste ne luochi diffamati à publico guadagno, con nome di palese ruffiano. Nè era senza
pericolo di perdere di riputazione colui, che per qualche sua femina il giorno, o la notte una volta a'l meno, o
ne publichi steccati, o privatamente non havesse fatto questione. E senz' alcun'altra cagione havere di briga,
come un bravo sapea dove l'altro dimorasse con sue femine a guadagno, si pigliava in occasione d'andarvi, &
usar parole, od atti d'incivilità ad alcuna di quelle, per questionar con lui, e far prova di suo valore.
[…]
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DE LI CARTELLI A’L TEMPO DE’ BRAVI (Cap. XVII)
È da sapere, come in questa etade la maggior parte de li Signori grandi, e piccioli, haveano gli steccati
sempre in essere per terminare con l’armi in mano le brighe, quali nascevano di giorno in giorno trà què
valent’huomini. Né mai si disputava sopra l’arme. Il consueto era spada e pugnale in camiscia: e ne’ tempi
nostri quest’arme sono state ricusate, qual’arme da ruffiano. Arme da viaggio oltra la spada, e pugnale erano
di diverse sorti, secondo la dilettatione. Ordinariamente ogni bravo solea far professione d’un’arma. Quando
si faceano scrivere ne la tavola, postò’l nome, e cognome soggiugnevano l’arma professa. Niuna cosa era
ascritta à maggiore infamia, quanto ò disputare il vantaggio de l’arma, ò eleggere arma insolita, ò ricusare la
proposta, ò la consueta. Non s’havea risguardo quanto à l’arme à lo stato di reo, ò d’attore. Né si ricusava
steccato alcuno, che tutti erano approvati per commune consenso di tutte le scole de bravi. La principale
professione in questa etade era di non cedere l’un l’altro di bravura, né di cortesia, per non perdere un iota
d’openione apresso gl’huomini d’honore soi pari. Non è però che in questi tempi ancora non succedessero
abbattimenti per querele necessarie. La costuma loro in queste querele, quando uno non compareva à’l
giorno diterminato, era di portarlo dipinto sopra la rotella co i piedi in suso, come traditore, e mancatore di
sua fede, ò con dui volti. Ma s’uno vinto rimanea, il vincitore se lo traheva dietro catenato in maggior segno
di vittoria: poi lo liberava, quando gli piaceva.
Cartello d’un bravo di Napoli ad un bravo di Bologna.
Hò inteso, che tu tieni per forza la Brunetta, ancor ch’io non la conosca altrimente, & essa non me
n’habbia fatto dir parola, non hò possuto, né voluto mancare à l’obligo, in cui si truovano gl’huomini
d’honore nostri pari, che è di vendicare i torti, e difendere gl’oppressi impotenti. Poi che tra tanti
huomini da bene, che hà il secol nostro d’hoggidì, niuno s’è mosso per vicino che sia, à le cui orecchie
facilmente poteva essere penetrato questo isforzamento, & in conseguenza deveva essere sua impresa.
Però ti faccio intendere, ò che tu ponga la Brunetta in sua libertà, ò t’apparecchi combattere meco un
steccato. Dat. in Napoli in presenza d’huomini d’honore scritti ne la tavola.
Da questo cartello s’hà cognitione di molte cose di que’ tempi, cerc’à’l procedere in questa materia
duellare. Chi havesse voluto cavillare, e sotterfuggere il combattere, niuno è di sì poco giudicio, che non
vegga in quanti modi si poteva rispondere à questa disfida.
Risposta dè’l bravo di Bologna.
Non sono tenuto dar ragione, come la Brunetta mi sia pervenuta à le mani: e meno hò da curarmi, s’ella
vi stia volontieri, ò contra sua voglia. Per ch’ella v’hà da stare, quanto piacerà à mè. E quando mai in
tempo alcuno voglia mi venisse di cacciarla, non sò chi sì ardito fusse darle ricapito, senza prima
havermene chiesto licenza. Accetto di combattere lo steccato offertomi, quando tu vorrai. E s’hai troppo
fretta, fammi sapere il dì, che partirai di Napoli, ch’io partirò di Bologna, e dove ci troveremo, si porrà
mano à nostr’arme solite di viaggio.
Un’altro bravo di Bologna scrive à’l bravo di Napoli in la materia medesima de la Brunetta in nome di
tutta la scola.
Meraviglia grande per certo è stata la nostra, che più tosto sia venuta à Napoli nuova de la forza fatta à la
Brunetta, che qui se ne sia udita parola. Per essere la tua disfida ad uno de nostri compagni non senza
gravezza de l’honore di tutta la scola nostra, ti ricerchiamo à combattere uno steccato. Eleggi qual di noi
ti viene meglio in concio. Dà lo aviso dè’l quando. Proponi l’arme, se oltra l’usato tuo altre più ti
piacessero. Dat. in Bologna in presenza de tutti, fuori che de lo disfidato.
Risposta dè’l bravo di Napoli à la scola de bravi di Bologna.
Pendente l’obligo, ch’io tengo particolare con uno de vostri, quale hà accettato di combattere meco, non
vi posso dare altra risposta. Fate che esso rinoncij à la querela, e consenta. Se non è terminata la
quistione con lui, accetto di combattere con qual si voglia di voi: con l’arme, che mi darete, quando, e
dove più vi tornerà commodo. Dat. in Napoli.
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Cartello d’un bravo di Melano ad un bravo di Roma in altra materia.
Tu pòi havere inteso, quanto io habbia sempre fatto professione d’havere belle putte, e quante io
n’habbia di presente in mia balìa. Nuovamente mi è stato riferito essertene capitata una che si chiama
Perina bella à meraviglia. Però quanto tu volontariamente non me la mandi, ò non mi facci sapere, ch’io
la mandi à pigliare per accompagnarla con l’altre mie, aspetta di far meco quistione per ogni modo, di
Melano etc.
Risposta del bravo di Roma al bravo di Melano
Tu non sei tale, che un mio pare abbia da tener conto, che professione sia la tua. Perina è mia, & è
bellissima. Verrò a trovarti, & la menerò meco nello steccato: tu ne disporrai all’incontro due delle tue,
quali men belle, & men degne, che abbiano a venire in poter mio vincendo te, per stare al servizio della
Perina, finché a lei piaccia. & sebbene in effetto ella così bella non fosse, ne si gentile, ne si ben creata,
voglioti mantenere, & bella avanzi le tue di beltà, di gentilezza, & di creanza. Di Roma etc.
DEI BRAVI ERRANTI (Cap, XVIII)
Molti altri cartelli per mio aviso si potevano porre, che per essere del tutto andato questo modo di procedere
in desuetudine, ho stimato essere superfluo. Resta ora a dire dei bravi erranti. Di questi alcuni andavano con
una, o con più femmine in volta, altri andavano senza femmine.
Quelli, che andavano con le femine, pigliavano ogni cosa in occasione di venire à’l arme con qualunque
negoziava con esse. Troppo carezzarle, o poco, pagarle bene, o male: oltra il costituito pagamento darle
alcuna cosa ménoma, o grande o torla: Ogni parola buona, o rea. Erano insomma talmente ammaestrate le
ribalde, che subito dopo l’aver negoziato con alcuno, uscivano dicendo à’l suo uomo, che far devesse con
colui quistione, perché gli ne havea dato occasione. & senz’altro cercare si veniva à’l fatto di menare le
mani. Parimente quando un bravo della terra voleva venire a questione con un bravo errante, negoziava con
alcuna delle sue donne, & usava parola, o fatto bastevole per rifigare duello. Solevano ancora questi bravi
erranti proporre in ciascuna citade, a cui pervenivano con sue putte un cartello generale di tal tenore.
Cartello d’un bravo errante per sue femmine.
Qualunque uomo d’onore, che voglia affermare le femmine, che io meno in mia compagnia non essere le
più belle, le più gentili, e le meglio create di quante ne dimorino in questa citade, mi offero di combattere
seco in pubblico, od in privato loco, con ogni sorte d’arme, che s’usa in nostri pari.
A questi così fatti cartelli non si dava altra risposta di parole, se non che s’andava in fatto.
Quando in qualche citade non fosse stato apparecchiato il campo, il loco infame pubblico albergo de le
buone femmine era lo steccato.
Ivi senza offendere la maestà delle leggi si potrà terminare con lo testimonio dell’arme ogni lite, che nata
fosse fra questi valenti bravi.
La costuma dei bravi, che per il mondo vagando andavano disbrigati dalle donne era, di subito, che
entravano à una cittade, affigere un cartello generale di tal contenenza.
Cartello
Qualunque huomo d'honore, che voglia dire, ch'io non sia par suo, e più che par suo m'offero di
combattere seco uno steccato. Et a questo effetto mi sono partito di lontano paese per far prova di me in
questa citade, & in tutte l'altre d'italia di miglior nome d'huomini da bene.
Nulla risposta si dava di parole a simili cartelli, ma de fatti.
Fu da questo diverso lo stile d'altri bravi erranti, portavano iscritto ne le rotelle, e quelle tenevano fuori de
l'albergo: perchè vedute fussero. La scrittura diceva:
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In ucce di cartello.
Chi toccherà questa rotella, od altra mia arma tanto offensiva, quanto difensiva senza mia saputa, e
licenza, serà obligato di combattere meco.
Gli bravi assistenti in quei luochi, dove erano capitati questi errati o per caso, o per industria, subito
andavano a trovargli, e venivano al paragon de l'arme.
Altri vi furo, che andavano in altrui terre a trovare gli bravi, e pregargli, che fussero contenti in cortesia
cambattere seco uno steccato. Ma era tenuto incivile, e dishonorevole entrare in campo chiuso, quistionare
senza provocatione. Però fù creduto più civile essere un'altro modo: ne'l quale non si menomava tanto
d'openione: non si vinceva la querela, nè la persona. Niuno havria in questo caso conceduto lo steccato a
tutto transito. Ma perchè tanto rigorose erano le leggi de la corrottela, alcuni principi non ostante, che la
querela di sua natura fusse inevincibile, giudicarono, che la querela si perdesse, ma non la persona: tali
erano, cartelli in questa materia.
Cartella d'un bravo di Ferrara ad un bravo di Modona.
Ho dimandato a molti, che beretta tu porti in capo, dicono tutti, chelle è rossa, per quanto hanno udito da
la tua bocca. Et io ti voglio provare, ch'ella è bianca, e la spada, che hai a lato di piombo, e'l pugnale di
legno. S'io serò avisato ove tu sia a'l presente, verrò a trovarti subito, di Ferrara. Etc.
Risposta de'l bravo di Modona a'l bravo di Ferrara.
Sono in Modona, vieni quando ti pare che mi troverai parato far mio dovere in difendere il contrario, si
come ho sempre fatto. Se vuoi, ch'io ti tolga la fatica, avisame, ch'io verrò a Ferrara. L'arme seranno
secondo usanza. Di Modona. Etc
Cartello d'un bravo di Reggio ad uno di Cremona in querela volontaria
Non per invidia ch'io porti la gloria tua, ma per desiderio d'esserne partecipe, ti prego a compiacermi di
combattere meco uno steccato, poiché intendo te essere si valente in arme: che te ne havrò obligo
infinito.
Risposta de'l bravo di Cremona
Qual'hora ti piacerà, mi troverai disposto a tuo volere, e pregoti a venir meco a desinare domatina, &
doppo desinare entraremo in steccato.
Cartello d'un bravo da Perugia ad un bravo spagnolo in querela volonataria.
Se ben fra noi non è particolare odio, nè causa, che necessiti a venire in paragone d'arme. Nondimeno a
ciò si scopra qual de le due nationi sia più valorosa in fatto d'arme la tua, o la mia, ti disfido a combattere
uno steccato, con quali armi più ti piaceranno, de'l dove, e de'l quando a te lascio la cura, so bene per
conoscerti huomo d'honore, chel luogo serà sicuro, e breve il termine.
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Sede di Roma
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