1 Se la felicità è così importante, come mai ne sappiamo così poco

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1 Se la felicità è così importante, come mai ne sappiamo così poco
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Se la felicità è così importante, come mai ne sappiamo così poco?
Marina Bianchi
Professore di Economia
Dipartimento di Economia e Territorio
Università di Cassino
Via Mazzaroppi 10
03043 Cassino, Italia
[email protected]
Sommario
In contrasto con la teoria economica della scelta per la quale scelta e preferenze coincidono, e
quindi l’analisi della prima esaurisce quella delle seconde, Tibor Scitovsky nella sua Joyless
Economy ha rivendicato il ruolo che lo studio delle motivazioni deve rivestire anche nell’indagine
economica. Con l’aiuto della contemporanea neuro-psicologia sperimentale, egli ha investigato il
ruolo che la novità e la varietà e in generale le attività stimolanti hanno nel configurare i risultati di
benessere. In particolare egli contrappone due diverse attività di consumo che corrispondono a due
diverse forme di soddisfazione: quelle orientate al comfort, che hanno bassi costi di accesso in
termini di conoscenza e capacità di consumo, ma anche rendimenti di utilità decrescenti a causa
dell’assuefazione, e quelle orientate al piacere o stimolanti, che possono avere rendimenti crescenti
grazie alla novità endogena che esse producono, ma anche più alti costi di accesso. Questo lavoro
esplora gli svantaggi competitivi che queste seconde forme di consumo possono subire rispetto alle
prime e le conseguenze che ciò comporta in termini di configurazioni di benessere sia individuale
che collettivo.
Agosto, 2003
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Introduzione
Il titolo di questo lavoro: “Se la felicità è così importante, come mai ne sappiamo così
poco?” richiede qualche spiegazione. Innanzitutto, individua esso realmente un paradosso? Non c’è
dubbio che nell’analisi economica della scelta individuale l’assunzione della massimizzazione della
felicità, nella forma dell’utilità, del benessere, delle preferenze, gioca un ruolo determinante.
Anche nella sua moderna versione assiomatica e spogliata di ogni attributo che non sia formale, è
sempre una funzione di “utilità” ciò che i soggetti si suppone massimizzino.
Ma ciò implica che noi, come economisti, ne dovremmo sapere qualcosa? La risposta che gli
economisti danno è chiara ed è No. La ragione è semplice e si basa sul principio della sovranità del
consumatore. Gli individui sono i soli reali “esperti” di ciò che riguarda le loro azioni e desideri.
Ciò che essi decidono è ciò che essi reputano meglio. In tal modo le preferenze possono essere
dedotte dalle scelte senza alcuna incursione sulla loro possibile natura e configurazione. Assumere
quindi che le scelte equivalgono alle preferenze elimina ogni elemento di paradosso dal fatto che
una così fondamentale dimensione della scelta economica – che cosa siano l’utilità o le preferenze
che i soggetti stanno massimizzando -- debba esser così poco conosciuta.
Questa assunzione tuttavia è subordinata ad una seconda, meno visibile ipotesi: che tra
scelta e massimizzazione non esista alcuna tensione o conflitto. Se fosse, se le preferenze non si
traducessero sempre e sistematicamente nelle scelte, o meglio se le scelte di equilibrio non sempre
coincidessero con ciò che gli individui reputano ottimo, allora l’analisi delle scelte non esaurirebbe
anche quella delle preferenze. Come queste ultime si formano, che cosa le attiva e come esse si
esprimono, diventerebbe un’analisi non solo giustificata ma necessaria. Questa è la linea di
ragionamento seguita dall’economista Tibor Scitovsky. 1 Nella sua The Joyless Economy
(1992[1976]), e in una serie di lavori connessi pubblicati prima e dopo di essa (si veda Scitovsky
1962 and 1986), Scitovsky identifica tre possibili cause di conflitto che possono condurre ad un
divorzio tra scelta e preferenze: il conflitto tra comfort e piacere o attività stimolanti; il conflitto tra
beni standardizzati e gli specifici bisogni e desideri individuali; e infine la separazione tra la
specializzazione della conoscenza finalizzata alla produzione e l’acquisizione di generali capacità di
consumo. Nel discutere questi temi Scitovsky rivolge la sua analisi direttamente al legame, spesso
inesplorato, che intercorre tra forme diverse di consumo e differenti forme di soddisfazione
individuale. Con l’aiuto della contemporanea neuro-psicologia sperimentale, inoltre, egli è tra i
primi a scoprire il ruolo che la novità, la varietà, la complessità, e l’incertezza hanno nel
determinare sia il benessere individuale che quello sociale.2
Da quando Scitovsky ha scritto la sua The Joyless Economy (da ora in poi JE), molto è stato
fatto per analizzare le fonti di possibili contrasti tra scelta individuale e massimizzazione. In
particolare la letteratura che ha tratto ispirazione dalla psicologia comportamentale di Kahneman e
Tversky (1979) ha analizzato, con il sostegno di una attiva ricerca sperimentale, quelle situazioni in
cui il processo di decisione individuale sembra esser soggetto a errori sistematici, in violazione
delle regole di massimizzazione. Queste situazioni sono quelle caratterizzate da condizioni di
incertezza, da parametri di scelta complessi, da confronti di utilità intertemporali. Esse richiedono
per esser spiegate un concetto di razionalità più raffinato e che sia in grado di specificare, della
scelta, il contesto decisionale entro il quale essa avviene. Ciò che rende questo approccio
particolarmente interessante per l’economia è che lo studio di violazioni sistematiche della
massimizzazione non comporta un abbandono del principio di razionalità ma una dettagliata
specificazione delle sue regole procedurali.3
In questo lavoro mi concentrerò sull’analisi di Scitovsky, in particolare su quella parte della
sua ricerca che ha a che fare con il ruolo che le attività stimolanti e piacevoli hanno nel rendere la
vita felice. Nonostante il passaggio del tempo, l’approccio di Scitovsky non solo rimane un punto di
riferimento importante nel dibattito contemporaneo su questi temi, ma molti dei problemi da esso
sollevati sono ancora aperti e in attesa di risposta.
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1. Consumo difensivo e consumo creativo. Il contrasto tra comfort e piacere.
Tra i molti temi rilevanti della JE, sicuramente il più innovativo è quello della distinzione
che Scitovsky introduce tra due differenti fonti di soddisfazione individuale, quelle associate alle
attività confortevoli e quelle derivanti dalle cosiddette attività stimolanti.
Nell’avanzare questa distinzione Scitovsky si basa su una precedente ma dimenticata
distinzione fatta dall’economista Ralph Hawtrey. Hawtrey (1926) distingue tra beni e attività il cui
scopo principale è quello di alleviare una pena, un fastidio, o un disagio, e quelli invece che
producono un piacere positivo. Egli chiama i primi prodotti difensivi e i secondi prodotti creativi.
Soddisfare il nostro bisogno di riposo, di cibo e di protezione fisica, sono chiari esempi delle prime
forme di attività. Passeggiare o conversare, dedicarsi ad una attività sportiva o a un gioco di abilità,
risolvere un problema complesso o fare una lettura scientifica, sono esempi del secondo tipo di
attività, quelle creative. Esse sono creative per Hawtrey, non perché esse rappresentino delle
alternative intellettuali rispetto ad altre più materiali. Esse lo sono perché alla loro base non vi è
alcun bisogno specifico da soddisfare o dolore da eliminare, ma richiedono, per esser attivate e
godute, uno sforzo attivo da parte dei soggetti, uno sforzo di immaginazione e conoscenza, di
capacità e di tempo. (Hawtrey, 1926:189-90).4
La distinzione di Hawtrey tra due forme di beni o attività diventa in Scitovsky una
distinzione tra due forme di soddisfazione. Il piacere che deriva dal consumo difensivo, ossia da
tutte quelle attività che rendono la vita più facile e la sostengono, è ciò che Scitovsky chiama
comfort. Le soddisfazioni che provengono dal consumo creativo e che, per Scitovsky,
rappresentano la fonte della vera ricchezza e godibilità della vita, sono chiamate da lui,
semplicemente, piacere (JE: 61).
Ma che cosa rende queste due forme di umana soddisfazione differenti l’una dall’altra e
perché è importante scoprirlo?
La prima differenza è relativamente semplice da individuare ed è quella già indicata da
Hawtrey. Delimitati dai bisogni specifici che essi devono soddisfare e dalle abitudini e regole di
consumo codificate nel tempo, i prodotti difensivi sono più facili da apprendere e non richiedono
speciali abilità di consumo. Diverso è il caso dei prodotti creativi, che per la loro maggiore
complessità e varietà richiedono anche abilità di consumo più complesse. Avere una conversazione
piacevole e coinvolgente, leggere un romanzo, ascoltare della musica, sono tutte attività che per
poter esser godute richiedono attenzione, concentrazione, memoria, conoscenza accumulata, e
intuizione, tutte capacità che devono esser apprese. In aggiunta, esse richiedono tempo, un tempo
che al contrario di quello connesso all’uso dei beni di comfort, non è facile da comprimere o
diminuire grazie al progresso tecnologico.5 La prima differenza quindi è una differenza in termini
di costi di accesso, più bassi per i beni di comfort, e più alti per le attività creative.
La seconda differenza è più complessa e si riferisce ai vantaggi in termini di benessere
associati a queste due forme di soddisfazione. Già nelle prime formulazioni della legge dell’utilità
marginale decrescente economisti come Jevons & Marshall avevano riconosciuto, sia pure a
malincuore, che alcuni beni possono rappresentare un’eccezione alla legge. Per Jevons il principio
di sazietà è valido, ma solo a quelle semplici necessità materiali come acqua, cibo, e aria, non
invece al desiderio di “articoli di gusto, di scienza o di curiosità” che non ha limiti (1970 [1871]:
111-12).Marshall invece fa l’esempio di colui che ascolta la musica e il cui apprezzamento e
consumo non diminuiscono, ma aumentano, quanta più musica egli ascolta.
Ma come mai il consumo creativo può dare origine a “guadagni” di utilità che sembrano non
stancare o che, come nel caso di Marshall, sono crescenti? Ognuno di noi sa che non vorrebbe mai
interrompere una vacanza, o esser distratto da una ricerca promettente, o costretto ad abbandonare
un romanzo avvincente. Perché è così? Quali sono gli elementi di un’esperienza che la trasformano
in una fonte rinnovata di piacere?
Uno dei molti meriti di Scitovsky è stato quello di aver riconosciuto l’importanza di questo
problema e di aver attratto l’attenzione degli economisti ai primi risultati di una ricerca psicologica
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che, al tempo in cui Scitovsky stava formulando le sue idee, aveva iniziato a studiare le componenti
delle motivazioni della scelta.6 Centrale in questi studi è il concetto di stimolazione edonica
(arousal), che viene attivata dagli inputs che il sistema nervoso centrale riceve dalle attività
sensoriali e cerebrali, e che è connessa al benessere o malessere individuale (JE: 21).
Mi dedicherò brevemente all’analisi di questa letteratura per poi tentare di rispondere alla
domanda precedente, del perché il consumo creativo sembra esser associato a rendimenti di utilità
crescenti.
2. Il ruolo della novità della complessità e della varietà
Gli studi di neuro-psicologia cui Scitovsky fa prevalentemente riferimento nella JE si
sviluppano attorno agli anni 1960 e ’70 e sono associati al nome di D.E. Berlyne. Al centro di questi
studi vi è quella funzione di utilità della psicologia sperimentale della metà del 1800 nota come
curva di Wundt-Fechner. Secondo tale funzione la relazione che esiste tra piacere e stimolo è tale
che una situazione è percepita più piacevole per livelli di stimolo intermedi, non troppo alti non
troppo bassi. Berlyne, tuttavia, introduce un’importante modifica a questa relazione. Per Berlyne,
l’utilità o la piacevolezza di una determinata situazione o esperienza rispondono non già ai livelli di
stimolo, bensì ai suoi cambiamenti relativi ad una posizione di riferimento. Sull’asse orizzontale del
diagramma di Weber, Berlyne ora misura le variabili del cambiamento come la novità, la sorpresa,
la varietà, la complessità, e l’incertezza. (Berlyne 1971, and Berlyne and Madsen 1973). (Si veda la
Figura 1 dell’appendice).
In questa nuova interpretazione ciò che conta è il processo e non lo stato. Il piacere di
conseguenza può esser aumentato in due modi, attraverso meccanismi di incremento dello stimolo,
come quando si va da situazioni che sono percepite come ripetitive e noiose ad altre che lo sono
meno, e attraverso meccanismi di riduzione dello stimolo, come quando ci si muove da situazioni
percepite come dolorosamente stimolanti ad altre più familiari e confortevoli. Le varie procedure
sperimentali usate in questi studi sembravano confermare queste ipotesi7 ed anche la distinzione di
Scitovsky tra due differenti forme di soddisfazione, una, , associata alle attività che, come il
comfort, riducono il potenziale di stimolo, l’altra associata alle attività che, come le creative, lo
incrementano, messa a confronto con questi risultati, sembrava trovare un supporto empirico.
Tuttavia l’aver fatto dipendere l’utilità dal cambiamento significa anche che entrambi i tipi
di strategie, quelle di incremento e quelle di riduzione del potenziale di stimolo, non riusciranno
mai ad assicurare al soggetto massimizzante una posizione di riposo, una posizione stabile di
massimo piacere. In questo modello ogni situazione di piacere che non cambia deve essere anche
una situazione di piacere che diminuisce. (La Figura 1 dell’appendice dà una rappresentazione
visiva di quanto ho detto finora).
Sembra dunque che il modello di Berlyne non faccia altro alla fine che ristabilire, in altra
forma, la legge dell’utilità decrescente: alla ripetizione del consumo, l’utilità diminuisce non perché
con la ripetizione ci si avvicina alla sazietà, ma perché ci si allontana dallo stimolo del
cambiamento. In realtà questa analisi ha implicazioni molto più radicali. Col negare che la
posizione di massimo piacere rappresenta una posizione di riposo, la posizione di equilibrio così
fondamentale nei modelli economici, questo modello immediatamente allarga lo spazio degli
incentivi individuali all’azione e introduce un intero nuovo set di variabili a cui i soggetti
rispondono o attivamente ricercano. I soggetti infatti qui si trasformano da consumatori passivi in
agenti attivi.8
Se si guarda ai meccanismi che secondo Berlyne sono responsabili del benessere o del
malessere individuale, ci sono tre variabili fondamentali da cui il cambiamento dipende e che
possono aumentare o diminuire la soddisfazione. La prima è il tempo.
Il tempo è infatti la prima dimensione rispetto alla quale variabili relative come la novità o la
varietà possono esser misurate. A seconda della distanza temporale dall’ultima esperienza di un
certo evento, bene, o attività, la novità – e quindi il piacere connesso a questo evento- può
aumentare o diminuire. Anche il menu più eccitante ed esotico diventa noioso e spiacevole giorno
5
dopo giorno. D’altra parte anche un programma televisivo un po’ noioso può rappresentare un
piacevole diversivo dopo una giornata di tensione. In termini dell’analisi di Scitosky ciò significa
che giocare sul tempo, ossia sulla distanza temporale tra esperienze, può modificare i confini tra
comfort e piacere, un’attività confortevole può diventare eccitante e una eccitante noiosa.9
La seconda dimensione delle variabili di cambiamento è cognitiva e si riferisce alla
conoscenza intesa in senso lato (che include informazione, esperienza, capacità). La novità – ma
altrettanto si può dire della varietà e della complessità – è associata ad una aspettativa disattesa e
rappresenta quindi ogni contrasto tra esperienza effettiva e attesa. Come nel caso del tempo, anche
in questo caso, un aumento o una diminuzione della distanza tra conoscenza accumulata e nuova
conoscenza ha effetti su come una determinata esperienza viene vissuta. Risolvere un puzzle,
progredire nella conoscenza una di nuova lingua, padroneggiare un compito difficile, sono tutte
attività che, contribuendo a ridurre la loro iniziale disarmante complessità, aumentano il piacere che
da esse se ne trae. Corrispondentemente, e spesso simultaneamente, tutti i processi di defamiliarizzazione, come quando si comincia a imparare una nuova lingua, a frequentare una nuova
classe di danza, o a praticare un nuovo sport, moltiplicano la complessità e la varietà del set di
esperienze accessibili e le rendono quindi più stimolanti.10
La terza dimensione è il contesto o “spazio” di un evento, che rappresentano sia la
posizione che un evento occupa in relazione ad eventi contigui o distanti, sia il contesto sociale in
cui l’evento accade. Anche in questo caso processi di familiarizzazione o de-familiarizzazione
rispetto ad una posizione iniziale possono aumentare o ridurre il godimento ad essi associato. Le
mode nella letteratura, nello sport, nei generi artistici e ovviamente nell’abbigliamento, spesso
stigmatizzate frettolosamente come attività di semplice spreco, sono invece l’esempio di come
questi meccanismi lavorano. E ciò accade non solo perché sfruttando la distanza temporale tra gli
eventi come quando nuovi stili vengono creati o vecchi riscoperti, il piacere ad essi associato
aumenta. Ma anche perché le mode rappresentano quella sottile, anche se innocua, mescolanza di
concorrenza e cooperazione sociale, di distinzione e appartenenza che, non essendo né troppo né
troppo poco stimolante, può esser molto piacevole. Né deve sorprendere che un certo bene può
esser apprezzato di più o di meno a seconda delle sue relazioni di complementarità o di contrasto
con altri beni, una dimensione dell’utilità che le tecniche di vendita ben conoscono quando la usano
per sfruttare i diversi gradi di familiarità che i consumatori hanno con i diversi beni.
Siamo ora in grado di tornare alla nostra questione iniziale del perché le attività creative
sembrano sfidare la legge dei rendimenti di utilità decrescenti che accompagna invece le attività più
legate al comfort. La ragione è che queste attività, per le capacità che richiedono, per la loro interna
complessità e varietà, e per la loro indipendenza dal semplice bisogno, possono rappresentare una
costante fonte di novità e cambiamento. E’ grazie al cambiamento endogeno che esse producono
quindi che il godimento non diminuisce con la ripetizione. Il sentimento che ci accompagna in
vacanza, che vorremmo non finisse mai, dipende dunque dal fatto che esser in vacanza è un evento
relativamente raro nelle nostre vite, dal fatto che esso è un evento complesso, che apre a nuove
esperienze e ne sostituisce altre, e dal fatto che esso rompe la contiguità con lo spazio della nostra
esperienza ambientale e sociale.11 Le attività confortevoli, invece, come semplice sollievo dal
fastidio, conducono facilmente alla sazietà, alla cessazione della pena ma anche del piacere.
Questo è ciò che Scitovsky realmente intendeva quando, piuttosto confusamente, introduce
una seconda definizione di comfort e piacere. Da un alto, e più frequentemente, essi stanno a
significare, come abbiamo visto, quelle sensazioni positive che accompagnano rispettivamente il
consumo difensivo e il consumo creativo e corrispondono a quelle attività che aumentano il
benessere riducendo il disagio associato ad un eccesso o a un difetto di stimolo. Dall’altro, e
soprattutto nella JE, Scitovsky definisce il comfort come quelle sensazioni che hanno a che fare con
il livello dello stimolo e che dipendono dal fatto che lo stimolo sia o no al suo massimo (JE: 61). Il
comfort è una posizione di stato, e come tale viene contrapposto al piacere che rappresenta invece
una posizione di cambiamento. (Se si guarda la Figura 1 dell’appendice, il contrasto è tra il punto C
della curva e i movimenti lungo la curva).
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Questi due modi di rappresentare il contrasto tra comfort e stimolo sono chiaramente
differenti. Il primo si riferisce alle modalità della soddisfazione, il secondo ai meccanismi che si
suppone sottostiano la soddisfazione. (Si veda su questo punto anche Bianchi, 2003). 12 Essi si
sovrappongono solo se si dice, come Scitovsky fa senza tuttavia le necessarie chiarificazioni, che le
attività creative, in contrasto con quelle difensive, sono anche quelle che più producono
cambiamento, per le quali l’aumento di complessità si accompagna alla produzione di capacità
umane più complesse, quelle per le quali il tempo, o il contesto d’uso, sono in grado di rivelare
nuove, non ancora scoperte, caratteristiche e potenzialità.13 (La Figura 2 dell’appendice mostra
come in questo quadro più dinamico le attività creative, al contrario di quelle difensive, tendono a
spostare verso l’alto l’intera curva di Wundt modificata).
Questa confusione però ha condotto Scitovsky a sovrastimare i danni e i pericoli che le
attività di comfort possono rappresentare in termini di benessere. Anche se nel seguito del lavoro
continuerò a seguire Scitovsky e a chiamarle comfort e stimolo, esse in realtà rappresentano la
distinzione tra un consumo che dà vantaggi immediati e richiede poche capacità, e un consumo che
richiede abilità conoscitive e creative e che libera nuove potenzialità e alternative di scelta. Come
Sen (1996) ha sottolineato, questo insieme allargato di possibilità si traduce anche in sistema più
ampio di libertà individuale.
3. Comfort e stimolo: esiste un conflitto?
La discussione precedente ha messo in evidenza che beni e attività possono differire sia in
termini di costi di accesso, che per la loro differente struttura dei rendimenti. Che l’accesso è
costoso, significa anche che investire di più una forma di attività è possibile solo al costo di
investire di meno in un’altra. Come dice Scitovsky, siamo di fronte ad un trade-off: il piacere è
ottenibile solo al prezzo di un minore comfort e il comfort al prezzo di un minore piacere. 14
Questo trade-off tuttavia, per quanto chiarificatore delle modalità e dei meccanismi del
benessere, non pone nessun serio ostacolo ad una scelta libera e razionale, dal momento che ogni
scelta implica un trade-off tra alternative. Scitovsky comunque insiste che questo caso è diverso
(JE: 73).
La prima ragione di questa diversità è dovuta la fatto che per questo tipo di attività i costi e
i vantaggi non sono simultanei ma appartengono a momenti diversi del tempo. Gli svantaggi di aver
investito tempo e risorse nelle più facili e immediate attività di consumo difensivo, sono sentiti solo
nel futuro quando l’accumulazione delle scelte passate si traduce in un minor piacere nel presente.
Allo stesso modo, i vantaggi crescenti associati alle attività creative saranno fruibili solo dopo aver
sostenuto i costi degli investimenti in skills e conoscenza.
Eppure la presenza di rendimenti differiti è alla base di ogni scelta intertemporale: il caso di
rendimenti differiti nel consumo, in cui consumo presente e passato interagiscono, non dovrebbe
esser diverso. Questo, come è noto, è l’approccio seguito da Gary Becker (1996) il quale è in grado
di formalizzare gli effetti di equilibrio che le scelte di consumo passate hanno sulle scelte presenti.
Il suo modello, inoltre, può esser esteso anche a quelle attività i cui effetti di lungo termine possono
esser dannosi per gli individui, e che ciò nonostante vengono ugualmente intraprese (Becker and
Murphy 1988).
Becker (con Stigler) parte proprio dal problema posto da Marshall del consumatore amante
della musica, il cui amore per la musica aumenta con il consumo, un comportamento che
apparentemente viola l’assunto dei rendimenti decrescenti che sono associati al consumo ripetuto. Il
modo in cui Becker risolve questo problema consiste nel prendere in considerazione, nelle scelte
individuali, le economie interne di ‘apprendimento’ che accompagnano l’accumulazione del
capitale umano di consumo, in questo caso del capitale “musica”. L’incremento di efficienza dello
stock di capitale di consumo che ne consegue ha l’effetto di ridurre il prezzo ombra del consumo di
musica, e di provvedere così un incentivo per un suo incremento.
Vi sono tuttavia alcune attività, come la formazione di abitudini nocive e di dipendenze
negative, in cui questo processo è invertito. In questo caso il consumo passato ha l’effetto di
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deprezzare lo stock di capitale di consumo presente, sia direttamente attraverso l’assuefazione, sia
indirettamente come quando l’uso di droghe o altre sostanze dannose genera un deterioramento
della salute, la perdita di lavoro o la perdita di fiducia in se stessi. Per queste attività il prezzo ombra
aumenta con l’aumento del consumo, e tuttavia esse non vengono interrotte, anzi spesso si assiste
ad una escalation del loro consumo. Come spiegare questo comportamento? Il modello di scelta
razionale che Becker utilizza non consente di rispondere pienamente a questa domanda, che
implicherebbe una analisi delle motivazioni della scelta. E il modello è stato formulato proprio per
evitare incursioni nelle motivazioni individuali. Quello che il modello dice è che, dato il profilo di
utilità intertemporale degli individui e dato il loro tasso di sconto, la dipendenza da droghe e da altre
attività nocive è, nonostante i loro effetti negativi siano stati anticipati e successivamente vissuti con
rimorso, pur sempre la migliore risposta che gli individui possono dare. (Becker and Murphy, 1988,
and Becker, 1996: 77-138)
Analisi recenti e studi empirici dei processi decisionali e in particolare quelli legati al
problema delle dipendenze, hanno tuttavia iniziato a parzialmente indebolire gli assunti del
principio di razionalità e ad aprire l’analisi anche a quelle incongruenze o conflitti di
comportamento che non appaiono casuali ma sistematici. Forme di comportamento associate a
fenomeni definiti come “effetto di dotazione”, o come avversione alla perdita, casi di debolezza
della volontà o di incoerenza delle preferenze sono tutti fenomeni che trovano spiegazione in una
nuova struttura interpretativa che si sta facendo strada anche in economia (si veda Kahneman e
Tversky 1979 e Thaler 1991). L’approccio di Scitovsky è più in linea con questo tipo di analisi. Per
Scitovsky le diseconomie interne causate dall’assuefazione alle attività di comfort sono spesso
sottovalutate perché i loro effetti, distribuiti nel tempo, le rendono anche poco visibili e incerte.15
Quando però i loro costi nascosti si rivelano al consumatore, il pattern di consumo che si è ormai
stabilito non si può più facilmente disfare. Una volta trasformatesi in abitudini, i costi di uscita da
queste attività sono spesso diventati proibitivamente alti. Il risultato di questo processo è che il
consumatore si trova intrappolato in situazioni che corrispondono ad un sovra-investimento in
attività di comfort, e un sotto-investimento nelle attività creative. 16
La spiegazione di Scitovsky, che rappresenta le scelte come una successione di decisioni
prese a poco a poco, ed entro un orizzonte limitato, ha molte affinità con un tipo di analisi della
formazione delle abitudini più recente, e noto come teoria del “miglioramento”. Secondo questo
tipo di spiegazioni, in situazioni di scelta i cui effetti sono distribuiti nel tempo, una persona non è
in grado di calcolare tutte le esternalità, o meglio le “internalità”, che le scelte passate hanno sulle
scelte presenti e quindi di calcolare l’intera funzione di utilità associata alla distribuzione delle
scelte (Herrnstein and Prelec, 1992: 241). Quello che una persona fa è in realtà di confrontare le
varie alternative sulla base della loro utilità media scegliendo di volta in volta quella che provvede
una utilità maggiore. Il risultato di equilibrio, quello in cui le utilità medie delle varie alternative
sono uguali, non è in generale una posizione di ottimo (quella che si otterrebbe se le utilità
marginali fossero correttamente calcolate e messe a confronto) (ibid.: 251). Anche in questo
modello, come in quello di Scitovsky, in equilibrio, le persone possono trovarsi, quasi senza
accorgersene, nella posizione di aver privilegiato proprio le attività che le rendono meno felici (la
Figura 3 dell’appendice mostra come la posizione di equilibrio differisca da quella di ottimo e come
essa corrisponda a un sovra-investimento in attività meno produttive in termini di benessere; si veda
inoltre su questo punto anche Metcalfe 2001, e Schelling 1978: 220).
Recenti sviluppi di questa letteratura hanno tuttavia aggiunto un altro tassello all’analisi del
problema delle scelte di consumo distribuite nel tempo, uno che coinvolge direttamente anche il
modello di Becker. Queste analisi mostrano che anche in assenza di miopia degli agenti, come si
assume nella teoria del miglioramento, scelte con rendimenti differiti spesso tendono a mostrare
delle incoerenze dinamiche. La ragione di ciò sta nella forma della funzione del tasso di sconto.
Come già Strotz aveva notato negli anni ‘50, la funzione del tasso di sconto sembra dipendere dalla
distanza temporale del guadagno, in particolare, i guadagni presenti tendono a esser sopravvalutati
rispetto a quelli futuri. Quanto più il guadagno è prossimo, tanto più esso sembra grande, Questo
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suggerisce una funzione del tasso di sconto che è iperbolica piuttosto che esponenziale (si veda
Strotz ,1955-56 e Thaler, 1981:127). Un individuo dunque che confronta due alternative, una con un
guadagno basso ma prossimo, (come è il caso ad esempio del consumo difensivo di Hawtrey e
Scitovsky) ed un’altra con un maggiore guadagno, ma differito (il caso del consumo creativo),
sceglierà la seconda opzione quando il momento della scelta è lontano, per poi sostituirla con la
prima quando il momento della scelta si avvicina.
In breve dunque la letteratura recente sembra confermare l’esistenza di conflitti nella scelta,
in conseguenza dei quali le scelte effettive non corrispondono alle scelte migliori. Come esse
possono esser migliorate ed anche che cosa significa in questo contesto migliorarle, sono problemi
che richiedono una maggiore analisi dei meccanismi sottostanti tali processi di scelta, una analisi
che, come abbiamo visto, solo recentemente e con fatica si sta facendo strada in economia.
4. La cultura della produzione e la cultura del consumo
Ci sono due importanti fattori nelle moderne società occidentali che secondo Scitovsky
rinforzano queste abitudini di scelta intrappolate in situazioni non ottime e contribuiscono ad
esacerbare il conflitto tra scelta e preferenze. Il primo è un fattore culturale e ha a che fare con il
tipo di educazione che i consumatori ricevono -- e qui Scitovsky si riferisce principalmente ai
consumatori americani. Nonostante l’accesso all’educazione abbia da lungo tempo cessato di esser
ristretto ad una elite, tuttavia, argomenta Scitovsky, il suo scopo principale è quello di contribuire a
formare capacità specialistiche e professionalizzanti più che ad espandere un’educazione umanistica
legata alle arti liberali (1972a: 39-40). Sostenuta da un’etica puritana che guarda al consumo con
sospetto (1972b: 40,49) nella società in generale predomina largamente una cultura della
produzione. Come conseguenza di ciò nessun investimento di tempo, energia, e denaro, secondo
Scitovsky, è stato destinato alla formazione di capacità di consumo che sia anche lontanamente
paragonabile a quello che è stato destinato all’acquisizione di capacità produttive. Paradossalmente
quindi, quell’enorme incremento di produttività che la cultura della produzione ha alimentato, non
si traduce anche nella scoperta e nello sviluppo dei modi di godere del tempo e delle risorse umane
che sono state liberate.
La capacità acquisite nella produzione non possono infatti esser facilmente trasferite nel
consumo. Le capacità produttive sono il risultato delle divisione del lavoro e della conoscenza e
quindi fortemente specializzate, tanto più quanto maggiore apprendimento ed esperienza sono in
esse incorporati. Il consumo al contrario è una attività che coinvolge simultaneamente molti ed
eterogenei aspetti delle nostre vite e richiede per poter esser goduto capacità flessibili e generali
(JE: 268). Questa differenza qualitativa di abilità, per Scitovsky, è destinata ad allargasi e a rendere
quindi sempre più costoso acquisire generali capacità di consumo (ibid.: 270). 17
Il secondo fattore ha a che fare alcuni aspetti collaterali negativi della produzione di massa e
della standardizzazione. Il problema dei prodotti standardizzati non è quello della cattiva qualità.
Anzi, essi sono spesso migliori di quelli prodotti artigianalmente. Il problema è che la loro
monotonia ed uniformità fa sì che ce ne stanchiamo molto più velocemente (JE: 249).
Questa assenza di stimolo nei prodotti standardizzati spiega anche perché tendiamo a
rimpiazzarli o ad accumularli a un ritmo molto maggiore di quello che sarebbe giustificato sulla
base di ragioni puramente funzionali (ibid.: 257, si veda anche Scitovsky 1985: 200-01). Da un lato
infatti, lo stimolo associato ai prodotti di massa svanisce più velocemente di quanto eravamo in
grado di anticipare. Come nel caso delle “internalità” del consumo passato sul presente, anche in
questo caso le esternalità causate dal contesto sociale in cui il consumo avviene tendono ad esser
sottovalutate dagli individui. La diffusione e l’uniformità generalizzata di questi prodotti aumenta il
senso di familiarità e di noto che conduce all’abitudine. Inoltre, dal momento che nei prodotti di
massa, la novità e il comfort sono confezionati in un insieme che il consumatore non può separare,
la dose di comfort che egli acquista con la novità può esser più grande di quanto era originariamente
disposto a pagare (JE: 258, 256).18
9
Le conseguenze in termini di benessere individuale e collettivo dell’approccio di Scitovsky
sono dunque chiare. A causa dei loro minori costi di accesso e dei loro maggiori costi di uscita, i
beni e le attività di comfort tendono a spiazzare le attività stimolanti, specialmente quelle che
esigono maggiori investimenti di tempo e risorse umane. Dal momento tuttavia che sono queste
seconde attività quelle maggiormente produttive in termini di godimento e felicità, l’effetto
complessivo sul benessere sociale di questo spiazzamento è negativo. La società intera perde per
effetto del sovra-investimento in comfort e il sotto-investimento in attività stimolanti. L’ambiente
confortante che ci circonda è anche uno che restringe piuttosto che allargare le alternative
disponibili. 19
.
5. Concorrenza posizionale: Il consumismo è così malvagio?
Un’altra fonte di possibile contrasto tra scelta e massimizzazione, e di conseguenza tra
benessere individuale e collettivo, è dovuta a quella che viene chiamata concorrenza posizionale.
Questa avviene quando i consumatori competono per la loro posizione relativa nella gerarchia
sociale (si veda Frank 1985). Il problema in questo caso sorge perché il vantaggio competitivo
degli individui viene misurato dalle possibilità di accesso a beni che sono scarsi, o che diventano
scarsi per effetto della concorrenza (Hirsh 1976). Il risultato, alla fine, quando le fonti dell’offerta
posizionale si sono esaurite, è che nessuno dei concorrenti ha migliorato la propria posizione. Come
quando ad un concerto, ognuno si alza per vedere meglio, gli iniziali effetti positivi raggiunti si auto
eliminano.
Diversamente dal conflitto tra comfort e stimolo affrontato da Scitovsky, questa fonte di
conflitto ha una tradizione molto più lunga in economia. Già i mercantilisti avevano
sistematicamente denunciato il consumo di lusso delle classi ricche che, col privilegiare i più rari
beni stranieri, avevano l’effetto di deprimere la bilancia dei pagamenti della nazione. Questo tema
svolge anche un ruolo importante nei dibattiti recenti sulla relazione tra reddito e felicità, in cui il
consumo indirizzato ad ottenere un vantaggio relativo è considerato una pratica che riduce il
benessere sia individuale che collettivo.
Scitovsky affronta questo argomento nella JE, ma ne discute in maniera più estesa in un
articolato commento al libro di Fred Hirsch, The Social Limits to Growth, pubblicato nel 1976
(Scitovsky 1995 [1987]). Scitovsky esordisce con un dilemma. Se i bisogni umani di comfort sono
saziabili, che cosa alimenta la domanda illimitata che è implicitamente assunta nei modelli di
crescita? 20 Una risposta possibile è l’esistenza di un secondo gruppo di bisogni, già introdotti da
Marshall, che ha a che fare con i bisogni sociali di distinzione e di superiorità. Questi sono
insaziabili (ibid. 98). Vi è tuttavia un’ambiguità nel concetto di bisogni e di domanda insaziabile,
aggiunge Scitovsky. Insaziabile può significare sia che la domanda è illimitata sia che essa è
incolmabile. Solo quando è illimitata la domanda di stato può rappresentare uno stimolo per
l’economia, non quando essa è incolmabile. Ai tempi di Marshall, quando la concorrenza di stato
era ristretta ad una elite ed era rivolta anche a beni e servizi prodotti nel settore dei beni materiali e
riproducibili, la domanda di stato, anche se poteva considerarsi riprovevole dal punto di vista
morale, pur tuttavia provvedeva uno stimolo economico. Ora invece, argomenta Scitovsky, i
consumatori competono per ciò che è unico, eccezionale, o esclusivo. Come già per Hirsh, ciò che
rende un bene posizionale è proprio il suo valore di scarsità, sia in senso fisico – i dipinti antichi, i
paesaggi naturali e incontaminati – o in un senso sociale, come le posizioni dirigenziali nelle
gerarchie di lavoro (Hirsch 1976: 30). In questo caso l’offerta di beni posizionali è data e la loro
domanda diventa incolmabile.
In breve, dunque, la concorrenza di stato intesa come rivalità rispetto alla propria posizione
sociale relativa, non ha nessun vincitore finale. E’ un gioco a somma zero. Il vincitore di oggi
diventa il perdente di domani quando arriva un nuovo vincitore. Ma quando essa va ad alimentare
una domanda che è incolmabile i suoi effetti sull’economia sono molto più dannosi. 21 Come già
Hirsh aveva argomentato, infatti, una domanda che compete per beni intrinsecamente scarsi, non
10
può che tradursi in un aumento dei prezzi. A questo effetto inflattivo, aggiunge inoltre Scitovsky, si
accompagna anche un effetto deflattivo sull’occupazione, dal momento che le risorse liberate dal
progresso tecnologico non possono esser riutilizzate nel settore materiale la cui domanda rimane
invece limitata a causa della sua saziabilità.
Possibili rimedi per Scitovsky comprendono una riduzione delle ineguaglianze di reddito
che potrebbero stimolare la domanda nel settore materiale e ridurre quella nel settore posizionale, e
una riduzione della settimana lavorativa che potrebbe ridurre l’aumento della disoccupazione
riducendo l’offerta di lavoro (Scitovsky 1995:105). 22
Questo argomento, sugli svantaggi della concorrenza posizionale, nelle sue varie
formulazioni, non è tuttavia convincente. La concorrenza di stato, si è visto, attiva un contrasto tra il
settore materiale dell’economia, in cui la produzione di beni e servizi è aperta all’innovazione
tecnologica e al miglioramento della qualità, e un settore posizionale in cui l’offerta è data (Hirsh
1976, 27). Ma perché si suppone che le attività e i beni posizionali siano scarsi? Gli esempi che
vengono proposti, è vero, si riferiscono tutti a beni irriproducibili, ma ciò non vuol dire che la
concorrenza posizionale, come ogni forma di concorrenza, non possa trovare soluzioni innovative
per superare questa scarsità. Tutta la storia del collezionismo, uno dei mercati in cui si può pensare
questo tipo di concorrenza sia particolarmente attiva, offre innumerevoli esempi di come la scarsità
dell’offerta non si limiti a far lievitare i prezzi, ma alimenti continue scoperte e riscoperte di ciò che
fino a un momento prima era stato trascurato, creando in questo modo nuovi valori. E lo stesso si
può dire ad esempio dei cambiamenti del tessuto urbano quando quartieri di città abbandonati
vengono riscoperti e riportati in vita, spesso dalle elite artistiche e intellettuali meno ricche. Anche i
continui cambiamenti e novità della moda, sono un modo, come si è visto in precedenza, di
contrastare la perdita di vantaggio posizionale che avviene quando le mode si diffondono. In realtà
la concorrenza di stato è una fonte di innovazione, dalle arti, dove il sovra-sfruttamento di uno stile
conduce alla scoperta di nuovi, 23 alle innovazioni tecnologiche, che iniziano con l’imitazione del
raro, per dar luogo poi a nuovi prodotti indipendenti. 24
Il caso dell’ “affollamento” e della congestione, invece, un’altra forma che la concorrenza
posizionale secondo Hirsh può prendere, è diverso. Qui le persone realmente concorrono per risorse
che sono scarse: basti pensare all’aria pulita, alle strade libere dal traffico, ad un ambiente libero da
rumori. Ma la perdita di qualità che deriva dal sovra-uso di questi beni dipende non tanto dalla
domanda di stato – la ricerca di qualcosa proprio perché scarsa – quanto dal fatto che all’aumentare
del reddito inevitabilmente gli standards di vita si innalzano nonostante l’aumento della
popolazione. Solo in questo caso e non nella concorrenza di stato si può correttamente parlare di
“tragedia delle terre comuni”, di quella istanza del dilemma del prigioniero in cui le azioni
individuali non pianificate conducono a esiti sociali non ottimi (si veda Schelling 1978, 225)
6. Noia, assuefazione e felicità
Non tutte le attività stimolanti richiedono abilità complesse e apprendimento per esser
apprezzate. In realtà molte attività altamente eccitanti possono richiedere poche o nessuna abilità.
Questo è il caso di alcune droghe, dei giochi d’azzardo, di molte attività pericolose, come gli sports
estremi, la violenza, il vandalismo, e l’odio (si veda Scitovsky 1981:131-32).
Negli ultimi anni della sua vita una delle preoccupazioni teoriche maggiori di Scitovsky è
stato il problema sociale della “noia”. La mancanza di attività stimolanti che possano alleviare la
noia era alla base anche della JE. Tuttavia, come spesso (ed eccessivamente) Scitovsky stesso si
rimprovera, la noia nella JE era soprattutto quella del ricco ozioso, che poteva avere accesso, con
l’aiuto del suo reddito e dell’istruzione, ad una molteplicità di attività stimolanti e pacifiche (si veda
Scitovsky 1996). Il caso invece dei giovani disoccupati di oggi, con poca o nessuna esperienza di
quel consumo esperto e creativo che per Scitovsky è anche il più stimolante, e con molto più tempo
a disposizione di quanto ne sappiano far uso, è completamente differente. Qui il fascino di attività
eccitanti che richiedono così pochi skills e abilità da sembrare gratuite, è molto grande, nonostante
11
gli effetti perniciosi che possono generare. Questo, per Scitovsky, spiega i gratuiti atti di violenza
che esplodono tra i giovani americani.
Due importanti fattori, in sé positivi, hanno aggravato il problema (Scitovsky 2000). Uno è
rappresentato dal movimento di liberazione della donna che, facilitando l’entrata delle donne nel
mondo del lavoro, ha anche ridotto la loro presenza nella famiglia. Il ruolo dei genitori, la cui
influenza nell’educazione è la più importante e duratura, è divenuto meno vigile e più frettoloso,
proprio in quel periodo dell’infanzia, tra i tre e cinque anni, che richiede la presenza di un genitore
affettuoso e incoraggiante.
Il secondo fattore, l’educazione obbligatoria e gratuita, ha lasciato interamente scoperto,
almeno negli Stati Uniti, il periodo prescolastico proprio nel momento in cui la presenza materna si
riduceva (si veda “Boredom, its causes and consequences”, dattiloscritto non datato, p. 9).
Scitovsky si è interessato alle soluzioni che l’ Europa, i paesi scandinavi, ma anche l’Italia e
la Francia, hanno sperimentato e poi legalizzato, dalla scuola pubblica dell’infanzia ai congedi di
maternità pagati. Una delle raccomandazioni politiche ricorrenti è quella che Scitovsky aveva
suggerito anche nel caso della concorrenza posizionale, la riduzione della settimana lavorativa,
come un mezzo per riavvicinare il tempo dei genitori a quello dei figli.
Il problema della mancanza di stimoli per le classi più disagiate e disoccupate è strettamente
connesso al problema della relazione tra reddito e felicità. Scitovsky è stato tra i primi a
commentare gli studi di Easterlin sulle serie temporali delle auto stime individuali della felicità..25
Come è noto e come è stato sistematicamente confermato in indagini successive,26 questi dati
mostrano che nonostante l’incremento costante del reddito nel tempo, la felicità auto dichiarata in
ogni settore di reddito in media o rimane costante o, come accade nelle coorti più basse di reddito,
diminuisce, e ciò è indirettamente confermato dai dati sul crimine, sull’abuso di alcol, e sulla
depressione in costante aumento negli ultimi 50 anni, una tendenza che si ripete in ogni paese (si
veda Layard 2003, Lecture 2: 19).
Tra le cause che possono spiegare questo paradosso della non correlazione tra felicità e
reddito (almeno a partire da una certa soglia minima), una sembra esser particolarmente rilevante ed
è l’assuefazione, e in particolare l’assuefazione ai livelli di reddito acquisiti. In uno dei molti studi
empirici si mostra infatti che il livello minimo di reddito accettabile è strettamente correlato con il
livello attuale. Un aumento di quest’ultimo fa aumentare anche il primo (Van Praag and Frijters
1999: 422). Come già si era visto con il modello di Berlyne ciò che, al momento del cambiamento,
rappresenta una differenza che aumenta la soddisfazione, viene dato per scontato fino a generare
indifferenza con il passare del tempo. (Su questo punto si veda anche il concetto di felicità relativa
di Parducci 1995).
Gli studi psicologici sull’adattamento edonico hanno portato un ulteriore importante
contributo al problema mostrando come alcuni beni sono più di altri soggetti a generare
assuefazione (Frederick and Loewenstein, 1999:311). Per esempio le persone non sembrano
abituarsi allo stress degli spostamenti per raggiungere il lavoro, al rumore, all’inquinamento, e alla
solitudine. D’altro canto il valore benefico dell’adattamento quando si ha a che fare con dei “mali”,
come la morte di una persona amata o la malattia, viene facilitato se si è circondati da amici o se si
riesce a dare un significato all’evento negativo.
Sulla base di questi studi, Frank in modo non dissimile da Scitovsky argomenta come il
consumo di certi beni – case, TV, o auto più grandi – genera piacere, ma un piacere che è di breve
durata a causa dell’abitudine. Un consumo di tipo diverso, invece – dedicare più tempo agli amici,
allo sport alle vacanze – produce un piacere più duraturo (Frank, 1999: 90).
Tornando al problema della noia: l’assuefazione è presente ad ogni livello di reddito, e
causa una costante ridefinizione verso l’alto di ciò che viene ritenuto uno standard di vita
soddisfacente. In aggiunta, per le classi più disagiate questo innalzamento dello standard si associa
ad un conflitto più grave tra l’aspirazione ad una vita piena e gratificante e le capacità sempre più
complesse che sono necessarie per raggiungerla. Lo scarto tra ciò che si vorrebbe raggiungere e ciò
che si può ottenere si allarga e il sentimento dell’accesso negato aumenta. Questa mancanza di
12
alternative e assenza di stimoli è ciò che trasforma la noia in una malattia cronica che per Scitovsky
è dolorosa quanto la sofferenza per fame.
Gli studi cui abbiamo fatto riferimento confermano dunque la rilevanza per la felicità
dell’acquisizione delle abilità di consumo e gli effetti di emancipazione e di civilizzazione che
l’educazione produce. Essi confermano anche la necessità di considerare seriamente i problemi del
consumo. La rilevanza del problema della noia, degli effetti che la mancanza di attività stimolanti e
pacifiche può avere sulla felicità, specialmente di quella parte della società che è ad esse meno
esposta, è tuttavia ancora relativamente sottovalutata nelle analisi recenti del benessere.
Conclusioni: Esistono cattive preferenze?
Nell’analisi economica tradizionale e nella tradizione Hayekiana dell’ordine spontaneo, il
processo di mercato, con il suo sistema di segnali astratti quali i prezzi, è il processo più efficiente
per diffondere la conoscenza individuale dispersa e per correggere gli errori. Tuttavia, seguendo
Scitovsky, abbiamo visto che vi sono situazioni che non solo possono impedire alle persone di
conoscere ciò che per loro è meglio, ma nelle quali anche il potere correttivo del mercato è
indebolito o sospeso. Queste situazioni sono di tre tipi: quelle che richiedono la formazione di
abilità di consumo, quelle che comportano la scelta tra attività i cui vantaggi sono differiti nel
tempo, e quelle che generano assuefazione ed equilibri sub-ottimi.
Scitovsky analizza e discute queste situazioni mettendo a confronto due tipi di opzioni che
competono l’una con l’altra nelle alternative di scelta aperte al consumatore. La prima è quella
legata alle attività di comfort, che hanno bassi costi di accesso, ma anche rendimenti decrescenti
dovuti all’abitudine. La seconda opzione, rappresentata da quelle attività che Scitovsky chiama
creative, può comportare rendimenti crescenti in termini di godimento e stimolo, ma anche più alti
costi di accesso, dovuti alla necessità, per poterne godere, di acquisire capacità di consumo
complesse. Grazie ai loro vantaggi in termini di costo, e a dispetto dei loro più bassi rendimenti, le
attività di comfort possono spiazzare quelle creative. Questo percorso, una volta attivato, è difficile
da invertire quando se ne riconoscono gli effetti negativi sul benessere. Divenute abitudini, queste
attività infatti, facili da apprendere, diventano penose da abbandonare. Per effetto dell’assuefazione
quindi anche i costi di uscita diventano molto alti.
Per Scitovsky il principio della sovranità del consumatore, che egli condivideva, non doveva
tuttavia esimere l’economista dal domandarsi se le preferenze si esprimano pienamente nelle scelte
e se il meccanismo economico provveda i giusti canali della loro espressione. Questa posizione lo
ha condotto, fin dai primi scritti, ad interrogarsi circa la natura e il significato delle preferenze e dei
desideri e a cercare di scoprire il ruolo che il tempo, la conoscenza, e i fattori ambientali hanno sulla
loro formazione e viceversa.
A cominciare da lui anche noi cominciamo a saperne un po’ di più.
13
Appendice
Utilità
C
attività
stimolanti
attività
di comfort
potenziale di stimolo
di una esperienza
data (novità, varietà,
complessità)
Figura 1
La curva di Wundt modificata (la curva solida) mostra che l'utilità
associata ad una determinata esperienza può aumentare in due modi:
aumentando il potenziale di stimolo, la novità, quando questa è
percepita come troppo bassa (le attività stimolanti di Scitovsky), e
diminuendola quando questa è percepita come eccessiva o
minacciosa (le attività di comfort). Le curve tratteggiate più basse
rappresentano l'utilità decrescente associata alla ripetizione della
medesima esperienza.
14
Utilità
C
potenziale di stimolo
attività
stimolanti
attività
di comfort
Figura 2
In questa figura le curve sulla sinistra più chiare e spostate verso
l'alto rispetto all'iniziale curva di Wundt modificata e più scura,
rappresentano i possibili rendimenti crescenti associati alle attività
creative e dovuti al cambiamento endogeno che esse producono. Le
curve a sinistra più basse rappresentano invece i rendimenti
decrescenti associati alla perdita di novità che l'abitudine indotta dal
comfort comporta.
15
Utilità
media
P
C
O
E
E*
1
Figura 3 -Sovrainvestimento in beni di comfort
L'asse orizzontale misura l'ammontare di risorse investite nelle
attività creative. La linea rossa P rappresenta la funzione di valore,
misurata in guadagni di utilità (media), associata a queste attività.
La sua inclinazione positiva sta ad indicare che i rendimenti di
queste attività sono crescenti. La linea nera C è invece la funzione
di valore delle attività di comfort, che decresce da destra verso
sinistra man mano che l'investimento di risorse in comfort aumenta.
Il punto E è l'allocazione di equilibrio. La funzione di utilità totale
combinata di P e C è rappresentata dalla curva tratteggiata. Il punto
E*, che corrisponde al punto in cui l'utilità e massima, è la scelta
ottima. In corrispondenza della scelta effettiva E quindi si ha un
sotto-investimento in attività creative.
1
Tibor Scitovsky è morto il 1° Giugno 2002. Nato a Budapest nel 1910, ha lasciato l’Ungheria nel 1935 per
l’Inghilterra. Ha studiato a Cambridge e alla London School of Economics. Nel 1939 si è trasferito
definitivamente negli Stati Uniti. Qui ha insegnato alle università di Stanford, Berkeley, e Yale. Ha
continuato a lavorare ed esser attivo fino alla fine.
2
In questo lavoro userò i termini benessere, soddisfazione e felicità in modo intercambiabile. Negli scritti di
Scitovsky anche il termine piacere e utilità spesso si sovrappongono ai precedenti. Per una analisi delle loro
differenze, della loro relazione all’utilitarismo, e per una riscoperta dell’importanza che la dimensione
relazionale dell’esistenza ha sul benessere, si veda Bruni 2002.
Una rassegna dell’ampia gamma di problemi cui questo approccio può esser applicato è in Thaler
1991.
3
4
Il ricco che, dice Hawtrey, ha speso gran parte del suo reddito a ridurre al minimo tutte le fonti di disagio e
fatica, è tuttavia ancora al punto zero per quanto concerne il piacere.E’ come chi ha liberato il suo giardino
da tutte le erbacce, ma non ha ancora piantato nulla (Hawtrey 1926: 190).
5
Mentre una macchina più veloce rende più rapidi gli spostamenti, non c’è nulla che possa comprimere il
tempo necessario ad esempio ad ascoltare una sinfonia. L’importanza del tempo di consumo, un problema
che raramente è preso in considerazione quando si parla di attività creative, è invece stata sottolineata da
16
Scitovsky sin dal 1959, in un articolo che discute del divario di produttività che affligge le arti (anticipando
così tra l’altro la cosiddetta “malattia da costi” delle arti formulata da Baumol and Bowen 1966. Per una
discussione e rassegna del problema, si veda Throsby 2001. Questi punti sono discussi in Bianchi 2003).
6
Anche in psicologia, l’attuale interesse nelle determinanti del benessere individuale e dei suoi processi
sottostanti ha invertito una tradizione di sostanziale disinteresse che ha dominato a lungo nella disciplina.
Come Kahneman sottolinea nella Prefazione a Kahneman et. al. (1999), in psicologia, sia essa cognitiva che
comportamentale, i problemi della gioia e della sofferenza hanno attratto molta meno attenzione e ricerca di
altre funzioni psicologiche come quelle legate, ad esempio, alla memoria e all’attenzione. Nei testi di
introduzione alla psicologia non si trova alcun riferimento al benessere o alla felicità (Kahneman et al.,1999:
ix).
7
Recentemente la base empirica di alcuni dei risultati dell’analisi di Berlyne, in particolare quelli che si
riferiscono alla dimensione edonica della complessità, è stata sottoposta a critica (si veda Martindale et al.,
1990, ed anche Kubovy,1999).
8
Su questo punto si veda Bianchi 1998b.
9
Ripetutamente nella JE Scitovsky discute come l’uso del tempo rappresenti una variabile strategica nel
benessere del consumatore. La tradizione delle celebrazioni e delle feste nei paesi più poveri, l’abitudine di
distanziare i pasti, sono esempi che per Scitovsky mostrano come, quando vincoli monetari militano contro
la piena soddisfazione di ogni bisogno, la migliore strategia sia quella di avere una soddisfazione completa
ma intermittente (JE: 67). Gossen (1983 [1854]) è stato il primo economista a formalizzare il principio
dell’utilità marginale decrescente, ma significativamente essa dipende non dalla quantità di bene consumato,
ma dalla frequenza temporale del consumo. Il suo approccio innovativo, tuttavia, per quanto noto a Walras,
fu successivamente ignorato. Per una analisi di questi problemi e degli effetti distruttivi che l’introduzione
del tempo può avere sulla teoria tradizionale della scelta, si veda Georgescu-Roegen, 1983, Steedman, 2001,
e Nisticò 2003.
10
Una analisi dei vari modi in cui la novità può esser usata strategicamente nelle scelte di consumo si trova
in Bianchi 1998a e 1999.
11
In un interessante articolo di commento alla JE di Scitovsky’s, Hirschman (1996: 540-1) descrive il ruolo
che la partecipazione alla vita pubblica e la compagnia degli altri ha sul benessere. In particolare egli discute
glie effetti civilizzatori della convivialità.
12
Benedikt (1996) in un articolo di grande apprezzamento della JE, è tuttavia critico di Scitovsky quando
sottolinea che la posizione di massimo piacere rappresentata nella curva di Berlyne, in cui la novità non è né
troppo altra né troppo bassa, e che Scitovsky associa al comfort, in realtà appartiene più alle attività
gratificanti e stimolanti, quelle, possiamo aggiungere, per le quali il cambiamento è endogeno.
13
Lo psicologo Csikszentmihalyi descrive l’esperienza di flusso come quel tipo di esperienza capace di
indurre un cambiamento controllato nelle attività umane (Csikszentmihalyi 1975). Nella sua teoria le attività
di flusso rappresentano dei modelli arbitrari che le persone usano per dar forma alle loro esperienze. Esse
sono arbitrarie perché indipendenti dai bisogni, ma questa loro libertà le rende anche le più creative e auto
gratificanti. Esempi di attività di flusso sono gli scacchi, l’alpinismo e gli sport in genere, la danza. Devo
questo riferimento al lavoro di Csikszentmihalyi ai commenti che il mio discussant Raj Raghunathan ha
presentato alla conferenza sui Paradoxes of Happiness tenuta a Milano nel Marzo del 2003. Egli è stato in
grado di mettere a confronto, sottolineando legami e differenze, l’approccio di Scitovsky e quello di
Csikzentmihalyi.
14
“Molti di noi sanno che bisogna esser stanchi per godere del riposo, aver freddo per apprezzare il calore
del fuoco, e aver fame per godere realmente di un buon pasto.” JE: 71. Più cibo, riposo, e calore possiamo
ottenere e meno godibili essi saranno.
15
In un’altra istanza Scitovsky (1995 [1993]: 203) chiama questi beni, beni di “demerito”, e li
contrappone ai beni di merito che godono di economie interne che ugualmente possono esser
sottovalutate.
16
Per Scitovsky questo sovra-investimento in attività di comfort ha effetti negativi sul benessere individuale,
perché genera soddisfazioni che si deprezzano molto più velocemente, ma anche sul benessere collettivo, dal
momento che tali attività sono quelle più legate a esternalità negative come inquinamento, traffico, e rumore
(JE: 144,209).
17
Si veda Moroni 2003.
17
18
Questo significa, come anche Thaler (1991: 248) ha notato, che le caratteristiche dei beni non possono
esser selezionate e scambiate separatamente dai consumatori. Per una discussione di questo punto si veda
Bianchi 2002: 8.
19
Per Sen la riduzione di alternative accessibili riduce anche la libertà individuale anche nel caso in cui le
alternative non siano effettivamente usate (si vedano i commenti di Sen 1996 alla JE). Al contrario,
attraverso l’educazione e l’acquisizione di skills, una persona può estrarre di più da ciò che ha e fare scelte
più informate e soddisfacenti.
20
In un paper recente Loasby pone la medesima domanda e suggerisce che per capire il problema della
creazione della domanda si deve contemporaneamente comprendere la capacità umana di creare, modificare
e applicare patterns alla realtà (Loasby 2001). Molta della discussione che è contenuta in Witt (2001) è
rilevante per questo problema.
21
Scitovsky comunque ha anche insistito, al contrario di molta letteratura sull’argomento, sugli aspetti
positivi che la concorrenza di stato può assumere. Nella JE, egli ricorda come la ricerca di stato include
anche quelle attività che spesso non sono considerate tali. Aiutare e stimolare gli altri, per altruismo o per
amore, può esser visto come una forma di ricerca di stato o più generalmente di desiderio di appartenenza
(JE, 115). In altri contesti (si veda ad esempio Scitovsky 1985:201) Scitovsky ha anche mostrato come la
concorrenza posizionale in quanto ricerca di novità e di differenza rappresenti in realtà una spinta innovativa
che aumenta le scelte accessibili.
22
Più interessante, ma anche più utopistica è l’idea di Scitovsky che una settimana lavorativa più corta abbia
anche l’effetto positivo di ridurre la domanda di stato. In una società più indirizzata al tempo libero, in cui il
costo opportunità del tempo libero fosse minore e l’attenzione alla qualità del tempo di consumo maggiore,
le persone apprezzerebbero più l’eccellenza in sé senza considerazioni di reddito.
23
L’esempio glorioso è la Firenze del XV secolo.
24
Per questo secondo caso si possono portare numerosi esempi. Basti comunque quello della Bachelite, una
delle prime forme della plastica che inizialmente cercò di imitare materiali più preziosi come l’avorio e
l’ambra, e che successivamente trovò infiniti nuovi usi (dalle radio, ai ventilatori agli accessori elettrici) fino
a diventare, in tempi recenti, essa stessa una rarità.Oppure l’esempio delle ceramiche Wedgwood, il cui
successo e diffusione internazionale nella seconda metà del settecento furono in gran parte dovuti
all’imitazione dei dipinti e delle forme dei vasi etruschi, ma che simultaneamente implicarono importanti
scoperte tecnologiche nella manifattura della ceramica.
25
Nel commentare il lavoro di Easterlin, Scitovsky individua quattro misure “non misurabili” della qualità
della vita (JE:33) come possibili cause della bassa correlazione tra felicità individuale ed il secolare
incremento del reddito: stato, soddisfazione nel lavoro, novità e assuefazione (ibid.:139).
26
Molti studiosi hanno commentato e seguito il percorso aperto da Easterlin: si veda Abramovitz 1979,
Oswald 1997, Frank 1997, Diener 1999, e Frey e Stutzer 2002.
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