band: faun fables

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band: faun fables
::: PROMORAMA ::: PRESS :::
BAND: KIM NOVAK
TITLE: LUCK & ACCIDENT
LABEL: TALITRES
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BAND: KIM NOVAK
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INDIE-EYE
http://www.indie-eye.it/recensore/2007/05/05/kim-novak-luck-accident/
Ecco un disco che ripropone la spinosa questione del “derivativo”, categoria di cui ho sempre diffidato al pari
del concetto di “maturità”. Nel caso dei francesi Kim Novak il dubbio che persiste riguarda proprio questo
gioco di rimandi per cui diventa difficile per chi scrive decidere se abbiano ascoltato di più tutto il carrozzone
post-punk-wave di fine ’70 primi ’80, oppure se semplicemente amino “citare” (le virgolette hanno il loro
peso) i gruppi che oggi ne ripropongono i suoni nella new-new-wave, Interpol e Maximo Park in testa. Alla
fine propendo più per la seconda ipotesi, gli americani in particolare finiscono per essere il paragone più
ingombrante per la band francese, al punto di gettare un’ombra sull’intero Luck & Accident che, peraltro,
sarebbe un lavoro godibile, a tratti ispirato (cito “Turn A Rabbit” e “Female Friends” tra le altre) e molto ben
prodotto da Françoise Chevaillier con il contributo di Markus Dravs (già collaboratore di Brian Eno e Bjork).
Insomma, se Luck & Accident di Kim Novak ha un difetto non è la mancanza di originalità, bensì di
personalità. E se anche il concetto di “utilità” mi è sempre sembrato di difficile applicazione in musica, mi è
tuttavia impossibile evitare di domandarmi se ci sia veramente bisogno di dischi come questo.
Pubblica l’album Talitres e distribuisce per l’Italia Wide. Su myspace i Kin Novak puoi pre-ascoltarli da questa
parte.
SENTIREASCOLTARE
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Recensioni/2007/recensioni/KimNovak.htm
Il debutto dei francesi Kim Novak – nome preso in prestito dalla più nota star hollywoodiana – è di quelli che
fanno ben sperare. Non tanto per l’originalità, ma per il fatto che riescano in maniera semplicissima a far
virare un genere in questi ultimi anni sfruttatissimo – quel revival new wave alla Interpol e compagnia varia
– verso una più leggera e fragile dimensione indierock.
Perché una volta ascoltato le prime note e l’attacco vocale della prima traccia Better Run, la prima ,
purtroppo negativa, impressione è quella di trovarsi di fronte all’ennesimo inutile disco sulla scia Interpol,
Editors, Cut City e chi più ne ha più ne metta.
Certo il contesto musicale è quello. Ma facendo un poco più attenzione – ne basta veramente poca tanto è
semplice la loro formula musicale – risulta subito evidente quella leggerezza e freschezza chitarristica che
svuota di drammaticità e cupezza quell’attitudine dark comune a tutti quei gruppi succitati. Nonostante Il
basso resti comunque sempre pulsante e scarno e la voce si muova sempre su quei territori vicini tanto a Ian
Curtis che a Morrissey, è quel fragile incedere pulito delle sei corde a illuminare obliquamente le canzoni da
rendere la loro proposta come una leggera rinfrescante pioggia primaverile. Siamo dalle parti dei primi Cure,
quelli di Boys Don’t Cry tanto per intenderci, o per giungere ai giorni nostri è come se gli Strokes di Is This It
armeggiassero con il dark.
Le prime quattro canzoni – specialmente Lost At Play – lasciano davvero una buona impressione: melodiche,
nostalgiche e immediate con dei ritornelli che si appiccicano subito in testa. Il resto del disco è un continuo
altalenarsi tra momenti più introspettivi (bellissime In The Mirror e Crash) ed episodi più incalzanti (If e
Some Photographs quelli più riusciti) non senza alcune cadute di tono – onestamente pochissime – che
possono venir perdonate a un gruppo al suo primo album. Anche perché non viene mai persa quell’urgenza
adolescenziale che fa sentire vivo l’album; essenziale in ogni band agli esordi che si rispetti.
Debutto che fa ben sperare per il futuro dei Kim Novak. Sempre che non perdano per strada quella
leggerezza e fragilità stilistica che hanno segnato piacevolmente queste 11 canzoni. Per ora è un
incoraggiante piacere farsi bagnare da questa rinfrescante pioggia primaverile.
(6.5/10)
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AUDIODROME
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1512
Un termine tedesco che significa letteralmente "Spirito dei Tempi", inteso come il clima culturale di un'epoca.
Dal punto di vista musicale, questi ultimi anni sono stati caratterizzati da un recupero en-masse dei tanto
vituperati anni '80. Per l'indie-rock questo ha significato la riproposizione più o meno ibridata del post-punk e
della new-wave, con il significativo successo di gruppi quali Interpol, Bloc-Party, Franz Ferdinand e via
discorrendo. In questa corrente postmoderna di autodigestione del rock si pongono i francesi Kim Novak,
usciti dal gran calderone di MySpace, le cui influenze dichiarate ("dagli Interpol ai Tindersticks, dai
Radiohead ai Talking Heads", cui aggiungerei Cure, Television, Jeff Buckley, Smiths, Bowie...) ben
identificano il contenuto di questo "Luck & Accident", debutto su Talitres Records, intraprendente etichetta
che vanta tra le sue fila alcuni indie-darlings come Clogs, The National e Destroyer. Limitarsi al confronto
con dette fonti di ispirazione sarebbe però un errore, perché in questo facile gioco andrebbe perso il fascino
di un riuscito amalgama, figlio di eterogenee passioni musicali. Le muse dei Kim Novak sono particolarmente
riconoscibili in "Swallow", "Turn A Rabbit" e "Lost At Play", dall'inequivocabile giro di basso incendiato da
esplosioni chitarristiche, od in "Female Friends", dalla sfacciata pulsazione ritmica new-wave. In "Around
Your Neck" fanno capolino i Radiohead di "Karma Police", mentre altrove ("Crash", uno dei pezzi migliori del
disco) ritroviamo atmosfere più rarefatte - vicine a certo Bowie - che degenerano in caos rumoristico e
liberatorio. "If" è costruita su una ritmica semplice ed efficace dove si innesta un rilascio nervoso ed oscuro,
mentre "On My Back" è un pezzo dalla bellezza sghemba che piacerebbe a Tom Verlaine o Jeff Buckley.
Niente di particolarmente innovativo o rivoluzionario, per carità, però i Kim Novak suonano bene, con
convinzione ed efficacia. Brani dalle godibili melodie, fatti di quel groove che ti si attacca addosso e non ti
lascia più. Un disco vario, ma non dispersivo, moderno, ma senza suonare derivativo o superfluo. Di certo
non il prodotto di "Fortuna e Caso". Da provare.
LIVEROCK
http://www.liverock.it/tuttarec.php?chiave=802&chiave2=Kim%5ENovak
A differenziare i Kim Novak –francesi ed esordienti- dal resto del calderone nu new new new wave degli
ultimi anni è un’evidente maggiore concretezza; certamente anche in questo caso le influenze del quartetto
sono spudoratamente espresse in ogni dove ma, a differenza di molti altri, i Kim Novak sembrano trattarle
con gusto più espressivo che estetico. Non sembrano dei posers i transalpini, non hanno fastidiose
pettinature, né un look cool e già per questo ci stanno simpatici: sembrano, infatti, approdare alle solite
sonorità con una sorta di “rispetto” consapevole e ne tirano fuori un dischetto derivativo come poco altro,
ma non pervaso da quell’aria di baracconata che emanano altri e ben più blasonati colleghi. Echo & The
Bunnymen ed Interpol sbucano in ogni dove, spesso in maniera eccessivamente lampante e il disco, ad
essere sinceri, non sempre sa mantenersi al di sopra della mera citazione. Gradita a tutti gli effetti l’aria di
moderazione che “Luck & accident” sa esprimere, la sua resa complessiva è un po’ fiacca, non colpisce, non
va oltre ad un’ennesima rivisitazione, senza aggiungere nulla e, per di più, senza lasciare memorabili tracce.
Cresceranno?
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IL POPOLO DEL BLUES
http://www.ilpopolodelblues.com/rev/maggio07/recensioni/kim-novak.html
Haunted by diversified influences, from Radiohead to Talking Heads, the French Kim Novak release their
good debut album
”Luck & Accident” è l'album di debutto per i francesi Kim Novak, pubblicato a seguito di mesi di attività che
hanno valso alla band, formatasi due anni fa, la conquista di una certa autorevolezza nella scena
indipendente francese, con la partecipazione a festival come "La rout du rock" e "printemps de bourges".
“Luck & accident” è un bell’ album di pop-rock con testi in lingua inglese, che sa guardare a diverse influenze
specialmente nell'ambito del pop rock anglofono ( U2 nel brano di apertura Better Run , R.e.m, Radiohead).
Il gruppo non disdegna di guardare anche a gruppi di estrazione più genuinamente rock - di cui offre una
rilettura più leggera - come Velvet Underground (fin troppo marcata l’analogia tra la loro “In the Mirror” e la
“I'll Be your mirror” cantata da Nico) oppure Talking Heads (Turn a Rabbit). Di nessuna delle due ultime
bands citate i Kim Novak riprendono troppo la sfrontatezza, in un album che è invece amalgamato,
nonostante il rock, da toni mai forzati e da un certo senso delle buone maniere ( in questo senso un pò
francese). Buoni, oltre a quelli già citati, anche i brani “swallow”, “lost at play”, “Crash”. L’album è una
credibile prova di personalità da parte del gruppo, in grado di costruire e portare avanti un proprio sound.