Celestino - AquilaTV

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JEMO ‘NNA NZI
l’iMPegno ciVico
nella ricostruzione
ringraziamo tutte le aquilane e tutti gli aquilani, tutte le
Amiche e gli Amici che hanno reso possibile questa iniziativa, in
modo particolare la Dott.ssa Lucia Arbace, Soprintendente ai
B.S.A.E., per aver personalmente seguito l’ìntero iter del restauro e
Berta Giacomantonio, la restauratrice a cui è stata affidata l’opera
di restituire piena bellezza alla preziosa statua.
Il restauro di San Pietro Celestino del Convento di San Basilio
può considerarsi, a buon titolo, una summa dei valori che hanno
determinato la nascita e costituiscono la vita e l’essenza del nostro
Gruppo.
JEMO ‘NNANZI
l’iMPegno ciVico
nella ricostruzione
JEMO ‘NNANZI
l’iMPegno ciVico
nella ricostruzione
l’aquila
conVento di
san Basilio
Il valore dell’azione, che si è concretizzata nell’iniziativa “99
metri di dolcezza”, con la vendita di un torrone di 99 metri, con il
cui ricavato si è potuto realizzare questo importante intervento.
sabato 24 agosto
Il valore della partecipazione, che ha visto centinaia di cittadini, motivati e felici di poter dare il loro contributo per la salvaguardia di un bene così caro alla nostra comunità.
duemilatredici - ore 11.00
Presentazione
del restauro
della statua
lignea
seicentesca
di celestino V
del Monastero
di clausura
di s. Basilio
Il valore civico, perché questo restauro è stato fortemente voluto
e realizzato dal popolo aquilano, anche per le generazioni future.
Il valore dell’aquilanità, perché quest’opera dimostra che ci
sono tanti cittadini che credono fermamente nella ricostruzione
della propria città, e sono determinati a resistere ed a battersi fino
in fondo, fin quando anche l’ultima casetta del centro storico
sarà completamente ricostruita e l’ultimo bene culturale danneggiato sarà restaurato, pronti a dare un aiuto, morale e materiale,
per raggiungere questa imprescindibile meta.
Tutte le nostre iniziative, dall’Aprile del 2009 sino ad oggi, Agosto 2013, si sono concretizzate ispirandosi ai canoni sopra descritti,
e questo lo facciamo anche per i nostri Padri, seguendo un modo
di vivere, di reagire, che unisce da sempre gli Aquilani, che è nel
nostro DNA, che ha già fatto risorgere L’Aquila più volte, un insieme
di valori e di tradizioni come fu il Mos Maiorum per i Romani.
Jemo ’nnanzi.
L’Aquila, 24 Agosto 2013
Per il Gruppo Aquilano di Azione Civica
con il contributo di
onegroup.it
Cesare IannI
Foto: Paolo Baglioni
il restauro
san Pietro Celestino incede monumentale con una ricchissima sottana e
la cappa ricamata, entrambe ornate con
la tecnica detta estofado de oro assai
diffusa in ambito mediterraneo a partire dalla seconda metà del secolo XVI.
In contrasto con la fisionomia smunta
e sofferta dell’uomo di pensiero votato
alla spiritualità e aduso alle meditazioni
eremitiche, è anche la pesante tiara che
cinge il capo. In questa scultura eccellente, un altro dettaglio catturerà però
l’attenzione: le scarpe rosse sormontate
da una croce. Occorre guardarle bene,
e lo si noterà: una è autentica, l’altra è
stata completamente decorata e dorata
ex-novo, a somiglianza dell’altra.
è uno dei prodigi di quest’ultimo restauro, condotto con grande
professionalità da Berta Giacomantonio, che ha riparato i numerosi problemi strutturali e conservativi dell’opera, altresì debellando gli attacchi dei tarli che avevano ripreso a erodere il legno.
Grazie all’impegno dell’Associazione Jemo ’nnanzi, guidata con
impareggiabile entusiasmo da Cesare Ianni, questo autentico gioiello del primo Seicento, appartenente alle monache benedettine
di San Basilio all’Aquila, riprende il suo cammino verso il futuro,
perpetuando una delle più affascinanti figure della Grande Storia,
attraverso la mirabile lettura iconografica restituita da un maestro
ancora ignoto, con ogni probabilità un abruzzese che ha operato
anche a Napoli e forse in Sardegna verso il 1630, del quale dovrà
presto trovarsi il nome. Allora un altro passo avanti, verso la
piena conoscenza di un tassello importante del patrimonio artistico regionale inspiegabilmente negletto, sarà compiuto.
luCIa arbaCe
Soprintendente
per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo
Celestino
fa miracoli.
Le cordate del cuo-
re fanno miracoli. Gli
occhioni delle suorine
Celestine fanno mirariproduzione della cartolina (con la grafica di Stecoli.
fano Ianni) realizzata in occasione dell’iniziativa 99
Ne è prova il re- METRI DI DOLCEZZA del gruppo aquilano di astauro della statua li- zione civica Jemo ’nnanzi (l’aquila, Piazza Palazzo gnea del Papa Aquila- domenica 13 gennaio 2013).
no. Un simbolo che le
nostre suorine (le ultime eredi, al mondo, dell’Ordine monastico fondato dall’Eremita
del Morrone che nacque benedettino) hanno gelosamente custodito,
per secoli, insieme con la statua “gemella” del co-fondatore San
Benedetto, restituita nel luglio scorso dopo il restauro, grazie a
un altro miracolo e alla stessa cordata del cuore.
Un’icona, la statua di Celestino custodita nel più antico monastero
dell’Aquila. Un totem dell'unico grande Papa che diede le dimissioni
nella storia della Chiesa. Un Papa rivoluzionario. Un Ghandi del
Duecento. Un Martin Luther King del suo tempo. Un crociato della Pace. Un guerriero del Perdono da sprofondare nel dimenticatoio,
da denigrare quale vile per il suo “gran rifiuto” ma riabilitato,
dopo settecento anni e passa di ingiurie, dalle clamorose dimissioni,
nel febbraio scorso, di Papa Ratzinger. Il quale, il 4 luglio 2010,
nel pellegrinaggio a Sulmona in occasione degli ottocento anni
della nascita dell’Eremita del Morrone, aveva infilato una frase
già clamorosa:
«Celestino V seppe agire secondo coscienza, perciò senza
paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili,
come quelli legati al suo breve
pontificato, non temendo di
perdere la propria dignità, ma
sapendo che questa consiste
nell’essere nella verità».
A Sulmona, davanti a quelle spoglie cui aveva già reso omaggio all’Aquila per il sisma, il 28 aprile
del 2009, donando il suo Pallio,
Benedetto XVI chiude il piano del
definitivo riconoscimento di «un
povero cristiano» la cui «avventura»
era stata non a caso raccontata
dall’abruzzese Ignazio Silone. Che
nel suo romanzo fa dire all’Eremita: «Il popolo cristiano bada
di più a quello che i preti o i frati fanno che a quello che essi dicono». Papa Francesco lo sa bene. Un ammonimento per tutti
noi.
Rifulge di luce, luccica come in uno “shining” la statua di Celestino nelle sue vesti e tiara papali. Così come luccicano gli occhioni delle nostre suorine Celestine quando, superando gli
imbarazzi, devono chiedere aiuto. Il loro sos sulle precarie
condizioni del loro totem è stato, come sempre, imbarazzato
ma deciso. Non serviva. La cordata del cuore s’è messa in moto. La cordata non si ferma mai. Alimentata da un carburante
speciale: il caffè delle suorine offerto da mani tremolanti ma
da occhi carichi di ringraziamento. Noi siamo qui. Noi saremo
qui. Per le suorine. Per il monastero di San Basilio. Per la Missione in Africa. Per Celestino V. Per L’Aquila.
Jemo ’nnanzi
angelo De nICola
Gli amici di San Basilio