Il riscatto dello Spinello
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Il riscatto dello Spinello
Il riscatto dello Spinello Il riconoscimento della pietra più usata e bistrattata scritto da Alberto Scarani, Paolo Minieri | 30 settembre 2010 | L’evento più significativo in campo gemmologico, nel nuovo contesto della comunicazione senza confini, è forse il riscatto dello spinello, in pratica la gemma più fraintesa e maltrattata di tutti i tempi. Si tratta infatti di una pietra preziosa largamente utilizzata con grande apprezzamento da parte di tutte le civiltà sin da tempi antichissimi. Uno dei maggiori sconvolgimenti che lo sviluppo della rete ha provocato nelle nostre vite riguarda probabilmente l’inusitata facilità con cui oggi siamo in grado di accedere alle informazioni. Foto 1 - Straordinario spinello rosso di 87,18 carati. Per gentile concessione di Paul Wild OHG Da qui discende per esempio l’avvicinamento di culture un tempo lontanissime, la condivisione di stili di vita, lo sviluppo di un modo di sentire e pensare globale. Il mondo delle gemme non è rimasto estraneo a questo fenomeno, anzi, sono già alcuni anni che mercati tradizionalmente refrattari all’utilizzo di pietre non appartenenti all’empireo formato dai classici diamante-rubinozaffiro-smeraldo, hanno dapprima timidamente, poi in modo sempre più marcato, schiuso le porte a quelle meno usuali anche per l’apporto di informazioni dal web. L’evento più significativo in campo gemmologico, nel nuovo contesto della comunicazione senza confini, è forse il riscatto dello spinello, in pratica la gemma più fraintesa e maltrattata di tutti i tempi. Foto 2 - Spinello blu-porpora, Sri Lanka. Per gentile concessione di Didier Albert, Reunigem Lab. Si tratta infatti di una pietra preziosa largamente utilizzata con grande apprezzamento da parte di tutte le civiltà sin da tempi antichissimi. La varietà rossa di spinello ha goduto fino a circa due secoli fa della gloriosa reputazione del rubino: le due meraviglie del sottosuolo infatti condividevano non solo il colore (le loro differenze non erano identificabili in tempi antichi) ma addirittura il nome. Erano in effetti agli occhi dei primi utilizzatori esattamente la stessa cosa. Gli strumenti d’indagine disponibili duemila anni fa a Plinio, pioniere della gemmologia, non erano in grado di stabilire che in realtà i due cristalli avevano composizioni chimiche differenti benché i luoghi di reperimento fossero spesso gli stessi. Se era una gemma, se era bella, trasparente e rossa si chiamava allo stesso modo: carbunculus. Di qui secoli e secoli di gloria. Basti ricordare che l’ancor oggi celebrato rubino della corona britannica, impressionante esemplare di 170 carati denominato “black prince ruby” è in realtà uno spinello. Ed innumerevoli volte lo spinello adorna scettri e gioielli antichi, sempre creduto un rubino. Solo dopo l’anno 1000 si fece una prima distinzione tipologica e lo spinello venne identificato come Rubino Balascio, derivato da Balascian (Badakshan), nome dell’area principale di reperimento nell’attuale Kazhakistan. Le sciagure dello spinello sono collocabili in tempi recenti. Più di due secoli fa, la scienza affinò i propri metodi. I microscopi, le provette, i mille fari degli studi tecnici sgombrarono l’avvenire dell’uomo dalle minacce della stregoneria e dell’ignoranza. L’ingegno e la ragione disarcionarono le monarchie, crearono manifatture industriali, allargarono gli spazi fisici delle città assieme agli spazi della ricerca e lo spinello, nello zelo ossessivo dello studio delle specie e loro relativa classificazione scientifica, cessò di essere quella gemma meravigliosa che era quando lo si scambiava per rubino. Lo spinello diventò semplicemente lo spinello, un cittadino comune, umile come gli aristocratici privati del proprio potere, un surrogato del nobile sosia, una pietra di minor valore. Tutti gli onori e il pregio furono assegnati a quelle pietre rosse della famiglia dei corindoni. Per il controllo delle miniere birmane di rubini si mobilitarono addirittura le armi. Foto 4 - Spinello rosso-aranciato, Mahenge, Tanzania. Per gentile concessione di Didier Albert, Reunigem Lab. Curiosamente lo stesso progresso tecnologico responsabile in quell’epoca della svalutazione dello spinello, è il maggior responsabile da un decennio a oggi della sua riabilitazione. Questo si va popolarizzando tra gli internauti che si scambiano esperienze dirette, informazioni e foto in rete, nascono veri e propri gruppi di amatori – “spinelover” su facebook è uno dei più frequentati – e la ricaduta sulla domanda è già evidente. Una riscoperta tutta meritata per titoli guadagnati sul campo e garantiti poi da quella stessa scienza che lo aveva derubricato a surrogato del dio rubino. Ma proprio adesso che ci sarebbero tutti i presupposti per un massiccio apprezzamento da parte della clientela i mercati devono confrontarsi con un serio problema di approvvigionamento: malgrado le zone di rinvenimento siano numerose ed ampiamente diffuse nel mondo, lo spinello, era e rimane una gemma rara. Le speranze degli operatori sono oggi concentrate sui più recenti giacimenti africani che hanno iniziato a produrre esemplari notevoli da 5 anni a questa parte (foto 4). Foto 3 - Spinello rosa, Sri Lanka. Per gentile concessione di Didier Albert, Reunigem Lab. Pochi sanno che attualmente uno spinello con saturazione di rosso senza sottotoni porpora o rosa può valere cifre che non sono lontane da quelle richieste per il rubino. Una pietra di 2 carati raggiunge quotazioni di 500 euro per carato o più. Sensibili incrementi per dimensioni maggiori (a differenza del rubino lo spinello rosso può raggiungere pesi molto interessanti). Naturalmente i prezzi sono molto inferiori per gemme al di sotto del carato (anche se di un rosso vivido), oppure se presentano colorazioni meno attraenti. Altra circostanza fortunata: l’avvento sul mercato dei diamanti rosa dall’Australia. Belli, non trattati ma stramaledettamente cari. Ecco una splendida alternativa allora, spinelli rosa (foto 3). Infatti guardando il rosa pregiato che raggiunge la gemma si resta incantati dal tono deciso e marcato. Questa brillantezza ha forse qualcosa in comune solo con gli zaffiri rosa, di cui si è avuta una crescente domanda ultimamente; di certo non la troviamo nelle pur incantevoli tormaline. Altra rivincita sul cugino corindone? A parità di volume uno spinello “pesa” di meno a causa della densità inferiore. in molti casi questo consente una maggiore attenzione al rispetto di proporzioni e simmetrie da parte dei tagliatori, da sempre alle prese con l’incubo della perdita di peso del grezzo. Foto 6 - Filari di cristalli negativi ottaedrici, foto, Alberto Scarani La carta d’identità dello spinello Lo Spinello è un alluminato di magnesio di origine metamorfica (MgAl2O4) facente parte di un vero e proprio gruppo di minerali che cristallizzano nel sistema cubico con un abito prevalentemente ottaedrico. Lo spinello comune appartiene alla serie isomorfa degli spinelli nella quale il magnesio del chimismo essenziale di cui sopra può essere sostituito da un altro della stessa valenza senza che si abbia un cambio di forma del cristallo: tipico è l’esempio della Ghanite (ZnAl2O4) in cui il magnesio è sostituito dallo zinco. Il minerale è relativamente “duro”, 8 nella scala di Mohs, ed ha una densità variabile tra 3,58 e 3,61. E’ monorifrangente (caratteristica principale che lo distingue dai corindoni da un punto di vista ottico), l’indice di rifrazione può variare (1,712 – 1,805) ma generalmente è intorno a 1,718. Il vasto spettro dei colori disponibili comprende il rosso carminio, rosso sangue e vermiglio comunemente con sfumature brunastre o rosso giallastro, il rosa, numerose tonalità di blu, verde, violetto, porpora e malva. Le inclusioni presenti nello spinello possono essere costituite da filari di minutissimi cristalli negativi ottaedrici disposti secondo le direzioni cristallografiche del cristallo ospitante (foto 6) a volte in associazione a strati sottili spesso colorati per ossidazione, da cristalli di zircone metamittico (nelle gemme di provenienza Sri-Lanka) circondati da piccoli aloni di tensione dovuti sia alla radioattività dello zircone sia alla dilatazione termica differenziale dello stesso rispetto al minerale ospitante. Molto comuni i cristalli di apatite; in alcuni casi, più rari rispetto al rubino, inclusioni aciculari di rutilo (seta). I giacimenti sono generalmente di carattere secondario come le ghiaie alluvionali, di solito si rinviene in associazione ai corindoni, le più rilevanti località di provenienza sono: Myanmar (Birmania), Sri-Lanka, Cambogia, Thailandia, Vietnam, Afghanistan, Tajikistan Tanzania, Kenia, Madagascar, Australia, Brasile, Stati Uniti, Canada, Russia. Foto 5 - Spinello sintetico Verneuil. Per gentile concessione di Didier Albert, Reunigem Lab. Spinelli sintetici e trattamenti Ottenuto con metodo Verneuil (foto 5) per fusione alla fiamma sin dal 1909 lo spinello sintetico è tristemente famoso per essere stato venduto in considerevoli quantità negli anni sessanta spacciandolo per acquamarina. Ma ricordate una pietra rosa molto in voga negli stessi anni 60, venduta per naturale e denominata “rosa di Francia”? Bene, anch’essa era uno spinello sintetico. Lo spinello sintetico viene abitualmente prodotto ancora oggi in gran quantità tramite metodo di fusione alla fiamma Czochralski e dal 1980 per fusione in fondente. Mentre non fanno che accavallarsi continuamente i più vari e fantasiosi trattamenti per le gemme più diffuse, rubino ed altri corindoni in testa, lo spinello non consente risultati apprezzabili di miglioramento dell’aspetto a seguito di manipolazione e questo sembra essere uno dei fattori principali del suo apprezzamento sul mercato. Solo molto di recente, a seguito dell’individuazione di campioni trattati di provenienza africana si è condotto uno studio preliminare, i risultati tuttavia non hanno portato a miglioramenti apprezzabili, solo ad un inscurimento della tonalità di colore. (Saeseaw, Wang, Scarratt – Gia Bangkok-New york / Emmett, Douthit – Crystal Chemistry, Brush Prairie, Washington, apr 2009.) Foto 7 - Veli fluidi iridescenti in spinello. Sri Lanka. Per gentile concessione di Didier Albert, Reunigem Lab. Foto 8 - Struttura “a stella” composta da canalizzazioni originatesi da cristallo centrale. Per gentile concessione di Didier Albert, Reunigem Lab.