Pagina 1020 Editoriale La risonanza positiva ottenuta dalla prima

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Pagina 1020 Editoriale La risonanza positiva ottenuta dalla prima
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Testo in italiano
∂ – Rivista di architettura
Testo in italiano
2002 ¥ 9 · Konzept: uffici
Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli
E-Mail: [email protected]
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Editoriale
La risonanza positiva ottenuta dalla prima
uscita di Detail Konzept (marzo 2002) ci ha
fatto molto piacere. Critiche ci sono invece
state per la rubrica “Tipologia”: per questo
abbiamo ristrutturato questa sezione nel
nuovo numero di Konzept presentando il
tema in articoli che lo affrontano sotto diversi
aspetti. Gli approfondimenti dei due progetti
presentati sono corredati da piante, disegni
e immagini, nel contempo viene seguito il
loro processo progettuale di nuova concezione: e da un lato abbiamo una soluzione
sostanzialmente tradizionale, dall’altro l’immagine futuristica del “solum” di Foster.
cazione in ufficio non si ottiene solo mediante il semplice abbattimento dei divisori. Penso sia fantastica una stazione di lavoro con
seduta/distesa, cuscino al gel e rivestimento, touch screen nei braccioli e display al
plasma da 42 pollici, soprattutto se ci serve
per dormire. Decaduta ogni forma di “sedentarismo” nell’ambiente ufficio, i nuovi
nomadi hanno forse perso l’esigenza della
propria scrivania? L’OIC o Centro di Innovazione per l’Ufficio dell’Istituto Fraunhofer di
Stoccarda lascia presumere proprio questo
fatto. Anche il Business Club che cogena
porta come esempio nella sua homepage,
non offre qualità spaziali e architettoniche.
Decisiva rimane la produttività degli impiegati, non il fatto che si possa risparmiare superficie negli uffici. La società dvg di Hannover, tra le prime in Germania ad applicare il
concetto di azienda non-territoriale, è soddisfatta dei 10–12 milioni di marchi all’anno
che rimangono nelle sue casse grazie ad un
risparmio di postazioni lavoro. Secondo l’Istituto Faunhofer nel Business-Club il lavoro è
più produttivo del 15–20%. Questo non può
dipendere solo dallo spazio creativo, “una
spazialità allestita in aziende con un’elevata
richiesta prestazionale dal punto di vista
creativo”. Indipendente dalle mutevoli forme
di organizzazione o dalle sue scenografie,
l’ufficio funziona come un Black Box. L’ufficio era ed è uno spazio formale delimitato,
con una struttura a nido d’ape di elaborazione delle informazioni, le cui relazioni di input
ed output sono formalizzate. L’ufficio articola
il mondo in “ufficio” e “non-ufficio”. Da secoli, la vita “informale” vi si svolge in modo che
vi si concentri la brulicante molteplicità dei
processi vitali e dei relativi fenomeni ancorati ad una serie di dati. Gli uffici diventano in
tal modo macchine amministrative impresse
di cultura di processi sociali e naturali. La
concentrazione di dati prodotta viene memorizzata e gestita. Importante non è solo
l’insieme dei dati, ma chi li ha elaborati.
L’impie- gato in ufficio parla di più con le
macchine che con le persone. L’ufficio stesso diventa una macchina il cui lavoro è paragonabile quasi ad una lavorazione industriale su nastro trasportatore. Il computer è
l’ultima conseguenza del taylorismo: dalla
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Il mondo del lavoro
Klaus-Dieter Weiß
Le attività legate all’elaborazione delle informazioni domineranno il futuro; ci saranno
assistenti elettronici, piani per la tempistica
e per gli spostamenti; aziende a respiro globale con potere politico pari a quello di un
intero stato; aziende gestite da un freelancer
elettronico o da un lancer d’impresa, outsourced temporanei che si connetteranno
virtualmente per un progetto. L’ufficio avrà
bisogno di una piattaforma che permetterà
di usare la rete come strumento di conoscenza e di formazione. Il così detto ufficio
periferico unirà i vantaggi dell’ufficio decentralizzato e la necessità di contatti sociali e
di sinergie tra diverse aziende o uffici satelliti. Gli edifici per uffici dovrebbero svilupparsi
come specifico prodotto per uno specifico
gruppo d’utenza. A che cosa ci si riferisce
allora per il “Morphing Office”, una piattaforma architettonica che i singoli utenti colonizzano come un frattale? L’Istituto Fraunhofer
analizzando il caso di “offensiva futuro: Office 21” è di parere diverso. Sarà veramente
possibile allestire la qualità dello spazio ufficio attraverso la disposizione di arredi d’ingegnosi produttori? I moderni officelandscape dovranno veramente assomigliare a
campeggi con tendopoli allestite tre volte alla settimana in maniera differente e creativa?
Che senso ha parlare di totale flessibilità di
spazio senza cablaggio totale? La comuni-
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produzione alla produzione di processi
d’amministrazione regolata. Questo spiega
forse il successo della comunicazione narrativa dei talkshow televisivi. Il generarsi di sapere orientato al commercio è diverso dal
regime di dati dipendente da interazioni sociali e dal lavoro in team, fatto di relazioni,
interazioni e metafore. La conoscenza del
prodotto e dei fattori di produzione è molto
di più di una massa di informazioni memorizzata. Non si tratta di una conoscenza estratta da manuali e nemmeno dal cervello dei
singoli impiegati ma di una conoscenza predisposta in relazione al contesto e collocata
in un processo organizzato di comunicazione. Questo capitale individuale o sociale necessita di una base di strutture comunicative
emergenti e di una rete di trasmissione dati
che non si lascino ridurre alle singole prestazioni, senza purtroppo poter nemmeno rinunciare a singoli punti di congiunzione della rete. Occorre che le moderne forme di
organizzazione e di lavoro tengano conto
questa esigenza. Mentre i beni materiali nell’uso perdono il loro valore ed esigono un investimento solo iniziale, il capitale intellettuale e sociale durante l’uso cresce e i suoi
prodotti sono riproducibili quasi senza costi.
L’ufficio del futuro non è solo un locale in un
palazzo per uffici, funziona anche come
punto di snodo in una rete di lavoro virtuale
che si adatta alle esigenze crescenti dell’organizzazione e della tecnologia e si integra
a queste in maniera ottimale. La burocrazia
è la struttura adatta per lo sfruttamento e la
raccolta della conoscenza, il gruppo di lavoro è al contrario la struttura adatta allo scambio e al conseguimento del sapere. L’edificio per uffici di un’azienda basata sulla
conoscenza deve facilitare l’efficienza di
una struttura burocratica, garantendo nel
contempo la flessibilità, la fluttuazione e il
caos creativo di una struttura in gruppi di
lavoro. Dal punto di vista architettonico l’interfaccia tra i due livelli risulta esplosiva. Diversamente dallo sconfinato “paesaggioufficio-autocolonizzato”, in cui si offrono
impulsi per nuove strutture e connessioni
spaziali che regolano ordine e caos, la burocrazia e l’innovazione si sciolgono in un alterno gioco spaziale tridimensionale, dentro
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Testo in italiano
una struttura di ipertesti. Decisiva è l’apertura comunicativa generale dell’edificio. Questo principio, quasi urbanistico di stratificazione, questa intensa connessione, che
aumenta dall’esterno verso l’interno, fatta di
scale, passerelle e passaggi in un gioco di
simboli per la società dei nomadi moderni
non è citato in nessuna architettura meglio
che nell’Ufficio centrale di Monaco di Baviera della Swiss Re di Bothe Richter Teherani.
Un ipertesto, fatto di stratificazioni, (team di
progetto, sistema commerciale, base del
sapere). Ogni strato possiede un contesto:
allo strato superiore appartengono molteplici
team di progetto che si occupano di ottenere nuova conoscenza attraverso processi e
prodotti. Negli strati inferiori il sapere viene
classificato nuovamente e mantenuto in
connessione e a disposizione nel contesto.
Questo strato non è rappresentato da
un’unità istituzionalizzata, ma dalla visione,
dalla cultura e dalla tecnologia dell’azienda.
L’ufficio, che è sempre stato il motore per lo
sviluppo di nuove tecniche di comunicazione, sembra aver trovato con il computer
l’ultimativa codificazione e formalizzazione
della vita. Il contenuto e il ritmo del lavoro
d’ufficio, immortalati dal computer e non di
rado sommatoria di investimenti per l’elaborazione dei dati, corrispondono ai costi di
costruzione dell’ufficio. La richiesta di qualità dello spazio-ufficio, non ha solo una dimensione architettonica, ma ne ha anche
una urbana. Lo spazio urbano è inteso come
fattore di interazione sociale, non si adatta
solo ad uno scambio di merci ma favorisce
stili di vita e di pensiero, che s’ispirano reciprocamente e prevengono le situazioni di
stallo intellettuale; comunque, la comunicazione nelle città multiculturali non si manifesta in primo luogo attraverso l’apertura agli
stranieri, che giungono come immigrati o rifugiati politici. Nonostante l’euforia per le
nuove forme e le tecnologie della comunicazione, il tema del luogo ad alta concentrazione urbana per la società della comunicazione con alto tasso di tecnologia è ancora
irrisolto. La creazione di spazi, con standard
qualitativi alti, sembra oggi ricondursi irrevocabilmente allo sviluppo del non-luogo, portatore soltanto di infrastrutture ad alta efficienza. La coesistenza nell’urbano di luoghi
tradizionali, cresciuti storicamente, e nonluoghi tecnici non è purtroppo l’immagine di
un salto quantistico della comunicazione,
così come viene profetizzato dai guru dell’urbanistica. Se definiamo il progresso come flessibilità dobbiamo accettare che la
flessibilità aumenti se la concentrazione diminuisce. Al problema dell’atopia della città
corrisponde il problema della mancanza di
luogo dell’ufficio. Non ci sembra che esista
una crisi della città europea: al contrario, ci
sono aziende che ricercano location urbane
in centro, per questioni di prestigio. Secondo le previsioni degli “urbanisti digitali”, nel
XXI° secolo non ci saranno più grandi progetti, ma solo rappresentazioni di realtà virtuali, simbolo della pubblica celebrazione
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del potere economico e culturale. La tecnologia informatica otterrà le condizioni per cui
presumibilmente i centri cittadini saranno
ancora mantenuti in vita dal turismo. Sono
proprio gli impasse funzionali degli edifici
storici quelli che maggiormente si pongono
in contrasto con il concetto di libera colonizzazione del “Morphing Office”, diversamente
dagli ibridi edifici di nuova costruzione, ad
esempio di MVRDV e BKK-3, che favoriscono una mescolanza reciproca di piccoli elementi. L’astratto viene sostituito da urbanismi concreti, la complessità di una nuova
città intesa come generatore di input, come
dimensione produttiva integrata all’interattività. L’urbanità non è un segno di spazi reali o
materiali, designa la relazione tra uomini radunati intorno ad uno spazio, nella città così
come sul posto di lavoro. Un’architettura di
intrecci urbani e d’idee volumetriche orientate alla comunicazione, ha la possibilità di
portare di nuovo a galla la forma architettonica e la pratica sociale. Il senso commerciale dell’urbano potrebbe in tal modo essere riscoperto ma, come in altre discipline,
anche l’architettura deve potersi rielaborare
continuamente. L’intelligenza collettiva, che
senza computer e internet non è più concepibile, corrisponde al concetto del sapere
organizzativo e allo studio che, al di là di tutti i contributi individuali, risulta da una rete di
comunicazione organizzata. Questa rete non
è puramente elettronica ma funziona sempre
nello spazio. Rimane ordinata su distanze,
sovrapposizioni, connessioni trasversali e
primariamente su una articolazione orientata
spazialmente. La routine architettonica e urbanistica è dunque evitata se il processo
collettivo di comunicazione è diventato riflessivo e, progetto e strategia lavorano non
solo nel modello della comunicazione ma
anche al modello della comunicazione. Per
poter nutrire le culture di comunicazione, la
rete ha bisogno di uno substrato spaziale
che le garantisca la necessaria flessibilità,
ottenuta non dalla neutralità e dal vuoto ma
dalla pienezza formale. L’urbanistica significa dunque un distacco dai grandi complessi
autarchici delle periferie trasformati in riurbanizzazioni alla continua ricerca di alleanze
e simbiosi.
L’autore ha pubblicato come giornalista e critico
relazioni e libri sull’architettura del presente.
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Padiglione temporaneo a Londra
12.07–29.09.2002 www.serpentinegallery.org
Per il terzo anno consecutivo, è stata promossa a Kensington Garden la costruzione
di un padiglione temporaneo e, dopo Zaha
Hadid (2000) e Daniel Libeskind (2001), è
stata la volta di Toyo Ito: l’edificio, una sorta
di scultura-architettura in armonico contrasto
con l’architettura della Serpentine Gallery, di
giorno è un caffè mentre di sera si trasforma
in uno spazio per manifestazioni e simposi.
L’edificio, progettato e costruito in breve
tempo è stato realizzato in stretta collaborazione con lo studio di ingegneri Ove Arup
con struttura in acciaio, vetro e alluminio; sia
la facciata che la copertura sono rivestite da
un intreccio di barre d’acciaio di 12–15 mm
di spessore che creano triangoli e trapezi
tamponati da pannelli in alluminio e vetro.
Grazie allo spessore della struttura di 55 cm,
copertura e facciata hanno una dimensione
volumetrica oltre che qualità strutturali. La
struttura delle facciate è stata prefabbricata
e montata in cantiere, mentre il soffitto è
composto da piccoli elementi anch’essi prefabbricati.
1 Struttura primaria portante; 2–8 Sequenza dell’assemblaggio
Sezione, pianta, scala 1:400
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Uffici: edifici d’eccezione con piante tipo
Frank Kaltenbach
Nonostante l’apparente banalità e ripetitività,
molti edifici amministrativi hanno raggiunto
una fama mondiale e sono entrati nella storia
dell’architettura per l’immagine e per l’innovazione tipologica. Anche nel caso dei più
recenti edifici per uffici si aspira ad un’immagine esteriore che crei un’identità specifica; l’indirizzo “giusto” e la spazialità interna
sono altrettanto importanti quanto l’efficienza
dei posti di lavoro. Occorre distinguere due
casi: uffici in affitto spesso costruiti dagli investitori i cui costi di costruzione non devono essere troppo alti per rimanere attraenti
economicamente e uffici costruiti su misura
per i proprietari. Essendo edifici rappresentativi e parti costitutive del Corporate Design, i budget e gli standard sono spesso
considerevolmente alti. Costanti ristrutturazioni, crescite o riduzioni rispecchiano la turbolenza della congiuntura, l’assunzione attraverso altre aziende, una successiva
vendita dell’immobile o la trasformazione in
uffici da affittare non sono da escludere.
Inoltre, alla serie degli spazi uso-ufficio, si
aggiungono quelli dei vertici aziendali (piani
della direzione, spazi riservati ai clienti, centri conferenza e gastronomia d’alta qualità)
che però sono presenti in pochi complessi e
all’occorrenza possono essere affittati. La
progettazione di edifici per uffici inizia spesso molto prima che l’architetto venga consultato, sono infatti i rappresentanti dei committenti o i consulenti aziendali quelli che
discutono le richieste di location, producono
gli organigrammi, le stime economiche e finanziarie e forniscono il modello desiderato
di ufficio e di arredo. L’architetto non di rado
si limita al “shell & core”: la progettazione di
involucro+anima degli edifici, mentre l’allestimento interno sarà realizzato dall’interior
designer. Trascorsi i tempi in cui l’ufficio assomigliava ad una casa, le nuove tecnologie
permettono di minimizzare le apparecchiature: schermi ultrapiatti che permettono tavoli
di dimensione inferiore, computer e stampanti relegate in uno spazio comune, finestre gestibili con un pulsante, automatizzazione mediante sistemi BUS che permettono
di far funzionare l’ufficio con un click del
mouse. Questo comfort comporta, però,
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un’elevata dipendenza dal comando di distribuzione. Indipendentemente dal tipo di
ufficio, la comunicazione è fondamentale: le
pareti divisorie negli uffici cella o in quelli
componibili sono in vetro lungo tutto il perimetro o almeno nei corridoi. In molti uffici le
superfici vetrate sono acidate o ridotte ad
una fessura. L’archiviazione si trova nella zona centrale o in una stanza separata allestita
con sistema di scaffalature mobili. Sebbene
la maggior parte dei gruppi industriali si
muova su scala mondiale, c’è differenza nelle culture aziendali di ogni paese. L’area tedesca appartiene all’irrinunciabile Political
Correctness della filosofia aziendale, che
prevede lo sfruttamento ottimale di luce diurna e un concetto energetico con risparmio
di risorse, mentre in area anglosassone ed
asiatica si vedono ancor oggi open space
con illuminazione artificiale o climatizzazione
artificiale. Tuttavia, sta crescendo la convinzione che il “naturale” sia meglio, dati anche
i costi dell’elevato fabbisogno energetico
che si abbatte sull’impresa come fosse un
secondo affitto. L’architettura si basa su una
griglia modulare mentre le condizioni generali urbanistiche, la disposizione della struttura e soprattutto la visione dello spazio propria degli architetti rinnovano sempre le
tipologie standardizzate. La Direzione Amministrativa della Landesbank del Nord della
Germania ad Hannover ( Pag. 1042–43) posta in un’area centrale molto trafficata, con i
suoi 31.000 m2 di superficie distribuiti su
Testo in italiano
cinque piani è una città nella città; il cortile
con fontane rappresenta il fulcro centrale
attorno al quale si raggruppano ristoranti,
locali pubblici, negozi e ingresso. Gli uffici
disturbati da vento e rumore sono stati realizzati con doppia facciata; verso il cortile
interno finestre a bilico offrono il contatto diretto con l’esterno. L’aerazione notturna garantisce il raffrescamento attraverso superfici attive termicamente e pilastri. L’80% delle
superfici ad uffici sono a cella, il 20% componibili. Anche l’edificio della Società di Retroassicurazione Swiss Re a Monaco di Baviera (pag. 1044–45) possiede un cortile
interno in cui le superfici d’acqua e le aree
verdi offrono un microclima piacevole; l’area
è purtroppo accessibile solo in rare occasioni. Alle 4 unità ufficio si giunge passando da
alcune zone comuni (ad es. biblioteca); ogni
unità possiede l’angolo cottura, la sala riunioni, gli impianti e i servizi e possiede uffici
con una postazione lavoro e uffici per il lavoro in team. Segno caratterizzante dell’edificio è un reticolato a losanghe mobile alto
sette metri che definisce i confini della proprietà. Su una lunghezza laterale di 150 metri la struttura in acciaio che è appesa alla
parte frontale degli uffici aggetta di 40 metri.
Attraverso questa cortina verde gli edifici
vengono percepiti da lontano come grandi
volumi. Lo svantaggio delle corti interne
aperte sta nelle ampie superfici delle facciate termicamente isolate. A questo si aggiungono elevati costi e un altissimo fabbisogno
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d’energia. Per collegare le qualità spaziali
con una conveniente relazione A/V e per
ampliare il periodo d’utilizzo delle superfici
all’aperto a tutto l’anno, il cortile interno è
stato coperto con una serra integrata nella
costruzione per uffici. Nel Palazzo Amministrativo della Dvg di Hannover (pag. 1046) i
piani ad ufficio sono terrazzati da tre grandi
serre che offrono un passaggio urbanistico
dal parco verde ad una stecca di uffici lunga 380 metri. La facciata vetrata fra atrio e
parco è composta da lamelle orizzontali regolabili. Attraverso l’introduzione di un concetto di ufficio non territoriale e di “mobile
working” da 1800 dipendenti si è arrivati a
1450 posti. I posti di lavoro fissi sono sostituiti da “scenari di lavoro” come la telefonia
mobile e le tecnologie in rete che permettono lo scambio di posti di lavoro in piedi e di
spazi di progetto o lounges con gruppi di
sedute. Nel caso di lavori poveri di cartaceo
possono bastare due metri lineari di scaffalature per dipendente e il contenitore con il
materiale personale da ufficio di sera viene
conservato in cassetti con serratura. Il Berliner Bogen ad Amburgo (pag. 1047) è un altro esempio di edificio con corte in cui tutto il
blocco non solo i cortili sono coperti da una
volta in vetro. Al piano terra si trova una “rue
interieur”, asse centrale che parte dall’ingresso centrale e attraversa tutto l’edificio.
L’atrio, concepito come una piazza urbana,
possiede una struttura molto fine filigranata.
Nel Deichtor Center di Amburgo (Pag. 1048)
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Testo in italiano
gli architetti hanno trovato attraverso la disposizione ad S di superfici ad ufficio a tre o
quattro piani una complessità spaziale dei
corpi di fabbrica lineari su un terreno triangolare. I giardini d’inverno che si sono in tal
modo venuti a creare assumono una relazione reciproca con la città antica, con la hall
del Deichtor e con il porto. Allo stesso modo
nell’edificio a prisma di Auer+Weber (pag.
1049) a Francoforte, per stabilire una relazione con il costruito circostante, le facciate
sono state realizzate verso la strada con finestre monoblocco, verso il lato libero con
doppia facciata. L’atrio è un volume introverso che serve ad illuminare gli spazi ufficio
con luce naturale. Collaborano con la facciata a doppio involucro i camini solari e i
canali di aerazione che si trovano nelle solette e che creano un sistema di riscaldamento e raffrescamento naturale coordinato
da una lieve ma costante pressurizzazione
dell’aria nell’atrio e da un sensibile sistema
di gestione per le ante di aerazione. Gli uffici
d’angolo senza diretta connessione con
l’atrio sono dotati di componenti per il raffrescamento. L’edificio della ditta di legname
Pollmeier (pag. 1059) ha un atrio con pavimento riscaldato collegato con l’impianto
della camera di combustione della legna.
Una vetrata semplice divide l’atrio dagli spazi uffici. Lastre in c.a. aumentano la massa
d’accumulo dello scheletro di costruzione e
articolano l’open space in sale per il lavoro
di gruppo. Progettare corpi di fabbrica di
larghezza contenuta era lo scopo degli architetti dell’edificio assicurativo di Helvetia
Patria. (Pag. 1051) Le stecche, larghe solo
nove metri, sono state organizzate come uffici componibili e allestite a diretto contatto
con il parco circostante. I doppi pilastri si
trovano sul piano della facciata in modo che
la superficie sia liberamente allestibile e
contengono ante apribili manualmente a ribalta. Contrariamente al trend odierno delle
vetrate trasparenti, gli architetti hanno introdotto vetrate specchianti inclinate in maniera
differente che riflettono come un caleidoscopio gli alberi del parco. All’interno, gli elementi illuminanti a soffitto con disegno floreale sono riflettori a risparmio energetico. Gli
interruttori a piede sono integrati a pavimento in modo tale che modificando la posizione
delle pareti non si debbano spostare le installazioni elettriche sulle pareti. Nel caso
della sede della FIH Bank, accanto ai magazzini commerciali di Copenaghen, la profondità di 25,4 metri dell’edificio (pag. 1052),
è stata usata per ricavare logge arretrate
che portano luce fin nella profondità della
zona centrale e sulle scale, garantendo ampia visuale su entrambi i lati. Realizzare un
edificio ventilato naturalmente è stato invece
il punto di partenza degli architetti degli uffici ZVK a Wiesbaden (pag.1053): traslando
in pianta i corpi di fabbrica, si è ottenuta una
tale forma delle stecche, che il vento lambendo le pareti si immette nei corridoi e genera una “ventilazione forzata naturale”; tra
le stecche di uffici sono state ricavate aree
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verdi, i lunghi corridoi interni sono stati accorciati, le superfici di connessione minimizzate e gli ambienti di servizio possono essere illuminati dalle finestre. Anche se quella di
ottenere uffici ampi e illuminati naturalmente
nella angusta situazione urbana della City di
Londra sembra una sfida impossibile, Rogers ha deciso di provarci di nuovo nella
Centrale dei Lloyds Register of Shipping
(Pag. 1054) e, come già fece nei precedenti
uffici dei Lloyds, ha disposto scale, ascensori e spazi accessori all’esterno; le due
stecche profonde 15 metri sono arredate come open space e connesse attraverso un
atrio con un edificio preesistente al complesso generale funzionale. Per la struttura è
stato scelto il cemento armato che costituisce massa di accumulo.
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Trasformazione del lavoro di ufficio
Martin Kleinbrink
L’ufficio come luogo di lavoro nacque quando l’uomo iniziò a fissare le cose per iscritto.
Dopo secoli, arrivato ad una chiara e completa definizione, ci si chiede se l’odierna
tendenza “your office is where you are”, stia
veramente dissolvendo l’ambiente ufficio.
L’ufficio come luogo di comunicazione della
collettività, richiede cultura aziendale, l’ufficio è luogo dell’incontro e della sinergia personale e lo sarà anche in futuro. La questione di un concetto ideale d’ufficio si pone
sempre in occasione di una ristrutturazione
e di un trasloco. In primo luogo c’è la scelta
della tipologia in grado di favorire o impedire determinati sviluppi aziendali. Se da un
lato i cambiamenti sono stati meno drammatici di quanto si pensasse, dall’altro hanno
colpito ognuno, indipendentemente dalle
sue funzioni e dalla sua posizione. In tutte le
aziende, la maggior parte dello scambio
d’informazioni scritte avviene per mail. Le
riunioni e lo scambio d’informazioni dominano lo spettro delle attività in maniera crescente a tutti i livelli. La routine della rielaborazione delle informazioni, preponderante in
passato, è stata ampiamente automatizzata
e risolta attraverso una forma creativa di rielaborazione informatica (lavoro con l’uomo).
Per questo aumentano le partecipazioni al
lavoro in team e il lavoro “in silenzio” del singolo; il rapido scambio tra queste due forme
d’attività caratterizza in maniera crescente
tutti i posti di lavoro e caratterizza le esigenze prestazionali dell’allestimento dell’ufficio.
Nella forse più tradizionale forma di ufficio,
la cella, si contano stanze con uno o due
postazioni, con corridoi per lo più illuminati
artificialmente che sono pure superfici di distribuzione e poiché sono dichiarate vie di
fuga non possono essere ammobiliate.
(imm.1) Estendendo la definizione di postazioni lavoro anche alle infrastrutture, come
tavoli riunione, fotocopiatrici, fax, stazioni
d’invio, cucine, che solitamente non hanno
bisogno di luce naturale e che comunque
devono essere disposte tra gli uffici lungo le
facciate, si occupano costose superfici e si
allungano i percorsi. Chi lavora in una delle
tipiche stanze con due postazioni, viene costantemente distratto dal vicino; solo chi siede nella propria stanza può veramente portare a termine le attività indisturbato, anche
se il concetto offre poco spazio e pochi stimoli, ad es. per uno scambio informale con i
colleghi. In caso di necessità urgente, le
stanze a due postazioni vengono occupate
anche da tre persone; il disturbo si amplifica
e difficilmente si riescono a rispettare le regole per i posti di lavoro al computer. Questo tipo di ufficio era o è tipico di aziende organizzate in modo gerarchico in cui il
processo lavorativo è scomposto in tante
piccole fasi. Come in altre tipologie, ad eccezione dell’ufficio componibile, si assolve
principalmente l’esigenza del ritiro dentro un
territorio neutro, dove si chiude la porta e si
lavora indisturbati, si pensa a telefonare o si
può leggere il giornale. Paesaggi d’ufficio
con cento e più persone in uno spazio illuminato artificialmente e con climatizzazione, tipici degli anni ’70, da tempo non si costruiscono più in Germania. Gli open space
caratterizzati da apertura e libera comunicazione, nati con pochi arredi subiscono la
crescita selvaggia di scaffalature, pareti mobili e piante, una barriera ad altezza dell’occhio. In più ci si indispone per il condizionatore non regolabile; sgradevole è anche la
sensazione per molti impiegati di essere
chiusi senza relazioni esterne, cosa che vale
per entrambe le forme di ufficio. Per i lavori
di routine con un elevato scambio di informazioni, un elevato bisogno di comunicazione e limitate esigenze di concentrazione
l’open space ha senz’altro senso. A causa di
mancanza di individualità, di limitata capacità di adattamento della climatizzazione e
dell’illuminazione, questa tipologia d’ufficio
non è molto gradita. L’ufficio combinato, sviluppatosi alla fine degli anni ’70 in Scandinavia, combina i vantaggi delle celle a quelli
dell’open space, evitandone i difetti. Le postazioni sono tutte direttamente collocate
lungo le facciate e si raggruppano prevalentemente come uffici ad una postazione intorno alla zona illuminata indirettamente, dalle
quali sono divise da pareti in vetro ad altezza di piano (imm. 3). Ogni postazione lavoro
dispone di una possibilità di riunione, di una
vista diretta verso l’esterno, di capacità individuali di regolazione delle condizioni ambientali e di un arredo ergonomico. I vani
per il lavoro individuale, che contengono tutto il necessario per l’impiegato, e quelle per
il lavoro comune, con stampanti, fotocopiatrici, archivi comuni, ecc. sono separate da
pareti di vetro che hanno una duplice funzione: offrono agli impiegati, se necessario,
una schermatura acustica che favorisce la
concentrazione, ma mantengono un contatto
visivo tra i singoli e il gruppo, secondo il
motto “vedere ed essere visti”. Inoltre, rivalutano le aree comuni che, grazie alle pareti
vetrate, sono illuminate indirettamente e offrono una vista verso l’esterno. Arredo e
qualità della permanenza nell’ufficio provve-
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dono ad un massimo livello di comunicazione il cui significato si coglie in un’ampia armonia che favorisce creatività e sinergia.
Attraverso un’alta standardizzazione e un’intelligente sfruttamento della superficie (infrastrutture nella zona comune tra le postazioni
di lavoro) l’organizzazione ottiene maggior
qualità di permanenza e flessibilità risparmiando superficie in affitto. I business-club
offrono una molteplicità di scenari per compiti dedicati a diverse attività (non a diversi
impiegati) che possono essere utilizzati seguendo le necessità del momento: celle per
il lavoro concentrato, spazio per team
group, spazi informali di lavoro permanente,
area meeting, area lettura. (imm. 4) Il principio “First come, first serve”, anticipa una modernizzazione degli strumenti di direzione,
del concetto di organizzazione e abitudine
al lavoro. Il processo di informazioni concomitanti sono da tempo a disposizione privi di
cartaceo indipendentemente dal luogo. Il
business club offre un risparmio di superfici
dal 20 fino al 50%. L’infrastruttura altamente
standardizzata e modularizzata è utilizzata
al massimo – al contrario degli uffici allestiti
personalmente che spesso rimangono vuoti.
Il sistema funziona solo se il lavoro normale
è combinato con il telelavoro (1 fino a 2 giorni alla settimana). Gli uffici satellite o telecenter considerando in particolare l’aspetto
economico ed ecologico, evitando lo spostamento pendolare, sfruttando l’ufficio decentralizzato e la flessibilità spazio-temporale e creando “stazioni di servizio” che
possono essere usate in vario modo a seconda del tipo di utente. La tipologia a cella
è richiesta nelle organizzazioni con un’elevata quota di lavoro di routine di elaborazione
dati, svolta in piccoli gruppi di persone, nei
quali la sinergia tra i singoli non ha un ruolo
fondamentale e il bisogno di allestimenti comuni è limitato. Nelle organizzazioni in cui il
lavoro creativo umano è più importante del
lavoro di routine, in cui è richiesta una continua armonia tra lavoro singolo di concentrazione e lavoro in team si dovrebbe optare
per l’ufficio combinato. Organizzazioni che
desiderano il massimo della flessibilità scelgono sempre più spesso il business club.
Ottengono in tal modo un ufficio “che respira”, cioè che risparmia superficie in caso di
fluttuazioni. Qualsiasi opportunità utilizzi
un’azienda per rinnovare il proprio spazio
ufficio e per qualsiasi tipologia di lavoro si
decida, a casa o altrove, importante è che
l’utente si identifichi con esso. Se l’impegno
formale e l’investimento nel design non raggiungono questo scopo, provocano scontento generale e gravano sulla produttività.
L’ufficio del benessere deve garantire flessibilità; le postazioni di lavoro devono perciò
essere standardizzate al punto che possibili
movimenti nell’impiego delle risorse umane
non incidano sul ciclo lavorativo continuo
dell’azienda; deve garantire funzionalità; per
cui gli spazi, il microclima interno e gli arredi
devono rispondere alle esigenze psicologiche, agli standard ergonomici e all’approva-
Testo in italiano
zione legislativa; deve offrire qualità di permanenza; cioè comunicazione e sinergia tra
collaboratori e settori e di conseguenza qualità, equilibrio e flessibilità; infine deve suggerire cultura aziendale, che si identifica nel
silenzioso messaggio degli allestimenti e degli arredi. Dagli anni ’80 in poi, lo spettro
delle varianti sviluppate sulla base di celle,
uffici di team group, uffici combinati e business-club, talvolta sotto un unico tetto, ha
messo il progettista di fronte ad una nuova
sfida, in relazione alla questione del ritmo
della facciata e alla profondità dell’edificio
più idonei. Per tutti i moduli di riferimento vale comunque la regola di una scelta fatta sul
modulo minimo per ogni tipologia, esercitata
soprattutto con la disposizione delle postazioni computer e rispettando la normativa.
Per l’ufficio cella con profondità minima di
2,2 metri per una postazione, ne deriva che
la stanza a due posti ha bisogno di 4,4 metri
di luce. Se si calcolano 0,10 metri per le pareti divisorie interne, si ottiene un ritmo di
1,5 m. Nel caso di una profondità generalmente di due volte 5,00 fino a 5,50 m. più
due metri per il passaggio interno, risulta
una profondità di circa 12,00 fino a 13,00
metri. Nel caso di un ufficio combinato, le
stanze ad una postazione e le zone centrali
diventano un vantaggio decisivo. In Germania, nell’ufficio combinato si è affermata per
la stanza ad una postazione una larghezza
pari a due assi da 1,35 metri con una profondità di circa 4,00 fino a 4,25 metri. Come
standard di comfort e di risparmio di superficie, se si calcolano due passaggi di circa
1,1 metri e l’area centrale di circa 3,00 fino a
3,50 metri, si ottiene ad una profondità dell’edificio di circa 13,5 fino a 15,5 metri. Accanto alle richieste di una geometria modulare di base dell’edificio, la scissione tra
lavoro e spazio data dalle nuove tecnologie
richiede superfici con qualità di utilizzo diverse rispetto ai tradizionali edifici per uffici.
Il futuro richiederà la presenza contemporanea di stanze per lavorare ai progetti e comunicare, oltre ad aree isolate per il lavoro
in silenzio dei singoli o luoghi dove si può
telefonare indisturbati. Nella stessa ottica,
anche le aree per il relax faranno parte integrante del programma
L’autore ha studiato architettura a Brunswich,
Karlsruhe e Roma; dal ‘94 è consulente e partner di
cogena GmbH
Pagina 1062
Edifici assicurativi a Monaco di Baviera
Studio di architettura Peter von Seidlein,
Monaco di Baviera
Percorrendo la Leopoldstrasse, salta subito
all’occhio la facciata rinnovata dell’edificio
sotto tutela costruito nel 1929 da Jakob Pfaller e Theodor Fisher. Questo edificio è per
così dire la “testa” dell’Amministrazione di
Allianz ed è composto da due blocchi che
arrivano fino all’Englischer Garten. Il progetto chiude il vecchio edificio sulla Leopoldstrasse in un complesso in cui la cubatura
relativa assorbe i tre nuovi corpi di fabbrica.
5
La cosa che distingue l’architettura è la progettazione in dettaglio che conferisce un’immagine omogenea e garantisce funzionalità.
Pagina 1064
Urbanistica e antefatti
Achim Weinmann
Con il progetto “Allianz HV München” le divisioni assicurative dell’azienda che dal punto
di vista organizzativo appartenevano all’Amministrazione, avrebbero dovuto trovare posto in un’unica sede. Il terreno, sul quale noi
– lo studio di Seidlein- abbiamo progettato,
si trova tra la Leopold e la Kaulbach Strasse,
ed è l’ex terreno della Rhein-Main-Donau AG
(RMD) che nel 1929/30 fece costruire da
Jakob Pfaller e Theodor Fischer gli uffici
dell’Amministrazione Generale. Nel 1990 la
RMD invitò nove studi di architettura ad un
concorso che prevedeva il progetto di ampliamento dell’Amministrazione Generale.
Sul terreno si previde di costruire il centro
nevralgico verso la Leopoldstrasse e di
mantenere l’area residenziale verso la Kaulbachstrasse. Per questo si progettò un ampliamento delle superfici ad ufficio all’edificio preesistente sotto tutela e un edificio
residenziale sulla Kaulbachstrasse. Lo studio di Seidlein ha ottenuto il primo premio ed
è stato incaricato del progetto. Dopo lunghe
trattative con il Comune e con l’Ente di Tutela Monumenti il progetto procedette, e nel
1994 si presentò la proposta d’assegnazione d’appalto del primo lotto di costruzione.
Il processo si interruppe a causa della privatizzazione della RMd; ma nel 1995 la compagnia d’assicurazione Allianz AG acquistò
il terreno con il progetto; decisivo fu per Allianz che gli edifici dell’area fossero collegati
tra di loro con passaggi ipogei pedonali ma
anche con media poiché gli edifici avrebbero avuto in comune infrastrutture tecniche,
sale conferenza e mensa. Coerentemente al
bando, abbiamo proposto di ampliare i due
edifici di nuova costruzione paralleli quelli
preesistenti intorno ad un terzo edificio scostato dalla strada, di allungare la stecca di
connessione e in tal modo continuare la
struttura. L’espansione verso la Kaulbachstrasse è stata allestita come piazza pubblica. A questo punto il piano di costruzione è
stato modificato e dato che il committente
poteva offrire superfici di compensazione
all’interno del quartiere, invece di una destinazione residenziale, fu possibile una destinazione ad ufficio. Attraverso il cambio del
proprietario si apportarono alcune modifiche
al progetto: non ebbe ad esempio luogo
l’uso del piano mansardato per la direzione;
anche il rientro della copertura verso gli altri
piani fu messo in dubbio. Un nuovo elemento fu invece rappresentato dal collegamento
pedonale ipogeo che si desiderava illuminato naturalmente. Per questo motivo gli uffici
furono raggruppati intorno alla corte sud che
venne ampliata e la stecca di collegamento
slittò verso nord. I consulenti di management aziendale svolsero ricerche sulle griglie compositive modulari per gli uffici e sul-
6
Testo in italiano
le singole tipologie. Il risultato che ci fu
consegnato, quale materiale di base per la
progettazione, proponeva celle ufficio con
un modulo costruttivo di 1,35 metri in contrapposizione del progetto RMD per i quali
era previsto 2,1 metri. Per il committente era
importante ottenere nella maggior parte delle aree una superficie di 12 ≈ 1,35 m. per
poter scegliere fra tre o quattro unità ufficio.
Nella stecca di collegamento il vantaggio di
un asse fu ottimizzato ad una dimensione di
1,45 metri, si da rendere possibile l’esatta
chiusura della forma a pettine in corrispondenza delle costruzioni vicine. Poiché Jakob
Pfaller aveva abbassato la corte dietro l’edificio preesistente della RMD, riprendendo
quest’idea e approfittando di una differenza
di 1,5 metri tra il livello della Kaulbachstrasse e quello della Leopoldstrasse, si riuscì ad
illuminare naturalmente anche gli spazi nel
piano interrato. Con il Comune si raggiunse
il compromesso che l’abbassamento non
fosse più di mezzo piano, cosa che si ottenne elevando la superficie verde nella zona
centrale del cortile. In cambio il committente
rinunciò a sopraelevare.
Planimetria generale, scala 1:4000
1 Leopoldstrasse; 2 Lotto Studio Steidlein; 3 Lotto Studio Lanz; 4 Preesistenza Allianz; 5 Kaulbachstrasse;
6 Englischer Garten
Sezioni, piante, scala 1:1000
7 Ingressi edificio vecchio; 8 Area espositiva;
9 Ufficio con interasse 1,35 metri; 10 Ufficio con interasse 1,45 metri; 11 Corte centrale; 12 Pozzo di luce;
13 Passaggio di collegamento; 14 Area pause;
15 Garage interrato; 16 Impianti
Sviluppo urbanistico, scala 1:3000
A Situazione prima del progetto; B Progetto RMD con
edifici residenziali sulla Kaulbachstrasse; C Progetto
Allianz con edificio per uffici sulla Kaulbachstrasse
Sviluppo pianta stadio B, scala 1;1000
D Stecca di collegamento con passaggi ampliati
per l’area di sevizio; E Stecca di connessione; F Variante volumi edificio; G Schizzi della facciata di Horst
Fischer
L’autore ha lavorato dal ‘93 al 2002 nello studio
Seidlein ed era capoprogetto del progetto Allianz.
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Progettare con varianti
In concomitanza alla stesura del progetto
originale era già stata realizzata una serie di
varianti di facciata. La suddivisione in piani
con campiture ad uguale altezza ha delineato sin dall’inizio una struttura orizzontale. Dato che questa corrispondeva con le finestre
delle costruzioni preesistenti e conferiva una
particolare dimensione all’ambiente, abbiamo deciso di conservarla. Nel progetto di
massima il committente ci aveva invitati a
presentare tre alternative di facciata con circa il 30 % di parapetto. Accanto a due prime varianti, ne presentammo una terza -sin
dall’inizio nostra favorita- con vetrata ad altezza di piano, passerella di servizio preposta e brise-soleil integrato. Venne scelta
quest’ultima variante; sono state apportate
poche modifiche riguardo la posizione delle
ante di aerazione superiore per cui si è rinunciato per questioni economiche e di efficienza al comando motorizzato.
2002 ¥ 9 ∂
Prospetti, scala 1:150
Sezione verticale ed orizzontale, scala 1:50
1 La facciata realizzata differenzia per la posizione
delle ante di ventilazione; 2, 3 Varianti non realizzate
Misurazioni e tecnica: vetrata in luce divisa in 5 parti
con due ante bilico; facciata continua davanti ai pilastri; ante continue di uguale larghezza
Aperture e aerazione: ante a ribalta apribili verso
l’esterno; aerazione attraverso due ante e l’ampia distanza delle lamelle dalla facciata. Brise-soleil può essere tolto dalla traettoria della vista dell’utente
Brise-soleil (protezione interna): lamelle fissate
30–50 cm davanti alla facciata aerazione retrostante;
estrazione calore
Pulizia e servizio: Dall’esterno le ante apribili e le passerelle offrono la possibilità di pulire dall’esterno facilmente
Costi: 810 ™ per m2 di facciata; + 2,78% differenza
dalla previsione di spesa
Parapetto 60 cm. fasce per la visibilità 60 cm, ante a
ribalta 180 mm; facciata interrotta da pilastri
Ante di aerazione aperte verso l’interno 180 mm;
brise-soleil permane sul campo visivo degli utenti
Regolazione individuale delle lamelle non possibile;
brise-soleil non sensibile al vento
Pulitura delle finestre e delle lamelle di vetro dall’interno. Pulitura della facciata e manutenzione dell’automatizzazione delle lamelle da una centralina esterna.
1000 ™ al m2. di facciata
+ 24,23% di differenza dalla previsone di spesa
Pagina 1070
Facciata in dettaglio
Composta da uno scheletro in c.a. con muri
di spina di rinforzo e anima, la struttura porta
una facciata in alluminio. Per sottolineare
l’andamento orizzontale, i pilastri portanti
dovevano profilarsi solo ad un interasse di
1,35 o 1,95 m. I montanti di mezzo sono sigillati in scuro e quindi arretrano, mentre il listello estruso che corre da pilastro a pilastro
con profilo a T in alluminio accentua la partizione verticale. Alla facciata in vetro è preposta una passerella d’emergenza e montanti; integrato nel sistema sono i brise-soleil
e le funi di salvataggio. Dato che le finestre
si aprono verso l’esterno, le veneziane sono
disposte con una distanza di circa 30 cm.
dal piano della vetrata. La facciata nord non
possiede alcuna apertura. Gli elementi sono
larghi 4,35 e alti 3,6 metri. L’area della facciata è isolata e rivestita da un pannello in
alluminio il cui retro è riscaldato.
Facciata verso il cortile, sezione verticale e
orizzontale, scala 1:20
1 Lamiera in alluminio 3 mm
2 Copertura: lastra praticabile in calcestruzzo in
corrispondenza dell’area perimetrale
40/400/1000 mm; polistirene in schiuma rigida
50 mm; impermeabilizzazione in film di EPDM;
isolante in polistirene schiuma rigida 100 mm;
barriera al vapore; c.a. 350 mm autolivellante
3 Profilo ad U 65/360 mm
4 Veneziana esterna in alluminio con lamelle mobili
5 Montanti e correnti in alluminio laccati a fuoco
bianchi; telaio 50/125 mm; orizzontalmente: listelli
estrusi in alluminio anodizzati; verticalmente: fughe sigillate
6 Vetrata fissa: temprato di sicurezza 8 mm + intercapedine 16 mm + temprato di sicurezza 6 mm;
7 Anta a saliscendi: : temprato di sicurezza 8 mm + intercapedine 16 mm + float 6 mm; telaio in alluminio
8 Elemento schermante
9 Pavimentazione: rivestimento in tessuto 6 mm, incollato; sottofondo fluido 35 mm; pannello portante in
gesso 18 mm; intercapedine; soletta in c.a. 350 mm
10 Elemento di aggancio dei piatti in alluminio
60+60/100 mm
11 Passerella di servizio, maglia 35/100 mm
Facciata nord, sez. orizzontale e verticale, scala 1:20
12 Griglia in piatti di acciaio 30/5 mm; elemento ad
angolo in calcestruzzo 400/170/50 mm; malta 50
mm con 2% di pendenza; c.a. 350 mm
13 Asfalto colato 35 mm; doppio strato di schiuma di
vetro 80 mm; impermeabilizzazione, piastra in
c.a. 350 mm
14 Muratura esistente edificio vecchio
15 Lamiera in alluminio 3 mm, pellicola impermeabilizzazione
16 Pilastro in c.a. 250/350 mm
17 Pannello in particelle di legno con laminato
plastico
18 Giunto di dilatazione con isolante minerale
19 Aggancio traversi in tubo in acciaio inox Ø 16 mm
21 Elemento montante-traverso alluminio 50/131 mm
22 Copertura pozzo di luce in tubolari in alluminio
Ø 60 mm
23 Fune di sicurezza per la pulizia dell’edificio
24 Porta scorrevole con telaio in alluminio 96/50 mm
con vetrata isolante
25 Graticcio in assi di legno 80/35 mm per l’aerazione del garage interrato
1 Vetrata isolante temprato di sicurezza 8 mm + intercapedine 16 mm + temprato di sicurezza 6
mm; listello fermavetri in alluminio estruso ad U
50/30 mm; correnti in tubolare di acciaio 50/120
mm
2 Tirante in alluminio ø 16 mm
3 Lucernario: telaio ventilatore rinforzato in metallo,
vetro acrilico a doppio guscio
4 Tirante in acciaio ø 30 mm
5 Profilo in acciaio a U 160 mm
6 C.a. 120 mm
7 Profilo in acciaio ad U 120 mm
8 Corrimano in tubolare di acciaio inox ø 30 mm
9 Parapetto in telaio di profili d’acciaio a T 30/30
mm con dispositivo di fissaggio in fusione
10 Piatto d’acciaio 100/30 mm
11 Pietra naturale 20 mm grigia, incollata; calcestruzzo 100 mm; cosciale scala in piatto d’acciaio
25 mm saldato con lamiera di acciaio 4 mm
12 Lamiera d’alluminio 2 mm; termoisolante 140 mm;
parete in c.a. 250 mm
Scala nord, sezione verticale ed orizzontale,
scala 1:20
Pagina 1076
Il progetto della facciata, un’intervista
con Rainer Fuchs
Detail: Qual’è la sua funzione nella fase di
progetto di massima?
Fuchs: Abbiamo curato l’intero sistema di
facciata. L’architetto von Seidlein sin dall’inizio era favorevole ad una disposizione orizzontale della facciata, tuttavia, durante le
riunioni, si è parlato principalmente di che
dimensione avrebbero dovuto avere i profili
per assorbire flessione e carico del vento. In
qualità di progettisti qualificati procuriamo
valori/prezzi per i corrispondenti progetti di
massima e forniamo la consulenza per la fattibilità, garantiamo cioè una sicurezza di
progetto. Nel caso della facciata del corpo
scala ad esempio, il corrente era talmente
lungo che per il solo peso proprio avrebbe
subìto flessione, in conseguenza di ciò decidemmo di sostenerlo con tiranti d’acciaio
inox. Poiché von Seidlein desiderava una
sezione del profilo molto sottile e voleva
egualmente mantenere la modularità ci ponemmo la questione della miglior soluzione:
appendere, tendere, internamente o esternamente? Sono stati gli architetti a elaborare
e discutere le molte varianti, fino a trovare
una soluzione soddisfacente.
∂ 2002 ¥ 9
Detail: La collaborazione con il progettista di
facciate garantisce che dopo la descrizione
del capitolato non sia più necessario apportare modifiche?
Fuchs: Sicuramente dal punto di vista tecnico ma non dal punto di vista architettonico.
Nel caso del progetto di cui abbiamo parlato
fu dato l’incarico di realizzare un campione
di facciata in scala 1:1 incluso il retrostante
ambiente. Furono progettate diverse varianti
tra le quali fu fatta la scelta definitiva. Infine,
nella fase del collaudo, solo la tecnologia
può eventualmente subire modifiche, per
quanto riguarda l’architettura e la morfologia, al di fuori del colore, rimangono ben
poche possibilità di cambiamento, in quanto
prezzo e scadenze sono state ormai precedentemente fissate.
Detail: Parlando sempre dello stesso esempio:
il committente ha potuto influenzare la morfologia della facciata?
Fuchs: Tutti gli aspetti formali sono stati
discussi dallo studio di von Seidlein con il
committente. Un vero e proprio condizionamento, il committente lo ha esercitato nel
caso degli schermi protettivi. Insieme alla
questione della salute, c’era il colore, la permeabilità alla vista e la trasparenza alla luce.
Gli schermi di protezione avrebbero comunque dovuto essere mobili dal basso verso
l’alto, soluzione che alla fine risultò troppo
complicata e otticamente non convincente.
Si cercò invece di integrare la guida delle
veneziane in modo discreto. A questo scopo
sono state sperimentate molte possibilità e
realizzati svariati modelli. Si decise poi di inserire la guida nella scanalatura del profilo,
realizzandolo come profilo speciale.
Detail: Le tavole dei particolari sono state
elaborate seguendo i disegni dei produttori?
Fuchs: Sono le aziende ad orientarsi sui nostri disegni. Noi rielaboriamo i disegni tecnici dei produttori solo se possono essere modificati, lo stesso vale anche per il computo.
Nella progettazione si inseriscono indicazioni tali che permettano all’architetto di verificare larghezza di profili, fughe, ecc. Questi
segni servono solo per valutare se una determinata sezione, ridotta al minimo, è in
grado di sopportare la “vita interna” fatta di
guarnizioni, ferramenta, ecc. L’ufficio di von
Seidlein lavora già nelle prime fasi con i
dettagli millimetrici.
Detail: Questo significa che utilizzate
raramente profili standard?
Fuchs: Durante il progetto della struttura
cerchiamo di impiegare profili standard.
La realizzazione di uno o più profili speciali
non è comunque un problema nel caso di
progetti di queste dimensioni.
Detail: Dunque, chi ha modificato i profili?
Fuchs: Il committente e la ditta che ha montato la facciata insieme con il produttore. E’
importante sapere che accanto a sistemi di
profili e relative dimensioni, il progettista di
facciate deve considerare l’intera tecnologia, le legislazioni vigenti, il tipo di montaggio e molte altre cose ancora. Il raccordo
dei profili alla facciata vanno definiti chiara-
Testo in italiano
mente perché sono passabili di danni.
I disegni che produciamo servono al committente per il calcolo delle offerte e poi anche per gli elaborati di officina e di assemblaggio.
Detail: Come vengono ventilati gli uffici?
Fuchs: Nella facciata sono state inserite ante
a ghigliottina per permettere l’aerazione naturale. E’ stato verificato dove installarle per
avere un risultato il più possibile efficiente.
Sembra molto logico disporre un’apertura in
alto e una in basso per provocare un’ottimale aerazione dello spazio interno; ma l’anta
inferiore è molto difficile da regolare dato
che di fonte si trova il calorifero, e quella superiore non è raggiungibile senza manovella. Per questo le abbiamo collocate una sopra l’altra, direttamente nella parte centrale,
in modo che entrambe si potessero aprire a
mano senza motori e tecnologia costosa. Un
esperimento prova che l’aerazione funziona.
Detail: Come mai in questo progetto non c’è
nessuna anta a battente?
Fuchs: Il formato orizzontale non permette
nessuna apertura che abbia le cerniere sul
lato corto verticale.
Detail: Pone problemi il carico del vento che
va ad incidere sulle veneziane?
Fuchs: Purtroppo il carico del vento non è
regolare; tuttavia in ogni edificio c’è un rilevatore posto ad ogni angolo che regola le
veneziane in modo da evitare possibili danni
causati dalle raffiche del vento. In questo
caso gli utenti possono comunque usare gli
schermi di protezione. L’uso di veneziane
particolarmente elastiche evita che si rompano con il vento molto forte.
Detail: Come vengono regolati gli elementi
di protezione solare?
Fuchs: Il comando di regolazione è composto da rilevatori di vento, fotosensori, comando a tempo e interruttori interni. La regolazione è gerarchica, per cui ad esempio, il
rilevatore di vento è sottoposto all’interruttore interno e così via. Le altre funzioni, come
quella di protezione antincendio, possono
essere inserite senza problemi. Gli utenti, in
ogni momento sono anche in grado di regolare manualmente le veneziane.
Detail: Quanti elementi sono tra loro
accoppiati?
Fuchs: Il sintetizzatore di comando dipende
dagli elementi di regolazione, dal sistema
EIBUS di ogni singolo produttore, ma può
anche essere programmato in modo che
l’intera facciata si regoli simultaneamente.
Per questo scopo più moduli verranno inseriti in una scatola di attivazione. La tecnologia BUS permette che ogni protezione solare abbia un motore, un apparecchio di
attuazione e un certo indirizzo. Su tutti e
quattro lati dello edificio sono montate
protezioni solari regolabili elettricamente e
le unità più piccole corrispondono alle stanze degli uffici.
Detail: Come è stata montata la facciata?
Fuchs: La facciata è stata montata con elementi ad altezza di piano di 1,35 metri di larghezza. Questi hanno pilastrini verticali con
7
una fuga larga 75 mm tra i montanti. Successivamente l’elemento superiore è stato
fissato millimetricamente con un elemento a
scorsoio inserito nella fuga. Nel caso di unità
con vetri fissi, il vetro è stato montato direttamente con guarnizioni in EPDM sulla struttura portante. Le ante d’apertura sono state inserite nella struttura portante come elementi
prefiniti con lastre di vetro già incollate.
Detail: Come viene pulita la facciata?
Fuchs: Per la pulizia, il personale può salire
sulla struttura di servizio esterna dotata di
protezioni anticaduta; dato che si tratta di
un edificio rappresentativo, la facciata verrà
pulita da 2 a 4 volte all’anno.
Pagina 1080
Tecnica impiantistica: elementi di
raffrescamento
Jochen Krebs
Tra le esigenze prioritarie dei moderni edifici
per uffici sicuramente si annovera il comfort
termico; per garantire elevata produttività ed
efficienza, gli ambienti dovrebbero essere illuminati e aerati naturalmente con finestre; e
la temperatura in estate non dovrebbe superare i 26°. Per l’edificio in questione, tra le
tante varianti possibili è stato scelto il sistema con elementi termodispersori. Il principio
di funzionamento si basa sulla capacità
d’accumulo energetico dei componenti costruttivi con massa notevole – come ad
esempio le solette in c.a. L’anima in calcestruzzo costantemente temperata permette
un microclima regolare e impedisce il surriscaldamento delle masse, cosa che rende
superfluo un supplementare sistema refrigerante notturno a mezzo di finestre apribili
automaticamente. Indispensabile è che di
giorno gli utenti chiudano le finestre se le
temperature esterne sono elevate, altrimenti
il sistema non funziona nel modo ottimale.
Negli strati di calcestruzzo delle solette
spesse 30 cm vengono incorporati, disposti
a greca e fissati all’armatura durante la colata, tubi per l’acqua con valvole di regolazione. I singoli cicli di circolazione sono regolati
ad una temperatura costante dell’acqua di
19°/21° (mandata/ritorno), mentre le solette
in c.a. sono portate a temperatura di regime
di 22° C. Attraverso la minima differenza tra
la temperatura costante delle solette e la
temperatura dello spazio interno si crea il
così detto effetto autoregolante. Crescendo
la temperatura interna sulla base del carico
calorico (radiazioni solari, PC, ecc.) oltre la
temperatura superficiale delle solette in calcestruzzo, le solette diventano refrigeranti.
Grazie alla notevole massa d’accumulo dell’anima in calcestruzzo, la temperatura superficiale delle solette rimane costante nonostante l’aumento di calore dalla stanza.
Con una temperatura di 26° le prestazioni di
raffrescamento ammontano da 25 fino a
30 W/mq. Nei sistemi a raffrescamento è importante che le solette non abbiano un rivestimento sul lato inferiore che impedisca lo
scambio di calore con lo spazio interno. Si è
dimostrato che con questo sistema, in estate
8
Testo in italiano
con una temperatura esterna di 30° all’interno si mantiene una temperatura di 26°. Dato
che il sistema non può essere usato per il riscaldamento, a tale scopo si usa un sistema
a parte. Tutto il sistema funziona solo se l’involucro degli edifici è assolutamente a tenuta e un sistema di depurazione dell’aria sia
attivo con un’aerazione meccanica. Il resto
dell’edificio è aerato forzatamente.
Jochen Crebs è direttore amministrativo dell’ufficio
Krebs a Ditzinger.
Pagina 1082
Il ruolo del committente
Uwe Wenninger
In questo progetto, Allianz, come committente, è stata rappresentata da Allianz Immobilien GmbH, responsabile per la costruzione. Non era importante realizzare un
edificio con un’ottimale processo di controllo, bensì minimizzare il più possibile i costi
di gestione. In ogni progetto Allianz si fa riferimento al “Baubuch” che include ad esempio i concetti di destinazione d’uso, i criteri
di comfort come il microclima interno, i moduli geometrici costruttivi, le prestazioni fonoassorbenti richieste, le descrizione materiali, ecc. Nel capitolo “facciata” erano
previsti parapetti massicci per nascondere
gli elementi di riscaldamento; ma alla fine
per questioni urbanistiche e formali si è optato per una facciata senza parapetto e integrare un sistema di raffrescamento. Tra i
diversi esaminati si è scelto un sistema ad
elementi di raffrescamento vantaggioso sia
per i costi di gestione che per le prestazioni.
Per quanto riguarda la maglia geometrica,
sulla Leopoldstrasse, si è optato per un asse
di 1,35 metri con una profondità di stanza
di 5 metri. Il modulo era adatto anche ai garage data la sua flessibilità e la sua economicità. Per la Direzione amministrativa a
Schwabing sono state collocate prevalentemente unità ufficio con tre interassi dato che
qui vengono sviluppate soprattutto le strategie di Allianz e prevalentemente sono attivi
specialisti; il lavoro di gruppo è raro, contrariamente a quanto avviene nella sede di Unterföhring dove sono stati assunti per le unità ufficio 4 fino ad 8 assi. Le pareti divisorie
per questi tre progetti sono state pensate
con tecnologie a guscio e sono state per
questo realizzate in uno o due giorni. I sistemi parete sono in generale più cari rispetto
alle pareti in cartongesso, ma sono veloci
da montare e sono puliti. Nei corridoi sono
spesso integrate scaffalature.
Uwe Wenninger è capo progetto del sostituto
committente di Allianz HV – Monaco di Baviera.
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Gli architetti: scopi e metodi
Peter C. von Seidlein
Studio di architettura Seidlein
Peter C. von Seidlein, nato nel 1925
1950 Laurea presso la TU di Monaco di Baviera;
1951–52 Illinois Institute of technology, Chicago; 1954
Capocantiere statale; 1974–96 Professore Universita-
2002 ¥ 9 ∂
rio a Stoccarda; dal 1987 Socio dell’Accademia d’Arte, Berlino; 1999 Dottore TU Monaco di Baviera
Horst Fischer, 1935–2001
1960 Laurea presso la TU di Monaco di Baviera; 1963
Capocantiere statale; dal 1960 collaboratore impiegato dello studio von Seidlein; dal 1970 Partner dello studio von Seidlein; 1986–2001 Professore presso la
Scuola Professionale superiore di Monaco di Baviera
Egon Konrad, 1934
1962 Laurea presso la TU di Monaco di Baviera;
1960–62 collaboratore impiegato dello studio von Seidlein; 1962–72 Assistente presso la TU di Monaco di
Baviera; dal 1972 libero professionista; dal 1983 Partner dello studio von Seidlein
Stephan Röhrl, nato nel 1980
Dal 1980 Università di Stoccarda; 1982–83 Illinois Institute of technology, Chicago; 1987–88 Collaboratore
Heinle, Wischer und Partner; 1988–96 collaboratore
impiegato dello studio von Seidlein; dal 1996 Partner
studio di architettura von Seidlein
Il progetto e la sua realizzazione devono essere un servizio per il committente e non occasione di autoaffermazione dell’architetto.
Una stretta cooperazione con il committente
ha come scopo capire necessità e idee, di
analizzarle e realizzarle con i mezzi disponibili. Il nostro metodo di lavoro non si basa
sull’intuizione, ma su uno sviluppo di soluzioni sulla scorta di alternative. Per il buon
esito di una costruzione, il progetto deve
essere svuluppato in dettaglio.
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Municipio a Londra
Foster & Partner, Londra
Sulla sponda meridionale del Tamigi, incredibilmente vicino al Tower-Bridg, si trova la
nuova “City Hall”. La trasparenza della sala
parlamentare rivolta verso il fiume ne fanno
un simbolo per la democrazia nella capitale
britannica. L’edificio è la sede del sindaco e
anche dei componenti del parlamento comunale e contiene 500 posti di lavoro dell’amministrazione comunale.
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Edifici per uffici ecoresponsabili
Norman Foster
A trent’anni dalla fine lavori del nostro
primo edificio per uffici nel 1970 nei Docks
londinesi, abbiamo progettato più di
sessanta uffici in tutto il mondo di cui oltre
trenta sono da poco terminati o in costruzione. Nel tempo si è definita una tendenza ad
un elevato standard ambientale, ad una migliore allestimento e ad una migliore comunicazione oltre che una crescente sensibilizzazione per i temi ecologici. L’edificio da noi
realizzato a metà degli anni ‘70 per Willis
Faber & Dumas che anticipa le odierne tendenze delle “groundscrapers”, fu esempio
di progettazione formale energeticamente
consapevole. Oggi gli edifici sono responsabili per il 50% del fabbisogno generale di
energia. La necessità di ridurre il consumo
di combustibili fossili viene sicuramente ad
intensificarsi nel caso di edifici per uffici che
possono favorire fonti energetiche alternative o rinnovabili. In tale contesto le nuove
tecnologie hanno un ruolo fondamentale:
ci serviamo infatti di designtools digitale
che ci permette di realizzare edifici ecoresponsabili che spesso hanno forme non
convenzionali. Il progetto della City Hall,
dopo il concorso, venne modificato dal team
diretto dal nostro partner Ken Shuttleworth
fino a giungere all’odierna forma dinamica
in seguito a studi formali e ambientali. Simbolo promotore del processo democratico,
l’architettura propone al piano terra spazi
pubblici di svago (un anfiteatro all’aperto,
un caffè pubblico, una sala espositiva ellittica) e la rampa a forma di spirale che conduce per dieci piani i visitatori fino al punto
più alto dell’edificio nel così detto “salotto”
di Londra, una terrazza interna inondata di
luce naturale utilizzabile ad esempio per
mostre pubbliche; adiacente si trova anche
l’ufficio del sindaco. Il volume, grazie alla
sua particolare geometria, sfrutta con la sua
ideale posizione la luce diurna e l’aerazione
naturale. Il carico calorico dato dalle radiazioni solari e la dispersione termica vengono
ridotte dall’involucro la cui carta termica è
stata definita da speciali analisi delle radiazioni solari. Sul lato dove maggiori sono le
radiazioni il rapporto vetrate/rivestimento si
riduce e viene utilizzato un sistema di aperture di aerazione. Al contrario, la facciata
nord che non riceve mai radiazioni dirette
è in vetro trasparente; inoltre, verso sud
l’edificio si ritrae sfalsando verso l’interno i
piani in modo tale da offrire una naturale
protezione solare. L’edificio gode per la
maggior parte dell’anno di aerazione
naturale e regolazione manuale. Pompe
forniscono acqua di falda fredda attraverso
le travi fredde nelle solette. Il risultato è
un fabbisogno energetico per il sistema
meccanico dell’edificio, pari circa ad un
terzo del fabbisogno di un edificio per
uffici climatizzato.
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Un simbolo per il futuro
Ken Shuttleworth
Il progetto della “City Hall” era un’occasione
unica, il simbolo per una città in ascesa:
una location storica, un ministro pronto a
sostenerci, un costruttore coraggioso e un
concetto completo per realizzare un edificio
importante. Insieme con il costruttore partecipammo al concorso insieme ad altri possibili progetti in e intorno a Londra. Per vincere avevamo bisogno di un edificio
spettacolare che trovasse l’approvazione
delle autorità di Southwark, dell’ ”English Heritage” e della “Royal Fine Arts Commission”.
L’edificio, che non abbiamo lasciato interferisse con la Torre, è ecocompatibile e ha
una forma leggera. Tutti gli spazi interni sono raggiungibili con una rampa che collega
ogni piano, da quello superiore con la sala
conferenze detta “London livingroom” fino
alla sala esposizioni di quello inferiore. L’edificio è aperto e trasparente in modo che i
cittadini di Londra possano vedere il parlamento al lavoro – un simbolo per il futuro.
∂ 2002 ¥ 9
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Un progetto a fasi – Collaborazione tra
architetti e ingegneri
James Thonger, David Glover
Sin dall’inizio, priorità progettuale era creare
un’architettura di industrial design a basso
consumo energetico: simulazioni provarono
che un involucro termico con compensazioni
regolate sulle radiazioni solari avrebbero potuto costituire la soluzione. La facciata, attraverso l’insolita geometria dell’edificio, è
composta da elementi in vetro diverso orientamento ed inclinazione. Dato che con termoanalisi non era possibile definire il comportamento della facciata si è proceduto a
testare con tecniche di fotosimulazione approfondite ogni elemento e dall’analisi dell’intensità luminosa solare se ne ricavò il
carico di calore. La facciata realizzata è
composta da aree trasparenti con vetrate
con protezione solare elevata, aperture di
aerazione superiore ed inferiore e un supplementare guscio esterno in vetro. Nell’intercapedine, lamelle di protezione solare
intercettano il carico calorico fuori dall’involucro. Per quanto riguarda l’aerazione, attraverso le griglie si immette aria pulita che in
inverno viene preriscaldata e umidificata,
d’estate viene raffreddata. Invece di usare
un sistema di tubature per la distribuzione
dell’aria si usa l’intercapedine del pavimento
connessa mediante alette di ventilazione
agli uffici. L’edificio è dotato di due caldaie
con bruciatore a gas per riscaldamento a
volume variabile in modo tale che il fabbisogno di energia elettrica venga ridotto attraverso la pompa. La sala del comitato e la
sala riunione hanno invece un condizionamento forzato che durante l’estate in assenza di sedute viene sostituito da ventilazione
naturale. Se in un normale edificio il fabbisogno energetico per un sistema meccanico
ammonta a circa il 40% dell’intera energia,
in questo caso esso si è ridotto del 75%. Lo
sviluppo per fasi della forma e della struttura
portante è stata supportata da modelli di simulazione in 3D di ingegneri e architetti. Elementi edili e particolari costruttivi sono stati il
più possibile standardizzati da Arup.
1 Guadagno solare; 2 Concetto energetico; 3 Camera
acustica
Ecoconcetto dell’edificio: Forma con superficie involucro minimizzata, ridotta dispersione calorica; sistema
di facciata idoneo, ombreggiamento dipendente dall’orientamento; sistema di aerazione con recuperatore
di calore integrato; sistema di raffrescamento passivo;
sistema di riscaldamento a volume variabile
4 Sezione sistemica facciata; 5 Snodi di connessione
delle travi in acciaio; 6 Sezione sistemica facciata con
aerazione naturale (immissione/estrazione); 7 Sezione
sistemica facciata: angolo vista verso l’esterno
James Thonger è direttore e project manager tecnico
per la GLA-Projekt
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Dall’idea urbana al dettaglio
Studio di archiettura Foster & Partner, Londra;
Statica, impianti e acustica: Arup, London
L’edificio si trova sulla sponda meridionale
del Tamigi e costituisce un elemento urbani-
Testo in italiano
stico di connessione tra il centro e i tessuti
meno urbanizzati a sud e ad est. Gli uffici si
orientano prevalentemente verso l’adiacente
parco e verso la nuova piazza, il parlamento
verso nord e il fiume.
Sezione, scala 1:1000
Particolari, scala 1:20
1 Lamiera in alluminio patinata 2mm
2 Vetro camera con vetro di sicurezza temprato
rivestito 10 mm + intercapedine con Argon +
vetro stratificato 8 + 8 con pellicola in PVB
trasparente 1,52 mm
3 Profilo in acciaio saldato a T 180/75/12 mm
4 Riscaldamento
5 Tubo in acciaio Ø 323,9/12,5 mm
6 Membrana impermeabilizzante sintetica 2 mm;
termoisolante 80 mm; barriera al vapore; lamiera
grecata trapezoidale 40/183/0,88 mm; profilo in
acciaio ad L 120/80/10 mm
7 Trave in tubo di acciaio Ø 323,9/25 mm
8 Pilastro in tubo di acciaio Ø 323,9/8 mm
9 Vetro camera: vetro di sicurezza temprato 10 mm
+ intercapedine 18 mm con argon + vetro di sicurezza temprato 10 mm
10 Lamiera in alluminio 2 mm
11 Protezione solare in lamiera stampata traforata
2 mm
12 Parapetto in vetro stratificato 18 mm
13 Guscio esterno in vetro di sicurezza 10 mm
14 Pannello in lamiera di alluminio 2 mm con termoisolante 100 mm
15 Anta di aerazione profili di alluminio isolati
16 Vetrata isolante con vetro stratificato 10 mm +
intercapedine 16 mm + vetro float 6 mm
17 Protezione solare in lamelle di alluminio
Sezione facciata orizzontale, sezione verticale sulla
rampa, scala 1:20
1 Tubo in acciaio Ø 323,9/12,5 mm
2 Profilo in acciaio a T 180/75/12 mm saldato
3 Vetrata isolante con vetro di sicurezza rivestito
10 mm + intercapedine con argon 18 mm
+ vetro stratificato 8 + 8 con pellicola in PVB trasparente 1,52 mm; fissaggio in vetro stratificato
4 Finestra in alluminio con vetrata isolante, vetro
stratificato 10 mm + intercapedine 16 mm
+ vetro float 6 mm
5 Guscio esterno in vetro di sicurezza 10 mm
6 Sistema di profili in alluminio
7 Profilo di copertura in alluminio ad U 30/30/3 mm
8 Vetro stratificato 16 mm
9 Corrimano in acciaio inox Ø 50 mm
10 Montanti in tubo di acciaio inox Ø 50 mm
11 Lamiera di acciaio 280/10 mm
12 Trave monoblocco in lamiera di acciaio 8 mm
13 Lamiera traforata in alluminio 2 mm
con 70 fonoisolante
14 Rivestimento in gomma 4 mm; sottofondo
50–150 mm, materassino antivibrazioni,
membrana bituminosa 2 mm;
lamiera in acciaio 10 mm
15 Sospensione in fune di acciaio Ø 50 mm
16 Tubo in acciaio Ø 180/25 mm
La geometria dell’edificio si basa su cerchi
ed archi; l’anima centrale in c.a. e le travi in
acciaio ad essa connesse portano le solette
di piano disassate. I 14 pilastri in tubolare
seguono l’andamento dell’involucro dell’edificio. Per trasferire il modello tridimensionale
creato dal computer in maniera precisa alla
struttura grezza, all’estremità esterna delle
travi reticolari sono stati posizionati elementi
olografici che misurano esattamente come
gli elementi edili. Dato che tutti gli elementi
di facciata hanno diversa forma, le loro coordinate angolari sono state raccolte in tabelle
informatiche che il produttore ha adottato
come base per la produzione.
9
Geometria di base dell’involucro senza scala; sezione
facciata uffici, scala 1:10
1 Lamiera di alluminio traforata 2 mm
2 Profilo in alluminio
3 Apertura di aerazione; profilo in alluminio termoisolato apre automaticamente con 10
4 Lamiera di alluminio anodizzata 2 mm
5 Profilo ad estrusione in alluminio
6 Lamiera di alluminio rivestita 2 mm
7 Finestra in alluminio con vetrata isolante con vetro
stratificato 10 mm + intercapedine 16 mm + vetro
Float 6 mm
8 Guscio esterno in vetro di sicurezza 10 mm in sistema di profili in alluminio
9 Protezione solare in lamelle di alluminio in telaio
di profili di alluminio
10 Anta di aerazione come il n.3, apribile manualmente
11 Impianti a pavimento
12 Pannello in lamiera di alluminio 2 mm con termoisolante 100 mm
13 Meccanismo a molla di compressione per n.8
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Intervista con Ken Shuttleworth e
Max Neal, Studio di architettura
Foster & Partner
Detail: La zona aperta al pubblico della londinese “City Hall” ricorda la cupola del palazzo
del Reichstag a Berlino. Dov’è la differenza?
Shuttlewohrt: Contrariamente al Reichstag di
Berlino, l’edificio della GLA è stato realizzato
dal progettista senza rischio finanziario per
essere successivamente affittata alle autorità governative londinesi che furono rese partecipi del progetto già in una fase iniziale.
Detail: Avete considerato il problema della
sicurezza dovuto all’accesso libero per il
pubblico?
Shuttlewohrt: La City Hall non è un edificio
di sicurezza, il contatto con il pubblico era
desiderato.
Detail: L’edificio è soprattutto un edificio per
uffici. Che tipo di atmosfera lavorativa volevate
ottenere?
Shuttlewohrt: Si tratta di una struttura a “nido
d’ape” dove tutti lavorano insieme agli altri in
modo molto diretto. Gli uffici dei delegati sono orientati verso l’interno, mentre lungo la
facciata, con una delle migliori viste, si trovano le postazioni lavoro degli impiegati.
Detail: I deputati hanno accettato senza problema questa disposizione?
Shuttlewohrt: In questo senso si tratta veramente di un edificio molto democratico: in
un edificio tradizionale sicuramente gli spazi
con migliore vista sarebbero stati assegnati
ai ranghi più alti. Qui non si tratta di dirigenti
di una grande azienda bensì di rappresentanti dei cittadini.
Neal: Abbiamo progettato l’edificio prima
che venissero scelti i delegati. E quando abbiamo presentato il progetto, desideravano
un edificio democratico. In modo simile al
nostro ufficio, ci si può facilmente sedere
dai collaboratori e parlare con loro.
Detail: Come si prendono le decisione nel
vostro ufficio, come viene scelto il partner e il
team di progettazione in un progetto come
questo?
Shuttlewohrt: In questo caso, io ero responsabile per i progetti di uffici a Londra, e tra
questi c’era anche il GLA. Si cerca poi di
10
Testo in italiano
avere la gente migliore nel team; in questo
progetto abbiamo avuto gente con molte
esperienza che sono nello studio già da
molto tempo.
Detail: Si è modificato il metodo di lavoro dello
studio quando siete arrivati a 600 collaboratori
nell’organico?
Shuttlewohrt: No. C’è sempre una relazione
diretta tra le persone al vertice dello studio e
collaboratori di progetto.
Detail: Dove si differenzia il metodo di lavoro rispetto ad altri architetti?
Shuttlewohrt: Altri ingegneri, che collaborano con noi, sono spesso stupiti che poniamo
in dubbio certe cose, anche in una fase
avanzata di progetto e che siamo pronti a ricominciare da capo.
Neal: Alla fine si va anche dal committente e
si migliora il programma. C’è dialogo.
Detail: Da che momento il City Hall viene lavorato con il CAD?
Shuttlewohrt: Dal secondo giorno al quale
noi lavoriamo al progetto. Anche il concorso
viene elaborato al computer. C’erano un paio di schizzi e una pianta in preparazione,
quindi si inizia subito ad usare il computer e
a creare i modelli tridimensionali.
Detail: E’ vero che per il progetto in ufficio è
stato creato un programma apposito?
Neal: Sì, abbiamo arruolato anche matematici. I programmatori hanno creato per la facciata un reticolato di vertici di coordinate
che è stato la base dei singoli elementi.
Detail: E’ stato tutto pensato sin dall’inizio?
Shuttlewohrt: No, il computer è solo un mezzo, non limita le possibilità. Nel programma
c’è un modello tridimensionale che si può
modificare in modo tale da poter testare diverse forme di edifici. L’idea di base è nata
molto presto ma per un anno intero è stata
modificata. Abbiamo modellato la forma totale per ottenere l’esatto angolo visivo e
l’esatta angolatura delle radiazioni solari, abbiamo girato e rigirato l’edificio in relazione
alla Torre e abbiamo verificato tutto in parallelo con il computer e abbiamo costruito
nuovi modelli.
Detail: Avreste potuto costruire qualcosa di simile 10 anni fa?
Shuttlewohrt: Il computer ci permette solo
ora di tradurre sullo schermo piatto un involucro con forma libera. Con l’aiuto delle tabelle di calcolo abbiamo aperto la facciata e
definito esattamente ogni pannello.
Detail: Usate ancora la matita?
Shuttlewohrt: La matita non è scomparsa. Si
può disegnare su carta o con una matita
elettronica; tuttavia, si usa soprattutto il computer.
Neal: Molti dettagli vengono comunque disegnati a mano.
Detail: La forma dell’edificio venne veramente
sviluppata sulla base di aspetti energetici o
avete cercato di creare una forma piacevole e
unica?
Shuttlewohrt: Tutto è iniziato con il desiderio
di un edificio il cui fabbisogno energetico
ammontasse al 25% di un edificio simile. Attraverso l’ottimizzazione energetica, la forma
2002 ¥ 9 ∂
si è modificata. Volevamo una costruzione
efficiente dal punto di vista energetico ma
anche una bella architettura.
Detail: Ha controllato il progetto anche dal
punto di vista estetico?
Shuttlewohrt: Chiaramente. E’ stato anche
difficile, stabilire alla perfezione in quale
punto dovesse apparire “otticamente” e non
da pure cause energetiche. Come architetto
tutto quello che si fa ha un’origine formale,
ma il principio energetico era sempre sullo
sfondo.
Detail: Il volume ha una forma molto
espressiva.
Shuttlewohrt: Questo non è stato visto come
unn problema. C’era naturalemente molte
armonizzazioni con i delegati che a questo
posto appoggiavano un edificio espressivo
Detail: Ci sono stati particolari problemi costruttivi?
Shuttlewohrt: Naturalmente, essendo l’edificio più complesso del normale. Con gli ingegneri di Arup abbiamo sviluppato un elemento di connessione per il sistema
trave-pilastro che permettesse diverse angolazioni. La struttura di facciata non è nuova, è stata solo realizzata in maniera particolare.
Neal: Una cosa che non avevamo mai fatto
in uno stadio così precoce, fu di scegliere
uno studio di misurazioni che facesse parte
del team di progettazione e che ad esempio
facesse in modo che il nostro lavoro di progettazione fino all’archivio dati CAD potesse
essere utilizzato dalle ditte delle facciate. Se
la progettazione con un computer viene
passata ad altri, si possono introdurre errori
che poi si sommano in uno sempre più grande. Per ogni punto c’erano coordinate precise; al posto di molti disegni c’erano un modello in 3D e tabelle con dati precisi per
ogni elemento.
Detail: Siete riusciti a contenere i costi nonostante questa richiesta di precisione assoluta?
Shuttlewohrt:Il budget era di 1200 Pfund al
mq contro i probabili 1000 Pfund di un edificio convenzionale per uffici a Londra. Realizzare un edificio ecoefficiente significa che
i costi sono più elevati rispetto ad uno completamente climatizzato che però ha costi
elevati di manutenzione.Il nostro progetto è
stato entro i limiti dei costi ed entro quelli
temporali.
Detail: La creazione del GLA ricorda quella di
un oggetto di design. Dov’è il confine tra industrial design e architettura?
Shuttlewohrt:E’ difficile fare distinzione tra la
creazione di una maniglia di una porta e
quella di un’architettura per uffici. Si fanno
entrambe con la stessa serietà. Creiamo rubinetti e WC, piani regolatori e edifici per uffici. Non vogliamo dividere questi progetti.
Vogliamo essere architetti, con l’amore per
la forma.
Detail: Peccato che all’interno della City Hall
non avete potuto coordinare tutto.
Shuttlewohrt: E’ vergognoso. Normalmente
abbiamo tutto in mano ma per alcuni edifici
non è così.
Detail: Si pensò subito ad una facciata completamente trasparente?
Shuttlewohrt: In relazione all’uso, solo il 25%
è vetrato, cosa che dal punto di vista energetico è sensato. Sulla facciata nord dove
raramente il sole penetra, e alla base la facciata è al 100% vetrata, negli uffici c’è solo
una parte a finestra, nella parte superiore alla scrivania, al di sotto è opaca.
L’intervista è stata condotta da Andreas Gabriel a
Londra.
Ken Shuttlewohrt, nato nel 1954, opera nello studio
dal 1977 e dal 1984 è Partner. E’ stato partner responsabile per il progetto GLA.
Max Neal lavora nell’ufficio Foster dal 1984 e dal 1996
è direttore di progetto; ha in qualità di tale seguito il
progetto GLA.
Lord Norman Foster nato nel 1935 dopo gli studi lavora come architetto dal 1963 in Gran Bretagna, nel
1967 fonda lo studio Foster Associetes a Londra che
oggi è composto da cinque partner, 11 direttori, 45 direttori di progetto 97 assistenti, si contano circa 600
impiegati.
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Foster e Londra
Martin Pawley
Negli anni ’80 Foster divenne famoso per il
progetto della Hong Kong Shanghai Bank,
simbolo del progresso globale. In questi anni, i molteplici incarichi ottenuti in tutto il
mondo lo incentivarono ad aprire uffici in
molte città, da Berlino a Parigi a Singapore,
ma la fama in patria la ottenne solo con l’ampliamento della Royal Academy of Arts inaugurata nel 1991. Il progetto londinese della
London Millenium Tower alta 383 metri, che
vedeva tecnologie ambientali con risparmio
energetico, non venne realizzato. Tale perdita venne “compensata” dal complesso assicurativo Swiss Re; parallelamente Foster seguì tre grandi progetti al Canary Wharf: la
Citybank, la centrale londinese della Honk
Kong & Shanghai Bank e la stazione della
metropolitana. Seguirono piani regolatori oltre alla progettazione di tre City Academy, la
ristrutturazione della Biblioteca della Scuola
di Economia di Londra e molti altri. Alla fine
del giugno 2002 lo studio Foster lavora contemporaneamente a 150 progetti distribuiti
in tutto il mondo, di cui non meno di un terzo
a Londra. E’ il più impegnato architetto nella
storia dell’Inghilterra. Ci sono stati anche
problemi che hanno in parte incrinato la fama di Foster; il successo dello studio dipenderà da quello del City Hall, un edificio “fenomeno” che nonostante le dimensioni ha la
logistica di una caldaia da riscaldamento.
Se si porranno problemi che potrebbero costituire il tallone d’Achille della City Hall si
vedrà; per ora ci rimane questo modello di
architettura efficace, un edificio che rinuncia
coraggiosamente ai giochi formali architettonici con un involucro che ottimizza le radiazioni solari.