MARION ROSSELLI
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MARION ROSSELLI
63 M A R IO N R O S S E L L I Sapevamo tutti che Marion aveva il cuore malato e che l ’affetto di Carlo era l ’unico farmaco che le consentiva di sor ridere quando attendeva il primo bimbo? fra una visita e l ’altra al carcere di Sa vona, di sorridere al suo bimbo nella ca sa di Milano come a Lipari nella caset ta rustica, di sorridere alle cose ed alle persone lasciando l’isola col suo bimbo malato in braccio, non ignorando che Carlo avrebbe tentato la fuga che presen tava tutti i rischi possibili. Poi la chiu sero nel carcere di Aosta perchè ritenuta complice della fuga del marito: la fuga l ’aveva progettata lei. Poi la famigliettai si ricompose a Parigi e altri due bimbi vennero : balbettarono tutti, la prima pa rola in italiano perchè a Marion, inglese di rara intelligenza, l’Italia era entrata nelle vene con l ’amore per Carlo ed ogni male italiano era una sua pena profonda, si era nel 1929 ed i mali erano già mol ti, ma nel sorriso vi era sempre un’incrol labile speranza. Una volta sola nei tre anni che mi fu vicina la vidi piangere e fu quando il' Comando dei carabinieri di Savona la set timana di Natale del 1927 negò il per messo di traduzione straordinaria ai no stri uomini in partenza per il confino, dopo il processo. La rivedo gettarmi le braccia al collo singhiozzando: « N o n possiamo lasciarli partire cosi ». Un uomo in divisa, corto e grosso, dietro una scrivania riordinava un cu mulo di carte, non aveva nulla da dirci se non rammentarci il regolamento. Gli anni di Parigi dovettero essere i suoi anni più belli, perchè amava la lot ta politica. La fine disumana di Carlo la impietrì. Due giovani vedove una vec chia madre e sette bimbi si riunirono in America e Marion dovette pensare al cuore malato. Quando tornò in Italia do po la liberazione, del suo sorriso non era rimasto che un lieve cenno agli angoli delle labbra. Senza Carlo il cielo era me no azzurro anche in Italia che pure non ha le nebbie di Londra a lei micidiali. ¡Marion non resistette e con grande pena parti per l’Inghilterra. Poi la revisione del processo a Perugia. Un fragile cuore che ha resistito nelle attese di guerra, nella tragedia feroce, po co prima o subito dopo l ’esito del pro cesso ai sospettati mandanti del delitto che ha troncato ben più di due vite, può spezzarsi: e Marion s’è spenta. I giudici dietro cumuli di carte vedono solo ciò che toccano. Un cuore infranto dopo che tanti altri lo furono, orfani co me ve ne sono tanti, una vecchia madre che tende le braccia alle ombre dei figli non sono fatti giuridici in se stessi, non si annotano su carte bollate, non hanno quasi peso, ne hanno sempre meno a mi sura che il tempo passa. Lo sbaglio di molti è non sentire questi pesi. Sentiamoli noi, perchè almeno da mor ti quelli che caddero per difendere la lo ro fede nella giustizia non si credano traditi da tutti, perchè noi possiamo dire in ogni ora: Arrivederci, Marion. E ster P arri LINA C O L LI G R EG O Ci fu un tempo, dall’ottobre 1944 all’a prile 1945, in cui per i dispersi raminghi battuti antifascisti l ’unica casa a Milano che conservasse il carattere di casa era quella di Lina. V i si trovava sempre una tazza di thè, una colazione, un letto e la cortesia squisita di chi sa celare col sor riso ogni preoccupazione. Sul finire del 1944 un nipote di Lina fu ucciso sui mon ti; perquisizioni e pedinamenti giorno per giorno aumentavano, ma Bepi, Gigi, Somma, Piero, Sergio, Giovanni, Giulio, Landi, Maurizio, la Checca, l ’Ornella, la Mimma, Francesco, Loris e non so quan ti altri che il tempo ha disperso conob bero il conforto di una parola gentile, di un aiuto di Lina che ascoltava, com prendeva e non faceva domande, come se quel via vai nella sua casa fosse una cosa naturale. Dopo il 25 aprile la casa in corso Sempione 14 ebbe giorni tranquilli e sereni: come se mai nulla avesse fatto e dato, Lina attese che gli amici si ricordassero di lei. Pareva la più sicura di tutti di vivere a lungo ed è partita per prima. Non abbiamo potuto ripeterle come Lei fece con noi tante volte: Non andare, resta qui. Possiamo solo ricordarla con la riconoscenza che non sapevamo dimo strarle e segnare il 24 ottobre come la data della partenza straziante improvvisa e crudele di una Partigiana milanese. Autorizzazione del Tribunale di Milano N. del Registro 1415 del 12 luglio 1949. Proprietario: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di liberazione in Italia. Direttore responsabile: Dott. Giorgio Vaccarino.. Tipografia L. Memo e Figli, Milano