Page 43 - La Repubblica
Transcript
Page 43 - La Repubblica
la Repubblica @ MARTEDÌ 2 MARZO 2010 PER SAPERNE DI PIÙ www.bloodhoundssc.com www.facebook.com/BLOODHOUNDSSC ■ 43 Un po’ auto un po’ aereo: così questa incredibile macchina punta a polverizzare il record del mondo di velocità. Sempre che riesca a rimanere incollata alla strada... L’auto siluro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI LONDRA un uomo! È un uccello! È Superman! No, un momento: non è Superman. Ha la forma di una matita appuntita e dentro c’è seduto un pilota, ma è un’automobile, anche se piuttosto diversa da quelle che circolano sulle strade e perfino dai bolidi che sfrecciano in Formula Uno. Il suo nome è Bloodhound, che in italiano significa segugio, bracco, insomma cane da caccia, e in effetti anche questo dà la caccia a qualcosa: al nuovo record mondiale di velocità su terra. L’obiettivo è raggiungere per la prima volta le mille miglia orarie, correre a 1609 chilometri l’ora, una volta e mezzo oltre la barriera del suono. Come un aereo supersonico, ma restando attaccato al suolo. Si può fare? In Inghilterra, il paese del “Giro del mondo in 80 giorni”, della spedizione al Polo e di incalliti scommettitori, rispondono: yes, we can. Non ci provano solo loro, però. I record di velocità su terra, in passato, sono sempre stati delle avventure contro il tempo: un pilota, un ingegnere, un veicolo. Questa volta, invece, la sfida di produrre un’auto che va a mille miglia all’ora è una corsa a tre. Ci sono gli inglesi, ci sono gli americani, ci sono gli australiani. Tre squadre, tre modelli differenti. Nessuno si azzarda a fare previsioni, ma il campione in carica della specialità è un inglese, lo stesso che l’anno prossimo, alla guida del Bloodhound, spera di conservare il titolo stabilendo un nuovo primato. Si chiama Andy Green, ha 44 anni, è stato per vent’anni pilota della Royal Air Force, la mitica Raf, l’aviazione militare britannica. Nel 1997 ha stabilito il record che è ancora valido: 1225 chilometri orari, al volante di un’auto chiamata Thrust. Dopodiché si è messo in società con il detentore del record precedente, un altro inglese, Richard Noble, ingegnere sempre in cerca di avventure, che nel 1983 aveva raggiunto i 1019 chilometri all’ora, diventando il primo a varcare la barriera del suono. Prima di allora, il record di velocità su terra era rimasto invariato per oltre vent’anni, di poco inferiore a quello stabilito dall’ingegner Noble. Green, lo È Obiettivo 1600 km/h Il suo nome è Bloodhound, che in italiano significa segugio, ed è questa l’auto che punta al record del mondo di velocità: oltre 1600 km/h da raggiungere in 40 secondi ha alzato di un paio di centinaia di chilometri orari in più. Se era già pericoloso quello, la sfida di balzare da 1200 a 1600 km l’ora contiene numerosi imprevisti e non pochi rischi. Le ruote del Bloodhound devono essere di titanio solido o di un carbonio di alluminio rinforzate, per resistere a un’accelerazione che farebbe a pezzi qualsiasi ruota ordinaria. Quando il DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L’uomo è più uomo se è al volante di una Gt LONDRA li uomini lo hanno sempre saputo. Le donne lo hanno sempre sospettato. Metti un maschio al volante di un’auto sportiva, e si sentirà più maschio. Il rombo del motore, la linea della vettura, le cromature della carrozzeria, le rifiniture interne, le ruote che sgommano, senza dimenticare naturalmente il modello e la marca, lo faranno sentire un tigre. La macchina, ironizza qualcuno, è il prolungamento del corpo maschile, l’organo che lo completa, dando un senso alla sua identità primordiale: quella di conquistatore. Chi vuole ridere, a questo punto, è libero di farlo: di stereotipi ne avete letti abbastanza. Ma ogni stereotipo contiene un fondo di verità, e questo non fa eccezione. Dire che un’auto rombante trasforma il maschio più tranquillo in un macho sicuro di sé non è un luogo comune: è un’affermazione scientifica. G Ricercatori canadesi hanno infatti provato a confrontarsi con il rapporto uomo-auto, e il risultato conferma quello che uno si sarebbe potuto aspettare. È proprio vero che l’auto di grossa cilindrata, il coupé, la fuoriserie, fa sentire l’uomo più uomo. Lo studio, pubblicato su Organizational Behavior and Human Decision Process, una rivista di psicologia britannica, dimostra che guidare ad esempio una Porsche da 100 mila euro, in particolare su un percorso dove si possano sfoggiare le sue prepotenti caratteristiche, fa immediatamente salire il livello di testosterone, l’ormone della virilità e della aggressività maschile. Non solo: la ricerca ha anche verificato che vale il contrario, veicolo si avvicina ai 1000 chilometri orari, inoltre, produce un’onda frontale di calore che liquefa la terra che gli si trova davanti, per cui le ruote devono praticamente segare il terreno anziché rotolarci sopra. E mentre il veicolo accelera in 40 secondi da zero a 1600 chilometri orari, il pilota Green sarà schiacciato da una forza di due volte e mezzo il suo peso corporeo, il ovvero che guidare per esempio una vecchia e un po’ scassata utilitaria ha l’effetto opposto, fa scendere il livello di testosterone. L’uomo, insomma, reagisce come il pavone che tira fuori la coda: nella convinzione, a quanto pare comune a volatili ed umani, che un’esibizione di cospicua bellezza sia il sistema migliore per attirare l’attenzione femminile. «Gli uomini usano le automobili per pubblicizzare la loro ricchezza, quale segnale della loro potenza», commentano gli autori della ricerca. «Considerano dunque la macchina un’estensione di se stessi, e non a caso le alimentano, le lavano, le curano, tengono conto di come invecchiano. Sono evidentemente convinti che sangue gli andrà alla testa, potrà perdere i sensi. Nella fase di decelerazione, la forza sarà ancora più grande. Lui si allena volando su un caccia a testa in giù sopra la campagna inglese, ma nessuno sa come reagirà al volante del Bloodhound. Il test dovrebbe svolgersi nel deserto del Sud Africa, a meno che il Dubai non mantenga la promessa di costruire una pista apposita: tenuto conto che quest’auto, ma sì, chiamiamola così, fagocita l’equivalente di 4 campi da calcio ogni secondo, ha bisogno di un’area lunga almeno 18 chilometri e larga 500 metri per tentare la sua corsa. Gli americani sperano di vincere con il loro veicolo, battezzato North American Eagle, gli australiani con il loro, Aussie Invader. Ma il Bloodhound conta di batterli, con la benedizione degli sponsor e del ministro della Scienza britannico, che appoggia l’iniziativa sperando che serva a stimolare sempre più giovani a studiare le scienze. © RIPRODUZIONE RISERVATA possedere l’auto giusta sia l’equivalente di possedere una forte carica di fascino sessuale, capace di renderli irresistibili agli occhi delle donne». L’elemento economico è dominante: apparendo al volante di una Porsche o di una Aston Martin, di una Maserati o di una Ferrari, gli uomini «fanno sapere agli altri che essi sono in grado di affrontare considerevoli costi finanziari», conclude la ricerca, e quindi utilizzano il potere dei soldi come un richiamo di valore e di forza. E poi c’è l’elemento della velocità, della bellezza, del rombo del motore, anche quello una sorta di corteggiamento a quattro ruote. L’autorevolezza di Organizational Behaviour è indubbia, perciò non c’è dubbio che si tratta di una ricerca seria. Peccato soltanto che l’abbiano limitata agli uomini: sarebbe interessante sapere anche l’effetto che fa, alle donne, vedere un maschio su una Porsche, o guidarne una. (e. f.) © RIPRODUZIONE RISERVATA