Riunione di Consiglio del 20.02.2015

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Riunione di Consiglio del 20.02.2015
Riunione di Consiglio
OGGETTO:
del
20.02.2015- 1
delibera n.
ACCORPAMENTO TRA LE CAMERE DI COMMERCIO DI
TREVISO E BELLUNO AI SENSI DELL’ARTICOLO 1 COMMA
5 DELLA LEGGE N. 580/1993 S.M.I. - DETERMINAZIONI
Nell'anno duemilaquindici addì 20 del mese di febbraio presso la CAMERA
DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TREVISO
si è riunito il Consiglio Camerale alle ore 14:45. Alla trattazione dell'argomento in
oggetto risultano:
Presenti:
il Presidente: dott. Nicola Tognana
il Vicepresidente: sig. Mario Pozza
i Consiglieri sigg.: Paolino Barbiero, ing. Angelo Basso, geom.
Oscar Bernardi, m.a Giuliana Bettiol, cav. Fulvio Brunetta, avv.
Federico Capraro, dott. Roberto De Lorenzi, cav. Sergio De
Stefani, Cristian Foscarini, dott. Lodovico Giustiniani, rag.
Giuseppe Grande, Giancarlo Guidolin, Maria Adele Lisi,
Katia Marchesin, Piergiovanni Maschietto, geom. Enrico
Maset, dott. ing. Luciano Miotto, m.a Margherita Pagotto, rag.
Michele Paludetti, Ennio Piovesan, Guido Pomini, dott. Franco
Rosi, cav. uff. Renato Salvadori, Vendemiano Sartor, Pierluigi
Sartorello, dott. Alessandro Vardanega, rag. Andrea Zanchetta,
rag. Antonio Zigoni
i Revisori dei conti: dott. Salvatore De Rosa - Presidente,
dott.ssa Mirella Ferlazzo, dott. Luca Girotto
Assenti Giustificati:
i Consiglieri sigg.: Alessandro Conte, p.i. Silvano Pavan
Segretario:
dott. Marco D'Eredità – Segretario Generale della Camera di
Commercio
Assiste:
rag. Giuseppina Gobbetto – Funzionario camerale.
Su invito del Presidente, riferisce il Segretario Generale:
Si ricorda che la Giunta, con proprio provvedimento n. 215 del 21
novembre 2014, aveva dato l’assenso preliminare all’operazione di
accorpamento con la Camera di Commercio di Belluno previa analisi di un
piano economico finanziario e di una relazione illustrativa.
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del
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delibera n.
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Analogo provvedimento è stato adottato dalla Giunta Camerale di Belluno (n.
115 del 25 novembre 2014).
I rispettivi Consigli sono stati opportunamente informati nelle riunioni
del 5 dicembre per Treviso e del 9 dicembre 2014 per Belluno.
Si ricorda altresì che l’accorpamento è disciplinato dall’attuale
normativa sulle Camere di Commercio all’articolo 1 comma 5 della legge n.
580/1993 smi.
La Giunta della Camera di Commercio di Treviso, riunitasi il 13
febbraio u.s., ha alla luce degli approfondimenti effettuati, con provvedimento
n. 20 ha deliberato di proporre al Consiglio l’accorpamento in esame,
confermando la valenza del progetto sul piano strategico, ma con la
consapevolezza che dovrà essere avviato un profondo piano di ristrutturazione
al fine di efficientare la nuova struttura camerale. La Giunta camerale di
Belluno ha adottato analogo provvedimento con delibera n. 12 del 17 febbraio
2015.
L’operazione trae innegabilmente lo spunto dall’impulso
all’aggregazione tra Enti camerali, in ottica di riduzione del loro numero e di
razionalizzazione delle attività (con evidenti economie di gestione), anche al
fine di mantenere capacità di intervento a sostegno dei sistemi economici, pur a
fronte della progressiva riduzione dei proventi da diritto annuale previsti da
normativa intervenuta nel corso del 2014 (D.L. 90/2014 convertito con
modificazioni in L. 114/2014).
Per quanto riguarda le realtà di Treviso e Belluno, è bene riconsiderare
le valutazioni di affinità dei due sistemi economici già espresse, ma che di
seguito si riportano.
Come primo spunto di valutazione, si rappresenta che totale delle
imprese annotate, con la specifica di quelle artigiane, ai due Registri Imprese al
4° trimestre 2014 è il seguente (fonte banca dati Infocamere – Stock View):
Unità locali registrate ed attive al 31.12.2014.
Provincia di BL, TV e totale TV-BL
Unità locali artigiane registrate ed attive al 31.12.2014.
Provincia di BL, TV e totale TV-BL
BELLUNO
BELLUNO
Tipo Localizzazione
Registrate
Sede
16.213
U.L. con sede in PV
2.628
1.a U.L. con sede F.PV
1.065
Altre U.L. con sede F.PV
521
Grand Total
20.427
Attive
14.756
2.488
1.052
520
18.816
Tipo Localizzazione
Registrate
Sede Artigiana
5.230
U.L. Artigiana
309
Altre U.L.
389
Grand Total
5.928
Peso UL artigiane su totale
29,0
Attive
5.216
309
387
5.912
31,4
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TREVISO
del
20.02.2015- 3
delibera n.
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TREVISO
Tipo Localizzazione
Registrate
Sede
90.149
U.L. con sede in PV
11.846
1.a U.L. con sede F.PV
4.192
Altre U.L. con sede F.PV
1.636
Grand Total
107.823
Attive
80.881
11.020
4.076
1.627
97.604
Tipo Localizzazione
Registrate
Sede Artigiana
23.865
U.L. Artigiana
517
Altre U.L.
1.967
Grand Total
26.349
Peso UL artigiane su totale
24,4
TREVISO+BELLUNO
TREVISO+BELLUNO
Tipo Localizzazione
Registrate
Attive
Sede
106.362
95.637
U.L. con sede in PV
14.474
13.508
1.a U.L. con sede F.PV
5.257
5.128
Altre U.L. con sede F.PV
2.157
2.147
Grand Total
128.250 116.420
Tipo Localizzazione
Registrate
Sede Artigiana
29.095
U.L. Artigiana
826
Altre U.L.
2.356
Grand Total
32.277
Peso UL artigiane su totale
25,2
Attive
23.757
514
1.956
26.227
26,9
Attive
28.973
823
2.343
32.139
27,6
N.B.: Le consistenze sono calcolate al netto della classe di natura giuridica "Persona Fisica", introdotta per effetto
della Direttiva dei servizi, in quanto trattasi della regolarizzazione di persone non costituite in forma d'impresa.
Ma al di là del numero delle imprese, dei presunti proventi da diritto
annuale e del dato di organico, si evidenzia come il progetto di accorpamento
tra le due Camere di Commercio, oltre alle motivazioni su esposte, risponda
anche e soprattutto ad un disegno strategico per lo sviluppo dei territori e dovrà
essere garantito un preciso e mirato sostegno dei territori provinciali con dei
presidi ben articolati sull’area vasta in cui insisterà il nuovo Ente.
La proposta in esame deve essere non tanto legata esclusivamente ad
un parametro numerico, ma ad un disegno strategico che risponde a quale
struttura camerale è più congrua per la risposta delle esigenze alle imprese
insediate nei nostri territori.
Ci sono a tal proposito diverse puntualizzazioni e considerazioni da
tenere ben presente nello sviluppo del progetto, come di seguito si espone.
A)
Il totale delle imprese e delle unità locali fra Treviso e Belluno e il
peso occupazionale dei settori
L’analisi per imprese attive permette di iniziare a valutare anche il peso
economico del territorio e dei vari settori in termini occupazionali. Sono circa
96.000 le sedi di imprese attive, cui fanno riferimento quasi 361.000 addetti,
che verrebbe a rappresentare quasi il 22% dell’economia regionale.
Prendendo dunque a riferimento gli addetti alle sedi d’impresa nel nuovo
ambito territoriale, il peso dei comparti economici risulterebbe il seguente:
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B)
del
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Il manifatturiero peserebbe per il 37,4% (con quasi 135.000 addetti),
contro il 31,6% a livello veneto);
L’edilizia peserebbe per il 9,5% (con circa 34.000 addetti);
Nell’agricoltura (al netto delle aziende agricole fuori obbligo di
iscrizione al Registro Imprese) su conterebbero quasi 19.500 addetti,
pari al 5,4% del totale addetti del territorio;
Tolto infine uno 0,9% di addetti relativo alle “altre industrie” il restante
45,9% degli addetti si spalmerebbe nei diversi comparti del terziario:
15,5% (56.600 addetto) nel commercio (ingrosso e dettaglio);
7,1% (25.600) nel turismo e pubblici esercizi, con un inevitabile
maggiore peso della provincia di Belluno nel settore
dell’alberghiero e affini;
18,4% (66.500 addetti) nel terziario per le imprese
5,8% (quasi 21.000 addetti) nei servizi alla persona
Specificità e affinità economiche nel nuovo ambito territoriale
allargato
Le specificità dell’economia bellunese, centrate sul turismo montano e
sull’occhialeria, sono note; così come sono altrettanto note le vocazioni di
Treviso per lo Sportsystem, la meccanica o l’arredo.
In questa sede, tuttavia, in prospettiva di un accorpamento delle Camere di
Commercio di Treviso e Belluno, ha più senso focalizzarsi sulle affinità
economiche fra i territori e, più in dettaglio, su quelle possibili contiguità (per
distribuzione e concentrazione di certi settori) che possono tradursi in temi
comuni di sviluppo locale, da affrontare con un’unica regia, in modo armonico.
Ciò allo scopo di far percepire ad entrambe le comunità economiche i benefici
della fusione. Dando enfasi, e risposte concrete, agli interessi convergenti,
piuttosto che incagliarsi da subito in tematiche oggetto di interessi contrapposti,
che pur ci sono. Inoltre, lavorare sulle possibili affinità e contiguità del nuovo
perimetro territoriale pare una buona strategia per depotenziare le divisioni
economiche e sociali acuitesi negli ultimi tempi fra parte alta e bassa del
bellunese.
In quest’ottica, se si ritiene condivisibile questo approccio, la prima macroaffinità che emerge, da una prima lettura dei dati, riguarda la forte vocazione
manifatturiera del nuovo ambito territoriale: sia a Treviso che a Belluno il
comparto pesa per oltre il 37% sul totale addetti provinciale. Questa vocazione,
ancor prima di entrare nello specifico settoriale, si porta dietro con sé due temi:
1.
Il terziario a supporto delle imprese: da anni le diverse analisi condotte
sulle traiettorie di sviluppo dell’industria veneta hanno posto in
evidenza le forti correlazioni esistenti tra manifatturiero e terziario,
assodato che la struttura imprenditoriale tipica di entrambe i territori,
centrata sulla piccola dimensione, non può più di tanto incorporare
intelligenza terziaria, ma ha bisogno di questa intelligenza nel territorio,
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come estensione naturale del proprio confine d’impresa. Da qui il tema
dei network misti, del ruolo degli integratori, delle professionalità, del
rapporto tra terziario, impresa e centri di ricerca;
2.
Il secondo tema che discende da una forte vocazione manifatturiera
riguarda la meccanica. Il comparto, considerato il nuovo perimetro
territoriale, si articolerebbe in 4.200 aziende per oltre 50.000 addetti (sui
222.000 del Veneto). Questo comparto non solo è popolato di player che
stanno sui mercati finali, ma da molti terzisti e componentisti che
lavorano su segmenti di nicchia, che hanno importanti competenze
specialistiche, che sono inclusi in filiere transnazionali, ma che sempre
più hanno bisogno di un supporto (formativo, tecnologico, strategico)
per capire come evolvono i mercati, le tecnologie di processo, i quadri
normativi, a valle dei loro pur importanti committenti industriali. Per
questo polo della meccanica, e in particolare per quel sottoinsieme di
imprese che popola la parte “a monte” della filiera (rispetto ai mercati
finali), ci sarà insomma sempre più bisogno di azioni di
accompagnamento che facilitino, in generale, l’evoluzione dei modelli
di business.
Ma altre affinità/contiguità possono essere evidenziate, passando ad un livello
di analisi di maggiore dettaglio.
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La stessa filiera dell’occhialeria, per quanto storicamente nata e
sviluppatasi nel bellunese, ormai non può dirsi più auto contenuta in
quel territorio. Se a Belluno le imprese sono 283 e gli addetti superano i
10.800 (certamente anche per effetto del conteggio di tutti gli addetti
che fanno capo a Luxottica nelle varie unità locali, e senza contare
l’industria degli astucci per occhiali, purtroppo “affondata” in un codice
ATECO troppo generico), anche a Treviso si contano 244 imprese per
oltre 2.500 addetti (di cui 600 occupati in uno stabilimento di Luxottica
localizzato a Pederobba) insediati soprattutto nei comuni della
pedemontana a confine tra le due province. C’è poi da considerare
un’area di sovrapposizione, difficilmente quantificabile per via
statistica, tra lo Sportsystem di Montebelluna e l’occhiale sportivo
(anche in termini di servizi di design e prototipazione). Infine altri spillover della filiera su entrambe i territori riguardano le lavorazioni
affidate al terzo settore (cooperative di tipo B);
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specularmente all’occhialeria (che è discesa da nord verso sud), l’inox
valley (nata storicamente attorno allo stabilimento Zoppas di
Conegliano) non solo si è fusa con l’area della Zanussi di Pordenone,
ma progressivamente si è espansa anche verso l’Alpago e la valle del
Piave, nella quale operano importanti aziende leader nella filiera del
freddo (quando è stato riconosciuto il Distretto veneto del
condizionamento e della refrigerazione industriale assai numerose sono
state le adesioni di imprese bellunesi legate al “polo del freddo”).
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delibera n.
Considerando i produttori finali, e i segmenti dei motori elettrici, di
pompe e compressori, la filiera dell’elettrodomestico (consumer e
professional) si articola in 148 aziende per oltre 4.500 addetti. Se si
considera soltanto la produzione di elettrodomestici, i 3.800 addetti (che
non includono gli addetti dello stabilimento Electrolux di Susegana,
perché conteggiati su Pordenone) rappresentano il 53% degli addetti
regionali del settore. Senza considerare che ormai una quota parte di
produzioni, per l’elettrodomestico di consumo, sono effettuate
all’estero;
un’altra attività manifatturiera che trova espressione di continuità tra le
due province è il distretto dei sistemi per l’illuminazione. Le imprese
localizzate in provincia di Belluno, sostanzialmente a Quero e ad Alano,
non sono molte, ma rappresentano l’ultima propaggine di un insieme
più articolato e diffuso nella pianura (Treviso, Padova e Venezia);
connesso a queste filiere, è da considerare anche il settore degli
stampaggi in plastica. La sua valenza è ormai quella di un settore
trasversale a più filiere: non solo occhialeria ed elettrodomestico, ma
anche sportsystem, automotive, componenti d’arredo. Ed è da
evidenziare, come, grazie a questa diversificazione, l’interscambio
internazionale della gomma e della plastica si sia dimostrato tra i più
resilienti durante questi anni di crisi, maturando significativi incrementi,
soprattutto nei nuovi mercati. Tentando una prima grossolana
georeferenziazione del settore, è interessante evidenziare come esso si
sviluppi su tre “poli” del nuovo ambito territoriale: l’opitergino, il
montebellunese, e la valle del Piave (da Feltre fino a Longarone). In
tutto fanno 378 imprese per oltre 6.700 addetti. Certo, il grosso si trova
in territorio trevigiano. Ma non è peregrino ipotizzare che il territorio di
Treviso-Belluno possa candidarsi ad essere uno dei poli produttivi della
plastica più importante del Veneto, e sicuramente d’Italia: tenuto conto
che l’altro importante cluster italiano sulla gomma plastica -distretto del
Sebino, nel bergamasco- è più specializzato nei prodotti in gomma e
nelle guarnizioni (infatti è denominato “Rubber valley”). Questa presa
d’atto potrebbe comportare importanti azioni di supporto sia sul piano
del trasferimento tecnologico (a sviluppo di quanto storicamente fatto
da strutture camerali come la ex azienda speciale Treviso Tecnologia,
oggi confluita nella società T2i scarl), sia sul piano di un forte
investimento in una filiera formativa dedicata;
restando al manifatturiero, un’altra importante contiguità può essere
data dall’industria del legno, vista in connessione non solo con il
distretto del mobile del Livenza (che, in realtà, lavora prevalentemente
su pannelli realizzati a partire da derivati dal legno), ma con la
carpenteria in legno per l’edilizia, la bioedilizia, nonché la filiera delle
energie rinnovabili. Fra Treviso e Belluno si contano 1.261 imprese che
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lavorano/trasformano il legno, per quasi 6.800 addetti (di cui 1.000 nel
bellunese). Una realtà che, in termini occupazionali, rappresenta il 40%
del settore a livello regionale. Legno e bioedilizia potrebbero essere,
inoltre, un’interessante “accoppiata”, sia per ridisegnare un nuovo ciclo
di sviluppo per il comparto costruzioni, gravemente colpito dalla crisi,
sia anche per ricentrare la filiera tra Belluno e Treviso, rispetto alle
interconnessioni/cooptazioni con imprese altoatesine. Entrambe i
territori vantano storiche scuole edili, ed una elevata professionalità
della manodopera. Si aggiunga che la più ampia varietà orografica,
climatica e architetturale derivante dal nuovo ambito territoriale può
mettere in moto diverse forme di declinazione della casa in bioedilizia
(e di ricerca sui materiali), non necessariamente legata agli standard
montani (e in particolare agli standard di “Casaclima”, che finora ha
fatto da “dominus” nel mercato);
si è menzionata la filiera delle energie rinnovabili. Esiste già un distretto
delle energie rinnovabili costituito a Belluno. Ma il tema, al di là della
costituzione del distretto, può essere certamente un’altra “contiguità” da
coltivare, fra Treviso e Belluno: tenuto conto dell’asse del Piave (e della
necessità di un suo utilizzo che contemperi meglio esigenze ambientali,
agricole ed energetiche); tenuto conto dei diversi salti idrici che meglio
si presterebbero ad accogliere impianti idroelettrici di piccola taglia,
assai più rispettosi dell’ambiente, e più in grado di trasferire da subito
vantaggi alle comunità locali attraverso smart grid, all’insegna di un
paradigma di produzione energetica “diffusa” e non solo concentrata
nelle grandi centrali. Attualmente, prendendo a riferimento il settore
della produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica, si
contano 148 imprese, per 91 addetti: cui vanno subito aggiunti i ca.
1702 addetti operanti nelle unita locali di Enel (divisioni Produzione e
Green Power);
attorno alla pedemontana trevigiana e bellunese c’è da considerare
infine la filiera del latte e del formaggio, sia intesa come classica rete
del valore che va dagli allevamenti alla trasformazione industriale,
trainata nel territorio da tre storici player come LatteBusche, Latteria
Soligo e Latteria del Montello (marchio Nonno Nanni); sia intesa, in
senso più ampio, come sistema di allevamenti, malghe, prodotti DOP e
turismo di montagna che trova le sue più importanti epifanie nelle
economie rurali dal Grappa al Cansiglio. Limitandosi a contare le
attività del primario e del secondario riconducibili alla filiera del latte
(lasciando fuori dunque agriturismi, bed & breakfast e affini), operano
tra Treviso e Belluno oltre 1.500 realtà (il grosso sono allevamenti di
bovini da latte) per 3.600 addetti (il 37% dei quali impiegato
nell’industria lattiero-casearia). E’ un sistema che, in termini
occupazionali, rappresenta il 42,5% del totale addetti di settore a livello
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regionale. Ma è facilmente intuibile come questo sistema possa essere il
driver di un turismo esperienziale, legato al ben-vivere, alla riscoperta
dei cibi e dei cicli naturali, come anche alle diverse pratiche sportive
all’aria aperta (non massive come lo sci), che tuttavia esige sia veicolato
come una proposta integrata, non frammentata come è oggi;
in una prospettiva squisitamente legata all’offerta turistica, l’area
pedemontana trevigiana e bellunese unita dalla catena prealpina
presenta molti punti di attrazione (che dovrebbero essere adeguatamente
sviluppati e integrati): per la qualità dei paesaggi (e i diversi sport che si
possono praticare, dallo sci, al trekking, ai percorsi in mountain bike, al
divertimento acquatico nei diversi laghi); per le vicende storiche legate
alla prima guerra mondiale e ai suoi simboli (dal Cansiglio al Passo S.
Boldo); per le bellezze architettoniche (dall’Abbazia camaldolese di
Follina, a Serravalle, a Belluno, Feltre e i castelli che punteggiano la
valle del Piave); per i Musei delle tradizioni (della Bicicletta a
Cesiomaggiore, dello Scarpone a Montebelluna, sulla civiltà contadina a
Susegana); per il sistema dei Teatri (Belluno, Vittorio Veneto,
Conegliano, in primis); per naturalmente i notevoli spunti
enogastronomici, e per molte altre cose che sicuramente possono
alimentare un’offerta ricca quanto diffusa); infine strategica potrà essere
una azione sinergica che sfrutti il polo aeroportuale di Treviso;
in tema di agricoltura c’è poi da governare l’integrazione/espansione
della filiera del prosecco (dal trevigiano al bellunese) e della
coltivazione della mela (dal trentino al bellunese). L’aggancio con
filiere in grado di assicurare all’agricoltura redditività deve essere visto
in termini positivi. Al tempo stesso, accanto alla redditività devono
essere affiancati i concetti di sostenibilità ambientale e di “valore della
varietà e della tipicità”. Il tema della sostenibilità ambientale è stato
affrontato da alcuni Comuni nel distretto trevigiano del Prosecco, e
dunque alcune soluzioni regolamentari, che contemperano esigenze dei
produttori e delle comunità, possono essere diffuse come buone
pratiche. Inoltre un ulteriore punto di riequilibrio tra filiere
agroalimentari intensive e filiere della tipicità passa per il rafforzamento
delle secondo, attraverso azioni di integrazione a valle dei produttori, e
di promozione sui mercati. Politiche che possono acquisire ancor più
massa critica se fatte in modo congiunto, sia sul versante trevigiano che
bellunese. Con i Poli fieristici di Longarone e Santa Lucia di Piave che
sviluppano sinergie fra loro;
un ulteriore capitolo, tutto da scrivere, potrebbe essere quello dei
mestieri artigiani, diffusi fra Treviso e Belluno. Anche in questo caso, la
statistica aiuta poco a cogliere eventuali specificità. Partendo da
informazioni storiche acquisite, i mestieri che nei due territori hanno
lungo tradizione storica sono quelli della lavorazione del ferro battuto,
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della lana, della pasta fresca artigianale, della trasformazione alimentare
(gelati, marmellate). Solo per restare al ferro battuto si contano, fra
Treviso e Belluno, 255 imprese per oltre 1.000 addetti. La mappatura di
queste lavorazioni, potrebbe dare luogo ad iniziative promozionali di
sistema, nonché alla valorizzazione dei saperi che vi ruotano attorno,
della loro storia, cosi come della possibilità di agganciare tradizione
con futuro (con l’innesto ad esempio delle tecnologie 3D, ove possibile,
come si sta facendo per l’orafo);
trasversale ai settori economici, c’è il tema delle infrastrutture, che
certamente si presta a essere governato sviluppando uno sguardo
complessivo sulle esigenze del nuovo perimetro territoriale. Molti i temi
che potrebbero avvantaggiarsi di una politica coordinata. Se ne
segnalano di seguito alcuni:
la riprogettazione delle aree industriali/commerciali (anche a
seguito della chiusura di imprese per effetto della crisi): sia per
ridurne la frammentarietà, sia per sviluppare modalità di
gestione avanzata secondo l’approccio APEA (aree
ecologicamente attrezzate);
sistemi viari che facilitino l’accesso agli assi autostradali (in
particolare con riferimento al punto d’intersezione tra asse
feltrino e futura pedemontana)
la mobilità pubblica integrata, per estensione del modello di
integrazione compiuto nel trevigiano;
il potenziamento della ferrovia verso Calalzo come volano di
attrattività turistica. Tale ferrovia, in mano agli svizzeri, sarebbe
tutt’altra cosa oggi. Ma già il modello “San Candido”, le forme
di integrazione treno+bici, con strutture ricettive e di servizio
adeguate, potrebbero rappresentare un significativo passo in
avanti;
direttamente connesso al precedente punto: un sistema di piste
ciclabili interconnesse (e adeguatamente promosse): non solo per
la percorrenza interna alle Prealpi, ma anche in logica di accesso
dalle città alle Prealpi.
A fronte di queste valutazioni, il sostegno ai sistemi economici dei due
territori potrebbe essere rafforzato mediante l’accesso ai fondi strutturali
della tornata 2014 – 2020, azione che potrebbe essere più semplice per un
soggetto con queste caratteristiche in strettissima sinergia con
l’Unioncamere Nazionale e del Veneto;
Infine, una questione che dovrà essere attentamente valutata in chiave
strategica è quello della razionalizzazione, lo sviluppo e della interazione
strategica delle partecipazioni esistenti in enti e società da parte delle due
Camere di Commercio, così da ottimizzare l’offerta di servizi alle imprese
allargata all’intero territorio.
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Dovranno comunque essere salvaguardate alcune specificità dei
territori. In questo senso la definizione di uno Statuto che tuteli queste
caratteristiche e consenta di prevedere una “governance” dell’Ente costituendo
tale da mantenere adeguate rappresentanze dei territori stessi, contribuirà a
perseguire questo obiettivo.
Ovviamente il progetto di accorpamento tra le due strutture non vuole
essere visto come autarchico rispetto ai rapporti con le consorelle venete o
all’Unioncamere Nazionale, anzi si dovrà comunque perseguire un metodo di
razionalizzazione e gestione associata di talune funzioni.
Il progetto, si ricorda, è già stato illustrato alle Associazioni produttive
dei due territori, riscontrando generale consenso e massima condivisione,
elementi decisivi di supporto dell'intera operazione e di garanzia anche in vista
del prossimo rinnovo degli organi e della riorganizzazione della governance del
nuovo Ente.
Si ricorda brevemente l’iter amministrativo da seguire per addivenire
all’accorpamento.
La norma di riferimento è l’articolo 1 comma 5 della legge 580/1993
s.m.i., che detta una scarna disciplina della procedura.
Il Consiglio oggi è chiamato a deliberare l’accorpamento che dovrà
con la maggioranza dei 2/3 dei componenti il Consiglio (22 su 32).
Una volta che i due Consigli di Treviso e di Belluno avranno
deliberato l’accorpamento, le due delibere dovranno essere trasmesse al
Ministero dello Sviluppo Economico per il relativo iter, che prevede anche
l’acquisizione del parere della Conferenza Stato Regioni. L'obiettivo è di
inviare le delibere dei due Consigli camerali al Ministero dello Sviluppo
Economico entro il 28 febbraio p.v., così da consentire alla Camera di Belluno
di beneficiare del sostegno (almeno per il 2015) del Fondo di Perequazione
destinato alla CCIAA in rigidità di bilancio.
E’ opportuno che la delibera consiliare indichi alcuni elementi come il
nome che intende assumere la nuova struttura e l’ubicazione della sede legale.
A tal proposito si propone che la nuova struttura assuma il nome di
“Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Treviso e
Belluno” ed abbia come sede legale Treviso, P.zza Borsa 3/b e come sede
secondaria Belluno, P.zza S. Stefano 15/17.
Si rappresenta inoltre che, a seguito delle prime proposte di
accorpamento deliberate dalle rispettive Giunte delle due strutture si è
proceduto, congiuntamente, a redigere un piano economico finanziario
(denominato negli schemi piano economico) relativo all’accorpamento
accompagnato da una relazione illustrativa, inviata ai Consiglieri e Revisori
unitamente all’ordine del giorno.
Dall’esame del piano economico finanziario delle due strutture nonché
della relazione illustrativa, si evidenzia la sostenibilità economico
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dell’accorpamento nel triennio considerato, che nella peggiore delle ipotesi
lascia risorse per interventi economici per 3 milioni di €. Chiaramente in
relazione a decisioni favorevoli all’accorpamento si dovrà attivare un profondo
piano di ristrutturazione per ottimizzare la gestione e l’organizzazione, con
conseguenti economie di scala. Alcune opzioni in merito, va detto, non sono
state considerate nell’attuale piano, essendo da ritenersi oggetto di valutazione
da parte dei costituendi organi.
Si ricorda altresì che, essendo imminente l'avvio delle procedure di
rinnovo del Consiglio camerale della Camera di Treviso, a seguito di contatti
sia con il MISE che con l’Unione Nazionale e tenuto conto di quanto
analogamente avvenuto per le consorelle di Venezia e Rovigo, l’eventuale
Decreto Ministeriale che statuirà la istituzione della nuova Camera di
Commercio dovrebbe prevedere l’interruzione delle procedure di rinnovo,
stabilendo un regime di prorogatio degli attuali organi fino alla costituzione del
nuovo Consiglio che eleggerà nuovi Presidente e Giunta.
Al riguardo, nell’ipotesi di accorpamento, sulla base delle consistenze
numeriche e degli altri parametri stabiliti dalla legge ed oggi disponibili
ufficialmente (fonte MISE – Decreto direttoriale 5.6.2014 – dati al 31.12.2013 pubblicato sul sito istituzionale MISE), la composizione del nuovo Consiglio
Camerale verrebbe così a determinarsi:
Settore
Agricoltura
Artigianato
Industria
Commercio
Cooperazione
Turismo
Trasporti e Spedizioni
Credito e Assicurazioni
Servizi alle imprese
Consumatori
Sindacati
Consulta professioni
Totale
Seggi
2
6
7
5
1
2
1
1 (ipotesi di apparentamento)
5
1
1
1
33
Il Presidente apre la discussione.
Il Consigliere Barbiero osserva l’incidenza di taluni costi nella futura
struttura, quali quelli del personale e di funzionamento rispetto a quelli per gli
interventi economici sul totale degli oneri; sul punto auspica adeguate
riflessioni affinché, pur tutelando i lavoratori, nel contempo sia assicurata una
dignitosa azione di sostegno allo sviluppo economico del territorio. Riterrebbe
utile fin d’ora un confronto sul tema.
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Il Consigliere Zanchetta condivide la posizione del collega Barbiero.
Per quanto attiene gli oneri della struttura, il Segretario Generale, sotto
il profilo tecnico, fa presente che gli oneri del personale sono stati previsti in
importo sostanzialmente commisurato alla attuale dotazione organica
complessiva. In questa fase non si è in condizione di valutare e decidere
eventuali sostanziali modifiche della struttura, compito che si ritiene competa
ai nuovi organi camerali, alla luce delle effettive attività da svolgere – alla luce
di quella che sarà anche la riforma annunciata degli enti camerali - che
comprendono non solo la gestione degli stanziamenti per interventi economici,
bensì la gestione dell’intero bilancio e di tutte le attività e servizi assegnati
all’Ente. Ribadisce che al momento non sono a disposizione i dati tecnici
necessari per effettuare scelte particolari e delicate di razionalizzazione. Egli
fa presente infine che negli ultimi anni la Giunta camerale ha annualmente
definito la dotazione di personale e il personale in servizio risulta anche
inferiore alla dotazione organica deliberata.
Il Consigliere Vardanega ritiene necessario che il futuro Ente preveda
una revisione dei processi e una riorganizzazione generale, in ottica di
ottimizzazione ed efficientamento nell’interesse dei territori e delle imprese.
Il Vicepresidente Pozza, pur riconoscendo le diverse incognite che si
presentano all’orizzonte, fa presente che, come emerso in sede di Giunta, sarà
necessario che la futura Camera si impegni in azioni positive per
l’efficientamento della nuova struttura a favore della competitività
dell’economia del territorio.
Il Presidente sottolinea come già dal 2015 la riduzione delle entrate da
diritto annuale possa influire sul rapporto risorse umane e interventi economici.
Sul punto, il Segretario Generale fa presente che, sotto il profilo
tecnico, corre l’obbligo di considerare che l’Ente camerale è un ente che eroga
principalmente servizi alle imprese e ai consumatori; pertanto per la tipologia
dell’organizzazione - come per tutte le imprese di servizi di una certa
dimensione - è rilevante il costo del personale, diversamente da quanto si
verifica nelle imprese manifatturiere.
Infine, circa la denominazione, si fa presente che la Giunta di Belluno
ha proposto che la nuova struttura assuma il nome di Camera di Commercio
Industria Artigianato e Agricoltura di Treviso – Belluno. Il Consiglio di
Treviso si dichiara disponibile ad accogliere la proposta.
Terminati gli interventi, il Presidente propone di procedere alla
votazione della proposta di accorpamento come sopra descritta.
-
A conclusione, il CONSIGLIO,
udita la relazione del Segretario Generale;
visto il D.L. 90/2014 convertito con modificazioni in L. n. 114/2014, in
particolate l’articolo 28;
vista la circolare del MISE del 26 giugno 2014;
visto l’articolo 1 comma 5 della legge n. 580/1993 e s.m.i.;
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considerata la necessità di rispondere all’esigenza di ridurre l’impatto
negativo del taglio del diritto annuale previsto dal citato D.L. 90/2014
convertito con modificazioni in L. n. 114/2014, come pure di attivare un
percorso di razionalizzazione degli enti camerali, in ottica di un loro
efficientamento;
considerata la valutazione di Unioncamere nazionale che sollecita gli Enti
camerali a mettere in campo un autonomo processo decisionale che porti
ad una razionalizzazione della rete territoriale camerale, adottando
logiche di accorpamento delle circoscrizioni provinciali e perseguendo
economie di scala tra gli attuali territori;
ritenuto opportuno di rinvenire nella Camera di Commercio di Belluno,
per le motivazioni illustrate in premessa, l'Ente camerale più vicino a
quello trevigiano e con il quale appaiono esserci le maggiori sinergie per
lo sviluppo dei due territori, al fine di un accorpamento tra i due Enti;
vista la proposta di procedere all'accorpamento, espressa dalle due Giunte
camerali di Treviso e Belluno, con provvedimenti rispettivamente n. 20
del 13.2 2015 e n. 12 del 17.2 2015;
esaminato il piano economico finanziario e la relativa relazione
illustrativa;
preso atto degli esiti della discussione;
dato atto che al momento del voto sono presenti in sala n. 30 Consiglieri;
con voto palesemente espresso, all’unanimità dei votanti,
DELIBERA
1.
di approvare la proposta di accorpamento della Camera di Commercio di
Treviso con la Consorella di Belluno, sulla base del Piano economicofinanziario e della relazione illustrativa, che formano parte integrante
del presente provvedimento;
2.
di stabilire che la nuova struttura assuma il nome di “Camera di
Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Treviso – Belluno”,
ed abbia come sede legale Treviso, P.zza Borsa 3/b e sede secondaria
Belluno, P.zza S. Stefano 15/17;
3.
di trasmettere la presente deliberazione al Ministero dello Sviluppo
Economico ai sensi dell'art. 1 comma 5 della legge n. 580/1993 e s.m.i.,
per gli adempimenti conseguenti.
----IL SEGRETARIO
IL PRESIDENTE
Marco D’Eredità
Nicola Tognana
Il presente atto è un documento informatico originale in formato PDF/A (e
conforme alle regole tecniche pubblicate nel DPCM 22 febbraio 2013, previste
Riunione di Consiglio
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delibera n.
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documento è sottoscritto con firma digitale (verificabile con i software elencati
sul sito dell'Agenzia per l'Italia digitale). In caso di stampa cartacea
l'indicazione a stampa del soggetto firmatario rende il documento cartaceo con
piena validità legale ai sensi dell'art. 4, comma 4bis del D.L. 18 ottobre 2012 n.
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