L`IMPORTANZA DI GESTIRE IL CREDITO COMMERCIALE
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L`IMPORTANZA DI GESTIRE IL CREDITO COMMERCIALE
L’IMPORTANZA DI GESTIRE IL CREDITO COMMERCIALE di Antonio Farchione Marketing e vendite >> Marketing e management Una qualunque azienda che ricorre al credito commerciale è spinta principalmente dalla volontà di agevolare la propria clientela la quale, dal canto suo, ha la possibilità di acquistare la merce di cui necessita senza immediate risorse finanziarie. Il ricorso al credito, inoltre, agevola la stessa azienda fornitrice che direttamente può influenzare l’andamento del proprio fatturato facendolo crescere più facilmente o, viceversa, causandone la sua riduzione in caso di contrazione della dilazione del credito commerciale. Le motivazioni che spingono le aziende a ricorrere al credito commerciale sono diverse, in particolare si possono enunciare le seguenti: 1. l’opportunità di far leva sulla dilazione per controllare meglio l’acquisto effettuato. Si tratta di una forma di tutela che l’acquirente può trovare vantaggiosa allorquando vuole essere sicuro che le caratteristiche generali e particolari dei beni in suo possesso corrispondano a quelle contrattate. Una eventuale difformità di quanto in suo possesso, potrebbe far scattare una serie di tutele quali la revisione del prezzo originariamente pattuito, o la sospensione del pagamento al fine di ottenere la sostituzione completa o parziale della merce; 2. il vantaggio di valutare l’affidabilità dei debitori. Le imprese, grazie alla possibilità di intrattenere rapporti continuativi con i loro clienti, hanno modo di acquisire una serie di conoscenze che le mettono in grado di avere informazioni circa il settore in cui operano i clienti e, soprattutto, di confrontare il comportamento del debitore con quello di altri acquirenti. In questo modo, le aziende sono dei veri e propri soggetti di intermediazione che si contrappongono ai professionisti dell’intermediazione finanziaria da una parte ed alle imprese debitrici dall’altra; 3. i pagamenti semplificati e sicuri. La presenza di un credito commerciale solleva sempre in capo all’azienda creditrice un problema sulla certezza della riscossione del credito; del resto, il rischio di incorrere in spiacevoli insolvenze potrebbe essere sempre in agguato. Una forma semplice di riscossione è quella affidata, per esempio, al vettore al momento della consegna della merce; questa scelta, però, può essere non solo rischiosa ma anche poco pratica. In altri casi, le aziende si orientano verso forme di pagamento con sistemi elettronici che oltre ad essere di gran lunga più sicuri, sono anche un modo per avere tempestivamente informazioni a livello di cash management che, come è noto, consente periodicamente di avere il monitoraggio dei flussi di cassa in entrata ed in uscita; 4. la maggiore tutela del credito commerciale. Il credito commerciale è considerato sicuramente più autotutelante rispetto ad altre forme di strumenti finanziari a breve termine, nel senso che non necessita di ricorrere al sistema giudiziario in modo automatico. In altri termini, le caratteristiche del credito commerciale consentono una elasticità di gestione e di tutela giuridica in capo all’azienda creditrice (ad esempio, l’entità non sempre così elevata degli importi, i tempi brevi di dilazione, l’azione mirata che il venditore può attuare nei confronti del debitore come la sospensione della fornitura della merce). In particolare, la sospensione della fornitura è una azione sanzionatoria del creditore che sarà tanto più grave per il debitore insolvente, quanto più questo ha un processo produttivo che dipende dal prodotto oggetto della fornitura e quanto più non è in grado nell’immediato di sostituire il fornitore che ha deciso la sospensione della merce; 5. la possibilità di recuperare il credito commerciale in caso si insolvenza. Il credito commerciale nel nostro ordinamento, prevede una garanzia proprietaria sui beni. Secondo il nostro legislatore essi, fino a quando non saranno completamente pagati da parte del debitore, sono di proprietà del venditore. Il nostro ordinamento, inoltre, ha anche recepito attraverso il D.Lgs. 9 ottobre 2002, n. 231, la Direttiva comunitaria sulla tutela dei creditori. Codesta norma, come è noto, tutela i creditori nell’ambito di una transazione commerciale i quali, nel caso dovessero subire un ingiusto ritardo nei pagamenti del prezzo pattuito, attiverebbero automaticamente il meccanismo degli interessi moratori; Pagina 2 di 10 6. la possibilità di generare arbitraggio. Il credito commerciale, come è intuibile, è una forma di finanziamento che il venditore concede al cliente. Agendo in questo modo, il primo si addossa, di fatto, i costi della particolare forma di finanziamento concessa. Dal punto di vista degli acquirenti, la valutazione del credito commerciale va fatta confrontando il costo di un eventuale pagamento anticipato a prezzi ridotti con quello posticipato a prezzi pieni. Come è possibile vedere, da un punto di vista commerciale la concessione di una maggiore dilazione di pagamento è una leva competitiva di non poco conto; nell’ambito del marketing mix, una tale scelta può essere considerata non meno importante del prezzo di vendita; agire sulla dilazione genera una serie di reazioni a catena come l’incremento del fatturato, nonché delle scorte e dei debiti verso i fornitori. LA GESTIONE Da un punto di vista organizzativo, la gestione del credito commerciale finisce solo nel momento in cui si incassa il credito. Questa importante considerazione impone alla risorsa umana che si occupa in azienda del credito commerciale, la conoscenza non solo delle fasi che caratterizzano il ciclo attivo in cui viene collocato il credito, ma anche delle fasi antecedenti nelle quali, per esempio, viene stipulato il contratto con il cliente o inviata la merce allo stesso. Come è intuibile, un qualunque vizio contrattuale, una scarsa chiarezza nell’ordine, una incompletezza o non conformità nella fornitura, ecc. possono, inevitabilmente, compromettere la fatturazione al cliente e, quindi, la successiva gestione del credito. Più specificatamente, le fasi che caratterizzano la gestione del credito commerciale sono: la vendita, la riscossione, il pre-contenzioso ed il contenzioso legale per la riscossione coattiva. I ruoli, le responsabilità e le procedure inerenti questa attività sarebbe il caso che venissero standardizzate e, comunque, riportate nell’ambito di un documento noto come «credit policy». In esso vengono riportate tutte le informazioni affinché la gestione del credito avvenga in maniera lineare, enfatizzando le normali condizioni dei termini di pagamento, la gestione del rischio di credito ed, in particolare, le modalità di concessione del fido, la casistica in cui sospendere la fornitura, le procedure di sollecito ai clienti morosi, le modalità di ricorso al legale, ecc. Nella Tavola 1 viene riportato il flusso relativo alla gestione del credito che inizia con l’informativa sul cliente ed arriva alla riscossione coattiva della somma pattuita in caso di insolvenza dello stesso. IL LIMITE DI CONCESSIONE DEL CREDITO COMMERCIALE Da quanto sopra detto, è chiaro che il credito commerciale è una leva marketing importante ma anche un’arma pericolosa che, in caso di abuso, potrebbe generare uno squilibrio eccessivo sia relativamente al ciclo monetario che al capitale circolante. Come è intuitivo, per quanto un’impresa venda con buoni margini di contribuzione, l’eventuale sfasamento tra l’acquisto immediato di materie prime e la vendita con dilazioni ai clienti, produrrà, inevitabilmente, un certo indebitamento i cui oneri finanziari saranno quanto prima la causa di un abbattimento del margine di contribuzione stesso. Lo scenario appena tracciato, sebbene possa sembrare estremo, non è, però, così irreale; un aggravamento dell’equilibrio del capitale circolante potrebbe dipendere anche da altre circostanze come, ad esempio, ritardi nei pagamenti o insoluti da parte della clientela. Questi ultimi aspetti, infatti, sono causa di un incremento del fabbisogno finanziario. Pagina 3 di 10 Tavola 1: Le fasi della gestione del credito commerciale Pagina 4 di 10 La considerazione appena fatta, non vuole dare l’impressione di sottovalutare, da un punto di vista commerciale, l’importanza di intervenire sulla leva del credito alla clientela, in realtà l’obiettivo di un’azienda dovrebbe essere proprio la mediazione tra le esigenze di mercato, volte a richiedere particolari agevolazioni in fatto di pagamenti, e le esigenze interne aziendali di natura economico-finanziarie. La dilazione di un pagamento a favore di un cliente espone ogni impresa ad un problema di rischio potenziale di insolvenza. Nella pratica operativa il problema viene risolto valutando i singoli clienti; ad ognuno di essi si associa un valore di fido che non deve essere superato in fase di concessione del credito. Per l’affidamento del cliente, è auspicabile che l’azienda assuma una procedura di gestione del credito commerciale che non si discosti molto dalle modalità adottate dalle banche quando affidano i loro stessi clienti. Alla luce di quanto appena detto, è necessario che l’impresa che affida un cliente acquisisca tutta la documentazione per capire oggettivamente se il cliente è dotato di una struttura economico-finanziaria atta a far fronte ai suoi impegni verso il fornitore nel breve periodo; ovviamente, la valutazione è tanto più approfondita quanto più il cliente è importante, ma anche quanto più lo stesso è intenzionato ad acquistare una grande quantità di merce. Dalla statistica è possibile mutuare il metodo della costruzione della curva ABC. Nella Tavola 2, viene riportata una esemplificazione del metodo della curva ABC. Come è possibile vedere, il fatturato della clientela viene opportunamente riorganizzato secondo un ordine decrescente (colonna «c»); nella colonna «d» viene riportata l’incidenza del fatturato di ogni singolo cliente sul fatturato totale; infine, nella colonna «e» vengono inseriti i valori cumulati ottenuti sommando progressivamente il primo importo percentuale della colonna «d» con il successivo, il valore così ottenuto sommato a sua volta con quello immediatamente successivo e così via, come è ovvio l’ultimo valore della colonna «e», corrispondente all’ultimo cliente inserito, riporterà il valore pari a «1». Tavola 2: Esempio di costruzione della curva ABC a Cliente b N° clienti c Fatturato d % e Valori cumulati Remi spa Carlo srl Tardi srl Window spa Qes 77 srl Ravighi srl Massimi srl Alt spa Campi spa Donre srl Velli sas Gatti srl Ganbi srl W54 srl Bed spa 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 1.900 1.850 1.400 900 600 500 450 400 100 92 85 70 65 55 50 0,22 0,21 0,16 0,11 0,07 0,06 0,05 0,05 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,22 0,43 0,59 0,70 0,77 0,83 0,88 0,93 0,94 0,95 0,96 0,97 0,98 0,99 1,00 Totale 8.517 Pagina 5 di 10 Dalla analisi della Tavola 2, è possibile riscontrare che i soli primi 3 clienti assorbono circa il 60% del fatturato complessivo. L’esemplificazione consente di riflettere immediatamente su come l’azienda possa arbitrariamente organizzare la numerosità delle classi di fatturato. Una volta stabilito il numero dei clienti da inglobare in una certa classe di fatturato, sarà più semplice monitorare a cadenza periodica, l’evoluzione del fatturato in capo a quel gruppo di clienti. Nella esemplificazione appena fatta, è intuitivo come una insolvenza di uno o più di uno dei clienti facenti parte della classe di fatturato che assorbe il 60% del totale del fatturato, possa arrecare non pochi problemi a livello di tesoreria, con conseguenze anche da un punto di vista economico-finanziario. La valutazione del fido da concedere ai vari clienti può essere fatta ricorrendo proprio alla curva ABC appena sopra esposta. Il metodo di determinazione del fido alla clientela è abbastanza semplice. Il punto di partenza è l’indebitamento complessivo che l’azienda fornitrice vuole avere nei confronti dei propri istituti di credito e che non intende oltrepassare per non compromettere la propria leva finanziaria. Il livello di credito finanziabile da parte del fornitore è dato, pertanto, dal suddetto livello di indebitamento al netto del valore di magazzino ed al lordo del valore dei debiti verso i fornitori. In concreto, nel caso in cui l’azienda fornitrice dovesse avere a propria disposizione un affidamento bancario pari a € 500.000,00, merce in magazzino per un valore di € 100.000,00 ed, infine, debiti verso fornitori per € 150.000,00, il fido complessivo che, potenzialmente, potrà essere concesso ai clienti sarà pari a € 550.000,00 ovvero: Fidi ai clienti = Affidamenti bancari − Magazzino + Debito v / fornitori = € 500.000,00 − € 100.000,00 + € 150.000,00 = € 550.000,00 Il valore di € 550.000,00 è l’affidamento massimo che l’azienda del nostro esempio può concedere ai propri clienti; il suddetto valore, però, deve essere ripartito tra i vari clienti. Questa ulteriore fase può essere attuata servendosi della curva ABC. A questo proposito, però, è il caso di ricordare che la ripartizione del suddetto fido ai clienti deve tener conto di una serie di aspetti tra cui la dimensione dei clienti stessi (per i clienti di maggiori dimensioni si può decidere di dare un affidamento maggiore qualora si pensa di sviluppare con loro un business più sostenuto), la numerosità delle classi dei clienti che formano la curva ABC, ecc. Nella nostra esemplificazione potremmo comportarci nel seguente modo: fido ai clienti star la cui classe è costituita dai 6 clienti che detengono l’80% circa del fatturato € 550.000,00 * 0,80 : 6 = € 73.333,00 fido ai clienti medi la cui classe è costituita da 4 clienti che detengono il 10% circa del fatturato € 550.000,00 * 0,10 : 4 = € 13.750,00 fido ai clienti minori la cui classe è costituita da 5 clienti che detengono il rimanente 10% circa del fatturato € 550.000,00 * 0,10 : 5 = € 11.000,00 A questo punto, una volta determinato il valore dell’affidamento per categoria di cliente, sarà anche più semplice fare delle considerazioni più approfondite circa il fatturato che, potenzialmente, durante l’anno è possibile realizzare con quel cliente o circa i giorni di dilazione da concedere al cliente. A tal riguardo, il calcolo del fatturato che viene realizzato dal cliente può essere ricavato tramite la seguente proporzione: fatturato potenziale (x) : 365 giorni = fido concesso al cliente : giorni di dilazione media a titolo di esempio, se il fido fosse pari a € 60.000,00, mentre i giorni di dilazione media che si vogliono concedere fossero pari a 90 gg, il fatturato potenziale sarebbe: Pagina 6 di 10 Fatturato potenziale (x) = fido concesso al cliente × 365 gg € 60.000,00 × 365 gg = € 243.333,00 = 90 gg gg dilazione media Di contro, con la stessa logica, è possibile calcolare anche i giorni di dilazione da concedere al cliente, nell’ipotesi in cui fosse noto, invece, il fatturato che si vuole realizzare con il cliente. Per mettere in atto una esemplificazione, si considerino i valori appena sopra riportati, ipotizzando, però, di non conoscere i giorni di dilazione media: fatturato potenziale : 365 giorni = fido concesso al cliente : giorni di dilazione media (x) gg dilazione media (x) = fido concesso al cliente × 365 gg € 60.000,00 × 365 gg = 90 gg = € 243.333,00 fatturato potenziale CONTROLLO CIRCA LA DURATA DEI CREDITI A questo punto un’informazioni ulteriore che interessa approfondire, è la durata dei crediti commerciali. Si tratta di un dato che è possibile calcolare con certezza solo nel momento in cui il pagamento è concretamente avvenuto. È comprensibile, pertanto, che l’informazione sulla durata dei crediti, arrivando ex post, manca di freschezza ed immediatezza. Nella prassi operativa, al fine di ovviare all’inconveniente appena sopra riportato, viene utilizzato uno strumento noto come DSO (Days of Sales Outstanding). La formula si costruisce rapportando la totalità dei crediti riferiti ad un determinato periodo, con il fatturato giornaliero a credito corrispondente a quello stesso periodo. La formula prevede, inoltre, che il fatturato corrisponda a vendite eseguite in maniera costante nel tempo. Al fine di rispettare l’omogeneità dei valori espressi nella formula del DSO, è importante che il fatturato sia comprensivo anche dell’importo dell’Iva, in caso contrario il risultato del DSO sarebbe sovrastimato. Per quanto riguarda i crediti, invece, essi si riferiscono a tutti i crediti verso i clienti, comprensivi degli effetti in circolazione; pertanto, a questo riguardo è importante inserire anche eventuali crediti smobilizzati attraverso delle operazioni bancarie. Non includere questi ultimi crediti a quelli già in possesso della società, porterebbe il DSO a generare, come è ovvio, un risultato più basso. Il DSO può essere così rappresentato: DSO = CR ∗ 365 V Come si diceva più sopra, un limite di questa formula è l’ipotesi di fondo su cui è costruita: le vendite cumulative si considerano crescenti quotidianamente, secondo un andamento costante simile ad una retta, ovvero è come se ogni giorno l’azienda vendesse le stesse quantità di merce. A titolo meramente esemplificativo (Tavola 3), si consideri di voler applicare la formula del DSO alla fine dell’anno. Si ipotizzi un fatturato complessivo pari a € 600.000,00 e crediti totali a fine dicembre pari a € 160.000,00. Pagina 7 di 10 Tavola 3: Calcolo del DSO Mesi dell’anno Ammontare crediti verso clienti Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Totale € 160.000,00 Fatturato € 50.000,00 € 40.000,00 € 24.000,00 € 6.000,00 € 100.000,00 € 60.000,00 € 50.000,00 € 40.000,00 € 90.000,00 € 30.000,00 € 100.000,00 € 10.000,00 € 600.000,00 Applicando la formula appena esposta, i giorni DSO risulteranno i seguenti: DSO = € 160.000,00 ∗ 365 = 97,33 gg € 600.000,00 Ovviamente, qualora volessimo calcolare il DSO con basi temporali differenti, basterà scegliere il periodo temporale che più interessa. Per esempio, se si calcolasse il fatturato giornaliero considerando come base di riferimento l’ultimo trimestre, basterà rapportare il credito al fatturato cumulativo degli ultimi tre mesi (il trimestre può essere per convenzione considerato pari a 90 giorni), ovvero: DSO = € 160.000,00 ∗ 90 = 102,86 gg (€ 30.000,00 + € 100.000,00 + € 10.000,00) Di contro, se si volesse calcolare il fatturato giornaliero considerando come base di riferimento il fatturato dell’ultimo mese e assumendo per convenzione i 30 giorni relativi al mese, avremo: DSO = € 160.000,00 ∗ 30 = 480 gg € 10.000,00 LA SCELTA FRA L’ACCETTAZIONE DI UNO SCONTO E LA DILAZIONE DI PAGAMENTO Come più volte è stato sostenuto, la politica commerciale punta a concedere agevolazioni alla clientela pur di incrementare il fatturato aziendale; questo comportamento, però, non sempre trova una sua giustificazione da un punto di vista finanziario. Per questo motivo, l’obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere un certo equilibrio a livello di fabbisogno finanziario, conseguendo, contestualmente, anche un certo vantaggio commerciale. Il ricorso allo sconto commerciale in luogo di un pagamento dilazionato, potrebbe essere la soluzione che avvantaggia non solo il venditore ma anche l’acquirente. In Italia la pratica della concessione dello sconto non è molto usuale, forse proprio perché non esiste un’analisi approfondita dei suddetti vantaggi; essi a tal riguardo possono essere diversi come, ad esempio: Pagina 8 di 10 1. 2. 3. 4. 5. un anticipato introito della somma; una riduzione del prezzo di vendita; una riduzione di tutti quei costi inerenti la gestione del credito; un accorciamento dei ritardi nei pagamenti; una riduzione dei rischi legati alle perdite su crediti. La valutazione della convenienza a pagare un certo importo in contanti anziché dilazionato, richiede la necessità di trovare quel tasso di interesse da corrispondere ad un ipotetico istituto di credito che presti il capitale necessario per pagare in contanti una fattura. A tal riguardo la formula di valutazione economico da applicare è la seguente: Costo % annuo = sconto 365 ∗ (100 − sconto) gg dilazione Dove: sconto = sconto che si concede qualora venisse accettato il pagamento in contanti; gg dilazione = giorni di pagamento dilazionato concessi in luogo del pagamento in contanti. A titolo di esempio si ipotizzi di avere una fattura da pagare di € 10.000,00. In caso di pagamento in contanti verrebbe concesso uno sconto del 3%, in caso contrario si ipotizza una dilazione di pagamento a 60 giorni. Inserendo i valori nella suddetta formula otterremo: Costo % annuo = 3 365 ∗ = 18,81% (100 − 3) 60 Il 18,81% è il tasso massimo al quale ci si può indebitare presso un istituto di credito, per procurarsi la somma di denaro necessaria per pagare la fattura in contanti, qualora si usufruisca dello sconto proposto. È ovvio che un qualunque tasso di interesse maggiore del 18,81% richiesto dalla banca, induce a rinunciare allo sconto e, di contro, ad optare per il pagamento della fattura dilazionata. Se, invece, la banca offrisse un tasso di interesse inferiore al 18,81%, converrebbe indebitarsi per accettare il pagamento in contanti con lo sconto, anziché dilazionare il pagamento della fattura. Per semplicità nella Tavola 4 sono stati riportati i tassi massimi che si ottengono dall’incrocio tra lo sconto concesso in caso di pagamento in contanti della fattura e la dilazione di pagamento della stessa. I valori possono essere ricavati applicando la formula sopra descritta del «Costo annuo %». A titolo di esempio, se un operatore venisse posto di fronte alla scelta di un pagamento in contanti con sconto pari al 5% ed una dilazione di pagamento a 120 giorni, dall’incrocio di questi due valori viene fuori nella Tavola 4 il valore 16,01%. In altri termini conviene indebitarsi con un istituto di credito, solo quando questo dovesse chiedere un tasso di interesse inferiore al 16,01% e con la somma pagare in contanti la fattura. In caso contrario è preferibile rinunciare allo sconto del 5% e decidere di pagare con la dilazione a 120 giorni. Tavola 4: tasso massimo di interesse annuo per un prestito bancario finalizzato all’ottenimento di uno sconto commerciale DILAZIONE di pagamento pari a… 30 giorni 60 giorni 90 giorni 120 giorni 180 giorni SCONTO concesso pari a …. 2% 24,83% 12,42% 8,28% 6,21% 4,14% 3% 37,63% 18,81% 12,54% 9,41% 6,27% 4% 50,69% 25,35% 16,90% 12,67% 8,45% 5% 64,04% 32,02% 21,35% 16,01% 10,67% Pagina 9 di 10 GLOSSARIO Curva ABC La curva ABC è nota anche come curva 80/20 o distribuzione di Pareto. E’ così definita perché essa spiega che l’80% della distribuzione di un fenomeno, come, ad esempio, le vendite, risulta legato solo al 20% dei casi esaminati. La curva ABC, inoltre, consente di risolvere in modo oggettivo la questione della ripartizione dei clienti per classi di fatturato e fare, successivamente, una valutazione più analitica degli stessi. DSO Il DSO, Days of Sales Outstanding, è la misura più nota dell’efficacia nella riscossione dei crediti: l’effettiva dilazione concessa alla clientela. Tale indicatore è, normalmente, calcolato come rapporto tra i crediti complessivi ad una data ed il fatturato realizzato nei dodici mesi precedenti. Esso, che è la misura del tempo medio d’incasso, rappresenta quindi lo stato della riscossione dei crediti ad una certa data, ovvero il valore dei crediti in funzione del numero dei giorni di fatturato. . Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione Dossier del sito http://www.sanpaoloimprese.com/ Documento pubblicato su licenza di WKI - Ipsoa Editore Fonte: PMI - Il mensile della piccola e media impresa, Ipsoa Editore Copyright: WKI - Ipsoa Editore Pagina 10 di 10