Il concetto di «beatitudine» nel mondo antico
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Il concetto di «beatitudine» nel mondo antico
Sondrio Cronaca ● La professoressa Maria Gabriella Martini è intervenuta a Tirano ● Tracce culturali delle beatitudini anteriori al messaggio evangelico ● Un legame influente tra il macarismo ebraico e la sapienza egizia Il concetto di «beatitudine» nel mondo antico I nvitata dall’associazione Terzo Millennio a inaugurare il quinto corso di preparazione per accompagnatori pastorali volontari, Maria Gabriella Martini, specializzata in filosofia della scienza, logica, teologia, ermeneutica del rapporto parola-immagine, ha tenuto la prima di due serate sul tema Gesù e le beatitudini: la via maestra della felicità, parlando delle Tracce culturali anteriori al messaggio evangelico. Nel secondo incontro, sabato 21 gennaio ancora a Madonna di Tirano alle ore 15, sarà sviluppato il tema Le Beatitudini evangeliche secondo Matteo e secondo Luca. «Il tema delle beatitudini investe un ampio ambito della conoscenza e della riflessione – ha esordito la relatrice – e va ben oltre il genere letterario macaristico (dal greco macaría, felicità, beatitudine). Il macarismo appartiene alla vasta ricerca sulla felicità umana e inerisce al desiderio di una vita non più contrassegnata dal dolore, dalla sofferenza, dalla morte, limiti propri della creatura: la beatitudine è l’anelito del cuore di ogni uomo a qualsiasi popolo o civiltà appartenga. Molti sono stati i tentativi per cercare di svincolarsi dai limiti, dai tentativi speculativopratici a quelli pragmaticoedonistici. Questo era già l’obiettivo della riflessione nei tempi antichi nell’Oriente assiro babilonese, in Egitto e in Grecia. Tuttavia, a parte embrionali individuazioni di prodromi letterari, la maggior parte degli studiosi concorda che l’origine di tale genere non si debba ricercare nelle culture cananeo-fenicie o mesopotamiche, mentre l’esistenza del macarismo nell’antico Egitto sembra facilitare la ricostruzione delle radici bibliche della beatitudine». A supporto di questa affermazione Martini ha citato vari esempi di scambi tra Egitto e regione siro-palestinese durante il Medio Regno (1897-1780 a.C.), il Nuovo Regno (1567 e il 1080 a.C.) e il Tardo Regno (700-332 a.C.), quando i contatti si intensificano (libro dei Re 11, 14-22). «Si è sostenuta a lungo l’inesistenza di legami tra sapienza egizia e riflessione israelitica, ma le Massime del gran visir Ptahhotep (2450 a.C.) – dieci pensieri che presentano somiglianze incredibili con la letteratura sapienziale e i Salmi – e le Istruzioni di Amenemope (databili tra 1320-1080 a.C.) – trenta detti scritti in demotico – sono la dimostrazione opposta, come ha illustrato il semitista francese André Dupont-Sommer» ha concluso Martini. Venendo al mondo greco, vi si trova il termine makários (felice, beato), usato nella letteratura epica: Omero proclama beati gli dei, oi mákares, mentre Esiodo (IX sec. a.C.) dice che l’uomo può essere felice solo dopo la morte, quando vivrà nell’isola dei beati, un luogo di delizia. Nella letteratura greca esiste il sinonimo olbios, felice, nel senso di benedetto dagli dei, perché agiato; un altro sinonimo è eudaímon, fortunato, felice. Per Epicuro, eudaimonía è il piacere che dà la felicità; per Aristotele, invece, è da intendersi nella semantica della radice del termine, cioè la felicità equivale alla bontà. Fuori dal contesto letterario e filosofico, sappiamo che per l’uomo greco la felicità stava nei beni e nei valori immediati: beati erano i genitori di figli eccellenti, la madre di un figlio devoto (se ne ritrova traccia in Lc. 11, 27), lo sposo di una moglie umile, non pettegola, chi ha conseguito fama e onore servendo il bene comune, ma soprattutto il sapiente, che possiede la scienza per farne dono anche agli altri. «Sono concetti che rimangono in un orizzonte intellettualistico e antropologico, senza indicare una via sicura al conseguimento del sommo bene. Con Israele, invece, le cose cambiano: grazie alla rivelazione, comprende che l’uomo non rimane prigioniero della propria contingenza, ma dispone dell’intervento di Dio amore che dona la beatitudine a colui che la merita». PIERANGELO MELGARA Le influenze egizie sul macarismo ebraico Le Massime di Ptahhotep sono di immediata comprensione: parlano dell’umiltà, della necessità di ascoltare chi viene a confidarsi, della necessità di non ascoltare la maldicenza, ecc. Ecco un esempio: Dell’indulgenza “Se sei indulgente a proposito di una questione che ha avuto luogo, / favorisci un uomo in virtù della sua rettitudine. / Passa sopra il suo antico errore, non ricordartene, / non appena egli è silenzioso verso di te il primo giorno”. Richiama un po’ l’invito evangelico a non guardare la pagliuzza nell’occhio del prossimo, ma piuttosto la trave nel tuo. Le Istruzioni di Amenenope sono conservate al British di Londra, trenta detti che presentano coincidenze incredibili con i Proverbi della Bibbia, soprattutto da Pro. 22, 17-24, 22 (dove sono citati), ma anche con i Salmi. Ad es., i due seguenti detti - “Non invidiare il podere del povero agricoltore, né affamarlo del suo pane, perché il boccone ti si fermerà nella gola, ti si rivolterà nello stomaco”; “Non affliggere il cieco, non deridere il nano e non intralciare il percorso dello zoppo” – richiamano l’incipit del salmo 41: “Beato l’uomo che è attento al misero: / nel giorno della sventura Jahvè lo libera. / Jahvè veglierà su di lui, / gli darà vita e felicità sulla terra...”. Nella lingua ebraica il termine “ašrê” è l’unico utilizzato per introdurre il macarismo ed è molto frequente nel periodo in cui la letteratura I PRO VALTELLINA E AG&B TIRELLI PER IL SOCIALE egizia influenza il mondo tribale israelitico. Modello di macarismo perfetto è il salmo 1, che contrappone il comportamento del giusto a quello dell’empio: “Beato l’uomo che non entra in comunione con i malvagi, / non indugia sulla via dei peccatori, / non siede nel consesso dei diffamatori, / al contrario, nella legge del Jahvè trova la sua gioia, / la sua legge medita giorno e notte... / Tutte le sue opere avranno successo...”. La beatitudine si consegue solo se si segue la via del giusto. Anche Gesù porrà il bivio: o seguite Dio, o Mammona. Però il simbolo delle due vie, del giusto e dei malvagi, è presente anche nell’antico mondo egizio nell’iscrizione 62 della tomba di Petosiris (IV l prossimo 31 gennaio scade il bando lanciato dalla Provaltellina e della Fondazione AG&B Tirelli rivolto ad enti senza fini di lucro della Provincia di Sondrio, che si occupano di migliorare la qualità della vita di soggetti e famiglie che versano in stato di bisogno. è quindi ampio il target delle persone beneficiarie di tali interventi: minori, anziani, malati, famiglie. Nello specifico sono interessate le seguenti aree, come riporta il testo del bando: sec. a. C.) e richiama molto da vicino il contenuto del salmo 1: “Ti guiderò sulla via della vita, sulla via buona di chi obbedisce a Dio. / Beato colui il cui cuore ad essa lo indirizza. / Chi cammina con il cuore deciso sulla strada della vita / è fermamente fondato nella terra. / Colui che teme Dio profondamente è molto beato sulla terra”. Gesù riprende la metafora delle due vie nel discorso della montagna: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che porta alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa”. Lo stesso accade anche per altri simboli come l’acqua e l’albero rigoglioso, che ritroviamo nella letteratura egizia, nei Salmi e nell’Apocalisse. «Aiuto a famiglie o singoli in un particolare stato di bisogno, aiuto a persone che necessitano di assistenza domiciliare, mobilità o cure onerose, educazione/istruzione per figli di famiglie con difficoltà economico-sociale, dotazione di attrezzature per servizi dedicati a finalità sociali». Vengono messi a disposizione 120 mila euro, 20 mila disposti dalla Provaltellina e 100 mila dalla Fondazione AG&B Tirelli. Il finanziamento prevede una Sabato, 10 dicembre 2011 29 Cultura ■ Sondrio Presentato il libro “Ricordi di gioventù” Con un’edizione speciale fuori commercio dei “Ricordi di gioventù - Cose vedute o sapute (1847-1860)” opera maggiore di Giovanni Visconti Venosta e documento prezioso per lo studio e la comprensione del Risorgimento lombardo -, commissionata dalla propria Fondazione alla Rizzoli, anche il Gruppo Credito Valtellinese ha inteso esprimere una “doverosa” adesione alle celebrazioni per i 150 anni dell’Italia unita. Alla conferenza per presentare il volume, cui è stato concesso il logo ufficiale del 150° per l’alto valore storico e letterario, alla presenza di autorità politiche e militari della provincia e di un folto pubblico, sono intervenuti il Presidente della Fondazione Angelo Palma, il presidente della Società Storica Valtellinese Augusta Corbellini e lo storico Bruno Ciapponi Landi. Palma ha osservato che dalla lettura del libro emerge la figura di un cittadino amante della patria e un ottimo scrittore, di cui si apprezza la freschezza e la semplicità dello stile e del linguaggio, l’attenta rappresentazione dei fatti, l’attualità di alcune situazioni e il richiamo a grandi ideali. Ha poi osservato che nel passato, quando l’Italia era un piccolo Stato e gli Italiani molto poveri e analfabeti, si è stati capaci di porre le basi per creare una delle nazioni più ricche e industrializzate. Oggi, di fronte alle sfide di un presente difficile e di un futuro incerto, si pone il problema di ritrovare il senso della storia nazionale, di rimuovere gli ostacoli e di mantenere alti gli ideali, per trasmettere ai giovani valori veri, entusiasmo e fiducia. La Corbellini ha ricordato invece che nel 1959 la Società Storica si era adoperata, perché si pubblicasse la riedizione dei Ricordi proprio nel centenario della liberazione della Valtellina e della Lombardia, «anche allora intesa non come occasione meramente celebrativa, ma per fare memoria di fatti, eventi e personaggi che avevano animato quelle vicende». Dopo aver citato alcuni episodi salienti del libro, come già aveva fatto anche Palma, ha evidenziato che, oltre alle pagine che trasudano di storia e di amor di patria, troviamo descritta la vita nella Milano del tempo, le malattie che attaccavano le vigne della Valtellina e quelle che mietevano gran numero di vittime come il colera. Per tutto questo e molto altro il volume potrebbe comparire a buon diritto tra i libri di lettura per i giovani accanto alle più note opere di Silvio Pellico e Luigi Settembrini. Infine, Bruno Ciapponi Landi, dopo aver ricordato l’alto ruolo svolto dai Visconti Venosta e da numerosissimi personaggi di spicco a favore dell’Italia, ha sostenuto che non avrebbe senso sopprimere la provincia di Sondrio proprio per la sua forte identità e per il contributo dato. Pi. Me. copertura fino al 65% del costo del progetto, che dovrà concludersi entro la fine del 2012. Il testo del bando, il modulo della richiesta e tutte le informazioni necessarie sono reperibili sul sito internet www.provaltellina.org. La domanda dovrà essere consegnata presso la sede delle Provaltellina, preferibilmente per via telematica all’indirizzo [email protected]. Non è la prima volta che la Provaltellina e la Fondazione AG&B Tirelli collaborano unendo le proprie risorse per il sociale. Altri due bandi precedono quello attuale e con essi sono stati sostenuti 39 interventi, distribuendo complessivamente 260.000 euro. I presidenti Marco Dell’Acqua e Antonio Tirelli hanno dichiarato la propria soddisfazione nell’unire ancora una volta le forze in modo da contribuire a potenziare gli interventi sul sociale, in un momento in cui la crisi accentua le problematiche e rende difficoltosi gli aiuti dallo Stato. Lu. S.