Rocca del Leone di Sigiriya e altre bellezze in Sri Lanka,Cinema

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Rocca del Leone di Sigiriya e altre bellezze in Sri Lanka,Cinema
Rocca del Leone di Sigiriya e
altre bellezze in Sri Lanka
Una vacanza in Sri Lanka non è tra le mete più gettonate, ma
vi assicuro che riserva sorprese storiche e naturalistiche di
grande fascino e bellezza; la Rocca del Leone di Sigiriya ne è
un bel esempio. Abbinate una settimana in Sri Lanka con una
settimana nelle vicine isole Maldive ed il divertimento è
assicurato.
Sono stata in Sri Lanka quasi trent’anni fa, ma l’immagine di
quell’imponente rocca che spunta in mezzo alla foresta
tropicale, che si sale attraverso una scalinata a serpentina,
il cui inizio è annunciato da due enormi artigli di leone in
pietra, è ancora viva nella mia memoria.
Rocca
del
Leone
Sigiriya, scalinata
di
Sulla Rocca del Leone di
Sigiriya
La Rocca del Leone di Sigiriya,
Patrimonio dell’Umanità
Unesco, si trova nel centro dell’isola di Sri Lanka; sulla
sommità di quest’imponente rocca di circa duecento metri di
altezza, nel V secolo, il re cingalese Kassapa fece costruire
un magnifico palazzo nel quale si trasferì insieme alla sua
corte. Kassapa aveva bisogno di un luogo isolato e strategico
dove costruire il suo palazzo reale, non tanto per difendersi
da nemici esterni, quanto dai suoi famigliari. Kassapa,
infatti, fu un re parricida ed usurpatore; risentito per il
favoritismo mostrato dal padre, re Dhatusena, nei confronti
dell’altro figlio, Moggallana, si ribellò, uccise il padre ed
usurpò il trono; poi trasferì la sua corte sulla Rocca del
Leone di Sigiriya, sulla cui cima fece costruire il magnifico
palazzo.
La
Rocca
del
Leone
di
Sigiriya vista dall’alto
Che il palazzo fatto erigere dal re Kassapa in cima alla Rocca
di Sigiriya fosse magnifico ce lo dicono i testi giunti fino a
noi, come il Mahavamsa, perché da ciò che è rimasto poco si
deduce; di certo, è evidente l’estensione della struttura e la
presenza di giardini terrazzati con vasche, aiuole e grotte. I
fastosi giardini reali sorprendono per la loro grandiosità,
per la disposizione geometrica e per la presenza di numerosi
bacini d’acqua.
Panoramica dalla Rocca del
Leone di Sigiriya
Un’altra bellezza della Rocca-fortezza del Leone di Sigiriya
sono le pitture murali, rappresentanti donne voluttuose,
conservate in gallerie o grotte, scavate nella roccia e
protette da un parapetto, a cui si accede lungo il percorso di
salita in cima alla rocca.
Rocca
del
Leone
di
Sigiriya, pitture murali
La Rocca del Leone di Sigiriya non è l’unica attrazione in Sri
Lanka. In Sri Lanka potrete anche visitare i resti delle
antiche capitali del Paese: Anura-dhapura (dal secolo IV a.C.
al XI d.C.) e Palonnaruwa (dall’VIII al XIV secolo d.C.). Le
loro rovine furono scoperte da un soldato inglese nel 1820,
quando l’allora denominata Isola di Ceylon divenne una nuova
colonia dell’Impero Britannico; sotto la dominazione
britannica, l’isola divenne famosa per le estese piantagioni
di tè, la cui bevanda tanto piacque agli inglesi e non
solo. L’antica città di Polonnaruwa è anch’essa sito
Patrimonio dell’Umanità Unesco. La città sacra di Anuradhapura
è sito Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Anuradhapura, Sri Lanka
Il sito archeologico
Polonnaruwa
di
La visita ad una piantagione di tè a Kandy è un altro must
della visita di questo tranquillo e delizioso Paese. A Kandy
potrete visitare anche il Tempio del Sacro Dente; la città
sacra di Kandy è Patrimonio dell’Umanità Unesco. Interessante
da visitare è anche il Tempio d’oro di Dambulla, un tempio
scavato nella roccia e ben conservato, anch’esso Patrimonio
dell’Umanità Unesco.
Sri Lanka, Kandy, interno
del Tempio del Sacro Dente
Sri
Lanka,
Tempio
d’oro di Dambulla
Quando andare in Sri Lanka. Il periodo migliore per andare in
Sri Lanka è nei mesi di gennaio, febbraio, marzo.
Il video della mia vacanza in Sri Lanka è ricavato da una
serie di diapositive, pertanto perdonate la bassa risoluzione.
A presto!
Cinzia Malaguti
Cinema – Inferno
Ritorna sugli schermi cinematografici Tom Hanks nei panni di
Robert Langdon, il professore di simbologia già interpretato
nei film Il codice da Vinci e Angeli e demoni; anche Inferno è
tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Dan
Brown. E’ un frizzante thriller ambientato principalmente a
Firenze tra arte, inseguimenti, visioni e fanatismi.
La regia di Ron Howard (sì, il rosso di Happy Days) conferma
anche in Inferno la sua abilità ad ottenere, attraverso le
inquadrature ed i movimenti della macchina da presa, un ottimo
effetto suspense. La bravura di Tom Hanks è qui affiancata da
quella della giovane Felicity Jones, nel ruolo di Sienna.
Hanks, Jones e Howard alla
presentazione del film
Inferno al Salone dei
Cinquecento di Palazzo
Vecchio a Firenze
La trama. Inferno inizia con l’inseguimento di Bertrand
Zobrist, un losco scienziato che vuole ridurre il
sovraffollamento del pianeta attraverso il rilascio di un
virus. Zobrist muore, ma non alcuni adepti che sono alla
ricerca delle tracce che li conducano al deposito del virus
per poi rilasciarlo. Ci sono i cattivi, ma ci sono anche i
buoni, quindi sono a caccia del virus anche squadre speciali
con l’obiettivo di contenerlo e renderlo innocuo. Il
professore Langdon è lo strumento inconsapevole degli uni e
degli altri e c’è pure di mezzo il suo rapimento, oltre a
quello della preziosa maschera di Dante con i suoi segreti. La
scena della caccia al virus si sposterà brevemente a Venezia,
per poi tornare a Firenze e concludersi a Istanbul, in
Turchia. Non vi racconto altro della trama per non precludervi
il piacere di vedere questo intenso thriller.
Firenze, Palazzo Vecchio,
Salone dei Cinquecento
Battaglia di Marciano del
Vasari,
Salone
dei
Cinquecento,
Palazzo
Vecchio, Firenze
L’ambientazione. Inferno è ambientato principalmente a Firenze
e molto belle sono le inquadrature a volo d’uccello sulla
città, in particolare su Ponte Vecchio, Palazzo Vecchio,
Piazza della Signoria; diverse scene sono girate nel
bellissimo Salone dei Cinquecento, dove Giorgio Vasari ha
affrescato la grande parete est illustrando mirabilmente la
vittoria fiorentina della Battaglia di Marciano, dove cadde
definitivamente Siena e Firenze divenne potenza assoluta in
mano alla famiglia Medici; su di un vessillo in alto si può
leggere “Cerca trova”; si narra che il Vasari lo abbia scritto
dando un indizio per cercare il dipinto della Battaglia di
Anghiari di Leonardo da Vinci che sarebbe dovuto essere sulla
stessa parete, sotto al suo. Se ne parla in Inferno e il
film dedica a questi preziosi affreschi diverse inquadrature.
Gli affreschi del Vasari non sono gli unici riferimenti
artistici del film, anche l’Inferno di Dante illustrato da
Sandro Botticelli è in bella mostra, anzi è un riferimento
importante della trama.
Inferno
di
Dante,
rappresentato da Sandro
Botticelli
Molti critici hanno segnalato parecchie differenze tra il
romanzo di Dan Brown e la versione cinematografica, ma si sa
che le esigenze di spettacolo, proprie di un film, richiedono
qualche variazione sul tema.
Cinzia Malaguti
Riflessioni sulle migrazioni
e sul caso Gorino
Gorino è un piccolo paese sul Delta del Po ferrarese divenuto
famoso per aver impedito, ad alcune donne e bambini migranti,
di alloggiare nel locale ostello. Specchio di malsane paure
alimentate da politici opportunisti, rimane il fatto che su
circa ottomila comuni italiani solo circa duemila hanno
accettato di accogliere i migranti. Proviamo a capire dove sta
il problema.
Gorino, barricate antimigranti (Fonte foto Ansa)
Molti italiani hanno paura che l’immigrazione aumenti la
criminalità, partendo dal presupposto che, siccome c’è poco
lavoro in Italia, gli immigrati per sopravvivere si mettano a
rubare o a vendere droga. La realtà è che, dati statistici
alla mano, i reati non sono aumentati con l’aumento
dell’immigrazione. Poi, diciamoci la verità, la criminalità
l’abbiamo già in casa, non c’è bisogno di prendercela con gli
immigrati, caso mai dovremmo pensare di proteggerli affinché
non ne siano preda.
I migranti che arrivano in Italia, in parte fuggono da guerre,
ma per lo più sono alla ricerca di migliori condizioni di
vita. Anche se nei loro paesi di provenienza non morivano di
fame, parliamo di paesi africani arretrati, conflittuali e
spesso a regime dittatoriale. Vendere terre o bestiame per
intraprendere un viaggio di speranza per un domani migliore mi
fa ricordare le migrazioni italiane verso gli Stati Uniti
all’inizio del secolo scorso; anche loro si sono dovuti pagare
il viaggio e, probabilmente, anche molti di loro hanno dovuto
trattare con trafficanti. Qualcuno dice che i migranti di
oggi, con quei soldi potevano prendere un mezzo più sicuro
come l’aereo, anziché mettere a rischio la propria vita con
una carretta del mare e finanziare i trafficanti; questo pare
loro un motivo sufficiente per affermare che nascondono
qualcosa, magari un passato di delinquenza; ma la realtà è
diversa, sempre ammesso che gli costi meno prendere un aereo,
significa comunque avere un passaporto e, in quei paesi, non è
facile; non è facile ottenere un passaporto, non perché ci
siano dei reati di mezzo, bensì perché parliamo di paesi
spesso a regime dittatoriale o quasi, dove espatriare
legalmente comporta talmente tanti ostacoli da scoraggiare
chiunque. La via dei trafficanti diventa allora più facile,
anche se molto più rischiosa per la vita.
Barcone di migranti approda
a Lampedusa, fonte ANSA
Arrivati in Italia, una delle porte d’ingresso in Europa, la
loro presenza
riconoscimento,
è fonte di
l’assistenza
problemi immediati:
alimentare, sanitaria
il
ed
abitativa, a cui deve seguire il loro inserimento attivo nelle
società europee o il loro rimpatrio. Qui si dovrebbe ragionare
in termini europei, di continente, dopo il riconoscimento
dovrebbe seguire l’ordinata distribuzione sui territori
europei e, all’interno di ogni paese europeo, nei vari comuni.
Frammentare la distribuzione territoriale dei migranti è
l’unico modo per ottenere un inserimento utile e fattivo nelle
varie comunità e prevenire esplosive concentrazioni o
accampamenti che alimentano, quelle sì, reati e criminalità;
casi come quello di Calais in Francia, un campo, anzi un
assembramento di migliaia di migranti, è quanto di più
controproducente possa fare l’Europa. Serve un po’ di
lungimiranza ed intelligenza da parte dei governanti europei,
ma soprattutto un ruolo più incisivo delle istituzioni
comunitarie.
Il campo di Calais, Francia
Basta poi anche a certi partiti che strumentalizzano le paure
della gente a fini elettorali anziché cercare di placarle e di
convogliarle su terreni più razionali e costruttivi. Il
fenomeno delle migrazioni non si ferma, né si gestisce, con
gli slogan, le barricate, i “prendili te”, i “mandiamoli a
casa sua” o i “rimandiamoli a casa loro”.
Cinzia Malaguti
Stesso sangue, autori vari
Stesso sangue è una raccolta di quattro gradevoli romanzi
brevi a tema poliziesco, o noir, scritti da cinque autori del
genere, tra italiani e due stranieri: Francesco Guccini &
Loriano Macchiavelli, Joe E. Lansdale, Jo Nesbo e Marcello
Fois. Unico filo conduttore: la vicinanza del male.
Stesso sangue,
autori
vari,
copertina
Questo incanto non costa niente
Il romanzo breve di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli è
ambientato in una località della montagna bolognese,
presumibilmente Porretta Terme, durante il periodo fascista,
ma prima della guerra. Ha per oggetto le indagini sulla morte
di un giovane camerata ed avvengono in un clima di
intimidazione e discriminazione. Non c’è nulla di originale
nella trama, ma l’intreccio dei personaggi è di buon livello e
la narrazione, se pur con qualche cambio di voce narrante di
troppo, è scorrevole e riesce a tenere la giusta suspense.
Coco Butternut
Coco Butternut è il titolo del romanzo breve di Joe R.
Lansdale che vede protagonisti la coppia di investigatori
privati Hap & Leonard, già collaudata in diversi altri
racconti dell’autore americano. Hap & Leonard sono qui
all’opera per svelare il mistero di uno strano riscatto, nel
quale sono stati coinvolti quali vettori, per riconsegnare, ad
un altrettanto strano individuo, la bara con i resti di Coco
Butternut, un cane mummificato. La bara, il cane, lo strano
committente, il cimitero per animali nascondono ben altro ed i
nostri investigatori, coadiuvati da Brett (la moglie di Hap) e
da Chance (la figlia di Hap e nipote di Leonard), aiuteranno
con profitto la polizia a risolvere il caso.
Il romanzo è gradevole nella sua veste di poliziesco tinto di
ironia e grottesco; ho molto apprezzato le esilaranti
metafore.
Siero
Lo scrittore norvegese Jo Nesbo con Siero entra, come suo
solito, a gamba tesa nei meandri delle bassezze umane con
cinico realismo. Non è il mio autore di noir preferito, ma la
sue storie lasciano sempre il segno. Al centro della
narrazione in Siero c’è la tensione tra un padre ed un figlio
che cresce a dismisura fino a percorrere una strada dove non
contano le emozioni ed i sentimenti, ma solamente lo spirito
di sopravvivenza. Nei racconti di Jo Nesbo non esiste il
peccato, la morale, tutto è riconducibile alla volontà di
sopravvivere, da brivido assicurato!
Ti ho fatto male
Marcello Fois è l’autore del quarto romanzo breve di questa
gradevole raccolta noir. Atmosfere torbide e inquietanti
caratterizzano questo noir intricato; protagonista è il
commissario Sanzio che la voce narrante segue nei suoi
turbinii mentali dopo la morte della moglie, assassinata nello
stile mafioso, ma tutto non è come sembra.
Buona lettura!
Cinzia Malaguti
Sagra del marrone Castel del
Rio
Castel del Rio è un borgo sulle colline a sud di Imola
(Bologna), da cui dista circa 25 chilometri, nelle cui strade
si rinnova ogni anno, dal 1946, la sagra del marrone, una
deliziosa sagra autunnale celebrativa del suo prodotto
d’eccellenza: il marrone. I marroni di Castel del Rio hanno
ottenuto il riconoscimento europeo di Indicazione Geografica
Protetta, I.G.P.
Castel del Rio, cottura dei
marroni alla Sagra del
Marrone IGP
Castel del Rio, cottura dei
marroni negli appositi
bracieri alla Sagra del
Marrone IGP
Castel del Rio, cottura dei
marroni alla Sagra del
Marrone
Il Marrone di Castel del Rio nasce e cresce naturalmente nei
boschi della Valle del Santerno; si distingue dalla castagna
non tanto per la dimensione quanto per la forma oblunga e per
la qualità fine della polpa, di sapore dolce e delicato. I
castanicoltori di Castel del Rio si sono riuniti in
Consorzio per agevolare il recupero, il mantenimento
il miglioramento dei boschi di castagno dell’Alta Valle
Santerno, veri giacimenti dei prelibati marroni di Castel
Rio.
Castel del Rio, Sagra del
Marrone, edizione 2016
un
ed
del
del
Castel del Rio, Sagra del
Marrone IGP, area cottura
dei marroni
Le proprietà nutrizionali del marrone di Castel del Rio, ma
anche delle castagne in generale, ne fanno un prodotto molto
adatto nell’attività fisica, nel lavoro e nello studio, quale
integratore naturale di zuccheri complessi e sali minerali. In
particolare, i marroni sono una vera miniera di potassio,
sostanza indispensabile al buon funzionamento cardiovascolare
e neuromuscolare, in grado di aumentare la resistenza alla
fatica e di migliorare le prestazioni lavorative. Occhio al
consumo, invece, per chi è sedentario o in sovrappeso, per via
dell’alto contenuto di amidi.
Icona marrone sport (fonte
foto
Consorzio
dei
Castanicoltori)
In tutte le domeniche di ottobre, a Castel del Rio si tiene la
famosa sagra del Marrone, dove grandi bracieri, agitati da
abili mani, cuociono i marroni che vengono venduti ad un
pubblico entusiasta. Nelle bancarelle distribuite lungo il
percorso, i castanicoltori vendono i prodotti del loro
raccolto, marroni I.G.P., ma anche castagne e noci. Sui banchi
di vendita troverete marroni da consumare entro pochi giorni,
ma anche marroni trattati con tecniche naturali, adatti ad
essere consumati fino a Natale.
Castel del Rio, vendita di
marroni e castagne durante
la Sagra del Marrone IGP
Il trattamento dei marroni dei Castel del Rio si rifà alla
sapienza delle popolazioni montane ed utilizza un procedimento
tutto naturale; i marroni si immergono in acqua per circa otto
giorni, in modo da provocarne una leggera fermentazione,
quindi si fanno asciugare in locali ben aerati, tutto qui, ma
la conservazione è garantita almeno fino a Natale.
Per finire, ricordo che le castagne ed i suoi cugini più
ricchi, i marroni, sono prodotti del bosco, quindi si nutrono
esclusivamente di ciò che la terra offre loro spontaneamente,
senza concimi o trattamenti antiparassitari.
Locandina Sagra del
Marrone di Castel
del Rio, edizione
2016
Alla sagra del marrone di Castel del Rio, edizione 2016,
durante tutte le domeniche di ottobre, oltre alla vendita dei
marroni, cotti e crudi, potrete trovare anche prodotti
realizzati con questo prelibato ingrediente, come le
frittelle, la crema da spalmare e, addirittura, tavolette di
cioccolato e marroni.
Buon divertimento!
Cinzia Malaguti
Risorse in rete:
Ricettario – I marroni di Castel del Rio – preparazioni
tipiche
Le castagne di Castel del Rio
Ka’ba
prima
e
religione islamica
con
la
Quando a La Mecca nacque Maometto, la città simbolo dell‘Islam
prosperava, grazie alla sua collocazione geografica al
crocevia delle rotte carovaniere. Lì si commerciava e si
pregava una moltitudine di divinità, poi arrivò Maometto con
il monoteismo islamico, ma il luogo di preghiera rimase quello
preislamico, la Ka’ba, ancora oggi oggetto dei pellegrinaggi
dei musulmani a La Mecca.
La tappa a La Mecca era, per i nomadi carovanieri, occasione
di scambi commerciali e di momenti rituali e di preghiera.
Quando a La Mecca nacque Maometto, gli arabi non adoravano un
unico Dio, ma diverse divinità o idoli; il luogo di preghiera
era però unico, la Ka’ba, che arrivò a custodire i simboli di
ben 360 divinità.
Maometto pose fine al tradizionale politeismo quando,
partecipando alle carovane dirette a nord della penisola
arabica, arrivò a conoscere il monoteismo ebraico e cristiano
e a predicare l’esistenza di un unico Dio che egli declinò
secondo la sua interpretazione, era circa il 610 d. C. quando
Maometto iniziò a predicare l‘Islam, la nuova religione
monoteista.
Nel 622 d.C. ebbe, però, luogo l’egira, ossia la cacciata del
profeta e dei suoi seguaci nella vicina città di Yathrib, la
futura Medina, da parte della tribù egemone dei quraysh.
Collocazione de La Mecca e
Medina nell’attuale Arabia
Saudita (fonte foto: Il
caffè geopolitico)
Dopo otto anni di esilio e dopo aver sconfitto i quraysh sul
campo di battaglia, Maometto entrò a La Mecca e distrusse gli
idoli del politeismo custoditi alla Ka’ba, confermando però
l’antico santuario quale luogo sacro della nuova religione
islamica.
Tuttora, durante il pellegrinaggio a La Mecca, la Ka’ba è
l’obiettivo; attorno ad essa, i musulmani compiono sette giri,
un rituale che risale anch’esso ai tempi precedenti l’Islam,
quando i politeisti effettuavano gli stessi sette giri per
rendere omaggio e preghiera ai loro idoli.
La Mecca, fedeli intorno
alla Ka’ba durante il
pellegrinaggio (fonte foto:
Wikipedia)
Tuttora, alla fine di ogni giro intorno alla Ka’ba, i fedeli
baciano la Pietra Nera, una pietra annerita fissata in un
angolo del santuario, considerata anch’essa una reliquia
preislamica.
Maometto, pertanto, sostituì i contenuti religiosi preislamici
con l’Islam, mantenendo però alcuni simboli della sacralità
precedente: una saggia scelta.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
D. Bramon, La Mecca prima di Maometto, su Storica NG nr. 92
C. Lo Jacono, Maometto, Roma-Bari, Laterza, 2011
P.G. Donini, Il mondo islamico. Breve storia dal Cinquecento a
oggi, Roma-Bari, Laterza, 2003