architettura greca_approfondimenti

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Ordine Dorico
L'ordine dorico è il primo e il più antico degli ordini architettonici greci,
nacque nel Peloponneso e si diffuse nell'entroterra greco e nelle
colonie greche in Italia.
La fondazione del tempio era in genere in pietra locale ed è chiamata
euthynteria, su di essa poggiano i gradini di accesso al tempio
(crepidoma), inizialmente in numero di tre, aumenteranno con il
tempo. L'ultimo gradino è detto stilobate, in quanto vi poggia
direttamente la colonna, priva di base. Il fusto presenta delle
scanalature poco profonde unite a spigolo vivo che esprimono una
spinta ascendente e accentuano l'effetto chiaroscuro. Esso è
caratterizzato da un rigonfiamento a due terzi dell'altezza detto entasi,
che serve a correggere l'illusione ottica del restringimento generata in
una fila di colonne perfettamente tronco-coniche. La colonna poteva
avere un'altezza da 4,5 a 6 volte il diametro della sua base.
Il capitello dorico era formato dall'echino, una specie di "cuscinetto
rigonfio" a forma di guscio di riccio di mare, su cui poggiava l'abaco,
che ha la forma di un parallelepipedo a base quadrata. Sopra il
capitello si trova la trabeazione.
Dal basso verso l'alto, in questo ordine essa è composta da
un'architrave liscio formato da blocchi che si congiungono al centro
della colonna per una maggiore stabilità, sopra poggia il fregio,
suddiviso alternativamente in metope, spazi rettangolari che potevano essere lisci, scolpiti o dipinti, e triglifi,
rettangoli solcati verticalmente. Tra l'architrave e il fregio vi è un nastro detto tenia sul quale sono applicati
degli elementi rettangolare, le regulae in corrispondenza dei triglifi. Sono decorati a goccie (guttae). Il fregio
dorico deve sempre iniziare con un triglifo. Al di sopra della trabeazione è presente la cornice che racchiude il
timpano, uno spazio triangolare che andrà ad accogliere le decorazioni frontonali. Tra il fregio e la cornice vi è
una decorazione continua a gocce, leggermente inclinata per far sgocciolare meglio l'acqua, qui però cambia il
nome da regulae a mutuli.
Ordine Ionico
È il secondo dei tre ordini architettonici classici dell'antica Grecia,
esso assorbe e rielabora motivi orientali; la ricca decorazione orna la
struttura architettonica senza appesantirla.
La fondazione del tempio era in genere in pietra locale ed è chiamata
euthynteria, su di essa poggiano i gradini di accesso al tempio
(crepidoma). A differenza dell'ordine dorico, le colonne ioniche non
poggiano direttamente sul gradino, ma su di una base formata da due
elementi (Asia Minore), uno chiamato toro di forma convessa, sul
quale stava la scotia di forma concava. In Grecia abbiamo invece
due tori con in mezzo la scotia. Al di sopra della base si ergeva la
colonna, molto slanciata e senza rastremazione. Le scanalature
potevano variare da un numero di 16 fino a 20, mentre l'altezza
poteva arrivare anche a 10 volte il diametro della base.
Sulla colonna poggiava il capitello ionico, decorato con volute. Il
centro della voluta è detto occhio e può essere decorato. Su di esso
l'abaco molto appiattito.
Sopra il capitello poggia l'architrave, formato da tre fasce aggettanti
l'una su l'altra. Su di esso poggia il fregio, una decorazione continua
che può essere decorata a dentelli o figurata.
Ordine Corinzio
Anche se di origine greca, l’ordine corinzio non fu utilizzato spesso
nell’architettura greca, rispetto all’ordine dorico ed a quello ionico.
Secondo Vitruvio (De architectura, libro IV) l’ordine corinzio fu
inventato dall’architetto Callimaco che si ispirò ad una offerta votiva,
sormontata da una lastra, lasciata su un sepolcro e ricoperta da una
pianta d’acanto.
Il capitello corinzio è uno sviluppo arricchito di quello ionico, come
chiaramente percepibile dalla presenza delle volute ioniche presenti
ai lati del capitello, anche se ridotte nelle dimensioni.
L’elemento a tronco di cono (kalathos) è rivestito di due ordini di
otto foglie di acanto, delle quali le otto superiori sono sormontate
da caulicoli, che reggono un calice da cui fuoriescono volute di
raccordo tra l’abaco ed il motivo decorativo centrale. L’abaco
presenta i lati concavi in corrispondenza degli angoli aggettanti del
capitello. A differenza dei capitelli dorici ed ionici, quello corinzio
non presenta al di sotto un collarino, ma una modanatura circolare
che ne forma la base. Nella variante italica, diffusa in età
repubblicana, il capitello è privo dei caulicoli, mentre in ambiente
asiatico le foglie d’acanto del capitello appaiono più aguzze.
Il fusto della colonna corinzia ha proporzioni simili a quello degli altri
ordini, ma si presenta sovente più snella, con scanalature piatte
separate da listelli.
L'architrave è divisa generalmente in tre sezioni, il fregio è sovente decorato con bassorilievi e la cornice,
decorata con dentelli, presenta l’inserzione di modiglioni.
Ordine Tuscanico
L'ordine tuscanico (o etrusco-italico) presenta un podio rialzato: questa caratteristica è completamente
diversa dai precedenti ordini architettonici che presentavano il crepidoma alla base. Il podio infatti, circonda
completamente il tempio e l'unica scalinata che permette la salita è presente solo all'ingresso del tempio sulla
parte frontale (negli ordini precedenti la scalinata è presente su tutto il perimetro).
Altra differenza rilevante è la presenza di tre celle interne: erano tanto grandi da ricoprire l'intero spazio
interno che risultava così tripartito. Il rapporto tre spazio interno e porticato risultava essere 1:1.
Conflitto angolare dell'ordine dorico
Il cosiddetto "problema dei triglifi d'angolo" (o "conflitto angolare dell'ordine dorico") è una
questione architettonica la cui soluzione assillò gli architetti greci tra il VII e il VI secolo a.C.
Nei templi di ordine dorico, al di sopra del colonnato che circonda la cella (peristasi), si trova una
trabeazione il cui fregio risulta composto da triglifi e metope in successione alternata: i primi,
decorati da quattro scanalature verticali (due centrali e due laterali larghe metà delle centrali) al di
sotto di un listello orizzontale, rappresentano le testate delle travi di copertura e sporgono
leggermente, mentre le metope, ornate da motivi decorativi vegetali o figurati, dipinti o scolpiti a
rilievo, rappresentavano negli arcaici templi lignei le lastre, leggermente rientranti, che chiudevano
gli spazi vuoti tra una trave e l'altra.
Soluzioni del conflitto angolare:
I legno
II arcaico
III triglifo d'angolo allargato
IV dorico classico
V dorico romano.
A causa della loro origine i triglifi erano disposti in partenza
sull'asse di ciascuna delle colonne; contemporaneamente si
riteneva necessario che in corrispondenza dell'angolo il fregio
terminasse con un triglifo, e non con parte di una metopa, che
veniva ritenuta un elemento visivamente più debole.
Nel corso della storia dell'architettura greca furono elaborate
diverse soluzioni a questo conflitto.
Soluzione arcaica
inizialmente il triglifo terminale del fregio, disposto sopra le
colonne angolari, venne spostato verso l'esterno rispetto alla
sua posizione teorica, comportando una maggiore larghezza
dell'ultima metopa ad esso adiacente: le metope non
presentavano pertanto tutte la medesima larghezza e questa
disuguaglianza, piuttosto visibile, risultava esteticamente poco
accettabile. Di conseguenza si giunse alla soluzione di
allargare anche la metopa precedente, in modo che la
differenza di dimensioni, necessaria per spostare il triglifo,
fosse gradualmente distribuito (circa 5 cm per metopa) e
risultasse meno evidente.
Soluzione classica
veniva avvicinata la colonna d'angolo a quella adiacente:
riducendo infatti la larghezza dell'ultimo intercolumnio (spazio
tra due colonne), veniva ridotta anche la lunghezza
complessiva del fregio e di conseguenza il triglifo concludeva il
fregio in corrispondenza dell'angolo, senza che fosse
necessario l'allargamento delle metope (contrazione semplice);
nei templi più sofisticati l'avvicinamento veniva gradualmente
sfumato da correzioni anche nell'intercolumnio precedente
(contrazione doppia). Questa soluzione, a cui si potevano
aggiungere altre correzioni ottiche, come il rafforzamento delle
colonne angolari, realizzate con un diametro leggermente maggiore delle altre, o una loro
leggera inclinazione verso l'interno, sottolineava i lati della facciata e le conferiva una
maggiore compattezza.
Talvolta i due metodi erano fusi con sottili variazioni di grande raffinatezza.