Giusy Versace, Francesco, Titti Vinci: la sostenibile leggerezza dell

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Giusy Versace, Francesco, Titti Vinci: la sostenibile leggerezza dell
Giusy Versace, Francesco, Titti Vinci: la sostenibile leggerezza dell’essere, diversamente, abili
Sabato 07 Maggio 2011 23:26
di GIUSEPPE LABATE - All’improvviso, un uomo, con la stampella in mano, appare alla porta.
Prima fa finta
di nascondersi, poi qualcuno pronuncia il suo nome: uno scroscio di applausi lo accompagna,
mentre prende posto a sedere, insieme ad un ragazzo giovane con gli occhiali. Al centro della
sala dell’associazione “Attendiamoci”, Giusy Versace stava raccontando la sua storia: è il 22
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agosto 2005, quando la sua macchina si schianta contro un guard rail all’altezza di Castrovillari.
“Non voglio morire a 28 anni”, si ripete in quei momenti e, mentre batte forte ancora la pioggia,
si osserva le gambe: tranciate nettamente, non ci sono più.
In quel momento, la voglia di vivere diventa più forte della paura di morire.
Arrivano i primi soccorsi, Giusy entra in coma: al suo risveglio vede suo padre, sua madre, suo
fratello e le sue amiche, quelle vere, “le sorelle che non ha mai avuto”. Anche loro hanno scelto
di vegliare su Giusy notte e giorno all’ospedale: un infermiere, entrando, avrebbe visto con
quanta tenerezza usavano stirarle i capelli, con quanta precisione passarle lo smalto sulle
unghie.
Gli altri invece hanno scelto di non esserci.
Un giorno anche uno specialista in protesi le dice: “Non ce la farai mai”. Papà Alfredo spinge
fiero la carrozzella di sua figlia Giusy, crede fortemente che tornerà a camminare, poiché legge
e s’informa. Giusy non demorde: sceglie di farsi costruire le protesi da un’altra parte.
Comincia ancora un’altra sfida: le indossa, fanno male, il corpo fa sempre fatica ad abituarsi ad
un corpo estraneo. Il primo giorno, il secondo. Purtroppo, riassumendo non si rende l’opportuna
giustizia, perché il giorno dura 24 ore e le righe si leggono in pochi secondi.
ando Giusy comincia a camminare, le piace correre.
È proprio l’uomo con la stampella a interrompere il suo racconto: si chiama Titti Vinci, ed è il
“diavolo custode” che ha convinto Giusy a tesserarsi in una squadra d’atletica calabrese per
cominciare a gareggiare.
Giusy Versace diventa il 15 Febbraio 2010, in una gara ufficiale, la prima donna italiana a
correre con un’amputazione bilaterale. Ai Campionati Italiani ad Imola, Giusy vince la sua prima
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medaglia d’oro nei 100 metri. E lì c’erano tutti quelli che le avevano detto: “Non ce la farai mai”.
Francesco, dopo l’incidente avuto a 12 anni, si vergogna ad andare a mare senza una gamba.
È il ragazzo con gli occhiali seduto accanto a Titti Vinci che , scherzando, si riferisce a lui come
“il presidente del fans club” di Giusy. "Questo uomo tornerà a fare tutto quello che faceva prima:
camminare, guidare, sciare e soprattutto portare in spalla suo figlio": queste sono le parole del
dottor Costa, quello che vide Alex Zanardi su un letto di ospedale dopo l'incidente del
Lausitzring. A Francesco, giovane di 22 anni adesso, forse nessuno ha mai detto o dato questa
speranza se non Giusy, che lo ha inserito nel gruppo di atleti di cui fa parte, stimolati tutti da Titti
Vinci. È lui che verso la fine della serata prende parola e descrive “la sostenibile leggerezza
dell’essere” diversamente abile.
“Io sono l’emblema della disabilità. Non so se ve ne siete accorti, vi ho fregato tutti perché vi
guardo sempre in faccia. In realtà, sono cieco”, in realtà qualcuno non se n’era nemmeno
accorto. Poi riprende e conclude dicendo: “Ho anche questa stampella: sono diventato un po’
più grasso e faccio fatica a camminare. Poi ho anche un terza disabilità”.
Tutti si guardano sconcertati: avrà nascosto pure questa?
“Quando i miei figli mi chiedono soldi, mi sono accorto che non sento”. Uno scroscio di applausi
e risate.
Sabato 7 Maggio, alle 15. 30 , si è tenuta una gara al C.O.N.I. con 8 giovani, diversamente,
abili.
Tra questi c'era anche Giusy Versace: con un tempo di 16.72 secondi nei 100 metri ha ottenuto
il primo pass verso le Paralimpiadi di Londra 2012.
Come recita un verso, “con il sole nel cuore le tenebre saranno sempre sconfitte”.
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