l`osservatore romano
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLIII n. 185 (46.429) Città del Vaticano lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 . All’Angelus il Papa ricorda che l’amore di Dio dà senso alla vita Alla vigilia della ripresa dei negoziati diretti Il vero tesoro dell’uomo Tra israeliani e palestinesi nuove tensioni ma anche gesti distensivi Ai fratelli musulmani l’invito a promuovere il reciproco rispetto «Il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, un desiderio profondo: quello di incontrarsi con il suo Signore insieme ai fratelli, ai compagni di strada». Lo ha ricordato Papa Francesco all’Angelus dell’11 agosto, in piazza San Pietro, prendendo spunto dal brano del vangelo di Luca proposto dalla liturgia della diciannovesima domenica del tempo ordinario. Per il Pontefice il desiderio dell’incontro con Cristo tiene sveglio lo spirito del credente, evitando il pericolo di «un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita». Così si comprende che il vero «tesoro» dell’uomo, la realtà «più importante» e «più preziosa», è l’amore di Dio che «dà senso ai piccoli impegni quotidiani» e aiuta «ad affrontare le grandi prove». Significative, in questa luce, le parole che il Papa ha voluto rivolgere ai musulmani — chiamandoli «nostri fratelli» — al termine della preghiera mariana. Riprendendo quanto scritto nel messaggio autografo inviato nei giorni scorsi per la conclusione del Ramadan, il Santo Padre ha ribadito l’auspicio che «cristiani e musulmani si impegnino per promuovere il rispetto reciproco». PAGINA 8 Ancora sbarchi sulle coste italiane mentre in Grecia scoppia una rivolta in un centro accoglienza L’Europa s’interroga sulla tragedia degli immigrati BRUXELLES, 12. L’Europa s’interroga sulla questione immigrazione dopo gli ultimi, tragici sbarchi sulle coste italiane. Il portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, ha riferito che Papa Francesco segue «con grande preoccupazione» queste vicende. «La questione dei migranti — ha spiegato Lombardi — è sempre tra quelle in cima ai suoi pensieri: questo lo ha abbondantemente dimostrato col suo viaggio a Lampedusa, il primo del suo pontificato». Lombardi ha poi ribadito che su questi temi «c’è stato il messaggio del Papa per i migranti, poi il viaggio a Lampedusa, e si tratta di un monito che deve essere presente a tutti noi e an- che ai responsabili, a chi insomma deve prendere decisioni su come affrontare questi problemi». L’allerta, intanto, resta altissima: ieri mattina ottanta migranti sono giunti a Monasterace, nella Locride, a bordo di un barcone che si è arenato sulla battigia e capovolto. Nessuno è rimasto ferito: la maggior parte è stata rintracciata dai carabinieri. Sono quasi tutti egiziani. E dall’Egitto venivano anche i sei naufraghi — tutti giovani tra i 17 e i 27 anni — morti annegati sabato sul litorale catanese. Tensione anche in Grecia: una rivolta è esplosa nel centro di Amygdaleza, vicino ad Atene, con 1.200 immigrati soprattutto asiatici in attesa di rimpatrio, tenuti sot- to sorveglianza dalla polizia. La struttura è stata data parzialmente alle fiamme dai rivoltosi. Dieci migranti fuggiti sono attualmente ricercati dalla polizia. In seguito alla tragedia di Catania, Palazzo Chigi ha tenuto a precisare che l’Italia è impegnata al massimo sull’immigrazione e sull’accoglienza, ma dall’Unione europea deve arrivare un cambio di passo. Il tema è all’ordine del giorno anche al Parlamento Ue. Il presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, ha chiarito che «l’Italia non ha mai fatto mancare l’accoglienza ma pretende che l’Unione europea affronti con un altro passo questo tema, non più affrontabile con modalità casuali». Letta ha quindi espresso il suo dolore per gli immigrati morti sulle spiagge di Catania e ha ribadito che «l’Italia è un Paese accogliente, come dimostra anche il fatto che una settimana fa abbiamo accolto i migranti respinti da Malta». Tuttavia, ha aggiunto, il fenomeno dell’immigrazione «è tragicamente strutturale e serve un approccio diverso e infatti — ha annunciato — dieci giorni fa con il premier greco Samaras abbiamo deciso, in vista dei semestri di presidenza greco e italiano, di porre il cambio di passo sulle politiche migratorie come punto centrale». Il nostro Paese, ha infine sottolineato, «fa la sua parte ma non si può affrontare in modo occasionale e senza una strategia europea di lungo periodo». Sulla stessa linea l’intervento del ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, secondo la quale «quello che vediamo sulla coste italiane è conseguenza dell’esodo disperato, perché si mettono insieme due fenomeni: chi fugge dalla guerra e chi fugge dalla povertà». Sogno o illusione che sia — ha spiegato il titolare della Farnesina — la cosa peggiore è che «queste persone rischiano di finire nelle mani di veri e propri venditori di illusioni o di morte». TEL AVIV, 12. Nuove tensioni, lega- i giornalisti dopo un colloquio con te all’annuncio di altri insediamenti il ministro degli Esteri tedesco, israeliani nei Territori palestinesi Guido Westerwelle, in visita a Geoccupati, ma anche gesti distensivi rusalemme. Il portavoce del Governo palestisi sono alternati durante il fine settimana nella complessa vicenda nese, Ihab Bassiso, ha parlato di israelo-palestinese. Il Governo forte preoccupazione per la mossa israeliano ha approvato ieri il rila- israeliana «nel bel mezzo della riscio, entro 48 ore, dei primi 26 dei presa dei colloqui di pace». Bassiso 104 prigionieri come parte delle ha ricordato come siano contrari concessioni per la ripresa dei nego- alla politica israeliana degli inseziati di pace diretti con i palestine- diamenti anche gli Stati Uniti e si, che avranno una seconda torna- l’Unione europea. L’inviato di Wata mercoledì a Gerusalemme. I 26 shington, Martin Indyk, aveva fat— tutti reclusi da prima degli accordi di Oslo, ossia da oltre vent’anni — saranno scarcerati come previsto martedì 13. Quattordici saranno liberati nella Striscia di Gaza, controllata dal giugno del 2007 da Hamas, e gli altri in Cisgiordania. Il comitato che ha deciso i nomi era composto dai ministri Tzipi Livni, che è anche capo negoziatore ai colloqui con i palestinesi, Yaakov Peri, Moshe Yaalon e Yitzhak Aharonovich. Era invece assente il primo ministro BenjaUn ebreo ultraortodosso nell’insediamento di Beitar Elit (Afp) min Netanyahu, in convalescenza dopo un’operazione per la rimozione di to visita ieri a Ramallah al leader un’ernia. palestinese Abu Mazen proprio per Poche ore prima della decisione, parlare del prossimo round negoperò, il ministro dell’Edilizia israe- ziale, prima di spostarsi a Gerusaliano, Uri Ariel, del partito nazio- lemme e incontrare il presidente nalista Focolare ebraico, aveva an- israeliano, Shimon Peres. nunciato la costruzione di altre Nel frattempo si è registrato ieri 1.200 unità abitative a Gerusalem- un ennesimo incidente, con il ferime est e in Cisgiordania, suscitan- mento di un ragazzo palestinese, al do l’ira dei palestinesi, ma anche confine tra Israele e Striscia di Gacritiche di alcune forze politiche za. Il ragazzo è stato colpito alle israeliane. Perplessità e dissensi sogambe e a una mano da proiettili no stati espressi non solo dalla sinistra israeliana, ma anche da uno sparati da soldati israeliani. Secondei principali esponenti della com- do una portavoce dell’esercito ponente minoritaria centrista del israeliano citata dal «Jerusalem Governo, il ministro delle Finanze, Post», un gruppo di palestinesi si Yair Lapid, che ha parlato di «ba- erano avvicinati alla barriera del stone tra le ruote della pace». La confine e avevano lanciato pietre stessa Tzipi Livni, secondo quanto contro i soldati israeliani e incoriferito dalle agenzie di stampa in- minciato a danneggiare la struttura, ternazionali, è sembrata in imba- ignorando i colpi d’avvertimento razzo sulla questione, incontrando sparati in aria. I fiorentini descritti nel predestinato bestseller fanno colazione con olive al forno e lampredotto L’ultimo Dan Brown? Sembra copiato da una guida turistica SILVIA GUIDI Studi confermano che il vibrione fu portato dai caschi blu nepalesi y(7HA3J1*QSSKKM( +@!"!{!#!% Il colera uccide da mille giorni ad Haiti Migranti tratti in salvo nel porto di Siracusa (Ansa) PORT-AU-PRINCE, 12. Da mille giorni il colera continua a uccidere ad Haiti. L’epidemia scoppiò a fine ottobre 2010, nove mesi dopo il devastante terremoto del 10 gennaio, che provocò oltre duecentomila vittime. Né l’azione sanitaria delle autorità locali, né quella della comunità internazionale hanno finora ottenuto il risultato di sconfiggere il vibrione. Questo ha provocato 650.000 contagi e 8.100 decessi, gli ultimi ancora questo mese, mentre dall’inizio del 2013 i morti sono 184 morti e i nuovi casi 18.000. Quello del colera è per l’Onu — garante di un processo di ricostruzione segnato da profondi ritardi nonostante gli impegni presi a suo tempo dalla comunità internazionale — uno dei temi più spinosi della questione haitiana. Uno studio pubblicato in questi giorni dall’universi- tà statunitense di Yale ha confermato che a portare il vibrione, di un tipo fino ad allora sconosciuto nei Caraibi, erano stati caschi blu nepalesi della Minustah, la missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite presente dal 2004 ad Haiti. Già il Center for Disease Control and Prevention di Atlanta aveva accertato che il colera si era propagato della base della Minustah a Mirebalais, sul fiume Artibonite, le cui acque erano state veicolo della massiccia e veloce diffusione della malattia. Finora, peraltro, l’Onu non ha mai ammesso la sua responsabilità, ritenendo impossibile determinare con precisione l’origine dell’epidemia e di recente ha respinto di nuovo una richiesta di risarcimento dichiarandola irricevibile in base alla Convenzione sui privilegi e le immunità dell’O nu. Assistenza a un malato di colera ad Haiti A PAGINA 5 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 In un rapporto per l’Fmi il dubbio che Atene riesca a conformarsi ai parametri richiesti dalla troika In settimana i risultati del ballottaggio tra Keïta e Cissé La Bundesbank e gli aiuti alla Grecia Il Mali ha scelto il nuovo presidente ATENE, 12. In un rapporto anticipato da «Der Spiegel», la Bundesbank sostiene che presto la Grecia avrà bisogno «in ogni caso» di nuovi aiuti, al più tardi entro la primavera del 2014. Si tratta di un rapporto che l’istituto guidato da Jens Weidmann ha preparato per il Fondo monetario internazionale (Fmi) e per il Governo, e nel quale — rilevano gli analisti — emergono critiche, sebbene indirette, alle scelte dell’Esecutivo. La Banca centrale tedesca definisce «insufficienti» gli sforzi compiuti di recente dal Governo ellenico ed esprime «forti dubbi» sulla possibilità che riesca a fare gli aggiustamenti promessi all’Unione europea e all’Fmi in cambio degli aiuti. Per la Bundesbank, inoltre, il via libera della troika (Unione europea, Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea) alla più recente tranche di aiuti da 5,7 miliardi di euro sarebbe avvenuta «per motivi politici». E sui progressi fatti dalla Grecia sulla via del risanamento finanziario e sulle riforme, riconosciuti in primo luogo dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, la Bundesbank è fredda e notifica: «Ne prendiamo atto». Ricordano gli osservatori che prima delle elezioni del 22 settembre per il rinnovo del Parlamento, il Governo di Angela Merkel ha intenzione di evitare qualsiasi discussione su eventuali piani di salvataggio ulteriori della Grecia o sul taglio del debito chiesto a più riprese dal Fondo monetario internazionale. La scorsa Guardie presidenziali di fronte al palazzo del Parlamento greco (La Presse/Ap) settimana il primo ministro greco, Antonis Samaras, è stato ricevuto alla Casa Bianca da Barack Obama. Nell’occasione il presidente statunitense ha sottolineato la necessità che la Grecia riesca a ritrovare il sentiero della crescita. «Siamo consapevoli di quello che la Grecia ha passato» ha detto il capo della Casa Bianca al termine dell’incontro. Per Obama «è importante avere un piano di risana- Difficoltà per il settore energetico tedesco Ma la produzione industriale è in calo Ottimismo di Moscovici sulla ripresa francese BERLINO, 12. La nuova centrale eolica di Borkum, in Germania, non produce energia: la consuma. È un paradosso nell’industria energetica tedesca, una sorta di “lacuna” nello sviluppo del Paese. Le trenta turbine che compongono l’impianto bevono 22.000 litri di gasolio al mese e non c’è un sistema di alimentazione alternativo perché la centrale non è collegata alla terra. Dovrebbe fornire elettricità a 120.000 case, ma il ritrovamento di munizioni risalenti alle due guerre mondiali nel tratto di mare che la separa dalla costa ha bloccato l’installazione dei cavi che permetteranno di distribuire l’energia prodotta. «Questi ritardi — spiega la manager del progetto, Irina Lucke — ci appaiono incomprensibili». Come riferisce «Euronews», i tedeschi se la prendono con la compagnia olandese incaricata di collegare l’impianto alla costa, ma il problema è recuperare i fondi per far fronte all’aumento dei costi. Inoltre, manca un collettore di energia sulla terra. Il ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici (Afp) PARIGI, 12. La Francia è uscita dalla recessione e la crescita sta mettendo radici: sono improntate all’ottimismo le affermazioni del ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici, citato dall’agenzia Bloomberg. Il ministro ha detto che l’economia francese è cresciuta nel secondo trimestre. Nello stesso tempo Moscovici ha tenuto a precisare di non aver mai rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2013, come invece avevano riferito alcune agenzie di stampa. Moscovici ha affermato che «tutto fa pensare che il 2014 sarà il primo anno di crescita vera da tre anni». La prossima settimana l’Istituto nazionale di statistica pubblicherà le stime di crescita del secondo trimestre e questa settimana la Banca centrale francese ha stimato che il pil crescerà nel terzo trimestre dello 0,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012. Dal canto suo il Fondo monetario internazionale prevede per l’economia francese una contrazione nel 2013 dello 0,2 per cento e una crescita dello 0,8 per cento nel 2014. Contrastano, tuttavia con l’ottimismo del ministro delle Finanze francese i dati, di giugno, sulla produzione industriale, i quali fanno registrare un calo dell’1,4 per cento rispetto a maggio. Stime che hanno spiazzato gli analisti, che invece si attendevano un più 0,1 per cento. La contrazione è stata determinata in particolare dalla frenata dei beni alimentari e dei prodotti agricoli, insieme a quella dell’energia e dell’estrazione mineraria. È da ricordare che la disoccupazione si aggira attorno all’11 per cento. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt 00120 Città del Vaticano [email protected] http://www.osservatoreromano.va mento fiscale per gestire il debito, ma è importante che ci sia attenzione anche alla crescita e all’occupazione». Le affermazioni del presidente statunitense, in linea con il pensiero espresso più volte dal Fondo monetario internazionale, hanno indotto il ministero delle Finanze brasiliano a commentare l’incontro fra Obama e Samaras esprimendo nuovamente Intesa sul gasdotto tra Italia e Azerbaigian ROMA, 12. «L’energia è importante per l’Italia perché paghiamo costi troppo alti. Serve una situazione nuova ed è per questo che sono venuto qui e sono molto contento per l’intesa sul gasdotto»: queste le parole del presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, al termine dell’incontro con il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ieri, domenica, nel corso di una visita nel Paese asiatico. Letta ha espresso soddisfazione per l’accordo con la Repubblica azera, perché il gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) raggiungerà anche l’Italia. «Per la prima volta — ha spiegato il presidente del Consiglio — è venuto qua un presidente del Consiglio italiano e questa è la dimostrazione di quanto sia im- direttore responsabile TIPO GRAFIA VATICANA EDITRICE L’OSSERVATORE ROMANO Carlo Di Cicco don Sergio Pellini S.D.B. vicedirettore caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione direttore generale Sudan senza pace KHARTOUM, 12. Catastrofi naturali e persistenti violenze si sommano nell’aggravare la condizione delle popolazioni sudanesi. La radio pubblica Omdurman ha riferito ieri di 36 morti accertati nelle inondazioni che hanno colpito il Paese negli ultimi dieci giorni, in particolare nello Stato del Nilo, dove sono distrutte oltre cinquemila abitazioni. Secondo fonti delle Nazioni Unite, le persone coinvolte nel disastro sono oltre centomila. Le inondazioni hanno fatto seguito alle piogge torrenziali incominciate il primo agosto e che venerdì 9 si sono abbattute anche sulla capitale Khartoum, per fortuna senza causare vittime, ma solo pesanti difficoltà ai residenti. Sempre ieri, dalla tormentata regione occidentale del Darfur è giun- Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] ricordare come dopo due anni che hanno mutato profondamente la situazione del Paese sia tutt’altro che facile fare previsioni basate sui rapporti di forza del passato e definire l’effettivo peso politico sia dell’Rpm, sia dell’Urd, sia dell’Adéma, come del resto di tutte le altre formazioni. In ogni caso, gli sforzi profusi per organizzare queste elezioni non cancellano i dubbi di molti osservatori sulla loro effettiva rappresentatività della volontà degli elettori. Non si è infatti potuto consegnare il certificato elettorale a un’altissima percentuale di cittadini, compresi quelli rifugiati nei Paesi confinanti. Le elezioni dovrebbero in teoria mettere fine alla transizione e riunificare il Paese dopo un’insurrezione armata, un colpo di Stato militare e oltre diciotto mesi di conflitto nelle regioni del nord. Proprio per questo sono state fortemente volute da diversi soggetti interni e internazionali, a partire dall’Onu, dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale e dalla Francia, che in Mali ha condotto un’operazione militare e appunto mantiene tuttora truppe, nonostante che se ne prevedesse il ritiro già da aprile. Diversi osservatori, tuttavia, nutrono forti dubbi sia sulla possibilità di raggiungere lo scopo, sia, più in generale, sul contenimento di una crisi per la quale l’intervento armato francese e i successivi dispiegamenti prima di una forza dell’Ecowas e poi di una missione dell’Onu, appunto la Minusma, sono stati finora tutt’altro che risolutivi. La questione riguarda soprattutto il nord, tutt’altro che pacificato, malgrado il silenzio calato sulle operazioni militari. Ma più in generale è l’intera popolazione maliana, come tutte quelle del Sahel, a restare in condizioni drammatiche, rese ancora più difficili da un quinquennio di crisi figlia della speculazione finanziaria ma poi degenerata in un’impoverimento reale che proprio nel sud del mondo ha avuto le conseguenze più pesanti. Devastanti inondazioni nel nord e scontri sempre più sanguinosi nel Darfur portante l’accordo sulla Tap non solo per il futuro dell’Italia, ma anche per l’Unione europea». Al centro del colloquio con il presidente azero ci sono stati anche i rapporti commerciali tra Italia e Azerbaigian, considerati fondamentali in un momento tanto difficile per l’economia europea. «È importante — ha affermato Letta — allargare lo scambio commerciale e farlo crescere per aumentare il livello dei rapporti economici». In autunno verrà a Baku una delegazione congiunta Confindustria-Ance «per collaborare — ha reso noto il presidente del Consiglio — e creare un nuovo inizio nel livello dei rapporti economici tra Italia e Azerbaigian». GIOVANNI MARIA VIAN Piero Di Domenicantonio dubbi sulle strategie europee di aggiustamento imposte ai Paesi che si trovano nelle condizioni della Grecia. «Credo che questi programmi siano eccessivi» ha detto in un’intervista al «Financial Times» il rappresentante brasiliano all’Fmi, Nogueira Batista, che si è astenuto sul voto per approvare la quota da 1,8 miliardi di aiuti ad Atene garantiti dall’Fmi. Segnala intanto il sito Euronews che tra le sfide che la Grecia si trova ad affrontare figura quella del rilancio degli investimenti stranieri, che tanto hanno risentito della crisi. A frenare gli investitori, secondo Harry Kyriazis, dirigente della Federazione delle imprese greche, hanno contribuito anche i cavilli burocratici. E al riguardo parla chiaro. «Gli investitori stranieri non vengono in Grecia a causa della burocrazia» dichiara Kyriazis, citato da Euronews. E aggiunge: «Per iniziare un’attività occorrono molte licenze, il prezzo di questa burocrazia incide dal 7 al 16 per cento del costo totale dell’investimento». BAMAKO, 12. Si sono svolte nella calma e senza incidenti di rilievo le operazioni di voto in Mali, dove ieri si è tenuto il ballottaggio per la presidenza. A contendersi la guida del Paese l’ex primo ministro Ibrahim Boubacar Keïta, candidato dal Raggruppamento per il Mali (Rpm) risultato il più votato al primo turno del 28 luglio con il 39,24 per cento delle preferenze, e l’ex ministro delle Finanze Soumalia Cissé, dell’Unione per la Repubblica e la democrazia (Urd), che aveva avuto il 19,44 per cento. Anche nelle città del nord, come Gao, Timbuctu e Kidal, pur segnate da persistenti violenze, il voto si è svolto nella piena normalità sotto gli occhi attenti di centinaia di osservatori locali e internazionali e un imponente servizio di sicurezza coordinato dall’esercito governativo, dai caschi blu della Minusma e dai soldati francesi ancora presenti nella regione. Si ignora ancora la percentuale di quanti tra i 14 milioni di elettori maliani si siano recati nei 21.000 seggi approntati nel Paese. La giornata di voto è stata caratterizzata dalla forte pioggia che si è abbattuta su diverse regioni del sud e in particolare su quella di Bamako, e che, stando alla stampa locale, ha diminuito l’affluenza dei votanti rispetto al primo turno quando erano stati il 48,98 per cento. Lo scrutinio è in corso dalle 19 di ieri, poco dopo la chiusura dei seggi. In base alle legge maliana, il ministero dell’Amministrazione territoriale ha cinque giorni di tempo per pubblicare i risultati provvisori. Secondo la stampa nazionale, comunque, già per metà settimana sono attesi i dati definitivi. La gran parte degli osservatori, comunque, prevedono la vittoria di Keïta, per il quale si erano schierati la quasi totalità degli altri candidati sconfitti al primo turno. Per Cissé si era invece pronunciato Dramane Dembélé, il grande sconfitto al primo turno, che era stato candidato dell’Alleanza per la democrazia in Mali (Adéma), finora il principale partito del Paese. C’è comunque da Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va ta notizia di scontri tra comunità contrapposte che hanno provocato non meno di cento morti. A darsi battaglia sono stati gruppi armati delle comunità dei rizagait e dei màliya, nell’area di Adila. «Abbiamo ucciso settanta dei loro, trenta dei nostri mancano all’appello e altri settanta sono rimasti feriti», ha detto all’agenzia cinese Xinhua una fonte dei rizagait, aggiungendo che la tensione rimane alta e gli scontri potrebbero riprendere da un momento all’altro. Non è chiaro quale sia il motivo del conflitto, anche se spesso gli scontri tribali in quest’area sono legati a dispute sui pascoli e l’acqua. A questo tipo di violenze si aggiungono quelle della ripresa del conflitto civile che si protrae da oltre dieci anni tra il Governo di Khar- toum e i ribelli insorti nel febbraio del 2003 e che secondo l’Onu ha provocato, soprattutto nei primi anni, piu di trecentomila morti e due milioni e mezzo di profughi, tra rifugiati all’estero e sfollati interni. Sempre secondo l’Onu, nel solo periodo tra gennaio e maggio di quest’anno la ripresa delle violenze ha causato altri trecentomila profughi. Sugli ultimi mesi non si hanno ancora dati certi, ma la situazione è comunque peggiorata. Anche nel fine settimana scorso ci sono stati numerosi morti in scontri tra combattenti arabi, tradizionalmente vicini al Governo di Khartoum, e della popolazione locale dei fur, quella che dà il nome alla regione (Darfur significa appunto terra dei fur). Una famiglia in un campo profughi sudanese (Reuters) Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Ufficio diffusione: telefono 06 698 99470, fax 06 698 82818, [email protected] Ufficio abbonamenti (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, fax 06 698 85164, [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Concessionaria di pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A System Comunicazione Pubblicitaria Aziende promotrici della diffusione de «L’Osservatore Romano» Intesa San Paolo Alfonso Dell’Erario, direttore generale Romano Ruosi, vicedirettore generale Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 Società Cattolica di Assicurazione [email protected] Banca Carige Credito Valtellinese lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 L’OSSERVATORE ROMANO Violenze segnano in Iraq la conclusione del ramadan Il Governo si prepara a sgomberare i sit-in nelle piazze del Cairo ma i Fratelli musulmani lanciano un appello alla mobilitazione BAGHDAD, 12. Sangue, in Iraq, sulla fine del ramadan. Solo a Baghdad, nella giornata di sabato, sono deflagrate undici vetture cariche di esplosivo, provocando oltre ottanta morti. Più di 150 i feriti. Gli attentati dinamitardi hanno avuto luogo in mercati affollati, situati in quartieri abitati prevalentemente da sciiti. Gli attacchi sono stati poi rivendicati dallo Stato islamico di Iraq, cellula locale di Al Qaeda. Sangue anche fuori Baghdad. Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria nella città di Tuz Khurmato: dieci persone sono morte e più di quaranta sono rimaste ferite. Due vetture sono poi esplose a Nassiriya: il bilancio è di quattro morti e otto feriti. Luglio, con più di mille morti, è stato il mese più sanguinoso dal 2008. Le violenze hanno imperversato in varie zone del Paese: lo stillicidio di attacchi e imboscate è stato senza tregua. Ma il mese di agosto non è cominciato sotto auspici migliori. E sempre Baghdad è stata teatro di stragi. Quella di sabato ha suscitato la condanna degli Stati Uniti, i quali attraverso il dipartimento di Stato, come riferisce l’agenzia Agi, hanno affermato che gli attentati sono stati compiuti da «nemici dell’Islam». Intanto, segnala la France Presse, cresce il malcontento tra la popolazione irachena, che lamenta «l’incapacità» delle autorità di far cessare le violenze, con il loro pesante bilancio di vittime. Da mesi, infatti, il ridestarsi delle mai sopite rivalità tra sciiti e sunniti sta provocando un dilagare di violenze, a detrimento della sicurezza e della stabilità del territorio. Muro contro muro in Egitto Sostenitori dell’ex presidente Mursi al Cairo (La Presse/Ap) IL CAIRO, 12. Clima incandescente in Egitto: l’esercito ha dato l’ultimatum ai manifestanti proMursi per l’abbandono delle piazze. I Fratelli musulmani, dal canto loro, non hanno alcuna intenzione di fare passi indietro. La polizia attende soltanto l’ordine per avviare lo sgombero dei dimostranti. Il ministero degli Interni ritiene che «ogni opzione è possibile» per sgomberare i due principali sit-in in corso dal 3 luglio, giorno della deposizione di Mursi, nelle piazze di Rabaa alAdawiya e di al-Nahda al Cairo. Il timore è che l’azione per sgomberare le piazze possa portare a un ulteriore spargimento di sangue. Secondo una fonte del ministero degli Interni egiziano citata dalla Bbc, comunque, l’azione delle forze di sicurezza per disperdere i manifestanti sarà «graduale». Inizialmente — stando a quanto riporta la stampa — la polizia potrebbe accerchiare le due piazze, in modo da evitare che altre persone ingrossino le fila dei manifestanti, e saranno tagliati i rifornimenti di cibo e acqua. In un secondo momento, gli agenti potrebbero mettere in atto tecniche non letali, tra le quali l’uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, come hanno fatto sapere fonti del ministero degli Interni citate dal «New York Times». Il Governo di Tunisi tratta con i sindacati Un ufficio dei miliziani in Turchia o in Arabia Saudita Kabul disponibile a negoziati con i talebani KABUL, 12. Si potrebbe aprire una prospettiva di dialogo tra le autorità afghane e i talebani. Kabul, infatti, si è detta pronta, almeno in linea di principio, ad avviare un negoziato di pace con i miliziani qualora questi aprissero un loro ufficio politico in Turchia o in Arabia Saudita. Questa eventualità, che potrebbe segnare un’importante svolta nel faticoso processo di riconciliazione, è tata indicata ieri dal portavoce del ministero degli Esteri afghano, Jana Musazai. Durante una conferenza stampa a Kabul, riferisce l’agenzia di stampa Pajhwoh, Musazai ha confermato che l’Afghanistan preferirebbe che gli insorti aprissero il loro ufficio in territorio afghano, e che per questo sarebbe pronto a fornire tutte le garanzie necessarie agli eventuali negoziatori. «Ma siccome quello che è prioritario è l’apertura di un processo di pace — ha affermato Musazai — siamo disposti a collaborare per l’apertura di un ufficio di rappresentanza anche in Turchia o in Arabia Saudita». Recentemente i talebani avevano inaugurato una loro rappresentanza a Doha, in Qatar, ma l’iniziativa non è decollata per l’opposizione di Kabul alla decisione di caratterizzare l’ufficio con le insegne dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, il nome che aveva il Paese, ricorda l’agenzia Ansa, quando gli insorti furono al potere fra il 1996 e il 2001. E più in generale, l’opposizione di Kabul si è concentrata sul fatto che gli Stati Uniti avevano deciso di stabilire contatti diretti con i talebani: una dinamica che ha suscitato l’ira del presidente Hamid Karzai, preoccupato che il suo Paese possa vedersi marginalizzato in un processo di pace che lo interessa direttamente. Sono quindi seguite le rassicurazioni di Washington circa la volontà di «non scavalcare» Kabul, rispettandone l’indipendenza e la sovranità. Ciò nonostante, il clima negoziale è diventato molto teso, non propizio a far sedere intorno allo stesso tavolo interlocutori divisi da forti divergenze di vedute. In questi giorni, intanto, Karzai ha rinnovato ai talebani l’offerta di dialogo, nella consapevolezza che senza un loro fattivo coinvolgimento, il pro- pagina 3 TUNISI, 12. Il capo del partito islamista Ennahdha, al potere nel Paese, e i rappresentanti del sindacato Ugtt si incontreranno lunedì per mettere le basi di una soluzione della crisi politica che si è aggravata dopo l’assassinio di uno dei leader antigovernativi, Mohammed Al Brahmi, la sospensione dei lavori dell’Assemblea nazionale costituente e il braccio di ferro tra islamisti al potere e le forze di opposizione. Il sindacato, forte di mezzo milione di aderenti, chiede le dimissioni del Governo e la costituzione di un gabinetto di tecnocrati. Pochi giorni fa il Governo tunisino ha aperto alla possibilità di un dialogo costruttivo per «superare le difficoltà e risolvere i problemi esistenti». L’opposizione continua a scartare qualsiasi possibilità d’intesa con l’Esecutivo, e si prepara a una grande mobilitazione per il prossimo 13 agosto. cesso di riconciliazione non avrebbe fiato lungo. Nel frattempo si registrano nuove violenze. Tre soldati della Nato e tre civili sono morti in attacchi compiuti dai miliziani nell’est e nel sud del Paese. Oggi il quotidiano «Khaama Press» scrive che la missione Onu in Afghanistan (Unama) ha manifestato nuovamente preoccupazione per le numerose accuse di violazione dei diritti umani da parte della polizia locale afghana (Alp), organismo diverso dalla polizia nazionale. Al riguardo il portavoce dell’Unama, Nilab Mubarez, ha confermato che la sua organizzazione «ha ricevuto nuove lamentele concernenti il comportamento dell’Alp». Di conseguenza l’Unama ha sollecitato il Governo a «esercitare una stretta supervisione sul reclutamento degli elementi di questa forza locale». Le denunce di presunte irregolarità sono più numerose nelle province settentrionali del Paese. L’Alleanza, che raggruppa i sostenitori dell’ ex presidente Mursi, ha indetto per oggi manifestazioni in tutto il Paese. Il gruppo, controllato dai Fratelli musulmani, ha invitato i manifestanti di tutte le città egiziane a marciare sulle piazze «e a passarci la notte». I giovani del movimento promettono di marciare su piazza Tahrir, simbolo della rivolta contro Mubarak e contro Mursi. Nel Sinai, intanto, tre elicotteri egiziani hanno condotto ieri sera un raid contro sospetti militanti islamici nella città desertica di Sheik Zuweyid, uccidendone almeno 12. Il portavoce dell’esercito ha confermato l’operazione. Alta tensione fra Pakistan e India ISLAMABAD, 12. Non accenna a placarsi la tensione tra Pakistan e India. Oggi si è aperto un nuovo capitolo del contenzioso che divide i due Paesi. Le autorità di Islamabad hanno accusato i soldati indiani, riferisce l’agenzia Reuters, di aver violato il coprifuoco lungo la linea di demarcazione in Kashmir e di aver ucciso un civile pakistano. E, secondo un copione collaudato da tempo, le autorità indiane hanno negato ogni addebito. La stessa dinamica, a parti invertita, si era registrata nei giorni scorsi, quando New Delhi aveva denunciato che cinque soldati indiani erano stati uccisi da truppe pakistane sempre lungo la linea di demarcazione in Kashmir: Islamabad aveva negato ogni coinvolgimento. Da allora si è registrato un acuirsi della tensione fra i due Paesi, che rischia di aggravarsi se, concordano gli analisti, non verrà approntato dalle autorità competenti un piano di disgelo e di distensione. Il primo ministro pakistano, Nawaz Sharif, ha cercato in qualche modo di calmare le acque, sottoli- neando l’importanza strategica dei rapporti fra New Delhi e Islamabad. Dal canto suo l’India sembra molto cauta. Il ministro della Difesa indiano, A.K. Antony, per esempio, si è detto favorevole ad adottare una linea dura contro i soldati pakistani ritenuti responsabili delle violenze. Sempre Sharif aveva annunciato, nei giorni scorsi, la volontà di riprendere i negoziati di pace con l’India, in una fase di stallo dopo le stragi di Mumbai del novembre 2008. Da ricordare poi che durante la recente visita a Islamabad, il segretario di Stato americano, John Kerry, aveva espresso l’auspicio che i Paesi dell’area rafforzino i legami, così a creare un fronte unico da opporre alle violenze degli estremisti. Nell’occasione aveva richiamato il significativo ruolo di mediazione che l’India ricopre nell’ambito delle complesse dinamiche che caratterizzano la regione. Nei giorni scorsi il Governo indiano, in un comunicato, aveva parlato di «violazioni» del cessate il fuoco in vigore dal 2003 sulla linea di demarcazione lunga 740 chilometri e La furia di Utor sulle Filippine dell’ufficio, Vicente Malano, già sabato aveva ammonito sull’estrema pericolosità della tempesta in arrivo, avvertendo i residenti delle zone vicine alla costa, compresa l’area della capitale, e chiedendo ai pescatori di rimanere in porto. Al tempo stesso le popolazioni delle aree di montagna erano state messe in guardia contro le probabili alluvioni e frane che sarebbero state provocate dal passaggio di Utor. Le Filippine — come riferiscono i massimi esperti internazionali — subiscono ogni anno le conseguenze di una ventina di tifoni, molti dei quali seminano distruzione e morte. I venti di Utor soffiano a una velocità di duecento chilometri l’ora, configurandolo come il tifone più forte di quest’anno. Il bilancio, per questo, potrebbe essere peggiore del previsto. DAMASCO, 12. Mentre le diplomazie internazionali cercano di arrivare a fissare la nuova conferenza sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2, anche l’ultimo fine settimana ha fatto registrare nuove vittime civili nel conflitto tra le forze del Governo del presidente Bashar Al Assad e le milizie ribelli. Secondo fonti dell’opposizione, tredici civili, compresi sette bambini, sono stati uccisi e altri 36 sono rimasti feriti in un attacco sferrato nella città settentrionale di Raqqa, controllata dai ribelli, da un elicottero da combattimento governativo che ha sganciato barili esplosivi. L’agenzia di stampa governativa Sana ha invece dato notizia di sei civili uccisi in due attentati degli insorti vicino rispettivamente ad Aleppo, nel villaggio di As Sfeira, e nella provincia di Hama, dove è esplosa un’autobomba sulla strada tra le località di Al Naqur e Al Bahseh. Le violenze, in una sorta di contagio del conflitto siriano che si registra da settimane, si susseguono anche nel vicino Libano, dove ieri un gruppo armato di sciiti ha sparato contro un convoglio con a bordo il sindaco sunnita della cittadina di Arsal, Ali Hujeiri, ferendolo e uccidendo due suoi collaboratori. L’attacco è avvenuto nella città di Labweh, vicino al confine siriano, dove Hujeiri stava transitando di ritorno da una missione che aveva portato a uno scambio di prigionieri tra gruppi sunniti e sciiti. In tarda mattinata si è diffusa la voce che padre Dall’Oglio sarebbe stato ucciso. La notizia, riportata su un sito arabo, non ha finora trovato conferma. Nuovo scambio di accuse riguardo agli attacchi lungo la linea di demarcazione in Kashmir Almeno ventisei pescatori dispersi durante il passaggio del tifone nel nord dell’arcipelago MANILA, 12. Non si hanno ancora notizie certe di vittime per il passaggio nelle Filippine del tifone Utor, che ha investito ieri il nord est dell’arcipelago, ma le autorità parlano di non meno di 26 dispersi tra pescatori dell’isola di Luzon che si trovavano in mare. A rendere più tragico il bilancio, inoltre, potrebbe contribuire la situazione nelle regioni di montagna, dove diversi villaggi risultano devastati dai venti fortissimi e dalle piogge torrenziali che hanno accompagnato l’arrivo del tifone. Non sono invece segnalate vittime nella capitale Manila, pure investita da Utor e dove ci sono stati allagamenti e danni rilevanti. Non sembra dunque aver raggiunto pienamente il suo scopo l’allarme che l’Ufficio di meteorologia nazionale aveva lanciato per tempo sull’arrivo del tifone. Il responsabile Un altro fine settimana di scontri in Siria Un bambino setaccia rifiuti galleggianti dopo il passaggio del tifone Utor (Reuters) che separa in due la regione himalayana contesa da oltre mezzo secolo. E nello stesso comunicato aveva espresso il rammarico per gli ultimi sviluppi nei rapporti fra New Delhi e Islamabad. Lo scorso dicembre Pakistan e India — nel corso di alcuni incontri bilaterali di alto livello — avevano adottato misure dirette a potenziare i rapporti commerciali, nella consapevolezza che anche attraverso questa via è possibile dare vita a strategie comuni, proficue per entrambi i Paesi. In Yemen Al Qaeda uccide cinque soldati SAN’A, 12. Cinque soldati yemeniti sono stati uccisi ieri, domenica, in un attacco condotto da «elementi di Al Qaeda» a un posto di blocco nei pressi dell’impianto del gas di Balhaf, nel sud-est dello Yemen. Lo ha riferito una fonte militare, precisando che «uomini armati hanno aperto il fuoco con armi automatiche sui militari prima di prendere la fuga». Secondo quanto riferito dalla fonte, i cinque soldati sono stati sorpresi nel sonno da un commando di uomini armati che, dopo essersi infiltrato nel posto di blocco, hanno ucciso una guardia e sono entrati nel prefabbricato occupato dai militari. Dopo aver ucciso i soldati, il gruppo di uomini armati è fuggito a bordo di un’auto. Un portavoce dell’esercito yemenita ha detto che l’impianto di gas, gestito dallo Yemen Lng e dalla francese Total, è uno di quelli presi di mira la scorsa settimana dagli uomini di Al Qaeda per un probabile attacco. L’attentato segue l’escalation di attacchi da parte dei droni statunitensi nelle ultime due settimane dopo l’allerta generale che ha costretto Washington a chiudere la propria ambasciata a San’a e a evacuare il personale. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 Giuseppe Toniolo e il modernismo Gruppo di esploratori prima dello scioglimento e, sotto, Pio XI al tavolo di lavoro L’obbedienza carica di ragioni che rende liberi Pubblichiamo uno stralcio dal volume «La Santa Sede e il fascismo in conflitto per l’Azione cattolica» (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2012, pagine 435, euro 38) titudini a servizio del sindacalismo rivoluzionario, l’uno e l’altro del All’interno del complesso evento pari nemici giurati di Dio e della storico del modernismo, la figura di sua Chiesa». Dunque, in sintesi: Giuseppe Toniolo si distinse per la correzione sì, ma non generalizzata; sincera e ragionata posizione di un riforma sì, ma senza rotture. Per Toniolo, dunque, vi era una intellettuale credente che fu in grado di sostenere le proprie idee con possibilità di adattamento del penchiarezza e coraggio, lungi da inte- siero cristiano tradizionale alle nuoressi personali e da pregiudizi ideo- ve sfide odierne, mentre la filosofia logici. Dal momento che non si moderna s’avventurava sul crinale tratta qui di celebrarne la santità, di una nuova forma di positivismo riconosciutagli dalla Chiesa, ma di psicologico, da cui derivavano “tre evidenziarne alcuni tratti storici, pa- deduzioni disastrose”: «un sistema re sufficiente rendere ragione del soggettivistico che prende le mosse suo stile di uomo di cultura e di fe- dal dubbio o dalla sfiducia intorno de, che non è classificabile entro alla facoltà dell’intelletto di cogliere bersaglio la Chiesa schemi precostituiti. In breve, il con certezza il vero», per cui tutto profilo di Toniolo, si caratterizza è relativo; un «misticismo panteistiper quella sua apparente paradossa- co» che concorre a sminuire la libelità che coniuga obbedienza e liber- ra volontà umana, e la tendenza «a tà, sia nei confronti delle controver- falsare il concetto di progresso sose questioni del suo tempo che del- ciale-civile identificandolo con quella Chiesa cui appartenne. Nel catto- lo di evoluzione» trascurando il calicesimo d’inizio del ventesimo se- rattere discontinuo del progresso colo vi era senza dubbio una legitti- umano rispetto al determinismo ma e prepotente esigenza di libertà delle leggi biologico-evolutive. e di rinnovamento: Toniolo vi contribuì alla trò con il prefetto di Vicenza, chieLa ricerca dell’economista italiano sua maniera, attraverso dendo un’immediata ed esemplare la difficile forma si mosse tra idee e persone punizione per gli aggressori. Non dell’obbedienza. Per avendo avuto alcuna risposta dalle Nell’ardua impresa Toniolo, dunque, si autorità civili, il 13 aprile, Domenitrattava di sostenere la di sostenere i principi ca delle Palme, si recò a Sandrigo Chiesa, in obbedienza e durante la predica levò un’enerevitando però di annullare i nemici alla sua dottrina, ofgica protesta contro la violenza defrendo una via di salgli aggressori, lanciando la scomuIl problema di fondo consisteva vezza alla società contemporanea, nica contro quelli che avevano osasia con la difesa e la proposta di nella diversa comprensione della lito alzare le mani sui sacerdoti di persone che con il contributo di bertà umana e del suo sviluppo storiSandrigo e contro quelli che avevaidee. Dalla corrispondenza riservata co-sociale. «Ma oggi — prosegue Tono ispirato, promosso e diretto la con Pio X e con il cardinale Pietro niolo — in cui questa sana e prometsacrilega spedizione. Maffi, arcivescovo di Pisa, emerge tente psicologia empirica, mal dispoAltre identiche violenze furono il profilo di un uomo influente per sta al neokantismo, intende collocacommesse in Liguria, Lombardia, lo stile, sinceramente stimato, ope- re, anche nel vivere sociale, il sentiVeneto ed Emilia. «L’O sservatore rativo e concreto, lontano da ambi- mento al posto della ragione (…) guità clericali e da vantaggi perso- diciamo che tale concezione psicolonali. gica è arbitraria, aprioristica, minuNon mancarono segnalazioni scola, incapace di dar proporzionata d’intellettuali conosciuti personal- ragione delle immense e variopinte mente da Toniolo, come il gruppo cause, leggi, finalità del progresso di professori dell’Associazione ita- civile, la cui ricerca sistematica forliana di liberi credenti, responsabile ma il fastigio della sociologia». della rivista mensile «La Riforma Al di là dell’analisi critica delle italiana». A loro riguardo, scriveva variegate correnti moderniste, qual a Pio X il 19 luglio 1914: «Essi ob- era la proposta costruttiva di Toniobediscono tutti a quella legge di lo- lo? La sociologia, ispirata alla filogica fatalità per cui chiunque pre- sofia cristiana, ha un centro direttitende di mantenersi in qualche sen- vo al quale orientarsi per leggere la so religioso, pur distaccandosi dalla storia: Gesù Cristo. Dall’ascolto del Chiesa, ricade verso una “religione cuore e della mente di Toniolo, versenza dogmi”, che poi si risolve in sati nella sua penna, sia nella corriun soggettivismo neo-kantiano o spondenza con Pio X che nella sua nel panteismo hegeliano». La sua riflessione sociologica, risaltano due preoccupazione si rivolgeva direttatratti distintivi della sua personalità: mente verso alcuni docenti dell’unichiarezza nelle posizioni e volontà versità di Pisa, dove egli stesso insegnava, al punto da esclamare: «O di costruire. L’uomo di fede e di povera nostra gioventù, la quale si scienza si proponeva, in maniera trova ben peggio insidiata da questi originale, di distinguere senza sepapseudo-spiritualisti che dallo sfac- rare e di unire senza confondere feciato materialismo di Molescott o de e ragione, come aveva appreso dalla filosofia e dalla teologia di di Heckel o di Spencer!». Tale posizione di Toniolo, in ef- Tommaso d’Aquino, nell’alveo della fetti, era già chiara e pubblica fin grande tradizione cristiana antica e dalla promulgazione dell’enciclica medievale. Ora, i tempi erano moPascendi Dominici gregis, alla quale derni, e la ricerca sociologica agli aveva aderito in modo convinto, ri- albori. In quest’epoca, carica di letenendo altresì di non doversi limi- gittime aspettative di rinnovamento, tare alla condanna degli errori, dopo un secolo di ristagno della riRomano» di quei giorni, nella ruquanto d’indicare nuove vie da per- flessione teologica, appiattita ai brica Notizie Italiane, più volte decorrere. Era quanto sosteneva, ad margini di un pensiero apologetico nunciò le varie violenze compiute. esempio, circa l’importanza delle che, in base ai presupposti razionaIl giornale «La Croix», del 17 apriunioni professionali di cattolici: li, si sforzava di giustificare la rivele, presentò la lista delle principali «Conviene correggere eventuali tra- lazione, Toniolo tentò di rinnovare città che furono teatro d’actes de viamenti in proposito, ma guai arre- l’apologetica attraverso un nuovo banditisme. stare un movimento organico di approccio scientifico. Questi e altri fatti di violenza La sua faticosa ricerca si mosse classi autonome e cristiano-cattolicostituirono solo la premessa di che nel centro della odierna società tra idee e persone, nell’ardua imuna situazione che andò aggravan(…) soffocata in alto da un pantei- presa di difendere la Chiesa senza dosi nel Paese nel 1925, quando il smo di stato assorbente, sfruttato condannare gli uomini; di sostenere potere fascista prese una precisa dai socialisti riformisti, e in basso principi evitando di annullare nemiconfigurazione. stritolata sotto gli assalti delle mol- ci. Chi lo conobbe — e furono in molti — in seguito alla sua morte, chiamato a rendere testimonianza dell’uomo, gli attestò la stima che meritava. A questo riguardo, occorre ricordare che Toniolo, il cui conSu «Pagine Ebraiche» una storia polacca siglio influente verso Leone XIII e Pio X è certo, mai approfittò di tale posizione, rimanendo sempre al suo posto di “tecnico” leale e competente, come diremmo oggi. La do«In Polonia è in atto una legge contro la shechitah, la macellazione rilorosa vicenda modernista, probatuale ebraica», scrive Gianfranco Di Segni, del Collegio rabbinico itabilmente, non fu la ragione magliano, sul numero di agosto di «Pagine Ebraiche», il mensile dell’Uniogiore dell’impegno di Toniolo, per ne delle Comunità Ebraiche Italiane, diretto da Guido Vitale. Partendo quanto egli n’ebbe parte; il suo da questa notizia di attualità l’autore dell’articolo ventila «un possibile pensiero e l’azione che ne derivava intervento del rabbinato italiano presso il Vaticano, come in effetti avpartivano da più lontano, avevano venne all’inizio del 1936, quando importanti rabbini d’Europa e della radici nella fase precedente, quando terra d’Israele si rivolsero a David Prato, all’epoca dei fatti rabbino cail progetto di ricostruire su nuove po d’Alessandria d’Egitto e che presto sarebbe diventato rabbino capo basi aveva trovato respiro nel pontidi Roma, per esercitare pressioni a favore degli ebrei polacchi». Prato, ficato di Leone XIII. Forse, anche continua l’articolo, «durante i pochi giorni passati a Roma nel marzo per tale motivo, a Toniolo va rico1936, riuscì a incontrarsi con i rappresentanti del Governo italiano e nosciuto il merito di aver cercato e con l’ambasciatore polacco in Italia, mentre al Vaticano incontrò il carpercorso una strada dialogica anzidinale Pacelli e monsignor Tardini». La missione «ebbe successo», ché antagonista. La libertà di penscrisse lo stesso Prato in un testo autobiografico inedito, le autorità siero e l’obbedienza della fede gli avevano indicato un percorso che lo cattoliche asserirono che «è carità cristiana intervenire ogni qualvolta i avrebbe condotto più in là di quansentimenti religiosi sono offesi». I ricordi del rabbino si concludono to avrebbe potuto immaginare. con queste parole: «Certo è che se la legge non fu emanata allora e se si cercarono più tardi dei pretesti per rinviarla, per modificarla e per mutilarla lo si deve al tempestivo intervento del Vaticano». *Pontificia Università Urbaniana di MAURIZIO GRONCHI* di PIERO PENNACCHINI a crisi che investì la Santa Sede e il governo italiano nel 1931 fu l’apice di un conflitto che, in verità, sorse fin dall’inizio della presa del potere del regime fascista e che si protrasse per tutto il ventennio, con fasi alterne di relativa calma e di forte tensione, e con manifestazioni anche di Sin dagli esordi il partito di Mussolini ebbe come gravi violenze. Il regime fascista, professando un’ideologia totalitaria, non poteva non entrare in contrasto con chi pensava e poteva agire in modo diverso dal suo. In campo religioso il regime colpì indiscriminatamente chiunque potesse ostacolare il suo programma e l’obiettivo di totale fascistizzazione dell’Italia, sacerdote o laico che fosse. Con la gerarchia ecclesiastica dei livelli più alti e isti- ricali, era più vicino al pensiero so- lenza, lasciati più in Italia che altuzionali il regime usò scaltrezza e cialista, vedendo in esso il paladi- trove, e il moltiplicarsi delle fazioni prudenza. Si mostrò duro, invece, no del miglioramento delle condi- che portavano a sanguinose offese, soprattutto con il clero diocesano zioni di vita della popolazione. con uno strascico interminabile di (parroci, viceparroci, cappellani), e C’era invece chi, avendo vissuto rappresaglie. Questi gravi disordini in modo particolare con coloro che esperienze negative per le violenze provocavano danni immensi, godevano di un notevole ascenden- socialiste, sviluppatesi partendo da all’estero, compromettendo il prete sulla popolazione, manifestavastigio della nazione, e all’interno, un principio originario per sé posino grandi capacità organizzative, nell’ordine materiale, economico, erano impegnati nel sociale, e so- tivo di ricerca di giustizia e di finanziario, morale e religioso, conprattutto con quelli che non si la- equità per tutti, ma poi sfociate in giuntamente a una decadenza insciavano strumentalizzare dal regi- applicazioni sovvertitrici con meto- tellettuale. «Il rimedio a questi me. Colpendo le persone più pre- di spicci e poco democratici, prefe- mali non può aversi che dal ritorparate e più influenti, era poi più riva il fascismo. C’era infine chi, no a Dio e dalla piena osservanza facile soggiogare il popolo, asser- pur non accettando il fascismo per della sua legge». virlo, strumentalizzarlo ai propri le sue intemperanze e violenze, nuIl 28 ottobre 1922 scrisse un’altra triva però simpatia per Mussolini, Lettera Apostolica dal titolo Ora fini. Il regime cercò con sono pochi mesi. In essa rivolse ai vescovi un caldo minacce, intimidazioIl regime fu particolarmente duro appello a lavorare con tutte ni, ricatti riguardanti le loro forze all’opera di il posto di lavoro o con il clero diocesano pacificazione degli animi e l’accesso allo studio ai Specie con chi tra esso godeva dei cuori, perché «purtroplivelli superiori, invii al confino, devastaziodi notevole ascendente sulla popolazione po la tanto desiderata tranquillità non è ancora tornani di sedi di associaed era impegnato in ambito sociale ta in mezzo al diletto pozioni, violenze e anpolo d’Italia», ed esortò a che soppressioni fisilo zelo che per imporre il proprio pensiero perché tutelava la religione e aveva raddoppiare nell’opera di pacificazione, e raggiungere gli obiettivi prestabi- salvato l’Italia del dopoguerra. liti. Praticamente, con l’avvento del cercando di sacrificare per Il clero, specialmente quello fascismo pian piano tra il clero an- il pubblico bene i propri ispirandosi ai dell’Italia settentrionale, si trovò darono a configurarsi alcuni speci- desideri, spesso preso tra due fuochi: da fici gruppi: da quello a esso favore- principi cristiani dell’ordiuna parte, il socialismo rivoluzio- vole, anche se minoritario e a sua ne e ai sentimenti di carità, nario e anticlericale, dall’altra, il volta suddiviso tra chi era favore- di mansuetudine e di percomportamento imperioso e vio- vole per opportunismo e chi lo era dono. lento del fascismo. C’era chi, vi- per convinzione ideologica, a quelVerso la fine del 1922, vendo in luoghi dove erano più lo degli ostili, da quello degli in- con strategia non casuale, sentiti i problemi sociali ed erano differenti e dediti solo alla missio- ma intenzionale e mirata, il meno espresse le posizioni anticle- ne pastorale a quello dei delusi e regime cominciò a colpire i degli sfiduciati anche delle autorità sacerdoti particolarmente ecclesiastiche che non sapevano attivi e non influenzabili prendere decisioni. dalle lusinghe della propaIl regime fascista, adottando una ganda fascista. politica accattivante verso la ChieAd Asiago, nell’estate Da «Il Sole 24 Ore» sa e facendosi paladino di certi va- 1923, era giunto un giovane lori, come la patria, l’autorità, l’or- sacerdote, don Gerolamo dine e la moralità, pensò di con- Tessarolo, molto capace e quistarsi in tal modo la stima e intraprendente, che in pol’appoggio della gerarchia ecclesia- co tempo seppe organizzastica, ma questo avvenne solo in re molte attività a favore dei giovaparte. Infatti, l’affacciarsi sulla sce- ni. Questo attivismo non rimase na politica italiana di un partito inosservato. Infatti, provocò la read’ispirazione cristiana fece conver- zione dei capi fascisti locali, i quali gere le simpatie e l’impegno di montarono delle calunnie per screNon dare i premi alla carriebuona parte del clero verso il Par- ditare il sacerdote. ra a studiosi già affermati, tito popolare italiano piuttosto che ma spendere tutti i soldi diViolenze si verificarono anche a verso il Partito nazionale fascista. Firenze, Pisa, Milano, Osimo, Casponibili a vantaggio di ricerLe violenze da parte di squadristi nicattì, ma la violenza fascista, licatori giovani, che non abfascisti contro le opere cattoliche, mitata dapprima a pestaggi, sombiano ancora compiuto i 40 in concomitanza a quelle contro le ministrazioni di purghe, devastaanni. È questa la proposta sedi e le istituzioni del Partito so- zioni di locali, culminò nel 1923 avanzata da Claudio Giunta, cialista e del Partito popolare, ini- con l’assassinio di don Giovanni che sulle pagine dell’inserto ziarono fin dal 1919, a pochi mesi Minzoni, parroco di Argenta. «Domenica» de «Il Sole 24 dalla nascita del Partito nazionale Ore» dell’11 agosto si rivolge Nel 1924 le violenze fasciste confascista, cominciando proprio dalle tro i circoli cattolici s’intensificaro«all’Accademia dei Lincei e a aree più cattoliche del Veneto, do- no in prospettiva delle elezioni poogni altra Accademia naziove clero e laici erano più attivi e litiche del 6 aprile. Già prima delle nale». «I premi in denaro — impegnati nell’Azione cattolica e elezioni, però, alla giunta centrale aggiunge — dovrebbero annel campo politico-sociale, dove il dell’Azione cattolica italiana era dare non “a chi si è reso illuconsenso elettorale al Partito po- pervenuta una lettera, datata 18 stre nelle scienze e nelle arpolare era più largo e dove erano marzo 1924, con la quale si denunti”», come recita il bando dei più concentrate le amministrazioni ciava la devastazione nella notte Lincei, ma a chi ha scritto comunali rette dai popolari. Nel del circolo giovanile cattolico di uno o due libri «e dà buone 1920 gli atti di violenza si allarga- Gubbio. Si faceva anche presente speranze di poterne scrivere rono dal Veneto alla Lombardia, che «il succedersi di questi fatti tanti e belli». S’intende, conspecialmente nelle province di Ber- contro le nostre associazioni si ritinua l’articolo, «premi per i gamo e Brescia, perché erano le petono con un crescendo impresgiovani studiosi ce ne sono. province più dichiaratamente catto- sionante». Ma le somme erogate sono liche e dove c’era più resistenza alirrisorie». E non vale, seconIn questo contesto è da notare la penetrazione fascista. do Giunta, l’obiezione «mel’atteggiamento di tenace resistenza L’anno 1922 fu caratterizzato da al fascismo assunto dal vescovo di glio poco che niente», perché un periodo di turbamenti e di gra- Vicenza, monsignor Ferdinando «questa pioggerellina di euvi violenze in varie parti d’Italia. Rodolfi, quando vide moltiplicarsi ro» serve «a lasciare le cose Pio XI, a pochi mesi di distanza, in diocesi casi di minacce e violencome stanno». Lo slogan per ben due volte fu costretto a in- ze contro sacerdoti e laici impe“spendere più soldi per la tervenire al riguardo con due Let- gnati. cultura”, conclude, «non ha tere Apostoliche indirizzate ai vesenso», bisogna spendere con Dopo l’invasione nella notte del scovi italiani. Il 16 agosto 1922 7 aprile 1924, da parte di un grupcriterio e «il primo criterio scrisse la Lettera Apostolica I di- po di fascisti, della casa dell’arciche mi sentirei di proporre è sordini. In essa denunciò, dopo la prete di Sandrigo, vicino a Bassaappunto questo: dare i premi tempesta immane della guerra, i no, monsignor Rodolfi telegrafò al in denaro a chi fa ricerca, e tristissimi germi di odio e di vio- presidente del Consiglio e s’inconnon a chi l’ha già fatta». L lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 Quell’attivismo che fece infuriare il fascismo Va premiata la ricerca non la carriera Se il Vaticano difende la «shechitah» L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 pagina 5 I fiorentini descritti nel predestinato bestseller fanno colazione con olive al forno e lampredotto L’ultimo Dan Brown? Sembra copiato da una guida turistica di SILVIA GUIDI piace ammetterlo, ma è divertente. Soprattutto per chi è nato a Firenze e la conosce bene, ma anche per chi ha visitato la città da turista. Durante la lettura — il libro di cui stiamo parlando è l’ultimo thriller storico-esoterico di Dan Brown Inferno (nella traduzione italiana: Milano, Mondadori, 2013, pagine 522, euro 25) — capita di imbattersi in passi dalla comicità involontaria davvero irresistibile. Gli indigeni, i pronipoti di Dante degli anni Dieci del Duemila descritti dall’autore, sono strani personaggi dalle abitudini incomprensibili: mangiano olive al forno e lampredotto a colazione, invadono con nuvole di fumo misto a pungente aroma di caffè espresso gli ascensori e in ogni singolo ambiente chiuso, ospedali compresi — i sopralluoghi dell’autore in Italia si sono svolti evidentemente prima dell’entrata in vigore della legge Sirchia — e riempiono di statue di uomini nudi la piazza più importante della città. Il professor Robert Langdon — lo stesso de Il codice da Vinci, Angeli e demoni, Il simbolo perduto, ne conta, sconcertato, almeno dieci: oltre alla copia del David di Michelangelo e al Biancone dell’Ammannati c’è persino una schiera di satiri accanto al Nettuno, in piazza della Signoria. Integralmente nudi, precisa con bizzarra pruderie. Nota a margine per i non toscani: il lampredotto è uno dei quattro stomaci dei bovini, l’abomaso, che viene cotto a lungo con pomodoro, cipolla, prezzemolo, sedano e condito con salsa verde e olio piccante; un piatto povero tipico della cucina locale buonissimo ma inadatto ad accompagnare il cappuccino. Come le olive, del resto, più consone al Martini agitato, non mescolato di James Bond che a una colazione all’ombra del campanile di Giotto. Sono davvero strani, dicevamo, questi fiorentini. Le autorità locali traggono in inganno i turisti con cartelli ambigui: la scritta «Porta del S a citare a ogni pie’ sospinto il Vaticano. La stessa Sienna Brooks, l’affascinante coprotagonista, non manca di notare la strana ossessione del suo compagno di avventure: siamo nel giardino di Boboli, che c’entra San Pietro? «Sienna non aveva idea di cosa c’entrasse il Vaticano con la loro situazione — si legge nell’edizione italiana a pagina 142, e il lettore non può che convenirne — ma Langdon prese ad annuire, continuando a guardare verso est e il retro del Palazzo». Miss Brooks, dotata di una buona dose di sensibilità oltre che di un abnorme quoziente di intelligenza, non approfondisce oltre. «Ad ogni poeta manca un canto», come si dice a Firenze, e Sienna è teneramente indulgente verso il suo Robert. Saggiamente il professor Langdon preferisce glissare sul tema quoziente di intelligenza e non far cenno al proprio, visto che nel corso della trama cade in ogni trappola possibile, dalle più banali alle più sofisticate, si fida sistematicamente delle persone sbagliate, controlla la mail Dante è solo un pretesto narrativo dal primo portatile che gli capita a tiro in una scenografia scritta fornendo le coordinaper facilitare il lavoro agli sceneggiatori te precise del suo nascondiglio ai suoi suche ben presto porteranno pertecnologici nemici «Inferno» sul grande schermo («si può essere così stupidi?» si domanda Langdon si interrompe nel bel mez- a pagina 77 uno dei cattivi del libro, zo di una fuga, in un momento che a capo del Consortium, una sorta di potrebbe costargli la vita, per ricor- Spectre internazionale), cade nel più dare la storia di un ponte. È come nero sconforto perché ha perso il suo cercare di risolvere un mistero men- amato orologio di Topolino, si perde tre un’audioguida ti pende dalle in divagazioni erudite mentre un orecchie: “Passate sopra questo cor- commando armato fino ai denti lo po riverso e digitate 32 per conosce- attende sotto casa, rischia l’attacco di re i dettagli sulla scatola di velluto panico perché non riesce a trovare contenente la maschera mortuaria di una libreria aperta di lunedì — ma il Dante, nel Palazzo Vecchio”». Per giorno di riposo non era la domeniulteriori informazioni sugli orari del ca? Dove lo trovo un testo della Dimuseo e i giorni di chiusura attende- vina Commedia a Firenze? Ci sono i poster per turisti con il testo integrare il segnale acustico, grazie. Il placido Robert si risveglia dal le, ma il carattere è troppo piccolo, letargo e diventa improvvisamente tocca chiedere in prestito l’iPhone di sarcastico solo quando parla di temi una connazionale e sperare che acche riguardano la Chiesa. Anche se cetti di pagare il costo dell’accesso a l’azione si svolge a Firenze, continua internet. Proviamo a fare un salto Paradiso» deve essere messa sulla Porta del Paradiso, ammonisce l’autore, non sull’inferriata di protezione, altrimenti i visitatori scambieranno il capolavoro dell’arte orafa famoso in tutto il mondo per un normale cancello come se ne trovano a migliaia in New England. Il Battistero è bellissimo, niente da eccepire, ma quanto a senso pratico, la popolazione locale non merita la sufficienza. Anche dai migliori, tra gli autoctoni, arrivano brutte sorprese, pure gli artisti più celebri commettono errori grossolani: Lorenzo Ghiberti è stato piuttosto bravo nel realizzare le formelle in bronzo dorato della porta, ma si è dimenticato un elemento essenziale come la maniglia. Mentre si aggira fra dipinti e celebri statue, il nostro Robert descrive la città con la stessa quieta, rassicurante piattezza di una guida turistica tascabile. «La narrazione — chiosa perfidamente Monica Hesse, «The Washington Post» — sembra tratta da una guida Fodor’s, come quando «Costantino e Teodoro. Aquileia nel IV nella Chiesa di Dante, Santa Margherita de’ Cerchi, forse qualche citazione sui depliant per turisti, accanto alla (peraltro finta) lapide di Beatrice Portinari, riesco a rimediarla (sintesi libera ma realistica del testo). Tornano in mente le parole della quarta di copertina: «È normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben diversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori». Un’excusatio non petita che era meglio evitare. Ha uno strano modo di esternare il suo amore per l’arte, il professore di simbologia famoso in tutto il mondo: usa la fonte battesimale del “bel San Giovanni” come un lavandino, smacchia la maschera funebre di Dante con uno strofinaccio, danneggia in modo irreparabile L’Apoteosi di Cosimo I del suo amato Giorgio Vasari saltando incautamente da una trave all’altra — con killer al seguito ovviamente — nel controsoffitto del Salone dei Cinquecento. Ma forse è colpa dell’amnesia retrograda — vera o presunta? Naturale o indotta con dosi da cavalli di benzodiazepine? Non sveliamo di più — che rallenta provvisoriamente le prodigiose facoltà cognitive del professore, l’espediente narrativo su cui si regge praticamente tutta la complessa intelaiatura della trama. «Le parti iniziali di Inferno — scrive Janet Maslin su «The New York Times» — si avvicinano così tanto a un’auto-parodia che il signor Brown sembra aver perso se stesso come Langdon, che inizia il libro in un letto di ospedale». I cattivi, invece sono dotati di super poteri e facoltà visive eccezionali: il genio della biologia svizzero Bertrand Zobrist, leader del movi- Sandro Botticelli, «La mappa dell’Inferno» (1480-1490) mento Transumanista, riesce a guardare negli occhi per un ultimo struggente congedo dalla vita il suo amato bene — che lo aspetta in strada, vicino al Bargello — dal campanile della Badia fiorentina, a settanta metri da terra. Senza binocolo, naturalmente. Ma Firenze non è l’unica location del libro. Il rapido precipitare degli eventi — una rocambolesca caccia al tesoro, che, per quanto scombinata e ribaltata da colpi di scena poco credibili e troppo frequenti riesce comunque ad agganciare l’attenzione del lettore — porta Robert e Sienna a bordo di un treno diretto al nord. La città cambia ma l’ipersensibilità olfattiva continua, accompagnata da altre incongruenze gastronomiche: Langdon si accorge di essere a Venezia grazie all’inequivocabile profumo di seppie al nero che aleggia costantemente sui canali, più forte della salsedine e dell’odore di nafta dei vaporetti. Chissà quale sito in stile tripadvisor avrà dato origine a un copia-incolla così surreale. Ma la vera domanda è: possibile che passi simili abbiano superato il filtro di un plotone di editor e il senso critico dell’équipe di traduttori disposti a lasciarsi chiudere in un bunker per mantenere il segreto sul testo fino all’ultimo minuto? Misteri dei bestseller contemporanei. Gli errori storici non mancano e c’è chi si è già preso la briga di elen- secolo» in mostra al Palazzo Meizlik e al Museo archeologico nazionale L’imperatore e il vescovo collega l’imperatore Costantino ancora giovane alla nobile città Tra le iniziative intraprese in occa- dell’Adriatico. In occasione del sione dell’Anno Costantiniano — che matrimonio del figlio di Costanzo ricorda l’editto di tolleranza e che ha Cloro con Fausta, l’infelice figlia visto il suo momento più alto con la di Massimiano, celebrato a Treviri mostra di Palazzo Reale a Milano, nel 307. Il panegirista descrive una ora approdata nella sede suggestiva preziosa raffigurazione (imago) sidel Colosseo — dobbiamo salutare tuata nel palazzo di Aquileia (in un’esposizione “di nicchia”, inaugu- Aquileiensi palatio), dove «una fanrata il 5 luglio scorso ad Aquileia e ciulla (Fausta) offre al futuro imche potrà essere visitata sino al prossimo 3 novembre. La mostra, organizzata dalla Fondazione Aquileia a palazzo Meizlik, si diffonde per l’intero abitato del centro altoadriatico, individuando anche i poli del Museo archeologico e della basilica patriarcale che, proponendo un “itinerario ragionato” e teso verso la restituzione storica e monumentale della stagione tardo antica della città, con particolare attenzione per il momento costantiniano e per l’episcopato teodoriano, inaugurano la grande svolta, all’indomani delle devastanti persecuzioni dioclezianee e agli esordi della stagioIscrizione musiva del vescovo Teodoro ne della tolleranza. (Aquileia, aula teodoriana meridionale, IV secolo) La mostra «Costantino e Teodoro. Aquileia nel IV secolo», accompagnata da peratore, poco più che un ragazun accurato catalogo curato da Cri- zo, un prezioso elmo dorato temstiano Tiussi, Luca Villa, Marta No- pestato di gemme, crestato con le vello (Milano, Electa, 2013, pagine piume di un raro volatile». 326), restituisce, in tutte le sfaccettaL’incontro tra i due rampolli ture, la civiltà tardoantica osservata dovette svolgersi tra il 293 e il 296, nel centro altoadriatico, inteso come alla presenza di Massimiano, città defilata rispetto alle grandi me- quando Costantino stava per imtropoli del Mediterraneo, eppure barcarsi per l’Oriente, per concerniera saliente tra Oriente e Occi- giungersi agli eserciti di Diocleziadente, ma anche sede di soggiorno no e Galerio. Ebbene, se alcuni o, comunque, di passaggio degli im- studiosi hanno messo in dubbio la peratori. Un anonimo panegirista storicità dell’episodio e l’esistenza di FABRIZIO BISCONTI di un vero e proprio palazzo imperiale o, comunque, di una residenza tanto sontuosa da ospitare un incontro e una frequentazione di questo livello, la riconsiderazione di rinvenimenti archeologici pregressi, vicino al grande circo — che hanno restituito, tra l’altro, alcune statue e una decina di enormi clipei marmorei con i busti di divinità, alcuni dei quali esposti nella mostra di cui si sta ragionando — porta a pensare a una residenza di alto rango proprio in questo sito, riproducendo il binomio palazzo-circo che ritroviamo nelle metropoli antiche di Roma, Milano, Treviri, Salonicco, Costantinopoli, Sirmium. Una figura estremamente significativa, nel panorama cristiano della tarda antichità, proprio quando Costantino apre la strada della tolleranza, deve essere considerata quella del vescovo aquileiese Teodoro, che partecipò al sinodo antidonatista di Arles nel 314, come documenta specialmente la sottoscrizione degli atti del concilio, secondo questa definizione: episcopus de civitate Aquileiensi, provincia Dalmatia. Una testimonianza archeologica e architettonica ancora ben giudicabile certifica la sua attività concreta di vescovo-costruttore. Al margine Sud-orientale della città è ancora evidente il complesso episcopale, caratterizzato da una curiosa struttura, che vede due aule parallele, prive di absidi, raccordate da una terza aula e munite di un battistero. Il complesso, che si propone come una sorta di domus ecclesiae amplificata, tanto da occupare un’intera insula di 2500 metri quadrati, è impreziosita dai tappeti musivi, che interessano le due aule parallele, con gioiosi temi cosmici di tipo zoomorfo, stagionale e augurale, ma anche con le scene cristiane di Giona e del Buon Pastore. Rari lacerti pittorici delle pareti e del soffitto, ora restaurati, possono essere apprezzati nella mostra in corso. Una preziosa iscrizione per interesse il grande mosaico del inclusa in un clipeo dell’aula meri- «pastore dall’abito singolare» redionale celebra il vescovo commit- staurato proprio in questi mesi e tente: Theodorus felix / adiuvante che, da solo, costituisce un motivo Deo / omnipotente et / poemnio cae- per visitare l’esposizione di Palazzo litus tibi / traditum omnia / beate Meizlik. Il tappeto musivo, restaufecisti et / gloriose dedicas/ti («O rato già in antico, presenta un paTeodoro beato, con l’aiuto di Dio store all’interno di un grande clionnipotente e del gregge a te affi- peo, impreziosito dalle personificadato da cielo, hai potuto felice- zioni delle stagioni. La figurazione mente ultimare tutte queste opere non allude alla parabola della pecorella smarrita, ma vuole celebrare e solennemente dedicarle»). Da questo testo e da una secon- il dominus, che emula, con audacia da epigrafe dell’aula settentrionale — (Theod)ore felix / hic crevisti / hic felix — si evince che il primate della Chiesa aquileiese, proprio mentre organizzava la comunità e la dotava di un edificio di culto solenne e decorato, riconosce il contributo del suo gregge, in questa opera “costruttiva”, tanto è vero che alcuni fedeli, di lì a poco, parteciparono concretamente all’impresa, donando porzioni più o meno abbondanti del mosaico pavimentale, come si desume dalle iscrizioni, che menzionano questi gesti evergetici. L’aristocrazia aquileiese della prima metà del IV Mosaico pavimentale con «pastore dall’abito singolare» secolo, d’altra parte, sem(Aquileia, Fondazione Aquileia, IV secolo) bra partecipare dello stesso atteggiamento autorappresentativo dell’imperatore e del e una buona dose di esibizionismo, vescovo, come dimostrano le son- l’atteggiamento e la persona del vetuose domus rinvenute in passato o scovo e dell’imperatore, rappresenpiù recentemente nella città. Molte tando il ceto e la mentalità degli di queste hanno restituito grandi “ultimi pagani” che accedono con triclini mosaicati, con temi estre- sussiego e ambizione alla societas mamente simili a quelli impiegati cristiana della città, contribuendo per il programma decorativo delle con sostanze e idee alla costruzione aule teodoriane e che, per questo, della nuova civitas aquileiese, confurono considerati erroneamente notata e guidata da una figura inedita, ma volitiva, come Teodoro, sioratori cristiani. A questo riguardo, nella mostra gnore, pastore, dominus ed episcoorganizzata ad Aquileia, emerge pus del popolo di Dio. carli tutti, ma in fondo i thriller di Dan Brown sono una lettura da spiaggia senza pretese, e in questo caso la Commedia di Dante è solo un pretesto narrativo, una scenografia dipinta a tinte forti per facilitare il lavoro agli sceneggiatori che porteranno ben presto Inferno sul grande schermo. Quello che produce un leggero fastidio sono le prediche eugenetiche contenute in un libro che simpatizza apertamente con il cattivo, uno scienziato pazzo che ha perso il lume dell’intelletto perché incompreso dalle ottuse menti oscurantiste dei contemporanei. Uno psicopatico pericoloso che però, in realtà — secondo la quasi totalità dei personaggi, e quindi anche secondo l’autore — ha ragione. I transumanisti di Bertrand Zobrist sono l’ennesimo travestimento del “super uomo” di Nietzsche, unito in un cocktail letale per il lettore a deliri malthusiani sui pericoli della sovrappopolazione, ampiamente confutati già dalla fine del Settecento ma citati come scientificamente attendibili. «Il fine giustifica i mezzi» spiega l’autore, attribuendo ovviamente la frase a Machiavelli anche se nei testi dello scrittore toscano non c’è, come si può comodamente leggere su Wikipedia; quel che è certo è che l’umanità, secondo quella ristretta élite che si sente autorizzata dalla propria presunta superiorità a decidere per il bene di tutti, deve essere drasticamente sfoltita, epurata, selezionata. Le guerre in corso non bastano, servirebbe una bella epidemia globale. Peccato che la peste nera sia un ricordo del passato (o forse no, se la tecnologia lo consente). Tutto si fonda sulla convinzione che l’uomo è un essere “sbagliato” da riprogrammare; il fatto che gradisca o meno di essere riprogrammato è un dettaglio irrilevante. Viene ribadito più volte, nel corso del libro, il disprezzo per il gregge umano che non accetta di essere migliorato, e per quelle masse ottuse che si ostinano inesplicabilmente ad amare la vita, a fidarsi di quello che vedono e vivono tutti i giorni piuttosto che dar credito a schemi matematici astratti, basati su presupposti sbagliati e più volte smentiti dalla storia. Una propaganda, questa sì, davvero virale e tossica, che suona grottesca e fuori tempo massimo nel lungo inverno demografico che ha colpito buona parte dell’europa e del mondo. Attraverso il personaggio del Rettore — un cattivo un po’ meno cattivo degli altri — l’autore sembra quasi descrivere, consapevolmente o meno, se stesso. «Io mi guadagno da vivere con l’inganno. Io fornisco disinformazione» dice il capo del Consortium mentre veleggia al largo dell’Italia a bordo dello yacht Mendacium (nomen omen) preoccupato dalla punizione karmica che si abbatte su chi frequenta troppo spesso la mistificazione. «Il Rettore non era certo l’unico al mondo a fabbricare menzogne (...) Che si trattasse di sostenere un mercato azionario, giustificare una guerra, vincere un’elezione o stanare dei terroristi, i mercanti di potere si affidavano a programmi di disinformazione di massa per plasmare l’opinione pubblica. Era sempre stato così». Qualche battuta davvero spiritosa c’è nelle 522 pagine del libro, come l’allegro cinismo dell’editor americano Jonas Faukman, un personaggio che purtroppo fa un’apparizione fugace: «Non abbiamo a disposizione jet privati per gli autori di tomi sulla storia delle religioni — spiega Faukman rispondendo alla richiesta di aiuto di Langdon che lo ha tirato giù dal letto alle quattro di mattina, incurante dei fusi orari — Se hai intenzione di scrivere Cinquanta sfumature di iconografia ne possiamo parlare». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 Quell’impronta indelebile impressa alla comunità fondata da frère Roger Papa Roncalli la misericordia e Taizé udienze seguirono, a tal punto significative, che portarono frère Roger a dichiarare che Giovanni XXIII era stato colui che aveva impresso una impronta indelebile alla comunità di Taizé. Per frère Roger, Papa Giovanni incarnava questo spirito di misericordia. Chi non l’ha avvertito? Ancora oggi il visitatore della tomba di Giovanni XXIII ode sussurrare tra la folla — spesso sono i genitori che spiegano ai figli — «questa è la tomba del “Papa buono”». In questo cinquantesimo anniversario del concilio, è spesso citato il discorso con il quale Papa Roncalli ha inaugurato il Vaticano II. Si deve esserne lieti: ma sorprende constatare come nei mesi e negli anni successivi a questo discorso, la sua ricchezza sia sfuggita anche a uomini di Chiesa che erano stati chiamati a svolgere un ruolo di primo piano nella assise ecumenica. Il che fece sì che alcuni osservassero: ma non vi è un programma in questo concilio! In realtà, questo discorso era programmatico per il concilio L’amicizia e la consonanza spirituale tra Papa e forse per tutta la Roncalli e frère Roger sono ricordate, a otto anni Chiesa, per farla endalla morte del fondatore della comunità trare in una tappa ecumenica della Borgogna, avvenuta il 16 agosto nuova della sua sto2005, da «Omnis terra», mensile del Segretariato ria. Questo discorso internazionale della Pontificia unione missionaria, ha impresso al conciin un articolo di cui pubblichiamo ampi stralci lio il suo stile. Ricerdella prima parte. che recenti hanno offerto ulteriore conferma di quanto Papa Giovanni XXIII tenesbreve, con frère Roger. Molti hanno se a questo discorso, pronunciato l’11 parlato del suo sguardo, uno sguar- ottobre 1962. Egli diceva: «È farina do di benevolenza (sinonimo per lui del mio sacco». Ora, in questo didi misericordia) che essi ebbero a scorso, la parola «misericordia» sperimentare, e che fece loro perce- esprimeva il modo in cui il Pontefice pire, in quello sguardo, qualcosa di vedeva il compito del concilio e il diverso dal loro modo usuale di volto che la Chiesa avrebbe dovuto guardarsi. Uno sguardo migliore del mostrare. loro, che donava desiderio di vivere. La misericordia crea uno spazio In tale visione della Chiesa, un che lascia emergere la verità; se nella uomo ebbe a svolgere un ruolo di vocazione ecumenica questo signifiprimo piano, un uomo che frère Roca dirigersi verso la più grande veriger conobbe assai bene, di nome tà, verso la pienezza della fede, alloGiovanni. Si tratta, naturalmente di Papa Giovanni XXIII che frère Roger ra si comprenderà che la misericorincontrò più volte. La prima udienza dia, lo spirito di misericordia è di risale ai primi giorni del pontificato primaria importanza. Giovanni XXIII di Roncalli. Il cardinale Gerlier, arci- ha voluto aprire nuove vie che vanvescovo di Lione, che sosteneva for- no in questa direzione, specialmente temente frère Roger, volle che que- con il concilio Vaticano II, dal quale sto incontro avvenisse proprio all’ini- vennero gli inviti da lui rivolti ai zio del pontificato di Papa Giovan- non cattolici che furono chiamati a ni, e infatti così avvenne. Frère Ro- partecipare al concilio come osservager e frère Max furono ricevuti dal tori. Si sa che la loro presenza ha Pontefice il 7 novembre 1958. Altre avuto influenza sulla stesura dei dodi FRATEL EMILE Frère Roger, il nostro fondatore, all’inizio della sua vita a Taizé aveva scritto questa preghiera: «Conservaci, Cristo Signore, nello spirito delle beatitudini: gioia, semplicità, misericordia»; preghiera che egli ha recitato ogni giorno per molti anni. Voleva infatti lasciarsi impregnare da queste realtà evangeliche e in modo particolare da quella della misericordia. Più tardi dirà: «Non vi è nulla di più grave che perdere lo spirito di misericordia». Ogni forma di durezza era per lui una infedeltà nei confronti del mistero della Chiesa. Penso ancora alle numerose lettere e testimonianze nelle settimane e nei mesi che seguirono la sua morte. Tante furono le lettere giunte da parte di persone che desideravano esprimere quel che aveva significato per loro un incontro, pur se molto Un tesoro comune cumenti. Il contrasto con le altre epoche è evidente. La Controriforma cattolica è stata caratterizzata dalla necessità di distinguersi dall’altro, di assumere l’opinione contraria a quella dell’altra confessione. Si è venuta così costituendo una identità artificiale. Se una data confessione afferma la tale verità, allora l’altra confessione si impegnerà subito a sottolineare energicamente l’opposto, con il rischio di sviluppare troppo alcuni elementi della fede trascurando gli altri. Il padre Congar cambiò profondamente la situazione e la comprensione dell’ecumenismo, ponendo la questione ecumenica dentro la questione della cattolicità. Egli comprese che l’ecumenismo non era un ambito particolare. Infatti, è per essere più pienamente se stessa, per vivere pienamente la sua cattolicità che la Chiesa deve essere “una”. Ed è sforzandosi di realizzare in pienezza la grazia della sua cattolicità che la Chiesa compie la sua vera opera ecumenica. Congar ha scritto: «Finalmente, l’ecumenismo non voluto, non espresso, l’ecumenismo nella sua sola dimensione o qualità interna, era il più efficacemente ecumenico». Il fatto di opporsi sistematicamente alla confessione contraria ha causato un impoverimento nella dottrina. Molte realtà esistenti nella Riforma, specie il principio “personale”, esistono anche nella grande tradizione cattolica. Ma poiché la Riforma insisteva su questo punto, la Controriforma cattolica si oppose, per cui vennero accantonati degli elementi che avevano il loro posto prima della divisione dei cristiani. L’elemento personale venne così abbandonato per cedere il posto a quel che si potrebbe chiamare “oggettivismo”. Potremmo menzionare esempi simili in altri campi, come quello della successione apostolica. Questo fece dire un giorno al padre Henri de Lubac: «È un grande male aver appreso il catechismo contro qualcuno». Uno dei mali è senza dubbio l’impoverimento, quel che Congar ha chiamato un «deficit di cattolicità». Divenire consapevoli del bisogno dei doni e dei carismi delle altre Chiese per una espressione più completa della cattolicità, significa prendere coscienza dell’urgenza dell’ecumenismo. L’ecumenismo non è una questione di diplomazia. Giovanni Paolo II diceva che è uno scambio di doni. Ed è anche la presa di coscienza che tutti i doni che Dio ha elargito al suo popolo sono necessari per far fronte alle nuove sfide. Recentemente, frère Alois, che è succeduto a frère Roger come priore della comunità a Taizé, lanciava questo appello alla riconciliazione dei cristiani: «Come rispondere alle nuove sfide delle nostre società, specie quelle della secolarizzazione e della mutua comprensione tra le culture, senza riunire i doni dello Spirito Santo deposti in tutte le famiglie cristiane?». Non si può dimenticare che i conflitti e le guerre tra cristiani sorsero proprio nell’epoca in cui un mondo nuovo stava nascendo. Con il rinascimento e i due secoli che seguirono, in particolare con la fine del XVII secolo, assistiamo a quel che Paul Hazard chiamò «la crisi della coscienza europea». Una nuova sensibilità, una nuova coscienza stavano emergendo. Invece di cercare come incarnarvi il Vangelo e la fede in Cristo, i cristiani si lasciarono coinvolgere nelle dispute tra confessioni. La loro assenza nelle questioni nascenti contribuì ad allargare il fossato tra fede e cultura. Questa assenza è stata poi tradotta in “deficit di cattolicità”. Padre Congar descriveva il fenomeno in questo modo: «Ne risultò che un’immensa parte dell’attività umana, tutta una crescita di umanità, di carne umana — la vita moderna con la sua scienza, le sue miserie, le sue grandezze — non ha avuto in se stessa l’Incarnazione del Verbo; la Chiesa non ha dato la sua anima a questo corpo che si estendeva e che doveva, come ogni valore umano, ricevere la comunicazione dello Spirito di Cristo per divenire così il suo corpo e rendere gloria a D io». Non fu dunque senza ragione che Papa Giovanni XXIII chiamò i padri Congar e de Lubac come esperti al concilio. E quando si verificarono dei blocchi piuttosto seri nella Commissione incaricata di preparare lo schema sulla Divina Rivelazione, Giovanni XXIII prese allora l’iniziativa di formare una commissione mista con un numero uguale di persone scelte sia nella Commissione dottrinale che nel Segretariato per l’unità dei cristiani. Questo fatto ebbe delle conseguenze considerevoli per il concilio, e si tradusse anche, come egli ebbe a sottolineare, in un modo di concepire l’approfondimento della verità cristiana. Attribuire una tale importanza a un nuovo organismo, come era il Segretariato per l’unità dei cristiani, era un modo per indicare che la Chiesa cattolica desiderava mettersi all’ascolto delle altre confessioni per cercare la verità insieme Corso estivo dedicato ai giovani promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese a Bossey Costruttori di una comunità aperta al dialogo di RICCARD O BURIGANA «Il corso vuole essere un’occasione speciale per rendere possibile l’incontro, la conoscenza, il superamento di pregiudizi in modo da favorire la comprensione di cosa i giovani possono e devono fare per costruire una comunità aperta al dialogo tra le religioni»: con queste parole gli organizzatori spiegano l’obiettivo di Building an interfaith community, iniziativa promossa dal 12 al 30 agosto dal Consiglio ecumenico delle Chiese a Bossey, in Svizzera, presso la sede dell’Istituto di studi ecumenici. Il corso, che ha alle spalle una tradizione pluriennale, è rivolto ai giovani fra i 18 e i 35 anni, provenienti da varie comunità ecclesiali e religiose: dagli Stati Uniti alla Nigeria, dall’Egitto alla Svezia, da Israele ai Territori palestinesi. Ai partecipanti viene chiesto di condividere per tre settimane le speranze e le difficoltà del dialogo ecumenico e del dialogo tra le fedi a partire dalla conoscenza dell’identità di ciascuna persona presente all’incontro. Proprio il tema della reciproca conoscenza costituisce l’elemento centrale di un corso che è stato pensato dal World Council of Churches (Wcc) nella prospettiva di promuovere il dialogo a partire dalla definizione di una strada con la quale vivere l’unità della Chiesa nella quotidianità della testimonianza della fede. Si vuole così riaffermare che è fondamentale per lo sviluppo del dialogo la scoperta di ciò che già unisce i cristiani e di ciò che invece ancora li divide, dopo aver preso coscienza di quanto importante sia la rimozione di pregiudizi e incomprensioni che, talvolta, impediscono un ulteriore sviluppo del cammino ecumenico. A Bossey i giovani sono chiamati a interrogarsi su come vivere la fede, secondo la tradizione cristiana alla quale appartengono, in uno spirito ecumenico, così da valorizzare le differenze senza rimanere prigionieri di una storia fatta di silenzi e di un presente di paure, affrontando le sfide degli anni Duemila imposte da una società sempre più secolarizzata. Per questo il corso pone l’accento sul fatto che i cristiani devono impegnarsi nella costruzione di una comunità in grado di rispondere a tante questioni, le quali sembrano rendere difficile l’annuncio evangelico in un mondo nel quale spesso prevalgono valori distanti dal cristianesimo. Tra le sfide della società contemporanea, un posto di rilievo spetta alla testimonianza ecumenica contro ogni forma di violenza e di conflitto, che è un tema sul quale il Wcc, fra l’altro, si è a lungo interrogato in questi ultimi anni, trovando collaborazione anche con la Chiesa cattolica. La denuncia e la lotta contro ogni forma di violenza, come primo passo per la costruzione di una società fondata sulla giustizia e sulla pace, costituisce un elemento fondamentale per lo sviluppo dei rapporti tra le comunità, tanto più che esso apre la strada al dialogo con le altre religioni, suscitando collaborazione con altri ambienti della società contemporanea. Proprio la dimensione del dialogo tra le religioni costituisce un elemento centrale del corso, così come per l’azione del Consiglio ecumenico delle Chiese che ha riaffermato la necessità di trovare delle nuove forme per costruire dei percorsi educativi con i quali definire i valori comuni a tutte le fedi, proprio nel rispetto dei diritti umani. Su questo punto si è sviluppata una forte collaborazione ecumenica, anche grazie all’attiva partecipazione della Chiesa cattolica che, in tanti Paesi, ha proposto iniziative concrete per favorire tale cammino di conoscenza tra le fedi, rilanciando la necessità di una comune testimonianza ecumenica nella difesa dei valori umani. Il corso comprende momenti di preghiera, incontri con docenti ed esperti, lavori di gruppo, condivisione di esperienze e visite. Il programma prevede la lettura e il commento dei testi sacri delle religioni; per quanto riguarda la sacra Scrittura si tratta di favorire la comprensione della ricchezza delle interpretazioni esegetiche, che per secoli hanno costituito un ostacolo al dialogo ecumenico. Al tempo stesso il richiamo alla Scrittura vuole sottolineare la centralità del testo biblico nella vita dei singoli e delle comunità cristiane nella prospettiva di vivere l’ecumenismo nella quotidianità dell’esperienza di fede. Un’attenzione particolare è rivolta anche alla dimensione della spiritualità delle religioni come spazio privilegiato per comprendere quanto può aiutare il dialogo tra le religioni: per questo a ogni parteci- pante viene chiesto di presentare il proprio patrimonio spirituale in un tempo e in uno spazio ben definito in modo da riaffermare l’idea di come il dialogo debba svilupparsi proprio nella conoscenza delle identità di ogni tradizione religiosa, tanto più per il dialogo ecumenico che deve vivere l’unità nella diversità. Durante le tre settimane, oltre a un incontro con il reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Wcc, i giovani avranno anche la possibilità di ascoltare docenti dell’Istituto di Bossey, responsabili di diversi programmi del World Council of Churches: si tratta di uomini e donne impegnate nel dialogo interreligioso, come Ibrahim Aladoofi, ex ambasciatore dello Yemen presso le Nazioni Unite, e il rabbino Marc Raphaël Guedj, direttore della Fondazione Racines et Sources di Ginevra. I relatori introdurranno le grandi religioni (cristianesimo, ebraismo e islam) o alcuni temi, come la responsabilità delle religioni nella salvaguardia del creato, sui quali i partecipanti saranno poi chiamati a lavorare nei gruppi di studio, definendo dei programmi per costruire una comunità interreligiosa. Il corso, come ha ricordato Kelly Brownlee, coordinatrice del programma di formazione del Wcc, vuole essere un momento di conoscenza per il dialogo così da riaffermare quanto sia importante l’impegno ecumenico dei cristiani nel rimuovere ostacoli alla collaborazione tra uomini e donne di fedi diverse e per la costruzione della pace nel mondo. a loro. Vi è anche la manifestazione di una benevolenza, di una simpatia per quel che l’altro ha da dire e da esprimere. Quel che sto cercando di esprimere è in completa consonanza con il bel testo del Gruppo di Dombes intitolato Pour la conversion des Eglises. Cito dal volume la frase seguente: «Quando i cristiani riconoscono che la loro Chiesa confessionale difetta di ecclesialità a motivo della divisione, il processo della conversione ecclesiale e confessionale alla piena cattolicità diviene di nuovo possibile». Il Gruppo di Dombes ha opportunamente sottolineato che «l’identità cristiana non è statica ma dinamica. Essa è decentramento, esodo, passaggio, movimento pasquale. L’identità cristiana è sempre un divenire cristiano. Essa è apertura a un al di là escatologico che la spinge senza sosta in avanti e le impedisce di ripiegarsi su se stessa. Essa è quindi una apertura radicale agli altri, oltre tutti i muri di separazione. Una identità che si fossilizza o si ripiega su se stessa si corrompe e giunge a perdersi. Una identità viva in effetti non si completa mai: essa è sempre in costruzione. Solo l’avvenire svelerà definitivamente la nostra identità». Come ben si esprime lo stesso documento: «Non si tratta, per le confessioni, di perdere l’originalità della propria eredità, ma di potersi aprire alle altre eredità». In questo senso «la conversione è qui costitutiva di una identità che vuole restare viva e semplicemente fedele a se stessa». L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 pagina 7 A Parigi attiva d’estate l’associazione Août Secours Alimentaire Fondazione Migrantes sulla sciagura di Catania I poveri bisogna saperli vedere Nuove norme per l’accoglienza PARIGI, 12. Sono tanti a Parigi i volontari che assicurano l’assistenza ai poveri e agli emarginati in questi giorni d’estate. In prima linea vi sono i trecento collaboratori dell’associazione Août Secours Alimentaire, i quali operano nelle parrocchie del centro e della periferia, con il motto «la fame non va in vacanza». La crisi economica e finanziaria sta producendo pesanti ripercussioni nel tessuto della società francese. Secondo quanto emerge da un servizio pubblicato dall’agenzia Sir, dedicato all’attività di questa organizzazione, rispetto al 2012 le richieste di sostegno da parte degli indigenti e delle persone in difficoltà sono aumentate del 10 per cento. Il sostegno a coloro che soffrono non riguarda soltanto l’aspetto materiale, ma anche quello morale e psicologico: «Si nutre il corpo, ma anche i cuori», sottolinea il direttore generale dell’associazione, Denis Brot. Août Secours Alimentaire, creata a Parigi nel 1994 grazie a un diacono, Pierre Lanne, svolge un ruolo fondamentale: essa infatti offre i suoi servizi durante l’estate, proprio quando la maggior parte delle altre organizzazioni caritative chiudono per ferie. Sono oltre un centinaio le strutture che, specialmente ad agosto, cessano temporaneamente di fornire assistenza, lasciando un vuoto nella copertura dei servizi sociali. Août Secours Alimentaire è nel tempo cresciuta grazie al generoso contributo di fedeli e cittadini che, con le loro donazioni, assicurano un flusso costante di aiuti. L’associazione collabora con altre istituzioni e organizzazioni: il Banque alimentaire, la Mairie de Paris e la Fondation Notre-D ame. Tre sono le principali linee d’azione: fornire pasti e altri generi di prima necessità; mettere a disposizione luoghi di accoglienza per i senza tetto; dare uno svago ai bambini delle famiglie disagiate che sono costrette a restare in città. Il panorama della solitudine è composto da tante tristi realtà personali. Per il direttore generale dell’associazione, più che la fame a colpire le persone sono la solitudine e l’indifferenza, che proprio in questo periodo estivo si fanno più intense. «I poveri bisogna saperli vedere», spiega Brot. Spesso, aggiunge, «dormono in strada, restano sotto i ponti, vivono nelle periferie e, per questo, si rivolgono ai servizi sociali». Il direttore generale passa quindi a raccontare il sentimento di ango- scia che assale coloro che si trovano in difficoltà: «Ci sono persone che si sentono veramente sole e abbandonate — afferma — e quando si trovano nei nostri centri quello di cui hanno più bisogno è soprattutto di poter parlare e di confidarsi con qualcuno». E conclude: «Noi allora, assieme al cibo, cerchiamo di offrire un’accoglienza più calorosa possibile che si fa ascolto, parola, ma soprattutto condivisione». Sono circa trecento i volontari che si stanno adoperando anche quest’anno per sopperire alla realtà di una città “chiusa per ferie”. Le basi che fanno da riferimento per l’assistenza sono soprattutto le parrocchie. Août Secours Alimentaire è presente all’interno di cinque comunità parrocchiali di Parigi e in tre punti diversi della banlieu: Colombes, Pantin e Créteil. Nella periferia parigina si concentrano la maggior parte degli immigrati. Il 10 per cento delle persone che chiedono aiuto è rappresentato da senza fissa dimora e giovani immigrati privi di regolari documenti. Il 90 per cento, invece, è costituito da famiglie con bambini, provenienti da nazioni africane: tra essi Algeria, Tunisia e Marocco. «Vengono qui in Francia per trovare lavoro — ricorda il direttore generale dell’associazione — ma una volta entrati nel Paese non trovano nulla e sprofondano in situazioni di precarietà ed emarginazione estremamente difficili». Oltre agli immigrati, un’altra significativa quota di persone biso- previsioni, alla fine dell’estate saranno almeno seicentomila i pacchi di cibo e altri mezzi di sussistenza che verranno distribuiti tramite la rete delle parrocchie. Si tratta di una cifra considerevole, circa quattromila al giorno. Questi pacchi sono destinati a circa diecimila persone. Uno sforzo intenso che, si conclude, viene portato avanti anche grazie alla collaborazione delle istituzioni pubbliche, in primo luogo il Comune di Parigi. gnose di assistenza è quella degli anziani. «Poi ci sono i pensionati che abitano a Parigi — afferma Brot — dove il costo degli affitti cresce più velocemente dell’aumento delle pensioni, gettando queste persone anziane nella disperazione: la povertà di chi non riesce a comprare cibo è una povertà estrema». Le mense e le altre strutture di Août Secours Alimentaire stanno dunque funzionando a pieno regime in questo mese di agosto: secondo le CATANIA, 12. Davanti all’immagine tragica dei sei cadaveri di immigrati sulla spiaggia di Catania, «ritornano con forza le parole pronunciate da Papa Francesco a Lampedusa perché questi fatti non siano dimenticati a causa dell’indifferenza e invitino a costruire nuove misure di protezione internazionali e di cittadinanza globale». È quanto ha detto monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, organismo promosso dalla Conferenza episcopale italiana, a seguito dell’ennesima sciagura dell’immigrazione avvenuta sabato 10 proprio a pochi metri dalla costa catanese. Sei le vittime, tra le quali un minorenne, tutti di nazionalità egiziana, anche se, come è noto, il barcone sul quale hanno compiuto la traversata era pieno anche di profughi siriani. Proprio quest’ultimo particolare ha spinto il responsabile di Migrantes a una ulteriore riflessione che coinvolge le responsabilità delle istituzioni, non solo italiane ma anche e soprattutto dell’Unione europea. «La tragica morte dei sei immigrati — osserva monsignor Perego — aumenta il numero delle vittime nel nostro mare Mediterraneo». Ma, aggiunge, «lo sbarco indica non solo una nuova meta in Sicilia ma anche un nuovo popolo in fuga: il popolo siriano che vive una Il centoquarantesimo pellegrinaggio nazionale francese Lourdes porta della fede PARIGI, 12. Messe, catechesi, conferenze fanno da sfondo al pellegrinaggio nazionale francese a Lourdes che, iniziato l’11 agosto, si concluderà venerdì 16. Si tratta della centoquarantesima edizione, animata dalla famiglia dell’Assunzione e dedicata al tema «Lourdes una porta per la fede». Vi partecipano migliaia di persone provenienti da tutta la Francia, membri di oltre venti comitati regionali. Momento culminante sarà la veglia di preghiera in programma il 15 agosto. A presiedere il pellegrinaggio è il vescovo di Le Havre, Jean-Luc Brunin. Celebrazione ad Assisi per la festa di santa Chiara L’amore di Dio riguarda ogni uomo ASSISI, 12. L’amore di Dio non riguarda solo i consacrati e i sacerdoti, ma si rivolge a ogni singolo uomo: lo ha sottolineato il cardinale Paolo Sardi, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, presiedendo, domenica 11 ad Assisi, la celebrazione per la festa di santa Chiara. Oltre al vescovo di AssisiNocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, hanno concelebrato una trentina di sacerdoti. Tra di essi anche il custode del Sacro Convento d’Assisi, padre Mauro Gambetti. Nell’omelia, il cardinale Sardi si è soffermato appunto sull’amore appassionato di Dio verso l’uomo; amore che vale non solo per le anime consacrate ma per «ogni cristiano attraverso il battesimo. L’amore appassionato di Dio vale per tutti noi». Prendendo spunto dalle letture bibliche della festa, il porporato ha affermato che «l’amore non guarda né al passato, né al presente ma al futuro perché Dio vuole comunicare sempre più se stesso, vuole dare sempre più senso alla vita della sua creatura. Ma come poter coltivare l’amore di Dio?», ha chiesto all’assemblea. «Attraverso il silenzio. Ci vuol deserto per capire, per accogliere questa onda di amore che scende a tutti noi», ha indicato, enumerando poi alcuni mezzi: la messa domenicale, la preghiera personale del mattino e della sera, la preghiera in famiglia. Secondo il porporato, «la messa domenicale è un deserto, un mo- Lettera alle clarisse del ministro generale dei frati minori Per vivere la radicalità del Vangelo ASSISI, 12. «Vi affido alla madre santa Chiara, “immagine della Madre di Dio”, affinché possiate vivere con la sua stessa passione e radicalità la “perfezione del santo Vangelo” ed essere continuamente grate al Padre delle misericordie per il dono della vostra vocazione». È quanto ha scritto padre Michael Anthony Perry, dal maggio scorso ministro generale dell’ordine francescano dei frati minori, nella sua prima lettera alle clarisse per la festa di santa Chiara. Padre Perry, nel sottolineare l’importanza dell’Anno della fede, invita a condividere alcune riflessioni che, a partire dall’esperienza di Chiara, «ci possano aiutare a vivere la nostra vita di fede nel contesto attuale segnato da grandi cambiamenti, conflitti, povertà. Ascoltare, capire e farsi carico di questa società e di questa storia che si muovono in modo tanto veloce, e discernere con intelligenza spirituale ciò che è irrinunciabile e ciò che, proprio in fedeltà allo Spirito, è da ripensare, costituiscono per noi una sfida che non possiamo disattendere. Ne va del senso stesso della nostra esistenza di frati minori e sorelle povere». Del resto, aggiunge, «come rimanere indifferenti di fronte alla violenza e all’odio che alimentano le guerre, alle tante povertà, allo sfruttamento del creato, alla crisi economica che rischia di farci perdere di vista che l’uomo è più importante del denaro e degli affari, ai tanti giovani privati del futuro e spesso anche della speranza, alle tante persone ridotte in schiavitù a cui è stata rubata la dignità?». In questo senso, prosegue il ministro generale rivolgendosi alle clarisse, «a voi, nel contesto sto- rico in cui viviamo, è chiesto di vivere una maternità tutta speciale. Accogliere e generare vita nuova attraverso un’amicizia sincera, un’accoglienza generosa, una parola solida, una preghiera vera, un silenzio che custodisce. E ciò vi sarà possibile nella misura in cui farete spazio al Signore nella vostra vita, affidando a Lui la vostra anima, perché possa dimorare in essa. Ascoltiamo le profonde parole di Chiara: “Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gli empi sono privi”». mento di silenzio, in cui ascoltiamo la Parola di Dio, ci nutriamo del suo corpo e sangue per riprendere con più determinazione la strada della vita. Il dialogo che conta è quello con Dio. Bisogna creare spazi di silenzio per lasciare Dio parlare al nostro cuore». Facendo poi riferimento all’apostolo Paolo, Sardi ha spiegato all’assemblea che, anche se l’amore di Dio è un tesoro che portiamo in vasi di creta, non dobbiamo avere paura. Ci sono e ci saranno mancanze, fallimenti e cadute. «Ma sappiate che Dio ci perdona sempre. Il problema è che noi ci stanchiamo di chiedere perdono», ha aggiunto citando Papa Francesco. Il patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta ha quindi incoraggiato i fedeli a non perdersi d’animo: «Questo è il tesoro che ci hanno lasciato san Paolo e santa Chiara. Quest’ultima, nonostante la malattia e le tribolazione, ha perseverato e ciò le procurava una gioia smisurata. Ci vuole perseveranza», ha insistito aggiungendo che «rimanere in Cristo e perseverare è la stessa cosa. Se rimaniamo concretamente in lui con l’aiuto dei sacramenti possiamo portare frutto, perché senza di Lui non possiamo fare nulla». Durante la processione offertoriale, oltre ai ceri offerti dalla città di Assisi, è stato presentato un antico coprimessale in argento appena restaurato che raffigura san Francesco e santa Chiara. Il restauro ha permesso di risalire all’autore, il maestro argentiere romano Simone Migliè, e al periodo dell’opera, tra il 1720 e il 1752. (jeanbaptiste sourou) drammatica situazione di guerra civile». Infatti, «fino a oggi la maggior parte dei profughi siriani si dirigeva verso i Paesi confinanti, in particolare verso il Libano». Proprio in questo senso, pertanto, «i nuovi arrivi sono un segnale importante da leggere e che invitano ancora una volta a costruire canali umanitari che accompagnino le persone e le famiglie in fuga, ma anche chiedono un migliore investimento di risorse e un nuovo programma di accoglienza in Europa per i rifugiati e le persone costrette a una migrazione forzata». Il cardinale Bagnasco San Lorenzo e la Chiesa vicina alla gente GENOVA, 12. La Chiesa non è un luogo o uno spazio riservato alle élite, ma è una realtà di popolo, per questo è vicina alla gente e si interessa della realtà sociale. È quanto, in sintesi, ha sottolineato il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in occasione della festa di san Lorenzo, patrono del capoluogo ligure. «In questo popolo — ha detto il porporato nell’omelia — c’è posto per tutti, perché la misericordia del Signore è sconfinata, ma i bisognosi e gli umili hanno un rilievo speciale: sono beati. La Chiesa, dunque, non è la Chiesa di categorie, di gruppi elitari, di iniziati; oppure la Chiesa dei giovani o degli anziani, degli uomini o delle donne. Essa ci accoglie tutti come siamo, con i nostri doni e le nostre miserie, con la nostra bontà e i nostri peccati. Per questo la Chiesa è vicina alla gente là dove vive — la casa, il lavoro, il tempo libero — ma anche la famiglia o la solitudine, la salute e la malattia, la gioia e la sofferenza. Non c’è nessun momento, nella parabola terrena, che non veda la vicinanza materna della Chiesa che porta la lampada della fede». Richiamandosi poi direttamente alla testimonianza di san Lorenzo, il cardinale Bagnasco ha sottolineato un altro aspetto: «La fede non riguarda solo la vita interiore dei credenti, ma anche i rapporti tra gli uomini e quindi il loro stare insieme, la vita sociale. Essa ci dice che Dio è amore e che ha cura di ognuno: il suo disegno di salvezza abbraccia l’umanità intera e la creazione. Dimenticare questa realtà significa perdere ciò che, in qualunque situazione, rende preziosa la vita umana». Infatti, «quando la città degli uomini — per costruire se stessa — si affida solo all’uguaglianza, rifiutando l’istanza superiore che è l’essere tutti fratelli perché figli di Dio, allora è come un edificio costruito sulla sabbia: la convivenza si corrompe, e il bene comune diventa una bandiera sventolata ma tradita. Senza la fede, come potremmo pensare di “toccare” nei poveri la carne di Cristo, cioè la carne di Dio?». Quanto alla realtà sociale italiana, l’arcivescovo di Genova ha detto che «i segnali positivi sono l’inizio dell’alba, ma troppa gente attende il giorno per non perire. Tutti auspichiamo che i cenni di ripresa diventino realtà per tutti. Bisogna fare e fare in fretta. Ogni autorità, a qualunque livello, deve accelerare i tempi». † La Segreteria di Stato comunica che è deceduto il Signor D OMENICO GALLO padre di don Piero Gallo, Officiale della Segreteria di Stato, in servizio presso la Sezione Rapporti con gli Stati. I Superiori e i Colleghi partecipano al dolore di don Gallo e a quello dei familiari, assicurando loro vicinanza spirituale e ricordo nella preghiera. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 lunedì-martedì 12-13 agosto 2013 All’Angelus il Papa ricorda che l’amore di Dio dà senso alla vita Il vero tesoro dell’uomo Ai fratelli musulmani l’invito a promuovere il reciproco rispetto «Il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande». Lo ha ricordato il Papa all’Angelus dell’11 agosto, in piazza San Pietro, prendendo spunto dal brano del vangelo di Luca proposto dalla liturgia della diciannovesima domenica del tempo ordinario. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di questa domenica (Lc 12, 32-48) ci parla del desiderio dell’incontro definitivo con Cristo, un desiderio che ci fa stare sempre pronti, con lo spirito sveglio, perché aspettiamo questo incontro con tutto il cuore, con tutto noi stessi. Questo è un aspetto fondamentale della vita. C’è un desiderio che tutti noi, sia esplicito sia nascosto, abbiamo nel cuore, tutti noi abbiamo questo desiderio nel cuore. Anche questo insegnamento di Gesù è importante vederlo nel contesto concreto, esistenziale in cui Lui lo ha trasmesso. In questo caso, l’evangelista Luca ci mostra Gesù che sta camminando con i suoi discepoli verso Gerusalemme, verso la sua Pasqua di morte e risurrezione, e in questo cammino li educa confidando loro quello che Lui stesso porta nel cuore, gli atteggiamenti profondi del suo animo. Tra questi atteggiamenti vi sono il distacco dai beni terreni, la fiducia nella provvidenza del Padre e, appunto, la vigilanza interiore, l’attesa operosa del Regno di Dio. Per Gesù è l’attesa del ritorno alla casa del Padre. Per noi è l’attesa di Cristo stesso, che verrà a prenderci per portarci alla festa senza fine, come ha già fatto con sua Madre Maria Santissima: l’ha portata al Cielo con Lui. Questo Vangelo vuole dirci che il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, un desiderio profondo: quello di incontrarsi con il suo Signore insieme ai fratelli, ai compagni di strada. E tutto questo che Gesù ci dice si riassume in un famoso detto di Gesù: «Dov’è il vo- stro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12, 34). Il cuore che desidera. Ma tutti noi abbiamo un desiderio. La povera gente è quella che non ha desiderio; il desiderio di andare avanti, verso l’orizzonte; e per noi cristiani questo orizzonte è l’incontro con Gesù, l’incontro proprio con Lui, che è la nostra vita, la nostra gioia, quello che ci fa felici. Ma io vi farei due domande. La prima: tutti voi, avete un cuore desideroso, un cuore che desidera? Pensate e rispondete in silenzio e nel cuore tuo: tu, hai un cuore che desidera, o hai un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita? Il desiderio, andare avanti all’incontro con Gesù. E la seconda domanda: dov’è il tuo tesoro, quello che tu desideri? — perché Gesù ci ha detto: Dov’è il vostro tesoro, là sarà il vostro cuore — e io domando: dov’è il tuo tesoro? Qual è per te la realtà più importante, più preziosa, la realtà che attrae il mio cuore come una calamita? Cosa at- Messaggio del Pontefice per la settimana nazionale della famiglia in Brasile La vita garanzia di futuro «I genitori sono chiamati a trasmettere, sia con le parole, sia, soprattutto con le opere, le verità fondamentali sulla vita e l’amore umano, che ricevono una nuova luce dalla Rivelazione di Dio». Lo scrive Papa Francesco in un messaggio inviato ai partecipanti alla Settimana nazionale della famiglia 2013, che si svolge in Brasile da domenica 11 a sabato 17 agosto e ha per tema: «La trasmissione e l’educazione della fede cristiana nella famiglia». Il Pontefice, rivolgendosi ai genitori, li incoraggia in questa «nobile ed esigente missione» di essere i primi collaboratori di Dio «nell’orientamento fondamentale dell’esistenza e la sicurezza di un buon futuro». In mo- do particolare, davanti alla cultura dello scarto che «relativizza il valore della vita umana», i genitori sono chiamati a trasmettere ai loro figli «la coscienza che questa deve essere sempre difesa, fin dal grembo materno, riconoscendo in esso un dono di Dio e garanzia del futuro dell’umanità, ma anche nell’attenzione ai più anziani, specialmente i nonni, che sono la memoria viva di un popolo e trasmettitori della sapienza di vita». Alle famiglie brasiliane, in particolare, Papa Francesco chiede di essere «i più convincenti araldi della bellezza dell’amore sostenuto e alimentato dalla fede e come pegno della grazia dall’Alto, per intercessione di Nostra Signora Aparecida». trae il tuo cuore? Posso dire che è l’amore di Dio? C’è la voglia di fare il bene agli altri, di vivere per il Signore e per i nostri fratelli? Posso dire questo? Ognuno risponde nel suo cuore. Ma qualcuno può dirmi: Padre, ma io sono uno che lavora, che ha famiglia, per me la realtà più importante è mandare avanti la mia famiglia, il lavoro... Certo, è vero, è importante. Ma qual è la forza che tiene unita la famiglia? È proprio l’amore, e chi semina l’amore nel nostro cuore è Dio, l’amore di Dio, è proprio l’amore di Dio che dà senso ai piccoli impegni quotidiani e anche aiuta ad affrontare le grandi prove. Questo è il vero tesoro dell’uomo. Andare avanti nella vita con amore, con quell’amore che il Signore ha seminato nel cuore, con l’amore di Dio. E questo è il vero tesoro. Ma l’amore di Dio cosa è? Non è qualcosa di vago, un sentimento generico. L’amore di Dio ha un nome e un volto: Gesù Cristo, Gesù. L’amore di Dio si manifesta in Gesù. Perché noi non possiamo amare l’aria... Amiamo l’aria? amiamo il tutto? No, non si può, amiamo persone, e la persona che noi amiamo è Gesù, il dono del Padre fra noi. È un amore che dà valore e bellezza a tutto il resto; un amore che dà forza alla famiglia, al lavoro, allo studio, all’amicizia, all’arte, ad ogni attività umana. E dà senso anche alle esperienze negative, perché ci permette, questo amore, di andare oltre queste esperienze, di andare oltre, non rimanere prigionieri del male, ma ci fa passare oltre, ci apre sempre alla speranza. Ecco, l’amore di Dio in Gesù sempre ci apre alla speranza, a quell’orizzonte di speranza, all’orizzonte finale del nostro pellegrinaggio. Così anche le fatiche e le cadute trovano un senso. Anche i nostri peccati trovano un senso nell’amore di Dio, perché questo amore di Dio in Gesù Cristo ci perdona sempre, ci ama tanto che ci perdona sempre. Cari fratelli, oggi nella Chiesa facciamo memoria di santa Chiara di Assisi, che sulle orme di Francesco lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà. Santa Chiara ci dà una testimonianza molto bella di questo Vangelo di oggi: ci aiuti lei, insieme con la Vergine Maria, a viverlo anche noi, ciascuno secondo la propria vocazione. Al termine della preghiera mariana il Pontefice ha rivolto un saluto particolare ai «fratelli» musulmani, auspicando un impegno comune con i cristiani «per promuovere il reciproco rispetto». Cari fratelli e sorelle, ricordiamo che il prossimo giovedì è la solennità di Maria Assunta. Pensiamo a Nostra Madre, che è arrivata al Cielo con Gesù, e quel giorno facciamo festa a lei. Vorrei rivolgere un saluto ai musulmani del mondo intero, nostri fratelli, che da poco hanno celebrato la conclusione del mese di Ramadan, dedicato in modo particolare al digiuno, alla preghiera e all’elemosina. Come ho scritto nel mio Messaggio per questa circostanza, auguro che cristiani e musulmani si impegnino per promuovere il reciproco rispetto, specialmente attraverso l’educazione delle nuove generazioni. Saluto con affetto tutti i romani e i pellegrini presenti. Anche oggi ho la gioia di salutare alcuni gruppi di giovani: anzitutto quelli venuti da Chicago, in pellegrinaggio a Lourdes e a Roma; e poi i giovani di Locate, di Predore e Tavernola Bergamasca, e gli Scout di Vittoria. Ripeto anche a voi le parole che sono state il tema del grande incontro di Rio: «Andate e fate discepoli tra tutte le nazioni». A tutti voi, e a tutti, auguro una buona domenica, e buon pranzo! Arrivederci! Il cardinale Ortega y Alamino inviato speciale nel Paese centroamericano Iniziativa promossa dalla Pontificia Accademia delle Scienze Pace e riconciliazione per El Salvador Quando l’educazione va a rete «Pace, riconciliazione con se stessi e nella società e rifiuto totale della violenza»: sono queste le strade maestre «per la nazione che porta il nome del Salvatore del mondo». È uno stile di vita cristiano, «regolato dall’amore», quello che ha chiesto con forza al popolo di El Salvador, a nome di Papa Francesco, il cardinale cubano Jaime Lucas Ortega y Alamino. Nella veste di inviato speciale pontificio il porporato ha presieduto domenica 11 agosto la messa conclusiva delle celebrazioni per il primo centenario dell’elevazione ad arcidiocesi metropolitana di San Salvador e dell’erezione delle diocesi di Santa Ana e di San Miguel, in coincidenza con la chiusura del quinto congresso eucaristico nazionale. Accanto a lui — nella grande spianata di Santa Tecla alla periferia della capitale, davanti a migliaia di persone — anche il cardinale honduregno Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga e molti vescovi centroamericani, i presuli del Paese con oltre quattrocento sacerdoti e l’arcivescovo Léon Kalenga Badikebele, nunzio apostolico. Il cardinale Ortega y Alamino ha anche ricordato nell’omelia l’arcivescovo Romero, assassinato nel 1980, auspicando di poterlo vedere presto elevato all’onore degli altari. «In questa Eucaristia lo sentiamo vicino a noi» ha detto, ricordando la celebrazione che il vescovo «non poté concludere». Un grande applauso ha accolto il commosso ricordo di monsignor Romero. Il tema scelto per le celebrazioni — «Camminando sempre con Cristo» — indica la giusta prospettiva, ha affermato il cardinale, per puntare dritti al bene di tutto il popolo salvadoregno. In particolare, l’inviato papale ha invocato la protezione della Vergine Maria sul futuro del Paese, perché «la pace e la speranza fioriscano nel cuore» di ogni persona. E ha sollecitato i cristiani a puntare lo sguardo sull’essenziale del regno di Dio, mettendo una volta per tutte da parte ciò che è superfluo o legato esclusivamente ai beni materiali. Il cristianesimo, ha detto, è uno stile di vita regolato dall’amore e centrato sul servizio a Dio e al prossimo: Gesù stesso ci ha dato la testimonianza più grande, con l’umiltà di lavare i piedi ai suoi discepoli. È dunque tempo, ha aggiunto il porporato, di togliere di mezzo la tentazione di cedere all’orgoglio, alla superbia, all’ambizione che portano a commettere ingiustizie e anche violenze. Fin dal suo arrivo nel Paese, l’8 agosto scorso, il cardinale Ortega y Alamino aveva espresso la propria gioia di rappresentare il Papa in una terra che «sente molto vicino il messaggio e la persona stessa del Pontefice», nella prospettiva di una crescita della fede «al servizio della Chiesa e dell’umanità». Il cardinale ha anche ricordato di aver presieduto, sempre come inviato speciale del Papa, il precedente congresso eucaristico salvadoregno che si svolse nel 2000. Da parte sua, il nunzio apostolico monsignor Kalenga Badike- bele ha rimarcato l’importanza di svolgere un’autentica missione di servizio al popolo con più amore e più fedeltà a Cristo per cambiare davvero il volto delle comunità. Infine l’arcivescovo di San Salvador, monsignor José Luis Escobar Alas, si è detto convinto che «da queste celebrazioni scaturirà una crescita della fede, considerato che si è puntato molto sull’approfondimento del mistero dell’Eucaristia» nel corso delle iniziative spirituali e sociali promosse in questi giorni. La missione pontificia che ha accompagnato il cardinale Ortega y Alamino era composta da monsignor Secundino de Jesús Delgado Acevedo, vicario generale dell’arcidiocesi di San Salvador, e da don José Gabriel Flores Rodríguez, rettore del seminario di filosofia Beato Juan XXIII di Santa Ana. Un calcio al pallone per lanciare un nuovo progetto educativo e sostenere gli studenti che stanno formandosi sui banchi di scuola. Sono lo sport e le stelle del calcio i testimonial scelti per dare una mano alla solidarietà. Da una parte, le squadre nazionali dell’Italia e dell’Argentina si sfideranno nella partita amichevole in onore di Papa Francesco in programma mercoledì sera, 14 agosto, allo stadio Olimpico di Roma; dall’altra, la Pontificia Accademia delle Scienze coglierà l’occasione per far conoscere un’iniziativa che coinvolgerà scuole di ogni ordine e grado. Il progetto, che mira a promuovere la creazione di una rete educativa internazionale, si ispira all’esperienza della Escuela de vecinos e delle Escuelas hermanas di Buenos Aires, promosse da Jorge Mario Bergoglio durante il suo episcopato nella capitale argentina. L’iniziativa — spiega il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze — vuole costruire, tramite l’educazione, una società nella quale «tutti possano disporre del necessario per sviluppare un progetto di vita in armonia con la propria cultura e le proprie convinzioni, con i valori universali transculturali e nel rispetto dell’ambiente». Oltre a ciò, uno degli obiettivi proposti è quello di sviluppare un atteggiamento di apertura agli altri, per costruire un «mondo sempre più integrato, senza perdere la ricchezza della diversità». L’educazione, in questo senso, viene indicata come un «cammino» nel quale ciascuno sviluppa «le proprie capacità nel migliore dei modi per il bene della comunità e per la propria felicità». A questo fine si cercherà anche di promuovere la cooperazione tra studenti per una maggiore consapevolezza civica e politica, considerate come partecipazione attiva al bene comune. Il progetto vuole promuovere inoltre la sensibilità verso la tutela dell’ambiente per uno sviluppo sostenibile, che faciliti l’affermazione della giustizia e della pace. Con l’intento di far comprendere che scienza e tecnologia devono es- sere soprattutto a beneficio dell’insegnamento e dell’istruzione. È in allestimento un sito internet — www.scholasoccurrentes.org — che illustrerà nei dettagli l’iniziativa e permetterà a tutte le scuole di iscriversi gratuitamente e di ricevere un sostegno per la realizzazione del progetto. I cui obiettivi saranno illustrati più dettagliatamente martedì mattina, 13 agosto, nella Casina Pio IV, dai responsabili del programma, i professori José María del Corral ed Enrique Palmeyro. Con il vescovo Sánchez Sorondo ci saranno alcuni rappresentanti delle due nazionali che si affronteranno all’Olimpico: per parte argentina, il presidente della delegazione Germán Lerche, il commissario tecnico Alejandro Sabella e il capitano Lionel Andrés Messi; per parte italiana, il commissario tecnico Claudio Cesare Prandelli, e il capitano Gianluigi Buffon. Al cardinale Bertone la cittadinanza onoraria di Introd Il comune di Introd in Valle d’Aosta ha conferito domenica 11 agosto la cittadinanza onoraria al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. L’onorificenza gli è stata consegnata nel corso della cerimonia svoltasi nel municipio del paese, incastonato tra il comprensorio del Gran Paradiso e del monte Bianco. «Grazie per la vostra accoglienza gentile, discreta e premurosa» ha detto il cardinale (che da otto anni trascorre le sue vacanze estive nella località di Les Combes) durante l’incontro con il sindaco Vittorio Anglesio e il presidente della Regione, Augusto Rollandin. Il porporato ha ricordato inoltre lo «speciale rapporto» con Introd di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: «legami con la sede di Roma e il papato che sono lieto di intensificare» ha aggiunto. Il cardinale ha voluto anche rimarcare «la stima» che la collettività valdostana «nutre verso la comunità salesiana che opera in questa valle e che, per vocazione, sulla scia di don Bosco, educa i giovani alla vita cristiana, onesta e generosa». Con la cittadinanza onoraria, ha spiegato il sindaco, si è voluto «esprimere l’affetto e la devozione della comunità di Introd e di tutta Valle d’Aosta». Un concetto che il cardinale Bertone ha ripreso nell’omelia del- la messa celebrata a Introd, parlando di «un senso di appartenenza alla vostra comunità, di amicizia, di famiglia». E «questo trovarci uniti di fronte all’altare — ha detto — è il segno di un’adesione alla fede che, sebbene coinvolga ciascuno di noi singolarmente, viene da un radicamento profondo e da una tradizione cristiana di questa terra, tramandata da secoli». Così, ha proseguito il cardinale Bertone, «non per nulla la provvidenza divina ha fatto sì che proprio qui soggiornassero, per il loro riposo estivo, ben due Papi. La devozione e l’affetto da voi avuti verso di loro restano vivi nel ricordo; restano impressi nei volti della gente, nelle case, nelle strade, nelle contrade e nei boschi, e di ciò la storia darà anche ai posteri un giusto motivo di orgoglio». Il cardinale ha concluso con l’invito a leggere e ad approfondire l’enciclica Lumen fidei, «preparata da Benedetto XVI e completata da Papa Francesco»: ogni cristiano, infatti, deve «condurre una vita specchiata nella fede e nella carità» per «essere nel lumen fidei». Alla celebrazione erano presenti, tra gli altri, il vescovo di Aosta, monsignor Franco Lovignana, il parroco di Introd e i membri della comunità salesiana.