Monumenti Aperti 2015 - Comune di Sant`Antioco

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Monumenti Aperti 2015 - Comune di Sant`Antioco
Isola di Sant’Antioco
16/17 maggio 2015
COMUNE DI CALASETTA
COMUNE DI SANT’ANTIOCO
Isola di
Sant’Antioco
Calasetta e Sant’Antioco
Monumenti Aperti
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17 Maggio 2015
COMUNE DI CALASETTA
COMUNE DI SANT’ANTIOCO
Gruppi di
Coordinamento locale
SANT’ANTIOCO
Comune di Sant’Antioco
Corongiu Mario – Sindaco
Marco Massa – Ass. alla Cultura
Massimo Melis – Ass. all’Ambiente
Museo Archeologico “Ferruccio Barreca”
Piero Bartoloni – Direttore Museo
Sara Muscuso – Curatrice Museale
Cooperativa Archeotur
Cooperativa Studio ‘87
Chiara Vigo
Soprintendenza per i Beni Archeologici
di Cagliari e Oristano
Territorio Sulcis Iglesiente - Sabrina Cisci
Sede di Sant’Antioco - Centro Operativo - Franco Mereu
ATI IFRAS – Remigio Pireddu
ATISALE spa – Salina di Sant’Antioco - Luca Masala
Responsabile Servizio Cultura
Antonella Serrenti
Segreteria Organizzativa e Coordinamento
Lia Selis
Collaborazione, supporto Tecnico, Logistico e di Sicurezza
Cooperativa Archeotur, Franco Crastus, Paolo Pinna,
Angelo Putzolu, Ennio Bardi, Antonello Pinna, Polizia Locale.
Traduzione Testi
Maria Grazia Massa
Materiale fotografico Sant’Antioco
Lia Selis
CALASETTA
Comune di Calasetta
Antonio Vigo - Sindaco
Remigio Scopelliti - Vice Sindaco Ass. Cultura e Pubblica Istruzione
Marilisa Granara - Cons. Delegato alle Politiche Sociali
Cristiano Mercenaro - Ass. allo Sport, Servizi Tecnologici e
Politiche Ambientali
Coordinamrento: Loreta Armeni
La visita guidata e le schede dei monumenti sono curate da:
Studenti ed insegnanti, Istituto Comprensivo Sant’Antioco-Calasetta, Scuola Primaria e Secondaria
Si ringraziano Fabrizio Schirru e Stelio Usai per il materiale fotografico.
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Calasetta e Sant’Antioco
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ui era una grande civiltà, che costruiva centinaia di gigantesche torri di pietra rivolte verso il cielo e tombe sacre, a
chiglia rovesciata, dalle lunghe corna. Poi arrivarono naviganti
da Oriente e vennero accolti e intrecciarono conoscenze. Insieme costruirono, agli inizi del IX secolo, una grande città
che chiamarono
, la città più antica d’Italia. Cartagine
perforò le colline tufacee per seppellire i suoi morti nella più
straordinaria necropoli del Mediterraneo. E il meraviglioso golfo di Palmas assistette impassibile allo spettacolo di centinaia
di navi puniche e romane che si affrontarono in battaglia. E
Roma vincitrice, fece diventare Sulci un grande Municipium.
In quel tempo, dalle spiagge del Nord Africa, arrivò Antioco,
primo protomartire di Sardegna, per diffondere il cristianesimo
nell’isola. In suo onore Sulci venne chiamata isola di Sant’Antioco. La Sardegna intera lo proclamò patrono, e furono elevate chiese, cappelle, retabli e simulacri a lui dedicati. Alla
sua festa, antichissima, accorrevano fedeli da ogni località,
chi a piedi, chi a cavallo o con carri (traccas) trainati da buoi.
In sua memoria questo è un anno speciale. Nella ricorrenza
del 400° anniversario del rinvenimento delle reliquie (18 marzo
1615) papa Francesco ha infatti concesso l’Anno Giubilare
(Anno Santo Straordinario) che fa da cornice all’imperdibile
appuntamento di maggio con Monumenti Aperti. Con rinnovato piacere apriamo le porte del nostro immenso patrimonio
artistico e culturale, camminiamo alla ricerca di paesaggi unici
e meravigliosi, scopriamo antichi tessuti urbani sconosciuti.
I luoghi della nostra memoria vissuti e raccontati dai nostri
studenti e da un esercito di volontari che per due giorni, con
grande passione, accompagnano i visitatori dentro la storia.
Queste sono le occasioni per tornare ad essere un Paese capace di dare un senso sociale e civile alla cultura. Passaggio
imprescindibile per essere in grado di mettere al lavoro le proprie competenze e far loro produrre valore. Siamo convinti,
fortemente, che ripartire dalla cultura significa in primo luogo investire sulle capacità dei nostri cittadini; che aumentare
il livello di conoscenze sia indispensabile per pensare nuovi
modelli di sviluppo economico e che questo analfabetismo di
ritorno debba rappresentare, in modo serio, la vera emergenza nazionale. Altrimenti possiamo continuare a compiacerci
dello spettacolo di un disfacimento che non rappresenterebbe altro che il triste, speculare ribaltamento di quello splendido passato di cui tanto ci gloriamo ma che ormai tanto poco
ci appartiene, se non dimostriamo di poterne ancora essere
all’altezza.
E come diceva il grande scrittore Albert Camus:
“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società,
anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché
ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro”.
Marco Massa
Assessore alla Cultura, Comune di Sant’Antioco
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M
onumenti Aperti è ormai un appuntamento fisso che
qualifica il territorio. È un momento così esaltante per
l’intero paese, che coinvolge tutti; dalla scuola alla pubblica
amministrazione, dal mondo del lavoro alla gente comune.
Le bellezze storiche ed artistiche del luogo sono meta di
visitatori che arrivano da ogni parte d’Italia e dall’estero. Ma la
cosa più bella è vedere il compaesano o l’amico dei comuni
vicini percorrere in lungo e largo le strade del paese.
La torre civica quale simbolo monumentale possente ed in
bella mostra, nella parte alta del paese rievoca con la sua
storia le incursioni dei mori che saccheggiavano le coste. Si
tramandano storie, fatti e racconti lasciati dai propri antenati e
raccontati dai ragazzi e dagli anziani che fanno quasi rivivere
nei visitatori quei periodi ormai lontani come un qualcosa di
reale.
Con l’immaginazione, la mente ripercorre gli anni lontani,
l’insediamento dei primi calasettani, la venuta dei piemontesi
e la vita che avanza per creare in questo fazzoletto di terra
dell’isola di Sant’Antioco lunghi filari di vite, la risorsa per tutti.
Il Museo di Arte Contemporanea affascina non poco i ragazzi
più piccoli perché coinvolti operativamente nel colorare fogli
bianchi per lasciare anche loro ai posteri la loro storia. È bello
coniugare storia e presente, esaltare le tradizioni in tutte le
loro peculiarità non solo per farne tesoro, ma per accrescere
in noi stima ed interesse, integrando il passato nella realtà
attuale per progettare il futuro.
La scuola ha dato e continua a dare un grande contributo alla
crescita di tutti quei valori che danno lustro al nostro paese.
I ragazzi sono impegnati a fare da ciceroni in questo tour di
visitatori attenti a cogliere tutti quei momenti di vita quotidiana
che conserva col cibo, con gli arnesi da lavoro, col dialetto,
con la pesca, con la conservazione delle vigne e del vino tutte
le nostre tradizioni.
Un caloroso grazie per la partecipazione e la collaborazione di
quanti vorranno contribuire a divulgare e migliorare questa ed
altre iniziative simili, dai ragazzi delle scuole, agli insegnanti,
alle associazioni ed ai semplici cittadini che parteciperanno
come volontari ed ai tanti visitatori che sceglieranno di
scoprire il nostro paese con la sua cultura, la sua storia, le
sue tradizioni.
Marilisa Granara
Assessore al bilancio e politiche sociali, Comune di Calasetta
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Calasetta e Sant’Antioco
Informazioni Utili
Informazioni utili Sant’Antioco
I monumenti saranno visitabili gratuitamente il pomeriggio di
Sabato 16 Maggio 2015 dalle 16.00 alle 20.00 e la domenica
17 maggio 2015 dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00.
Per la visita ai siti archeologici si suggeriscono abbigliamento
e scarpe comode.
Sabato 16 maggio il Museo Archeologico “F. Barreca” aprirà
Dalle ore 16.00 alle ore 19:00 per dar luogo dalle ore 21:00
alle ore 24:00 all’Evento Europeo “La Notte dei Musei”
(vedi programma nella sezione Eventi Collaterali);
Orari Catacombe:
Domenica 17 maggio 2015 dalle 16:00 alle 20:00
Le visite alle catacombe verranno sospese durante le funzioni
religiose.
L’ingresso alle Saline, con visita guidata, è previsto nei seGuenti orari:
sabato 16 maggio 2015: alle ore 16.00 e alle ore 18.00;
domenica 17 maggio 2015: alle ore 9.30, 11.30, 16.00 e 18.00.
Ogni gruppo dovrà seguire l’itinerario guidato.
È facoltà dei responsabili e degli organizzatori della manifestazione limitare o sospendere, per la sicurezza dei beni o dei
visitatori, in qualsiasi momento le visite ai monumenti.
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Informazioni Utili
Informazioni utili Calasetta
I monumenti saranno visitabili gratuitamente il pomeriggio del
sabato 16 Maggio dalle 16.00 alle 20.00 e la domenica 17
Maggio dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00.
Per una migliore organizzazione si consiglia di iniziare l’itinerario culturale dalla sede della Biblioteca sul lungomare C.
Colombo.
Per la visita del parco culturale di Mangiabarche si consiglia
un abbigliamento comodo.
Le visite alla Chiesa saranno sospese durante le funzioni religiose.
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Calasetta e Sant’Antioco
Museo d’Arte Contemporanea
MACC
Il museo d’arte contemporanea di Calasetta, oggi gestito
dalla
Fondazione
MACC, è stato inaugurato l’11 novembre
2000. Il Museo fu allestito nella vecchia
sede del mattatoio
comunale e fondato
per iniziativa dell’artista Ermanno Leinardi.
Contiene la collezione
“E. Leinardi” che consiste in centoventi opere di cento artisti europei e
che riguarda in particolare la produzione degli anni 1960/1980. Sono
presenti due direzioni di ricerca: una che riguarda l’arte concreta e
l’altra l’arte astratta. Un parte della collezione è esposta stabilmente
al piano superiore, unita ad esposizioni di opere che documentano lo
sviluppo dell’astrazione geometrica dal 1950 fino ai nostri giorni grazie al contributo di giovani artisti. Vi è poi una sala cosiddetta “ovale”
dove vengono allestite mostre personali dietro invito.
Fra le altre sono esposte opere di: Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Michael Seuphor, Bice Lazzari, Piero Dorazio, Aurelie Nemours, Ode, Bertrand, Lucio Battaglia, Ermanno Leinardi, Arturo
Vermi, Ettore Sordini, Atanasio Soldati, Carla Badiali, MarioRadice,
Achille Pace, Philippe Morisson, Yves Popet, Peter Staechelin, Gilbert Decock, Virginia Fagini, Italo Utzeri, Mauro Reggiani, Godfried
Honegger, Giulio Turcato, Mauro Manca, Jean Leppien, ecc.
The Civic Museum of Contemporary Art of Calasetta, now administred by
Macc Fondation, was inaugurated 2000 November 11. The Museum founded
by Ermanno Leinardi, contains the collection “E. Leinardi” that is in 120 works of
one hundred European artists and which concerns in particular the production
of the 1960/1980. Are these two directions: one that concerns the art concrete
and other abstract art. The collection is exposed permanently at . A part of the
permanent collection is on display on the first floor, together with exhibitions of
works documenting the development of geometric abstraction from the 1950s
to the present day with the help of young artists. Then there is a room socalled
“oval” where are staged personal exhibitions at the invitation.
Among other works are shown below: Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi,
Michael Seuphor, Bice Lazzari, Piero Dorazio, Aurelie Nemours, Ode Bertrand,
Lucio Battaglia, Ermanno Leinardi, Arturo Vermi, Ettore Sordini, Atanasio
Soldati, Carla Badiali, MarioRadice, Achille Pace, Philippe Morisson, Yves
Popet,Peter Staechelin, Gilbert Decock, Virginia Fagini, Italo Utzeri, Mauro
Reggiani,Godfried Honegger, Giulio Turcato, Mauro Manca, Jean Leppien, ecc.
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Batteria navale
“Mangiabarche”
L’edificio denominato
“La Batteria”, dimora del comandante e
dei soldati dell’esercito durante la II guerra
mondiale, sino al 1997
fu trasformata in una
trattoria tipica Calasettana. Nel 2012 l’edificio
fu luogo artistico per
artisti internazionali che
eseguirono installazioni
temporanee e murales,
una galleria a Cielo Aperto, quindi esposta a tutti gli agenti atmosferici
che saranno protagonisti di quell’usura terrena che rende la nostra
vita e le nostre opere più vere e vicine alla vita reale. A pochi metri di
distanza è ubicata la torre di avvistamento “La Vedetta” che durante
la II guerra Mondiale aveva la funzione di controllare e proteggere il
braccio di mare tra Sant’Antioco e Calasetta, con le quattro postazioni di cannone per far fronte ad un eventuale sbarco nemico. Ancora
oggi possiamo trovare i depositi delle munizioni, le basi per i cannoni
e particolari “pietre triangolari”, necessarie per calcolare l’esatto puntamento al fine di colpire l’obiettivo.
Mangiabarche: Il faro in mare fu situato in un’area dove le rocce
emergono da un basso fondale causando in passato numerosi naufragi, da qui deriva il nome mangiabarche.
The Battery “Mangiabarche”.
“The Battery”, was home of a commander and soldiers from the Army in the
Second World War, until 1997 “The Battery” was transformed into a typical Calasetta tavern or trattoria. In 2012 was the gallery for international artist together
with local artists who will be making contemporary art and murals, perfectly
tuned to the surroundings. It was a gallery open air, therefore exposed to the
atmospheric agents that will be the protagonists of true weathering that makes
our life and our works more realistic and truer to life.
Not far away, on the cliffs overlooking the lighthouse and sea towards Carloforte, there is a look-out tower called “The Look-out” which was used during the Second World War to control and protect the area of sea between
Sant’Antioco and Calasetta. There were four cannon emplacements to defend
from and prevent any enemy landing. Even today it is still possible to see munition deposits, the base for the cannons and the particular “triangular stones”
necessary to calculate the exact point to hit the objective.
Mangiabarche: The lighthouse is situated in an area of shallow waters hiding a
rocky bottom which has been the cause of many shipwrecks – from which the
name ‘boat eater’ or ‘mangiabarca’ is derived.
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Calasetta e Sant’Antioco
Torre di
Calasetta
La Torre di Calasetta, situata nel centro storico di
Calasetta, risale al 1756.
Fu eretta per garantire protezione dagli attacchi provenienti dal mare e oggi è
utilizzata per attività culturali, didattiche e per ospitare
un importante raccolta di
reperti fenicio punici. Atta
a sorvegliare tutto lo specchio di mare e le coste tra
le isole di Sant’Antioco e di
San Pietro e la terraferma,
consentiva una visuale che
spaziava in un raggio di 20 Km. La massiccia Torre di Calasetta ha
la classica forma a tronco di cono con un diametro di base di oltre
16 metri ed un’ altezza di 11 metri sul terrazzo. Si compone di due
ambienti sovrapposti, di cui quello sottostante - che contiene l’antica
cisterna - è stato riportato alla luce in epoca recente. La scala esterna, anch’essa di età moderna, conduce all’ingresso situato a 4 metri
di quota. Si entra in una camera circolare di 10 metri di diametro,
coperta con volta a cupola sorretta da un pilastro. Il vano è diviso in
più ambienti da alcuni tramezzi già d’impianto, di cui si possono riconoscere l’alloggio dell’alcade e dei soldati. Tutte le troniere e il boccaporto di questa camera sono disposti in maniera simmetrica come
agli spigoli di un esagono regolare. Dalla scala aperta sulla destra
del boccaporto e ricavata nello spessore murario, si arriva al lastrico
d’armi, oggi irriconoscibile dopo vari interventi che hanno trasformato
merloni, cannoniere e garitte. Dell’antica struttura rimane parte del
cordolo marcapiano in pietra.
The civic tower of Calasetta
The Savoy Tower of Calasetta is in the historical town centre, originally erected
to guarantee protection from feasible sea attacks. Today it’s used for cultural
and didactic activities and it houses an important collection of PhoenicianPunic artifacts. The position of the civic tower of Calasetta enables to monitor
the stretch of water between the Island of Sant’Antioco and the island of San
Pietro: a view that extends for forty miles.
The tower of Calasetta presents the typical shape of a truncated cone, its foundations have a diameter of 16 meters. The height of the tower reaches 11 meters. The tower is divided into two floors, each containing a room. The ground
floor room was previously a cistern and it has been discovered very recently.
The external staircase was added only afterwards: it leads to the first floor
room which is located at an altitude of four meters. This room is circular, it has
a diameter of ten meters and it is covered by a dome- shaped roof sustained
by a pillar. The area is split in various rooms in which the spanish governor and
the soldiers were quartered.
The loopholes and the hatchway are symmetrically positioned, as if they were
placed in an hexagon’s corners. From the ancient staircase (tailored in the
width of the wall on the right of the hatchway) we discover the paving, today
unrecognizable because of the numerous architectural interventions that have
transformed the crenellations, the loopholes and the hatchways. All that remains of the ancient structure is the floor edge.
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Turisti non per caso: passeggiando per le vie di Calasetta
alla scoperta
di “u’magazin”
Il borgo tabarchino si presenta immediatamente per quello che è: un
paese giovane, che porta ancora oggi l’impronta della sua origine ligure, datato appena 1770, costruito sul tranquillo reticolo ortogonale
di sapore militare del Belly, a ricordare la sua natura di colonia.
Il percorso si snoda attraverso la via Umberto (u Caruggiu da Gexa),
che porta sino alla parrocchiale di San Maurizio, a ricordo dell’Ordine
religioso cavalleresco dei SS Maurizio e Lazzaro; la Piazza del Municipio, centro della vita sociale del paese, col palazzo comunale e il monumento ai Caduti; la via
Roma (via Grande), luogo di ritrovo per le passeggiate di turisti e locali,
ogni qualvolta il tempo lo
conceda. In uso ancora
oggi, le vecchie cantine private chiamate “U’
Magazìn”, luoghi di produzione del vino locale, il
Carignano e il Moscato,
attrezzati di tutti gli arnesi per la lavorazione della
vite, solitamente adiacenti alle abitazioni.
Nell’ordinato incrocio delle vie calasettane è possibile ammirare qualche esempio di abitazioni padronali dei primi decenni del sec. XX: decorate con ornati, pietre e stucchi, in stile Liberty coloniale francese,
testimoniano i contatti con la vicina Tunisia. Nella cura che viene riposta nei particolari - balconi, terrazze, numeri civici, piante alle porte
- si percepisce come, ancora oggi, sopravviva lo “spirito tabarchino”
di amore per la propria casa.
Calasetta immediately presents itself for what is: a young village, which bears,
the imprint of its Ligurian origin till now. It was founded in 1770 and built on an
orthogonal grid of the military flavor of Belly. The grid is a reminder of its nature
of colony. The path winds through via Umberto (u Caruggiu da Gexa), which
leads till the parish of saint Maurice, consecrated to the religious order of chivalry of Maurice and Lazarus; the Town Hall square is the center of social life of the
village, where we find the municipal building and the war memorial; via Roma
(via Grande) is a place used to meeting, by tourists and local people, whenever
the weather is good. Following this path through the village you may see some
wine cellars built close to the houses; in the local dialect they are called U’ Magazìn.Since the very beginning this space has been used to produce the local
wines Carignano and Moscato, and to store the working equipment, this tradition is still alive. In this tidy crossing of the streets it is possible to admire some
example of houses from the beginning of the XX century decorated, stones and
plaster, in Art Nouveau style derived from the French colonies. This style is a
witness of the frequent contacts with the Tunisia. Our citizens love their houses
and they demonstrate it in the care they put in the details: balconies, terraces,
house numbers, plants outside the doors. This love is a cultural aspect that
descend from our Tunisian origins, and lasts till nowadays.
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Calasetta e Sant’Antioco
Chiesa parrocchiale di
San Maurizio
La chiesa parrocchiale di Calasetta fu costruita tra il 1837 e il 1839,
anno in cui fu consacrata e aperta al culto, su progetto dell’architetto
Pinna che operava a Cagliari e ad opera di maestranze di Carloforte
coadiuvate da volontari locali.
A pianta accentrata e sormontata da una cupola e da 2 torrette campanarie che nell’insieme le conferivano un aspetto orientaleggiante,
la chiesa fu inizialmente ornata all’interno con materiale marmoreo
proveniente dall’antica chiesetta della tonnara di Calasapone e un
mosaico romano rinvenuto in una località prossima all’abitato.
Ampliata nel 1956 mediante sfondamento dell’abside e prolungamento delle pareti laterali, oggi risulta costituita da 3 navate separate
da arcate. Le pitture sulle pareti interne, realizzate all’epoca dell’ampliamento, sono del pittore espressionista tedesco Jorg Schrayogg.
La chiesa è dedicata a San Maurizio, in ricordo dell’Ordine Mauriziano
che nel ’700 guidò e sostenne l’insediamento della nuova popolazione nell’isola di Sant’Antioco.
Calasetta’s parish Church was constructed between 1837 and 1839 when it
was consecrated and given to the church. It was designed by Architect Pinna
from Cagliari and built by skilled workers from Carloforte and local volunteers.
The church’s original symetrical plan, surmounted by a dome and two bell towers, which together gave an oriental appearance, was initially decorated inside
with marble from the small ancient church at the tunnery in Calasapone, and
with Roman mosaic from near the village.
It was enlarged in 1956 by breaking into the apse* and side walls, and today it
consists of three naves separated by arches. The paintings on the interior walls,
made at the time of enlargement, are by the German Expressionist painter Jorg
Schrayogg. The church is dedicated to St. Maurice, in memory of the Mauritian
who lead and supported the establishment of the new population on the island
of Sant’Antioco in the 1700s.
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Acropoli
A nord del Castello sabaudo, sotto il
declivio, si situa l’acropoli della città punica. Le sue fortificazioni poggiavano
sugli affioramenti rocciosi naturali. La
zona ha avuto diverse fasi d’uso che si
sono susseguite tra l’età punica e quella tardo-romana. I resti più antichi sono
riferibili alle fortificazioni puniche. Si può
ancora vedere un tratto delle mura che
difendevano l’acropoli, costruite da
blocchi di ignimbrite squadrati, con la
tecnica del doppio paramento: il muro
aveva i due prospetti rivestiti dai blocchi,
mentre lo spazio interno era riempito da
terra e pietre. Rimane in buono stato di conservazione un tratto di muro
con direzione est-ovest, con i blocchi bugnati dalle dimensioni di 80 x
50 x 120 cm. L’altezza massima conservata è di 1,50 m. La tipologia
delle mura, in assenza di sicuri dati di scavo, consente di datarle al
IV sec. a. C. A meridione del complesso fortificato insistono i resti di
una struttura di periodo romano, interpretata come luogo di culto. La
base della costruzione è composta da un basamento, conservato per
una lunghezza est ovest di circa 10 m., su cui si imposta un colonnato di cui rimangono nove colonne. Questo piano è stato pavimentato
in due tempi successivi: il pavimento più antico è quello visibile a sud
delle colonne, del tipo detto signinum, ossia in cocciopesto frammisto
a tesserine bianche; in seguito questo è stato ricoperto da uno strato
di cocciopesto più scuro, conservato fra le colonne e il bordo esterno
dell’edificio. A Sud delle colonne si trova un grande zoccolo costituito
da grandi blocchi bugnati di ignimbrite, dal quale si alza un ulteriore
livello ad un’altezza di 1 m., il cui perimetro è costituito dallo stesso
tipo di blocchi, mentre la pavimentazione, di cui rimangono pochi resti,
è in mosaico a tesserine bianche. Il tempio aveva la fronte ad est, dal
momento che ad ovest la struttura è chiusa. Verosimilmente siamo di
fronte a quanto rimane di un tempio pseudoperiptero sine postico, vale
a dire un tempio circondato da colonne sulle parti laterali e frontale (dove
doveva trovare posto anche una gradinata di accesso), mentre quella
posteriore ne era sprovvista.
Per informazioni
Soprintendenza Archeologica
sede di Sant’Antioco via Bolzano, tel. 0781.82311
Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it
The fortifications of the Punic acropolis rested on the natural rocky outcrops.
The area was used in different ways between the Punic Era and the Late Roman Times. The oldest remains relate to the Punic fortifications. Some sections
of the walls that defended the acropolis are clearly visible, made with square
blocks. One of the east-west sections, about 1.5m high, is in a good state of
repair. The type of walls found here allow us to date them at around the 4th
century B.C. Further to the south, we can find the remains of a structure from
the Roman period, probably used as a place of worship. The base on which
there are nine columns was paved in two subsequent periods. The oldest floor
is made of beaten earth with white tesserae, covered later with a layer of darker
beaten earth, which is found between the columns and the outer edge of the
building. The Temple faced east, as the west-facing side is closed.
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Calasetta e Sant’Antioco
Archivio
Storico Comunale
L’archivio storico comuna le di Sant’Antioco, diventato separata
sezione d’archivio nel
gennaio 1995, conserva i fondi dell’archivio
storico del Comune
(1793-1969) e di alcuni
archivi aggregati (Congregazione di Carità poi
E.C.A., Tiro a Segno,
Asilo Infantile Gen. Carlo Sanna, Conciliatura e
Patronato Scolastico).
La documentazione è conservata nei locali dell’ex Caserma dei Carabinieri a Cavallo, edificio restaurato nell’aprile 2000, dove è attivo
il laboratorio didattico che consente alle scuole di studiare la storia
locale dalle fonti documentarie. Notevole importanza riveste un volume della Comunità (Registro de entrada y salida de los dineros de
esta comunidad de San Antiogo ut intus) che racconta l’attività istituzionale della Comunità dal 1793 al 1815. Oltre alle attività economiche (di tipo prevalentemente agro-pastorale) vengono descritti alcuni
momenti salienti della storia moderna di Sant’Antioco. Si possono
ricordare la devozione al Santo Patrono che ha dato il nome all’isola
o le invasioni barbaresche, che hanno impedito per diversi secoli, lo
sviluppo economico e demografico e mantenuto per lungo tempo la
comunità lontana dal mare. Nel marzo 2010 l’Archivio Storico Comunale ha realizzato un lavoro di ricerca presso l’Archivio della Corona
d’Aragona in Barcellona che conserva importantissime testimonianze
documentarie del territorio sulcitano e dell’isola di Sant’Antioco (chiamata subito dopo la conquista aragonese del 1323 Illa de Sols). Nello
specifico sono stati trovati e acquisiti in copia importantissimi documenti, appartenenti al fondo della Real Cancelleria, che confermano
la festa di S. Antioco nel 1360 e che attestano la denominazione
dell’isola a S. Antioco nel 1375.
Per informazioni
Coop Studio ’87
Via Castello, 2
Tel. 0781/828027 - Email: [email protected]
The Historical Archive of Sant’Antioco preserves and provides access to the
collections of the Municipality of Sant’Antioco as well as of some other documents belonging to other archives. The collections are preserved in a building,
renovated in 2000, which used to be the Caserma dei Carabinieri a cavallo
(Horse Carabinieri Station). One of the most important document in the Archive
is the Book of the Community (Registro de entradas y salidas de los dineros de
esta comunidad de San Antiogo ut intus) which describes the institutional life as
well as the commercial activities of the town from 1793 to 1815.
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Museo del Bisso
Il bisso marino, un prezioso materiale tessile dai riflessi dorati e scintillanti,
veniva lavorato per realizzare tessuti pregiati molto apprezzati dalla nobiltà
secolare ed ecclesiastica. La seta di bisso è un prodotto della nacchera,
o Pinna nobilis, la più grande bivalve presente nel mar Mediterraneo che
può raggiungere la lunghezza di un metro e, ai giorni nostri, è una specie
protetta. I suoi filamenti, chiamati bisso, servono alla Pinna nobilis ad ancorarsi al fondale fangoso e venivano usati come materiale grezzo da cui
trarre la seta di bisso. La produzione della seta era laboriosa e richiedeva
molte tappe di lavoro. Eppure le conoscenze di questa tradizione artigianale non sono ancora del tutto scomparse: Chiara Vigo rimane l’unico
Maestro di bisso del Mediterraneo, l’unica depositaria ormai della tradizione e di una manualità che si perde indietro nel tempo. Di bisso, infatti,
si parla già nella Bibbia: furono i Caldei a trasmettere il segreto al popolo
ebraico e i loro vicini Fenici a diffonderlo nel Mediterraneo e soprattutto le
loro donne videro che pettinando quei fili potevano renderli talmente serici
e lucenti (esodo 27) da riuscire a filarli. Caldei, Fenici, Egiziani diventarono
maestri in quest’arte. Re e sacerdoti usarono il bisso per vesti e paramenti
sacri. I Fenici approdarono
in Sardegna portando con
sé anche la tecnica per
tingere le fibre del bisso in
vari colori. Secoli più tardi
le donne di Sant’Antioco
appresero da una principessa di origine caldea,
chiamata Berenice, altri
segreti sull’arte della tessitura del bisso e cominciarono a tramandarseli di
generazione in generazione secondo una ritualità
quasi sacra. Chiara Vigo,
definita l’unica erede di
Berenice, può infatti spiegare la tecnica della tessitura del bisso a tutti, ma
solo uno sarà il suo legittimo erede, l’unico a cui svelerà tutti i suoi segreti.
Per informazioni
Chiara Vigo (+039) 3484336521
Email: [email protected]; [email protected];
www.chiaravigo.com
The production of the textiles in Sant’Antioco takes on a very distinctive form:
the production of sea silk. This precious fabric is obtained from byssus, silky
filaments secreted by a shellfish threatened with extinction, the Pinna Nobilis,
the largest bivalve mollusc in the Mediterranean, which can grow to a length
of one metre; it has been declared a protected species since 1997. This mollusc secretes byssus to attach itself to the seabed: the threads are collected in
the period in which the sea bottom is softest, allowing re-planting of the shell.
The filaments are then gradually de-salted to keep them from stiffening. The
production of sea silk is almost a ritual, whose mysterious meaning go back
to ancient times, when this fabric was used to make ceremonial dresses for
illustrious people of the Mediterranean communities. At the Museum of Byssus, visitors can admire the creations of Chiara Vigo, the last master of this
technique who still works the same way women in ancient Mesopotamia used
to weave it. Her works include the “Leone di Tiro” (the Lion of Tyre), a tapestry
dedicated to the silent labour of the women of Sardinia.
16
Calasetta e Sant’Antioco
Catacombe di
Sant’Antioco Martire
Tra le prime testimonianze della cristianità in Sardegna
fanno certamente
parte le Catacombe
di S. Antioco, sviluppatesi a partire
dal III sec. Intorno
alla Cripta dell’omonimo
Santo,
patrono dell’Isola.
Con riadattamento
di cinque camere
ipogeiche, facenti
parte della vasta
area della Necropoli
punica risalente al
VI sec. a.C. (alcuni di questi ambienti sono ancora apprezzabili nella loro
completezza e struttura originaria con la stessa visita alle Catacombe), la
comunità cristiana di Sulci (nome fenicio punico dell’Isola Antiochense),
creò un vero e proprio cimitero collettivo per gli aderenti alla fede professata fino alla morte dal “seguace di Cristo” Antioco. Quest’ultimo, “medico
dei corpi e delle anime” originario della Mauritania (in periodo romano tutto
il settentrione africano), sarebbe stato deportato, a cavallo tra il I e II sec.
d.C., come schiavo, ribelle alle leggi pagane dell’Impero, nell’Isola Sulcitana; in questa terra, con la sua incessante predicazione, avrebbe fondato la
prima comunità cristiana della zona. Dopo la morte del martire, fissata dalla tradizione nel 127, il suo corpo venne de deposto nel sarcofago-altare
oggi all’ingresso delle Catacombe, e ivi conservato sino al 18 marzo 1615:
durante tale periodo la Cripta manterrà la primitiva funzione di area culturale. Anche se in condizioni di progressivo disfacimento, le Catacombe di S.
Antioco conservano tutt’oggi elementi molto importanti, tali da far risaltare
il luogo a capo di tutti i complessi cimiteriali della Sardegna. Vanno a proposito ricordate le pitture murali, pregevoli seppure nella loro frammentarietà: la figura del “Buon Pastore”, rappresentazione di Gesù nel ruolo di
guida e maestro; una iscrizione funeraria che suonava “IN PACE VIBAS“,
oggi decifrabili nelle ultime lettere; ed ancora raffigurazioni animali e floreali,
tipiche della iconografia cristiana. Tali pitture interessano sostanzialmente
le tombe cosiddette ad arcosolio, le più importanti e caratteristiche sepolture di questo complesso, che prendono il nome della forma appunto ad
arco. Non di minore importanza la tomba a baldacchino costruita nella
camera dove la tradizione vede spirare S. Antioco. E poi le diverse sepolture sotterranee, i loculi e le sovrapposizioni in cassoni d’arenaria, che
contribuirono, già in periodo paleocristiano, alla distruzione degli affreschi.
The Catacombs under the Basilica of Sant’Antioco are the only catacombs in
Sardinia. They were obtained by the early Christians from the underground tombs
of the Punic necropolis, by excavating corridors linking the tombs to one another.
The chamber tombs themselves were altered: in the walls were cut niches at
times surmounted by an arcosolium, such as the one decorated with the “Good
Shepherd” fresco. The catacombs were used for burials from the 4th to the 7th
centuries A.D. They comprise two sectors, known as “Sant’Antioco” and “Santa
Rosa” (mother of the Saint). In the first chamber of the “Sant’Antioco” sector is the
altar-sarcophagus where the remains of the Saint were found.
monumentiaperti
17
Basilica di
Sant’Antioco
La Basilica di S. Antioco Martire, sorta sulla tomba del Santo, è uno
dei monumenti più antichi dell’intera regione. Prima sede vescovile
della Diocesi Sulcitana Iglesiente, fu eretta intorno al V sec., con pianta quadrifida a croce greca, presbiterio rivolto ad Est ed un probabile
corpo cupolato poi rivisto ed arricchito di elementi architettonici. Nel
XII sec. la chiesa di S. Antioco subì degli ampliamenti che ne mutarono la struttura fino a rendere irriconoscibile l’originaria costruzione
altomedievale. Ascrivibili a questa data sono: l’inserimento delle navate laterali e l’allungamento della navata centrale, con il conseguente abbandono della croce greca; la costruzione dell’abside maggiore
e della cappella a Nord; una totale copertura delle pareti con intonaci
ed affreschi di scarsa rilevanza artistica, sottratti alle mura solamente
nel 1966. È ammissibile che la pavimentazione bizantina, presumibilmente musiva, sia andata rovinata e poi perduta a partire da suddetto
secolo. I lavori di ampliamento non terminarono nel 1100, ma si deve
giungere al XVIII sec. Per vedere un ulteriore prolungamento delle
navate e la creazione di una facciata in stile provinciale tardo barocco.
Dopo l’intervento di ripristino del ’66, un’ultima considerevole scoperta all’interno della
Basilica consiste nel
ritrovamento di una
fonte
battesimale
quadrata in pietra e
di quattro sarcofagi, rinvenuti privi di
qualsiasi
materiale, in una campata
della navata laterale: un primo studio
suppose l’esistenza,
in un periodo paleocristiano, di un luogo
battisteriale esterno al Martyrium del V sec., caduto in disuso forse
in epoca vittoriana.
Per informazioni
0781-83044 www.basilicasantantioco.org
Built over the tomb of the Saint, this is one of the oldest monuments in the
whole of Sardinia. It was built around the 5th century and was the original
bishop’s seat for the Diocese of Sulcis Iglesiente. The floorplan is in Greek cross
style with the presbytery facing East and a probable domed section which was
renovated and enriched with architectural features. In the 12th century, the
Church of S. Antioco was enlarged leading to changes in the structure which
made the original, early Middle Ages construction unrecognizable. A number of
works date back to this period, including the side aisles and the lengthening of
the central nave, leading to the abandonment of the Greek Cross floorplan. The
main apse was built and the north-facing chapel; the walls were covered with
plaster and frescoes, which were only removed in 1966. The extension work
was not concluded in the 1100s but continued into the 18th century when a
further extension to the naves was made with the creation of a Late Baroque
facade. A square baptismal font in stone was found in a bay of the central nave
after the works performed in 1966. This led to the hypothesis that a baptismal
site existed outside the 5th century Martyrium in Early Christian Times, which fell
into disuse at the time of the monks.
18
Calasetta e Sant’Antioco
Fonte Romana
La colonizzazione dell’isola
di Sant’Antioco fu dovuta
sin dall’antichità alla presenza di numerose sorgenti d’acqua che sgorgavano copiosamente nel
lungomare
prospiciente
la laguna. I fenici quando percorrevano il Mediterraneo facevano meta
nell’antica Sulky dove potevano approvvigionarsi
d’acqua per proseguire il
loro viaggio. I Romani con
la costruzione della città di
Sulci realizzarono tutte quelle opere necessarie all’urbanizzazione della
città. Tra queste, di particolare importanza, la realizzazione della canalizzazione delle acque sorgive con la costruzione della fontana romana (is
solus) nell’attuale Piazza Italia. Probabilmente il toponimo is solus sarebbe il plurale de su solu che indicava la sorgente. Fin dall’antichità e sino
ai nostri giorni la fontana romana è stata l’unica forma di approvvigionamento idrico per la popolazione. L’Angius nel 1849 chiama la fontana Is
Quattru Solus. Durante la festa di Sant’Antioco nel XVII secolo migliaia
di fedeli accorrevano per rendere omaggio al Santo Patrono, le traccas
che provenivano dai villaggi vicini si fermavano presso la fontana romana
per abbeverare gli animali. Ancora nell’Ottocento la fontana si trovava
alla periferia del paese. Le donne che abitavano nel Borgo Solci e nelle
grotte si recavano quotidianamente alla fontana per riempire le brocche
che poi trasportavano sulla testa con grande maestria. Nel 1891 esistevano ancora i pozzetti in muratura con una profondità di mt. 3,50 e un
battente d’acqua di mt. 1,25, ma essendo le fontane a cielo aperto, l’acqua si sporcava e perciò spesso ne veniva sospeso temporaneamente
l’utilizzo fino a quando non fosse stata pulita. Quattro serbatoi in pietra
con volta a botte, con una luce di due metri ciascuno, comunicanti fra
loro. Essi quelli centrali essendo più lunghi di quelli laterali, attraversano
per venti metri il sottosuolo della piazza e costituiscono le cisterne dal cui
fondo sabbioso sgorga l’acqua. A quel punto l’Amministrazione Comunale diede l’incarico all’Ing. Dionigi Scano di compiere uno studio al fine
di poter conservare il monumento . Tale incarico fu espletato anche con
la consulenza dell’Ing. Asproni e dell’Ing. Tronci venuti a sant’Antioco per
un sopralluogo il 28 dicembre 1906 (Angelo Marongiu). I lavori furono
portati a termine nel 1911 nascondendo completamente l’antico manufatto romano. Oggi la fontana romana non svolge più la funzione di un
tempo. Ha subito vari interventi di manutenzione e di abbellimento ed è
meta dei giovani che passano il tempo libero nella centrale Piazza Italia.
The “Is Solus” Fountain, which was used by the Romans and arranged by them
architecturally, was the only lasting place where the whole population used to
come for their water supplies. The fountain was still used until a few years ago
and originally consisted of four connecting, open-air fountains and due to this it
was constantly subject to the risk of pollution. In order to protect against such
problems and to satisfy the needs of a constantly-growing population, certain
modifications were made which partially changed
the structure of the fountain. The last and most important works under the
direction of Gracco Tronci and Dionigi Scano led to the discovery of an underground tank covered by a vault which was connected to some wells. The works
which were completed by the two engineers in 1911 can still be admired today.
monumentiaperti
19
Grotta della
Natività o del Presepe
La Grotta della Natività è un ipogeo punico utilizzato come propria
abitazione da Ciu Canteddu e da sua moglie. Dopo la morte di questi
fu abbandonata poiché la coppia non ebbe figli.
Agli inizi degli anni ‘80 la Soprintendenza ai Beni archeologici per
la Provincia di Cagliari e Oristano affidò la gestione dell’ipogeo allo
scultore locale Gianni Salidu perché venisse utilizzata in occasione di
mostre ed eventi culturali. In questo ambiente lo scultore Gianni Salidu espose il suo primo Presepe e da allora la grotta fu denominata
Grotta della Natività. La tradizione del Presepe continuò per parecchi
anni e si diffuse nel resto del paese.
Seguirono gli allestimenti dei presepi presso le grotte de Is Zuddas
(Santadi), il Palazzo del Consiglio regionale a Cagliari in collaborazione con il Liceo artistico, l’Orto botanico di Cagliari in collaborazione
con l’Università di Cagliari. Un altro fu allestito a Hallwang bei Salzurg
(Svizzera), un altro in India presso la chiesa cristiana di Baratmata
Asram Curu Cetra di Ariane e in diversi centri italiani. Ricordiamo,
inoltre, l’allestimento postumo voluto dall’Amministrazione Comunale
di Sant’Antioco e dall’Associazione Culturale “Sant’Antioco Abbraccia il Mare” presso il Chiostro San Ponziano e Arena Verona. La Grotta della Natività ha riaperto al pubblico in occasione di Monumenti
aperti 2009 ed è divenuta mostra permanente. Oggi, oltre al presepe
il pubblico potrà godere degli allestimenti degli ambienti che ricreano
l’ambiente abitativo delle persone che l’abitarono per decenni.
Per informazioni
Associazione Culturale “Sant’Antioco Abbraccia il Mare”
0781/82283 (+039) 347.8526510
http://digilander.iol.it/giannisalidu
The Cave of the Nativity is a Punic hypogea which takes its name from the
exposition of the first Nativity scene by the sculptor Gianni Salidu. Before being
entrusted in the eighties to the above mentioned sculptor, the hypogea was
inhabited for many years by a childless couple. Today, the set up of the cave
recreates the living environment of the people who inhabited it for decades.
20
Calasetta e Sant’Antioco
Museo
Archeologico Barreca
Il nuovo allestimento del MAB- Museo Archeologico Ferruccio Barreca
di Sant’Antioco mostra un’ampia selezione di materiali rinvenuti durante le
varie campagne di scavo tenutesi nella
nostra isola e pertinenti ad un periodo
che va dai primi insediamenti neolitici
(III millennio a. C.) alle fasi tarde della
romanizzazione. La prima sala del museo è dedicata ai reperti provenienti
dall’abitato o legati alle attività di vita
domestica e quotidiana dell’uomo: il
percorso inizia con l’esposizione dei
numerosi materiali utilizzati nel Neolitico recente (cultura di Ozieri) ed Eneolitico, le fasi successive della cultura
nuragica hanno invece una presentazione minima, data la scarsità delle
indagini archeologiche in questo campo nel territorio sulcitano. La mostra prosegue con le testimonianze del più antico centro fenicio finora
rinvenuto in Sardegna, da individuarsi proprio in Sulky (antica Sant’Antioco) fondata al principio dell’VIII sec. a. C.: gli oggetti ci parlano della
vita quotidiana degli abitanti del luogo, delle abitudini alimentari, di luoghi di culto, attività artigianali e contatti commerciali che dall’VIII secolo
arrivano fino ad età romana imperiale, nel II sec. d.C. La fase punica è
ampiamente documentata dai corredi funerari provenienti dalla grande
necropoli ipogea del colle di Is Pirixeddus. Numerose vetrine ospitano
un ricco campionario di oggetti ritrovati nelle tombe a camera puniche
scavate nel tufo: ceramiche, gioielli in argento, oro e vetro. Sulky, nel III
sec. a. C., entra a far parte del dominio di Roma col nome di Sulci; questa fase è documentata da corredi funerari composti prevalentemente
da ceramica d’uso comune. In conclusione, un settore dell’esposizione
è dedicato al tofet, per la cui illustrazione è stato ricostruito un angolo
in cui su piani artificiali di terra, sabbia e pietre sono state collocate una
parte delle urne, che contenevano le ceneri di bambini e animali, e stele
raffiguranti rappresentazioni divine simboliche, antropomorfe o animali
da attribuire al rito che si svolgeva in tale area.
Per informazioni
Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107
www.archeotur.it - Email: [email protected]
Comune di Sant’Antioco, tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - [email protected]
The “Ferruccio Barreca” Archaeological Museum was inaugurated in 2006 and
it has an extensive collection of items and artifacts from Sant’Antioco and other
localities in the Sulcis area, together with a scale reconstruction of the tophet.
There are findings belonging to the Ozieri culture (III millennium BC), Phoenician
material found in the tophet and funerary goods from the Punic necropolis,
such as pottery utensils, gold jewellery, scarabs in green jasper and some objects imported from the Greek area. In addition to that, the visitor can enjoy
the reconstruction of Phoenician and Punic warships and cargo boats. The
Museum’s star exhibits, however, are the two lions sculpted in limestone, dating back to the 6th century B.C.. In Phoenician times, the lions likely acted as
guardians of one of the city gateways and, with the same purpose, they were
reused by the Punics for the acropolis. Amongst items dating from Roman
times, there is a fine mosaic with figures of panthers of the 2nd century AD and
a small marble female statue of the 1st century AD.
monumentiaperti
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Museo
Etnografico
Il Museo etnografico di
Sant’Antioco, inaugurato nel luglio del 1996 è
ubicato lungo Via Necropoli, distante pochi metri dal Villaggio Ipogeo.
La struttura restaurata
di recenti faceva parte
d un antico magazzino
utilizzato per la vinificazione ed è composto da
un’ampia sala e da un
cortile porticato dialettalmente chiamato lolla. Al
suo interno sono esposti attrezzi utilizzati sino
agli anni ’50 per svolgere i vari mestieri praticati
nell’isola di Sant’Antioco.
La prima sezione espone
tutti i processi e gli utensili legati alla panificazione, dal prodotto principale grano ai prodotti ottenuti grazie alla sua
macinazione: farina, semola e crusca, e ai pani coccoi, focacce ed
anche i tradizionali coccois de su santu. L’esposizione prosegue
con gli attrezzi utilizzati per la coltivazione della vite, per ottenere
il vino intenso il Carignano ancor oggi richiestissimo dai più esperti
intenditori. Di particolare interesse il settore dedicato alla storia di
un’importantissima scuola di tessitura attiva sino alla fine degli anni
’30, in cui le allieve seguite dal maestro Italo Diana, apprendevano
l’arte della filatura e tessitura del Bisso, introdotta nell’isola dagli antichi fenici.
L’esposizione interna si conclude con la parte dedicata alla raccolta
e all’intreccio delle foglie di palma nana grazie alla quale le famiglie
più povere del paese, in particolare coloro che vivevano nel rione
delle grotte, hanno ottenuto un sostentamento economico in mancanza di un vero e proprio mestiere. Con le foglie essiccate confezionavano scope, borse, cordami, crine per imbottiture ed altri manufatti. La parte esterna si conclude con gli attrezzi indispensabili
per la vinificazione come tini, botti ed altro.
Per informazioni
Coop. Archeotur Via Foscolo, 4, Tel. 0781.82105 - 389.0505107
www.archeotur.it - Email: [email protected]
Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - [email protected]
Open in 1996, the Ethnographical Museum is also called “Su Magasinu de
su Binu” (the wine warehouse) because the building was originally used for
processing and preserving wine. The structure consists of a large room and
a colonnaded courtyard. The collections exposed inside include everyday use
items as well as tools used in the past for different activities such as breadmaking, wine-making or weaving.
22
Calasetta e Sant’Antioco
Necropoli Punica
di Sulky
La comunità punica che, nel V sec. a. C., abitava l’importante centro
urbano di Sulky, l’odierna cittadina di Sant’Antioco, sito sulla costa occidentale della Sardegna, scelse di costruire la propria necropoli sui fianchi rocciosi dolcemente degradante verso la piana, lambita dagli stagni,
sede dell’insediamento civile. I sepolcri, scavati e costruiti nel morbido
tufo delle alture, sono delle camere sotterranee, spesso di dimensioni
ragguardevoli, alle quali si accede percorrendo un corridoio a scalini che,
aperto sul piano di campagna, scende a rampa obliqua in profondità
fino a raggiungere la soglia del sepolcro, collocato in genere a circa due,
tre metri dalla superficie. L’impianto necropolare sulcitano è ben noto
nelle sue caratteristiche generali; analisi accurate, disponibili anche in
volumi e guide di facile accesso, ne descrivono le tipologie architettoniche, le componenti dei corredi, lo svolgimento dei rituali, l’apparato
scenografico e ideologico delle cerimonie funebri che vi avevano luogo.
Da alcuni anni il Comune
di Sant’Antioco, la Soprintendenza per i Beni
Archeologici di Cagliari e
Oristano e la società ATI
Ifras, hanno attivato un
programma di recupero
nel settore occidentale
di questo grande complesso funerario. L’area
interessata dal progetto
di intervento si trova a immediato ridosso del colle
del fortino sabaudo e sovrasta la fascia più bassa dell’impianto funerario,
che ha restituito una serie di tombe di particolare interesse e che è stato
successivamente riconvertito in spazio scenico nel corso della fase imperiale romana di vita della città. Grazie a tale collaborazione e al coinvolgimento del Liceo Scientifico E. Lussu di Sant’Antioco è oggi possibile
effettuare un percorso in chiave diacronica delle diverse epoche d’uso
del sito, dall’epoca punica (VI-III a.C.), a quella romana (II-IV d.C.), con
tombe a fossa, alla cappuccina e in anfora, fino al riutilizzo di alcuni ipogei
punici da parte dei primi Cristiani (IV-VII d.C.).
Per informazioni
ATI IFRAS, via delle miniere snc, zona Casic, 09030 Elmas (CA)
Tel. 070 2425100, www.ifras-spa.it
Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco via Bolzano,
tel. 0781.82311
The Punic necropolis in the site of Sulci was discovered on the hill where the
Savoy Castle is located and on its north-eastern slopes. The earliest evidence
of occupation dates back to about the 6th or 5th centuries B.C., when the Punics used the area for mainly multiple burials. It continued to be used well into
the Republican Age (3rd to 2nd centuries B.C.) when the Romans made use
of part of it for the burial of cremated remains inside containers (nearly always
boxes in stone or lead). It would appear that during the 1st century B.C., the
necropolis fell into disuse as no materials dating back to this period have been
found inside the tombs. Some material, on the other hand has been found in
the filling earth of the tombs which accumulated after they were abandoned.
When the burial site was at its height, it extended over an area of about 6 hectares, which now includes the area between the parish church and the Savoy
Fort been restructured and visitors can admire daily use objects on show there.
monumentiaperti
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24
Calasetta e Sant’Antioco
monumentiaperti
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Tofet
La parola TOFET è un
termine di origine biblica
che indica una località
nei pressi di Gerusalemme nella quale venivano
praticati particolari rituali
connessi agli infanti, oggi
viene utilizzato convenzionalmente per indicare
le aree sacre di età fenicia
e punica rinvenute in Sardegna, Sicilia e Tunisia. Il
TOFET di Sant’Antioco,
utilizzato a partire dall’VIII sec. a.C. e sino al I sec. a.C., si presenta come un’area sacra a cielo aperto, ubicata all’estrema periferia
settentrionale dell’abitato, che si appoggia ad una roccia trachitica
denominata “Sa Guardia de is Pingiadas” (la guardia delle pentole)
a causa della gran quantità di urne cinerarie, oltre 3000, rinvenute
nel corso dei secoli bella località. Ai piedi di tale roccia, verso sud,
un recinto quadrangolare di età punica ne include uno più piccolo
di età fenicia, che indica il punto in cui sono state ritrovate le urne
più arcaiche. Un recinto molto più grande, rettangolare, costituito da
blocchi trachitici bugnati delimita l’intero TOFET: si tratta di un fortilizio
di età punica edificato a difesa dell’area quando, verosimilmente nel
IV sec. a.C., furono erette le fortificazioni monumentali all’abitato. Le
urne conservano ossa bruciate di bambini, talvolta di piccoli animali
e qualche oggetto votivo. I resti ossei per lungo tempo sono stati
attribuiti ad un rito sacrificale cruento, che prevedeva l’uccisione rituale dei primi nati, mentre oggi l’indagine osteologica testimonia che
la maggior parte dei bambini cremati nel TOFET erano nati morti o
deceduti per causa naturale in tenera età e che i resti animali erano
una componente del rito stesso. Le urne, solitamente deposte tra le
cavità naturali della roccia, sono spesso accompagnate da stele di
pietra (ad oggi se ne contano circa 1.700, conservate nei musei di
Cagliari e di Sant’Antioco) recanti immagini umane, simboliche e più
raramente di animali connesse al rito che si svolgeva nell’area sacra.
Per informazioni
Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107
www.archeotur.it - Email: [email protected]
Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it
The Tophet of Sulky, which was used from the 8th to the 1st centuries B.C. is
an open area, located at the extreme northern edge of the built-up area and
rests upon a trachyte rock known as “Sa guardia de is pingiadas” (The Guard
of the Pots) due to the enormous quantity of cinerary urns (more than 3,000)
found here over the centuries. At the foot of this rock, towards the south, a
rectangular enclosure from the Punic Era includes a smaller one from the Phoenician period, which indicates the point where the oldest urns were found. A
much bigger, rectangular enclosure made of ashlared blocks of trachyte marks
off the entire tophet. It is a fortress from the Punic Era built to defend the area
in the 4th century B.C.. The urns hold the burnt remains of children, sometimes
of small animals and a few votive objects and were usually laid in the natural
crevices of the rock. They are often accompanied by stone stelae with human,
symbolic and, more rarely, animal-like images: about 1,700 have been found to
date and are kept in the Archaeological Museums in Cagliari and Sant’Antioco.
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Calasetta e Sant’Antioco
Tomba di
Giganti
Tra le tombe di Giganti la più
evidente, perché l’unica ad
aver avuto uno scavo razionale, è quella di su Niu de su
crobu, situata in località sa
Corona de su crabì, a circa
1 km dal nuraghe Grutt ‘e
acqua e a poche decine di m
dalla strada bianca di circonvallazione del pianoro di Serra di is porcus. La sepoltura, che occupa
un lieve rialzo di roccia trachitica, è formata da un corridoio funerario
rettangolare absidato, lungo poco più di m 10 e largo in media m
1,20. Un piccolo portello di m 0,60 x 0,70 orientato ad ESE, costituito
da un sistema trilitico con architrave molto robusto lavorato in forma
di parallelepipedo, mette in comunicazione la camera sepolcrale con
l’area delimitata da una esedra costituita da massi, più o meno lavorati, in posizione ortostatica. In questa area si svolgevano le cerimonie
funerarie ed i riti terapeutici-sacrali dell’incubazione. La tomba di Giganti, così chiamata dalla fantasia popolare, è un monumento funerario con funzione di sepoltura plurima e luogo di culto. Come tomba
si affianca nel primo periodo alle domus de janas per poi diventare
durante la piena età nuragica l’unica forma di sepolcro monumentale.
La forma planimetrica, nella massima espressione formale, è modellata sullo schema della protome taurina, con il muso rappresentato
dall’abside, le corna dall’esedra e la testa dalla camera rettangolare; la protome taurina rimanda al dio-toro che incarna il principio
maschile in una società divenuta patriarcale. Indizio del passaggio
dalla società matriarcale alla società patriarcale nel culto funerario è
l’abbandono dell’utilizzo degli ipogei artificiali, dove la figura centrale e fondamentale è la Gran Madre. Una Dea Madre genitrice che
partorisce il toro, suo maschio e suo paredro, il quale durante l’età
prenuragica è solo una figura complementare anche se necessaria.
Bibliografia: G. Pinna “Sant’Antioco Ricerca e storia dell’identità” - Zonza Editori - dicembre 2007, pp. 37-41-43
Per informazioni
Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco
Via Bolzano, tel 0781/82311
Comune di Sant’Antioco tel. 0781/8030 219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it
[email protected]
The Giant’s Tombs are funerary monuments intended for multiple burials and
worship. In Sant’Antioco, the most important is the giants’ tomb called “Su
Niu de su Crobu” (the nest of the crow), located close to the Gruttiacqua Nuraghe, which is the only nuragic building excavated by the archaeologists. The
planimetry of the tomb is shaped in a bull-like scheme. The apse represents the
nose, the horns are symbolised by the exedra while the rectangular room corresponds to the head. Such a bull-like scheme refers to the Bull God who embodies the “male” in a society shifted from a matriarchal to a patriarchal society.
monumentiaperti
27
Torre Canai
Nella parte meridionale
dell’isola di Sant’Antioco
in località Turri, sorge una
torre di avvistamento che
venne realizzata sotto il
governo del conte Lorenzo Bogino. Egli infatti
riordinò l’amministrazione
delle torri litoranee erette sotto la dominazione
spagnola del re Filippo
II. Già parecchio tempo
prima i cittadini di Iglesias,
interessati a coltivare terre
nell’isola di Sant’Antioco,
avevano rivolto una supplica al re di Sardegna,
nella quale offrivano il proprio aiuto per la costruzione di torri nell’isola. Carlo Emanuele III, per questo, diede ordine al viceré Cacherano di
Bricherasio di predisporre la costruzione delle due torri già progettate
nell’isola. Nel 1757 fu costruita la torre progettata dall’ingegnere militare
Vallin; essa sorge sul capo su moru, promontorio meridionale dell’isola
di Sant’Antioco, oggi chiamato Turri. In questo tratto di mare erano solite
ancorarsi le flottiglie turche, fino ai primi decenni dell’Ottocento. La Torre
svolse un’importante opera di avvistamento e comunicazione di notizie
ai reparti militari preposti alla difesa dell’isola di Sant’Antioco durante il
tentativo di invasione francese del 1793 ed in occasione delle ultime due
incursioni tunisine del 1812 e del 1815 nell’isola. La torre di Canai restò
attiva fino al 1815. Il tempi recenti la torre è stata utilizzata come residenza turistica da un privato che, a tal fine, l’ha rimaneggiata in modo discutibile. Solo dal 1994 è stata finalmente restituita alla fruizione collettiva
dall’associazione Italia Nostra che, dopo averla ottenuta in concessione,
ha effettuato un intervento di restauro in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Cagliari e con il Ministero dell’Ambiente. Al
suo interno è visitabile una mostra fotografica e cartografica sugli aspetti
culturali e naturalistici dell’isola di Sant’Antioco con una sezione dedicata
alle vicende storiche della Torre. Dalla Piazza d’Armi si può inoltre apprezzare un incomparabile panorama del golfo di Palmas.
Per informazioni
Graziano Bullegas 0781.800111 Torre Canai
09017 Sant’Antioco (CA)
e-mail [email protected]
www.torrecanai.altervista.or
In the 16th century, when the coasts of Sardinia were still be harried by pirate
raids, Phillip II, King of Spain, decided to strengthen the defence system with
a series of new towers. The island of Sant’Antioco, however, had to await the
advent of the Savoy monarchs, during whose reign the Canai tower was constructed. Canai was one of the few towers equipped with artillery, but in the
following century, when the raids ceased, the usefulness of these towers came
to an end: in 1867 Vittorio Emanuele II decommissioned them and handed
them over to the State Demesne. Since 1994 the Canai tower is managed by
Italia Nostra (National Heritage Association) which has restored this interesting
monument in collaboration with the Cagliari Architectural Heritage Agency and
has opened it to visitors.
28
Calasetta e Sant’Antioco
Villaggio
Ipogeo
Unica nel suo genere, l’area è costituita da una parte dell’antica necropoli
punica di Sulky e raggruppa numerose tombe ipogee scavate nel tufo tra
il VI ed il III secolo a. C., riutilizzate da famiglie molto povere dalla seconda
metà del XVIII sec. come abitazioni. In seguito al ritrovamento delle spoglie di Sant’Antioco sotto la Basilica a lui dedicata, avvenuto nel 1615,
il Vescovo tentò di porre fine al lungo abbandono dell’isola dovuto alle
continue incursioni dei pirati barbareschi. Così, richiamati dalle concessioni di terreni promesse dalla chiesa, furono numerose le famiglie che
iniziarono una nuova vita nell’isola, seguiti da tantissime altre che pur non
ottenendo niente in cambio del loro coraggioso ritorno si adattarono a
questa vita fatta di miseria, povertà ed emarginazione. Nei primi decenni
sicuramente si tentò un adattamento provvisorio che si trasformò poi in
stabile. Nella zona conosciuta sino al 1998 con il nome di Sa arroga de
is gruttas. Numerosissime le famiglie che vissero nel rione sino agli inizi
degli anni ’70. Dediti
da sempre alla raccolta di tutto ciò che
la natura offre spontaneamente si recavano in campagna
a raccogliere funghi,
cardi, carciofini selvatici, legna, e in laguna per la raccolta
di bocconi, arselle
ed quant’altro barattando questi prodotti in cambio di beni di prima necessità. I gruttaius,
questo l’appellativo che li distingueva dagli altri abitanti di S. Antioco, si
occupavano nel mese di maggio della raccolta delle foglie di palma nana
che, fatte essiccare durante l’estate, venivano poi intrecciate abilmente.
Da questa umile pianta potevano confezionare scope, borse, cordami,
crine per le imbottiture ed ancor oggi sono numerosi gli anziani che si
occupano della produzione di questi manufatti intrecciati.
Per informazioni
Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107
www.archeotur.it - Email: [email protected]
Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it
On the hill overlooking the town and its surrounds stretches the Punic necropolis, consisting of underground tombs dating back to about 500 B.C. These
tombs consisted of one or more chambers and could be accessed by a stairway. They contained the bodies of entire families while the wall niches contained
funerary goods, consisting of pottery used in daily life, gold jewellery amulets in
glass paste and scarabs seals. Abandoned in the 1st century B.C., the tombs
were re-used by the Christians in the 4th century A.D. as catacombs and were
subsequently again occupied starting from the 17th century. They were in fact
re-constructed and used as dwellings by the poorer townspeople and they
continued to be used up to the 1970s. Known as “Sa arruga de is gruttasa” (the
street of the caves), the zone gave the name of “gruttaiusu” (cave-dwellers) to
its inhabitants. Today the hypogeum village has been restructured and visitors
can admire daily use objects on show there.
monumentiaperti
29
Cronicario
L’area archeologica emersa
nel cuore del tessuto urbano
moderno di Sant’Antioco, tra
le vie d’Azeglio e Gialeto, a
ridosso delle strutture dell’asilo e dell’ospizio comunali,
conserva un prezioso spaccato dell’insediamento umano nell’antica Sulky. Gli scavi
hanno rivelato la presenza
di una potente stratigrafia che conservava in successione, a partire dal basso, le testimonianze di un insediamento di capanne dell’
Eneolitico, la sovrapposizione dell’abitato fenicio e, alla sommità, la
ristrutturazione urbana della città nella prima età imperiale romana:
uno spaccato di storia che si distende dal 3.000 a. C. al II sec. d.C.
Le strutture maggiormente visibili appartengono alla fase romana:
due strade, che si incrociano in senso ortogonale, individuano un
insieme di edifici domestici e di rappresentanza pubblica che si dispongono, con sistemazione a gradoni, ai lati del tracciato viario.
Al di sotto dell’impianto di età romana, le indagini hanno rivelato una
consistente porzione dell’abitato fenicio, risalente al principio dell’VIII
sec. a.C. anche in questo caso si tratta di strutture riconducibili ad ambito domestico. Negli ultimi anni l’Università degli Studi di Sassari, con
il prezioso supporto della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le
Province di Cagliari e Oristano e della società ATI Ifras, ha potenziato
le ricerche in questo ricco e importantissimo giacimento archeologico.
I nuovi scavi hanno individuato alcuni interessanti ambienti riconducibili
alle primissime fasi di vita del centro urbano di VIII sec. a.C.: strutture
domestiche, ambienti legati alla lavorazione del ferro, testimonianze
di vita quotidiana che rivelano una profonda integrazione tra le genti
provenienti dall’Oriente e gli abitanti del luogo, nonché la vitalità commerciale del centro. Di particolare importanza è inoltre la scoperta di un
luogo di culto di età romana il quale ha restituito oggetti relativi al culto
di divinità sia femminili che maschili, alcuni di essi farebbero sospettare
l’esistenza di un luogo sacro precedente. Solo le future ricerche consentiranno di ampliare il quadro delle nostre conoscenze.
Coop. Archeotur via Foscolo, 4, tel. 0781.82105 - 389.0505107
www.archeotur.it - E-mail: [email protected]
Comune di Sant’Antioco, tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it
This archaeological site was excavated from 1983 onwards and is located in the
very heart of the modern town of Sant’Antioco, close to the town nursery school
and old people’s home. It provides an excellent snapshot of Man’s settlement in
the ancient town of Sulky. The excavation work has revealed a significant number
of successive layers, starting from the bottom, with the evidence of a Neolithic settlement of huts. On top of this, you can see the main built-up area from Phoenician
times and at the top, the town’s urban redevelopment from the early part of the
Roman Imperial times, providing a view of its history from 3,000 B.C. to the 1st
cent. B.C. The remains that are immediately visible belong to this last phase: two
roads crossing each other show the location of a group of residential houses and
public buildings which run along the sides of the road organized in tiers. Beneath
the structure of the district dating back to Roman Times, the excavations have revealed significant remains from the Phoenician settlement, which is much older and
dates back to the 8th cent. B.C.. The Roman roads re-trace an older road system
in use during Phoencian Times
30
Calasetta e Sant’Antioco
Villaggio Nuragico
Grutti ’e acqua
Presso Grutti ‘e Acqua, imponente complesso nuragico abbarbicato
su un’altura che domina l’ampia e fertile pianura, sono visibili crolli
di capanne dell’antico villaggio, mentre poco a valle si trova l’antica vena sorgiva, racchiusa in un tempio a pozzo dove in particolari
occasioni venivano celebrati i riti sacri. Il villaggio è immerso in una
lussureggiante vegetazione dove sono presenti tutte le specie appartenenti alla macchia mediterranea. Poco distante, verso la località
denominata Su niu ‘e su crobu è possibile ammirare una delle varie
tombe dei giganti presenti nell’isola di Sant’Antioco. Questa conserva
ancora integro lo sviluppo planimetrico, riproducente il classico impianto a protome taurina, tipico della cultura nuragica.
Per informazioni
Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco
via Bolzano, tel. 0781.82311
Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it
The Gruttiacqua complex covers a vast area and includes several monuments
providing evidence of human settlement over several centuries. The hills are
137 and 113 metres high and are joined by a wide valley with a number of conspicuous rocky outcrops. The hills have the remains of several nuraghi which
document the various phases of the Nuragic civilization. You can visit a variety
of monuments in the nuragic zone including a sacred well, tanks, stone circles,
a nuragic village, an apsidal hut, giants’ tombs and enjoy the splendid view
westwards towards Cala di Mezzaluna and Calasapone, southwards towards
Africa and northwards towards the Plain of Cannai and the nuraghi in the interior of the island.
monumentiaperti
31
Villaggio Nuragico
Corongiu Murvonis
Il Villaggio Corungiu Murvonis è un complesso nuragico, posto in
posizione strategica, sopra uno sperone roccioso da cui spazia una
vista ampia e panoramica. Da qui vediamo il settore a nord fino a
Calasetta e a sud fino a Capo Sperone. A ovest tutta la costa di Calasapone sullo sconfinato orizzonte del mare di Sardegna che guarda
verso la Spagna. L’ampio complesso era formato sicuramente da un
mastio centrale e da altre torri addossate ad esso. Inoltre era difeso
da un ampio bastione murario, di cui si vedono i ruderi e da altre torri
e cortine, mentre intorno era presente un villaggio. Nella parte ovest
del complesso è presente un laghetto alimentato presumibilmente
da acqua sorgiva. La natura del paesaggio circostante incontaminato e la ricca vegetazione di macchia mediterranea sono l’abitat per
falchi e in antichità dei mufloni (murvonis) di cui oggi è rimasto solo
il toponimo.
Per informazioni
Soprintendenza Archeologica sede di Sant’Antioco
via Bolzano, tel. 0781.82311
Comune di Sant’Antioco tel. 0781.8030219/220/221
www.comune.santantioco.ca.it - info@ comune.santantioco.ca.it
The Corongiu Murvonis nuraghe is located on top of a rocky spur which provides the structure with an excellent strategic position since it combines two
control functions: over the area and over the landing places towards the West.
It has a round area in the centre with additional buildings surrounding it. It could
be a central tower or a hut built during a later period, considering the size of the
stones used. The external perimeter of the tower is complete although it only
has one row. The internal perimeter wall of the tower is visible along the sides
facing North and around to the South-East. Along the other sides there are only
a few rocks in their original position. It is clear that at these points the cella is
completely covered with earth and fallen material. Alongside the rocky ridge on
which the northern tower is located, you can see an ellipsoid enclosure which
surrounds two natural cavities about 2 metres deep. The investigative work
carried out around the area where the nuraghe is positioned, has provided a
number of pieces of pottery dating back to the Nuragic Age, the Roman Imperial Age and the Late Roman Age.
32
Calasetta e Sant’Antioco
Mostra
Cimeli, armi e uniformi dell’Arma
dei Carabinieri di Sardegna
Lo spirito e le tradizioni dei
Carabinieri di Sardegna
sono un sentimento vivo
e profondo, il legame che
unisce l’isola e l’Arma ha
radici antiche che rendono
la nostra istituzione, una
parte fondamentale della
società; l’attenzione che
le istituzioni rivolgono alla
presenza delle Stazioni
Carabinieri e la speranza che in esse ripongono, deriva da una
delle capacità che i Carabinieri hanno saputo esprimere, sin dal
1822, pacificando un territorio aspro, povero di ricchezze naturali
ma ricco di orgoglio e rispetto delle tradizioni. La consapevolezza
di ciò e il rispetto di quanti, nei 200 anni di presenza dell’Arma
in Sardegna, hanno donato la vita nel rispetto del giuramento
prestato, superando difficoltà di ogni genere, ci hanno indotto ad
una profonda ricerca storica degli eventi che hanno caratterizzato
la storia dell’Arma, attraverso documenti storici che saranno
approfonditi e poi utilizzati migliorare le conoscenze di tutti i
carabinieri, affinché ci si possa sentire realmente eredi di uomini
splendidi che in tante occasioni hanno dato la vita per l’arma e
per la Sardegna. Le fotografie, le lettere e le attestazioni di merito
di centinaia di carabinieri che abbiamo raccolto e riportato, non
lasciano dubbi sul reale eroismo di uomini che, sul senso dello
stato, hanno fondato la loro vita, nel rispetto di valori quali PATRIA
ONORE E GIUSTIZIA.
Exhibition
“Relics, weapons and uniforms of the
Carabinieri Corps of Sardinia”
The essence and traditions of the Carabinieri of Sardinia are connected to a
strong and deep feeling of belonging to the territory which makes the Corps a
fundamental part in society; the Carabinieri Stations are very important in the
territory because of their ability, expressed since 1822, to settle the problems
of a harsh area, poor in natural resources but rich in pride and respect for
tradition. The awareness of this and the respect for those who have given
their lives overcoming all kinds of difficulties, have led to a thorough historical
research of the events that characterized the history of the Corps, through the
analysis of historical documents then used to improve the knowledge of the
Carabinieri Corps. We have collected and reported many photographs, letters
and certificates of merit of hundreds of carabinieri that prove the real heroism of
these men with high sense of state who have built their lives respecting values​​
such PATRIOTISM HONOUR AND JUSTICE.
monumentiaperti
33
Saline di Sant’Antioco
La Salina di Sant’Antioco si estende su
una fascia pericostiera lunga circa 20
Km, per una profondità massima di circa 3 km. Realizzata nei primi anni ‘60
mediante opere di regimazione e collegamento di lagune costiere esistenti,
entrò in produzione nel finire dello stesso decennio. La superficie utile coperta dalle acque, variabile stagionalmente, è di circa 1500 ettari, suddivisa, in
evaporante (1300 ettari) e salante (200
ettari). La funzione produttiva assolta
dalle zone evaporanti consiste principalmente nel portare le acque di mare a saturazione rispetto al cloruro
di sodio, provvedendo all’aumento dalla densità caratteristica dell’acqua
di mare, di 3,5° Baumè (Bè), a quella di saturazione, che si raggiunge
ad una densità di 25,7° Bè alla temperatura di 15°C. L’intero percorso
viene compiuto dall’acqua in 40-60 giorni in funzione delle condizioni
meteorologiche. La restante parte di sperficie coperta dalle acque costituisce la zona salante, nella quale si ha la precipitazione del cloruro di
sodio. Questa zona viene continuamente alimentata durante la campagna salifera con l’acqua satura preparata nella zona evaporante, che qui
raggiunge densità prossime ai 30° Bè. Il movimento delle acque a ciclo
continuo viene realizzato sfruttando per la maggior parte della superficie
il dislivello naturale del terreno; ove ciò non è possibile provvedono 6
stazioni idrovore di sollevamento dislocate in diverse zone della Salina.
Il periodo più favorevole alla produzione va da maggio a settembre: le
operazioni di pompaggio hanno inizio quando le evaporazioni prendono
il netto sopravvento sulle piogge. Durante il restante periodo dell’anno
l’attività produttiva è tesa alla conservazione delle caratteristiche delle
acque presenti nelle diverse zone evaporanti. Le caratteristiche di questi
importantissimi siti, costituiscono uno straordinario habitat soprattutto
per la sosta e lo svernamento dei limicoli, di spatole, gru, aironi bianchi
maggiori e di piccoli gruppi di oche, per i nidificanti abituali quali il cavaliere d’Italia, l’avoceta, il fratino, il fraticello, la sterna zampenere, la pernice
di mare, il gabbiano roseo ed il gabbiano corallino, anatre di varie specie
oltre al famoso fenicottero rosa che, ormai costantemente al di sopra del
migliaio di individui, rappresenta proprio nella salina una delle più importanti popolazioni europee di questa specie.
ATISALE spa – Salina di Sant’Antioco
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The Saltern of Sant’Antioco covers a coastal strip about 20 km long, and 3 km wide.
It was built in the early sixties through water drainage works and connection of existing
coastal lagoons. It went into production at the end of the same decade. The surface
area covered by water is about 1500 acres divided according to its productive functions (1300 evaporation zone – 200 salting zone). The artificial ponds are designed to
produce salts from sea water. The seawater is fed into large ponds and water is drawn
out through natural evaporation which allows the salt to be subsequently harvested.
The ponds also provide a productive resting and feeding ground for many species of
waterbirds, which include endangered species. In fact, these sites constitute a unique
habitat primarily for the staging and wintering waterbirds, (spoonbills, sandhill cranes,
egrets, small groups of geese) but also for the nesting birds (avocets, Kentish, little
terns, Pratincole, sea gull, ducks of various species). In addition to the above mentioned
species, the well known pink flamingo is also worth mentioning. These wading birds live
in large colonies which are visible from the lagoon of Sant’Antioco.
34
Calasetta e Sant’Antioco
Ponte Romano
I ponti romani occupano una
posizione di primario interesse nella viabilità della Sardegna romana. Si tratta di opere
d’arte della rete stradale la cui
appartenenza all’architettura
romana è facilmente comparabile con quelli di altre provincie, nonostante i rimaneggiamenti avutisi nei secoli. Il ponte romano di Sant’Antioco,
oggi fortemente rimaneggiato nella sua struttura, rappresenta
un unicum per la posizione sul territorio. Differentemente dagli
altri ponti della Sardegna romana collega la terraferma ad un
isola e non il guado di fiumi o dislivelli, esso è parte integrante
della strada romana Karalibus Sulcos, che partendo da Sulci,
caput viae come ci attestano i miliari, attraversa la Valle del
Cixerri per arrivare alla città di Karales, evitando così di attraversare la più tortuosa via costiera la Tibulas-Sulcis.
Della sua importanza, e della necessità di interventi di restauro, abbiamo notizie pochi anni dopo il ripopolamento dell’isola. L’Archivio di Stato di Torino conserva infatti un fascicolo
contenente il “CALCOLO formato dal R.o Misuratore Viana
della spesa più necessaria per render trafficabile il Ponte antico, che congiunge l’Isola di S.t Antioco col Littorale del Regno”, datato 17 Luglio 1774. Oggi, dopo i restauri del 1858,
del 1893 e del 1920, il ponte si trova su un prato, frutto di un
riempimento attuato attorno al 1940 per consentire ai mezzi
militari il facile raggiungimento della banchina o il trasporto
delle merci con mezzi gommati per il continente sardo, senza
passare dal ponte romano. Nel 2006 un progetto di restauro
ha consentito di conservare il monumento che rischiava il degrado irreversibile soprattutto delle sue parti più delicate quali
le volte in arenaria e i parapetti, questi ultimi non più originali
forse dal primo Medioevo.
The Roman bridges occupy a position of primary importance in the viability of
the Roman Sardinia. The Roman bridge of Sant’Antioco, strongly modified in
its structure, is unique for its position on the territory. Unlike the other bridges of
the Roman Sardinia, it connects the mainland to an island and it is an integral
part of the Roman road Karalibus Sulcos. This road started from Sulci and
crossed the Cixerri Valley to get to the city of Karales.
Today, after the restoration done in 1858, in 1893 and in 1920, the bridge is
located on a lawn. This is the result of a refill implemented around 1940 to allow
the military vehicles easy access to the quay as well as the transport of goods
on the mainland, without going through the Roman bridge. In 2006, thanks
to a restoration project the Roman Bridge was saved by permanent ruin and
restored to its former state.
monumentiaperti
35
Forte Sabaudo
Sulla collina che sovrasta la
basilica di Sant’Antioco si
trova il forte sabaudo “Su
Pisu”. Fu costruito tra il 1813
e il 1815 per dare riparo ai
soldati ed alla popolazione di
Sant’Antioco in caso di assedio da parte dei pirati saraceni. A seguito della tragica
incursione del 22 luglio 1812
la popolazione di Sant’Antioco aveva chiesto con forza al Governo
Sabaudo di prendere provvedimenti per difesa della comunità. La
Regina Maria Teresa concesse un finanziamento di 700 scudi per
la costruzione del forte. Dopo lunghe peripezie il forte fu finalmente
terminato nell’estate del 1815. Nuovo comandante fu nominato il
sottotenente d’artiglieria Efisio Melis Alagna che aveva ai suoi ordini
gli artiglieri di Sardegna. Domenica 15 ottobre 1815, al tramonto,
comparve davanti alle coste dell’isola di S.Antioco una flotta di circa
15 navi che mise in allarme la popolazione; il comandante vide che
le navi battevano bandiera inglese. Efisio Melis Alagna non si accorse che le navi erano giunte da Tunisi. Il 16 ottobre 1815, verso le
sette del mattino mille corsari, a bordo delle loro scialuppe, presero
d’assalto le spiagge di “Su Pruini (attuale is pruinis)” e “Sa Punta
De S’aliga”, quindi si diressero verso il centro abitato. Gli abitanti
di S.Antioco, in preda al panico, abbandonarono le case e si rifugiarono nelle campagne. Il comandante e 16 soldati si rifugiarono
nel forte con una piccola parte della popolazione e tra di essi perfino Angelina, sorella di Efisio. Il comandante tunisino giunto col suo
esercito ai piedi del forte né ordinò l’assalto. Gli assalti continuarono
per circa sette ore, ma il baluardo difensivo sembrava inespugnabile. Gran parte dei tunisini concentrarono i loro attacchi nella parte
nord-occidentale del forte, attirando sugli spalti settentrionali tutta la
guarnigione. Un gruppo di invasori, approfittando dell’allentamento
della guardia nella parte orientale, riuscì a scalare le mura salendo
sopra un’abitazione adagiata al forte e che maldestramente era stata lasciata in piedi durante l’edificazione. I tunisini, penetrati nel forte
presero di sorpresa i difensori. La lotta, però, risultò ben presto impari, tanto che, i soldati scampati al combattimento ed i civili presenti
nel forte si arresero. Il comandante Melis e 10 suoi uomini rimasero
uccisi nello scontro. Sei soldati si arresero nelle mani degli assalitori. La sorella di Efiso Melis Alagna e altre donne furono catturate
e condotte prigioniere a Tunisi. Furono 133 le persone catturate a
Sant’Antioco. Il comandante della guarnigione, Efisio Melis Alagna,
fu sepolto nella chiesa di Sant’Antioco e, a ricordo del sacrificio,
onorato con un’iscrizione commemorativa.
The Fort of sa Guardia de su Pisu was built by the Savoys on the highest point of the
town, on the remains of a Phoenician temple. Its purpose was defensive, but it was
used only during the last Barbary raid in 1815, when about a thousand pirates landed
on the beach of Is Pruinis and, opening fire, made their way to the Fort. After a day’s
siege, the pirates captured the Fort despite the valiant defence put up by the garrison: many died in the fight and 133 persons were taken as prisoners to Tunisia, while
the town, the Basilica and the Fort itself were sacked. European retaliation against the
Barbary countries led in 1830 to the signing of a treaty which brought pirate raids to
an end. As a consequence, the Fort was abandoned and gradually fell into disrepair.
It was subsequently restored in 1933 and 1999. Today visitors can admire some
original artillery pieces, together with some Savoy military uniforms.
36
Calasetta e Sant’Antioco
Eventi collaterali
Calasetta
Sabato e domenica negli orari della manifestazione
Fronte Museo MACC, via Savoia 2
MERCATINI DELLA CREATIVITÀ
Esposizione e vendita di prodotti dell’artigianato locale, hobbisti,
artisti locali.
MONUMENTI APERTI IN BIKE
Alle ore 16.00 giro in bicicletta alla scoperta dei monumenti di
Calasetta.
Partenza Lungomare C. Colombo.
monumentiaperti
37
Eventi collaterali
Sant’Antioco
1° RADUNO REGIONALE ASSOCIAZIONE NAZIONALE
CARABINIERI
PROGRAMMA
Venerdì 15 maggio, ore 17.00 - Piazza De Gasperi/Sala
Palazzo del Capitolo (ex Sufeti). Inaugurazione mostra cimeli
e uniformi storiche dell’Arma (Rimarrà aperta per tutta la settimana successiva);
Premiazione studenti Scuole locali per elaborati a tema.
Sabato 16 maggio, ore 10.30
incontro in Comune tra Autorità Militari e Civili, e Presidenti di
Sezione ANC.
Ore 11.30 - Lungomare C. Colombo, Monumento ai Caduti:
Onori ai Caduti con deposizione di corona d’alloro.
Ore 17.00 - Aula Consiliare Municipio. Conferenza su “L’Archeologia sull’Isola di Sant’Antioco: ieri, oggi e domani”
Interverranno:
- Piero Bartoloni
- Sabrina Cisci
- Anna Depalmas
- Michele Gurguis
- Sara Muscuso
- Elisa Pompianu
Ore 19.30 – Arena Fenicia
Concerto di musica operistica con “Orchestra Filarmonica
della Sardegna” di Sassari.
Ore 21.30 - Piazza Umberto I - Spettacolo di intrattenimento
cabarettistico e gruppi folk.
Domenica 17 maggio, ore 10.30 - Chiesa di Santa Maria
Goretti: Santa Messa
Ore 11.30 - Ammassamento.
Ore 12.00 - Sfilata in parata dei radunisti lungo la Via Roma
fino a Piazza Umberto, preceduti da rappresentanze della
Scuola Allievi Carabinieri di Iglesias e dell’Arma Territoriale.
Ore 12.00 - 20.00 - Piazza Umberto I: annullo filatelico speciale presso Box Poste e Telegrafi.
38
Calasetta e Sant’Antioco
IV CENTENARIO DEL RITROVAMENTO DEL CORPO
DI S. ANTIOCO MARTIRE
(18 MARZO 1615 – 18 MARZO 2015)
Nell’Anno Santo Straordinario concesso da papa Francesco
in occasione del 400° anniversario del ritrovamento delle reliquie di sant’Antioco, la 656ª festa del patrono della Sardegna
si è arricchita con la mostra iconografica dedicata al santo
venerato in tutta l’isola. Sono infatti 14 le chiese a lui intitolate
ed in numerosi edifici di culto della Sardegna si possono ammirare 49 immagini pittoriche dipinte su legno o su tela e 66
simulacri lignei, di marmo o di gesso.
I paesi che celebrano la festa del santo martire sulcitano sono
22. Innumerevoli le sculture, i bassorilievi, le vetrate, le reliquie
ed altre immagini sacre che ne celebrano l’antichissima devozione.
Nella vicina Corsica, nel paese di Aullène, si trova la chiesa
parrocchiale, la statua ed una cappella montana dove, in occasione della festa della prima domenica d’Agosto, si tiene la
più importante fiera agricola.
Presso l’Archivio Storico Comunale in via Castello 2, in occasione di Monumenti Aperti, si potrà ammirare la storia dell’evoluzione della sua rappresentazione nel corso dei secoli. Un
percorso raccontato da una quarantina di immagini fotografiche che sintetizzano la devozione dei fedeli e lo sguardo degli
artisti di tutta la Sardegna.
monumentiaperti
39
La Notte Europea dei Musei
Dalle ore 21.00 alle ore 0.00 presso
il MAB Museo Archeologico Ferruccio Barreca
La Notte Europea dei Musei 2015
Con la partecipazione degli studenti
del Liceo Scientifico Statale Emilio
Lussu - Liceo Artistico indirizzo Architettura e Ambiente indirizzo design - gli studenti realizzeranno dal vivo delle opere
d’arte che verranno premiate alla fine della serata
40
Calasetta e Sant’Antioco
monumentiaperti
41
Partecipano
alla Manifestazione
CALASETTA
Studenti e Insegnanti dell’Istituto Comprensivo
Sant’Antioco-Calasetta, plesso Calasetta.
Comune di Calasetta
Ancilla Domini
Associazione Auser
Associazione Nazionale Carabinieri Sez. Calasetta
Cantina sociale di Calasetta
Fondazione MACC
Pro Loco Calasetta
Volontari di Calasetta
42
Calasetta e Sant’Antioco
Partecipano
alla Manifestazione
SANT’ANTIOCO
La visita guidata e le schede dei monumenti sono
curate da:
Istituto Comprensivo Sant’Antioco/Calasetta - Plessi di
Sant’Antioco
I.P.I.A.
Liceo Scientifico e Socio-Psico-Pedagogico “E. Lussu”
Collaborano i volontari delle Associazioni:
Italia Nostra
A.S.D. La Bussola
Associazione Nazionale Carabinieri in pensione
ATI IFRAS
ATISALE S.p.A.
Gruppo Guida Catacombe S. Antioco Martire
Gruppo “Il Libro Ritrovato”
Comitato “Festeggiamenti S.Pietro Apostolo”
Cooperativa “La Locomotiva”
Cooperativa Studio ‘87
Cooperativa Archeotur
Parco Geominerario Storico e Ambientale della
Sardegna
Pro Loco
Assosulcis
Associazione Culturale Sant’Antioco Abbraccia il mare
Associazione Culturale “Il Gabbiano”
Associazione Nazionale Marinai d’Italia
Associazione Culturale “Il Calderone”
Gruppo Folk Isola di Sant’Antioco
Avas
Auser
AGESCI Gruppo Scout
Banda Musicale “G.Verdi”
Banda Musicale “Santa Cecilia”
Compagnia Barracellare
Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna
Angelo Balia
Paolo Basciu
monumentiaperti
43
Note
44
Calasetta e Sant’Antioco
Note
monumentiaperti
45
Note
46
Calasetta e Sant’Antioco