Indagini concluse sul clan Bonavota, emessi 12 nuovi avvisi di
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Indagini concluse sul clan Bonavota, emessi 12 nuovi avvisi di
Gazzetta del Sud 30 Agosto 2008 Indagini concluse sul clan Bonavota, emessi 12 nuovi avvisi di garanzia La conclusione indagini è stata depositata a distanza di dieci mesi dall'operazione "Uova del Drago" contro il clan Bonavota di Sant'Onofrio. Una conclusione indagini, questa del pm distrettuale Marisa Manzini, che ha portato anche un'ondata di nuovi avvisi di garanzia, oltre a una serie di reati che vengono ora contestati agli indagati già raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata a estorsioni, omicidi, danneggiamenti, usura e traffico di droga tra la Calabria e il Nord Italia. Ben dodici sono i nuovi "avvisi" che, nelle dinamiche e nelle pianificazioni della storica cosca di Sant'Onofrio, tirano in ballo l'ex assessore allo Sport (2002-2003) del piccolo centro del Vibonese, Filippo Trimboli, di 36 anni che, per il pm della Dda sarebbe stato organico alla cosca al punto tale da aderire «alla richiesta di inserimento nella vita politica del Comune al fine di rispondere alle esigenze della consorteria mafiosa di appartenenza». Chiamati in causa dal magistrato della Distrettuale di Catanzaro - che ha coordinato l'attività investigativa condotta dal ten. Marco Montemagno, comandante del Norm di Vibo Valentia e dai suoi uomini - anche il boss di Filadelfia Rocco Anello, 47 anni, per la mazzetta annua di cento milioni che avrebbe imposto al consigliere regionale Francescantonio Stillitani al fine di assicurargli la "tranquillità" nel complesso turistico "Garden" di Pizzo; Antonio Lopreiato, di 41 anni (detto Ninu `i Famazza) al quale viene contestata, tra l'altro, la partecipazione all'agguato contro Fedele Cugliari (Lele `u Caddu), avvenuto a Sant'Onofrio il 31 gennaio del '90 e quello contro Paolo Augurusa, Rosario Petrolo e Lele 'u Caddu (questi ultimi due erano i reali obiettivi), dell'aprile del '90. Imboscate che per il pm distrettuale Manzini Lopreiato avrebbe compiuto assieme a Pasquale Pititto, 40 anni di Mileto e Giuseppe Prostamo, 57 anni, di San Giovanni di Mileto – anche loro raggiunti da avviso di garanzia contro Cugliari; mentre per la seconda imboscata avrebbe agito assieme a Salvatore Anone, 49 anni, (detto Al Capone) boss di Carmagnola e a Bruno Di Leo, di 55 anni, fratello di Domenico Di Leo (Micu'i Catalanu) ucciso in un agguato nel luglio del 2004. Anche Al Capone e Di Leo sono stati raggiunti da avvisi di garanzia. Inoltre il provvedimento del magistrato della Dda ha pure interessato il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, 28 anni di Lamezia Terme; Rosario Cugliari, 39 anni; Antonio Serratone, 34 anni, cugino dei Bonavota e nipote di Aro-ne; Roberto Ceraso, di 51 anni e la moglie Maria Fortuna, di 48. Nei confronti di questi ultimi due, trovati nell'appartamento assieme al ricercato Francesco Fortuna, di 28 anni, braccio destro del boss Domenico Bonavota, viene ipotizzato il reato di favoreggiamento aggravato dalle modalità mafiose. Nello stesso appartamento, inoltre, fu rinvenuto un arsenale. Reato questo che viene oggi contestato anche all'ex latitante Fortuna, il cui nome figurava tra quelli degli indagati coinvolti nell'operazione "Uova del drago" raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ma Francesco Fortuna dovrà rispondere anche di una serie di estorsioni compiute ai danni di operatori del Parco commerciale "La Rocca" di Maierato e del favoreggiamento del latitante Rocco Morabito (i fatti si riferiscono tra il luglio e l'agosto del 2005) al quale Fortuna avrebbe trovato ospitalità all'interno del villaggio turistico Garden Resort, dove il collaboratore Michienzi all'epoca svolgeva attività di custode. Dalle maglie della rete stretta dai carabinieri e dal pm Manzini attorno al clan di Sant'Onofrio, non sfuggono neppure i capi. Infatti nuovi reati, alcuni risalenti al '91, vengono oggi contestati a Pasquale Bonavota, di 34 anni, che con il fratello Domenico - arrestato dopo una lunga latitanza il 4 agosto scorso a Genova - tiene le redini della "famiglia". In particolare Pasquale Bonavota dovrà rispondere, tra l'altro, del tentato omicidio di Lele'u Caddu e di Vincenzo Petrolo (detto Enzo da Petrara) e dell'agguato compiuto contro Agurusa, Cugliari e Rosario Petrolo. Episodi risalenti al 1990, anno in cui era in atto la cruenta faida tra i Bonavota e i Petrolo, quando il boss era ancora minorenne. Viene indicato invece dal magistrato quale mandante dell'omicidio del boss di Maierato Raffaele Cracolici (alias Lele Palermo) Domenico Bonavota. Fatto di sangue che coinvolge anche Vincenzino Fruci, di 32 anni, di Curinga e Francesco Michienzi, i quali avrebbero esercitato attività di controllo e di pedina-mento della vittima, allo scopo di registrarne i movimenti e le abitudini «con conseguente rendiconto a Domenico Bonavota». Reato che viene contestato con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare l'attività delle cosche Bonavota e Anello, tra loro collegate, e con interessi sulla nuova zona industriale e commerciale di Maierato. Zona che fino all'omicidio di Cracolici (maggio 2004) era sotto la sua influenza. L'avviso di conclusione indagini è stato, inoltre, notificato a Nicola Bonavota, 32 anni, fratello di Pasquale e Domenico; Carlo Pezzo, 27 anni (che avrebbe avuto il ruolo di contabile della cosca di Sant'Onofrio); Onofrio Barbieri, di 28 anni e Antonio Patania, di 23 (arrestato a Genova assieme al boss Domenico Bonavota). Tutti, a vario titolo, sarebbero stati organici alla "famiglia" santonofrese che si sarebbe avvalsa, per raggiungere i suoi scopi, dell'assoggettamento e della condizione di omertà della maggior parte dei compaesani. Marialucia Conestabile EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS