Difesa elastica: la nuova moderna tattica difensiva

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Difesa elastica: la nuova moderna tattica difensiva
Difesa elastica: la nuova moderna tattica difensiva (i gol evitabili)
Autore: Giorgio PIVOTTI
Premessa
Basata sul controllo visivo attivo del diretto avversario e del suo compagno portatore di palla, è stata elaborata partendo dalla prevenzione dei gol evitabili causati dalla difesa “a zona”,“a uomo” o “mista” per dare maggiori garanzie di protezione alla porta.
Dopo aver classificato i GOL in due grandi categorie, Evitabili ed Imparabili, secondo le statistiche i primi pari al 55% ed i secondi al 45% circa fra tutte le reti complessivamente segnate, nel precedente elaborato ho preso in esame il primo gruppo di gol evitabili e precisamente quelli che rientrano nel contesto del rapporto diretto di causa‐effetto tra giocatore e palla in arrivo, evidenziando gli errori di atteggiamento commessi dai giocatori in fase difensiva e suggerendo come deve essere effettuata correttamente l’opposizione fisica e quale tipo di esercitazione sia adatta a risolvere correttamente la relativa problematica calcistica applicando la regola della Posizione Frontale Attiva.
Ora, parimenti meritevole di studio approfondito, è il secondo gruppo di gol evitabili collegati all’altra regola fondamentale di difesa della porta, il Controllo Visivo Attivo, atta a stabilire come va effettuata la marcatura del diretto avversario sul piano della posizione e del movimento per assicurare al difensore padronanza nel disimpegno prevenendo una tipologia di gol che la difesa “a zona” non è in grado di evitare.
Si tratta di un tema di calcio giocato che, pur essendo importante e di attualità tecnica, non ha trovato finora sufficiente interesse, né fatto emergere proposte risolutive adeguate da parte degli addetti ai lavori per la semplice ragione che gli episodi o le situazioni di gioco da prendere in esame, sfuggono alla normale osservazione visiva, non sono oggetto di sufficiente attenzione critica, per cui viene meno di conseguenza l’individuazione, la rilevazione di specifici errori comportamentali commessi dai difensori nei momenti topici della gara, in particolare dentro l’area di rigore.
I numerosi gol evitabili della specie, da me registrati nelle videocassette a titolo dimostrativo, che si potrebbero eludere con opportuni accorgimenti tecnico‐tattici ne sono la testimonianza più eloquente. Gli effetti negativi causati dal comportamento sbagliato dei difensori hanno di solito un unico denominatore comune che è quello di lasciare incustodito, avanzato o con troppo spazio il diretto avversario, il quale, approfittando della favorevole posizione d’isolamento, di libertà in cui viene a trovarsi, quasi sempre riesce a concludere l’azione mandando la palla in rete.
In proposito risulta evidente che le situazioni di gioco da prendere in considerazione si riferiscono alla zona arretrata del campo durante la fase di contenimento e riguardano i movimenti ed i momenti che il difensore dovrà saper valutare tempestivamente nell’assumere la posizione giusta, più efficace per marcare correttamente il diretto avversario in rapporto alla chiusura, all’anticipo o al contrasto.
Prima di vedere nel dettaglio cosa succede nella realtà calcistica, torna utile chiarire chi sono i soggetti, gli attori protagonisti di queste situazioni di gioco per poi arrivare a dettare le linee guida di come deve essere impostata, attuata la moderna, nuova tattica difensiva.
Da una parte c’è il difensore, dall’altra gli avversari, più precisamente quello diretto da controllare ed il suo compagno portatore di palla più o meno lontano, che presi singolarmente sembra siano una variabile indipendente, mentre in realtà si dispongono, giocano per fini comuni e contrapposti. Gli ultimi due per tentare di finalizzare l’azione, di concludere a rete scambiandosi la palla, il difensore per cercare di intercettare il passaggio, intervenendo eventualmente in prima o seconda battuta sul diretto avversario, oppure per lasciargli quello spazio che, controllata visivamente la sua posizione in campo rispetto alla porta, ritiene possa essergli concesso senza correre troppi rischi.
Solo se il difensore sarà in grado di gestire al meglio queste tre opzioni d’intervento, momenti rilevanti della sua azione di controllore, potrà dire di aver assimilato e rispettato il Controllo Visivo Attivo, la regola che sta alla base della nuova tattica difensiva di protezione della porta che ho chiamato “difesa elastica” .
Al riguardo bisogna precisare che i movimenti di chiusura, di copertura, di riduzione degli spazi, nonché di posizionamento sull’avversario da parte del difensore, allo scopo di non farsi prendere fuori tempo, dipendono da un gesto fisico semplice ma fondamentale e irrinunciabile, generalmente trascurato o poco conosciuto, che consente al difensore di controllare, in rapida successione visiva, sia lo svolgimento del gioco, dell’azione contro, sia soprattutto la posizione del diretto avversario. Tale gesto consiste nel girare lateralmente il capo, senza soluzione di continuità, a destra, a sinistra, dietro le spalle, per tenere sotto attenta osservazione visiva l’evoluzione prospettica della manovra in corso, in modo attivo e razionale, dalla fonte al possibile destinatario della palla. Così facendo il difensore potrà controllare e valutare, in tempo reale, la posizione e la pericolosità del diretto avversario e, movendosi in sincronia con lui a distanza di sicurezza, non gli darà scampo in caso d’intervento.
Privilegiare con l’attenzione, fissare con lo sguardo esclusivamente la circolazione della palla, l’azione individuale di chi la gestisce, andando ad occupare un punto dell’area di rigore dove si ritiene sia più probabile intercettare il passaggio, l’assist, con la conseguenza di trascurare, lasciare indisturbato, libero il diretto avversario, è una scelta sbagliata, controproducente, da correggere, un comportamento comune a molti difensori che causa tanti gol evitabili, spesso pesanti e decisivi.
In tutto ciò la difesa “a zona”, da quando è stata adottata, continua ad avere una responsabilità primaria contribuendo in maniera determinante a far nascere questo tipo di mentalità difensiva che, a mio avviso, ha finito col mostrare i suoi limiti se si considera il gran numero di reti evitabili segnate proprio per carenza di efficacia nel marcamento. Allo scopo di porre rimedio alla cronica tendenza dei difensori di puntare gli occhi solo su chi conduce l’azione contro, attratti dalla sua iniziativa personale o dalla circolazione della palla, non preoccupandosi di quanto succede di fianco o alle loro spalle, è quindi necessario e conveniente cambiare modo di marcare l’avversario, guardandosi anche attorno, controllando anche il diretto avversario, per non dargli spazio, per intervenire con tempismo a risolvere situazioni di gioco pericolose senza farsi cogliere di sorpresa o impreparati.
A tal proposito è quanto mai attuale la massima latina “cogito ergo sum”, che tradotta in italiano l’ho adattata come segue: “vedo quindi marco”.
D’altro canto non è raro osservare il risvolto opposto nell’azione del marcare, riscontrabile soprattutto in occasione dei calci piazzati, vale a dire l’inseguimento, la guardia ossessiva del difensore sull’attaccante, talvolta tollerata dagli arbitri, ma punibile secondo il Regolamento, in cui si vede la “caccia” all’avversario, guardato a vista con trattenute, abbracci, cinture e spintoni, anche lontani dalla distanza di gioco, come se la palla non esistesse, in un duello corpo a corpo fuori d’ogni logica calcistica, degno del miglior rugby.
Anche il semplice contatto fisico con la mano o con il braccio per “sentire” l’avversario e marcarlo di conseguenza, è una variante che dal mio punto di vista non è consigliabile, è da scartare perché non da sufficienti garanzie di controllo, disorienta, impedisce al difensore di posizionarsi correttamente sul diretto avversario, specie se mobile, oltre a rischiare il fallo o peggio ancora il calcio di rigore per trattenuta.
In proposito sono pochi i giocatori che sanno svolgere in maniera giusta e funzionale il loro delicato compito difensivo applicando la regola del Controllo Visivo Attivo.
Se alcuni ci riescono, a mio avviso ciò dipende unicamente dal loro carattere combattivo, dal loro temperamento e accortezza a stare sempre vigili, attenti, reattivi e pronti a capire la variabilità delle situazioni di gioco, senza che ciò sia frutto di una preparazione mirata o di un insegnamento specifico ricevuti, mancando in letteratura un chiaro, preciso riferimento in materia di prevenzione dei gol evitabili, mentre a livello didattico tale tipo di problematica difensiva mi risulta non essere stata finora adeguatamente affrontata, né tenuta debitamente in considerazione dagli addetti ai lavori, specialmente a livello di settore giovanile.
Una lacuna di non secondaria importanza nella tattica e nella tecnica difensiva del calcio giocato di cui ci si dovrebbe far carico con il contributo di tutti gli operatori, intervenendo sul piano propedeutico attraverso l’individuazione e l’analisi del problema, per arrivare poi ad uno studio compiuto accompagnato da opportune esercitazioni pratiche e supportato da immagini televisive dei gol. Per mettere a fuoco, in sintesi, gli aspetti principali che caratterizzano la nuova “Difesa Elastica” (da non confondere con l’elastico difensivo legato al movimento collettivo dei difensori mirato in particolare a perseguire la tattica del fuorigioco) ho formulato la corrispondente regola base del “Controllo Visivo Attivo”, riportata anche nel mio Dizionario‐Glossario del Gioco del Calcio, che recita:
“Atteggiamento da cui dipende la scelta corretta della posizione di marcamento da parte del difensore consistente nel tenere d’occhio contemporaneamente, inquadrati nello stesso campo visivo, il portatore di palla che conduce l’azione contro e, se rimane fermo, il diretto avversario (situazione statica); al contrario, se questi si mette in azione per cercare spazio (situazione dinamica), il difensore dovrà seguirlo alternando l’attenzione ora su di lui, ora sul portatore di palla, con rapidi e continui movimenti laterali del capo, a destra, a sinistra, dietro, per controllare l’evoluzione del gioco e, nello stesso tempo, per effettuare spostamenti di posizionamento sull’avversario per marcarlo stretto se accentrato o meno stretto se defilato, stando sempre attento a non concedergli mai quello spazio che renderebbe vano l’anticipo, la copertura, fatta salva la possibilità di andare sulla palla qualora non giunga al destinatario”.
La prima osservazione che emerge dalla lettura di questa regola è la distinzione principale tra le due posizioni da fermo o di movimento del giocatore sottoposto al marcamento, da cui dipende il diverso atteggiamento del difensore nel monitorare la visione del gioco e conseguentemente la sua azione di controllo.
Infatti, se il diretto avversario non si muove oppure cammina appena, per il difensore risulta più agevole marcarlo, controllare la sua posizione, potendo inquadrare nello stesso campo visivo sia il portatore di palla sullo sfondo sia l’attaccante in primo piano, senza dove ricorrere a movimenti con la testa. In questa fattispecie il difensore raramente verrà a trovarsi impreparato, fuori posto, distratto in caso d’intervento.
Diverso invece sarà il comportamento del difensore qualora il suo diretto avversario cercasse spazio muovendosi per linee orizzontali o con cambi di direzione, per farsi vedere, per ricevere il passaggio dal compagno o per andare a colpire la palla. Se non vuole essere sorpreso o intervenire in ritardo, il difensore dovrà adottare una diversa e più idonea tattica di protezione della porta con il ricorso al controllo visivo attivo alternando lo sguardo su entrambe le parti in causa coinvolte nella manovra del gioco d’attacco, vale a dire il portatore di palla più o meno lontano ed il diretto avversario.
Per assecondare tale impostazione comportamentale il difensore, come sopra accennato, non potrà fare a meno dei movimenti laterali con il capo, in modo attivo, dinamico, in uno con lo spostamento del corpo che gli consentirà non solo di seguire l’evolversi del gioco in atto ma soprattutto di valutare e quindi decidere quale posizione‐distanza prendere correttamente rispetto al diretto avversario, più stretta dentro l’area di rigore, meno stretta verso le fasce laterali.
Oltre alla distanza tra difensore e diretto avversario va tenuto ben presente anche l’altro aspetto altrettanto importante di questo nuovo modo di marcare che riguarda la posizione (postura) del difensore rispetto all’avversario stesso, variabile a seconda della zona del campo interessata, centrale o sulle fasce, in cui l’azione d’attacco si sta svolgendo. Dentro l’area di rigore, in una situazione di gioco con la difesa a tre e con palla verticale, centrale alla porta, il difensore nel mezzo dovrà cercare di stare alle spalle dell’attaccante, mentre i due compagni laterali faranno in modo di tenere i rispettivi avversari di fianco verso l’esterno; se l’azione d’attacco si sviluppa invece sulle due fasce laterali sarà il primo difensore più vicino alla palla a porsi dietro all’attaccante esterno, mentre gli altri due avranno cura di marcare i diretti avversari mettendosi al loro fianco leggermente arretrati.
Affrontando con i colleghi questo tema specifico di tecnica difensiva sono solito sostenere che la minaccia alla porta non deriva tanto dalla palla calciata o appoggiata nei traversoni, nei passaggi, quanto piuttosto dall’avversario chiamato, destinato a riceverla; aspettare la palla o voler andare ad intercettarla senza garantirsi, coprirsi le spalle, è un errore grave che, come spesso accade, può costare caro al difensore causando dei gol evitabili proprio per mancato rispetto del Controllo Visivo Attivo. Una traiettoria imprevista, calcolata male, una deviazione improvvisa, un intervento fuori tempo sulla palla che, filtrando, diventa preda dell’attaccante, non lasciano scampo alla difesa, al portiere.
La palla in arrivo non costituisce di per sé pericolo immediato se non giunge al destinatario; lo diventa sicuramente se questi la riceve senza essere marcato, peggio ancora se lasciato libero, solo in area di rigore.
E’ scontato che nulla vieta al difensore, in posizione regolare di marcamento, considerare l’ipotesi di andare sulla palla quando questa risulta fuori della portata del diretto avversario.
Nella realtà odierna del calcio giocato una cosa è certa, che il Controllo Visivo Attivo non viene praticato ed i numerosi gol derivanti dalla mancata osservanza di tale regola, da me registrati nelle videocassette, che si riferiscono a partite di campionati italiani ed esteri, nonché alle massime competizioni internazionali, ne sono la prova, la testimonianza concreta più tangibile.
E’ frequente vedere infatti come i difensori, a qualsiasi livello di categoria appartengono, siano portati a disporsi davanti alla porta, in linea, nella propria zona di competenza, tanto da formare, se vista frontalmente, una fila orizzontale con una sequenza di giocatori d’entrambe le squadre, alternati e distanziati tra loro, sempre alla stessa maniera indipendentemente dal punto di gioco della palla, lasciando agli avversari spazio e libertà di movimento.
Tale assetto difensivo risente, a mio avviso, dell’influenza negativa, diretta del gioco “a zona” che, se praticato nella parte mediana del campo con un numero adeguato di centrocampisti, può presentare ancora qualche elemento di validità; per il resto, considerata l’elevata velocità di corsa dei giocatori e di circolazione della palla, nonché il ritmo crescente degli scambi, questo sistema difensivo, collegato ma con sempre meno successo alla trappola del fuorigioco, arma a doppio taglio, sta mostrando oggi i suoi limiti, la sua inadeguatezza a cominciare proprio da dentro l’area di rigore.
Qualche tecnico sostiene che la difesa “a uomo”, quella classica, di lontana memoria, non andrebbe cambiata ma, semplicemente, praticata nella “zona”, quasi a non voler staccare il filo che lo lega alla scelta privilegiata del gioco a zona. Affermare di marcare “a uomo” nella zona è un non‐senso per la semplice ragione che l’attaccante movendosi alla ricerca dello spazio o della combinazione, sovverte ogni forma di vincolo che il difensore ha sul diretto avversario nella propria zona di competenza del campo.
Per tutti questi motivi ho elaborato la proposta di una nuova e moderna tattica difensiva, di maggior protezione della porta, che partendo dall’applicazione dalla regola base del Controllo Visivo Attivo, sappia rispondere efficacemente, concretamente alle esigenze del calcio attuale, una difesa che ho chiamato elastica, proprio perché variabile ma attenta, destinata, secondo me, a sostituire nel breve periodo il gioco “a zona” e “a uomo”. Marcare oggi significa controllare il diretto avversario, i suoi movimenti stando nella posizione corretta, e contemporaneamente con sguardo vigile saper interpretare le intenzioni del portatore di palla, lo sviluppo del gioco in modo da non farsi sorprendere o trovarsi impreparato. A beneficiare di questo nuovo moderno sistema di marcamento sarà sicuramente la componente dinamica del gioco, che diverrà più spettacolare, emozionante e divertente, dovendo gli attaccanti stare in continuo movimento per cercare spazio, per svincolarsi dalla guardia dei diretti controllori, a loro volta costretti ad una difesa altrettanto mobile per poter intervenire al posto giusto nel momento giusto.
Anche gli addetti ai lavori che si occupano di calcio nei giornali, nelle radiocronache, nelle telecronache e nei dibattiti televisivi dovrebbero far sentire la loro voce qualificata a tal proposito. Se ciò non è ancora avvenuto o non è stato percepito, è perchè non si tiene conto, non si pone mai l’accento, con sufficiente attenzione e competenza, all’analisi tecnica dei gol evitabili per esaminare la responsabilità del singolo giocatore che proprio quando difende, giocando a zona, sembra non aver mai colpe, non viene adeguatamente ripreso.
Si resta spesso nel vago chiamando in causa sempre la difesa con termini generici come disattenzione, distrazione, incertezza, indecisione, amnesia, dimenticanza, sorpresa, scoperta, immobile, imbambolata, impreparata, dormita, mentre bisognerebbe con l’aiuto della moviola individuare e mostrare nel dettaglio l’errore comportamentale commesso dai difensori nella dinamica dell’azione spiegandone le ragioni come ho cercato di fare con il presente studio.
L'Autore: Giorgio Pivotti
"Nel 1978 ho partecipato al corso di abilitazione per allenatori di terza categoria; conseguito il patentino mi sono dedicato a fare il tecnico allenando squadre locali, anche se non in via continuata per il poco tempo libero che mi lasciava l’attività professionale.
Ciò tuttavia non mi ha impedito di seguire il calcio a livello di studio e di approfondimento, tant’è che nel 1985, raccolte alcune considerazioni, osservazioni tecniche sul calcio giocato, le ho trasmesse al Notiziario del Settore Tecnico delle Figc dove sono state pubblicate. Negli anni successivi tale collaborazione è proseguita con altri nuovi contributi pubblicati anche su l’Allenatore dell’Aiac, ultimo quello del 2004 con la “Mezzaluna”, sempre incentrati sui gol evitabili dopo aver condotto un’analisi sulle due corrispondenti situazioni di gioco conosciute nel linguaggio tecnico come “Posizione frontale attiva” e “Controllo visivo attivo”; il tutto con il supporto dimostrativo di oltre 300 gol della specie, segnati ai massimi livelli competitivi, che ho registrato nelle videocassette.
Ho classificato ed analizzato, forse per la prima volta, i gol in due grandi categorie, evitabili ed imparabili, registrandoli nella mia videoteca.
Ho elaborato una nuova tattica difensiva destinata a sostituire nel breve tempo le ormai obsolete difese “a zona”, “a uomo”, “mista”, chiamandola “Difesa Elastica” più rispondente alle moderne esigenze del calcio giocato.
Uno degli ultimi lavori svolti da me curato personalmente, si riferisce alla compilazione del Dizionario‐
Glossario del Gioco del Calcio con la raccolta di oltre 2.300 voci, termini ed espressioni comunemente usati nel linguaggio tecnico e nel gergo calcistico, pubblicato nel 2004 dalla casa editrice Nuova Prhomos di Città di Castello (PG), grazie anche al giudizio positivo raccolto da alcuni dei massimi esponenti del mondo del calcio, FIFA e UEFA comprese. Un impegno portato a termine con convinzione avendo verificato che un testo del genere di così ampia portata non era mai stato scritto, e quindi con la consapevolezza di colmare un vuoto esistente nel panorama della nostra letteratura sportiva. Un libro utile come strumento di studio, di conoscenza del gioco del calcio destinato alla crescita culturale degli addetti ai lavori, in particolare per la nostra categoria di allenatori, per il settore giovanile scolastico ed in genere di tutti gli appassionati di questo sport. Ho inoltre seguito alla televisione il Mondiale 2002 di Calcio di Corea – Giappone, gli Europei del 2004 in Portogallo e da ultimo il Mondiale di Germania 2006, elaborando di volta in volta uno studio specifico basato su schede tecniche di tutte le partite contenenti un breve commento alla gara, la descrizione, l’analisi e la classificazione dei gol in evitabili ed imparabili, per poi inviare a Coverciano – Settore Tecnico il relativo materiale, ivi comprese le videocassette con la registrazione di tutti i gol segnati.
Su Internet cercando sotto il mio nome o con il titolo del mio libro si possono trovare altre notizie sul mio conto.
Penso di continuare ancora l’attività di allenatore, anche se in prospettiva la consulenza tecnica acquisterà sempre maggiore spazio per i miei obiettivi nel mondo del calcio. Altro desiderio auspicabile da realizzare sarebbe quello di poter proseguire, non solo in ambito provinciale, gli incontri e gli scambi di idee con i colleghi, anche della televisione e della carta stampata, per illustrare in particolare alcuni aspetti tecnici e situazioni del calcio giocato aventi per oggetto i gol, che, a mio avviso, dovrebbero diventare nuova materia di studio da introdurre ai corsi per allenatori di qualsiasi livello. Preciso di essere da sempre iscritto all’Albo dei tecnici e all’Aiac.
Quanto precede è tutto sul calcio per quel che mi riguarda pur avendo praticato altri sport; infatti, la bicicletta, il nuoto, il tennis, lo sci hanno accompagnato ed interessano tuttora, da pensionato, la mia attività sportiva amatoriale".