GULOTTANEWS1 - Progetto Innocenti
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GULOTTANEWS1 - Progetto Innocenti
Per informazioni: sito web: http://archivio.lastampa.it email: [email protected] ''E' vero, l'ho torturato per farlo confessare'' Un ex carabiniere ammette dopo trentuno anni L'imputato ha avuto l'ergastolo: ''Sono innocente'' Pubblicazione: [04-12-2007, STAMPA, NAZIONALE, pag.19] Sezione: Cronache Italiane Autore: LA LICATA FRANCESCO La storia FRANCESCO LA LICATA INVIATO AD ALCAMO (PALERMO) Il pozzo nero della memoria in Sicilia e' impenetrabile. Qui ci sono storie che si preferisce non ricordare o rimuovere, come dicono gli specialisti dei malesseri dell'anima e della mente. In questo cassonetto della storia trova posto una strage che risale alla notte del 26 gennaio 1976, quando un misterioso commando fece irruzione - con la fiamma ossidirica - dentro la casermetta dei carabinieri di Alcamo Marina. L'appuntato Salvatore Falcetta e il militare Carmine Apuzzo rimasero fulminati dalle armi impugnate dai killer, poi fuggiti dopo aver preso alcune divise, dei tesserini e due pistole. Erano anni di piombo, quelli. In Sicilia, pero', la mala pianta del terrorismo non attecchiva anche perche' <<dissuasa>> dalla mafia che non tollerava intrusioni. Ecco perche' la strage di Alcamo risulto' incomprensibile. Le investigazioni, pero', trovarono dei colpevoli: quattro giovani che non erano mafiosi e neppure ideologicamente orientati. E allora? Vabbe', sentenziarono le carte, sono stati loro e vale la confessione ai carabinieri. E' vero, Giuseppe Vesco, Vincenzo Ferrantelli, Gaetano Santangelo e Giuseppe Gulotta avevano confessato, ma avevano anche ritrattato una volta a confronto col magistrato, al quale raccontarono le torture subi'te. Descrissero nei particolari <<quegli interrogatori violenti>>, ma non gli credettero. Furono condannati dopo anni di via vai tra la Cassazione e le varie Corti che si sono occupate dei processi. Fino al 1992, quando giunse l'ultima parola che inchiodava Gulotta all'ergastolo. Per Ferrantelli e Santangelo la pena veniva fissata in 14 e 22 anni di reclusione, ma i due non sono mai tornati in carcere perche' latitanti in Brasile. Il movente? Una <<bravata>> di balordi senza nessuna logica politica. Sono trascorsi 31 anni: i due latitanti rimangono in Brasile e da li' hanno piu' volte fatto, senza successo, domanda di grazia. Gulotta oggi e' un ergastolano in semiliberta': un detenuto modello che da' dimostrazione di dedizione alla famiglia e al lavoro e non ha mai tradito la fiducia dei magistrati. Ci sarebbero, percio', tutti i requisiti per seppellire definitivamente questo pezzo di storia nera. E invece non e' cosi'. La vicenda torna alla ribalta grazie a un testimone eccezionale che nel '76 aveva avuto un ruolo importante ed oggi dichiara la propria disponibilita' a parlare - Editrice La Stampa S.p.a. - © Tutti i diritti riservati - Per informazioni: sito web: http://archivio.lastampa.it email: [email protected] <<ma solo con la magistratura>>. Che cosa ha da dire il superteste, che dichiara di essere un ex sottufficiale dei carabinieri? <<Nel 1976 facevo parte del Nucleo Anticrimine di Napoli e fui mandato ad Alcamo per indagare sull'uccisione dei due militari. Mi porto dentro un peso che non sopporto piu'. E' vero che i giovani fermati furono torturati. Io stavo li' e ho visto. A Vesco, che poi accuso' gli altri, gli fecero bere acqua e sale e lo seviziarono. Fece ritrovare anche alcuni oggetti e due pistole. Ma non basto', volevano i nomi dei complici. Anche le confessioni di questi furono ottenute in quel modo>>. L'ex sottufficiale, che vuol rimanere anonimo almeno fino a che non verra' chiamato da una procura, dice anche di essere in possesso di una <<registrazione audio dov'e' impressa la voce dell'ufficiale che quella notte dirigeva le operazioni>>. L'ex sottufficiale ha fatto di piu'. Dopo aver visto in tv una puntata di Blu Notte sulla <<mafia di Trapani>> , il programma sui <<Misteri d'Italia>> di Carlo Lucarelli, ha inviato una mail (firmata Seddik 74) al forum della trasmissione, dichiarando la disponibilita' a raccontare quanto sapeva. Il messaggio e' stato captato da Caterina, una nipote di Giuseppe Gulotta, che ha intavolato con l'anonimo uno scambio di messaggi. Tutto adesso e' nelle mani di Pardo Cellini, l'avvocato che intende chiedere la revisione del processo per Gulotta. <<Ovviamente - dice il legale - non prima di aver conosciuto le generalita' del teste e le sue dichiarazioni. Perche' se la magistratura dovesse accertare che siamo di fronte a un teste attendibile, si potrebbe chiedere la revisione>>. Ma prima di ogni cosa e' necessario verificare l'esistenza del teste e la sua attendibilita'>>. Il piu' ansioso e' proprio Gulotta. Da tempo ormai vive in Toscana (fa il muratore) con moglie e un figlio. Ha trascorso 17 anni in carcere, da due ha ottenuto il regime di semiliberta': <<Ma non voglio - dice - portarmi addosso questa macchia per un crimine che non ho commesso>>. Gli anni trascorsi non aiutano e i misteri sono tanti, a partire dall'oscura morte di Giuseppe Vesco, il giovane che chiamo' gli altri in correita'. Fu trovato impiccato nella sua cella del carcere di Trapani. Era il 26 ottobre '76, otto mesi dopo l'arresto e la <<confessione>>. Aveva ritrattato e non era stato creduto, quindi minaccio' di scrivere un memoriale. Non fece in tempo, il giovane Vesco. Un personaggio strano: uno che si fa trovare a bordo di una macchina rubata, senza fari e targa, con due pistole, una delle quali col colpo in canna. Un vero pezzo di bravura per un ragazzo privo di un braccio che, tuttavia, riesce a guidare, a mettere il colpo in canna e, otto mesi dopo, a farsi il cappio per uccidersi. Misteri di Sicilia. - Editrice La Stampa S.p.a. - © Tutti i diritti riservati -