Introduzione Nonostante Firenze sia stata oggetto di una serie di
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Introduzione Nonostante Firenze sia stata oggetto di una serie di
FIRENZE ROMANA (SLIDE 1) Introduzione Nonostante Firenze sia stata oggetto di una serie di scavi estensivi che pochi altri centri storici di Italia possono vantare (cfr. infra storia degli scavi), relativamente poche sono le informazioni che abbiamo sulla città in età romana. Lo sviluppo urbano in età medievale e quindi rinascimentale, pur essendo condizionato dall’impianto ortogonale della colonia, ha determinato la distruzione sistematica di edifici pubblici e privati di età romana, altrove pienamente integrati nel tessuto moderno e pertanto ancora visibili. Ricordiamo, a questo proposito, che Firenze fu una delle poche grandi città romane dell’Italia centrale che riuscì a conservare, nei secoli più difficili dell’Alto Medioevo, la sua fisionomia e condizione di città, premessa sostanziale per il suo successivo rifiorire. A questo carente panorama documentario non ha inoltre giovato l’impostazione delle ricerche, antiquarie prima, topografiche ed archeologiche poi, che nel corso dei secoli hanno tradizionalmente privilegiato lo studio di altri periodi, quale la fase etrusca del territorio, oppure, in epoca romantica e in chiave risorgimentale, l’età dei Comuni. Storia delle ricerche Il mito delle origini di Firenze è stato tuttavia sempre ben presente e percepito nella memoria storica dei fiorentini. Ne costituisce un chiaro esempio il programma decorativo della Sala Grande in Palazzo Vecchio realizzato dal Vasari nel 1565 dove al centro del soffitto è ritratta con dovizia di particolari la fondazione di Florentia (Florentia Romanorum colonia lege Julia a IIIviris deducitur) evidentemente ritenuta dai contemporanei un episodio fondamentale per la storia della città. L’operazione programmatica del recupero della memoria antica della città e del mito della fondazione della colonia doveva essere stata allora stimolata anche dalla possibilità di osservare dal vero parte dei resti romani ancora conservati, come sembrerebbe dimostrare l’immagine delle mura della colonia augustea raffigurate dal Vasari con sorprendente somiglianza ai tratti recentemente riportati alla luce. L’occasione per una visione diretta e uno scavo sistematico ed estensivo dei resti della colonia romana di Florentia fu costituita dalla imponente opera di ristrutturazione di ampie porzioni del centro della città che ebbe luogo tra il 1887 e il 1888. Nel giro di due anni l’amministrazione cittadina promosse un vero e proprio smantellamento del precedente impianto urbano, in particolare nell’area dell’attuale piazza della Repubblica ritenuta più degradata, come dichiarato dall’epigrafe celebrativa “L’antico centro della città da secolare squallore a vita nuova restituito” ancora visibile al di sopra dell’arco che collega la piazza con via Strozzi. Vennero allora alla luce resti di strade romane, le terme capitoline tra via Vecchietti e via de’ Pescioni, le mura con la porta settentrionale e gli edifici residenziali di piazza San Giovanni, il Tempio di Iside; venne inoltre localizzato e identificato il Campidoglio, centro e cuore pulsante della città romana e del potere cittadino, oltre alle tombe a pozzetto del periodo villanoviano dell’area del Gambrinus che per la prima volta documentarono la frequentazione preromana del sito su cui sarebbe sorta Florentia. Parte dei reperti rinvenuti in occasione di tali indagini trovarono sede espositiva nel cortile e nel cortiletto detto dei Florentini, dove vennero assemblati e murati alle pareti e all’interno di edicolette di gusto romantico, oggi decisamente sorpassato. Protagonisti di tali indagini furono Luigi Adriano Milani allora responsabile del Regio Museo Archeologico, e l’architetto Corinto Corinti che, in una gara contro il tempo si occupò di tutta la documentazione grafica relativa agli edifici medievali in demolizione (pubblicata sotto forma di Cartoline illustrate, sia agli scavi archeologici condotti dal Milani. A tale stagione, che consentì il recupero della maggior parte della documentazione archeologica nota ancora oggi, seguirono nel corso del Novecento altre campagne di scavo effettuate nel centro storico, che contribuirono ad ampliare la conoscenza di altri edifici della colonia fino ad allora ancora poco noti, quali la domus rinvenuta sotto al Battistero, ad opera di Edoardo Galli, le terme di Capaccio, esplorate a seguito della ricostruzione della città nel secondo dopoguerra, oppure l’area della basilica paleocristiana di S. Felicita e quindi di S. Reparata sotto l’attuale cattedrale. L’ultimo episodio di questa intensa stagione è rappresentato dalle indagini dell’area sottostante piazza della Signoria, che, condotto a più riprese partire dal 1974-1975, costituisce ad oggi uno degli scavi urbani più estesi mai realizzati in ambito nazionale. I saggi archeologici, oggi interrati come la maggior parte dei precedenti sondaggi di scavo effettuati nella centro storico, hanno consentito di riportare alla luce un ampio settore della colonia, occupato, come vedremo, da un grande edificio termale di II sec. d.C. e da una fullonica, sovrapposti a precedenti edifici di carattere privato. Firenze romana: le fonti documentarie La ricostruzione di un centro antico è resa possibile dall’utilizzo di fonti storiche di tipo differente: le fonti letterarie, le fonti toponomastiche (ad es. per Florentia, di via di Capaccio dal termine latino Caput Aquae, terminale dell’acquedotto romano, di via delle Terme o di via del Campidoglio), quindi le fonti archeologiche (strutture murarie, pavimenti musivi, elementi architettonici, epigrafi) derivate dagli scavi effettuati nel centro urbano sopra ricordati, fondamentali, soprattutto se condotti con metodo stratigrafico, per ricostruire il palinsesto urbanistico della città nel suo divenire storico. Alle fonti citate si aggiungono la cartografia storica e la fotografia aerea che, anche grazie alle più aggiornate tecniche, consentono oggi indagini areali di ampia portata, funzionali alla ricostruzione della centuriazione, delle dinamiche insediative del suburbio e della ricostruzione del reticolo ortogonale della colonia, ad oggi la più evidente traccia percepibile della fase romana di Firenze. Firenze romana: storia di una città invisibile - Fondazione: Firenze, come città fondata nasce a seguito della legge agraria di Giulio Cesare del 59 a.C. quando appunto fu dedotta la Colonia di Florentia, materialmente effettuata però in età augustea tra il 30 e il 15 a.C., come recentemente confermato dalla sigillata aretina rinvenuta nelle fosse di fondazione della cinta muraria in via del Proconsolo. La colonia si trova lungo la riva destra del medio corso dell’Arno. - Impianto ortogonale: la colonia (480 x 420 m) venne fondata con il canonico orientamento astronomico NS e EO del kardo (via Roma-via Calimala) e del decumano (via Strozzi, via Speziali, via del Corso) il cui punto di incrocio corrisponde con la colonna dell’Abbondanza di piazza della Repubblica. Il diverso orientamento della centuriazione, divergente di 45 gradi nel territorio occidentale, deriva dalla sistemazione idrogeologica e agricola della piana di Sesto Fiorentino risalente alla più antica epoca etrusca. - Le mura erano realizzate in laterizio pieno su basamento in calcestruzzo con spessore di 2 m e telai rettangolari di rinforzo di 1 m di spessore con torri circolari sporgenti, in coppia in prossimità delle quattro porte principali, più altre inframurarie ad intervalli di 50 m circa. Il circuito murario seguiva ad Est l’attuale via del Proconsolo, sui lati settentrionale ed occidentale gli allineamenti del fianco settentrionale del Duomo e di via Cerretani e di via Tornabuoni. Più discusso il tracciato meridionale a causa delle numerose modifiche apportate all’impianto fin da questa fase; in ogni modo l’andamento non ortogonale è dovuto alla presenza dell’Arno di cui le mura seguivano la conformazione (da est seguiva il percorso di via Vacchereccia congiungendosi presso lo sbocco di Por S. Maria con la fauce della porta meridionale ivi ubicata, per proseguire lungo il tratto iniziale di via delle Terme. - L’organizzazione dello spazio urbano: lo spazio urbano della colonia, così definito e suddiviso in insulae di circa 60 x 60 m delimitate dalla maglia ortogonale del tessuto viario interno, a partire dall’età augustea cominciò pertanto a definirsi con la realizzazione di intraprese pubbliche e private di alto livello, per arrivare alla sua più completa definizione in età adrianea, quando la nuova una politica edilizia promossa sotto l’egida della casa imperiale, apportò la ristrutturazione di interi comparti urbani, come testimoniato dalla ripavimentazione in marmo della platea forense. Proprio il diffuso impiego del marmo, che venne ora a sostituirsi alla pietra locale utilizzata dai primi coloni, costituisce la cifra tecnica della nuova stagione adrianea. Testimonianza della importanza acquisita da Florentia agli albori del II sec. d.C. è la realizzazione della Cassia Nova che proprio in età adrianea venne a ricongiungersi direttamente con la colonia nei pressi dell’attuale Ponte Vecchio. - Il processo di urbanizzazione della colonia doveva tuttavia essere giunto a compimento già in età giulio-claudia, con la saturazione degli spazi edificabili all’interno delle mura e l’occupazione strutturata dell’immediato suburbio, come indicato dal rinvenimento di rivestimenti musivi immediatamente a nord della porta settentrionale della città. - Le infrastrutture: il processo di urbanizzazione venne assistito in primo luogo da una efficiente rete di servizi infrastrutturali, costituita da strade basolate, rinvenute per alcuni tratti e da una efficiente rete fognaria. Un ponte ligneo, sostituito in età adrianea da una struttura in pietra collegata alla Cassia Nova, consentiva l’attraversamento del fiume in prossimità del punto più stretto, coincidente con il settore terminale del cardine massimo. In età adrianea si provvide alla realizzazione dell’acquedotto che, in parte su archi, conduceva le acque sorgive della Val Marina (Calenzano), entrando in città da nord-ovest fino al citato caput aquae della città. Significativo, a questo proposito, l’odonimo via dell’Arcovata situata non lontano da Rifredi. Lungo la rete stradale in uscita si allineano invece i principali nuclei cimiteriali che “monumentelizzano” il suburbio. Presso piazza Mentana doveva infine essere collocato il porto fluviale, identificato tuttavia sulla base di una tradizione antiquaria. - L’edilizia pubblica: centro gravitazionale dell’edilizia pubblica era il foro dove erano ubicati il Capitolium e, alle spalle di esso, un grande edificio termale (appunto, le terme Capitoline), entrambi identificati a seguito delle ricerche del XIX secolo. È probabile che già nell’impianto augusteo della colonia fosse previsto il teatro, le cui sostruzioni radiali sono oggi parzialmente visibili sotto la fabbrica di Palazzo Vecchio. o Il foro: è inizialmente attraversato dal cardine e decumano come testimonia il rinvenimento di segni del passaggio delle ruote. In un primo momento in terra battuta o in pietra, in età adrianea è rivestito in lastre di marmo lunense ad una quota superiore di mezzo metro e chiuso al traffico pesante. L’ingresso sul lato meridionale è enfatizzato da un arco posto lungo il cardine principale, mentre il lato nord è delimitato da un muro di recinzione; il lato occidentale era occupato da un portico, mentre statue di magistrati ed epigrafi rinvenute in stato frammentario costituivano l’arredo di questo settore della colonia. o Capitolium: tempio di Giove, Giunone e Minerva, posto sul lato occidentale del foro, di cui sono state portate alla luce le fondazioni. L’edificio era costituito da un alto podio quadrangolare accessibile da una scalinata e risultava bipartito da un setto murario trasversale nel pronao e nelle tre celle retrostanti. Gli scavi ottocenteschi hanno consentito di recuperare materiale architettonico conservato presso il museo e di riconoscere due fasi edilizie del complesso che acquisì la sua forma definitiva intorno alla prima età imperiale. In prossimità del podio in età post-antica venne eretta la chiesa di S. Maria in Campidoglio, distrutta nel corso dell’Ottocento. o Fonte sotterranea: poco più a nord è stata identificata una fonte sotterranea accessibile attraverso una scalinata corredata dal rilievo votivo con divinità delle acque (fiume Arno o sacro Fons) e interpretabile come fonte pubblica di approvvigionamento idrico. o Terme Capitoline: le terme, installatesi a partire dalla prima età imperiale su un isolato della città occupato da abitazioni tardorepubblicane, vennero ad assumere il loro assetto definitivo in età adrianea, quando arrivarono a coprire un'area complessiva di 2400 mq. L'ingresso era posto sul lato meridionale, lungo il decumano massimo. Da qui si accedeva ad un ampio vestibolo pavimentato in marmo e dotato di vasca anch'essa rivestita in marmo. Sul lato ovest del vestibolo si apriva un ambiente riconosciuto in via ipotetica un apodyterium. Attraverso il vestibolo si raggiungeva il frigidario, rivestito in marmo e fiancheggiato dalle due vasche. In asse con il frigidario ed ad esso adiacente, era il tepidario, il cui piano pavimentale poggiava su suspensurae di circa 1 m. Il percorso termale si concludeva quindi con il calidario composto dalle due ampie sale a croce absidata dotate di una vasca laterale. Oltre a questo impianto, degno di nota è il complesso termale della Torre della Pagliazza, ancora visibile sotto la torre dalla caratteristica forma circolare, ed anch’esso interpretabile come edificio a destinazione pubblica. o Teatro: il teatro era ubicato nell’area oggi parzialmente occupata da Palazzo Vecchio, al di sotto del quale sono ancora visibili resti delle sostruzioni radiali. Le prospezioni effettuate all’interno del palazzo hanno consentito di collocare con esattezza la cavea e l’orchestra. Il rinvenimento di una testa marmorea giulio-claudia, da attribuire ad un ciclo scultoreo posto all’interno del teatro potrebbe suggerire una datazione dell’edificio nel pieno I sec. d.C. La ristrutturazione di età adrianea, oltre alla ripavimentazione in marmo del foro, determinò la costruzione dell’anfiteatro che, assieme ad altri complessi termali (terme di piazza Signoria, terme di Capaccio, Tempio di Iside) completarono la panoplia degli edifici pubblici di Florentia. I nuovi cantieri vennero ad occupare interi isolati a precedente vocazione residenziale, ridefinendo di fatto l’assetto topografico della colonia. o Anfiteatro: identificato presso piazza S. Croce, dunque nell’immediato suburbio, e ricalcato dalle fabbriche medievali. L’asse maggiore dell’ellisse sembra orientata nord-est sud-ovest e misurano una lunghezza complessiva di 113 m e di 90 m, mentre l’arena era caratterizzata da assi di 64 m x 40 m. La gradinata era suddivisa in summa ed ima cavea suddivise da un ambulacro centrale che percorreva tutta l’ellisse. Per tecnica edilizia e presenza di marmi, nonché per la posizione nell’immediato suburbio occupato e bonificato nella ristrutturazione di II sec. d.C. (cfr. odonimi medievali di via dell’Anguillara, via dell’Acqua e Isola delle Stinche), l’edificio si data all’età adrianea anche se mancano dati stratigrafici per confermare tale ipotesi di datazione. Anche in questo caso numerosi sono gli odonimi connessi alla fabbrica dell’anfiteatro: via Torta, via delle Burella, via del Parlascio. o Terme di Piazza Signoria: grande edificio termale di età adrianea indagato a più riprese nell’area di piazza della Signoria. La terma, rinvenuta nel lato nord ed est della piazza e impostata al di sopra di precedenti strutture edilizie a destinazione residenziale, costituiva il corpo centrale di un più articolato complesso che prevedeva una fullonica e una grande latrina pubblica. L’impianto termale, delimitato da un porticato esterno, era connotato da una organizzazione planimetrica in simmetria assiale: tra gli ambienti riportati alla luce sono stati individuati, da nord verso sud, un grande frigidario, gli ambienti di raccordo 2-3, il tepidario 4, il calidario circolare 5 e il laconico absidato 6. Le vasche erano caratterizzate da un rivestimento in lastre marmoree, mentre l’apparato decorativo dell’edificio era completato da stucchi e pitture parietali. - o Terme di Capaccio: a seguito delle distruzioni belliche che coinvolsero la zona di Ponte Vecchio, nell’immediato dopoguerra venne indagato un settore delle cosiddette terme di Capaccio, collocate nell’area di via Por S. Maria nel quadrante meridionale della colonia connotato dalla presenza del caput aquae, da cui il nome delle terme. Il complesso termale fu edificato intorno ai primi decenni del II secolo d.C. in un’area già precedentemente urbanizzata, come dimostrano alcuni pavimenti in cementizio rinvenuti al di sotto delle strutture di II secolo. Tra le strutture portate alla luce, si segnalano due pavimenti musivi e uno in opus sectile, pertinenti a tre ambienti, ed elementi di decorazione architettonica e statuaria. o Tempio di Iside: presso piazza S. Firenze vennero alla luce parti della decorazione dedicati ad Iside dalla liberta Aufidia e databile al II sec. d.C., la cui collocazione non è tuttavia certa. L’’edilizia privata: rispetto agli edifici pubblici, meno nota è l’edilizia privata, testimoniata soltanto da rinvenimenti puntiformi sotto forma di strutture murarie o pavimenti musivi, in cementizio o in marmo in parte anche sovrapposti. Le uniche domus scavate in modo estensivo e di cui è nota, pur parzialmente, la planimetria (area di piazza S. Giovanni e area di piazza della Repubblica) sono caratterizzate dal classico impianto ad atrio con impianto assiale fauci-atrio-tablino tipico della casa romana di età repubblicana e primo imperiale. Sfugge quasi completamente, invece, l’edilizia povera e più precaria in quanto legata a materiali più deperibili, e la stessa edilizia residenziale delle fasi più tarde della colonia.