Pagine di Cinema Capolavori della letteratura

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Pagine di Cinema Capolavori della letteratura
PROVINCIA DI CAGLIARI
PROVINCIA DE CASTEDDU
Assessorato alla Cultura, Identità, Spettacolo e Sport
BIBLIOTECA PROVINCIALE
“La Biblioteca va al Parco”
i n c ol l a bora zi one con
Società Umanitaria di Cagliari
presenta
Pagine di Cinema
Capolavori della letteratura sullo schermo
… non solo Noir
Calendario delle proiezioni
Giovedì 23 luglio 2009
IL PROMONTORIO DELLA PAURA
di John Lee Thompson, Usa,1962 - dal romanzo “The Executioners” (Il promontorio della
paura del 1957) di John D. MacDonald
Giovedì 30 luglio 2009
PROIBITO
di Mario Monicelli, Italia, 1954 - dal romanzo “La madre” (1920) di Grazia Deledda
Giovedì 6 agosto 2009
ZAZIÉ NEL METRÒ
di Louis Malle, Italia, 1960 - dal romanzo “Zazie dans le métro” (Zazié nel metrò del 1959)
di Raymond Queneau
Giovedì 20 agosto 2009
ORE DISPERATE
di William Wyler, Usa, 1955 - dal romanzo “Ore disperate” (The Desperate Hours del
1954) di Joseph Hayes
Giovedì 27 agosto 2009
SABRINA
di Billy Wilder, Usa, 1954 - dalla commedia “Sabrina Fair : a woman of the world” (1953) di
Samuel A. Taylor
Giovedì 3 settembre 2009
LA VITA AGRA
di Carlo Lizzani, Italia, 1964 - dal romanzo “La vita agra” (1962) di Luciano Bianciardi
Giovedì 10 settembre 2009
I DIABOLICI
di Henri-Georges Clouzot, Francia, 1954 - dal romanzo “I diabolici” (Celle qui n'était plus
del 1952) di Pierre Boileau e Thomas Narcejac
Giovedì 17 settembre 2009
LA FUGA
di Delmer Daves, Usa, 1947 - dal romanzo “Giungla umana” (Dark Passage del 1946) di
David Goodis
SCHEDE DEI FILM
IL PROMONTORIO DELLA PAURA
Tit. or.: Cape Fear - Regia: J. Lee Thompson. - Soggetto: John D. MacDonald Sceneggiatura: James R. Webb - Montaggio: George Tomasini - Fotografia: Sam Leavitt Cast: Gregory Peck, Robert Mitchum, Polly Bergen, Martin Balsam, Lori Martin, Jack
Kruschen, Telly Savalas - Durata: 105 min. ; b/n - Produzione: USA 1962.
Candy, un malvivente depravato, condannato per violenze ad una donna, vuol vendicarsi
di chi ha testimoniato al suo processo: un noto ed onesto avvocato di Baltimora. Per
questa ragione Candy, uscito di carcere, si reca dal professionista e gli rivela il suo piano:
lo colpirà nella moglie e nella figlia che, prima o poi, farà vittime della sua violenza. La
polizia non ha prove per proteggere la famiglia dell'onesto cittadino che, nel frattempo,
Candy terrorizza con ben dosata crudeltà. Infine viene teso un agguato nel quale Candy
cade dopo un seguito di violenze e di colpi di scena.
Tratto dal romanzo The Executioners di John D. MacDonald, è un efficace esempio di
suspense che s'affida soprattutto al minaccioso e perverso sessappiglio di R. Mitchum e
alle musiche di B. Hermann. In assoluto il miglior film di J.L. Thompson. Rifatto nel 1991
con Cape Fear-Il promontorio della paura.
PROIBITO
Regia: Mario Monicelli - Soggetto: Grazia Deledda – Sceneggiatura: Suso Cecchi d'Amico,
Mario Monicelli, Giuseppe Mangione – Fotografia: Aldo Tonti, Luciano Tonti – Musiche:
Nino Rota (arrangiamento), Brani dalla Sinfonia di Johannes Brahms. Musiche dirette da
Franco Ferrara – Montaggio: Adriana Novelli - Cast: Henry Vilbert, Amedeo Nazzari, Mel
Ferrer, Lea Massari, Paolo Ferrara., Antonio Gradoli, Marco Guglielmi, Manlio Busoni,
Henri Vilbert, Eduardo Ciannelli, Mimmo Palmara, Aldo Pini - Durata: 100 min. –
Produzione: Italia 1954.
Don Paolo, prete sardo, torna a casa come parroco nel paese natio, dilaniato da odi e
vendette. Cerca di ristabilire la pace e la fiducia nella legge e di dissuadere Agnese,
innamorata di lui. Ci riesce, ma è dura. Nell'impianto figurativo e narrativo del film, nella
sua vaga impronta western, favorita dall'intensa bellezza del paesaggio, il personaggio di
Nazzari ha, rispetto agli altri un po' sfocati, coerenza e vitalità. 1° film di L. Massari (1934)
e 2° diretto da Monicelli solo senza Steno. Tratto dal romanzo La madre (1920) di Grazia
Deledda, sceneggiato con Suso Cecchi D'Amico e Giuseppe Mangione.
ZAZIÉ NEL METRÒ
Regia: Louis Malle - Soggetto: Raymond Queneau – Sceneggiatura : Louis Malle, JeanPaul Rappeneau – Fotografia: Henri Raichi – Musiche: Andre' Pontin, Fiorenzo Carpi –
Montaggio: Kenout Peltier - Cast: Catherine Demongeot, Philippe Noiret, Hubert
Deschamps, Carla Marlier, Annie Fratellini, Marc Doelnitz, Nicolas Bataille, Irene Chabrier,
Yvonne Clech, Odette Picquet, Jacques Dufilho, Vittorio Caprioli, Antoine Robot, J.P.
Poster, Virginie Merlin, Louis Lalanne, Christine Howard, Jacques Gheusi, Paul Vally, J.Y.
Bouvier, Sacha Distel, Georges Faye
Jacqueline Doyen, Arlette Balkis, Little Bara – Durata: 92 min. - Produzione: Francia, Italia,
1960.
Zazie, una impertinente bambina di dodici anni, trascorre due giorni A Parigi a casa di
alcuni parenti in modo che la madre possa passare un po' di tempo col suo amante. Zazie,
abituata a vivere in provincia, sogna di andare in metrò e quando lo trova chiuso per
sciopero sfugge alla custodia dello zio. L'incontro con vari personaggi stravaganti scatena
le sue argute osservazioni che rivelano l'assurdità del mondo degli adulti. Al termine del
suo soggiorno dirà "Sono invecchiata".
Nello spericolato tentativo di trasformare la comicità verbale del romanzo (1959) di
Raymond Queneau in buffoneria visiva, Malle casca in piedi. Da godere a frammenti, in
mezzo a un disordine premeditato e a molte invenzioni.
ORE DISPERATE
Titolo originale: The Desperate Hours - Regia: William Wyler – Soggetto, Sceneggiatura:
Joseph Hayes – Fotografia: Lee Garmes – Musiche: Gail Kubik – Montaggio: Robert
Swink - Cast: Fredric March, Humphrey Bogart, Gig Young, Mary Murphy, Robert
Middleton, Dewey Martin, Martha Scott – Durata: 112 min. ; b/n – Produzione: USA 1955.
Griffith, un pericoloso bandito, evade dal penitenziario insieme ad altri due detenuti, suo
fratello Hal ed il grasso Kobish. I tre rubano una macchina e si rifugiano nella casa di un
onesto cittadino, Daniel C. Hilliard, del tutto estraneo alla loro vicenda. La macchina rubata
è stata nascosta nel garage dell'uomo e i tre malfattori, mentre tengono in ostaggio l'intera
famiglia Hilliard, attendono che un'amica di Griffith procuri loro del denaro perché possano
fuggire lontano. Tuttavia, anche se la polizia ha perso le loro tracce le ore passano lunghe
e angosciose, il denaro non arriva all'ora stabilita e la situazione si fa di momento in
momento più insopportabile fino a che la lunga e inutile attesa deprime il morale dei tre
delinquenti che allentano i vincoli che li tengono uniti. Il fratello di Griffith chiede ed ottiene
di andarsene da solo, ma incappa nella polizia e viene ucciso. La pistola che aveva in
pugno appartiene a Daniel e diventa un indizio importante per la polizia che arriva così a
circondare la casa di quest'ultimo, che nel frattempo è andato a prendere il denaro per i
banditi lasciando moglie e figlio nelle mani degli evasi. Fermato dagli agenti fuori della sua
abitazione Hilliard collabora con le forze dell'ordine per mettere in salvo i suoi i familiari.
Solido, claustrofobico e un po' prolisso esercizio di suspense psicologica, servito da
un'ottima squadra di attori tra i quali spicca F. March. Scritto da Joseph Hayes, che ne
aveva già fatto un romanzo (1954) e un copione teatrale (1955), è stato rifatto nel 1990 da
Michael Cimino.
SABRINA
Regia: Billy Wilder – Soggetto: Samuel A.Taylor – Sceneggiatura: Billy Wilder, Samuel
A.Taylor, Ernest Lehman – Fotografia: Charles Lang – Musiche: Frederick Hollander,
Richard Rodgers – Montaggio: Arthur P. Schmidt - Cast: William Holden, Humphrey
Bogart, Audrey Hepburn, Martha Hyer, John Williams. Francis X. Bushman, Walter
Hampden, Joan Vohs, Marcel Dalio, Marcel Hillaire, Nella Walker, Ellen Corby – Durata:
113 min.; b/n – Produzione: USA, 1954.
Dalla commedia Sabrina Fair (1953) di Samuel A. Taylor. Per dimenticare il figlio del
padrone di cui è innamorata fin da ragazzina, la figlia dell'autista di una ricca famiglia
americana va a studiare a Parigi. Trasformata in una donna di classe e gran fascino, torna
due anni dopo e fa innamorare tutti e due i padroni, lo scapestrato e il serio. Sarà il
secondo che la porterà all'altare. Una delle commedie meno “cattive” di B. Wilder, tra le
più deboli e sicuramente la più zuccherata e convenzionale che, comunque, inietta
sagacemente i suoi veleni in un contesto di squisita piacevolezza e di frivola intelligenza.
Uno dei 2 protagonisti maschili è fuori parte (H. Bogart), l'altro (W. Holden) fuori tono.
Consacrò A. Hepburn come star. Oscar ai costumi di Edith Head.
LA VITA AGRA
Regia: Carlo Lizzani – Soggetto: Luciano Bianciardi – Sceneggiatura: Sergio Amidei,
Luciano Vincenzoni, Carlo Lizzani – Fotografia: Erico Menczer – Musiche: Piero Piccioni –
Montaggio: Franco Fraticelli - Cast: Ugo Tognazzi, Giovanna Ralli, Giampiero Albertini,
Rossana Martini, Giuliana Rivera, Elio Crovetto, Pippo Starnazza, Enzo Jannacci - Durata:
100 min. ; b/n – Produzione: Italia, 1964.
Addetto ai servizi culturali di una grande miniera, Luciano Bianchi viene licenziato. Per
vendicare se stesso ed i minatori periti in una grave sciagura, Luciano si reca a Milano
deciso a far saltare con la dinamite l'imponente grattacielo dove ha sede la società
mineraria. Qui incontra Anna, giovane corrispondente di un giornale di sinistra, della quale
s'innamora. Per poter vivere, Luciano s'adatta a fare il traduttore per una casa editrice, ma
troverà la sua fortuna inserendosi brillantemente nella produzione di slogan pubblicitari. La
sua genialità in questo lavoro, che egli tuttavia disprezza, gli varrà un'ottima assunzione
presso la stessa società che lo aveva licenziato. La vecchia vendetta è ormai dimenticata
e con essa la moglie ed il figlio che Luciano ha lasciato in provincia. Con Anna egli intende
costruirsi una vita borghesemente comoda, ma l'amore tra i due svanisce con la ricchezza
raggiunta. Alla stazione Luciano dà l'addio ad Anna e subito dopo accoglie la moglie ed il
figlio, giunti a Milano per stabilirvisi definitivamente.
“Tratto dal romanzo di Bianciardi, il film risente della sua origine letteraria, soprattutto
nell'eccessiva verbosità dei personaggi che rallenta notevolmente, a volte, il ritmo
narrativo. La necessità di dare corpo all'esile trama, ha indotto il regista ad inserire nel film
un numero eccessivo di divagazioni e di trovate non sempre coerenti con le intenzioni
satiriche dell'assunto. Di buon livello la interpretazione dei due personaggi."
I DIABOLICI
Titolo originale: Les diaboliques - Regia: Henri-Georges Clouzot – Soggetto,
Sceneggiatura: Boileau-Narcejac, Jérôme Géronimi, René Masson, Frederic Grendel,
Henri-Georges Clouzot – Fotografia: Armand Thirard – Musiche: Georges Van Parys Cast: Simone Signoret, Paul Meurisse, Charles Vanel, Vera Clouzot, Michel Serrault –
Durata: 114 min. ; b/n – Produzione: Francia, 1954.
Alla periferia di Parigi sorge il collegio maschile Delassalle, un modesto collegio, che però
gode di un'ottima reputazione. Il suo direttore, Michel Delassalle, ex campione sportivo, é
noto per la sua severità: non solo gli alunni, ma anche gli insegnanti devono sottomettersi
senza discutere alla sua tirannia. Del corpo insegnante fa parte anche la bella e giovane
moglie del direttore, Cristina; col suo denaro Michel ha fondato a suo tempo il collegio.
Anche Nicole Horner, un'insegnante espulsa dalle scuole statali, comprende fin dal suo
arrivo che è impossibile opporsi alla prepotenza di Michel. Essa, diviene l'amante del
direttore, che la aizza contro la propria moglie. Ma Cristina e Nicole soffrono entrambe per
i maltrattamenti di Michel, cosicché alla fine le due rivali divengono alleate e decidono di
liberarsi del loro comune nemico. Per ucciderlo esse architettano un piano, che verrà
attuato in una casa isolata a Niort, dove le due donne trascorrono alcuni giorni di vacanza.
Con una telefonata Delassalle viene attirato nel tranello e quando giunge Cristina gli offre
un liquore, in cui ha versato del narcotico. Bevutolo, Delassalle sviene, é trascinato nella
stanza da bagno, soffocato nella vasca, quindi trasportato nella scuola e abbandonato
nella piscina. Passano alcuni giorni: nessuno ancora si è accorto della presenza del
cadavere. Cristina ordina di vuotare la piscina; ma del cadavere non si trova traccia. Le
due donne sembrano impazzite: alcuni indizi fanno pensare che il presunto morto sia vivo.
Nicole decide di lasciare il collegio. Cristina, costretta a letto da gravi disturbi di cuore,
s'accorge una notte che lo studio di Delassalle è illuminato. Col coraggio della
disperazione essa giunge fino alla porta dello studio, abbassa la maniglia... e... cosa
scopre?
Con un ottimo ritmo e una suspense ininterrotta, questo dramma criminale si srotola
attorno alle due bravissime protagoniste, lo spettatore è con loro, attento e partecipe.
Tratto dal romanzo Celle qui n'était plus (1952) di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, ha il
torto di puntare troppo sulla sorpresa. Il gioco è abile, ma il giocatore bara. Rifatto a
Hollywood come Diabolique nel 1996. Premio Delluc 1955.
LA FUGA
Titolo originale: Dark Passage - Regia: Delmer Daves – Sceneggiatura: Delmer Daves –
Musiche: Franz Waxman - Cast: Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Agnes Moorehead,
Bruce Bennett, Tom D'Andrea, Clifton Young, Douglas Kennedy, Rory Mallinson, Houseley
Stevenson – Durata: 106 min. ; b/n - Produzione: USA, 1947.
A Vincent Parry, condannato ingiustamente per uxoricidio, non resta che una possibilità: la
fuga, nella speranza di dimostrare la propria innocenza scoprendo da solo l'assassino. La
galera lo ha reso duro, ma questo non basta per sopravvivere quando si è braccati dalla
polizia. Per sua fortuna Irene Jansen, una donna giovane e ricca che si è interessata al
suo caso, lo aiuta a superare i posti di blocco. Anche Sam, un tassista che riconosce Parry
dopo averlo preso a bordo, è convinto della sua innocenza e lo conduce da un chirurgo
plastico. Dopo l'operazione, trovando assassinato l'unico amico disposto ad aiutarlo, Parry
si rifugia in casa di Irene, scoprendo che questa conosce alcune delle persone la cui
testimonianza gli è stata fatale al processo. Dopo qualche giorno, Parry riprende le
indagini con un volto nuovo. Oltre che dalla polizia, deve guardarsi da un malvivente che
ha scoperto il suo segreto e intende ricattarlo. È proprio quest'ultimo a fornirgli l'indizio
decisivo per risolvere il mistero. Ma il suicidio del colpevole impedisce a Vincent di provare
la propria innocenza, costringendolo a rifugiarsi in Perù, dove con Irene potrà cominciare
una nuova vita. Piuttosto elementare per quanto riguarda il "chi è stato", dato l'esiguo
numero dei personaggi sospettabili, il film punta invece sulla tensione della caccia
all'uomo, vissuta dal punto di vista di Parry con un impiego rimasto celebre della ripresa in
soggettiva. Il volto di Parry resta in ombra o nascosto dietro le bende, visibile soltanto nelle
fotografie sui giornali, fino a quando non assume definitivamente le fattezze di Bogart.
Insolita per l'epoca, e per i vincoli del codice Hays, anche la luce in cui vengono presentati
i poliziotti: più persecutori che tutori della legge. Una visione kafkiana consona alla
personalità del "giallista maledetto" David Goodis, dal cui romanzo Giungla umana ( Dark
Passage) è tratto il film. Un pessimismo temperato tuttavia dalla presenza di singoli
coraggiosi cittadini pronti ad aiutare il protagonista e, naturalmente, da un opportuno lieto
fine.