ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA DELLA

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ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA DELLA
ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA
DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA
RASSEGNA STAMPA
20-26 giugno 2016
RASSEGNA STAMPA ENPAPI (20-26 giugno 2016)
ATTIVITÁ GOVERNATIVA, PARLAMENTARE E POLITICA
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Al catasto nazionale infrastrutture
Comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo economico - Roma, 20 giugno 2016.
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.139 del 16 giugno 2016 il decreto che istituisce il Sistema
informativo nazionale federato delle infrastrutture (SINFI). Il SINFI, che sarà gestito dal Ministero
dello Sviluppo economico, conterrà tutte le informazioni relative alle infrastrutture presenti sul
territorio, sia nel sottosuolo che nel sopra suolo, e permetterà di velocizzare lo sviluppo delle reti
a banda ultralarga e risparmiare sui costi di posa della fibra. Il decreto, che attua le disposizioni
del decreto legge 12 settembre 2014 n.133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre
2014 n.164, e del decreto legislativo n. 33/2016, definisce le regole tecniche e le modalità per la
costituzione, la consultazione e l’aggiornamento dei dati territoriali detenuti dalle pubbliche
amministrazioni e dai soggetti proprietari o concessionari di infrastrutture di gas, luce, acqua e
telecomunicazioni. Le amministrazioni pubbliche avranno a disposizione 180 giorni dalla
pubblicazione del decreto per comunicare le informazioni al Catasto, 90 i giorni a disposizione
degli operatori.
NOVITÁ SU LAVORO, WELFARE E PENSIONI
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Furlan, previdenza e lavoro risposte vere per italiani
(ANSA) - BARI, 20 GIU - "Abbiamo recentemente aperto con il governo un tavolo di confronto sulla
previdenza e sul lavoro, due temi assolutamente importanti che racchiudono tante risposte ai
bisogni veri degli italiani". Lo ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, parlando
a Bari con i giornalisti a margine del Consiglio generale interregionale che eleggerà il nuovo
segretario della Cisl di Puglia e Basilicata. "Mi auguro che tutti i soggetti sociali, a partire dai
sindacati confederali, ed il Governo poi in modo particolare, vogliano davvero fare cose serie.
Abbiamo oltre 8 milioni di lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto ed è urgente
provvedere perché - secondo Furlan - è una questione di giustizia sociale e di dignità dei
lavoratori. Rinnovare i contratti significa anche trovare un modo per rivalutare le pensioni e per
sostenere le imprese italiane. Lo è perché tolto il 25 per cento delle imprese italiane che in questi
anni di crisi hanno saputo stare nei mercati internazionali, facendo dell'export un modo per
andare avanti bene, resta il 75% che produce per i consumi interni". "Occorre ricominciare a
lavorare - ha concluso Furlan - mettendo al centro il bene comune".
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Pensioni: Barbagallo, molti temi ancora aperti
(ANSA) - ROMA, 20 GIU - Sul tema delle pensioni "è stata data molta enfasi all'Ape, soprattutto per
chi può sceglierlo per convenienza, noi invece vogliamo occuparci dei lavoratori che hanno
esigenza come quelli che escono per le ristrutturazioni, i lavoratori precoci e gli esodati. Di questi
temi si è parlato poco, abbiamo ancora molto da discutere". Lo ha detto il segretario generale della
Uil Carmelo Barbagallo parlando del prossimo incontro con il Governo. Barbagallo ha precisato che
"occorreranno risorse da portare per diversi anni e non solo per l'anno prossimo". "E' positivo - ha
aggiunto il segretario Uil - che Renzi dica che c'è da rinnovare il contratto dei dipendenti pubblici,
spero che si apra presto il confronto e mi auguro anche che Federmeccanica abbandoni la linea
oltranzista".
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Renzi,ha vinto M5s ed è voto cambiamento no di protesta
(ANSA) - ROMA, 20 GIU - "Una vittoria molto netta e indiscutibile dei Cinque stelle". Matteo Renzi
non prova a "coprire" la fotografia: Virginia Raggi e Chiara Appendino sono sindaci di Roma e
Torino, dopo aver strappato le due città al Pd. E così nel pomeriggio il premier riconosce: dal voto
dei ballottaggi, sia pure a valenza "locale", emerge il successo M5s come "elemento nazionale
molto forte". Non solo. "Non è un voto di protesta ma di cambiamento", afferma il premier. E per
una volta Beppe Grillo è assolutamente d'accordo: "Non è una protesta, è un cambiamento", dice
raggiante il fondatore del Movimento. E aggiunge: "Ora voliamo verso il governo". All'indomani del
voto, il Pd avvia quella che Renzi annuncia come una "riflessione" e una discussione interna "vera,
franca e sincera". A Roma Raggi è sindaco con il doppio dei voti di Roberto Giachetti ("Il Pd di
'mafia capitale' è all'origine della sconfitta", sostiene Matteo Orfini). A Torino Appendino strappa a
Piero Fassino, staccandolo di nove punti, il governo di una città di centrosinistra da oltre venti
anni. A Napoli, dove il Pd è fuori dal ballottaggio, l'arancione Luigi De Magistris festeggia una
riconferma "contro i poteri e gli apparati", doppiando lo sfidante di centrodestra Gianni Lettieri. A
Trieste il centrodestra guidato da Roberto Dipiazza strappa il municipio al sindaco Pd uscente
Roberto Cosolini. Sconfitte pesanti per il partito di Renzi, che quasi offuscano le vittorie. Da
Milano, dove Beppe Sala vince staccando di misura Stefano Parisi (51,7% a 48,3%), a Bologna, dove
Virginio Merola (54,6%) si riconferma contro Lucia Borgonzoni (45,3%). L'esultanza dei Cinque
stelle a Roma e Torino fa esplodere le tensioni latenti nel Pd: la minoranza questa volta non fa
sconti. E' una "sconfitta severa che merita risposte chiare", dice Gianni Cuperlo. E mentre Pierluigi
Bersani non nasconde l'amarezza, Roberto Speranza afferma che è finito il tempo "dell'arroganza:
serve un cambio di rotta nelle politiche del governo e nella gestione del partito". Sotto accusa, il
doppio incarico del premier: "Renzi si dimetta da segretario", arriva a chiedere Davide Zoggia. La
sinistra chiede al Nazareno di abbandonare Verdini e sposare lo "schema Milano": centrosinistra
unito. E invoca a gran voce modifiche all'Italicum. Cambiare la legge elettorale "non è all'ordine del
giorno", taglia corto Renzi. E per una riflessione interna rinvia alla direzione di venerdì: "A me
emozionano sempre le lasagne della nonna - dice dopo aver incontrato lo chef Massimo Bottura ma bisogna coniugare i valori con la capacità di aprirsi al nuovo senza scadere nel nuovismo". Il
premier intanto fa gli auguri ai sindaci, a partire da Raggi: "C'è totale impegno del governo a
collaborare con tutti", afferma. E aggiunge che non hanno vinto i populismi ma "l'ansia di
cambiamento". Ovunque, anche dove ha prevalso il Pd: perciò l'azione del governo "va avanti".
Poco lontano da Palazzo Chigi, in Campidoglio, i Cinque stelle festeggiano: "Cambia tutto, ora
tocca a noi", promette Raggi. E Appendino a Torino annuncia un rovesciamento di linea, dal no alla
Tav ai vertici delle partecipate. "Da una parte i partiti tutti insieme e di qua noi, da soli. Ora
l'obiettivo è cambiare quota e puntare alla guida dell'Italia", pensa in grande Grillo. Mentre Luigi Di
Maio invia messaggi rassicuranti ai governi stranieri: "Venite a conoscerci". Dal centrodestra,
intanto, si fa notare l'analisi di Angelino Alfano: "Il vecchio centrodestra come lo abbiamo
conosciuto non esiste più: c'è il tentativo di Matteo Salvini di far nascere una destra estrema, noi
dobbiamo far nascere un'area liberale e popolare che sia competitiva". "Per Alfano non c'è posto
nel centrodestra che ho in mente - replica il leader della Lega - credo che si voterà per le politiche
la primavera prossima. Io lavoro all'unità del centrodestra, col traino della Lega non ce n'è per
nessuno". Forza Italia intanto rivendica i "buoni risultati dei moderati". Prossimo appuntamento, il
referendum costituzionale di ottobre: in gioco, la vita del governo.
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Pensioni: Padoan, costo Ape per mantenere stabilità sistema
(ANSA) - ROMA, 21 GIU - "La stabilità del sistema pensionistico è un bene di tutti e questo va
preservato". Lo afferma il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, intervistato da Giovanni Floris
a diMartedì. L'Ape, evidenzia il ministro, "dà libertà di scelta", se un lavoratore decide di andare in
pensione prima "deve pagare un costo non per cattiveria ma perché tutti possano beneficiare di un
sistema pensionistico solido".
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Pensioni: Iocca(Civ Inps), bene Ape, è un fatto di giustizia
(ANSA) - FIRENZE, 22 GIU - "Se uno preferisce fare il nonno e non più il lavoratore dipendente,
qualcosa deve lasciare sul piatto". Lo ha detto Pietro Iocca, presidente del Civ Inps, a proposito del
meccanismo dell'Ape per la flessibilità in uscita dal lavoro ipotizzato dal governo. "Credo sia un
fatto di giustizia sociale - ha affermato, a margine della presentazione del Bilancio sociale 2015 di
Inps Toscana - a fronte di una agevolazione come quella di lasciare il lavoro in anticipo, bisogna
lasciare anche qualcosa, a fronte di un altro signore che ha preferito completare la propria carriera
per arrivare alla meritata pensione". Secondo Iocca "la discussione, l'apertura del ministro Poletti
nei confronti della rappresentanza sindacale, è significativa: la discussione non complica mai le
cose, vuol dire trovare la giustezza degli argomenti e delle misure per venire incontro alle varie
istanze". Il presidente del Civ Inps auspica analogo atteggiamento sulla questione dei voucher:
"L'aumento esponenziale del loro utilizzo deve essere registrato meglio".
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Migranti: loro lavoro vale 120 mld euro, 8,7% del Pil
(ANSA) - ROMA, 22 GIU - Il lavoro degli stranieri in Italia ha superato nel 2015 il valore di 120
miliardi di euro, pari all'8,7% del Pil. La presenza di immigrati ha, negli anni di espansione (1998-
2007), innalzato la crescita cumulata del Pil di 3,9 punti percentuali (dal 10,5% al 14,4%) e, negli
anni della crisi (2008-2015), limitato la sua discesa di tre punti (da -10,3% a -7,3%). E' quanto
evidenzia il rapporto 'Immigrati: da emergenza a opportunità', realizzato dal Centro studi
Confindustria. Le migrazioni internazionali, sottolinea il rapporto, sono un'opportunità sia per chi
lascia il proprio Paese in cerca di migliori condizioni di vita sia per le nazioni ospitanti, per lo più
avanzate, dove l'invecchiamento demografico alimenta il conflitto di interessi intergenerazionale,
minaccia la sostenibilità dei sistemi di welfare e rallenta il progresso economico. Dal 2000 ad oggi
la popolazione italiana sarebbe diminuita senza l'apporto degli immigrati, il cui peso sui residenti
è salito dal 3,7% al 9,7%. Anche per questa ragione, segnala Confindustria, "vanno combattuti i
pregiudizi contro gli stranieri, sia con l'aiuto dei dati reali, che delineano un quadro diverso da
quello che spesso appare sui media, sia con proposte concrete in grado di favorire l'integrazione".
Rispetto alla popolazione autoctona, in Italia, gli stranieri sono più giovani, partecipano più
attivamente al mercato del lavoro e si concentrano nelle aree geografiche maggiormente
dinamiche. A differenza di quelli in altri Paesi avanzati gli immigrati in Italia sono poco istruiti e,
persino quando hanno una laurea o un diploma, tendono a svolgere lavori non qualificati e meno
remunerati, poco appetibili per i 'nativi'. Gli stranieri sono quindi più vulnerabili al rischio povertà
e più esposti al ciclo economico. E per le stesse ragioni, raramente sottraggono lavoro agli
autoctoni (come crede invece quasi il 40% degli italiani). Al contrario, aiutano a crearlo e a renderlo
più produttivo. Sia spingendo i lavoratori italiani verso specializzazioni più complesse e meglio
remunerate sia sollevandoli, soprattutto se donne, da compiti domestici e assistenziali che
riducono la partecipazione al mercato del lavoro. Confindustria propone quindi un piano d'azione
su tre fronti che punta a riattivare i flussi incoraggiando gli arrivi di stranieri qualificati e
arginando l'immigrazione irregolare. A livello nazionale, occorre superare le rigidità del sistema a
quote sia sburocratizzando ulteriormente le procedure sia consentendo di aggiornare i numeri dei
decreti flusso anche "ex-post", per tener conto della domanda di lavoro effettiva (e non solo di
quella prevista). A livello europeo è necessario appoggiare la proposta della Commissione che mira
a sostituire e semplificare gli schemi nazionali esistenti per la concessione della Blue Card,
strumento che consente ai lavoratori altamente qualificati di ottenere un permesso di soggiorno
triennale. Infine, occorre finanziare, anche con l'emissione di obbligazioni europee, la proposta del
Governo italiano (Migration Compact), che prevede il sostegno economico per i Paesi che
controllano il flusso in uscita e reprimono il traffico illegale di migranti.
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Pensioni: Poletti, Ape possibilità per tutti, anche statali
Roma, 23 giu. (askanews) - L'Ape, l'anticipazione pensionistica che il Governo intende introdurre
per flessibilizzare l'uscita dal lavoro, "è una possibilità per tutti i cittadini. Tutti hanno titolo a fare
una valutazione e possono decidere di uscire prima". Lo ha affermato il ministro del Lavoro,
Giuliano Poletti, rispondendo in conferenza stampa al termine di una riunione con i sindacati
sull'ipotesi che l'Ape possa essere chiesta anche dai lavoratori pubblici e dagli autonomi. Poletti ha
poi sottolineato che il confronto con il sindacato "si è sviluppato nel merito sulle materie all'ordine
del giorno. Abbiamo definito i perimetri e le problematicità. C'è stato uno scambio di opinioni e ci
sono ora elementi che utilizzeremo in questi giorni per gli approfondimenti". Il ministro del Lavoro
non è però voluto entrare nel merito dei dettagli tecnici, ma si è limitato a dire che c'è un "buon
metodo di lavoro. Stiamo facendo passi avanti". Naturalmente - ha aggiunto - "ci sono posizioni
convergenti e divergenti, ma questa è la natura del confronto. Andiamo avanti definendo le
materie su cui lavorare. Nel merito non c'è niente da commentare perchè il confronto è in corso".
Rispondendo inoltre a una domanda sui lavoratori precoci, Poletti ha ricordato che "il punto è in
discussione".
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Pensioni:Damiano,ok confronto governo - sindacati per nodi
(ANSA) - ROMA, 23 GIU - "È positivo che il confronto tra Governo e sindacati sul tema della
previdenza prosegua e, per approssimazioni successive, chiarisca alcuni nodi di fondo". Lo
dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. "Il primo - spiega - è
che la flessibilità delle pensioni riguarda tutti i lavoratori: dipendenti pubblici e privati ed
autonomi, come ha dichiarato il ministro Poletti. Il secondo punto da considerare, è che il Governo
intende individuare meccanismi che riducano al minimo le penalizzazioni ed i costi finanziari. Per
noi, le categorie più deboli (disoccupati, precoci, addetti a lavori usuranti ed invalidi), non
debbono essere gravate di alcun onere. Inoltre occorre, parallelamente, risolvere il problema degli
esodati con l'ottava ed ultima salvaguardia". "Non chiediamo di sfondare il tetto dei 172.000
salvaguardati o di stanziare nuove risorse: i numeri ed i soldi ci sono nel Fondo esodati e non
sarebbe sopportabile alcuno scippo", conclude.
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Banche: Inarcassa, fondo Atlante? Non ci interessa investire
(ANSA) - PALERMO, 23 GIU - "Nell'Adepp (Associazione degli Enti previdenziali privati, ndr) si è
levata la voce lapidaria e messa a verbale di Inarcassa, che ha detto che l'investimento nel fondo
Atlante non ci interessa". Così il presidente della Cassa di ingegneri ed architetti, Giuseppe
Santoro. "Poiché da parte del governo c'è interesse nei confronti delle Casse", viste come "mucche
da mungere - aggiunge parlando al congresso degli ingegneri, a Palermo - mettiamo, allora, sul
tavolo la questione della tassazione al 26% sui rendimenti finanziari" che grava sugli Enti, pure se
"noi paghiamo pensioni, non facciamo speculazione". E, chiude Santoro, "vediamo se qualcuno è
disposto a ridurla".
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Pensioni: sindacati a Poletti,non parliamo solo di Ape
(ANSA) - ROMA, 23 GIU - Il confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza prosegue su tutti i
temi posti dai sindacati nella piattaforma, dai lavoratori precoci alle ricongiunzioni onerose, ma
resta ancora "lontano" dal dare soluzioni ai problemi. "Siamo lontani - ha detto la leader Cgil,
Susanna Camusso - dal dire che ci sono risposte e soluzioni. Non siamo l'ufficio mutui. Ci
occupiamo di previdenza non di mutui". Oggi non si è parlato di anticipo pensionistico (l'Ape), la
proposta allo studio del Governo sulla possibilità per chi è a meno di tre anni dalla pensione di
vecchiaia di anticipare la messa a riposo grazie a una sorta di prestito da restituire in 20 anni, ma
il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nella conferenza stampa ha assicurato che la possibilità di
utilizzarlo varrà per tutti, anche quindi per i lavoratori pubblici e per quelli autonomi. "Abbiamo
sviluppato un confronto di merito - ha detto Poletti - ci siamo scambiati opinioni, le useremo per
fare approfondimenti di merito. Mi pare un buon metodo di lavoro. Ci sono posizioni convergenti e
divergenti ma questa è la natura del confronto". Poletti ha confermato l'intenzione di prevedere
sgravi fiscali per le fasce più deboli come i lavoratori che perdono il lavoro a pochi anni dalla
pensione in modo da ridurre la rata del prestito da restituire. "Il confronto prosegue - ha detto il
numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo - il 28 parleremo dei pensionati e il 30 del mercato del
lavoro. Oggi abbiamo approfondito i punti della nostra piattaforma. A parte la governance degli
istituti di previdenza abbiamo parlato di tutto. Non abbiamo rotto quindi abbiamo lavorato". "Il
tavolo con il Governo continua - ha detto il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli -
con un dialogo positivo finalizzato a trovare soluzioni ai problemi strutturali presenti nella
normativa previdenziale che creano forte disagio alle persone. Il lavoro va avanti a favore di quanti
sono stati penalizzati dalla riforma Fornero. Si è deciso di proseguire gli incontri per affrontare nel
concreto la complessità di questi cambiamenti che riguardano il lavori usuranti, la condizione dei
lavoratori precoci, le ricongiunzioni onerose, la flessibilità in uscita, la previdenza complementare,
gli esodati".
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Brexit: Lavoro, ciclone sulla City, trader pronti al trasloco
(ANSA) - ROMA, 24 GIU - La City si prepara a fare le valige. Banche e istituzioni finanziarie
internazionali si sono battute fino all'ultimo contro la Brexit e ora studiano piani B per ridurre la
loro esposizione sul Regno Unito. Già all'inizio dell'anno Hsbc aveva annunciato il trasferimento di
mille dipendenti da Londra a Parigi, in caso vittoria dei sì al referendum, mentre JP Morgan ha
ventilato nei giorni scorsi fino 4 mila tagli. Le voci si rincorrono convulse. Morgan Stanley avrebbe
addirittura già iniziato il trasloco di 2 mila persone, secondo una notizia della Bbc, poi smentita
dalla società. L'occasione è ghiotta per Parigi e Francoforte, che fanno a gara per attrarre
banchieri, operatori finanziari e professionisti in fuga dal Tamigi, confidando nel passaporto
europeo, che consente l'accesso senza limitazioni al mercato comune, come una carta troppo
preziosa perché le società scelgano di rinunciarvi e mantenere il centro della propria attività a
Londra. Già l'8 giugno la Francia si presentava come piazza finanziaria alternativa al caos
britannico con la manifestazione 'Paris: welcome to Europe'. Per Francoforte, invece, si è mosso il
gruppo di lobbisti Frankfurt Main Finance che ha attivato anche una hotline per chi fosse
interessato a trasferirsi in Germania. Londra, d'altra parte, è pronta a dare battaglia per mantenere
il ruolo di centro finanziario globale, uno status che assicura al Regno Unito 2,1 milioni di posti di
lavoro e 66,5 miliardi di sterline di entrate fiscali l'anno, l'11% del totale. "Siete i benvenuti qui", ha
detto il sindaco di Londra Sadiq Khan al milione di cittadini europei che vivono nella città,
rassicurandoli sul fatto che la metropoli continuerà ad essere aperta agli investitori e al business.
"Abbiamo prosperato come centro finanziario e commerciale per più di mille anni e continueremo
a farlo", ha aggiunto il presidente del governo municipale della City, Mark Boleat, convinto che
"non ci sarà nessuna fuga di massa di banche e istituzioni finanziarie". Contendere a Londra il suo
ruolo sui mercati finanziari, del resto, non è una missione facile per nessuna altra città. Parigi è
malvista negli ambienti finanziari per le tasse elevate, che raggiungono un'aliquota del 75% per i
più ricchi, mentre Francoforte è troppo "piccola" e "provinciale", secondo il Financial Times, il
giornale che più di ogni altro sente il polso della City. Il quotidiano finanziario si aspetta che le
banche non sostituiranno Londra con un'unica altra città ma sposteranno parte del personale nelle
varie sedi europee dove sono già operative a partire da Francoforte, Dublino, Parigi, Varsavia e
Lisbona. Tra le possibili destinazioni manca Milano che, nonostante la fusione della Borsa italiana
con quella di Londra, non riesce a conquistare le attenzioni dei trader britannici in cerca di riparo
dalla Brexit.
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Pensioni: Camusso, confronto con Governo procede lento
(ANSA) - TRENTO, 24 GIU - "Quello sulle pensioni è un confronto con il Governo che procede
lentamente: siamo ancora all'esame dei vari temi che abbiamo proposto con la nostra piattaforma
e anche qui ci auguriamo che entri rapidamente nel vivo e che ci sia la disponibilità effettiva di
risorse che permettano di cancellare le tante ingiustizie che la legge Monti-Fornero ha introdotto".
Ad affermarlo è stata oggi la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un
convegno a Trento, sul tema 'Il Socialismo europeo e la Grande guerra'.
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Lavoro, studio e turismo: ecco cosa cambia per cittadini Ue con Brexit
(Agi) – Londra, 24 giu. - Cosa cambia ai fini pratici con la Brexit per gli italiani e i cittadini degli
altri Paesi Ue che vivono in Gran Bretagna o vi si recano per turismo o in cerca di lavoro? Sul breve
periodo nulla, perchè ci vorranno almeno due anni per la formalizzazione dell'uscita del Regno
Unito dall'Ue. Poi, però, potrebbe esserci cambiamenti piccoli o grandi sulla base degli accordi che
verranno rinegoziati con l'Unione: PER CHI CI LAVORA - Non è ancora chiaro cosa accadrà: il fronte
pro-Brexit ha assicurato che qualsiasi nuovo sistema di immigrazione della Gran Bretagna non
toccherà i
tre
milioni
di
cittadini
Ue
non
britannici
(mezzo
milione
di
italiani
soloa
Londra) attualmente residenti nel Regno Unito. A quanti ci vivono da almeno cinque anni verrebbe
concessa la possibilità di restare a tempo indeterminato nel Paese, preservando i diritti
acquisiti. Questo farebbe scattare la reciprocità per i due milioni di britannici che vivono nel resto
dell'Ue, compresi i pensionati residenti in Spagna. Anche nello scenario più roseo, però, non
avranno diritto a sussidi di disoccupazione e all'assistenza sanitaria, che dovranno pagare con
un'assicurazione, e per loro diventerebbe quasi impossibile ottenere un mutuo o comprare casa. Il
fronte del Remain aveva messo in guardia che "tutti i cittadini Ue perderebbero il diritto
automatico a venire in Gran Bretagna per lavorarci" con probabili restrizioni sotto forma di
permessi, visti e altri costi di burocrazia. In particolare chi non raggiunge un reddito annuale di
35mila
sterline
sarebbe
costretto
a
partire
e
potrebbero essere quelli automobilistico e finanziario.
i
settori
più
colpiti
dai
licenziamenti
Per molti esperti non ci sono garanzie neppure per i diritti acquisiti (al di là delle promesse del
fronte pro-Brexit), in quanto questi diritti non sono menzionati nell'articolo 50 del Trattato
dell'Unione europea che regolamenta l'uscita di uno Stato membro. PER CHI VUOLE ANDARE A
LAVORARE - E' possibile che Londra introduca per i nuovi richiedenti (ma forse anche per gli
attuali residenti) un sistema a punti sul modello australiano simile a quelo già in vigore per chi
arriva da Paesi al di fuori dello Spazio economico europeo. Si tratta di un sistema che
assegna punteggi in base al reddito, alla conoscenza della lingua inglese e ad altri fattori. Una
volta ottenuto il visto di lavoro, dopo cinque anni si può richiedere quello permanente. Gli studenti
che vorranno andare a studiare in Gran Bretagna, inoltre, troveranno tasse universitarie più alte.
PER I VIAGGIATORI - Al momento si potrà continuare ad andare in Gran Bretagna con una carta
d'identità valida per l'espatrio (e beneficiando di una sterlina ai minimi...) ma è molto probabile
che, una volta formalizzata l'uscita di Londra dall'Ue, sarà necessario il passaporto per varcare i
confini di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Per la Repubblica d'Irlanda, invece, resterà
sufficiente avere la carta d'identità. Nel settore aereo ci saranno ripercussioni negative per le low
cost con meno voli sulla Gran Bretagna: Ryanair ha già fatto sapere che rischia di non poter più
assicurare collegamenti tra Regno Unito e resto d'Europa come compagnia irlandese e Easyjet
potrebbe trasferire la sede centrale nell'Europa continentale.
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Brexit: Ue contrattacca, 'con Gb non sarà divorzio consensuale'
(ANSA) - BRUXELLES, 25 GIU - Nel 'day after' alla Brexit l'Ue passa al contrattacco sui due fronti
aperti: il rapido avvio del negoziato per l'uscita della Gran Bretagna e la messa a punto di una
strategia per il salvataggio del progetto europeo. Mentre gli effetti del voto si fanno sentire
concretamente a Bruxelles con le dimissioni del commissario europeo ai servizi finanziari,
l'inglese, Jonathan Hill. Il divorzio con la Gran Bretagna, avverte il presidente della Commissione
europea Jean Claude Juncker, "non sarà consensuale" e quindi facile. I suoi tempi, aggiunge la
cancelliera tedesca Angela Merkel, non dovranno essere infiniti, anche se "non c'è bisogno di
essere cattivi" con Londra perchè di problemi ce ne sono già abbastanza e gli interessi economici
in gioco sono molto rilevanti. Per il rilancio del progetto europeo si punta invece sempre più su un
assetto a 'cerchi concentrici' che, sotto la regia dei tre 'pesi massimi' - un nuovo 'direttorio'
formato da Germania, Francia e Italia - e con l'aiuto degli altri tre Paesi fondatori - Olanda, Belgio
e Lussemburgo - consenta a chi lo voglia di andare più avanti degli altri nell'integrazione
economica, nella cooperazione in materia di sicurezza e nella gestione congiunta della crisi dei
migranti. Passata l'emozione dello schiaffo inferto all'Ue dal 'sì' alla Brexit giunto dal referendum
inglese, la diplomazia si è messa al lavoro - con la riunione svoltasi a Berlino tra i ministri degli
Esteri dei sei Paesi fondatori dell'allora Cee - per mettere a punto una risposta concreta ai
tantissimi interrogativi aperti. "Non permetteremo a nessuno di rubarci la nostra Europa", ha detto
prima di incontrare i colleghi il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. E al termine
della riunione, i sei 'soci fondatori' hanno sottolineato che "indietro non si torna" ma occorre
andare oltre i "diversi livelli di ambizione verso l'integrazione" dei vari Paesi membri assicurando
che l'Ue sia all'altezza dei desideri dei cittadini. E questo può avvenire solo attraverso un'Unione a
'cerchi concentrici' o a più velocità che dir si voglia. I ministri - per l'Italia Paolo Gentiloni - hanno
quindi ribadito le necessità di stabilire un percorso chiaro e tempestivo per l'uscita della Gran
Bretagna, esprimendo tra le righe il malumore per la tattica dilatoria già emersa dalle prime mosse
del premier inglese uscente David Cameron. Un tema scottante a cui si lega l'esigenza di
disinnescare il rischio di un 'effetto domino' e che sarà al centro del Consiglio Europeo di martedì
e mercoledì prossimi. Ma oggi è stata anche la giornata che ha visto cadere la prima testa a
Bruxelles in seguito alla Brexit. Jonathan Hill, il commissario Ue responsabile per i servizi finanziati
- messo lì da Londra per assicurarsi che le regole europee non danneggiassero la City - si è
dimesso. Hill ha preso atto che dopo il referendum non era possibile andare avanti "come se non
fosse accaduto nulla". Juncker ha provveduto ad affidare 'ad interim' il suo portafoglio al
vicepresidente per gli affari economici, il lettone Valdis Dombrovskis, per il quale ora "la priorità è
quella di mantenere la stabilità finanziaria dei mercati". E questo in attesa che Londra, alla quale -
come ha ricordato lo stesso Juncker - un posto in Commissione spetta comunque fino alla sua
uscita dall'Ue, decida il da farsi. La partita diplomatica è comunque solo all'inizio e l'Italia di Matteo
Renzi è destinata a svolgere un ruolo da protagonista. Il presidente del Consiglio si è incontrato
questa sera all'Eliseo con il presidente francese Francois Hollande e lunedì i due si vedranno a
Berlino con Angela Merkel e il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Prima di convergere,
insieme a tutti i colleghi - Cameron compreso - a Bruxelles martedì per il summit. Che però
mercoledì si riunirà senza il premier inglese per consentire ai 27 di definire la loro strategia.
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Papa:riconciliazione turca-armena;pace Nagorno-Karabakh
(ANSA) - EREVAN, 25 GIU - "Si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello
turco, e la pace sorga anche nel Nagorno-Karabakh". Nel viaggio del Papa in Armenia si affaccia
anche l'appello di pace per l'enclave armena nel vicino Azerbaigian, autoproclamatasi Repubblica
indipendente col sostegno di Erevan dopo il crollo dell'Impero sovietico, e che Baku invece
rivendica in nome della propria integrità territoriale. Dopo la guerra negli anni '90, gli scontri si
sono rinfocolati anche di recente con la violazione del cessate il fuoco, e la mancanza di pace nella
regione non poteva non entrare fra i temi affrontati dal Pontefice, pronto sempre a portare la
propria testimonianza di riconciliazione proprio nei luoghi di conflitto. Francesco ne ha parlato
durante l'incontro ecumenico e la preghiera per la pace nella Piazza della Repubblica, a Erevan, di
cui è stato protagonista questo pomeriggio insieme al capo della Chiesa apostolica armena, il
catholicos Karekin II, dinanzi a una folla di oltre 50 mila persone e in presenza del presidente
armeno Serzh Sargsyan. Francesco ha dapprima ricordato i "tanti ostacoli" esistenti oggi "sulla via
della pace" e il fatto che i conflitti sono "sempre fomentati dalla piaga della proliferazione e del
commercio di armi". Ha quindi rievocato nuovamente - dopo l'intensa e commossa visita di
stamane al Memoriale del Genocidio alla "Fortezza delle Rondini" - il "grande male" del massacro
armeno compiuto sotto l'Impero ottomano, "questo 'immane e folle sterminio'", ha detto, "questo
tragico mistero di iniquità che il vostro popolo ha provato nella sua carne", e le cui sofferenze
restano come "un monito in ogni tempo, perché il mondo non ricada mai più nella spirale di simili
orrori". Per Francesco le condizioni per costruire un futuro di pace, oltre a non farsi "assorbire
dalla forza ingannatrice della vendetta", sono "un lavoro dignitoso per tutti, la cura dei più
bisognosi e la lotta senza tregua alla corruzione, che va estirpata". Quindi, rivolgendosi ai giovani
ed esortandoli a essere "promotori attivi di una cultura dell'incontro e della riconciliazione", ha
citato il suo messaggio agli Armeni del 12 aprile dello scorso anno, indirizzato per la celebrazione
del centenario del martirio armeno: "si riprenda il cammino di riconciliazione tra popolo armeno e
quello turco" - proprio con riferimento a quel Paese che tuttora nega strenuamente il genocidio e "la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh". Su tali questioni, nel corso dell'incontro, si è
soffermato con parole molto severe anche Karekin II, che in mattinata, nella messa del Papa per la
comunità cattolica a Gyumri, nel nord del Paese - in cui il Papa aveva richiamato a "edificare ponti
di unione e a superare le barriere di separazione" -, aveva denunciato l'odierna "politica
persistentemente negazionista", testimoniata persino dal "confine chiuso" della Turchia. Come un
secolo fa "la nostra nazione" "a causa del genocidio armeno aveva perso la maggior parte della
patria, e con un milione e mezzo di martiri innocenti era in lotta per il diritto alla sua esistenza",
anche oggi essa "vive sotto la difficile situazione di una guerra non dichiarata, difendendo la pace
entro i confini del nostro paese ad un prezzo pesante e il diritto del popolo del Nagorno-Karabakh
di vivere in libertà nella sua culla materna", ha affermato il catholicos. "In risposta alle pacifiche
aspirazioni della nostra gente, l'Azerbaigian ha violato il cessate il fuoco e ha iniziato operazioni
militari ai confini della Repubblica del Nagorno-Karabakh nel mese di aprile - ha anche detto -.
Villaggi armeni sono stati bombardati e distrutti, soldati che proteggevano la pace, così come
bambini in età scolare sono stati uccisi e feriti, civili pacifici e disarmati sono stati torturati". Il
popolo armeno, ha aggiunto il primate apostolico, è "grato" al Papa "e a tutti coloro che
sostengono e difendono la giustizia", e "auspica che la Turchia", proprio sull'onda del messaggio
papale e delle "istanze di molti Paesi, così come delle istituzioni internazionali, dimostri
abbastanza coraggio da affrontare la sua storia, per porre fine all'illegale blocco dell'Armenia e per
cessare di sostenere le provocazioni militaristiche dell'Azerbaigian dirette contro il diritto del
popolo del Nagorno-Karabakh di vivere in libertà e pace".
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Renzi,crescita, innovazione, migranti: l'Ue può svegliarsi
(ANSA) - ROMA, 26 GIU - "La più grande sconfitta degli ultimi anni - il no al referendum britannico
- può diventare l'occasione più interessante per il rilancio del disegno europeo". "Ci siamo svegliati
male, venerdì mattina", la prima reazione è stata: "che impressione!", "proviamo a svegliarci, allora.
A svegliarci meglio di venerdì". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in una lettera al Sole
24 ore, che ieri titolava a tutta pagine 'Europa, svegliati'. "Adesso è tempo di muoverci con ancora
più determinazione - afferma Renzi -. La sconfitta britannica lo permette e per certi versi,
addirittura, lo impone". "L'Europa c'è. Non è finita giovedì nel voto di qualche quartiere inglese
devastato dalla crisi della manifattura e dalla mancanza di speranza nel futuro. L'Europa prosegue il premier - non è finita, c'è. Va solo liberata dal risentimento, dalle procedure, dalle
miopie. Deve riprendersi la propria identità". "Le politiche di austerity hanno cancellato
l'orizzonte", rimarca Renzi: "Senza crescita non c'è lavoro. Senza investimenti non c'è domani.
Senza flessibilità non c'è comunità". Quanto all'immigrazione, osserva che "non può essere senza
limiti, è ovvio. Ma nessun muro ci salverà dal mondo che preme fuori dal nostro perimetro. Ecco
perché occorre un Migration compact finanziato con strumenti innovativi, che ci porta a investire
in Africa, creando le condizioni perché da quelle terre non si parta in massa verso la nuova
presunta Terra promessa". "La vera sfida è quella di aiutare l'Europa a recuperare smalto, energia,
ideali", perché "alla fine dei conti svegliarsi per l'Europa significa semplicemente tornare se stessa",
conclude.
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Papa:Armenia;uno scandalo la mancanza di unità tra cristiani
(ANSA) - ETCHMIADZIN (ARMENIA), 26 GIU - "Il nostro scandalo" è "anzitutto la mancanza di unità
tra i discepoli di Cristo". Lo ha detto papa Francesco durante la divina liturgia celebrata a
Etchmiadzin dal capo della Chiesa apostolica armena, il supremo patriarca e catholicos Karekin II.