Cattedrale aperta 21/01/2015

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Cattedrale aperta 21/01/2015
CATTEDRALE APERTA - 21.01.2015
TEORIA DEL GENDER: EVOLUZIONE O INVOLUZIONE?
Prof. MASSIMO GANDOLFINI
PRESENTAZIONE di Padre Mauro De Gioia: Eminenza, signore autorità, signore e signori, buonasera.
Benvenuti a questo secondo incontro di cattedrale aperta per questa serie 2014/15 "Fatti a sua immagine".
"Quella del gender = genere, é una lettura ideologica, che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino
a trattare l'identità di uomo e di donna come pure astrazioni" così affermava il nostro cardinale arcivescovo
nella prolusione al Consiglio permanente della CEI lo scorso 24 Marzo, non esitando ad usare, per questa
lettura ideologica, il termine di "dittatura". Nessuno può davvero negare che la teoria del gender e le sue
concrete applicazioni nella nostra società sono un tema di scottante attualità e questo sotto diverse
prospettive. Proprio l'altro giorno, il Santo Padre Francesco, nel suo parlare a ruota libera con i giornalisti,
durante il viaggio di ritorno dalle Filippine, ha ricordato proprio questo tema del gender, unendolo a quello,
non meno scottante, della "colonizzazione ideologica", così l'ha definita, facendo l'esempio della sua
esperienza in Argentina di un finanziamento offerto per una scuola, ma con la condizione di accettare, come
libro di testo, un libro che conteneva queste teorie e così si é espresso il papa: "Entrano in un popolo con
un'idea che non ha niente a che fare con il popolo e colonizzano il popolo con un'idea che cambia o vuol
cambiare una mentalità o una struttura". D'altronde, l'attenzione di papa Francesco su questi temi non é una
novità. Sull'aspetto legislativo della famiglia, dell'educazione dei bambini, ricordiamo quanto disse l'11
Aprile dello scorso anno, in udienza alla Delegazione dell'Ufficio Internazionale cattolico dell'infanzia:
"Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia con un papà e una mamma capaci di creare
un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva, continuando a maturare nella
relazione, nel confronto con ciò che é la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così
preparando la maturità affettiva". E continuava: "Vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di
sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare! Non sono
cavie da laboratorio!" E proseguiva ancora con forza: "Gli orrori della manipolazione educativa che
abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX°, non sono spariti, conservano la loro
attualità sotto vesti diverse e proposte, che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a
camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico". Fino a qui la citazione del Santo Padre. Possiamo
riconoscere l'eco dell'ultimo discorso alla curia vaticana fatto da Benedetto XVI nel Dicembre del 2012. Qui,
citando il Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim, affrontava la questione nelle sue radici antropologiche.
Cito da papa Benedetto: "Se fino ad ora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un
fraintendimento dell'essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui é in gioco la visione dell'essere
stesso, di ciò che in realtà significa essere uomini. Il gran Rabbino cita la frase diventata famosa di Simone
de Beauvoir, scrittrice, saggista, filosofa, insegnante e femminista francese, compagna di vita di Jean Paul
Sartre: "Donna non si nasce, lo si diventa". In queste parole é dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il
lemma "gender" viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non é
più un dato originario della natura, che l'uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un
ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi! L'uomo contesta
di avere una natura precostituita, data dalla sua corporeità che caratterizza l'essere umano. L'uomo
contesta la propria natura. Egli ormai, é solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi
deploriamo per quanto riguarda l'ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell'uomo nei confronti di se
stesso. Esiste ormai solo l'uomo in astratto, che poi sceglie per sè, autonomamente, qualcosa come sua
natura". Fin qui la citazione di papa Benedetto.
Abbiamo detto che con la parola "gender" si aprono diverse prospettive, quella antropologica, quella
legislativa, quella educativa, quella della colonizzazione ideologica. Questa sera vogliamo affrontare il tema
soprattutto dal punto di vista scientifico, verificando se e quali fondamenti abbia questa teoria e lo facciamo
con l'aiuto del Prof. Massimo Gandolfini che, innanzitutto ringrazio per aver accolto il nostro invito ad essere
qui con noi.
Il prof. Gandolfini é nato nel 1951, sposato ha sette figli adottati , sei nipotini. É lui che ci tiene a farcelo
sapere nel suo curriculum vitae. É laureato in medicina e chirurgia presso la Statale di Milano. Ha conseguito
la specializzazione in Neurochirurgia sempre presso la Statale di Milano e poi la specializzazione in
Neuropsichiatria presso l'Università Statale di Brescia. Ha lavorato presso la clinica neurochirurgica
dell'Università di Brescia. Nel 1990 ha vinto il concorso per idoneità a primario ospedaliero in
neurochirurgia. Dal 1994 é Direttore del Dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza. Il
suo campo maggiore si interesse chirurgico é rappresentato dalla chirurgia della colonna vertebrale e dalla
chirurgia del midollo spinale.
Il prof. Gandolfini é anche esperto in tematiche di carattere bioetico. È direttore del Dipartimento di
Neuroscienze dal 1994 e primario di Neurochirurgia presso la Poliambulanza di Brescia. É docente di
neurochirurgia presso l'Università Cattolica della sede di Brescia, presidente nazionale dell'Associazione Via
é, vicepresidente nazionale della Associazione Scienza e Vita e presidente dei Medici Cattolici della Regione
Lombardia. Collabora con la Santa Sede, con numerose istituzioni nazionali ed internazionali che affrontano i
grandi temi della biomedicina, dell'etica e della deontologia medica, infine é perito neurochirurgo presso la
Congregazione delle cause dei Santi. A lui la parola.
Prof. MASSIMO GANDOLFINI: grazie per quest'invito, eminenza reverendissima. Mi affida un compito
che cercherò di portare avanti diligentemente. Grazie anche alle autorità presenti e a tutte le signore e i
signori che questa sera dedicano una parte della loro giornata ad ascoltare un tema di grandissima attualità
e, soprattutto di grande peso sociale. Già oggi per noi e, a maggior ragione, se alziamo un po' gli occhi e
guardiamo verso il futuro, di grande peso e importanza per quanto riguarda i nostri figli e i nostri nipoti.
Vorrei partire proprio citando S.E. con una felicissima espressione, rivolta ai Vescovi italiani riuniti ad Assisi:
"Stiamo vivendo momenti nei quali sembra vivere in mezzo alle macerie dell'alfabeto umano". Sembra
proprio di vivere momenti in cui l'alfabeto, l'ABC, le regole alle quali tutti, più o meno eravamo abituati e
che tutti conoscevamo, vengono messe in discussione e vengono totalmente stravolte a partire dalla loro
stessa radice. E questo riguarda, in modo particolare, quella fattispecie che oggi viene conosciuta, va sotto il
nome di "Teoria - forse sarebbe meglio dire ideologia - di gender". Cercherò di spiegare, nella mia relazione
(spero anche di essere sintetico, ma contemporaneamente chiaro e rigoroso) che grande attrito esista fra la
ragione e l'ideologia di gender. É un'ideologia che non é fondata su alcun elemento di ordine razionale. In
questo senso, é una costruzione dell'intelletto e della fantasia di un pull limitato di persone, ma che
attraverso passaggi storici che cercherò sinteticamente di enunziare, é stato in grado di prendere, come dire,
il comando della cultura non soltanto italiana ed europea, ma mondiale e internazionale, coniando anche un
termine che precedentemente non esisteva, il termine di governance. Ci siamo un po' abituati all'idea di
questa parola, ma se la vogliamo tradurre in termini pratici, diventa molto difficile dire che cos'é la
governance. Noi siamo abituati all'idea del governo. Il governo di uno Stato, di uno Stato democratico, ci
rimanda a persone che vengono elette dal popolo, vuol dire un parlamento elettivo, vuol dire un metodo
democratico: questa é la visione che noi abbiamo del "governo". La governance é, possiamo quasi dire passatemi il modo - é quasi un ectoplasma, che supera totalmente i governi, che non deve rispondere a
nessuno, mentre un governo, tutto sommato deve rispondere al parlamento e agli elettori, cioé alle persone
che l'hanno mandato lì, la governance non ha un riferimento popolare, territoriale, ma ha un potere
economico e mediatico impressionante. Cercherò di mettervi al corrente, di farvi conoscere come si é arrivati
a questo e, soprattutto, che cosa sta dietro all'ideologia di genere, perché dobbiamo, credo, tutti fare uno
sforzo di liberarci dalla mistificazione per riconoscere la realtà dei fatti e, quindi, svelarla, cioé liberarla,
toglierla dai veli dell'ipocrisia, della menzogna e della situazione costruita "ad arte". Lo scopo di questo
incontro, quindi, come l'avrei pensato, é di tipo culturale e di tipo pratico. Spero di poter fornire a tutti voi,
uomini e donne di buona volontà, uno strumento di discernimento per giungere alla libera scelta necessaria
per uscire dall'ambivalenza malsana di questa nuova cultura. Sarebbe mio desiderio che il discernimento
giunga poi ad una decisione concreta e coraggiosa: rompere tutti i compromessi e impegnarsi risolutamente
in un'impresa che é culturale, sociale, politica, educativa e formativa al servizio del bene dell'uomo e della
donna, per la costruzione di quello che dovrebbe rimanere sempre un grande, alto scopo di ogni cittadino,
indipendentemente dalla sua qualificazione, che é la costruzione del bene comune, alla loro fecondità umana,
sociale, spirituale, allo sviluppo dell'uomo e della donna, alla loro crescita e felicità, così come alla riscoperta
dei valori più alti della nostra cultura. Purtroppo dobbiamo constatare che molti agenti di questo sviluppo,
cui spetta il diritto e il dovere di conoscere per formare, e mi riferisco ai genitori, in primo luogo, ma anche
agli educatori in generale, agli uomini di scienza, dell'università, della cultura, dell'accademia, dirigenti,
politici, giuristi, responsabili a vari livelli, continuano ad essere molto confusi su questi temi, a volte
superficiali e a volte, permettetemi di dire, già inconsapevolmente immersi o rassegnati nell'ingranaggio
ideologico del gender. Il discernimento non può prescindere dalla conoscenza, il più possibile onesta,
completa e reale della struttura tutta occidentale dello sviluppo del concetto di gender. In estrema sintesi,
incominciamo a mettere una pietra importante per costruire questo edificio. Il gender é stato concepito in un
laboratorio di scienze umane legate all' "intellighentia" molto ristretta numericamente, post moderna, intorno
agli anni '50. Si é organicamente innestato negli anni 70/80 nella rivoluzione femminista, rivoluzione
culturale e sessuale, giungendo poi a maturità intorno agli anni 80, per imporsi sulla scena mondiale come
una norma politica mondiale alla IV Conferenza Internazionale dell'ONU sulla donna: siamo a Pechino nel
1995. Il punto di partenza, il pretesto, e a questo proposito ricordo una felicissima espressione di S.E.
"Il cavallo di Troia con il quale conquistare la città e scardinare tutto é stato il principio della parità dei
sessi". Principio, soprattutto dal punto di vista dell'analisi della dignità della persona umana, per quanto
riguarda la sua struttura più intima é sacrosanto, di altissimo valore ed assolutamente condivisibile. Ma
questo tema della parità dei sessi é stato affrontato secondo un'interpretazione assolutamente piatta,
orizzontale civile e laica della parità, cioé letta e concepita esclusivamente come potere e come diritti. Non si
é fatto più riferimento alla dignità della persona, ma a un gioco e ad una suddivisione di poteri e di diritti e il
processo rivoluzionario del gender attacca culturalmente, politicamente e giuridicamente l'identità
costitutiva dell'uomo e della donna come persone, contro la meravigliosa complementarietà ed unità
nell'amore, la loro vocazione e il ruolo educativo specifico, la mascolinità e la femminilità, la paternità e la
maternità, il matrimonio e la famiglia, la struttura biologia ed antropologica della persona umana che viene
negata e la persona letta in una dimensione esclusivamente materialista, per cui viene totalmente dimenticata
quella dimensione costitutiva della personalità dell'uomo che é l'amore, innanzitutto ricevuto, poi l'amore
condiviso e, quindi, l'amore dato: questi splendidi tre momenti o tre livelli di questa grande benzina che
l'uomo sente dentro di sè, che è l'amare, il sentirsi amato e il donare amore.
Queste realtà antropologiche sono state universalmente riconosciute nella storia come intrinsecamente buone
sotto ogni cultura e indissolubili dalla felicità dell'uomo, che ogni uomo scopre donando se stesso ed
amando. Il gender considera queste realtà come frutto di mere costruzioni sociali, prive di bontà immanente
e, soprattutto, contrarie alla parità dei diritti, quindi, discriminatorie. Nasce, così, una nuova etica, che
impone la loro decostruzione attraverso la cultura e, soprattutto, attraverso l'educazione dei giovani. Una
volta compiuta la decostruzione della struttura antropologica maschile e femminile, l'ideologia del gender
passa alla costruzione: non più una persona umana, ma l'individuo cittadino, libero e liberato da ciò che é
per natura - maschio o femmina - di fatto asessuato o pansessuato (Approfondimento: la pansessualità (dal
prefisso greco pan-, "tutto") è un orientamento sessuale caratterizzato da una potenziale attrazione (estetica, sessuale o
romantica) per delle persone indipendentemente dal loro sesso o identità di genere. Questo include una potenziale
attrazione per persone che non rientrano nella concezione binaria di maschio/femmina, implicita nell'attrazione
bisessuale, come ad esempio gli individui transessuali, sia da maschio a femmina (MtF) che viceversa (FtM). La
pansessualità è a volte definita come la capacità di amare una persona indipendentemente dal suo genere. Alcune
persone pansessuali sostengono anche che sesso e genere siano insignificanti per loro) al punto tale da potersi
autodeterminare anche - arrivo a dire - in senso biologico attraverso una libera scelta di un pull di generi che
ha davanti e che in base al criterio che i sostenitori dell'ideologia di gender chiamano la percezione di sè, può
scegliere in un determinato momento.
Questo diritto di autodeterminazione trasforma ogni forma di desiderio in un diritto che deve essere
socialmente, legalmente, giuridicamente e, naturalmente, politicamente riconosciuto e tutelato. Vedete che la
sfida che incombe su ciascuno di noi è davvero molto complessa, ha delle implicazioni enormi, culturali,
educative, giuridiche. È vero che possiamo tutti correre il rischio di essere presi da un sentimento di
impotenza, di scoraggiamento, anche da un senso di smarrimento e di rassegnazione. Di fronte ad un'ondata
ideologica tanto pervasiva a livello mondiale, tanto più se consideriamo che ad oggi, in fondo, nessun
governo del mondo si è dimostrato capace di ostacolare efficacemente il processo di invasione della teoria di
gender nel tessuto sociale. Forse non è esagerato dire che ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi
tentativi di trasformazione sociale e culturale di tutti i tempi. Molto bene Padre Mauro che mi ha preceduto,
ha citato papa Benedetto XVI nel memorabile discorso del 21 Dicembre 2012 alla Curia romana in cui afferma
- e cito le parole di papa Benedetto - "l'ideologia di genere é la più grande sfida che la chiesa ha di fronte".
Sono parole pesanti, dette da un papa e da un papa la cui preparazione filosofico/culturale è, ovviamente,
nota a tutti quanti. Forse i tentativi che fino ad ora abbiamo messo in atto hanno fallito, da un lato per il
semplicismo e per superficialità, in buona parte per ignoranza. Io credo e spero di potervi comunicare questa
sera l'abisso, il baratro umanistico ed umanitario che esiste dentro e al di sotto dell'ideologia di genere. Ci
sono stati dei tentativi, anche in assoluta buona fede, di entrare con una forma di compromesso con
l'ideologia stessa. Quando ho studiato in Svezia, ricordo che ci indicavano che il compito fondamentale del
chirurgo in generale, ma del neurochirurgo in modo particolare, è quello di andare, con chiarezza, dritto alla
radice del male, evitando quelle che allora venivano chiamate le "soluzioni cerotto": cerchiamo di mettere un
cerotto qui, uno lì e vediamo se riusciamo, comunque, a tirare e ad andare avanti.
La domanda che questa sera tutti ci stiamo ponendo è questa: ma il gender è una vera rivoluzione che ha
come scopo il bene dell'uomo e la costruzione del bene comune, o, invece, non ci troviamo di fronte ad una
rivoluzione mascherata, perché, in realtà, è una involuzione ed è un ritorno, anzi, è un essere traghettati
verso un umanesimo che non conosciamo e che la storia non ci ha mai dato, non ci ha mai fornito? Un
concetto deve essere immediatamente chiarito, per comprendere anche la pericolosità del tema che stiamo
affrontando: il gender porta la maschera!
C'è una felicissima allocuzione, una famosissima frase di Cartesio il quale diceva "larvatus prodero" cioè
"vado avanti mascherato" in maniera che nessuno si possa accorgere di me, soltanto quando i giochi saranno
fatti mi rivelerò per quello che sono. E la maschera del gender, anche come oggi la stiamo vivendo, ha delle
implicazioni concrete pesantissime. I documenti, le prove che posso portarvi sarebbero numerose, ma mi
limiterei soltanto a farvi vedere questo: (e mostra un documento dove legge "Senato della Repubblica Disegno di legge (e qui c'è una serie di firmatari) Il titolo di questo disegno di legge, datato 18 Novembre
2014 è "Introduzione dell'educazione di gender e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali
didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università". Per chi pensasse che, quindi,
quello che andremo a vedere, partorito da una èlite culturale, da una "intelligentia" si esaurisca dentro quel
pull, dentro quel circolo, è bene che sappia che non sta per nulla accadendo così. Non è una specie di
esercizio di palestra di qualche invasato, esaltato, ma ha delle ricadute sociali, tanto che arriva a
concretizzarsi in un disegno di legge per cui i nostri figli e nipoti dovrebbero essere educati in quella
prospettiva. Il gender è il risultato di un lungo processo di rivoluzione culturale, cui vorrei assegnare un
duplice punto di partenza per capire meglio. Un ordine di partenza, direi quasi teologico, permettetemelo ed
uno di tipo storico filosofico. Prima di tutto questo, però, vorrei dire come noi conosciamo l'uomo. Qual è
l'umanità che noi conosciamo? L'umanità che noi conosciamo è quella che definivamo, permettetemi di dire,
fino all'altro ieri, l'umanità cosiddetta "binaria": i due sessi. Tutti siamo stati abituati ad usare i termini "sesso
maschile" e "sesso femminile". Deriva dal latino "sectare" = dividere, quindi "distinguere", "differenziare",
evitare confusioni, perché i due sessi non si confondono, hanno delle caratteristiche biologiche ben precise.
Proprio dal punto di vista biologico, tecnico, sono fra di loro non diversi, ma differenti. Sempre facendo
riferimento all'etimo latino, differenti vuol dire portatori di specificità (dal verbo latino fero - fers)... Portano
delle specificità: la specificità maschile e quella femminile, unendosi fra di loro in una complementarietà che
dà la pienezza, rappresenta l'umano conosciuto da almeno un milione e mezzo di anni. Il dimorfismo
sessuale, binario (sesso maschile e sesso femminile) fa parte della biologia dell'umano. In vari incontri,
convegni e conferenze, uso sempre l'espressione per par condicio: per i credenti questo dimorfismo sessuale
binario é l'opera di Dio creatore, per i non credenti, questo dimorfismo chiaro, preciso, che non ammette
confusioni, diciamo che é l'opera dell'evoluzione, ma una cosa é certa, il dato di fatto é questo: la
differenziazione che ci portiamo all'interno, in tutte le cellule del nostro corpo. In queste cellule noi ci
portiamo la differenziazione, l'appartenenza all'uno o all'altro sesso. Il patrimonio genetico che é strutturato
in quei piccoli 46 bastoncini che ci sono in tutte le cellule enucleate del nostro corpo, che si chiamano
cromosomi, danno inequivocabilmente l'appartenenza di ciascuno di noi. Se da una parte abbiamo una XY
che differenzia e caratterizza il maschio, dall'altra parte abbiamo un XX che differenzia e caratterizza la
femmina. E questa sessuazione riguarda il corpo nella sua totalità. Come esperto e particolarmente
appassionato di scienze neurologiche vi posso dare testimonianza e mettere al corrente di come le
neuroscienze negli ultimi 25/30 anni, hanno fatto dei passi da gigante, dimostrando che anche il cervello ha
una sessuazione. Non soltanto il soma, la corporeità in tutte le sue caratteristiche, é sessuata maschile o
femminile, ma il cervello stesso, nelle sue strutture interne che, ovviamente per motivi di tempo e troppo
tecniche salto, ma in strutture interne, anatomiche e funzionali, ha delle caratteristiche diverse, perché il
determinante biologico della sessuazione é rappresentato dal cromosoma Y. La presenza dell'Y dà una
sessuazione maschile, l'assenza dell'Y determina una sessuazione femminile. E se noi prendessimo una
qualunque cellula che troviamo per caso su questo tavolo e la analizzassimo al microscopio elettronico,
guardando quella cellula, potremmo dire se quella cellula appartiene ad un corpo di sesso maschile o ad un
corpo di sesso femminile. Questo é l'ABC della biologia che nessuno di noi si é inventato. Queste sono le
radici biologiche, scientifiche della differenziazione sessuale. Quando parliamo di gender, dobbiamo tenere
presente che tutto questo bagaglio... Scusate ora una parentesi perché non voglio lasciare un lato oscuro.
Forse qualcuno si starà domandando: "Ma tutta l'umanità é così?" Tutti i 7 miliardi di abitanti che sono sulla
terra sono così? Certamente! La biologia fisiologica é questa! Esistono poi delle piccole aree grigie, una via di
mezzo fra il tutto bianco e il tutto nero, cioé la mascolinità biologicamente ben determinata e ben definita, la
femminilità altrettanto ben determinata e definita, esistono delle zone grigie, ma attenzione, non fanno parte
della biologia fisiologica, fanno parte della patologia. E allora esistono le varie forme, una volta venivano
chiamati ermafroditismi, oggi questa parola è stata praticamente abbandonata, perché con il progredire della
scienza e della cultura abbiamo visto che molte di queste condizioni, che, ribadisco, sono patologiche, sono
alterate a delle alterazioni dei cromosomi e allora si parla di cromosomopatie, o sono alterazioni dei geni e
allora si parla di genopatie, e così via. Quindi, la biologia dell'umano é quella di cui vi ho appena parlato.
Quando parliamo di gender tutto questo viene baipassato, viene scavalcato, con un salto a pie' pari e si parte
dall'idea che l'appartenenza biologica della persona umana è un dato assolutamente insignificante perché ciò
che significa la costruzione della personalità e della persona è la propria scelta individuale e addirittura
variabile nel tempo, di uno dei "generi" che sono oggi "sul mercato".
DA DOVE NASCE IL GENDER? Faccio un accenno poi entreremo di più nel dettaglio. Almeno un accenno
al panorama scientifico nel quale si sviluppa poi l'ideologia di gender, che, ripeto, nasce intorno agli anni 50,
dobbiamo andare a cercarlo molto prima, in correnti filosofiche precedenti: una corrente filosofica che ha
segnato pesantemente, è la cosiddetta corrente del "deismo", diciamo intorno al XVIII secolo: è un momento
nel quale il trionfo o l'euforia della scienza, delle magnifiche arti progressive pensava di poter spiegare
sostanzialmente l'universo intero, attraverso dei calcoli matematici e geometrici e allora si cominciò a
praticare uno spostamento dell'immagine di Dio da Padre, quindi di Colui che tutto quello che ha creato l'ha
creato perché era cosa buona e giusta, all'immagine di un grande architetto, di un grande ingegnere che,
attraverso delle alchimie tecnico-scientifiche aveva composto l'universo intero.
Si è cominciato qui, in quel tempo probabilmente in modo forse non completamente consapevole, a scindere
la paternità di Dio rispetto, invece, alla meccanicità di un Dio che meccanicamente plasma e copia. Su
quest'onda si muoverà poi tutto l'Illuminismo prima e la rivoluzione francese dopo. Semplicemente vorrei
citarvi degli autori - e durante questa mia relazione farò spesso riferimento a citazioni, a frasi pronunciate,
quindi virgolettate degli autori stessi, perchè penso sia importante che sappiate che cosa dice la fonte diretta,
quindi non la critica o l'interpretazione di chi non é la fonte diretta. Rousseau fu uno dei primi a dire: "Essere
padre é un privilegio che é contrario all'eguaglianza. C'è un'opposizione dialettica fra essere padre e parità
dei cittadini, fra persona e individuo. La persona designa un ruolo, mentre l'individuo cittadino è detentore
di diritti, che sia uomo, donna, bambino, omosessuale, qualunque cosa! Il primo dei diritti - diceva Rousseau
- è il diritto di libera scelta".
Vedete come, attraverso correnti filosofiche diverse si incomincia a sancire una prima terribile tappa di grave
devastazione culturale che é quella della cancellazione della figura del padre. Quanto oggi si parla del
recupero della figura paterna, della figura del padre, cioè possiamo dire che la prima tappa è la morte del
padre. Chiaramente a questa tappa si attaccò molto facilmente Sigmund Freud. Con il freudismo, Freud
designa, canta il requiem alla figura del padre, dà un'interpretazione dell'uomo totalmente nuova, una specie
di lotta interiore fra l'ES, l'EGO e il SUPER-IO (l'ES sarebbe l'uomo totalmente libero, l'uomo che non deve
rispondere a nulla delle categorie sociali che gli stanno intorno, con un termine moderno potremmo dire
l'uomo che si autodetermina e che é totalmente autodeterminato, ma questo ES che sarebbe dentro alla
personalità di ciascuno di noi si trova in un confronto di belligeranza continua con il nostro EGO che viene
costruito dalla società e con il nostro SUPER EGO, il cui autore negativo principale é il padre). Il nostro padre
biologico e giuridico, il nostro padre, è colui che, avendo modellato, attraverso quello che l'ideologia di
gender chiama "degli stereotipi", cioè delle imposizioni culturali, ha modellato un super-io che coarta, che
costringe, praticamente, l'ES, che sarebbe l'esplicitazione nostra più profonda. E il principio della "libido", per
Freud, è la motivazione primaria dell'agire umano. Ogni intromissione dall'esterno, che viene, quindi, in
qualche misura ad incanalare la libido, per Freud é un atteggiamento, è un'azione di tipo repressivo. Quindi
la vera lotta di liberazione, perché l'uomo possa affermare se stesso, è la morte del padre. Questa morte del
padre diventerà poi il leitmotiv della rivoluzione femminile e della rivoluzione sessuale degli anni 68/70, in
modo particolare a Parigi e alla Sorbona. Permettetemi un piccolo inciso sul quale vedo che c'è oggi tanta
confusione. Si dice: "l'uomo deve rispondere al proprio istinto perché l'istinto è un qualcosa che fa parte
della natura umana e che l'uomo non è in grado di governare". Bugia! Perché l'uomo, diversamente da tutti
gli altri appartenenti al regno animale, quindi a tutti gli altri animali, non è un animale istintuale, è un
animale pulsionale, ma non istintuale. L'istinto è un comando talmente radicato nella natura che l'animale
non si può opporre all'istinto. È governato dall'istinto, è comandato dall'istinto. Se un animale ha fame, deve
mangiare, se ha sete, deve bere, se un animale è aggredito deve o scappare o rispondere all'aggressione. Ma
penso che faccia parte dell'esperienza comune di tutti noi che non funziona così per l'uomo. Certo che l'uomo
ha un quid, una porzione di istinto dentro di sè, ma è altrettanto vero che ha un'istanza superiore che
possiamo chiamare libero arbitrio, governata da un'istanza superiore che è la coscienza, che gli permette di
modificare la parte istintuale che è dentro di noi, il famoso ES di cui aveva parlato Freud e di cui vi ho
precedentemente dato un accenno. Altrimenti non si spiegherebbe mai perchè noi possiamo anche non
mangiare pur avendo fame, possiamo, di fronte ad una persona che ci aggredisce, non solo scappare o
rispondere all'aggressione, ma abbiamo anche una terza scelta che è quella di perdonare. L'animale è
incapace di perdono perché il perdono non fa parte dell'istinto, è un'istanza, in termine tecnico si dovrebbe
dire che è una funzione simbolica superiore che è in grado di governare l'istinto stesso. Ecco perchè il
fondamento stesso dell'idea freudiana del padre repressivo è un fondamento che ha delle radici terribilmente
vacillanti e povere.
Arriviamo poi ad una seconda morte che è la morte di Dio. Questa è quella che viene praticamente esplicitata
e sentenziata da numerosi autori, ma quello che possiamo certamente citare, il più noto a tutti è Friedrich
Nietzsche.
La morte di Dio, il vuoto che lascia Dio deve essere colmato dall'uomo. In questo senso l'uomo diventa Dio.
La teoria del SUPER-UOMO di cui tutti noi poi conosciamo le nefande conseguenze negli anni successivi a
Nietzsche stesso. Viene, quindi, fondata sostanzialmente una nuova morale. Morte del padre... morte di
Dio... Arriviamo intorno alla fine dell'800, inizio '900 ad un'autrice meno nota ma non per questo molto meno
cogente dal punto di vista della storia del pensiero gender, che è l'americana Margaret Sanger (1879 - 1966) la
quale dichiara, praticamente, la morte della madre.
Margaret Sanger è la fondatrice dell'organizzazione internazionale della pianificazione familiare. È una delle
lobby o della agency, come va di moda dire oggi, che ha potere interlocutorio a livello dell'ONU. È una di
quelle famose "governance", autoelette, autoreferenziali, autonominate, che non devono rispondere a
nessuno e che sono in grado di modificare le politiche transnazionali, le politiche mondiali. Arriviamo,
quindi, ad una considerazione finale, prima di parlare poi direttamente della storia del gender: dato che il
punto di partenza di questa rivoluzione antropologica che porterà al gender è stato il rifiuto dell'amore
paterno, di Dio come un padre, vorrei porre alla coscienza, oltre che all'intelletto di tutti voi, questa
domanda: "Non sarà che la soluzione per uscire da questo momento di grave crisi sia proprio da ricercare, in
un ritorno al padre/Padre, con la P maiuscola, ma anche con la p minuscola...un ritorno al padre e, quindi,
naturalmente, al suo amore?"
IL GENDER E LA STORIA: LA COMPARSA DEL NOME GENDER
Per quanti studi, esami siano stati fatti, nessuno sa dire con precisione chi è il primo ad utilizzare la
terminologia gender. Sembrerebbe che il primo ad utilizzarla, non nell'accezione di cui adesso andremo a
parlare, ma il primo ad usare proprio la parola, sia stato Freud. Nel 1920 scrive un libercolo intitolato
"Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile" in cui dichiara tutta la sua costernazione perchè non
sapeva che poteva esistere l'omosessualità anche nel mondo femminile, imbattendosi in una donna
omosessuale femminile, una lesbica. E allora scrive questo libercolo, molto piccolo e per la prima volta usa il
termine "gender identity" e il termine "gender role", volendo dire che la gender identity, in quella accezione e
per come la intendeva lui nel 1920, era sostanzialmente l'appartenenza biologica sessuale, ma questa non
giocava nel cosiddetto gender role, che era, invece, il ruolo, il comportamento, la condotta di genere, che
quella donna-soggetto della quale Freud stava analizzando la personalità aveva fatto, ad esempio, in
opposizione alla propria appartenenza biologica. Ma il termine gender nasce intorno agli anni '50 negli Stati
Uniti. Tutta la cultura gender è fondamentalmente una cultura tipicamente occidentale. Si gioca fra Francia e
Inghilterra in Europa e Stati Uniti oltre Oceano. I primo ad utilizzarla è un medico neozelandese psicologo e
sessuologo che si chiama John Money (1921 - 2006). Siamo a Baltimora negli anni 50/60. A Baltimora il "Johns
Hopkins Institute", (ospedale famosissimo e presente ancora oggi) è il primo ospedale a dare vita a dare vita
ad un reparto di chirurgia di riassegnazione del sesso. Cioè si costituisce un dipartimento chirurgico,
psicologico, medico nel senso endocrinologico ed ormonale, perché soggetti che si percepivano non
soddisfatti all'interno del proprio corpo e, quindi delle proprie caratteristiche anche sessuali, volessero
modificarlo, assumendo le caratteristiche del sesso opposto. Ecco perché si chiama riassegnazione del sesso.
Questi soggetti sono oggi connotati con il termine transessualismo o disforia di genere. La responsabilità di
questo dipartimento viene affidata al dottor John Money, un medico che abbandona poi la medicina e si
dedica prevalentemente alla psicologia, in modo particolare alla sessuologia. Egli stesso omosessuale e, come
scriverà egli stesso, decisamente dedito alla brutta pratica della pedofilia. Che cosa scrive John Money?
Scrive che - e questa è la sua teoria, che si chiama "Nurture teory" ossia "teoria dell'ambiente" - che un
soggetto, un essere vivente umano nasce maschio o femmina per le sue caratteristiche biologiche, ma non è
per nulla automatico nè scontato che il maschio diventerà uomo e che la femmina diventerà donna perchè il
passaggio dalla biologia alla condotta e al comportamento non dipende dalla biologia stessa ma dipende,
appunto, dal nurture, cioè dall'ambiente, da quelli che Money chiama "stereotipi sessisti" che gli vengono
imposti. Ve la traduco in termini molto più banali, più semplici, per rendere comprensibile questa teoria: un
maschietto diventa uomo perché lo educhiamo a giocare a pallone, a giocare con i soldatini, a fare a cazzotti
con gli amici, gli mettiamo le braghette etc. allora adoperando gli stereotipi culturali e i comportamentali che
connotano il sesso maschile, lo facciamo diventare uomo e lo stesso per quanto riguarda il sesso femminile.
Secondo Money, se io avrò la possibilità di educare un maschio secondo stereotipi femminili, quel maschio
diventerà una donna. Questa teoria va avanti per anni e anni, si dirama, ma la storia non é, in questo caso,
magistra vitae perché nel 1965 accade un fatto che smonta tutta questa teoria: una coppia di genitori
canadesi, i Reimer mettono al mondo due bambini gemelli, Brian e Bruce. A otto mesi Bruce ha bisogno di un
intervento per una fimosi, un banalissimo intervento di circoncisione. Questo intervento tragicamente
fallisce. Al bambino viene amputato il pene e a questo punto interviene il dottor Money. Convoca i genitori e
dice: "Non vi preoccupate, l'importante che noi a questo bambino cambiamo nome, lo chiamiamo Brenda e lo alleveremo
come femmina, perchè il sesso biologico non conta.
Se noi lo educhiamo come femmina e, naturalmente, gli diamo le caratteristiche somatiche necessarie, quindi lo
tratteremo con gli ormoni, gli faremo una serie di interventi per modificare i genitali etc. questo diventerà una donna" e
incomincia questa tragica storia che poi un giornalista del New York Time che si chiama John Colapinto
negli anni 80 tirò fuori, scrivendo il libro "Bruce, Brenda e David". Questo bambino diventa Brenda, viene
educato così ma si rivela un enorme fallimento, tragico perché è un vero e proprio esperimento in corpore
vivo, cioè fatto su un povero bambino innocente.
Gli unici che sanno di tutto questo, oltre ai collaboratori di Money, sono i genitori, ma potete immaginare
l'angoscia, la disperazione, la sofferenza di questi due poveri signori, finché, per farla breve, questo ragazzo,
intorno ai diciannove anni manifesta delle gravissime crisi di identità, per cui i genitori non stanno più al
gioco e decidono di dirgli tutta la verità e incomincia una tragica vita di "non identità" e di non appartenenza
del ragazzo per cui passa attraverso le esperienze più tragiche. Intanto anche il gemello viene a sapere come
stanno le cose, condividendo questa condizione di tragedia e di totale dissociazione rispetto alla loro
condizione che porterà entrambi al suicidio. Questo viene totalmente silenziato, non si viene a sapere nulla
fino agli anni 80, finché non cambia la direzione dell'ospedale, per merito di questo giornalista che va a
scartabellare nelle cartelle cliniche. Questa tragica esperienza doveva fermare la nurture teory ma non fu per
nulla così. Pensate che Money, sostenuto dalla lobby omosessualista potentissima negli Stati Uniti (Money
poi apparteneva a quell'area di tipo pedofilo) fu uno dei candidati al premio Nobel! È morto pochi anni fa.
Fatto sta che delle volte si dice "Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi", e quando Colapinto viene a sapere
tutto questo pubblica il libro e tutto viene fermato. Qual è l'elemento fondamentale di questa Nurture teory?
Che il sesso è un concetto biologico, il genere, invece, è un ruolo. Money era convinto che il bambino fino a
due anni è privo di una vera e propria identità sessuale e, quindi, entro quel tempo poteva essere totalmente
modificata. Siamo intorno agli anni 50/60. Contemporaneamente nel 58 a Los Angeles si dà vita ad una
nuova, diciamo così, disciplina accademica che viene chiamata Gender Identity Resource Proget da cui nasce
il concetto di identità sessuale che verrà presentato al mondo intero per la prima volta nel Congresso
Internazionale di psicoanalisi a Stoccolma nel 1963. Attenzione! Quali sono i capisaldi, le colonne portanti di
questa ideologia?
"Il genere corrisponde - cito dal documento finale uscito dal congresso - alla quantità di maschile e di
femminile che è presente in un dato soggetto. I genitori e la cultura determinano l'identità sessuale, molto
più che non il sesso biologico, e quindi, - qui sta il nocciolo -, l'identità sessuale è il risultato di libera scelta,
libera auto identificazione, libera auto assegnazione. Il sesso è confinato alla biologia, il genere è una scelta
totalmente autonoma".
Arriviamo agli anni 60/70: possiamo dire che l'epicentro dello sviluppo della teoria di gender è l'Università
di Parigi la Sorbona. Lì, intorno al maggio del 1968, si ha la rivoluzione studentesca, la rivoluzione sessuale,
la rivoluzione femminista e il movimento femminista, in modo particolare, si aggancia a quella visione
filosofica che è propria dell'esistenzialismo ateo. Tenete presente che in quegli anni, contemporaneamente,
alla Sorbona, insegnano Jean Paul Sartre, forse il più grande rappresentante dell'esistenzialismo ateo ed
Herbert Marcuse il rappresentante di quella traduzione marxista moderna della visione dell'uomo e della
società. Il motivo conduttore di quel momento è - cito - "liberare l'individuo dal "In sè" perchè possa vivere
"per sè", cioè l'individuo deve diventare l'unico dio, l'unico governante di se stesso.
In contemporanea, la compagna di vita di Sartre é la filosofa Simone de Beauvoir che occupa un posto
fondamentale entro il movimento femminista prima ed entro il movimento gender successivamente. Nel
1949 scrive un famoso saggio intitolato "Il secondo sesso" in cui conia quella famosa frase che ormai tutti
conoscono e tutti citano: "Donna non si nasce, lo si diventa". Per lei - cito: "il matrimonio e la maternità sono
all'origine dell'oppressione e della dipendenza femminile". Siamo ai tempi di Gregory Goodwin Pincus il fisiologo
americano che con la collaborazione di Min Chueh Chang e John Rock scoprì la prima forma di
contraccezione orale oggi conosciuta in tutto il mondo come pillola anticoncezionale. Incomincia a
diffondersi tra le donne la pillola anticoncezionale e, quindi pillola e diritto d'aborto sono gli strumenti di
liberazione della donna perché possa riprendere padronanza del proprio corpo e possa, quindi, disporne
liberamente. In questo contesto culturale si inserisce anche l'analisi marxista della società, tramite Herbert
Marcuse. Nel suo libro "Eros e civiltà" dice: "Verrà un momento nel quale le pulsioni sessuali diventeranno
dei valori politici". È stato profetico, in questo senso. Tenete presente che Marcue muore nel 1979, per cui
siamo in anni molto antecedenti rispetto a quello che sta accadendo oggi. Marcuse aveva intuito che le
pulsioni sessuali potevano diventare dei valori politici e in contemporanea, nel 1986 una femminista inglese,
Ann Oakley, scrive un libro intitolato "Sex, gender end society" fondando il femminismo di genere.
Naturalmente c'é tutta una ricerca filosofica, dietro a tutto questo, che investe tutto il mondo della
pedagogia. Il freudismo si allunga, con persone tipo Jean Lacanne arrivando addirittura a Claude LéviStrauss.
Permettetemi una breve annotazione: Lévi-Strauss é un altro dei professori che si trovano ad insegnare alla
Sorbona in quegli anni. Pensate che Lévi-Strauss immaginava una società talmente libera che qualunque tipo
di scelta era legittima, c'era solo un limite che considerava essere l'unico pilastro che non può essere
abbattuto se si vuole costruire una società realmente civile: sapete qual era questo pilastro? L'incesto. LéviStrauss era aperto a qualsiasi tipo di sessualità e di erotismo, salvo l'incesto. Vedeva nell'incesto una mina
che non può stare alla base di una società civile. Tenete presente che in questo momento esiste in Germania
un movimento culturale che propone l'introduzione nei vari gender, nelle varie tipologie di genere a scelta,
anche l'opzione dell'incesto.
Arriviamo così al momento in cui il femminismo di genere comincia a dilagare sempre più. Parte il
femminismo come emancipazione sul piano paritario, facendo, in un certo senso, anche una buona battaglia
per la riconquista della dignità della donna, ma poi, progressivamente, devia sempre più verso una forma
antropologica inaccettabile. E arriviamo praticamente ai nostri giorni, nei quali quello che viene chiamato
femminismo radicale, per il quale la lotta della liberazione della donna si compie nel momento in cui la
donna sarà in grado di liberarsi in maniera totale dalla eteronormatività maschilista, o maschile e, quindi,
potrà approdare anche dal punto di vista sessuale, effettivo, al lesbismo, giudicato come la frontiera di
liberazione totale della donna, nel senso di poter prescindere totalmente da quell'altra fetta di umanità che é
rappresentata dagli uomini.
Quindi, riassumendo, qual è il vero scopo del gender? Qual è la sua vera natura? Perdonatemi se insisto
molto, perché mi fa molta paura pensare che i nostri bambini dovrebbero essere allevati secondo questa
ideologia, o messi al corrente di un'ideologia di questo genere, di cui poi completerò il discorso.
Il gender è stato pensato per rompere l'unità ontologica della persona umana, separandola dal suo corpo,
maschile o femminile. Ha valore solamente la volontà di autodeterminarsi liberamente, anche contro il
proprio corpo. Il gender - si dice - è un concetto post moderno che implica un processo di decostruzione
dell'antropologia che conosciamo, ricostruzione di un'antropologia totalmente nuova, e, come tale, è una
pura teoria. Non ha alcun ancoraggio biologico, non ha alcun ancoraggio scientifico e, come tale, è una pura
astrazione. Prometto di non abusare della vostra pazienza, ma dobbiamo proprio arrivare ai nostri giorni,
perché dovete tenere presente che, in questo momento, questa ideologia gender si sta autosuperando,
autosorpassando. Non so se avete fatto caso, ma, quando appare alla televisione, su qualche giornale la
scritta LGBT che è l'acronimo che sta per L = lesbian, B = bisexual, G = gay, T = transexual, da un po' di
tempo appare anche un'altra lettera: la Q di queer. Queer in inglese significa strano, perchè oggi l'ideologia
di gender come fino ad ora ho cercato di presentarvela è stata superata intorno alla fine degli anni 80 inizio
anni 90 da una donna lesbica certa Teresa De Lauretis la quale fonda l'idea che anche cristallizzare o, come
dire, sistematizzare in maniera rigorosa la scelta di gender é contraria alla filosofia gender, perché se il
gender è una libera scelta, questa libera scelta é costantemente modificabile e se l'elemento determinante la
libera scelta è la percezione di sé, attenzione amici, la percezione di sè, vorrei sfidare chiunque, qui, a darmi
una definizione di percezione di sé e vorrei sfidare chiunque a dirmi se la percezione di me che avevo questa
mattina alle 7 o oggi alle 10 o questa sera alle 22 è la stessa! La percezione di sè é un concetto talmente
impossibile da definire che al suo interno ci sta tutto e il contrario di tutto. E allora, gli stessi filosofi di
gender hanno incominciato a dire...ma se é la percezione di sè, come si può dire che uno si percepisca sempre
LGBT? Bisogna instaurare una categoria nuova, il queer, nel quale questa percezione è continuamente
ondivaga, variabile e mutabile nel tempo. La prima è Teresa De Lauretis. La teoria gender sostiene che la
gender identity, ma gli stessi atti sessuali che sono legati all'identità di genere, sono soltanto delle costruzioni
sociali.
L'orientamento sessuale non è né naturale né essenziale per l'individuo perché - parole della De Lauretis "esiste un intervallo fra ciò che il soggetto fa e quello che percepisce di sé". Il movimento queer diventa un
movimento militante come fu il gender femminism negli anni 70, militante e dinamico. Monique Vidic,
tutt'ora vivente, dirà ai militanti queer: "Voi dovete essere delle macchine da guerra per demolire le regole
convenzionali. Cito: "Queer é per definizione ciò che è in conflitto con il normale, il legittimo, il dominante,
non si riferisce a nulla di particolare: é una identità senza essenza. David Halperin che é un filosofo di questi
anni, nel 1997 scrive un libro intitolato "Saint Foucault: verso una Gay Agiografia" facendo riferimento a
Michel Focault che é un filoso post strutturalista. Stabiliamo la geografia di un nuovo santo perché sta, come
dire, attribuendo, sta indicando una via nuova di sviluppo dell'umanità e canonizziamo san Foucault che
attraverso il post strutturalismo ha aperto l'idea di una identità senza essenza. Guardate che se ci
soffermiamo un attimo ad analizzare bene questa espressione che é citata, ripeto, dalla fonte, la frase
"Identità senza essenza" esprime chiaramente il programma ideologico del queer e della filosofia post
moderna che sta alla base del gender, cioè non esiste un'essenza. Se lo analizziamo bene è irrazionale, perchè
presenta una intrinseca contraddizione nei termini stessi.
Qualsiasi identità, quindi anche l'identità queer non può essere né proposta né conosciuta se non ha una
definizione e se per definizione non ha un contenuto identificabile. Da una parte l0'identificazione identitaria
è necessaria per compiere la rivoluzione queer, ma ogni rivoluzione richiede di sostituire una identità ad
un'altra. Quale identità se il queer, per essenza è privo di identità? Allora capite che - cito di nuovo - "É queer
solo colui che si autodefinisce e si dichiara pubblicamente come tale". Ma come può la società riconoscere
pubblicamente ciò che per definizione non è, essendo una non identità. Cadono addirittura le basi del
materialismo, non tanto di quello storico, ma certamente del materialismo dialettico perché il cardine di tutto
è l'essenzialità del corpo, l'uomo ridotto alla dimensione strettamente corporea, qui, invece, l'uomo diventa
una sorta di materia fluida, porosa, senza nessuna sostanza. Giudith Butler, filosofa post-strutturalista
statunitense, una delle grandi fondatrici del queer ha scritto un libro "Il turbamento Gender Trouble" in cui
preconizza già il superamento anche del gender e sostiene che "Essere donna o uomo
Non è qualcosa che si è, ma è qualcosa che si fa e lo si fa attraverso il linguaggio. Il linguaggio non nomina il
reale. Il linguaggio lo costruisce. E chi sono i costruttori di questo linguaggio? Lei dice "degli ingegneri
sociali, perché è il linguaggio che esiste per primo, non il sesso. Il linguaggio ha definito il sesso, e il
linguaggio, come tale é performativo. Il linguaggio deve decostruire, ricostruire e continuamente cambiare,
continuamente trasformare". Penso che sia molto interessante. Una volta ad una transessuale australiana,
oggi donna, ma nata uomo col nome di Robert William Connell, oggi si fa chiamare Raewyn Connell perchè
ha fatto tutto il percorso di riassegnazione sessuale, pensate che questa donna è consulente ONU e UNESCO
in materia di parità di sessi. Le pongono la domanda: "Scusi, ma lei si sente uomo o donna. Risposta: "Non
mi sento donna. Io lo so". Sembra una pazzia, una stravaganza, ma guardate che nasconde, possiamo dire in
quattro battute, tutta l'essenza del queer: io lo so, é attraverso la ragione che mi costruisco e attraverso lo
strumento comunicativo che è rappresentato dal linguaggio. É lo gnosticismo, insieme ad altre correnti
filosofiche una delle basi della costruzione del gender. Nell'agosto del 2008 che cosa succede? Succede una
piccola rivoluzione anche dentro al gender. Qualcuno si stanca di chiamarlo gender e pensa che bisogna
superarlo. Nasce una nuova teoria filosofica che la maggior parte di noi conosce come transumanesimo, ma
che, in realtà, nasce come teoria del nomadismo: l'uomo visto come un nomade, come un vagabondo, come
un non identitario e che, quindi non ha nessuna meta, per cui si propone di sostituire la scelta del gender alla
scelta del - cito - "nuovi modi di essere", cioè l'umanitànon solo non si rappresenta più come maschile o
femminile, ma non si rappresenta neppure più come GBLTQ e quant'altro. La rappresentazione nuova
dell'umanità sono i nuovi modi di essere e viene fondato, appunto nell'agosto del 2008 un nuovo acronimo:
FAB GLITTER (FETISH, ALLEATI, BISESSUALI, GAY, LESBICHE, INTERSESSUALI, TRASGENDER,
TRANSESSUALI, FENGENDERING REVOLUTION) che tradotto dall'inglese significa SCINTILLIO
FAVOLOSO. É un acronimo e ognuna delle lettere fa riferimento ad una caratteristica del nuovo modo di
essere. Mi soffermo solo sulla F iniziale. Questa F sta per Fetish che significa feticista. Il feticista, in termine
tecnico (quando feci la specialità di neuropsichiatria era considerato un grave disturbo sociopatico della
personalità) é un soggetto che trae attrazione sentimentale, affettiva, ma anche erotica, unendosi, o
comunque avendo relazione o con oggetti inanimati o con animali. Il fetish è una di quelle otto categorie di
un nuovo modo di essere che viene proposto all'umanità. Vedete che, praticamente, si fonda un uomo
nuovo, un uomo transumano che, grazie alla tecnologia che già abbiamo a disposizione e che è molto
verosimile pensare che fra non molto tempo avremo ulteriormente a disposizione è in grado di
autoriprodursi attraverso le tecniche di clonazione, attraverso la costruzione e l'assemblamento - che non é
così lontano - dell'utero artificiale. Sarà possibile la riproduzione agamica, (riproduzione asessuata o
asessuale, o agametica, o vegetativa, o agamica, o più semplicemente agamia è il processo che consente la
formazione di nuovi individui da un singolo organismo, unicellulare o pluricellulare. Essendo basata fondamentalmente
sulla mitosi, produce un insieme di discendenti, che costituiscono un clone, identici all'individuo generante) per via di
clonazione, da parte dell'uomo stesso. Questo fonda il transumanesimo. Quella che sembrava una folle
ideologia filosofico/antropologica sta, può diventare - e forse per le generazioni che ci seguiranno diventerà
una tragica realtà. Vedete che sempre sulla mid faierton che è una delle epigoni del gender, dice
chiaramente...leggo testualmente perché é molto significativo: "L'evoluzione finale della rivoluzione
femminista gender deve essere non solo l'eliminazione del privilegio maschile, ma della stessa distinzione
dei sessi. Le differenze genitali fra gli esseri umani non avranno più alcuna importanza culturale. Dobbiamo
tornare ad una pansessualità senza ostacoli. La perversità polimorfa di Freud può sostituire l'etero, l'omo,
la bisessualità. La riproduzione della specie sarà affidata alla riproduzione artificiale e, finalmente, la
tirannia della famiglia biologica sarà spezzata". Questo è un manifesto di militanza attiva! Ma,
permettetemi una piccola disgressione, perché mi si é un po' accapponata la pelle quando ho sentito in altra
sede, di cui adesso vi dirò, questo termine di "polimorfo" applicato alla famiglia. Qualche giorno fa sono
stato chiamato in Commissione Giustizia (Commissione Ottava) del Senato della Repubblica dove, in questo
momento, si sta analizzando il disegno di legge sulle unioni civili omosessuali. Ho portato il mio contributo
in cui ho sottolineato la incompatibilità di una visione giuridica di questo tipo con l'articolo 29 della
Costituzione, ma non voglio entrare in questo merito specifico. Cito questo dato per riportarvi allo storico
pratico reale, cioè all'oggi, perché leggendo queste cose, il rischio è quello di pensare che sono quattro
pensatori sperduti nel mondo, ma questi hanno tutta una ricaduta che poi in qualche dettaglio vi dirò.
Ebbene a questa audizione era presente una collega, perché é un medico, naturalmente non dirò né il nome
nè l'appartenenza per giusto motivo di riservatezza, la quale, rintuzzando la mia affermazione che l'articolo
29 della Costituzione dice che "la famiglia é una società naturale fondata sul matrimonio e che, quindi, per
società naturale si intende una identificazione ed una complementarietà fra un uomo e una donna",
deridendo e ironizzando su questa mia definizione di famiglia, mi rendeva noto che "la famiglia é una
istituzione polimorfa che non necessariamente é fondata su due persone, anche omosessuali, ma che può
comprendere una variabilità numerica ed una rappresentazione numerica che, bontà sua, arriva fino a cinque
persone, che possono essere, ovviamente di sessi variabili (due maschi, tre femmine oppure un maschio,
quattro femmine e quant'altro)...e siccome poi ogni realtà umana - guardandomi negli occhi e sorridendo
ironicamente - é destinata a finire, quando questa famiglia polimorfa si disfa, nessun problema, se ne
ricostruirà un'altra"! questa é la dialettica culturale antropologica presente oggi, non nella stratosfera, ma
nel dibattito nientemeno che politico, nientemeno che al cuore stesso, possiamo dire, delle nostre istituzioni.
Come si è arrivati a tutto questo? Come si è arrivati da una pura teoria ad una norma politica e culturale
mondiale? Come é stato possibile? Molto sinteticamente: dopo la caduta del muro di Berlino l'ONU ha
iniziato a costruire un nuovo consenso mondiale su norme, valori e priorità che vanno sotto il nome di
mondializzazione. L'idea della mondializzazione è quella di togliere terreno che potesse dare origine ad una
nuova guerra fredda. Su questa idea si sono costruite alcune conferenze cosiddette "di consenso": le
consensus conference. Sono nove. La prima si ebbe nel 1990, c'è tutto l'elenco, forse quella più nota è quella
sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1990 a New York, ma per quello che riguarda noi, due date sono
importantissime e sono la conferenza sulla popolazione e la demografia al Cairo nel 1994 e la conferenza
sulla donna a Pechino nel 1995. In questa conferenza sulla donna si afferma, per la prima volta in termini di
cultura globalizzata, di mondializzazione, il termine di gender. In queste conferenze vengono affermati dei
nuovi paradigmi che vengono esplicitati anche attraverso un linguaggio totalmente nuovo. Il gender è uno di
questi linguaggi. Entrano come partnership (altra parola che sentiamo spesso, cioè con pari diritti dei governi
eletti e delle rappresentanze dei governi eletti) entrano degli attori non definiti, soprattutto non statali. Ogni
tanto qualcuno mi chiede: "Ma chi sono questi? C'è un elenco. Sono loro stessi che si autodefiniscono tali:
Amnesty International, Planned Parenthood, la Wilop Envelope Organization, Greenpeace, Bill & Melinda
Gates Foundation, Rockefeller Foundation. Si realizza così , silenziosamente, il trasferimento di potere dagli
Stati e dai governi ad attori non eletti che perseguono interessi particolari e che superano ogni possibilità di
controllo democratico. Volete qualche piccolo esempio pratico? Pensate che in tutti questi documenti di cui
vi ho parlato la pianificazione familiare, la donna, il fanciullo, la parola "madre" è totalmente assente nella
convenzione contro la discriminazione delle donne del 1979, mentre vi compare il termine gender. La parola
"madre" è presente una sola volta nella convenzione sui diritti dell'infanzia. La parola "padre" è assente in
tutti i trattati sui diritti dell'uomo. Eppure, quello che è il testo base, cioè la Dichiarazione Universale dei
Diritti dell'uomo e del cittadino del 1948 cita: "La famiglia - non le famiglie - come base naturale e
fondamentale della società e all'art. 16 dichiara: "Diritto alla protezione della società e dello Stato da parte
della famiglia. Questa è fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna". (Comma 1 - Comma 2). Il diritto
dei genitori all'educazione dei figli (Comma 3 Art. 26). Nella carta di Pechino, quella, appunto, in cui si parla
della donna, il termine gender è utilizzato 272 volte e non ne viene mai data una precisa definizione.
L'espressione uomini e donne viene utilizzata soltanto 39 volte. L'espressione "madre e maternità" 28 volte,
ma, attenzione, solo facendo riferimento al caso di madri adolescenti e di madri lavoratrici. La parola "sposi"
compare cinque volte. La parola "matrimonio" 29 volte e forse qualcuno si fa prendere già dalla
speranza...beh 29 volte non è male! Peccato che sia sempre riferito al matrimonio precoce e forzato! E così
arrivo alla fine. Come si comprende, è una strategia decisamente sovranazionale e supernazionale. Il gender
è decisamente una pura teoria. È una cultura in via di mondializzazione, ma ricordiamoci amici che cultura é
paideia (termine greco, il cui significato originario equivaleva a ‘educazione’ e che assunse poi il valore di
‘formazione umana’ per arrivare infine a indicare il contenuto di detta formazione, la cultura nel senso più
elevato e personale. Paideia è perciò non tanto la pedagogia come mezzo per un traguardo formativo, quanto
piuttosto il fine stesso dell’educazione, l’ideale di perfezione morale, culturale e di civiltà cui l’uomo deve
tendere. Secondo il modello ispiratore greco, che da Platone e Isocrate al tardo ellenismo ha assunto varie
sfumature, il raggiungimento della paideia è frutto di un processo continuo, mai compiuto, che impegna
tutto l’uomo, ma attraverso cui questi realizza pienamente sé stesso come soggetto autonomo, consapevole di
sé e in armonia col mondo). Cultura è educatrice, e tutti questi piccoli esempi che vi ho fatto dovrebbero
davvero farci accapponare la pelle, pensando a chi verrà dopo di noi. Forse noi riusciremo anche a scappare
attraverso qualche strappo della maglia, ma sarà molto più difficile per chi verrà dopo di noi. Se vogliamo
dare una piccola critica - e con questo proprio chiudo - dobbiamo anche dire che, in fondo, il gender, se lo
andiamo ad analizzare bene, non inventa nulla: è la riedizione in chiave moderna,postmoderna della lotta
per il potere, per il piacere, per il possesso. Potremmo quasi dire, se vogliamo fare riferimento al racconto
della Genesi nella Bibbia, da Adamo ed Eva in poi, la tentazione dell'uomo è sempre quella di auto-crearsi,
auto-identificarsi, auto-determinarsi, auto-redimersi, in fondo il mito dell'onnipotenza: l'uomo che si pone, si
mette al posto di Dio. Ma attenzione, come ogni rivoluzione, anche il gender ha un punto di partenza teorico
astratto ma viene poi assunta e propagata attraverso la cittadinanza,con atti amministrativi , con politiche
combattute, con capacità mediatiche ad hoc, in maniera quasi subliminale. Se andiamo a vedere in maniera
sintetica il percorso del gender, scopriamo che parte dal femminismo egualitario ed emancipatorio, quindi
una sacrosanta battaglia per la dignità e per la parità dei diritti. Diventa poi una rivoluzione sessuale con il
femminismo radicale. Si passa al principio di autodeterminazione assoluta. Si fonda la vera e propria
ideologia e nasce una nuova cultura che si tenta di imporre a livello sociale, politico ed educativo. Partendo
dalla richiesta di tolleranza e di libera scelta, si passa ad una imposizione dura, faziosa e chiusa. Il gender,
quasi, quasi non può più essere messo in discussione, non può più essere disapprovato. Stiamo
traghettandoci, amici, verso la morte della democrazia e del suo fondamento, rappresentato dalla libertà di
pensiero e di espressione. La maggioranza silenziosa, alla quale, forse, molti di noi apparteniamo, risulta
essere assai stesso manipolabile e manipolata, ignorante, nel senso che non conosce, ignora che cosa sta
accadendo e molte volte diventa inconsapevolmente rassegnata, rinunciataria e quasi compromessa. Chi ha
coscienza di dover resistere, oggi, è certo una minoranza. Mi piace sempre citare Alioscia Karamazov
quando, rispondendo a suo fratello maggiore che lo invitava a prendere in mano seriamente la sua vita, a
prendere delle decisioni che potessero essere anche contro la mentalità corrente, risponde: "Si fa presto a
dire,ma io sono solo e loro sono tutti". Dicevo anche a S.E. e lo ringrazio per le parole di conforto di cui, come
persona, sento molte volte il bisogno, si ha davvero cari amici, la sensazione di essere quasi soli contro tutti.
La deriva culturale è una deriva che ho cercato di delineare. Dobbiamo combattere tutti contro lo
scoraggiamento, contro la rassegnazione perché ancora è davvero possibile molto, possiamo davvero fare
tanto. C'è bisogno del risveglio delle nostre coscienze, di un risveglio della ragione. La ragione si deve
risvegliare attraverso un sano discernimento, capire se una cosa costruisce o meno il bene comune e,
naturalmente, permettetemi di dirlo, è anche necessario un vero e proprio risveglio della fede! Vedete, spesso
ricorre questa affermazione, che tutti, anche inconsapevolmente diciamo, cercando di giustificare e dando
così libero corso anche a ciò che non si condivide. Quante volte sentiamo dire la frase: "Ma in fondo, ogni
orrore contiene una parte di verità" e su questo cerchiamo di costruire una sorta di dialogo. Vorrei ricordare
a tutti noi San Tommaso il quale diceva che "Il male é assenza di una bene dovuto ed utilizza per sedurre
l'apparenza del bene. Ciò significa che un male si riferisce sempre ad un bene che nega e perché combatte
quel bene, è impossibile che lo contenga. Non può esistere una coesistenza o una coabitazione pacifica tra il
bene e il male, fra la verità e la menzogna, fra l'odio e l'amore. È vero che la zizzania cresce insieme al grano
buono, ma non fa parte di esso. Non esiste il frutto ibrido. Il male, molte volte, può essere quello di decidere
di non impegnarsi nel bene e nell'amore: amore che abbiamo ricevuto, amore che siamo chiamati a dare,
amore che siamo chiamati a condividere. Termino con una citazione laica di George Orwell (il giornalista,
scrittore britannico autore de "La fattoria degli animali) "Nell'era dell'inganno universale affermare la verità è
un atto di coraggio rivoluzionario", ma per onore a S.E., per onore a questa splendida cattedrale che ci ospita,
voglio concludere con delle parole autorevoli che delineano molto bene, in maniera efficacissima, con la
chiarezza tipica dell'autore che poi vi citerò, qual è l'impegno e, permettetemi di usare una parola di alto
livello, la missione che ci attende, e per evitare equivoci, per evitare di pensare che si stanno facendo
campagne contro le persone, o contro le persone omosessuali, perché non c'è nulla di più falso in questo...
perché ogni forma di discriminazione, di violenza, di bullismo e quant'altro deve essere condannato,
innanzitutto dalla coscienza cristiana - non mi risulta che nostro Signore ci abbia mai invitato ad odiare o a
maltrattare qualcuno o a giudicare qualcuno - ma anche dalla nostra coscienza civica. Basterebbe che ci
rileggessimo l'articolo 3 della Costituzione per capire come si comporta onestamente un cittadino della
Repubblica Italiana. Voglio affidare la sintesi alle parole ben più autorevoli di San Paolo nella lettera agli
Efesini: "La nostra lotta non é contro creature di sangue e di carne, ma contro gli spiriti del male che vivono
in questo mondo di tenebra". Grazie.
S.E. ANGELO BAGNASCO: grazie, professore perché ci ha fatto fare un puntuale viaggio attraverso il
mondo della fantasia, ma poi ci ha fatto fare un risveglio, un tonfo terribile nella realtà di oggi, che come lei
accennava sembra tutta questa lunga parte storica che viene, appunto da lontano, relativamente lontano che
sembrano, sì quattro visionari che poi non incidono affatto, lontani dalla realtà. Come sempre succede,cari
amici, le idee hanno le gambe lunghe, molto lunghe, o, se vogliamo, la goccia scava la pietra e allora
bisognerebbe che tutti fossimo molto più attenti. Siamo molto distratti da mille cose, ma dobbiamo essere
molto più attenti al valore delle idee, alle idee, perché, a volte, sembrano delle stramberie e basta, e lo sono
anche, questione é che ripetute, ripetute, sostenute da poteri oscuri, che, però, lei ha citato puntualmente per
nome e cognome, diventano poi delle verità che incidono, scavano la realtà sociale e provocano una
trasmutazione: lei parlava di nomadismo antropologico. Sì, come cristiani e come cittadini dobbiamo essere
molto più attenti al valore delle idee, a ciò che circola, a ciò che si dice. Non essere distratti o, peggio, non
essere succubi. Non dobbiamo temere di essere giudicati fuori luogo, vecchi, superati, etichette che, lo
sappiamo si appiccicano molto facilmente e nessuno vorrebbe quelle etichette ma, averne paura, significa
diventare succubi e accettare quel pensiero unico che così spesso il santo padre Francesco e prima papa
Benedetto stigmatizza, richiama in termini di critica, di coscienza critica e di opposizione seria, argomentata.
Ascoltandola, mi veniva in mente che dobbiamo essere più informati per essere più presenti. Informazione e
azione. Difficile l'azione perché sembra qualche volta di essere nel deserto, soli nel deserto, ma non siamo
soli nel deserto. Siamo silenziosi. Conoscenza e presenza. Sì! Dobbiamo percorrere maggiormente queste
parole, ricordando anche e cogliendo le indicazioni, i forti stimoli, il grande richiamo che il santo Padre ha
fatto spesso nei suoi discorsi, nei suoi interventi e che rileggevo preparando adesso la prolusione per il
Consiglio permanente di lunedì, nei discorsi che ha fatto in questo suo ultimo viaggio apostolico nello Sri
Lanka e nelle Filippine. Se avete occasione - oggi é facile scaricare tutto - andate a rileggere i discorsi, le
conferenze stampa e le interviste. Veramente il Santo Padre é stato molto puntuale sulla famiglia e sulla vita.
Lei gentilmente ha citato qualche mia parola, di qualche prolusione pronunciata in passato, di qualche
intervento parlando di "dittatura" anche recentemente. Siamo dentro ad una "dittatura culturale". Il Santo
Padre, in questi ultimi interventi, parla di "colonizzazione ideologica". Ecco, per certi aspetti é ancora peggio
perché la colonizzazione ideologica l'Europa e l'Occidente l'hanno trasferita ed esportata ampiamente nel
mondo...e continuano con una colonizzazione ideologica. Ma anche l'Europa in questo ultimo secolo, in
questi ultimi tempi, è stata colonizzata a sua volta, ideologicamente. Temo che sia stata anche colonizzata
economicamente, se si procederà come stiamo procedendo, ma questo è un altro capitolo. E ora dobbiamo
veramente, come ci ha esortato e documentato il professore, essere molto più attenti, molto più vivaci, molto
più informati, tutti meno pigri. Lo dico, soprattutto, alle associazioni, ai gruppi, a chiunque, certo, ma, in
modo particolare ai gruppi associati, ai più giovani e alle associazioni di categoria del nostro mondo cattolico
che, mi permetto di dire, anche come presidente della CEI, potrebbero fare molto di più, molto, molto di più
per il bene della società. E allora, siamo tutti chiamati proprio in causa. Ecco, mi hanno veramente colpito
molto questi forti interventi del santo Padre in questo ultimo viaggio. Lo ringrazio qui, insieme a voi.
Riprenderò...sto riprendendo molti dei suoi passaggi in questo testo che sto scrivendo perché non devono
cadere nel vuoto queste sue parole e, come a volte succede, non essere silenziate. Non devono essere
silenziate, come, invece, spesso, viene silenziato tutto ciò che, pur venendo dal santo Padre, non è
politicamente corretto. E, quindi, dobbiamo rilanciare il suo magistero a tutto campo, anche se, una buona
parte di questo magistero va contro corrente, è salutarmente contro corrente, perché questa é la missione
della chiesa, che ama Dio e ama l'uomo ed è in nome dell'uomo e dell'umano, di quell'alfabeto umano che si
sta perdendo, perché si vuole distruggere, rifondare, ridefinire l'umano, che la chiesa non può tacere, che la
comunità cristiana non può tacere! Professore, la ringraziamo molto e speriamo di leggerla, almeno se non di
ascoltarla da qualche altra parte, ma di leggerla, perché so che lei trova il tempo, probabilmente di notte, tra i
figli - saluto la moglie carissima - tra i figli e i nipotini, anche di scrivere. Auguri per il suo lavoro, per i suoi
molteplici lavori. Grazie.
APPROFONDIMENTO: TEORIA QUEER
La teoria queer è una teoria critica sul sesso e sul genere emersa all'inizio degli anni novanta. La teoria nacque in seno
agli studi gay e lesbici, agli studi di genere e alla teoria femminista. Sulla scia delle tesi di Michel Foucault, Jacques
Derrida e Julia Kristeva, la teoria queer mette in discussione la naturalità dell'identità di genere, dell'identità sessuale e
degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costruite socialmente, e
che quindi gli individui non possono essere realmente descritti usando termini generali come "eterosessuale" o "donna".
La teoria queer sfida pertanto la pratica comune di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona
perché "entri" in una o più particolari categorie definite. Laddove gli studi gay e lesbici analizzano in particolare il
modo in cui un comportamento viene definito "naturale" o "innaturale" rispetto al comportamento eterosessuale, la
teoria queer si sforza di comprendere qualsiasi attività o identità sessuale che ricada entro le categorie di normativo e
deviante. In particolare, la teoria queer rigetta la creazione di categorie ed entità-gruppo artificiali e socialmente
assegnate basate sulla divisione tra coloro che condividono un'usanza, abitudine o stile di vita e coloro che non lo
condividono.
STORIA
A coniare la formula "teoria queer" fu Teresa de Lauretis, nell'ambito di una conferenza tenutasi all'Università della
California, Santa Cruz, nel febbraio 1990. Gli atti della conferenza sono pubblicati l'anno successivo.
Contemporaneamente vedono la luce altri due testi che ebbero grande eco in questo ambito di studi: Gender Trouble di
Judith Butler e Epistemology of the Closet di Eve Kosofsky Sedgwick. Negli anni successivi si moltiplicano le opere a
tema, dando avvio alla controversa storia del termine. Nel 1993 Butler ritorna sui temi di Gender Trouble con Bodies
that Matter e conclude con un posizionamento "Criticamente Queer" dopo avere intersecato le ulteriori riflessioni di
Sedgwick sulla performatività. Con performatività del genere si intende la sua capacità «di costituire l'identità che, a
detta di tutti, è».
Ma nel 1994 l'uso sistematico di lesbian in The Practice of Love da parte della stessa Teresa de Lauretis mette in
discussione l'incontrollata rapidità degli sviluppi e usi a cui la "queer theory" è stata soggetta. A tal proposito de
Lauretis dichiara: "Per quanto riguarda la 'teoria queer', il mio insistere nello specificare lesbica può certamente essere
inteso come una presa di distanza da quello che, dal momento in cui l'ho proposto come ipotesi di lavoro per gli studi
gay e lesbici proprio in questa rivista (differences 3, 2), è diventato assai rapidamente una creatura concettualmente
vacua dell'industria editoriale". A fronte di ciò, lo scenario si arricchisce però di contributi importanti con la prima
storia "foucaultiana" della teoria queer in Saint Foucault di David Halperin e con la prima introduzione, quasi
manualistica, alla teoria queer offerta da Anne Jagose in Queer Theory: An Introduction. È in questi anni che il termine
fa la sua comparsa "ufficiale" in Italia, negli interventi di Liana Borghi e Marco Pustianaz all'Università gay e lesbica
d'estate Otia Labronica. Contemporaneamente oltreoceano l'approccio critico queer ai testi e, soprattutto, ai generi quali
che siano, si incontra con i temi delle riflessioni su genere, razza e classe (ad esempio nei lavori di Bell Hooks) e del
rapporto tra essere umano, animale e macchina (dialogo questo che prende avvio principalmente con Simians, Cyborg
and Women e il cyberfemminismo di Donna Haraway). Nel mondo anglosassone, il volume di pubblicazioni a tema
cresce enormemente, accompagnato da una crescente interdisciplinarità; due fattori, questi, che sommati alla crescente
specializzazione rendono difficile l'individuazione di opere che possano dirsi mainstream.
PANORAMICA
La trasposizione in lingua italiana di "queer" affiancato a "teoria" non rende ragione dell'impatto, volutamente
scandaloso, di associare il termine accademicamente alto di teoria con queer, esempio di linguaggio ingiurioso. L'effetto
scandaloso voleva misurarsi anche nei confronti della critica gay e lesbica più tradizionale. Si può dire che la teoria
queer intendesse porsi come interruzione di una pratica critica gay e lesbica legata alla naturalizzazione
dell'omosessuale, ovvero a tutta la traduzione di politica culturale omosessuale che puntava sulla strategia del
cosiddetto reverse discourse". Contro l'effetto naturalizzante del reverse discourse da parte del movimento omosessuale,
teso a stabilizzare un'identità omosessuale e a creare una comunità, la teoria queer si augurava di potere interrompere
un continuum epistemico rimettendo al centro dell'attenzione il problema delle differenze multiple e sviluppando
contemporaneamente le contraddizioni proprie del modo in cui viene comunemente intesa la definizione
omo/eterosessuale. Le discrepanze e le incoerenze tra sesso cromosomico, genere e desiderio sessuale diventano l'oggetto
privilegiato d'analisi, arrivando ad includere il travestitismo, l'ermafroditismo, l'ambiguità di genere e la chirurgia per
il cambiamento di sesso. Gli strumenti più frequentemente usati sono quelli della decostruzione delle rappresentazioni
sociali e dell'analisi delle identità sotto la lente della loro performatività.
Con tali oggetti e tali strumenti in mano, la teoria queer, affermando conseguentemente la transitività dei generi, si
sforza di mettere in discussione la stabilità dell'identità e delle politiche ad essa legate. Identità non fisse, infatti, non
possono essere categorizzate o etichettate e pertanto un singolo aspetto di una persona – aspetto che la precede
socialmente e culturalmente nei gruppi identitari che a tali aspetti si rifanno - non può in alcun modo definirla.
"Queer" risulta quindi più una critica all'identità che un'identità, mentre la teoria si fa più stringente sul metodo e più
povera di un contenuto determinato a priori, assumendo nel complesso la forma di una strategia che destabilizza,
destruttura, decostruisce o altrimenti mette in crisi i confini mediante analisi e performance. Così la problematica della
stabilizzazione del queer, dell'uso e della determinazione del termine, diventa il problema del queering, ovvero dell'agire
conseguente l'assunzione di una prospettiva e una contestazione queer, puntando avanti senza anticipare l'obiettivo.
PROSTITUZIONE, PORNOGRAFIA E BDSM
Come altre in alcune correnti del femminismo, alcune studiose di teoria queer vedono la prostituzione, la pornografia e il
bondage o il sadomasochismo come legittime e valide espressioni della sessualità umana. Questa visione è anzi rafforzata
dall'inclusione di tutto ciò che è non-normativo nell'elenco delle identità "performabili". L'elemento chiave sta nel
vedere gli atti sessuali come qualcosa di costruito discorsivamente, e non come un insieme di pratiche preesistenti. È
importante intendere "discorso" nel senso più ampio del termine, come produzione condivisa di significato - sulla scia
appunto di Foucault e della teoria queer stessa. In tal modo l'attività sessuale, con le sue regole e simboli condivisi, si
mostrerebbe come qualcosa che costruisce da sé la propria realtà piuttosto che riflettere una sessualità biologica
predefinita e "corretta". Ad esempio, Patrick Califia scrive di come il sadomasochismo incoraggi la fluidità e metta in
questione la naturalezza delle dicotomie nella società:
(EN)
(IT)
« The dynamic between a top and a bottom is quite « La dinamica tra top [chi sta sopra, ma anche chi
different from the dynamic between men and women, comanda, attivo] e bottom [chi sta sotto, ma anche chi
blacks and whites, or upper- and working- class people. esegue o subisce, passivo] è assai diversa di quella tra un
That system is unjust because it assigns privileges based uomo e una donna, bianco e nero o alta borghesia e ceto
on race, gender, and social class. During an S&M operaio. Questi sistemi sono ingiusti perché assegnano
encounter, roles are acquired and used in very different privilegi basati su razza, genere e classe sociale. Durante
ways. If you don't like being a top or bottom, you switch un incontro sadomasochista, i ruoli sono acquisiti e usati
your keys. Try doing that to your biological sex or your in modi molto diversi. Se non piace essere un top o un
race or your socioeconomic status. »
bottom, basta invertire registro. Si provi a farlo col sesso
biologico o con l'etnia o con lo status socioeconomico. »
(Feminism and sadomasochism - Patrick Califia)
Questo punto di vista pone tra loro in conflitto branche del femminismo che vedono la prostituzione e la pornografia
esclusivamente come meccanismo di oppressione delle donne.
CRITICHE
I critici della teoria queer sostengono che un vasto e crescente corpus di prove fisiologiche, genetiche, antropologiche e
sociologiche mostra come, scientificamente parlando, l'orientamento e la classificazione sessuale sono più che semplici
costrutti sociali. Secondo questo punto di vista, varie caratteristiche biologiche (alcune delle quali genetiche ed
ereditarie) giocano un ruolo importante nel plasmare il comportamento sessuale (parte del più ampio dibattito "natura
vs. cultura").
Certi scienziati affermano che le richieste decostruzioniste sulla scienza (non solo su questo argomento) siano
pseudoscienza. Tali critiche, tuttavia, non considerano il fatto che gran parte dei testi nei quali la teoria è stata
sviluppata né integrano al proprio interno fonti d'indirizzo scientifico né avanzano alcun desiderio di vero e proprio
antagonismo nei confronti della scienza, escludendo casi particolari e quantitativamente limitati.
Numerosi commentatori rispondono a queste critiche affermando che non tutti gli individui sono nettamente
classificabili come "maschi" o "femmine", anche su basi strettamente biologiche. Ad esempio, i cromosomi che
determinano il sesso (X e Y) possono esistere in combinazioni atipiche (come nella sindrome di Klinefelter [XXY]). Ciò
rende difficoltoso l'uso del genotipo come mezzo per definire esattamente due generi distinti. Gli individui intersessuati
possono avere, per varie e diverse ragioni biologiche, genitali ambigui.
Il modo in cui la questione dell'innatezza dell'identità sessuale e di genere è stata rilevante nella ricerca può essere
investigato seguendo lo svolgersi delle numerose opere di sessuologia del Dr. John Money, della Johns Hopkins
University. I suoi primi lavori indicano che era particolarmente influenzato dalla tesi per cui l'identità di genere è un
costrutto sociale, ma nelle opere successive egli sviluppa una descrizione altamente sfumata di tutti gli input che la
ricerca implica nella formazione dell'identità di genere di un qualsiasi individuo.
Gli aspetti biologici non sono altrettanto rilevanti per coloro che ritengono che il processo di costruzione prenda avvio
nella lingua naturale e nelle categorie che esso plasma tramite il continuo rafforzamento nella mente di ciascuno – ad
esempio i pronomi che fanno distinzioni di genere o la ripetizione degli insulti. Nel modello psicologico di Jacques Lacan,
la "fase dello specchio" (attorno ai 3 anni, quando un bambino vede sé stesso in uno specchio e crede che l'immagine sia
il suo "sé") e lo sviluppo del linguaggio avvengono approssimativamente nello stesso periodo. Pertanto, è possibile che
sia il linguaggio a costruire l'intera idea di sé, come pure le distinzioni di genere/sesso. Anche le idee di Ferdinand de
Saussure sulle relazioni segno-significante nel linguaggio vengono usate per dimostrare questo concetto: si mostra
infatti come nonostante possano esistere delle verità biologiche, la nostra conoscenza e concettualizzazione è sempre
mediata da linguaggio e cultura.
Esistono inoltre teorie ibride che combinano nozioni delle teorie sopra esposte su caratteristiche innate e costrutti sociali.
Per esempio, si può ipotizzare che abitudini sociali, aspettative e identità siano plasmate da certi "fatti della vita".
Questi possono includere strutture innate che vanno da quelle più ovvie (come le differenze tra gli apparati riproduttivi)
a quelle più controverse (come l'esistenza di un orientamento sessuale che è fissato all'inizio della nostra vita da fattori
genetici, ambientali e simili che determinano il risultato). La ricerca empirica (scientifica) può essere usata per separare
la verità dalla congettura e spiegare come questi "fatti della vita" interagiscono con le norme sociali. Sarebbe però
riduttivo affermare che il ruolo della teoria queer è quello di esaminare le nozioni biologiche dell'orientamento sessuale e
del genere nel contesto della cultura e della storia.