Braccio di ferro per interventi di VELLUTO
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Braccio di ferro per interventi di VELLUTO
CHIRURGIA ROBOTICA Braccio di ferro per interventi di VELLUTO di Agnese Codignola La diffusione in tutta Italia di robot chirurgici ha una grande importanza soprattutto per gli interventi oncologici u una cosa sono tutti oncologia di Milano, presso d’accordo: la robotica il quale, con il robot, dal rappresenta il futuro 2006 a oggi sono già stati efdella chirurgia, perché con- fettuati più di 250 interventi, sente di operare in modo tale ne è davvero convinto: “Dal da far sembrare le tecniche punto di vista tecnico non laparoscopiche (cioè quelle c’è confronto tra un interche utilizzano piccole incisio- vento effettuato in laparosconi e strumenti miniaturizzati) pia, nel quale il chirurgo deve comunque pratiche da releIl braccio agire manovrangare ai musei di storia della me- meccanico evita do aste lunghe parecchie decine dicina, almeno il tremolio di centimetri e per buona parte della mano rimanendo semdegli interventi chirurgici più sofisticati. In pre all’esterno del paziente, altre situazioni, invece, la con un’operazione nella chirurgia che si avvale del quale lo stesso chirurgo opera robot è complementare a direttamente con le sue quella laparoscopica, ma ha mani, le quali, attraverso un comunque un ruolo di cre- sistema che è lo stesso dei giochi elettronici virtuali, scente rilevanza. Ottavio De Cobelli, diret- trasmettono i movimenti ai tore della Divisione di urolo- bracci del robot con una figia dell’Istituto europeo di nezza straordinaria. Tutto S 18 Fondamentale aprile 2008 ciò, tra l’altro, avviene in un campo in cui la visuale, anche dei minimi dettagli anatomici, è straordinaria perché assicurata da una ricostruzione tridimensionale dell’organo effettuata dal computer”. NEL NOME DI LEONARDO Approvato dalla Food and Drug Administration statunitense nel 2000, il macchinario che opera in tutto il mondo è uno strumento chiamato Da Vinci. In pratica, si tratta di un vero e proprio robot con tre o quattro bracci meccanici, tre dei quali riservati agli strumenti chirurgici, e uno per le fibre ottiche che permettono, rispetto alla laparoscopia tradizionale, di rico- Da struire il campo operatorio in modo tridimensionale. Il chirurgo è in sala operatoria ma non agisce più direttamente sul corpo del paziente: lavora all’interno di una vera e propria consolle lontana dal tavolo operatorio, muovendo speciali joystick che trasmettono i movimenti ai bracci meccanici. Gli strumenti robotici utilizzati evitano tutti i possibili tremolii che possono colpire anche lo specialista più esperto e, grazie al movimento a 360 gradi, compiono atti chirurgici impossibili per una mano umana. E i vantaggi sono assicurati, come dimostra la Corbis Vinci crescente diffusione della tecnica: per esempio, se si considera l’intervento di asportazione di un tumore della prostata, il primo per il quale è stata convalidata la procedura robotizzata, si nota che la percentuale di interventi effettuati con il robot negli Stati Uniti è passata dal 20 per cento del 2005 al 47 per cento del 2007, e anche in Europa i dati sono simili. I chirurghi, insomma, quando ne hanno la possibilità sembrano preferire senza esitazioni il braccio del robot al proprio, anche perché imparano molto in fretta a muoversi in modo del tutto naturale. “Non è un caso che molti chirurghi si stiano affacciando con crescente fiducia al mondo della robotica” conferma Claudio Giberti, direttore del Dipartimento chirurgico dell’Ospedale San Paolo di Savona, dove il Da Vinci è arrivato nel 2005 e dove, da allora, sono stati eseguiti più di 200 interventi. “Grazie alla precisione dell’intervento diminuisce molto il rischio di sanguinamenti, il bisogno di trasfusioni, la necessità di decorsi operatori lunghi e complessi. Quando, per esempio, come accade sempre più spesso, dobbiamo intervenire per asportare un tumore della prostata che non si è ancora diffuso agli organi circostanti in un uomo giovane, il Da Vinci consente di asportare la ghiandola senza compromettere la continenza urinaria e la potenza sessuale. Il tutto con risultati analoghi, quando non migliori, di quelli ottenibili con le tecniche tradizionali”. Al San Paolo vengono correntemente effettuati, oltre alla prostatectomia radicale, asportazioni di tumori renali e interventi ginecologici, così come accade in quasi 30 ospedali italiani, dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano all’Ospedale Regionale della Valle d’Aosta (che lo usa anche in cardiochirurgia), all’Ospedale di Spoleto, al San Giovanni Addolorata di Roma fino all’Istituto San Raffaele-Giglio di Cefalù, dove si usa anche in ortopedia e nei tumori dei tessuti molli. In tutti questi centri la casistica è ormai numerosa e questo consente ai pazienti di farsi operare in tutta sicurezza senza allontanarsi troppo da casa. Corbis LA RICERCA CONTINUA Fondamentale aprile 2008 19 CHIRURGIA ROBOTICA Il congresso di MIRA Grazia Neri SPL Si chiama MIRA, da Minimally Invasive Robotic Association (ovvero Associazione per la chirurgia robotica mininvasiva), e raduna i migliori esperti al mondo di chirurgia robotica, tra i quali molti italiani: anche per questo la sede scelta per il terzo congresso mondiale, svoltosi alla fine di gennaio, è stata Roma (dopo Innsbruck e New York). L’incontro si è aperto con l’esecuzione, in tempo reale, di un intervento di asportazione della prostata in un italiano di 55 anni affetto da un tumore, eseguito sotto gli occhi di tutti i partecipanti da Vipul Patel, dell’Ohio State University Medical Center, pioniere del campo con alle spalle più di duemila prostatectomie con il robot. L’aspetto più interessante dell’intervento è stata però la fase successiva all’asportazione della ghiandola: il chirurgo ha infatti ricostruito, sempre con il Da Vinci, le strutture che garantiscono la continenza urinaria, secondo una tecnica messa a punto in Italia; l’operazione è durata in tutto poco più di un’ora e il paziente è stato dimesso il giorno dopo. All’incontro era presente anche Pier Cristoforo Giulianotti, presidente di MIRA, direttore della Divisione di chirurgia robotica dell’Illinois University di Chicago che, quando era ancora in Italia, ha fondato a Grosseto l’unica Scuola di chirurgia robotica nazionale, che è presto diventata una delle più importanti a livello mondiale. Giulianotti concorda che il futuro è nella robotica e, via via che aumentano le dimostrazioni scientifiche di superiorità di queste tecniche su quelle classiche, offrirle ai propri pazienti diventa anche una questione etica: ecco perché la chirurgia del futuro si sta diffondendo rapidamente, come dimostra il fatto che le iscrizioni al congresso sono quadruplicate rispetto al primo incontro. 20 Fondamentale aprile 2008 notevole investimento e UTILE ANCHE anche i singoli interventi PER LA DONNA Spiega Angelo Maggioni, sono costosi. Nei grandi cendirettore della Divisione di tri, dove il robot viene usato ginecologia oncologica del- da diversi specialisti, i conti l’IEO: “Dal 2006 a oggi ab- alla fine tornano, ma nei picbiamo effettuato più di un coli reparti è difficile che si centinaio di interventi per la riesca ad ammortizzare la rimozione di tumori del spesa. Un altro limite è di carattere tecnicorpo e della cervice uterina, del- Sono in corso co: con il bracrobotico, inl’ovaio e degli sperimentazioni cio fatti, non si ha annessi e di altre patologie beni- per ampliarne la sensibilità tatgne, con una ri- le indicazioni tile che consente al chirurgo di duzione della degenza post operatoria del 30- sentire direttamente i tessuti: 40 per cento e della perdita anche questo è un dettaglio di sangue tipica di questi in- tecnico che potrà essere miterventi dell’80 per cento. gliorato, come già sta avveNon solo: quasi la metà delle nendo per altre applicazioni donne operate riferisce un della ricostruzione virtuale minor dolore dopo l’opera- della realtà”. Il futuro sembra insomma zione e anche per questo abbiamo deciso di incrementa- essere nelle mani dei robot, re il numero di operazioni soprattutto per tutti quegli almeno del 20 per cento, interventi (che comunque visto anche l’aumento di ri- sono sempre più numerosi) chieste da parte delle pazien- che richiedono dissezioni fini ti. Ciò permetterà, oltretut- e ricostruzioni complesse. Infine una nota positiva: to, di acquisire maggiore esperienza in alcune neopla- l’Italia è all’avanguardia nel settore, come dimostra anche sie complesse”. Quest’ultimo aspetto ac- il fatto che alla fine di gencomuna molte delle équipe naio si è svolto a Roma il che si stanno cimentando terzo Congresso mondiale di con il Da Vinci: quasi ovun- chirurgia robotica (vedi que sono stati infatti avviati box). Nel nostro Paese si protocolli sperimentali per contano già una trentina di mettere a punto nuove appli- Da Vinci, operanti su tutto cazioni, in particolare nel il territorio. I casi trattati in campo della chirurgia addo- 29 ospedali sono stati finora minale, per l’asportazione quasi 1.600, e questo pone dei tumori del colon-retto e l’Italia al secondo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti, per quella toracica. Al momento, tra l’altro, che hanno oltre 500 sistemi non sono ancora emersi li- robotici operanti, contro i miti invalicabili della tecni- 120 di tutta Europa. L’Italia ca. Spiega infatti Giberti: supera quindi la Francia, che “Di sicuro il costo rappre- ha 18 ospedali con un robot senta un ostacolo, soprattut- in sala operatoria, la Germato nei piccoli ospedali, per- nia, che ne ha 13 e la Gran ché lo strumento richiede un Bretagna, che ne ha solo 9.