CXIX - Gino Longo Memorie
Transcript
CXIX - Gino Longo Memorie
capitolo CXIX pag. 1 Capitolo CXIX Il sesso quale arte - Manuale del perfetto seduttore - Lasciate da parte il sentimento e tornate all’istinto - Come indurre una donna al coito in quaranta minuti - Le zone “erogene” e la “mappa del tenero” - I punti-chiave dell’orgasmo femminile Non bruscate le cose - Tecniche e strumenti del piacere Attenzione: il sedurre pone problemi - Filosofìa del sesso - Il sesso quale strumento di socializzazione - Il sesso quale mezzo di conoscenza - Sesso ed età - Solitudine esistenziale e sentimento La pluralità dei rapporti - L’assurda pretesa della “fedeltà” coniugale Vediamo un nuovo aspetto del sesso: il sesso quale arte, o se preferite scienza (in realtà, come per ogni altra attività pratica, l'esercizio del sesso nell'animale umano è sempre arte fondata sulla cognizione, ossìa su conoscenze in precedenza accertate ed acquisite). Quel sesso cioè che si può scoprire, apprendere e perché no, anche insegnare. E per fare ciò torniamo al discorso che due libri orsono avevamo fatto sull’erotismo. Avevamo detto, allora, che l'erotismo altro non è se non il modo di utilizzare la nostra sessualità per dare al nostro partner - e da egli ottenere il massimo piacere possibile. Usando a tal fine le caratteristiche che sono proprie tanto alla sessualità femminile quanto a quella maschile, e le differenze specifiche che caratterizzano reazioni e comportamento del maschio e della femmina nel corso dell'incontro sessuale, ossìa della copula (ruolo maschile e ruolo femminile). capitolo CXIX pag. 2 Col ché in realtà non facciamo altro che trasformare in atto cosciente e ragionato quel comportamento che ci viene suggerito dall'istinto, cioè dalla natura, ed è iscritto nel nostro codice genetico. Per fare ciò poniamo a profitto tutto quello che sul sesso e sulle leggi che regolano l’istinto sessuale abbiamo appreso prima. Trasformando così il rapporto sessuale tra due partner da naturale in culturale, da animale in umano. E quindi da rapporto tra individui (biologici) in rapporto tra persone (umane), dotate ognuna di una propria storia e di una propria cultura. Diciamo così: gli animali copulano, gli umani fanno l'amore. Lo fanno con raffinatezza, con conoscenza di causa, con dedizione. Ce la metteranno tutta, nel cercare di portare il proprio partner là ove vogliono, e di farlo godere nel migliore dei modi possibile. Bene: il saper fare l'amore altro non è che l'arte e la scienza di usare il proprio corpo e le proprie caratteristiche sessuali per dare al proprio partner-persona (e da esso attendersi) il piacere sessuale più intenso, più duraturo, più coinvolgente possibile. Ottenendo così, oltre al massimo piacere fisico, anche la massima soddisfazione morale, diciamo pure spirituale. Inutile dire che questa scienza e quest'arte non sono dati di natura: vanno acquisite, sperimentate, perfezionate. Rappresentano quindi una vera e propria conquista, che va fortemente voluta e tenacemente perseguita: sono frutto di un atto di volontà. * * * Parlando di sesso finora avevamo considerato il rapporto sessuale tra due persone come qualcosa di un po’ scontato: due persone di sesso opposto si incontrano, sono attratte l'una dall'altra, fanno sesso. Ma nella realtà quotidiana un rapporto sessuale non è mai una cosa astratta, si svolge tra due persone concrete, diciamo tra me, uomo, e lei, donna (o viceversa). L'incontro può anche essere stato casuale, ma in seguito non lo sarà più: al rapporto sessuale vero e proprio bisogna ancora arrivarvi, che nel sesso vi è sempre una prima volta. L'erotismo quindi include anche il modo col quale riuscire a portare una donna (od un uomo) a fare con te quello che già ha fatto con altri, o che sognava di fare ma non ha ancora osato, ossìa a far l'amore, ed a farlo con te. capitolo CXIX pag. 3 Include di conseguenza anche il modo di sedurre la partner: serve un manuale di seduzione. O, se preferite, il “manuale del perfetto seduttore”. Vediamo di delinearne i punti base. Imparare il mestiere di seduttore è di estrema importanza: rappresenta infatti l’unico modo che ha il maschio per pareggiare i conti con l’altro sesso. Che, come sappiamo, la può dare a chi vuole, e quando vuole. Ebbene, stavolta saremo noi a poter prendere chi vogliamo e quando vogliamo. Era ciò che sognavo fin dall’infanzia: ebbene, dopo quarant’anni di dubbi e di torture finalmente vi ero riuscito, avevo imparato a farlo, e posso pertanto rendervi partecipi dell’esperienza acquisita. Come prima succedeva soltanto a loro, ora anche tutte le donne potranno divenire vostre: sarà sufficiente che lo vogliate. Incute sicurezza, questo nuovo potere acquisito: quella sicurezza che ai maschi comuni è sempre mancata. Ora sì che con le donne siete alla pari! Siete divenuto maggiorenne, ma attenzione: la maggior età include pure una maggior responsabilità. Evidentemente, il contenuto di tale manuale del seduttore dovrà partire dalla chiara presa di coscienza dell’esistenza di perlomeno tre postulati basilari, che informano e condizionano l’interagire sessuale tra due persone, nel caso nostro tra uomo e donna. E includere anche la padronanza delle tecniche necessarie a realizzare questi tre postulati. Postulato primo: ogni donna normale, salvo circostanze eccezionali, è altrettanto attratta dai maschi quanto loro lo sono da lei. In potenza quindi l’incontro sessuale lo desidera pure lei, e in modo forse anche più passionale del vostro. Potremo quindi far leva sul suo istinto per portarla là ove vogliamo noi, cioè alla copula: la padronanza delle tecniche necessarie prima ad invogliarla, poi a farla cedere al nostro desiderio, ed infine a godere con noi costituisce, per l’appunto, il contenuto essenziale di ciò che ho chiamato “il manuale del perfetto seduttore”. L’elaborazione e la conquista di tali tecniche mi costò decenni di dubbi, torture ed errori, ma alla fine questi diedero un risultato: oggi - quando in sostanza non mi serve più! - so benissimo come fare per indurre una donna qualsiasi donna! - a copulare con me, ed a prendervi gusto! E non ci vorranno né mesi né settimane: saranno sufficienti in media quaranta minuti. Soprattutto se la donna l’avete appena incontrata: torneremo sull’argomento. capitolo CXIX pag. 4 Postulato secondo: arrivare alla copula è certo importante, ma non sufficiente: in fondo qua si tratta soltanto di una presa di contatto, il più deve ancora venire. Scopo dell’incontro iniziale era quello di trovare una nuova partner da far godere: ora che v’è, devo vagliare le possibilità e le prospettive che offre, ed il da farsi per trasformare l’incontro in rapporto, e renderlo sempre più gratificante per entrambe le parti. Dovrò in particolare - se necessario - insegnare alla mia nuova partner sessuale a passare dall’orgasmo singolo a quello plurimo, e dovrò darmi da fare per giungere a quello che è il fine ultimo della copula: consentire a due persone diverse di fondersi in uno spasimo comune. Col che non soltanto l’incontro si sarà trasformato in rapporto, ma si sarà pure formata una coppia. Postulato terzo: il raggiungimento dei risultati di cui prima, cioè indurre una sconosciuta ad avere un rapporto sessuale con te, trasformare l’incontro in rapporto, e giungere a stabilire tra di voi un rapporto di coppia, comporta una precisa responsabilità etica da parte di chi ha iniziato il gioco. Perché (a meno che il gioco non sia stato sin dal’inizio condotto da entrambi i futuri partner su un piede di assoluta parità) uno dei due - il seduttore - ha volutamente fatto leva sull’istinto dell’altra per indurla a fare quello che voleva lui: deve quindi farsi carico anche delle eventuali conseguenze di questo suo comportamento. Che diamine, una persona per bene risponde delle proprie azioni. Non può disinteressasi delle conseguenze che l‘incontro prima, ed il rapporto dopo, potrebbero comportare per la nuova partner. Tra i compiti del seduttore rientrano, di conseguenza, non soltanto il saper indurre la partner alla copula, non soltanto insegnarle a fare l’amore nel migliore dei modi possibili e coi migliori risultati possibili, ma anche il sapere e volere gestire il rapporto interpersonale che dalla sua iniziativa sarà derivato. Inutile dire che, tra tutte e tre, quest’ultima è la tecnica più difficile: è molto più facile sedurre una donna che non gestire il rapporto con lei. Ma lo sapevate, no? “Tu l’as voulu, Georges Dandin!”. * * * Ed ora, alle nostre tecniche: cominciamo dalla prima. Come indurre una donna da poco conosciuta, od addirittura ancor ignota, a fare l’amore con te? Ovvio che a tal fine useremo l’istinto, ma in che modo? E come procederemo? capitolo CXIX pag. 5 Per cominciare, una distinzione importante: vi è differenza tra il seguire l'istinto ed usare l'istinto. Perché quel che si segue è l'istinto proprio, mentre quel che si utilizza è quello dell'altro. Il tuo istinto ti porterà là ove vuole la natura, ti devi soltanto lasciar andare. Ma per portare lei ove voglio io, è sull'istinto suo che dovrò agire. Seguirò sì il mio istinto, ma per giungere ai miei fini dovrò puntare sull'istinto dell'altro. Lo stesso farà lei: entrambi giocheremo con la sessualità del partner. E' proprio nel sedursi l'un l'altro che consiste il grande gioco, il "gioco dell'amore e del caso" di cui parla Marivaux. Non si segue soltanto l'istinto, ma lo si usa, e quindi si gioca. Il che evidentemente presuppone che si conosca bene quella sessualità sulla quale si dovrà agire: io quella femminile, lei quella maschile. Per cui sarà opportuno tornare di nuovo alla sessuologìa: prima dovremo però fare un'altra premessa importante. E cioè: qualora vogliate sedurre la vostra controparte, sia essa maschio o femmina, lasciate per favore da parte qualunque tentativo di avviare un discorso sentimentale, e più in generale qualsiasi forma di discorso. Non soltanto non servirà, ma sarà dannoso. E’ col suo corpo che dovete dialogare, non con la sua mente. Comunicazione unicamente non verbale: la parola potrà forse servire dopo, ma di certo non prima dell'atto sessuale. Inoltre - usando il verbo - a parer mio vi mostrerete disonesto. Parlare ad una donna di sentimenti prima di averla fottuta può avere quale unico scopo quello di calmare le sue apprensioni e di smobilitare le sue difese, il che è da vile, è un colpo basso. Nonché un inganno: come si può parlare di sentimento ad una donna con la quale non avete ancora fatto l'amore, e che pertanto ancora non conoscete? Come metodo poi è tutt'altro che sicuro, e può essere addirittura controproducente: l'uso della parola indurrà infatti la vostra partner a riflettere, e quindi contribuirà ad accrescere i suoi dubbi ed a mobilitare le sue eventuali difese, mentre il vostro scopo sarebbe esattamente l'opposto, e cioè di smobilitarle. Qualora facciate intervenire il ragionamento, bloccherete inevitabilmente l’azione dell'istinto: proprio il contrario di quanto volevate ottenere. Lasciate quindi da parte il sentimento, e soprattutto i discorsi: se volete sedurre una donna, e sedurla a colpo sicuro, dovete far leva non sul sentimento, bensì sull'istinto. Che non inganna mai, in ciascuno di noi è capitolo CXIX pag. 6 insito e ben presente, e fa parte del nostro codice genetico. Dovete cioè partire dal presupposto che essendo la donna fatta in un determinato modo, reagirà a determinati stimoli, ed avrà determinate reazioni. E quindi sarà costretta ad accogliere le vostre "avances", sol che ci sappiate fare: per la sua e la vostra felicità. * * * Ed ora, la sessuologìa. Come siamo fatti, e come ci comportiamo, durante l'atto sessuale? Come reagisce il nostro corpo agli stimoli sessuali? Primo assioma fondamentale: tutto in noi è in realtà erogeno, e nel recepire gli stimoli sessuali sono implicati tutti senza eccezione i nostri sensi. Sarà quindi necessario agire tanto su ciascuno di essi quanto su tutti quanti presi insieme: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. E questo ancor prima del contatto fisico: sarà possibile – e quindi necessario - usare vista, udito ed olfatto in funzione erotica per predisporre a vostro favore il futuro partner addirittura prima ancora di averlo avvicinato! Cosa che le donne, detto tra noi, sanno fare benissimo. Di solito già il contatto a distanza, tramite quei tre sensi, ossìa la vista, l’udito e l'olfatto, è di per sé sufficiente per comprendere in anticipo come andranno tra voi le cose. La vista permetterà di rilevare e valutare, oltre all’aspetto fisico, anche il comportamento da lei tenuto, e, tramite esso, l'effetto che su di lei avrete prodotto. L'udito, di cogliere nelle intonazioni e modulazioni della sua voce altri particolari circa la sua reazione alla vostra entrata in scena, ed all'incontro con voi. L'olfatto permetterà non soltanto di verificare la compatibilità diciamo così umorale tra voi due, ma, cosa ancora più importante, di accertare, tramite i feromoni che lei emetterà, se l'avete turbata, od addirittura eccitata. In tutti e tre i casi si tratterà evidentemente di comunicazione non verbale, ma se i segnali recati da questi tre sensi (gusto ed olfatto interverranno soltanto più tardi, a contatto fisico avvenuto) concordano, e vi sono favorevoli, avete nove possibilità su dieci di riuscire a portarvi a letto la vostra nuova conoscenza. E di farlo - volendo - addirittura nei quaranta minuti successivi al vostro primo incontro. Più naturalmente il tempo necessario per raggiungere il letto più vicino... capitolo CXIX pag. 7 Per questa ricognizione preliminare la parola non serve, anzi disturba. Dovrete, evidentemente, dire qualcosa, per darvi contegno, ma non vi è nessun bisogno di dare un senso alle vostre parole. Si parlerà del più e del meno, l'importante è che accenniate, senza parlarne esplicitamente, sia all'ammirazione che lei ha suscitato in voi che al desiderio irrefrenabile che di lei avete. Andate tranquilli, nessuna donna si é mai lamentata. Dopodiché il primo contatto fisico: prendetele la mano, in silenzio, e baciategliela, preferibilmente sul palmo, guardandola dritto negli occhi e caricando il vostro sguardo di tutta l'eloquenza amorosa che siete in grado di esprimere. Stesso contenuto: ammirazione e desiderio. Alla tenerezza arriverete più tardi. E mi raccomando, niente discorsi, soltanto comunicazione non verbale... Ora che vi siete silenziosamente dichiarati, potete passare all'azione, e compiere i passi successivi. Che consisteranno nell'intervenire poco a poco sul suo involucro fisico, sul corpo di lei, per portarlo gradatamente là ove volete voi. Passiamo quindi al contatto fisico, all'incontro tra i vostri due corpi, diciamo pure al "corpo a corpo". Vi siete presentati, il primo contatto è stato istaurato, l'avete presa per mano e guardata. Ed ora che si fa? Avete dinnanzi a voi un delizioso corpo di donna, un corpo stupendo che dovete sedurre, eccitare, portare a rilassarsi ed a lasciarvi fare, per poter giungere all'atto, penetrare quel corpo, farlo godere e soddisfare così la vostra nuova partner femminile. Com'è che si procede? Usando quanto vi offre madre-natura. Il corpo femminile, proprio per permettere e favorire la copula, è tutto quanto fatto e predisposto in un determinato modo. Diciamo che è tutto quanto predisposto per la voluttà, ma le zone più propriamente erogene (ossìa suscettibili di generare piacere sessuale), collocate un po' ovunque, sono distribuite in un certo particolar modo, hanno un grado di sensibilità diversa ed hanno ciascuna una loro funzione propria: è come fossero graduate e collocate lungo un determinato percorso che dovrà portarvi là ove natura vuole. E come se la donna volesse deliberatamente attrarre per gradi l'uomo dalla periferìa del suo corpo verso il centro del piacere, e l'uomo da par sua accrescere sempre di più l'eccitazione femminile procedendo dalla periferìa verso quel medesimo centro: è questa la sostanza del gioco erotico. In cui ciascuno dei due corpi ecciterà sempre di più l’altro, fino a giungere a quella capitolo CXIX pag. 8 catarsi finale in cui il maschio perderà il suo sperma e la femmina godrà. E se del caso verrà fecondata. Inutile dire che ogni corpo femminile (o maschile) diverso – ma anche ogni successivo incontro col medesimo partner - potranno rivelarsi fonte di inattese ma gradite sorprese, atte a stimolare proficuamente la vostra immaginazione: non avrete di ché annoiarvi. Non dimenticate che ogni nuovo incontro amoroso è con una persona diversa, e quindi con un mondo interiore che sarà per voi del tutto nuovo. Se il corpo umano è un volume, la superficie che vi è accessibile e sulla quale potrete e dovrete agire risulta divisa in zone che ai fini erogeni hanno importanza diversa. Epidermide ed organi che sboccano all'esterno dovranno venir presi in considerazione secondo un determinato ordine: si può addirittura tracciare una mappa, una carta geografica del piacere, sulla quale saranno stati collocati determinati "repères", contrassegni, punti di riferimento, seguendo i quali potrete giungere alla meta. Qualcosa del genere l’aveva fatto a suo tempo Mademoiselle de Scudéry (1607-1670), con la sua "Mappa del tenero"... L'argomento in fondo era il medesimo: come farsi amare. Soltanto che là era rivolto ai sentimenti, e qua ai sensi... Per essere sintetici, diciamo che le “zone erogene" del nostro corpo possono essere raggruppate in quattro diversi gruppi secondo la “distanza" che li separa dal punto di arrivo, ed il loro collocamento tracciato sotto forma di cerchi concentrici successivi che si avvicinano sempre di più alla meta, mentre il percorso da seguire potrà essere rappresentato come un movimento a spirale in cui si passa via via ad orbite sempre più ristrette, fino a cadere nel centro che ne rappresenta il punto di arrivo. Proprio come fanno i vascelli spaziali. La cerchia più esterna di zone erogene è data dall'epidermide femminile nel suo insieme, il punto di arrivo, ovvio, sarà il centro del piacere, quindi per la donna la vulva. Verso la quale l’istinto avrà il compito di guidare voi maschio, portandovi diciamo così "per mano". Perché potiate far godere la donna, irrorandola, e se del caso fecondare. Prendendole la mano avevate stabilito il primo punto di contatto: seguendo la mappa di cui sopra dovrete ora arrivare, passo dopo passo e senza fretta, fino al centro del piacere, e penetrarlo. Dovrete come avvolgere la donna in un vortice di carezze sempre più spinte, passando da un punto sensibile all'altro e di tanto in tanto capitolo CXIX pag. 9 tornando indietro, avendo bene in mente lo scopo e seguendo un vostro piano e tragitto prestabiliti. E non interrompendovi mai, per non darle la possibilità di ripensarci. Per riuscire dovrete soltanto seguire il vostro istinto, ed utilizzare alla meglio quello suo: la natura sa quello che vuole, e quello che fa. Tratteremo l'argomento considerando il maschio quale parte attiva, quale soggetto, e la donna quale parte passiva, quale oggetto della vostra azione, ma i ruoli possono venir invertiti senza problema, nihil obstat. Nella realtà pratica i ruoli infatti di tanto in tanto ve li scambierete: è molto più gustoso. * Ed ora dalla filosofìa * * passiamo alla sessuologìa applicata, cioè all’erotologìa, e dall'impostazione del problema passiamo alla tecnica della seduzione. Quali dovranno essere, le vostre "avances”? E come dovrete muovervi, per riuscire nell'intento? Come detto prima, le zone erogene femminili, e le sensazioni che esse sono in grado di procurare alla donna se adeguatamente sollecitate, possono venir raffigurate sotto forma di cerchi concentrici successivi, al centro dei quali si trova l’ambìto oggetto del desiderio. Passando da un cerchio all'altro vi ci avvicineremo sempre di più, mentre le sensazioni della donna cresceranno di intensità, fino a quando si giungerà alla meta, e si potrà procedere alla penetrazione con successiva copula. La prima cerchia di zone erogene, quella più esterna, comprende l'epidermide e la muscolatura sottostante. L'epidermide femminile è molto sensibile al contatto, al calore, alla grana ed alla setosità della pelle altrui, alla rudezza esteriore del corpo dell'altro, allo sfregamento del partner sulla pelle, alla tensione della muscolatura sottostante. Sull’epidermide si può intervenire con carezze, vellicamenti, baci, pizzicotti, succhiamenti e mordicchiamenti vari, ecc. ecc. La muscolatura sottostante reagisce a sua volta alle pressioni e torsioni di ogni tipo. Da qua l’importanza dell’abbraccio. Tutto l'involucro esterno del corpo umano è in realtà un'unica ed estesa zona erogena, sensibile ad ogni tipo di sollecitazione: spesso sarà sufficiente un bacio tenero ed appoggiato sul palmo di una delle mani per far cadere una capitolo CXIX pag. 10 donna in deliquio, soprattutto se esso viene accompagnato da uno sguardo bruciante e devoto. Ma per carità, non vi venga in mente di aprir bocca! Rischiereste di rovinare tutto. La seconda cerchia di zone erogene è data da una serie di punti di particolare sensibilità, collocati là ove la pelle è più fine, oppure vicino od attorno ad orifizi che dall'esterno conducono verso l'interno del corpo (ancor più sensibili le numerose mucose che tappezzano l'interno di alcuni di questi orifizi). Sono il naso, le palpebre, le orecchie, l'attacco dei capelli, le labbra, la bocca, il collo, i polpastrelli e le pieghe tra le dita, le palme delle mani e dei piedi, le ascelle, la pieghe del gomito e del ginocchio. Infine una serie di punti nascosti, quindi da raggiungere o scoprire, carichi pertanto di valenza simbolica, e di conseguenza più eccitanti: sono il seno coi capezzoli (che in molte donne sono sensibili quasi quanto la clitoride), l'ombelico, il pube (“monte di Venere”), il culetto, l'interno delle cosce: tutti punti in cui alla particolare sensibilità si aggiunge anche una forte carica simbolica in grado di far crescere di molto tensione ed eccitazione. Ognuno di questi punti rappresenta una zona erogena sensibilissima, mentre viceversa il passaggio dalla prima cerchia ad essi avviene per così dire quasi di sfuggita: quando la donna se ne accorge è già troppo tardi. Provocheranno per contro un intenso e significativo aumento dello stato di eccitazione generale, il che permetterà di passare senza troppi problemi alla terza fase. La terza cerchia di zone erogene è rappresentata dalle zone erogene vere e proprie, la cui diretta sollecitazione provoca una irrefrenabile voglia di rompere gli indugi e di passare alla copula. Si tratta dei già citati capezzoli, delle labbra e della lingua, dell'interno della bocca, dell'ostio vaginale e della zona perineale. La quarta ed ultima cerchia comprende le zone erogene - o piuttosto i punti-chiave di esse - la cui sollecitazione porta direttamente all'orgasmo. Sono tre: nella donna la clitoride, il punto G e l'ano, nell'uomo il glande, l'asta del pene con le borse e di nuovo l'ano. Tutti questi punti sono in grado di scatenare l'orgasmo, e spesso basterà la sollecitazione di uno solo di essi, soprattutto se accompagnata da altre carezze e da un fervido lavoro di immaginazione, per portare la donna capitolo CXIX pag. 11 all'orgasmo. Ma se ne solleciterete contemporaneamente due, le vostre "chances" cresceranno di molto: riuscirete a portare la donna all'orgasmo almeno in nove casi su dieci. Se poi riuscite a sollecitarli contemporaneamente tutti e tre, il che è difficile ma non impossibile, l'orgasmo femminile sarà garantito. Attenzione: in molte donne, ma non in tutte, i capezzoli godono di uno "status" tale, ossia di una sensibilità, erettilità e reattività particolari, da poter configurarsi come un vero e proprio quarto punto-chiave del piacere femminile, in grado cioè anch’esso di scatenare l'orgasmo, alla pari con gli altri tre. Visto che i capezzoli sono più facilmente accessibili degli altri puntichiave, la cosa appare tutt'altro che irrilevante. Sollecitare contemporaneamente tanto i capezzoli che la clitoride, il punto G o l'ano è assai più facile che non sollecitare contemporaneamente clitoride ed ano, oppure clitoride e punto G. In ogni caso la contemporanea stimolazione tanto dei capezzoli che dei tre punti prima elencati appare sempre utile. Anche psicologicamente. Lo stesso, seppur in casi più rari, può valere anche per l’ostio vaginale, ossìa per l’ingresso della vagina. Che è sempre zona erogena, ma raramente punto-chiave la cui sollecitazione di per sé, non accompagnata cioè da altri tipi di sollecitazione, sia in grado di portare la donna all’orgasmo. Un altro punto sensibile all’interno della vagina, oltre al già noto punto G, è la cosiddetta EFA (zona erogena del fornice anteriore): risulta collocata sulla parete anteriore interna della vagina, subito sotto il collo dell’utero. E’ più estesa e diffusa del punto G (che poi in realtà è anch’esso zona), ma meno sensibile di esso, anche se la sua sensibilità può in singoli individui variare di parecchio. Per contro, può essere più facilmente stimolata dal glande nel corso dell’atto sessuale in tutte quelle posizioni in cui la copula avvenga da tergo. Probabilmente costituisce un residuo di quello che doveva essere un punto-chiave importante, in quei tempi remoti – un milione di anni fa! - in cui i nostri progenitori non avevano ancora assunto la posizione eretta, ed il coito poteva avvenire soltanto da tergo. Oggi la zona ha perso tale funzione, ma può tuttora essere usata con profitto, qualora ci si muova con delicatezza e dolcezza, e sufficientemente a lungo, in tutte quelle posizioni in cui la penetrazione come detto abbia luogo da tergo. Ma punto-chiave no, non lo è più da tempo: la sollecitazione quindi capitolo CXIX pag. 12 ne dovrà venir integrata con altri tipi di carezze o stimoli. Mentre i capezzoli - ma anche la clitoride - nel corso dei secoli divenivano poco a poco puntichiave dell’orgasmo femminile, la zona EFA invece col tempo cessava di essere tale... Soltanto logico, vi pare? Se la sollecitazione della zona EFA nelle posizioni da tergo non è cosa facile, essa per contro potrà essere facilmente stimolata, con risultati tutt’altro che indifferenti, in quelle posizioni in cui sia la donna a cavalcare di fronte l’uomo: se lei si butterà tutta all’indietro, inarcherà la schiena, e strettamente aderente al maschio - muoverà il bacino verso il basso ed all’indietro, per fare poi il movimento inverso, il glande del maschio potrà con gran profitto sollecitare e massaggiare la zona del fornice anteriore. Alla donna resterà solo da lanciarsi in una sfrenata galoppata, in cui sgroppando si darà da fare per “muovere il culo”, come dicono gli scafati. Riuscirà in tal modo, se ha capito il trucco, a sollecitare contemporaneamente sia la zona EFA che il punto G, sia la clitoride che l’ostio vaginale: un risultato non da poco, che è suscettibile di procurare orgasmi da favola. Però sarà la donna in quel caso a dover agire e muoversi, che il maschio non ha nessuna possibilità di controllare le sensazioni che il suo pene susciterà in lei: in sostanza, è come la donna si masturbasse sul pene eretto dell’uomo, controllando lei la profondità, la direzione ed il ritmo del movimento del pene in vagina. Sarà lei a muoversi sul tuo palo eretto, controllando di persona direzione e movimento del pene nella vagina, in modo che esso vellichi a turno, e con la dovuta intensità o dolcezza, questo o quel punto sensibile, imponendo inoltre un certo ritmo che sarà lei a scegliere, accelerando o rallentando quando necessario, unico giudice delle proprie sensazioni, e della tensione che provocano in lei. L’uomo qua ha solo da rimanere ben teso ma passivo: in caso contrario la disturberebbe, e rischierebbe di rovinarle la festa. Ovvio, la donna dovrà imparare a scoprire e controllare le proprie reazioni: se non vi riesce da sola, glie lo si può insegnare, no? Imparerà presto: in materia di sesso le donne sono ottime discepole. La mia Rita, sensuale com’era, vi riuscì in un batter d’occhio: già dopo pochi giorni si muoveva - e “muoveva”! - su di me che era un piacere, in un lento e progressivo godimento che toccava a turno ogni fibra del suo essere. capitolo CXIX pag. 13 Le cose si semplificano assai qualora in vece del pene maschile venga usato uno di quei vibratori rotanti che stimolano contemporaneamente ostio vaginale, punto G, zona EFA e collo dell’utero. Qua niente più problemi: quello sì che potrà portare la donna ad un orgasmo favoloso, e nel giro di pochi minuti. Ve ne rammenterete a lungo, voi donna, per cui quel giocattolo sicuramente diverrà uno dei vostri preferiti. Bene, e che ne direste ora di sollecitare contemporaneamente, voi uomo, non più tre punti-chiave, come detto prima, bensì addirittura quattro? Sarebbe favoloso, ma come riuscirvi? Bisognerebbe essere un contorsionista... Non che sia impossibile, certo, ma riuscirvi da solo è praticamente fuori questione. Salvo se sarete cavalcati (vedi sopra), e da sotto manovrerete pure i capezzoli... Le cose però cambiano, se a manipolare il vostro beneamato idolo sarete ora in due: due punti-chiave per ciascuno non sono più un problema. E se il terzo - in questo caso tutt'altro che incomodo! - risulterà di sesso maschile, alla contemporanea sollecitazione di tutti e quattro i punti-chiave del piacere femminile - capezzoli, clitoride, punto G ed ano - potrete aggiungere anche le sensazioni - quelle sì che emozionanti - di una doppia e contemporanea penetrazione, quel che sembrava follìa diviene ordinaria amministrazione. Basterebbe questo a spiegare la sempre più rapida diffusione della pratica del sesso di gruppo, anche in mancanza delle motivazioni di cui abbiamo parlato altrove. Siete increduli? Chi vi vieta di provare? Conclusione: l'intero corpo femminile è erogeno, sta a voi saper giocare. Si parte dalle zone erogene più esterne, pelle e muscolatura, per poi passare gradualmente, procedendo per così dire dall'esterno del corpo verso l'interno, prima alla seconda cerchia, poi alla terza, e giungere infine alla zona decisiva. Se avrete l'accortezza di non bruscare le cose, e di accompagnare il vostro graduale progredire con frequenti ritorni a punti toccati in precedenza, accompagnando il tutto da carezze, baci e paroline dolci (paroline, non discorsi!), il successo è garantito: l'istinto nella vostra partner prenderà il sopravvento, e farà la sua parte. Quando l'avrete fatta godere una prima volta, ricordatevi dell'orgasmo multiplo, e proseguite, che ormai il ghiaccio è rotto: vi siete accettati reciprocamente, la conoscenza carnale è avvenuta. Ma qua i quaranta minuti capitolo CXIX pag. 14 iniziali non saranno più sufficienti: calcolate quindi qualche ora buona, diciamo due o tre. L'avvenuta conoscenza carnale potrà essere stata feconda e promettente: in questo caso potrete - e dovrete - passare gradualmente dal corpo alla persona. Tenete presente che in amore nulla è scontato: non vi sono certezze, soltanto possibilità. La mia ricetta è però valida in ogni caso: seguitela. * * * A questo punto sarà opportuno spendere qualche parola per descrivere, analizzare e caratterizzare nei dettagli quel meraviglioso strumento di piacere che è rappresentato dall’apparato copulatorio femminile. Infinitamente più ricco, più complesso, più sensibile, più diversificato e variegato del proprio omologo maschile. Diciamo una bicicletta paragonata ad una Ferrari, od una mongolfiera ad una navetta spaziale. Anzitutto la sensibilità, che nella donna è molto maggiore. Deriva dalla stessa complessità di tale apparato, dalla necessità che esso ha di coordinare e indirizzare verso il fine comune il funzionamento delle sue numerose componenti. Che dovranno assicurare – secondo uno schema ben preciso – lo svolgimento di tutta una serie di processi: eccitazione generale, congestione dei tessuti e dei corpi erettili, lubrificazione dei siti, contrazioni brusche della vagina e del’utero, movimento degli spermatozoi in vagina, aspirazione nell’utero e avviamento verso destinazione di quest’ultimi, successiva detumescenza dei corpi erettili e dei tessuti, ecc. ecc. Qualche particolare: l’insieme dei corpi erettili presenti nelle varie parti dell’apparato copulatorio femminile supera di ben quattro volte in volume quelli del maschio, presenti soltanto nella verga. Le ghiandole e mucose che emettono o secernono sostanze lubrificanti sono nella donna di ben sette tipi diversi, contro i tre del maschio. Ed il numero dei corpuscoli della voluttà, detti corpuscoli di Krause, che affiorano alla superfice sia del glande della clitoride che del glande del pene, nella donna è di due volte superiore rispetto al maschio: 8.000 contro 4.000. Se terremo poi conto delle diverse dimensioni dei due glandi, viene fuori che il numero dei corpuscoli della voluttà che sono presenti in ogni millimetro quadrato di superfice del glande della clitoride capitolo CXIX pag. 15 sarà di almeno ottanta volte superiore a quello dei corpuscoli presenti in ciascun millimetro quadrato del glande del pene! Il che fa della clitoride femminile un organo di estrema sensibilità, per cui è da trattarsi con la maggior delicatezza possibile. Il glande della clitoride, a differenza di quello del pene, non dovrebbe ad esempio mai venire scappucciato, salvo che in casi rarissimi, diciamo per una breve toccatina bagnata (dico bene: bagnata, non umida) in punta di lingua… Per quanto riguarda l’intensità dell’orgasmo femminile, se paragonata a quella dell’orgasmo maschile, essa, secondo i rilievi di Masters e Johnson, è di ben dieci volte maggiore. E per quanto concerne la capacità orgasmica, ossìa il numero complessivo di orgasmi che una donna può raggiungere nel corso di un singolo incontro amoroso, siamo fuori di ogni possibile paragone: nella donna è superiore non di decine, ma di centinaia di volte. In quella famosa notte sul canale Mosca-Volga io venni dodici volte, Ljudmila ben oltre le settecento. * * * Il perché di tale dislivello tra capacità orgasmica nei due sessi è presto detto: mira ad assicurare che nel corso dell’incontro sessuale la femmina si faccia fecondare non da uno, bensì da una serie di maschi in rapida successione, il che assicurerà alla futura prole un quantitativo assai più diversificato di materiale genetico tra cui scegliere, e quindi un rimescolamento ed un arricchimento asssai più rapidi del patrimonio genetico complessivo della specie. Col risultato di rendere molto più rapida anche l’evoluzione della specie. La selezione del padre biologico avviene in questo caso a livello spermatico: la selezione del ceppo biologico del futuro padre inizierà già in vagina, durante la corsa ad ostacoli e la lotta tra spermatozoi di diversa provenienza per raggiungere l’ovulo da fecondare annidato sulla parete dell’utero. Nulla qua vien lasciato al caso: a scegliere il padre biologico non è più la madre, è la natura. Una selezione biologica che si svolga a livello spermatico invece che di singoli organismi adulti presenta l’indubbio vantaggio di accelerare di più volte i tempi di rimescolamento e di arricchimento del patrimonio genetico capitolo CXIX pag. 16 complessivo della specie. Per la precisione: di tante volte quanto maggiore sarà stato il numero complessivo di maschi diversi coi quali la donna si sia accoppiata tra una gestazione e l’altra. Tale numero dipenderà: 1) dal numero complessivo di maschi con i quale la donna si é accoppiata nel corso di un singolo incontro sessuale (sesso di gruppo); 2) dal numero di maschi per lei nuovi, mai provati prima, che la donna abbia incluso tra i propri partners sessuali in ogni incontro successivo (pluralismo sessuale). Al fine di massimizzare il primo di questi fattori operano due tra le caratteristiche principali della copula nella specie umana: la presenza nell’uomo di un periodo refrattario tra due orgasmi successivi (non meno di mezz’ora), che rallenterà ed intervallerà le eiaculazioni successive in ogni singolo maschio; e la presenza nella donna del cosiddetto orgasmo multiplo, che la spingerà ad accoppiarsi in rapida successione con tutti i partners maschili disponibili che troverà sottomano. Al secondo di questi fattori provvederà invece quel che potremmo definire curiosità sessuale, quella costante della natura umana per cui il nuovo attrae sempre di più di quel che già conosciamo, e l’attrazione sessuale con l’abitudine viene meno, e poi scompare. La natura sa quello che fa, e non lascia nulla al caso: con buona pace dei tutori della morale sesso di gruppo, esibizionismo e voyeurismo, disponibilità sessuale, cambio e scambio di partners in rapida successione, copule plurime, gang bang, orgie, baccanali, saturnali, carnevali, club segreti, ritrovi scambisti ecc. rappresentano per la femmina umana un comportamento nient’affatto deviante, bensì del tutto logico, coerente, normale, iscritto a chiare lettere nel codice genetico della specie, che rifa capolino ogni qualvolta se ne presenti l’occasione o l’opportunità. Non siamo i soli: in realtà il sesso di gruppo ed il pluralismo sessuale sono tipici per la maggior parte di quei mammiferi superiori che vivono in branco, in quanto assicurano di gran lunga i migliori risultati possibili in fatto di rapidità, efficienza e ricchezza dei processi di selezione naturale e di miglioramento genetico delle specie. Le specie citate sono infatti quelle in cui l’evoluzione e la diversificazione negli ultimi cinque-sei milioni di anni si sono rivelate le più rapide. Che vi piaccia o no, tali caratteristiche sono capitolo CXIX pag. 17 presenti nel nostro codice genetico: il tentare di ignorarlo non può recare che guai. Cani e gatti, sol che vi degniate osservarli dalla finestra, si comportano esattamente allo stesso modo: mica vorreste darne la colpa ad insane letture? * * * Natura contro società: l’istinto lotta per sopravvivere. In tale lotta per difendere il sesso ed i suoi diritti contro le intromissioni della società ritroveremo un po’ ovunque le donne, anche se il più delle volte agiranno soltanto d’istinto, non in modo ragionato. Ovvio il perché: è alla femmina che la natura ha affidato il compito di provvedere alla riproduzione, alla conservazione ed al miglioramento della specie. L’unica funzione del maschio in campo sessuale è quella di provvederre al rimescolamento del patrimonio genetico della specie: è questa la sua funzione, è per questo che è apparsa la riproduzione sessuata, la riproduzione mediante l’incontro e la copula tra due sessi distinti e contrapposti, quello femminile e quello maschile. Oltre evidentemente quello di far godere al meglio la femmina che l’ha prescelto: se no come farebbe a concorrere con gli altri maschi? Passatempo estremamente gratificante: finalmente una funzione tutta al maschile, tutta tua, altamente creativa, in cui eccellere e competere: ti senti come minimo un novello Prometeo. L’ho provata, quella sensazione, so di cosa parlo. Se la cosa non vi convince, provatevi ad osservare con attenzione i rituali di corteggiamento e di accoppiamento in atto nelle varie specie animali: la conclusione balza agli occhi, inequivocabile. Proprio in ciò sta il segreto di quei “tombeurs de femmes” che in cuor suo ogni maschio ha invidiato: è che loro, a differenza di noi poveri mortali, questo l‘hanno capito. Non è disdicevole, imparare dai propri predecessori. Come per la maggior parte dei mammiferi superiori la femmina umana, ossìa la donna, nel branco originario la dà a tutti. Nel senso che i partners maschili saranno sempre più di uno; che il numero di quelli coi quali copulerà sarà determinato soltanto dalle circostanze; e che non vi sarà alcuna selezione predeterminata, chiunque si sia presentato sull’agone godrà delle medesime opportunità. La selezione del padre biologico della futura prole avverrà a livello spermatico: esso sarà ignoto a tutti, anche alla madre. E la capitolo CXIX pag. 18 prole sarà di tutti, cioè della comunità. Questo è in origine il sesso umano: comune, allo stesso modo della proprietà. Col medesimo diritto di ogni femmina del branco su ogni maschio, e di ogni maschio su ogni femmina. Legge biologica e legge sociale qua ancora coincidono. La donna la da a tutti: eventuale legami affettuosi e sentimenti non contano, il sesso è un’altra cosa. La donna può amare chi vuole, ma nel sesso ha da essere promiscua: così ha deciso per lei madre natura. Col passaggio dal matriarcato al patriarcato a decidere della ex proprietà comune – e quindi anche del sesso – son divenuti gli uomini, per cui le donne un bel giorno si sono ritrovate letteralmente espropriate del proprio corpo, dell’uso del quale sono ora i maschi della comunità a decidere: padri, fratelli, mariti, figli. In una parola, d’ora in poi sarebbero stati i maschi a decidere a chi le femmine la potessero dare, ed a quali condizioni. Solo che non avevano chiesto il parere alla natura… Una piccola riflessione: era proprio necessario, assieme alla privatizzazione della proprietà, di privatizzare anche il sesso? L’aspirazione del maschio a privatizzare, oltre alla proprietà, anche la disponibilità del corpo femminile, la si può comprendere: il maschio neoproprietario evidentemente avrebbe voluto essere certo che la prole cui avrebbe lasciato i propri beni, quanto da lui accumulato od investito nel corso della sua vita, fosse proprio sua, non di altri, ma i danni che tale privatizzazione provocò superano ogni immaginazione. Coll’aggravante che si rivelò pure una pìa illusione. La proprietà infatti non consiste nel poter disporre di una cosa, bensì nel non lasciarvi accedere altri, se non dietro compenso: acquisto, noleggio, vendita… La vedete voi una donna non darla a qualcuno se ne ha voglia? Il maschio può proporre quanto gli pare: a disporre sarà sempre la natura. Con la conseguenza che appare quel flagello che si chiama gelosìa, con tutti gli atroci tormenti e sofferenze da essa provocati. Proprio un bel risultato… Altra conseguenza negativa dell’avvenuta privatizzazione del sesso è stato l’apparire di quella dicotomìa che tanto stupì il buon dottor Kinsey: l’insanabile contraddizione tra ciò che si professa e quello che invece si pratica in materia di sesso. Non si può rinunciare alle regole se no crolla la società, non le si può applicare se no la natura si vendica. Unico rimedio l’ipocrisìa: le cose si fanno ma non si dicono. capitolo CXIX pag. 19 Fortunatamente, oggi si sta correndo rapidamente ai ripari: se non si è ancora riusciti a ricollettivizzare la proprietà, per il sesso, dopo ottomila anni, sembra invece cosa fatta. Oggi di regola si scopa come natura comanda: con chi si vuole, quando si vuole, senza più remore, fisime o rimorsi di alcun genere. Niente più Tatjane Larine o Anne Karenine: il corpo è mio, ne faccio quel che voglio io. * * * Attenzione: l’espressione “darla a tutti” può facilmente indurre in inganno. Perché in un incontro liberamente consentito la donna non dà un bel niente, prende. La donna non dà mai niente a nessuno; al massimo sacrifica a Venere, ossìa all’istinto. La distinzione tra dare e prendere in campo sessuale è d’altronde piuttosto ardua: al massimo indica chi ha preso formalmente l’iniziativa. E tutti sappiamo che se donna non vuole … E’ la donna a decidere: quindi – nonostante ogni apparenza – sarà lei a prendersi il maschio. Il maschio potrà sì invogliarla e scatenare, ma a decidere, e quindi a prendere, sarà sempre lei. Nell’incontro amoroso, anche se la palla di tanto in tanto passa di mano, le decisione e l’iniziativa sono sempre della donna, mai del maschio. Non provate ad intromettervi: rischiereste di rovinare tutto. Limitatevi a captare i suoi desideri ed a seguire le sue indicazioni: ma lì, per contro, abbondate. Lo apprezzerà. E di tanto in tanto suggerite: ve ne sarà grata. Checché ne possa pensare il maschio, è sempre la donna a prendere l’iniziativa ed a guidare la danza. Cosa che sa benissimo chiunque abbia preso parte a manifestazioni di sesso plurimo o di gruppo. La donna dà qualcosa, contro denaro od altro vantaggio, soltanto in un caso: quando si vende. Potenza della logica: Hegel ne fu il profeta. * Tornando al discorso * * precedente sono da porre in risalto la molteplicità, la ricchezza e la diversificazione delle zone erogene, ossìa generatrici di piacere, che compongono quello che abbiamo definito l’apparato copulatorio della femmina umana. Delle quali ciascuna provocherà capitolo CXIX pag. 20 sensazioni diverse sia per natura che per caratteristiche, e sarà quindi suscettibile di fornire al’orgasmo femminile – la cui natura e meccanismo sostanziale non cambiano – una coloratura che volta per volta potrà essere assai diversa. Quando parleremo di orgasmi tra loro diversi, intendiamo di conseguenza parlare della diversità delle sensazioni che essi nella donna suscitano, non certo della loro natura, del loro meccanismo o del loro svolgimento, che rimangono sostanzialmente identici. La quasi totalità dell’apparato copulatorio femminile (utero escluso, ma pube ed ano inclusi) rappresenta in realtà una unica zona erogena altamente diversificata, il contatto con singole parti della quale è in grado – e dal punto di vista erotico la cosa è importante – di provocare nella donna sensazioni diverse e tra loro complementari. Che potranno venir organizzate in una specie di “suite” o “fuga” voluta e programmata: possiamo parlare di vere e proprie sonate o sinfonìe amorose in cui lo “strumentista”, usando del corpo della partner come di uno strumento, improvviserà su uno schema preordinato, come nella musica jazz. Idem per le sensazioni a livello muscolare provocate dall’intromissione vaginale o anale: a tempo debito andranno incluse nella partitura. Il corpo femminile rappresenta in realtà uno strumento musicale (o sensuale) raffinatissimo: sta a voi imparare a suonarlo. * * * Procedendo dall’alto verso il basso troviamo nell’apparato sessuale femminile tutta una serie di punti o zone specifiche, che nell’incontro amoroso vanno trattati ciascuno a modo suo. Cominciamo dal pube, detto anche “monte di Venere”: sono in pochi a saperlo, ma nella donna, a differenza dell’uomo, è anch’esso zona erogena, e piuttosto importante, suscettibile di portare di per sé la donna all’orgasmo. In determinate circostanze, è possibile ad esempio, attraendo una donna bruscamente a sé ed afferrandola per il pube, provocare in lei un orgasmo immediato, cosa che non succederà invece se in luogo del pube le afferreremo il seno. E nel rapporto omosessuale femminile il soffregamento del pube contro la vulva della partner (la famosa “fricarella”) rappresenta addirittura uno dei principali modi per raggiungere l’orgasmo. capitolo CXIX pag. 21 Attenzione: nella “fricarella” le due partners femminili vengono entrambe, e contemporaneamente. Dopodiché si scambiano le parti, l’una da passiva diviene attiva, e viceversa. Perché le sensazioni che esse procurano l’un l’altra sono diverse nei due casi, e diverso è pure l’orgasmo che da esse deriva. Per coloratura e modo di viverlo, per cui si parla di orgasmo attivo, da azione esercitata, e di orgasmo passivo, da azione subìta; distinzione che ritroveremo anche altrove. * * * Scendendo più giù troveremo nella donna i seguenti punti e zone erogene principali: - la zona tra pube e clitoride; - il cappuccio del glande della clitoride; - il glande della clitoride; - il freno del glande; - le commessure tra glande e cappuccio; - la zona tra freno del glande ed uretra; - la zona tra uretra ed ingresso nella vagina; - l’ingresso nella vagina; - all’interno della vagina: o il punto G ; o la zona EFA; o il collo dell’utero; o la parete posteriore; - la piega inferiore della vagina; - l’interno delle grandi e delle piccole labbra; - il perineo; - l’ingresso nell’ano e l’interno di esso. Sono questi i punti e le zone che il maschio dovrebbe esplorare ed imparare ad usare, se intende soddisfare la donna e dominare la situazione. Per agire su questi punti e zone potrà usare bocca e lingua, le dita, le mani, appositi sussidi erotici (i cosiddetti “sex toys”) ed infine anche il pene. Nonché eventualmente ogni altra parte del vostro corpo. capitolo CXIX pag. 22 La vulva, quel fulcro del piacere femminile che tanto ci attrae, si rivela quindi, ad un esame più attento, essere non una generica zona erotica, bensì un insieme – diciamo pure un sistema – che include, scendendo dal pube verso l’ano, non meno di sedici punti erogeni diversi, ciascuno dei quali è suscettibile, se stimolato, di fornire all’orgasmo femminile, il cui meccanismo rimane unico (far salire ed accumulare eccitazione, per poi scaricarla di colpo tutta insieme, in una sequenza di potenti contrazioni cloniche dell’intero apparato copulatorio), una nuova coloratura, che ogni volta sarà diversa. Per cui ciascuno di questi punti andrà attentamente indagato e testato, al fine di scoprirne le recondite possibilità. E’ qua che per il povero maschio cominciano i problemi. Perché se lo strumento femminile è incomparabile per possibilità e sofisticazione, l’imparare a suonarlo non è cosa da poco. Soprattutto per chi, dalla bicicletta o dalla mongolfiera, si trovi a dover passare di colpo alla Ferrari od alla navetta spaziale. Diverse le cose per le donne: loro quello strumento se lo trovano tra le gambe, e cominciano ad indagarlo ed usarlo sin dalla prima infanzia. Prima masturbandosi, poi passando ai giochetti spinti con le amichette (omosessualità infantile): la donna ha tutto l’agio ed il tempo per provare e sperimentare a piacere. Di conseguenza è soltanto lei che potrà insegnare al maschio come quel meraviglioso strumento che è il corpo femminile possa e debba essere usato: senza il suo ausilio il maschio ignaro non ha nessuna possibilità di riuscirvi. Se non sarà la donna ad insegnare al maschio come essa sia fatta, come reagisca, cosa si aspetti da lui ecc., mi sapreste dire in che modo potrà mai scoprirlo? Quindi, signore, bando ad esitazioni ed indugi, dateci sotto. Un buon amante non cade dal cielo bell’e fatto: va selezionato ed addestrato. Anche il maschio più sperimentato all’eventuale giovane novizia potrà in realtà insegnare soltanto quanto abbia in precedenza già appreso da altre donne. Per quanto possa sembrare paradossale, le sole vere insegnanti di sesso sono in realtà le lesbiche. Sono donne che delle donne sanno tutto, le amano, e godono un mondo a comunicare alle altre le proprie scoperte. Se riuscirete a farvene amica qualcuna, il vostro futuro di maschio è assicurato. Se nonostante quanto detto qualcuno tra i maschi più svegli un giorno riuscirà anche lui ad eccellere lui nel difficile mestiere di amante, sarà stato soltanto perché il maschio – rispetto alle donne – di solito è più portato alla capitolo CXIX pag. 23 sperimentazione, e quindi a mettere a frutto e sviluppare quanto dalle donne appreso. Conclusione scontata: l’amore si impara facendolo. Con chiunque ti capiti a tiro. Di proprio ci aggiungerai soltanto una buona dose di tenerezza, sulla quale non lesinerai. E’ infatti la sola cosa capace di trasformare ogni copula in una festa non soltanto per i sensi, ma anche per lo spirito. Quindi umana. * * * Qualche altro particolare sulla sessualità femminile. Tra le numerose donne che il destino vi farà incontrare nel corso della vostra carriera di libertino, potrebbero trovarsene di quelle che sono state definite “donne fontana”, il cui numero, col diffondersi di una sempre maggiore libertà di costumi, sembra destinato a crescere. In realtà ogni donna in teorìa potrebbe divenire tale: si tratta più che altro di addestramento al sesso, e di lasciar agire la natura. Nel caso in esame si tratta di donne che in preda a forte eccitazione si mostrano in grado di “eiaculare”: dato che la cosa di primo acchito può lasciare sgomenti, anche se si rivelerà poi molto gratificante, sarà meglio spiegarsi. Si tratta in sostanza di questo. Nel corso del periodo di eccitamento nella donna cominciano ad emettere succhi ed umori - in una parola materia liquida - tutte una serie di ghiandole interne collocate in luoghi per così dire strategici: nell’uretra, all’ingresso della vagina, nella profondità di essa. Nonché la parete vaginale stessa, che per osmosi essuderà liquido, nella misura in cui crescerà, oltre all’eccitazione, anche la congestione delle pelvi. L’intento è chiaro: lubrificare abbondantemente le parti interessate, in modo da facilitare la penetrazione del pene ed il suo successivo muoversi in vagina, ma anche facilitare il successivo viaggio degli spermatozoi, che possono muoversi soltanto in ambiente liquido. L’insieme di questi succhi compone quel che i francesi del settecento chiamavano “cyprine”: liquore e succo d’amore di Cipride, ossìa di Venere. Una delle ghiandole dedicata a tale funzione, la ghiandola di Skene, è parente stretta della prostata maschile, e si trova collocata tra uretra della capitolo CXIX pag. 24 donna ed il sottostante punto G. Ha come la prostata corpo spugnoso, ma è più piccola. Se quanto secretato dalla prostata maschile ha per scopo di diluire e fluidificare il seme maschile, quanto emesso dalla ghiandola di Skene deve rendere invece più facile e scorrevole il muoversi nella vulva ed in vagina degli spermatozoi emessi, e quindi rendere più facile il successivo congiungimento dei gameti maschili con quelli femminili. La ghiandola di Skene, una vera e propria paraprostata al femminile, funziona nel modo seguente: è una specie di spugna che sotto l’effetto della sollecitazione del vicino punto G assorbe per osmosi ed accumula liquido dai tessuti circostanti, e di conseguenza gonfia. Per poter poi rilasciare quanto accumulato sia un po’ per volta, sotto l’effetto della crescente congestione delle pelvi, sia di colpo, espellendolo dall’uretra sotto forma di getto, in caso di forti ed intense contrazioni di quelle stesse pelvi. La prostata maschile si comporta esattamente allo stesso modo. Attenzione: la secrezione della paraprostata femminile - e quindi il volume dell’eventuale eiaculato - a parità di condizioni risulterà tanto più abbondante quanto più a lungo si sarà massaggiato - con le dita, il pene od un fallo artificiale - il famigerato punto G. Ci si può quindi giocare sopra, del che non si privano le lesbiche più avvertite, quando vogliono fare colpo. Vedi, nessuno ti sa far godere meglio di me... I fattori con cui giocare sono i seguenti: lo stato di eccitazione generale, il volume dell’essudato fatto accumulare nella ghiandola di Skene, il grado di congestione della zona pelvica, l’intensità e la durata delle contrazioni delle pelvi che saranno provocate dall’orgasmo. Possibile risultato: una generosa, abbondante e gratificante “eiaculazione” della donna così lavorata. Riassumiamo: in caso di contrazioni particolarmente forti della zona pelvica, o di sollecitazione intensa del punto G, la ghiandola di Skene può d’improvviso contrarsi bruscamente, dando così luogo alla cosiddetta “eiaculazione femminile”, che sprizza dall’uretra allo stesso modo di quella maschile. Tale eiaculazione è conseguenza, non causa, dell’avvenuto orgasmo femminile, ragion per cui la sua presenza o meno non influisce in nessun modo sull’andamento di quest’ultimo e sulle sensazioni che esso genera, sia esso singolo o faccia parte di una serie. Ha luogo solamente qualora le contrazioni della zona pelvica siano sufficientemente forti e brusche: quindi in caso di orgasmo plurimo si verifica di solito all’inizio della sessione capitolo CXIX pag. 25 orgasmica, oppure qualora si agisca insistentemente e deliberatamente sul punto G per ottenere tale risultato. Il maschio ignaro la prima volta ne può anche rimaner sconvolto, ma la cosa potrà rivelarsi gratificante non appena si sia reso conto delle cause che l’hanno provocata. In fondo, l’eiaculazione femminile rappresenta la migliore conferma delle sue potenza e capacità amatorie: è una specie di “attestato di benemerenza” Visto il grado di intensità delle reazioni psicofisiche che essa richiede l’eiaculazione femminile non può verificarsi troppo spesso, ne durare troppo a lungo: quindi non potrà aver luogo ogni volta, ad ogni singolo orgasmo. Diciamo due o tre volte, al massimo quattro o cinque, nel corso di una sessione amorosa prolungata ed esaustiva che comporti una buona sessantina di orgasmi femminili. Andrà di conseguenza intervallata con altri tipi di orgasmo: diciamo due o tre orgasmi lenti e protratti a lungo, che raggiungano ciascuno una ventina di contrazioni cloniche, nonché qualche dozzina di orgasmi per così dire “normali”, tra le quattro-cinque e le nove-dieci contrazioni per volta. E naturalmente variando ed intervallando i diversi punti-chiave che avrete manipolato, nonché la loro combinazione, che l’uso di ognuno di essi provoca nella donna sensazioni che la portano sì all’orgasmo, ma sono tra loro diverse. Osservando ogni volta il di lei reagire, e regolandovi di conseguenza. L’amore è arte, e proprio per questo richiede il possesso di una tecnica. Che andrà affinata giorno per giorno. Starà a voi portare avanti e gestire l’intera sessione amorosa, badando bene a non ripetervi, che la monotonìa uccide. Quello riportato sopra è soltanto uno schema di massima: vi toccherà interpretarlo volta per volta in modo diverso, inatteso, creativo. Che dovrà essere al livello dei poemi di Omero o della Quinta di Beethoven: se no, che uomo siete mai ? L’incontro amoroso non è altro che una specie di sonata musicale che dovrete eseguire al meglio, sfruttando tutta la vostra esperienza, fantasìa e capacità, su quel meraviglioso strumento d’amore che è il corpo femminile. E prendete il vostro tempo: una buona sessione d’amore non può durare meno di due-tre ore. Del sentimento non preoccupatevi: verrà da sé. E poi, chi vi vieta di aggiungerlo? Io alle donne voglio bene... Mi hanno concesso la loro fiducia: volete che non sia loro grato ? capitolo CXIX pag. 26 A proposito, indagate, quando avrete a che fare con una donna che ancora non conoscete. Potrebbe anche lei appartenere alla specie: insistete col punto G. Non si sa mai. In quanto alle reazioni delle donne al vostro agire... Beh, lasciate fare a quell’istinto loro che siete stato voi a sollecitare. Di solito non delude. * * * Avvertenza estremamente importante: non bruscate mai le cose. Non dovete mai passare alla cerchia successiva di zone erogene se prima non avete esaurito tutte le possibilità offerte alla vostra fantasìa da quella precedente; e soprattutto badate che sia la donna stessa a segnalarvi in qualche modo che é pronta per andare oltre. Tanto che fretta v'è? Il passatempo è più che gradevole. Le dovete invogliare, le donne, sedurre, eccitare: è il loro istinto che dovrà agire, non il vostro. Se avete troppa fretta, e tenterete di forzare le cose, rischiate di mandare tutto a monte. Non bruciate le tappe: potreste ritrovarvi scornato, ed alla prova successiva sarà più difficile che il gioco riesca, che sarà stata avvertita, e quindi più vigile. Anche se la tendenza a giocare col fuoco nelle donne è sempre presente, e quindi potrà esservi d’aiuto. Ma avrete perso tempo: ed allora addìo i vostri quaranta minuti. Però non rinunciate, in nessun caso, mai: nessuna donna ve lo perdonerebbe. L’offendereste nel suo orgoglio di donna. Per aver successo il passaggio vostro dal passo precedente a quello successivo dovrebbe ogni volta aver luogo al momento giusto. Ossìa quando lei già lo vuole, ma ancora non osa confessarlo a sé stessa. Se tirate troppo in lungo, potrebbe essere lei a non resistere più all’istinto, ed a buttarsi su di voi: però potrebbe anche non farlo. E poi, anche se lo fa, dopo se ne vergognerebbe con sé stessa. Checché ne vogliate pensare, il gioco è sempre a due: ogni donna in cuor suo sogna di essere espugnata, ma vi vuol mettere le dovute forme. Che diamine, vi sono i ruoli da rispettare, non è lei a dover chiedere, deve solo acconsentire. Se no, dove va a finire il gioco? Il momento giusto quindi è quando lei già lo vuole, ma ancora non lo ammette: sta a voi individuarlo. Vi sono chiari segni premonitori, dovrete capitolo CXIX pag. 27 imparare a riconoscerli, che si tratta della solita comunicazione non verbale. Con un po’ di pratica vi riuscirete senza eccessive difficoltà. Andate, sperimentate ed addestratevi: sta in questo l‘arte del seduttore. * * * Torniamo per un momento indietro. Strumenti essenziali del vostro agire saranno le mani, l'apparato linguo-buccale e gli organi più propriamente sessuali: ma, volendo, anche altre parti del vostro corpo. Mai provato a sollecitare l'ostio vaginale col pollice del piede? Nonché eventuali strumenti ed oggetti specifici, sussidi erotici vari, che scoprirete in ogni sexshop ma potrete anche reperire in casa vostra, coi quali comporre una vostra personale collezione di attrezzi erotici: vibratori, peni artificiali, oggetti falliformi, piumini e pennelli, e per i più fantasiosi anche catene, fruste, bavagli, maschere ed altre cose strane. Dovrete soltanto scoprire quali sono i fantasmi delle vostre partners. Molto importante il ruolo dell'apparato linguo-buccale: il suo uso presenta tre grossi vantaggi. Fa entrare in gioco, oltre al tatto, altri due dei vostri sensi, olfatto e gusto. Inoltre permette la lubrificazione delle parti sulle quali volete agire, il che aumenterà la superficie di contatto, faciliterà il movimento ed intensificherà le reazioni della partner, rendendo le vostre carezze più delicate, più tenere e perciò più godibili. Infine ha una sua chiara valenza simbolica: il bacio di regola significa dedizione ed ammirazione, e se la bocca viene usata in zone comunemente considerate “vergognose”, l’effetto può addirittura essere dirompente. Mentre siamo in tema di sensi, non dimentichiamo l'udito; gemiti, mugolii, paroline dolci aggiungono molto all'incanto, e potenziano le reazioni. Infine la vista: lo scopare a vista, od in luce, e l'uso degli specchi per ammirarsi in azione, può incrementare di molto l'intensità delle reazioni erotiche. Dopo gli strumenti, le modalità d’azione: sono il carezzare, baciare, succhiare e mordere, stringere e torcere, penetrare, ed infine il "su e giù", la copula vera e propria. La penetrazione del corpo altrui ha un significato erotico di prim'ordine, sia a livello di sensazioni che a livello di simbologìa, e quindi di capitolo CXIX pag. 28 emozione, in quanto suscita feconde associazioni di idee. Non vale soltanto per il pene: ma anche per la lingua, e per le dita. Entri in lei, e ti senti stretto ed al caldo; entra in me, e mi sento presa, penetrata, riempita: in entrambi i casi la pressione esercitata tanto sul penetrante che sul penetrato provoca sensazioni particolarmente acute e feconde associazioni di idee. Così come a penetrare non deve necessariamente essere solo il pene, così ad essere penetrata non ha da essere soltanto la vagina, vale anche per gli altri orifizi del corpo femminile, bocca od ano. E non soltanto femminile: anche il corpo maschile può venir penetrato.... La lingua in bocca ed il dito in culo per entrambi i sessi sono ottimi strumenti di eccitazione erotica al massimo livello. Attenzione: nel corpo a corpo erotico ogni movimento od azione, oltre a suscitare sensazioni, è sempre carico anche di simbologìa, e quindi atto a suscitare particolari emozioni, che saranno in grado di potenziare al massimo grado le sensazioni già recepite o percepite. Per cui l'immaginazione svolge sempre un ruolo molto importante nell'eccitazione erotica, e può moltiplicare di più volte l'originaria ricchezza ed intensità di sensazioni. Un particolare: col crescere dell'eccitazione, probabilmente per l'aumento del tono muscolare e del turgore dei tessuti irrorati di sangue, la soglia di sensibilità agli stimoli esterni tende a spostarsi verso l'alto, il che significa che per ottenere risultati equipollenti sarà necessario usare stimoli via via sempre più forti e marcati. In altri termini, la stimolazione erotica dovrà crescere di intensità, ed ancor più d’istinto crescerà la risposta ad essi. E' la ragione per cui i partner vengono man mano presi da sempre maggiore frenesìa, ed all'osservatore esterno parranno uscir di senno: i graffi, i morsi, i succhiotti, i lividi, i rantoli, le urla si sprecheranno spesso e volentieri. * * * Torniamo ora all'orgasmo femminile, alla cui soglia eravamo giunti. Che succederà, con la vostra partner, una volta che l'abbiate penetrata? Per prima cosa avvertirà una piacevole sensazione di riempimento e di estensione dal di dentro della parete vaginale, che la predisporrà a gustarsi le successive ricche emozioni. La valenza psicologica dell’avvenuta penetrazione è enorme: il farselo mettere, il sentirlo in sé, il farsi dilatare ed estendere la capitolo CXIX pag. 29 guaina, il sentirsi piena, colmata, il sentirsi posseduta e domata, e sul punto di essere fottuta e soddisfatta, viene risentito come un traguardo raggiunto, come il punto di partenza per la corsa finale che dovrà recare alla felicità, ossìa all'orgasmo. Ovvio che lo si pregusti. La soddisfazione psicologica può anche essere notevolissima, ma di per sé non porta ancora all'orgasmo, lo favorisce soltanto. Per giungere all'orgasmo è necessaria la sollecitazione dei punti-chiave elencati prima. Il perché è evidente: senza di essa, senza il famoso "su e giù", niente eiaculazione vostra, e niente assorbimento dello sperma nell'utero grazie alle sue contrazioni, quindi niente fecondazione. Non basta penetrare la donna, bisogna darsi da fare. Il "va-et-vient" ha da essere prima lento e molto ampio, immettendo il membro nella vagina fino alle palle e ritirandolo quasi per intero, in modo da poter stimolare nel migliore dei modi sia la clitoride che il punto G. Se la penetrazione sarà anale invece che vaginale, cambia poco o nulla: stessa sensazione di riempimento e di distensione dall'interno, stessa immissione lenta, anzi ancor più lenta, che bisogna andarci molto piano, che quel luogo è delegato ad altre funzioni, stessa ampiezza del successivo su e giù, che anche qua la zona sensibile è disposta attorno all'ingresso. Un dettaglio: l'orifizio anale è più sensibile dell'ostio vaginale. Il successivo lento sfregamento delle mucose interne del retto aumenterà di molto l'intensità delle sensazioni, e permetterà di raggiungere abbastanza rapidamente l'orgasmo, soprattutto se solleciterete in contemporanea altri punti sensibili. Unica differenza - ma sostanziale - con la vagina: quest'ultima per così dire si autolubrifica, il che per l'ano non succede. E' quindi non soltanto opportuno ma indispensabile lubrificare abbondantemente sia l'orifizio anale che l'intera asta del pene, possibilmente con una sostanza non grassa ma scivolosa, quindi gelatinosa, che la saliva di certo non basterà . Inoltre il coito anale non dovrà venir praticato troppo spesso, che i tessuti ne possono risentire, non sono stati previsti per quel tipo di sollecitazioni. La penetrazione anale ha quindi da rimanere un'eccezione, da praticare con cautela e con tutti gli accorgimenti del caso, accorgimenti che qualsiasi proctologo vi potrà indicare. Un'eccezione perversa ed eccitante, proprio per questo rara, da non moltiplicare troppo... capitolo CXIX pag. 30 Come abbiamo detto, i punti chiave in grado di scatenare nella donna l'orgasmo, capezzoli a parte, sono tre: la clitoride, il punto G e l'ano. Attenzione: la stimolazione di uno, due o tutti e tre questi punti, chiaro, sarà di per sé in grado di portare all'orgasmo, anche senza riempimento della cavità interiore e movimento di su e giù. Ed infatti sta alla base della maggior parte delle tecniche di masturbazione femminile. Viceversa, il semplice riempimento della vagina, seguito dal movimento di su e giù, di per sé non è ancora sufficiente a provocare nella donna un'orgasmo, se non in caso di forte eccitazione già in atto. Nel qual caso anche la sola penetrazione potrà provocare un primo orgasmo, al quale seguiranno altri. Ma negli altri casi, no. Per ottenere un orgasmo, la penetrazione ed il su e giù alla donna di regola non basteranno: essa avrà bisogno di altre sollecitazioni. Di conseguenza le cose andrebbero sempre combinate: penetrazione e su e giù sì, ma solo dopo o contemporaneamente ad una precisa e decisa stimolazione specifica delle varie zone erogene e dei punti-chiave. Se no rischiate di ritrovarvi con una donna fottuta, ma non soddisfatta. Cosa assai più frequente di quel che si creda: la presunzione e l’insipienza maschili sono infinite. Se non volete fare brutta figura, studiatevi l'argomento. E qua, non fidate più solo sull’istinto: esso spinge sì, ma non insegna. Salvo che alle donne: per esse il più delle volte sarà sufficiente star dietro alle proprie sensazioni. E se del caso imparare a masturbarsi in modo nuovo, cioè usando voi quale strumento. Nel qual caso godranno sì, ma non sarete stato voi a farle godere. E quindi non avrete nessun diritto ne alla loro considerazione, ne alla loro gratitudine. Se l'uomo non vi sa fare, come purtroppo è spesso il caso, e la donna non arriva all'orgasmo, la fecondazione è a rischio. Forse anche codesto è un trucco usato dalla natura per selezionare i maschi più svegli, e quindi il seme più promettente, coi relativi geni. E anche se a noi non interessa la fecondazione, ci interessa per contro parecchio l’orgasmo femminile, e la soddisfazione che si ottiene nel provocarlo. E’ per il nostro piacere, e per la nostra soddisfazione, che sfruttiamo quanto offertoci dalla natura. Orgasmo femminile compreso. Se all’azione sui punti-chiave aggiungerete una contemporanea azione sulle zone erogene secondarie (vedi lista), l'eccitazione complessiva della donna verrà ulteriormente potenziata, e la vostra partner potrà ottenere capitolo CXIX pag. 31 senza problemi un orgasmo pieno, esauriente ed esaustivo, il cui merito sarà stato interamente vostro. Ve ne sarà riconoscente, e troverà il modo di dimostrarvelo. Dimenticavo: non scordatevi mai di aggiungere, a tutto quello che con la donna farete, anche la massima dose possibile di tenerezza. A questo punto la vostra partner risulterà cotta a puntino, e pronta a buttarsi per voi nel fuoco. * Avete capito: l’umil servo * * vostro è risolutamente contrario a considerare la copula - come spesso accade - quale processo in cui ha semplicemente luogo un processo di reciproca masturbazione tra i due partner. Nel quale ciascuno dei due usa in sostanza l'altro per ottenere il godimento proprio, come se si trattasse di un fallo artificiale, o di una bambola di gomma. Anche se di solito non lo si ammette, tale atteggiamento in realtà è molto diffuso: sol che ecco, non fa per me, perché equivale a considerare l'altro non quale persona a sé, bensì quale semplice strumento per soddisfare le mie brame. Un simile atteggiamento reca direttamente allo stupro ed al mercimonio, ed è stato descritto non senza efficacia da un’autore contemporaneo. Ci è parsa suggestiva, quella descrizione, per cui ve la vogliamo riportare: conferma splendidamente quanto appena detto. "Indubbiamente, per l'uomo, il fottere è masturbazione arricchita dal contatto con un orifizio vivente, dal suo odore, e da fantasìe che sono derivate da emozioni a carattere spirituale. Certo, care femministe, la donna è un magnifico strumento per la masturbazione maschile, un masturbatore vivo, però confezionato da Dio, non dall'uomo. Ed allora, chi risulterà piú umano: l'uomo, che per ottenere il massimo piacere necessita di una donna, oppure la donna, che per ottenere il massimo piacere ha solo bisogno di un vibratore?" (Mikhail Armalinskij, Confessioni solitarie, Minneapolis 1991, p. 300). Sincero, perlomeno, ma non gli passa neppure per l’anticamera del cervello, al nostro, di provarsi a sostituire lui quel benedetto vibratore che funziona a colpo sicuro! Perché il godimento della partner a lui in realtà non interessa. capitolo CXIX pag. 32 Evidentemente, per masturbarsi col corpo dell’altro non serve comunicare. Anzi, disturberebbe: è di voi che vi dovete occupare, se volete giungere col massimo comfort possibile all’orgasmo. Si comunica soltanto quando sei tu a voler far godere l’altro: se no, non ve n’è bisogno ! Corollario: una copula in cui manchi la comunicazione tra i partner a rigor di logica neppur può essere definita copula, è soltanto una doppia masturbazione. Se non peggio: stupro. Riassumendo: un perfetto seduttore deve riuscire a cucinare per la donna un pranzetto erotico il più gustoso possibile. Un po' ti lascerai trascinare dalla foga, un po’ la controllerai, lanciandoti in un processo di combinazione creativa di interventi vari sui punti eroticamente più sensibili della tua compagna con gli strumenti di cui disponi. Quante più immaginazione e fantasìa mostrerai, partendo dalle tue intuizioni e dalla tua esperienza passata, tanto maggiore sarà il successo che potrai conseguire. Coraggio, fantasìa, tenerezza e soprattutto amore, amore per la donna! Per la donna in generale, per la donna come tale, per la donna in potenza: non ancora per la donna quale persona. Questo potrà avvenire soltanto in un secondo tempo, quando tu l'avrai già conosciuta, e te ne sarai in un certo senso appropriato. * * * Tra i punti chiave in grado di scatenare l'orgasmo sia femminile che maschile abbiamo citato l'ano, il che a prima vista suscita qualche perplessità: che v'entra mai, l'ano, col sesso e la fecondazione? Eppure non v'è dubbio che esso configuri un punto eroticamente molto sensibile, in grado di procurare sensazioni erotiche molto forti, tali da portare all'orgasmo, per cui la sua importanza ai fini erotici non può venir trascurata: sta addirittura alla base di una forma di coito particolare, il coito anale. Come mai ? Probabilmente per caso, come forse accade anche per il punto G. Visto che v’è, presto o tardi si finisce per scoprirlo, no? Se lo si scopre lo si usa, e se da buoni risultati lo si include nella propria prassi, e lo si raccomanda agli altri. Dopodiché entra di diritto a far parte dell’elenco dei punti-chiave delle zone erogene. Lo stesso accade per l’ano: non v’è professionista del sesso che non lo usi per far venire al più presto il cliente. capitolo CXIX pag. 33 L’ano non è soltanto un orifizio che porta verso l'interno del corpo, e come tale assume una carica simbolica rilevante ("entra in me", "sbudellami", "riempimi le viscere"), ma è pure situato nelle immediate vicinanze di importanti terminazioni e plessi nervosi. L'uso dell'ano in funzione erotica può effettivamente portare all'orgasmo, soprattutto se integrato con un azione contemporanea su altri punti-chiave, e le particolari sensazioni che il coito anale procura piacciono a molte donne. Nonché a quasi tutti i maschi, sia in funzione attiva (maggior ristrettezza del canale, uso dello sfintere, sensazione di non trovare fondo, ecc.) che passiva (omosessuali o bisessuali). Un dettaglio: nel maschio l'importanza dell'ano in funzione erotica è forse ancor maggiore che nella femmina, per la vicinanza della prostata, che per l'uomo svolge un po' la funzione che nella donna ha il punto G, visto che anch’essa si trova inserita nel bel mezzo di un plesso nervoso di primaria importanza. Il che spiega, tra altro, alcune particolarità di un rapporto sessuale che si svolga tra maschi, in cui si sia cioè a turno sia fottenti che fottuti. Si tratta infatti di due sensazioni molto diverse tra loro, una delle quali non è raggiungibile con una partner femmina, salvo che questa utilizzi, e con molta maestrìa, un fallo artificiale. Assai più semplice, a questo punto, appare il rapporto omosessuale. Molto più logico, anche, nonché più ricco, più coinvolgente e più esaustivo. Volete mettere il piacere di incularsi a vicenda, dopo essersi succhiati per bene? Nessuna donna può reggere il paragone: è un tipo tutto diverso di piacere. In funzione attiva il membro è tutto teso e proiettato in avanti e verso l’esterno, diciamo a rimorchio del glande: esso mira a venire ed eiaculare. Le sensazioni si concentrano tutte quante sul glande, e dove sia infilato poco importa: potrà essere in bocca, in vagina, in ano. In funzione passiva invece le sensazioni sono tutte concentrate all’interno del canale anale e della prostata: il membro è semimolle, e il glande, se lo si carezza, è solo in funzione sussidiaria, cioè per accelerare e potenziare le sensazioni interne. Un po’ come la donna che si carezza la clitoride mentre viene fottuta in vagina od in ano. L’eiaculato è scarso, e può anche mancare: come avviene nei ragazzini che si abbracciano e si stringono, e d’improvviso vengono. Ma orgasmo indubbiamente è: una sensazione che si insinua e ti pervade tutto, e improvvisamente esplode, lasciandoti svuotato ma soddisfatto. Eccoci giunti capitolo CXIX pag. 34 al nocciolo: in entrambi i casi si tratta di orgasmi, ma di orgasmi diversi, non paragonabili, che procurano sensazioni diverse ed un tipo di soddisfazione diversa. Per ottenere quella particolare sensazione passiva (e cioè di essere fottuto, per dirla chiara) per il maschio sarà evidentemente indicato il rapporto omosessuale, non quello eterosessuale. Anche se sensazioni paragonabili si possono ottenere ogni volta che sia la donna ad intervenire in funzione attiva: nel corso di una fellazione, ad esempio, cavalcandoti e dando lei il ritmo, ricorrendo a falli artificiali, od in altro modo ancora. Da qua il frequente ricorso alla bisessualità, psicologicamente già latente in ciascuno di noi, e poi - qualora mantenessimo pregiudizi o blocchi psichici nei confronti del gentil sesso - anche all’omosessualità vera e propria, con rinuncia a qualsiasi tipo di rapporto eterosessuale. Attenzione però : anche gli omosessuali si dividono in quelli che preferiscono fottere ed in quelli che invece preferiscono essere fottuti... Per la bisessualità e l’omosessualità nella femmina il caso è diverso: esse sono dovute non ad una differenza di sensazioni, che non v’è sensazione provocata da una donna che non possa venir suscitata anche dal maschio (gli strumenti a disposizione sono gli stessi, basta che egli impari ad usarli), bensì quasi sempre all’insipienza maschile. Diciamo alla quasi totale mancanza di comprensione da parte del maschio comune delle esigenze specifiche, nonché delle particolarità delle reazioni psicologiche e fisiologiche che caratterizzano la donna. Ragion per cui alcune di queste, stanche di aspettare, si rifiuteranno di crescere, e di passare dal rapporto con la simile come sarebbe buona regola - al rapporto col diverso. Bisessualità ed omosessualità femminili di conseguenza sono il più delle volte dovute al fatto che al maschio comune non è stato insegnato a coccolare e carezzare una donna, per cui alla donna è toccato arrangiarsi per conto proprio. Tornando sulla differenza di sensazioni tra l’agire ed il recepire, tra il fottere e l’essere fottuti, e viceversa, il passare dall’uno all’altro nel corso dell’atto sessuale non soltanto ha una colorazione psicologica diversa, ma provoca anche sensazioni diverse, al limite un tipo di orgasmo diverso. Ciò vale per il maschio come per la femmina, per il raporto eterosessuale come per quello omosessuale, per il coito vaginale come per quello buccale od anale. L’erotismo, lo sappiamo, è una scienza dalle mille possibilità. A capitolo CXIX pag. 35 maggior gloria del piacere proprio ed altrui. Di quello dato, di quello ricevuto e di quello condiviso. Anche nel coito buccale i due partners possono intervenire in funzione sia attiva che passiva. I romani distinguevano infatti tra la “fellatio”, il succhiare il cazzo, e l’irrumare, il fottere in bocca. Nella triplice penetrazione ad esempio non vi può essere fellazione, soltanto irrumazione: è la donna che si fa fottere contemporaneamente nei tre orifizi di cui dispone. La sensazione è meravigliosa: tre flussi di sperma caldo che le si riversano dentro tutti assieme, mentre tutti e tre gli orifizi che in lei recano sono tappati. Più di così non si può: non plus ultra. Satolla no, che non fa parte della natura femminile: ma almeno potrà tirare il fiato fino alla pazzìa successiva. Tenete conto che essere “folle de son corps” per la donna è condizione del tutto normale, rientra nel suo patrimonio genetico. Sol che ecco: la triplice penetrazione è assai difficile da realizzare: richiederà parecchio affiatamento nei tre protagonisti maschili, e soprattutto molta comprensione e rispetto da parte loro per le esigenze specifiche della donna. Non vi è deviazione o perversione che dir si voglia che non trovi in realtà una sua base anche fisiologica. Ma se la ricerca del piacere è cosa lecita - e lo è - allora andran considerati leciti anche i metodi e le tecniche utilizzati per riuscirvi, per cui gli esempi citati prima hanno carattere unicamente descrittivo, e non possono implicare nessun giudizio di carattere morale. Rientrano quindi a pieno diritto nell’erotologìa: quella scienza che studia e gestisce la ricerca del piacere sessuale tanto proprio che altrui. Meglio se altrui: stimola di più. * * * Tornando un po’ indietro, le donne dichiarano di apprezzare l'uso dell'ano in funzione erotica, più ancora che per il coito anale, per la cosiddetta doppia penetrazione: un gioco erotico in cui la donna viene penetrata simultaneamente da due maschi, con un pene nella vagina e l’altro nell'ano. A differenza del coito anale, la doppia penetrazione ha il vantaggio di piacere a tutte le donne, sia alle patite dei coito anale quanto a quelle che preferiscono quello vaginale. La ragione ne è semplice: per le prime la doppia si presenterà come una sentita ed ambìta penetrazione anale accompagnata capitolo CXIX pag. 36 da una robusta sbattuta vaginale; per le seconde invece come una normale copula vaginale integrata da una vigorosa sollecitazione del canale anale. Gradita quindi sia dalle une che dalle altre: saranno ben poche a rifiutarvisi. E chi l’abbia provata ne dice tutto il bene possibile, e ne va pazza. Sembra che a ciò vi siano almeno tre buone ragioni: - per il senso di trasgressione che essa implica (più uomini non più in successione, ma addirittura contemporaneamente: è il colmo della perversione!), il che aumenta sia l'aspettativa che l'eccitazione; - per il senso di appagamento che offre: pensate un po', “riempita" dai due lati, questo sì che vuol dire essere colmata! Penetrata e lavorata contemporaneamente da più parti, e da uomini diversi: questa sì che é soddisfazione! - per il sentirsi sollecitata contemporaneamente in due dei tre puntichiave fondamentali (e con un po' di fortuna anche in tre, se la posizione è buona ed i due ci sanno fare), il che accrescerà di molto non soltanto la soddisfazione psicologica, ma anche quella fisiologica. Se poi la penetrazione diviene tripla, aggiungendovi un terzo pene maschile in bocca, si arriva evidentemente al "non plus ultra": quello sì che è sentirsi riempita ! Per i maschi partecipanti la doppia penetrazione assumerà anche una caratterizzazione bisessuale: il protagonista penetra sì una donna, ma attraverso la parete vaginale di lei sente il pene altrui, ed il suo muoversi a ridosso del suo... Oltre alla doppia anale, esiste anche una doppia vaginale. Assai più difficile da realizzare, ma con un po’ di buona volontà si arriva a tutto. Offrirà alla donna sensazioni ancor più marcate, ed un senso di replezione forse ancor maggiore. Pensate un po’: due bei glandi grossi, tondi e scivolosi che scorazzano in vagina, andando a toccare ora l’uno ora l’altro dei numerosi punti sensibili che la tapezzano! Una danza dei cazzi dentro di te: che suggestione! * * * Il sesso con più partners, ossia il sesso multiplo, o plurimo, o di gruppo, presuppone la presenza e lo sviluppo del cosiddetto scambismo capitolo CXIX pag. 37 sessuale, ove le varie coppie in gioco si scambino reciprocamente i rispettivi partners, e si dedichino a giochi di gruppo. Come abbiamo visto altrove, lo scambismo nella società contemporanea sembra vada sviluppandosi sempre più rapidamente, e trova un numero sempre maggiore di adepti. La tendenza in corso scaturisce da una precisa premessa a carattere ontologico, che può essere formulata nel modo seguente: il sesso è sempre gioco, soltanto gioco, e come tale va quindi trattato. Un gioco meraviglioso, coinvolgente e gratificante, da condividere con gli altri, un grande gioco che riassume in sé tutto il resto dell’attività umana. All'inizio quel gioco lo si fa in due, poi lo si estende ad altri, ed esso diviene così di gruppo. Tale filosofìa in realtà è quella che sottintende ad ogni forma di libertinaggio: lo scambismo di oggi non è altro che la forma specifica che il libertinaggio assume nella odierna economìa di mercato: si basa infatti sullo scambio di partners. Inizialmente scambisti lo si diveniva, nel senso che si partiva da coppie già formate, per aprirle ed estendere ad altri. Ma le nuove generazioni pare che tendano ad affacciarsi alla vita sessuale già scambiste, nel senso che il sesso di gruppo oggi precede quello di coppia: le coppie si formano soltanto in un secondo momento, in seno ad una comunità scambista già esistente... Come avveniva nella comunità umana originaria, ove vigeva il matrimonio di gruppo: prima la si dava a tutti, e soltanto dopo si sceglieva qualcuno che fosse anche da amare. In fondo, non si tratta che di un ritorno alle origini. * * * Prima di passare ad altri argomenti sarà forse il caso di trattare anche del cosiddetto “bastone della vecchiaia”, ossìa di quello che oggi viene chiamato fist. Intervento rude ma miracoloso, che però andrà imparato: non va da sé, richiede ricerca, costanza, studio, non è evidente, e tantomeno automatico. Per contro elimina qualsiasi problema di erezione maschile, potrà essere praticato fino alla vigilia della propria dipartita, e sarà in grado di soddisfare la partner femminile più esigente ed anche più mal ridotta ! Ideale quindi per i rapporti di coppia dopo i sessanta. E che vi potrà portare al capitolo CXIX pag. 38 parossismo meglio che una mezza dozzina di baldi giovanotti o lo strusciarvi addosso di altrettante ragazzine. Si tratta in parole povere di sostituire durante la penetrazione e la successiva copula il pene maschile con la mano, anzi col pugno chiuso. Che si trasforma così in fallo artificiale: anzi nel migliore dei falli artificiali possibili. Si introducono delicatamente le dita ben lubrificate e tenute strette a fascio nella vagina, meglio se rivestite di un guanto di lattice, all’interno si ripiega gradualmente il pollice sotto le altre quattro dita che verranno racchiuse sopra, in modo da formare un pugno, e ci si da alla pazza gioia. Tenendo abbracciata contemporaneamente ben un stretta vigoroso la vostra lingua in partner, bocca... e praticandole Sincronizzando, ovviamente. E dopo la prima serie di orgasmi a ripetizione potrete pure, per accrescere l’effetto della vostra azione un po’ brutale ma quanto efficace, dispiegare il vostro pugno all’interno della vagina, e dedicarvi ora a “fourrager”, a rovistare nei suoi meandri. Come introdurre in vagina una piovra viva... Se userete il guanto di lattice, cosa che raccomando caldamente (le unghie potrebbero creare problemi), provvedete a lubrificarlo non soltanto all’esterno ma anche all’interno: le dita vostre ne guadagneranno tanto in flessibilità che agilità. Successo garantito: la vostra partner non potrà più fare a meno di voi. Vantaggio supplementare: per praticare il fist, anche se utile, a rigor di termini non è necessaria la partecipazione di un maschio, il fist può benissimo venir portato a termine da una donna. Anzi, è più facile: la mano femminile è di regola più sottile e più stretta, ed il pugno più piccolo. Ed una donna conosce meglio la zona trattata, e le sensazioni che vi si possano suscitare. Ottimo quindi per le lesbiche, il fist (come ad esempio anche la sollecitazione del punto G per provocare l’eiaculazione femminile): altro che fallo artificiale, il pugno è vivo ! Più penetrazione di così... Culmine della perversione: il fist può venir combinato con la doppia penetrazione. Con un membro ben nerboruto in culo, ed una mano vagante e prensile in vagina... Che può afferrare o comunque massaggiare il membro altrui attraverso la sottile membrana che separa la vagina dal canale anale. Delicato ma possibilissimo: raccomandato ai bisessuali sia di sesso femminile che maschile. Spero di avervi sollazzato abbastanza... capitolo CXIX pag. 39 * * * Con la prima delle tre tecniche, quella che doveva indurre la donna a concedersi, per il momento abbiamo finito. Credo di essermi mostrato sufficientemente esauriente: avrete di ché divertirvi, cercando di seguirla ed applicare con le future vostre partners femminili, in modo da riuscire anche voi a sedurle e soddisfare senza eccessiva difficoltà. Pochi cenni ora sulle altre due tecniche citate all’inizio, quella cioè che si riferisce all’apprendimento del piacere ed alla trasformazione dell’incontro casuale in rapporto di coppia, e quella che invece si riferisce alla gestione del rapporto di coppia. La prima di queste due ultime prende origine da ciò che ho definito altrove come “teorìa della copula”, che sunteggerò di nuovo nel modo più succinto possibile. Scopo ultimo e supremo della copula, da cui deriva la sua giustificazione spirituale, è non soltanto di riuscire a godere entrambi, ma anche di riuscire a godere assieme, contemporaneamente, in modo da fondere due anime in uno spasimo comune, e simboleggiare così la possibile creazione di una nuova vita ad opera di due persone diverse. Sol che a questo bisognerà arrivare: la cosa non è ne semplice ne tantomeno automatica. Come procedere per ottenere lo scopo? Per prima cosa addestratevi a venire separatamente, prima l’uno e poi l’altro. Nel qual caso uno dei due si dedicherà tutto quanto a sentire l’altro, mentre l’altro si occuperà invece esclusivamente di farlo venire. Uno agirà, l’altro recepirà: sarà il primo a far godere il secondo. Dopodiché ci si scambierà i ruoli: quello che prima aveva sentito, recepito e goduto, ora sarà lui ad agire, ed a far godere l’altro. Una volta presa la mano, ed acquisite maggior confidenza e maggior concentrazione sulle rispettive reazioni, si tenterà di sincronizzare le due azioni (il recepire e l’agire) da parte di ciascuno dei due partners, in modo da poter raggiungere l’orgasmo assieme, simultaneamente. Non è facile ma possibile: avrete allora ottenuto lo scopo di fondervi col partner in uno spasimo comune e non più individuale. Attenzione: la cosa vale non soltanto capitolo CXIX pag. 40 per il coito vaginale, ma eventualmente anche per quello anale, nonché per una possibile doppia masturbazione simultanea. Solo che sincronizzare modi e tempi di una duplice azione da parte di due soggetti diversi è tutt’altro che facile: esige un affiatamento quasi perfetto. Che in pratica è raggiungibile soltanto nel rapporto di coppia. Del quale rappresenta in un certo senso anche la ragion d’essere, o se volete la giustificazione. A volte potrà verificarsi anche al di fuori di essa, ma allora succederà in modo del tutto casuale, per un eccezionale concorso di circostanze favorevoli, che difficilmente si ripeterà. Se capiterà, è probabile vi diate subito da fare per trasformare l’incontro fortuito che si è rivelato così gratificante in un vero e proprio rapporto di coppia: l’emozione provata sarà stata troppo bella ed intensa perché non tentiate di ritrovarla. Procederete quindi come prima: vi dedicherete a perseguire il venire insieme, ed imparerete a fondervi in uno spasimo comune, a trasformare gli orgasmi individuali in qualcosa come un orgasmo unico condiviso da entrambi, in un duplice orgasmo che si svolga cioè contemporaneamente. E non preoccupatevi troppo se vi ci vorrà del tempo: anche l’ascoltare a turno come viene l’altro è perturbante. Una vera delizia per lo spirito. Riassumendo: il sesso di relazione, di cui la copula è fulcro ma non l’unica variante, è cosa molto importante ma anche molto difficile. Può procurare sensazioni indicibili ed emozioni tra le più profonde che l’essere umano sia in grado di provare. Esige, per funzionare, la più totale dedizione di ciascuno dei due al proprio partner, sia il rapporto occasionale o meno. E’ come se ciascuno dei due uscisse da sé per interpenetrarsi con l’altro, in senso sia letterale che figurato, sia fisiologicamente che psicologicamente. Trovando in lui il proprio complemento, e dando così origine, sia pure per un breve istante, ad una unica entità: la coppia felice. * * * Veniamo ora all’ultima delle tecniche di cui dovrà appropriarsi il nostro seduttore, qualora voglia essere all’altezza del compito che si è prefisso, quella cioè di imparare a gestire il difficile rapporto interpersonale che dalla copula e dal rapporto di coppia può e deve derivare. Perché sappiamo capitolo CXIX pag. 41 che se il sesso unisce, il sentimento divide, ed è proprio qua che i nodi vengono al pettine. Tanto che qua in realtà neppur si può più parlare di tecniche: soltanto di onestà e responsabilità da parte di entrambi. Vediamo la sostanza del problema. Se l’incontro è stato gratificante, ovvio che lo vogliate ripetere. E da incontro trasformare in rapporto. Ma ciò inevitabilmente significa trovare al nuovo rapporto appena istaurato una collocazione sua nel complesso sistema di rapporti con l’altro sesso che già avevate in atto. E ciò vale per ciascuno dei due! Per ognuno di essi sorge a questo punto il problema: che farne, del nuovo partner appena acquisito? Perché i due partners inevitabilmente vedranno le cose in modo diverso: quanto va bene all’uno non è detto vada bene anche all’altro. E se poi su sesso e vita si riveleranno anche avere posizioni diverse, il che è quasi la norma, allora sì che cominceranno i guai. In altri termini, finché l’incontro sessuale rimane tale, ossìa un semplice incontro, non vi sono problemi. Ma se lo si vuole trasformare in rapporto i problemi sorgono, eccome se sorgono! Però un incontro che miri a rimanere tale, e non voglia trasformarsi in rapporto, sarà poi soddisfacente? Dove li metterete, allora, il rapporto interpersonale e la conoscenza reciproca? Sta qua la spiegazione della sempre maggior difficoltà che in me insordse - a partire da un determinato momento della mia esistenza - a comunicare con le nuove generazioni femminili. Nessuna difficoltà per gli incontri a carattere puramente sessuale, ma sempre maggiori difficoltà per comunicare, e stabilire un eventuale rapporto. Perché ora mi trovavo ad aver sì a che fare con corpi femminili sempre più splendidi e disponibili, ma dal “ripieno” spirituale (o morale, o culturale, o sentimentale, ecc., fate voi) per me sempre più deludente: diciamo sempre più scadente, limitato, gretto, al limite incomprensibile. Corpi sempre più belli, ma persone sempre meno interessanti. Che non appartenevano più al mio mondo, non vi rientravano, erano per me incomprensibili. Con le quali, persone, a differenza dei loro corpi, io non ero più in grado di comunicare, e quindi non sapevo come comportarmi. Portarle a letto, quelle ragazze, era fin troppo facile: ma dopo, che avrei dovuto farne? La comunicazione non passava, esaurito il sesso non capitolo CXIX pag. 42 avevamo di che parlare. Appartenevamo a due mondi diversi, l’uno all’altro ormai distanti ed incomprensibili. E senza comunicazione, niente più copula: al massimo, se proprio ti andava bene, la doppia masturbazione parallela di due estranei. Per me una bestemmia vera e propria: a me interesava immaginare, scoprire, conoscere, comunicare, in una parola, socializzare. Il sesso era per me strumento, non fine. A quel punto tanto valeva inventarsi una partner femminile, e masturbarsi da solo: più semplice, più comodo, e tanto più emozionante. Fine del sesso di relazione: che relazione vi potrà mai essere, se non si comunica? * * * Con le tecniche abbiamo finito: per maggiori ragguagli potrete se volete consultare il già citato “Compendio di erotologìa” riportato in appendice. Torniamo quindi a quanto potrebbe definirsi “la filosofìa del sesso", cioè al perché ed al come si faccia sesso. E veniamo all'idea che mi son fatta del sesso, ed al modo in cui penso possa venir utilizzato alla meglio sia per sé che per gli altri. Il sesso va praticato anzitutto per ricavarne piacere: sono e rimango un edonista. Quindi non per soddisfare l'istinto, non per affermare sé stesso, non per compensare le proprie frustrazioni, non per ottenere gratifiche sentimentali, non per procacciarsi determinati vantaggi in termini economici o sociali; e neppure per fare figli, e perpetrare così la propria discendenza. E neppure soltanto per comunicare, cioè per non sentirsi soli. No, il sesso va fatto per dare e ricevere piacere, ed eventualmente per soddisfare la propria curiosità. Per conoscere la donna (e rispettivamente l'uomo): è una derivata, serve ad approfondire il piacere sia proprio che altrui. La donna (o l'uomo) come tale: quindi sempre nuove donne, e sempre nuovi uomini. Ognuno dei quali rappresenta un mondo nuovo, un mondo a parte, un mondo a sé. Sesso conoscitivo, quindi. Oltre che edonistico: tutto il resto vi si aggiungerà pian piano, man mano che procederete, sarà un optional, un bonus, un premio, un sovrappiù. Il sesso umano per me è questo. capitolo CXIX pag. 43 Il sesso va condito con parecchia immaginazione, ed altrettanta sensualità. Nonché tenerezza: nel sesso umano la psiche ha una funzione straordinariamente importante. E' per tramite suo che si percepisce e si comunica (o almeno ci si prova) col prossimo. E naturalmente il sesso, come ogni altra forma di attività umana, andrebbe svolto con amore e dedizione, cioè rispettato, apprezzato, amato. Esso te ne sarà grato, e ti ricompenserà. Sta qua il modo di far rivivere il grande Pan, dopo secoli di letargo. Qualche particolare sui miei gusti, usi e costumi sessuali. Adoro il corpo nudo, ed i suoi movimenti: mi piace sia vederli che sentire. Adoro quell'ineffabile, meraviglioso sorriso verticale, a labbra appena socchiuse, con un alone di mistero, il sorriso della Gioconda, che caratterizza il sesso femminile e sembra invitarti. Prima a baciarle, quelle labbra, poi a penetrarle... Non mi stanco mai di ammirarlo, quel sorriso, in muta adorazione, che per ciascuna donna esso è diverso, ma altrettanto promettente. Ti chiama e ti attende... E quello che sta dietro, l'antro fatato, lo scrigno, il ricettacolo. La grotta misteriosa ed accogliente, che sa di mare e di spezie, calda, umida e fresca al tempo stesso, che ti aspetta e ti desidera, ti risucchia, avvolge il tuo membro ed insieme ad esso ti fa sprofondare nell'immenso, nell'infinito, nel nirvana, estraendo da te tutti i succhi, tutto quello che puoi, tutto ciò di cui sei capace... Non potrei mai dormire solo, ne vestito: non saprei più per che vivere. Ho bisogno del contatto col corpo altrui, dell'altrui pelle contro la mia, del suo tepore e della sua setosità, della sua morbidezza: per non sentirmi solo, ed aver qualcuno da coccolare, carezzare e proteggere. Donna, naturalmente: sono o non sono un maschio? La concezione che ho dell'incontro sessuale quale festa dei sensi e dello spirito, con fusione ed apoteosi finale, secondo me è descritta meglio di tutto (direi "mimata”, se non risultasse un controsenso) dalla musica, ed in particolar modo da tutta una serie di brani cosiddetti di successo (che ne sia proprio questa la ragione?). L'attacco della 5-ta di Beethoven, per esempio: ti ho trovata, mascherina, adesso ci penso io. La Cavalcata delle Walkirie: crescendo maestoso che coinvolge sempre più ed avviluppa, fino all'apoteosi finale. Il "Bolero” di Ravel: poche scarne note sentite, ritmate, insistenti, che battono e ribattono il medesimo chiodo, poco a poco si allargano e si ampliano, ti stringono, ti coinvolgono sempre di più, fino allo spasimo ed al capitolo CXIX pag. 44 crollo finale. La sinfonìa del "Barbiere” di Rossini, sensuale dall'inizio alla fine: l'incontro sessuale vi è descritto, con crescendi e decrescendi, come per intero. Seduzione, approcci iniziali, il cedere, la penetrazione, la copula; crescendo, esplosione finale. Mentre la sinfonìa della "Gazza ladra” interpreta a meraviglia la copula stessa, coi suoi alti e bassi: non per nulla è stata usata da Kubrick in "Arancia meccanica" quale commento musicale alla scena dello stupro collettivo in teatro. La nota "Sonata a Kreutzer" da par sua illustra alla perfezione come organizzerei e condurrei un incontro amoroso prolungato in cui non vi sia fretta: reciproche provocazioni, rallentamenti ed accelerazioni, scambio delle parti, riprese, ecc. ecc. Con orgasmi non stravolgenti ma ripetuti e numerosi, intervallati da giochi e carezze, in un lento crescendo, con coronamento finale. E naturalmente Mozart - tenero, delicato, malinconico - quasi per intero: è l'autore più saccheggiato dai registi del porno americano per accompagnare le scene di sesso. Incontro, corteggiamento, accettazione, duetti, penetrazione, fusione, catarsi, tenerezza post coitum, malinconìa per il doversi staccare: in Mozart v'è tutto, ed a differenza di altri musicisti egli ne è pienamente coscio. Altro che solo copula: per me il sesso è musica. Da suonare in lunghe ed ognor diverse elaborazioni (più sonate che sinfonìe, se il sesso è a due). Cercando di non ripetersi mai. Certo che sono uno strano libertino: poetico, tenero, romantico, fantasioso... Però libertino. * * * Ripetiamo le conclusioni cui siamo giunti: il sesso è cosa buona, bella, piacevole, gratificante. Di per sé, indipendentemente da ogni circostanza: non ha nessun bisogno di essere giustificato. Non fa male a nessuno, se non agli imbecilli: ma chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Il che significa che il sesso, ogni volta che lo si può fare, va fatto. E per fare sesso, come sappiamo, servono soltanto due condizioni: un minimo di desiderio ed un minimo di curiosità. Che di regola sono sempre presenti qualora si incontrino due persone di sesso diverso (parliamo di eterosessuali, però vale anche per capitolo CXIX pag. 45 gli omosessuali) che si trovano nell'età giusta. Ricordate quel che da noi vuole la natura ? Intendiamoci, vi possono essere motivi validi, validissimi, personali od a carattere sociale, per non fare sesso in questa o quell'altra occasione: perché non si vuol fare del male a terze persone, perché non si vogliono mettere a repentaglio situazioni delicate, perché non si vogliono pregiudicare possibili sviluppi futuri, e molti altri. Però le ragioni per non fare sesso devono esservi, e devono essere valide: se non vi sono validi motivi per non farlo, il sesso va fatto in ogni caso, ogni volta che ve ne sia desiderio o curiosità. Da entrambe le parti, ovviamente. Il sesso non ha bisogno di essere motivato, si motiva da sé: che pulsione sarebbe mai, quella che richiede una motivazione? E' dettame di natura. Non serve un motivo per fare sesso: serve eventualmente un motivo per non farlo. Sì, avete capito bene: ogni volta che ne avete voglia, fatelo ! Sempre, ovunque, con chiunque! In ogni circostanza ! E men che mai è necessario un sentimento: abbiamo già visto che il sentimento segue, non precede il sesso. E' dal sesso che si passa all'amore, non viceversa. Se l'amore ha da venire, verrà. Se no, sarà per un'altra volta, nessuno ci rimette niente. Avremmo fatto contento un nostro simile, avremmo conosciuto una persona nuova, saremmo stati contenti - e gratificati - noi stessi. Ed il piú delle volte avremmo anche acquisito un nuovo amico, un amico intimo, un amico per la pelle. Più intimo di così: abbiamo goduto insieme ! Quindi, come afferma un vecchio detto russo, se le donne non le si può fottere tutte, è però ciò a cui si dovrebbe tendere. Ovviamente, il detto si riferiva agli uomini, ma vale pure per le donne: sono egualitario, lo sapevate già. * * * Abbiamo parlato dell'età giusta: già, v’entra anche l'età. Il problema non è solo con chi fare sesso, ma anche l'età in cui praticarlo. Coerentemente con quanto detto, e cioè che per fare sesso sono necessarie e sufficienti due sole cose, desiderio e curiosità sessuali, ne deriva che sarà giusto - perlomeno in teorìa, che all'atto pratico vi saranno complicazioni - fare sesso ogni capitolo CXIX pag. 46 qualvolta desiderio e curiosità sessuali siano già apparsi, o non siano ancora scomparsi. Ossìa secondo natura: il sesso è una pulsione istintiva, e dall'istinto viene regolato. Il che, in quanto ad età, ci pone determinati limiti, sia in entrata che in uscita. Esiste cioè una determinata fascia di età in cui desiderio e curiosità sessuali sono normalmente presenti, e quindi il sesso andrebbe fatto. Solo che questi limiti naturali non coincidono né con la legge né con la consuetudine, le quali sono regolate da necessità non più naturali bensì sociali. Perché il desiderio e la curiosità sessuali nei minori appaiono assai prima dell'età di legge: soddisfarli o meno, entrando così in conflitto con la legge e l'opinione pubblica, è problema che riguarda la responsabilità personale di ciascuno. Io a mio tempo, con la cuginetta di Ljudmila, rispettai sia la legge che la prassi, solo che me ne dovetti pentire amaramente. Ne sento ancor oggi il peso. Oltre ai limiti inferiori vi sono anche quelli superiori: beh, qua mi tocca confessare che per quel che mi concerne, una donna dopo i quarant’anni, nella stragrande maggioranza dei casi, non suscita più in me ne desiderio ne curiosità. Si, lo so, è deplorevole, però è così. E desiderio e curiosità, se non vi sono, non te li puoi far venire. Che dovranno fare, le donne sopra i quaranta, se esse il desiderio e la curiosità sessuali li mantengono ancora? Ovvio, soddisfarli, con quei maschi che per loro rivelino sia desiderio che curiosità. Niente paura, ne troveranno, e saranno pure numerosi. Si tratterà per lo più di uomini più giovani di loro, spesso molto più giovani, che per esse mostreranno un chiaro interesse: non vi è nulla di strano, è che loro hanno ancora tutto da imparare, e cercano chi potrebbe dare loro quello che cercano. Chi potrebbe prendersi cura di loro meglio di una donna ormai navigata, e piena di esperienza e di comprensione? L’avrei fatto volentieri anch’io, tra i dodici ed i diciott’anni, sol che avessi trovato la persona giusta. Dopo una certa età diciamo che il sesso tende a divenir materno per le donne, e paterno per l'uomo: è più che comprensibile, è a questo modo che si trasmettono conoscenza ed esperienza sessuali - ma al tempo stesso anche un patrimonio genetico già selezionato e collaudato - di generazione in generazione. Solo che anche quest’ultima fase non dura troppo a lungo: per le donne si colloca tra i trentacinque ed i quarantacinque, per l'uomo tra i capitolo CXIX pag. 47 quarantacinque ed i sessantacinque. La ragione è ovvia, l'istinto non fa nulla per caso. Dopo i quaranta - quarantacinque anni una donna potrà ancor mantenere un rapporto preesistente, ma difficilmente sarà in grado di istaurarne uno nuovo. E quello esistente, nel giro di qualche anno, non potrà che esaurirsi anch’esso. Parliamo di rapporti sessuali attivi, non di rapporti sentimentali o di amicizia. Appare quindi del tutto normale che un maschio umano cerchi sì sempre nuovi rapporti sessuali, ma li cerchi entro una fascia di età che per le donne è compresa grosso modo tra i diciotto ed i quarantadue anni (per il limite inferiore vedi quanto detto prima: secondo natura invece che secondo legge potrebbe infatti scendere di qualche anno, e fissarsi attorno ai trediciquattordici). Per l'uomo i limiti di età - non è colpa mia - appaiono assai più estesi: si va dai quindici-sedici anni per quello inferiore, ai settanta ed oltre per quello superiore. Al di fuori di queste fasce di età in fatto di sesso vi potrà essere molta masturbazione, ma poco altro. Quel che verrà meno sarà il sesso di relazione. Il che significa che la durata minima della vita sessuale attiva ed a tempo pieno è potenzialmente molto diversa per i due sessi: non meno di vent’anni (tra i venti ed i quaranta) per le donne, non meno di sessanta (tra i quindici ed i settantacinque) per l'uomo. Alt, qua occorre fermarci. Dato che le donne vivono in media oggi sugli ottant’anni, e l'uomo sui settantacinque, il calcolo è presto fatto. La donna può in media dedicare al sesso soltanto un quarto della propria vita, l'uomo invece i quattro quinti. Palesemente ingiusto, ma madre natura ha stabilito così. Quando la durata della vita media era per tutti di trentacinque anni (fu una realtà fino ai primi del novecento) le cose erano forse diverse (ma mica tanto, che anche allora vi era chi viveva fino a tarda età): oggi però è così, non si scappa. La soluzione per una donna appare fin troppo scontata: riempire al meglio e nel modo più denso possibile quello scarso quarto di vita che essa può dedicare al sesso. Agli uomini non capita, per questo è loro difficile comprendere. Ovvio che le donne si diano da fare per riempire e sfruttare alla meglio quella parte così fugace della propria esistenza: sentono confusamente che la situazione sfugge loro di mano giorno per giorno, e che non possono capitolo CXIX pag. 48 permettersi di perdere tempo. Se trascuri un'occasione non la ritrovi più. Anche da qua la conclamata e tanto vituperata volubilità femminile, ma quest'ultima più in generale è per la donna legge di natura. Il patrimonio genetico va continuamente rimescolato, anche un solo contatto in più può dar luogo ad una combinazione preziosa per la specie. E la passione e la foga con le quali le donne si buttano nell'avventura, finché sono ancora in tempo: hanno soltanto vent'anni a disposizione! Non prendetevela con loro, non ne hanno colpa. E' madre natura che ha voluto così. Piuttosto, venite loro incontro, ed amatele. In fondo, se la specie umana non si è ancora estinta, nonostante il controsenso biologico rappresentato dalla "fedeltà coniugale", che alla specie è costato e costerà ancora molto caro, lo dobbiamo proprio alle nostre care ingannatrici. * * * Del sesso abbiamo ormai parlato: è possibile quindi tornare ad occuparci anche di quegli altri due tipi di rapporto che nella società contemporanea intercorrono tra uomo e donna, e che col rapporto sessuale possono interferire, o su di esso ripercuotersi. Si tratta di quelli che avevamo definiti quali rapporto sentimentale - psicologico ed esistenziale - il primo; e rapporto di convivenza - economico e di convenienza - il secondo. Vediamo lo schema di base di quel che normalmente accade nel rapporto tra due persone di sesso diverso. Il desiderio e l'attrazione sessuali spingono i due possibili partners ad incontrarsi, piacersi, conoscersi e finire a letto insieme. Se si troveranno sulla medesima lunghezza d'onda, e dall'incontro che per ora era stato solo sessuale trarranno gioia e piacere, saranno portati a proseguire in quel che è loro così ben riuscito, e poco a poco quel rapporto che all’inizio era soltanto sessuale assumerà carattere anche sentimentale. Proseguirà, si svilupperà, evolverà e presto o tardi si trasformerà in un rapporto sentimentale vero e proprio, che assumerà ben presto carattere esistenziale, ossìa fondato su quel do ut des del quale avevamo parlato all'inizio della nostra analisi, e che sostanzialmente serve a palliare, attenuare o mascherare la fondamentale solitudine esistenziale di cui è afflitto l’uomo animale pensante. E cioè io mi occuperò di te, perché tu ti capitolo CXIX pag. 49 occupi di me. Rapporto sentimentale che ha carattere e motivazioni puramente psichiche e psicologiche: a differenza del sesso, non ha nessuna base fisiologica. Volendo lo si può anche definire, quel rapporto a carattere esistenziale, la ricerca dell'anima gemella: è un'immagine che rende assai bene l'idea. Trascinati dall'entusiasmo si crede per un momento di esservi riusciti, e di aver così risolto il proprio problema esistenziale: ma è un'illusione. La solitudine esistenziale può trovare palliativi ma non soluzione: è insita nell'appartenere noi ad una specie pensante, è una caratteristica basilare della nostra specie. In sostanza, rappresenta lo scotto che dobbiamo pagare per essere divenuti esseri umani dotati di raziocinio. A questo punto scatta in noi una decisione: visto che sembriamo fatti l'uno per l'altro, e che ci amiamo, perché non condividere, assieme al sesso ed ai sentimenti, anche la vita di ogni giorno? Perché non dare vita a ciò che i francesi chiamano un "ménage": mettere in comune redditi e spese, trasferirci sotto lo stesso tetto, iniziare a vivere assieme, e dare in tal modo origine a quella comunità abitativa e cellula economica che si chiamava una volta "focolare" e che potrebbe trasformarci da coppia in famiglia ? L’idea ci sembra buona: solo che a questo punto cominciano i guai. Perché alla base di questa nostra costruzione ideologica (mediata cioè dalla nostra mente) stanno pur sempre il sesso ed il rapporto sessuale, le cui caratteristiche permangono fisiologiche e biologiche, sono rette dall'istinto, e non soggiacciono al potere della nostra mente. Non siamo in grado di modificarle, possiamo soltanto prenderne atto. Saranno le nostre idee a dover adeguarsi alla nostra natura, non viceversa. E tra le leggi di natura che regolano l'interesse e l'istinto sessuali vi è anche quella che fa sì che l'interesse sessuale dei due partners l'uno per l'altro alla lunga non possa che affievolirsi, per poi venir meno. L'interesse sessuale per il partner non soltanto non sarà eterno, ma scomparirà ben presto: non appena i due avranno ultimato quella reciproca scoperta sessuale che aveva caratterizzato e motivato il sentimento. Quando nel partner non v'è più nulla da scoprire, addio desiderio sessuale, ed addio di conseguenza anche sentimento amoroso. Lui non ci eccita più: è ora di cambiare partner. Di regola succede nel giro di cinque-sette anni, a volte un po' prima, a volte un po’ più tardi. E la convivenza e la "routine" casalinga che da essa deriverà capitolo CXIX pag. 50 contribuiranno da par loro ad accelerare il processo, che comunque è inevitabile. Venuto meno l'interesse sessuale per il partner, si deteriora anche il rapporto sentimentale, e vien meno "l'amore". Il do ut des di cui prima non funziona più: bisogna trovare il modo di sostituirlo. E se non ci si riesce, proseguire la convivenza non ha senso: senza più sesso né amore la convivenza sotto lo stesso tetto di due esseri sostanzialmente diversi e con interessi divergenti non può che trasformarsi in un inferno. A questo punto v’è solo da separarsi senza troppi rancori, e ricominciare daccapo. Ossìa quel tracciato che già conosciamo: desiderio ---> sentimento ---> convivenza; stavolta però con un altro partner. Per ritrovarsi qualche anno più tardi al punto di prima: cambiare partner non modifica lo schema di comportamento, quindi il problema lo si risolve soltanto pro tempore. Se vorremo proseguire con lo schema di comportamento di cui abbiamo detto, sarà inevitabile desiderarsi, amarsi, sposarsi e lasciarsi ogni cinque-sette anni: le donne si troveranno così a contrarre nel corso della loro vita sessuale una media di tre-quattro matrimoni ciascuna, gli uomini una media di cinque-sette matrimoni per ognuno. Salvo eventuali pause di riflessione tra un matrimonio e l'altro... Bene, è proprio questo schema di comportamento - un classico, nel suo genere - che io ponevo in dubbio, e non intendevo accettare. Perché in realtà una soluzione vi sarebbe, che però esige che si modifichi lo schema di comportamento di cui sopra, una soluzione che io scoprii piuttosto presto (a dodici anni non compiuti!) e successivamente elaborai teoricamente, e nella prassi perfezionai, ottenendo un pieno ed indiscutibile successo. Vi esporrò tale modo di comportamento alternativo in forma altrettanto schematica di quello precedente: chissà vi possa essere d'aiuto. Quanto vi dirò forse risulterà utile anche per comprendere meglio la concezione che ho io del sesso, e che vi ho esposto nelle pagine precedenti. Il partner col quale ho vissuto ed al quale mi sono abituato, che ormai mi è divenuto in un certo senso complementare, al quale mi sono affezionato e col quale mi trovo bene, è proprio necessario cambiarlo? Soltanto perché non provo più per lui desiderio sessuale, ed il sesso tra noi due è venuto meno? E poi che farò, cambierò a ripetizione i vari partner coi quali convivere e dividere gioie e piaceri? Sarà, ma non fa per me: pur con la mia capitolo CXIX pag. 51 sete di avventure io nella vita quotidiana sono un consuetudinario, non mi piace cambiare ed affrontare incognite. E' proprio la presenza di punti fermi in casa che mi permette di affrontare le avventure più spericolate fuori di essa. Il rimedio alla separazione ed al venir meno della coppia esiste: consiste nel mantenere intatto il rapporto esistenziale che la manteneva salda, però modificarne base e contenuto. Sostituendo all'amore l'amicizia: sempre un sentimento è, ed anche piuttosto potente, più che sufficiente a mantenere il rapporto di do ut des che si era stabilito tra i due partners. Ed anche più stabile del primo, più resistente all'usura, meno soggetto a variazioni. Io continuerò ad occuparmi di te, perché tu ti occupi di me, e continuerò ad essere la tua anima gemella: sol che lo farò in modo diverso. Non peggiore di quello di prima, forse anzi migliore, ma diverso. Tu evidentemente farai lo stesso: il come lo vedremo. In realtà tra amore ed amicizia i confini non sono poi così netti: sono in certo qual senso sentimenti vicini e paralleli, che tendono a scivolare impercettibilmente l'uno nell'altro. E' probabile che nel precedente sentimento amoroso vi fosse stata anche una componente amichevole, mentre nel nuovo sentimento di amicizia sarà presente anche una residua componente amorosa, il che tenderà a facilitare le cose. Si tratterà più che altro di uno spostamento d'accento, per cui il passaggio sarà relativamente facile, anche se non sempre indolore. Perché bisogna rinunciare, questo sì, a voler tenere il partner "tutto per sé", a "possederlo", a considerarlo “cosa" di tua proprietà. Ma è soltanto giusto: egli è una persona, non una cosa. Non può appartenere a te, ne a nessun altro: soltanto a sé stesso. Bene, ed il sesso, dove lo mettiamo? Beh, non è che vi sia scelta: se non si intende rinunciare al sesso, e noi di certo non lo vogliamo, ne d'altronde lo potremmo, sarà giocoforza trasferire il sesso fuori della convivenza (o matrimonio che dir si voglia) e dell'ambito coniugale. Rinunciare cioè al sesso coniugale per puntare risolutamente su quello extraconiugale. Cosa che i benpensanti fanno da sempre, ma si premurano di nascondere. Non ne vedo la ragione: si può benissimo praticare il sesso extraconiugale d'amore e d'accordo tra i due partners, apertamente, a testa alta, che v'è di male? Abbiamo in fondo tutti e due il medesimo interesse alla cosa. E vi posso assicurare che il poter ora contare, nel quotidiano "tran- capitolo CXIX pag. 52 tran" della coppia, su una moglie soddisfatta ed un marito contento, non saranno cose da poco. La vita della coppia risulterà fondata sulla comprensione e la reciproca gratitudine, e trascorrerà immersa in un bagno di affetto, di armonìa e di reciproca tenerezza. Vi pare da disprezzare? Imboccheremo quindi risolutamente, e di comune accordo, la strada della pluralità dei rapporti sia sessuali che sentimentali: chi ha detto che non si possano e non si debbano amare contemporaneamente più persone ? Perché, se una madre ha più figli ne amerà uno solo, e gli altri no? O se hai un fratello non potrai amare tua sorella? Ed allora perché dovrebbe essere diverso tra maschi e femmine? Nessun sentimento tra uomo e donna è mai uguale ad un altro: ed allora, perché non si potrebbero contemporaneamente nutrire sentimenti diversi per persone diverse? Sempre amorosi, chiaro, ma diversi tra loro? Perché in successione sì, ed in parallelo invece no? Non è logico.... Col che i rapporti sessuali plurimi verranno ad essere doppiati da rapporti sentimentali plurimi. E ciò contribuisce ad alleviare assai meglio la famigerata solitudine esistenziale: sentendoti di continuo necessaria (o necessario) a più persone disposte a rischiare qualcosa per averti, non avrai più il tempo di sentirti sola (o solo). Ed a questo punto il compito del partner fisso e stabile, coniuge o convivente che sia, risulterà tanto semplice quanto chiaro. Io, uomo (ma lo stesso vale per la donna), ti ho sposato, e con ciò mi sono assunto la responsabilità di badare a te, donna. Spetta quindi a me il compito di assicurare il tuo benessere, e fare tutto il necessario perché tu, donna, possa pretendere ed ottenere dalla vita tutto quello che essa è in grado di offrirti, incluso in campo sessuale. Quindi tutti i piaceri sensuali e le soddisfazioni psicologiche cui hai diritto, e che non potranno provenire da un solo uomo. Quindi non soltanto ciò che sono in grado di offrirti io, ma anche tutto quello che potranno offrirti o procurarti tutti gli altri maschi della specie. Perché in caso contrario ti verrà sempre a mancare qualcosa, ed io quindi non avrò assolto al mio compito. Spetta quindi a me gestire non soltanto i tuoi rapporti con me, ma anche gli eventuali tuoi rapporti con altri potenziali partners maschili. Spetta a me garantire che tu ti possa procurare e godere di tutti i partners sessuali e sentimentali che vorrai e potrai avere, e che ti sono necessari per capitolo CXIX pag. 53 sentirti colmata e felice. Perché, se ti ho sposato, sono io che rispondo dei tuoi piaceri e delle tue soddisfazioni. E quanto più numerosi saranno stati i tuoi partner sessuali, e quanto più intensi siano stati i piaceri sensuali e le soddisfazioni psicologiche che essi ti avranno procurato, tanto meglio io avrò assolto al mio dovere coniugale... Ovvio che ciò vale per entrambi i membri della coppia: quindi spetterà a te, moglie, suggerire, favorire e gestire anche i miei rapporti con altre donne, siano essi sessuali o sentimentali, brevi o duraturi, occasionali o stabili, soddisfacenti o insoddisfacenti, ecc. ecc. Sennò che moglie saresti? Questa è la concezione che della coppia abbiamo sia io che Ljudmila: vi assicuro che funziona benissimo. Crea una meravigliosa atmosfera di complicità e di solidarietà. Se di per sé non garantisce ancora la felicità, certo la avvicina di molto. Riassumiamo: in ogni sfera dei rapporti che tra uomo e donna si possano stabilire vale e deve valere il medesimo principio che già ho enunciato per il rapporto sessuale: pensare sempre all'altro, mai a sé stesso. Sennò non è più d'amore che si tratta, bensì di doppia masturbazione. Nella quale ognuno dei due riduce l’altro ad oggetto, e lo sfrutta per il piacere proprio: che altro significato può infatti avere la tanto conclamata - e pretesa! - "fedeltà coniugale" ? Tenete conto di un piccolo particolare: il far godere l’altro – anche con persone diverse da te - risulta il miglior afrodisiaco che sia mai stato scoperto. Allora, vogliamo o non vogliamo esserlo, edonisti ?