CXIX - Gino Longo Memorie

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CXIX - Gino Longo Memorie
capitolo CXIX pag. 1
Capitolo CXIX
Il sesso quale arte - Manuale del perfetto seduttore - Lasciate
da parte il sentimento e tornate all’istinto - Come indurre una
donna al coito in quaranta minuti - Le zone “erogene” e la
“mappa del tenero” - I punti-chiave dell’orgasmo femminile Non bruscate le cose - Tecniche e strumenti del piacere Attenzione: il sedurre pone problemi - Filosofìa del sesso - Il
sesso quale strumento di socializzazione - Il sesso quale mezzo di
conoscenza - Sesso ed età - Solitudine esistenziale e sentimento La pluralità dei rapporti - L’assurda pretesa della “fedeltà”
coniugale
Vediamo un nuovo aspetto del sesso: il sesso quale arte, o se preferite
scienza (in realtà, come per ogni altra attività pratica, l'esercizio del sesso
nell'animale umano è sempre arte fondata sulla cognizione, ossìa su
conoscenze in precedenza accertate ed acquisite). Quel sesso cioè che si può
scoprire, apprendere e perché no, anche insegnare. E per fare ciò torniamo al
discorso che due libri orsono avevamo fatto sull’erotismo.
Avevamo detto, allora, che l'erotismo altro non è se non il modo di
utilizzare la nostra sessualità per dare al nostro partner - e da egli ottenere il massimo piacere possibile. Usando a tal fine le caratteristiche che sono
proprie tanto alla sessualità femminile quanto a quella maschile, e le
differenze specifiche che caratterizzano reazioni e comportamento del
maschio e della femmina nel corso dell'incontro sessuale, ossìa della copula
(ruolo maschile e ruolo femminile).
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Col ché in realtà non facciamo altro che trasformare in atto cosciente e
ragionato quel comportamento che ci viene suggerito dall'istinto, cioè dalla
natura, ed è iscritto nel nostro codice genetico. Per fare ciò poniamo a
profitto tutto quello che sul sesso e sulle leggi che regolano l’istinto sessuale
abbiamo appreso prima. Trasformando così il rapporto sessuale tra due
partner da naturale in culturale, da animale in umano. E quindi da rapporto
tra individui (biologici) in rapporto tra persone (umane), dotate ognuna di
una propria storia e di una propria cultura. Diciamo così: gli animali
copulano, gli umani fanno l'amore.
Lo fanno con raffinatezza, con conoscenza di causa, con dedizione. Ce la
metteranno tutta, nel cercare di portare il proprio partner là ove vogliono, e
di farlo godere nel migliore dei modi possibile. Bene: il saper fare l'amore
altro non è che l'arte e la scienza di usare il proprio corpo e le proprie
caratteristiche sessuali per dare al proprio partner-persona (e da esso
attendersi) il piacere sessuale più intenso, più duraturo, più coinvolgente
possibile. Ottenendo così, oltre al massimo piacere fisico, anche la massima
soddisfazione morale, diciamo pure spirituale.
Inutile dire che questa scienza e quest'arte non sono dati di natura:
vanno acquisite, sperimentate, perfezionate. Rappresentano quindi una vera e
propria conquista, che va fortemente voluta e tenacemente perseguita: sono
frutto di un atto di volontà.
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Parlando di sesso finora avevamo considerato il rapporto sessuale tra
due persone come qualcosa di un po’ scontato: due persone di sesso opposto
si incontrano, sono attratte l'una dall'altra, fanno sesso. Ma nella realtà
quotidiana un rapporto sessuale non è mai una cosa astratta, si svolge tra
due persone concrete, diciamo tra me, uomo, e lei, donna (o viceversa).
L'incontro può anche essere stato casuale, ma in seguito non lo sarà più: al
rapporto sessuale vero e proprio bisogna ancora arrivarvi, che nel sesso vi è
sempre una prima volta.
L'erotismo quindi include anche il modo col quale riuscire a portare
una donna (od un uomo) a fare con te quello che già ha fatto con altri, o che
sognava di fare ma non ha ancora osato, ossìa a far l'amore, ed a farlo con te.
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Include di conseguenza anche il modo di sedurre la partner: serve un
manuale di seduzione. O, se preferite, il “manuale del perfetto seduttore”.
Vediamo di delinearne i punti base.
Imparare il mestiere di seduttore è di estrema importanza: rappresenta
infatti l’unico modo che ha il maschio per pareggiare i conti con l’altro sesso.
Che, come sappiamo, la può dare a chi vuole, e quando vuole. Ebbene,
stavolta saremo noi a poter prendere chi vogliamo e quando vogliamo. Era
ciò che sognavo fin dall’infanzia: ebbene, dopo quarant’anni di dubbi e di
torture finalmente vi ero riuscito, avevo imparato a farlo, e posso pertanto
rendervi partecipi dell’esperienza acquisita. Come prima succedeva soltanto a
loro, ora anche tutte le donne potranno divenire vostre: sarà sufficiente che
lo vogliate. Incute sicurezza, questo nuovo potere acquisito: quella sicurezza
che ai maschi comuni è sempre mancata. Ora sì che con le donne siete alla
pari! Siete divenuto maggiorenne, ma attenzione: la maggior età include pure
una maggior responsabilità.
Evidentemente, il contenuto di tale manuale del seduttore dovrà partire
dalla chiara presa di coscienza dell’esistenza di perlomeno tre postulati
basilari, che informano e condizionano l’interagire sessuale tra due persone,
nel caso nostro tra uomo e donna. E includere anche la padronanza delle
tecniche necessarie a realizzare questi tre postulati.
Postulato primo: ogni donna normale, salvo circostanze eccezionali, è
altrettanto attratta dai maschi quanto loro lo sono da lei. In potenza quindi
l’incontro sessuale lo desidera pure lei, e in modo forse anche più passionale
del vostro. Potremo quindi far leva sul suo istinto per portarla là ove
vogliamo noi, cioè alla copula: la padronanza delle tecniche necessarie prima
ad invogliarla, poi a farla cedere al nostro desiderio, ed infine a godere con
noi costituisce, per l’appunto, il contenuto essenziale di ciò che ho chiamato
“il manuale del perfetto seduttore”.
L’elaborazione e la conquista di tali tecniche mi costò decenni di dubbi,
torture ed errori, ma alla fine questi diedero un risultato: oggi - quando in
sostanza non mi serve più! - so benissimo come fare per indurre una donna qualsiasi donna! - a copulare con me, ed a prendervi gusto! E non ci vorranno
né mesi né settimane: saranno sufficienti in media quaranta minuti.
Soprattutto se la donna l’avete appena incontrata: torneremo sull’argomento.
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Postulato secondo: arrivare alla copula è certo importante, ma non
sufficiente: in fondo qua si tratta soltanto di una presa di contatto, il più deve
ancora venire. Scopo dell’incontro iniziale era quello di trovare una nuova
partner da far godere: ora che v’è, devo vagliare le possibilità e le prospettive
che offre, ed il da farsi per trasformare l’incontro in rapporto, e renderlo
sempre più gratificante per entrambe le parti. Dovrò in particolare - se
necessario - insegnare alla mia nuova partner sessuale a passare dall’orgasmo
singolo a quello plurimo, e dovrò darmi da fare per giungere a quello che è il
fine ultimo della copula: consentire a due persone diverse di fondersi in uno
spasimo comune. Col che non soltanto l’incontro si sarà trasformato in
rapporto, ma si sarà pure formata una coppia.
Postulato terzo: il raggiungimento dei risultati di cui prima, cioè
indurre una sconosciuta ad avere un rapporto sessuale con te, trasformare
l’incontro in rapporto, e giungere a stabilire tra di voi un rapporto di coppia,
comporta una precisa responsabilità etica da parte di chi ha iniziato il gioco.
Perché (a meno che il gioco non sia stato sin dal’inizio condotto da entrambi i
futuri partner su un piede di assoluta parità) uno dei due - il seduttore - ha
volutamente fatto leva sull’istinto dell’altra per indurla a fare quello che
voleva lui: deve quindi farsi carico anche delle eventuali conseguenze di
questo suo comportamento. Che diamine, una persona per bene risponde
delle proprie azioni. Non può disinteressasi delle conseguenze che l‘incontro
prima, ed il rapporto dopo, potrebbero comportare per la nuova partner.
Tra i compiti del seduttore rientrano, di conseguenza, non soltanto il
saper indurre la partner alla copula, non soltanto insegnarle a fare l’amore
nel migliore dei modi possibili e coi migliori risultati possibili, ma anche il
sapere e volere gestire il rapporto interpersonale che dalla sua iniziativa
sarà derivato. Inutile dire che, tra tutte e tre, quest’ultima è la tecnica più
difficile: è molto più facile sedurre una donna che non gestire il rapporto con
lei. Ma lo sapevate, no? “Tu l’as voulu, Georges Dandin!”.
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Ed ora, alle nostre tecniche: cominciamo dalla prima. Come indurre una
donna da poco conosciuta, od addirittura ancor ignota, a fare l’amore con te?
Ovvio che a tal fine useremo l’istinto, ma in che modo? E come procederemo?
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Per cominciare, una distinzione importante: vi è differenza tra il
seguire l'istinto ed usare l'istinto. Perché quel che si segue è l'istinto proprio,
mentre quel che si utilizza è quello dell'altro. Il tuo istinto ti porterà là ove
vuole la natura, ti devi soltanto lasciar andare. Ma per portare lei ove voglio
io, è sull'istinto suo che dovrò agire. Seguirò sì il mio istinto, ma per
giungere ai miei fini dovrò puntare sull'istinto dell'altro. Lo stesso farà lei:
entrambi giocheremo con la sessualità del partner. E' proprio nel sedursi l'un
l'altro che consiste il grande gioco, il "gioco dell'amore e del caso" di cui
parla Marivaux. Non si segue soltanto l'istinto, ma lo si usa, e quindi si gioca.
Il che evidentemente presuppone che si conosca bene quella sessualità
sulla quale si dovrà agire: io quella femminile, lei quella maschile. Per cui
sarà opportuno tornare di nuovo alla sessuologìa: prima dovremo però fare
un'altra premessa importante.
E cioè: qualora vogliate sedurre la vostra controparte, sia essa maschio
o femmina, lasciate per favore da parte qualunque tentativo di avviare un
discorso sentimentale, e più in generale qualsiasi forma di discorso. Non
soltanto non servirà, ma sarà dannoso. E’ col suo corpo che dovete dialogare,
non con la sua mente. Comunicazione unicamente non verbale: la parola
potrà forse servire dopo, ma di certo non prima dell'atto sessuale.
Inoltre - usando il verbo - a parer mio vi mostrerete disonesto. Parlare
ad una donna di sentimenti prima di averla fottuta può avere quale unico
scopo quello di calmare le sue apprensioni e di smobilitare le sue difese, il
che è da vile, è un colpo basso. Nonché un inganno: come si può parlare di
sentimento ad una donna con la quale non avete ancora fatto l'amore, e che
pertanto ancora non conoscete?
Come metodo poi è tutt'altro che sicuro, e può essere addirittura
controproducente: l'uso della parola indurrà infatti la vostra partner a
riflettere, e quindi contribuirà ad accrescere i suoi dubbi ed a mobilitare le
sue eventuali difese, mentre il vostro scopo sarebbe esattamente l'opposto, e
cioè di smobilitarle. Qualora facciate intervenire il ragionamento, bloccherete
inevitabilmente l’azione dell'istinto: proprio il contrario di quanto volevate
ottenere.
Lasciate quindi da parte il sentimento, e soprattutto i discorsi: se volete
sedurre una donna, e sedurla a colpo sicuro, dovete far leva non sul
sentimento, bensì sull'istinto. Che non inganna mai, in ciascuno di noi è
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insito e ben presente, e fa parte del nostro codice genetico. Dovete cioè
partire dal presupposto che essendo la donna fatta in un determinato modo,
reagirà a determinati stimoli, ed avrà determinate reazioni. E quindi sarà
costretta ad accogliere le vostre "avances", sol che ci sappiate fare: per la sua
e la vostra felicità.
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*
Ed ora, la sessuologìa. Come siamo fatti, e come ci comportiamo,
durante l'atto sessuale? Come reagisce il nostro corpo agli stimoli sessuali?
Primo assioma fondamentale: tutto in noi è in realtà erogeno, e nel
recepire gli stimoli sessuali sono implicati tutti senza eccezione i nostri sensi.
Sarà quindi necessario agire tanto su ciascuno di essi quanto su tutti quanti
presi insieme: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. E questo ancor prima del
contatto fisico: sarà possibile – e quindi necessario - usare vista, udito ed
olfatto in funzione erotica per predisporre a vostro favore il futuro partner
addirittura prima ancora di averlo avvicinato! Cosa che le donne, detto tra
noi, sanno fare benissimo.
Di solito già il contatto a distanza, tramite quei tre sensi, ossìa la vista,
l’udito e l'olfatto, è di per sé sufficiente per comprendere in anticipo come
andranno tra voi le cose. La vista permetterà di rilevare e valutare, oltre
all’aspetto fisico, anche il comportamento da lei tenuto, e, tramite esso,
l'effetto che su di lei avrete prodotto. L'udito, di cogliere nelle intonazioni e
modulazioni della sua voce altri particolari circa la sua reazione alla vostra
entrata in scena, ed all'incontro con voi. L'olfatto permetterà non soltanto di
verificare la compatibilità diciamo così umorale tra voi due, ma, cosa ancora
più importante, di accertare, tramite i feromoni che lei emetterà, se l'avete
turbata, od addirittura eccitata. In tutti e tre i casi si tratterà evidentemente
di comunicazione non verbale, ma se i segnali recati da questi tre sensi
(gusto ed olfatto interverranno soltanto più tardi, a contatto fisico avvenuto)
concordano, e vi sono favorevoli, avete nove possibilità su dieci di riuscire a
portarvi a letto la vostra nuova conoscenza. E di farlo - volendo - addirittura
nei quaranta minuti successivi al vostro primo incontro. Più naturalmente il
tempo necessario per raggiungere il letto più vicino...
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Per questa ricognizione preliminare la parola non serve, anzi disturba.
Dovrete, evidentemente, dire qualcosa, per darvi contegno, ma non vi è
nessun bisogno di dare un senso alle vostre parole. Si parlerà del più e del
meno, l'importante è che accenniate, senza parlarne esplicitamente, sia
all'ammirazione che lei ha suscitato in voi che al desiderio irrefrenabile che
di lei avete. Andate tranquilli, nessuna donna si é mai lamentata.
Dopodiché il primo contatto fisico: prendetele la mano, in silenzio, e
baciategliela, preferibilmente sul palmo, guardandola dritto negli occhi e
caricando il vostro sguardo di tutta l'eloquenza amorosa che siete in grado di
esprimere. Stesso contenuto: ammirazione e desiderio. Alla tenerezza
arriverete
più
tardi.
E
mi
raccomando,
niente
discorsi,
soltanto
comunicazione non verbale... Ora che vi siete silenziosamente dichiarati,
potete passare all'azione, e compiere i passi successivi. Che consisteranno
nell'intervenire poco a poco sul suo involucro fisico, sul corpo di lei, per
portarlo gradatamente là ove volete voi.
Passiamo quindi al contatto fisico, all'incontro tra i vostri due corpi,
diciamo pure al "corpo a corpo". Vi siete presentati, il primo contatto è stato
istaurato, l'avete presa per mano e guardata. Ed ora che si fa?
Avete dinnanzi a voi un delizioso corpo di donna, un corpo stupendo
che dovete sedurre, eccitare, portare a rilassarsi ed a lasciarvi fare, per poter
giungere all'atto, penetrare quel corpo, farlo godere e soddisfare così la
vostra nuova partner femminile. Com'è che si procede?
Usando quanto vi offre madre-natura. Il corpo femminile, proprio per
permettere e favorire la copula, è tutto quanto fatto e predisposto in un
determinato modo. Diciamo che è tutto quanto predisposto per la voluttà, ma
le zone più propriamente erogene (ossìa suscettibili di generare piacere
sessuale), collocate un po' ovunque, sono distribuite in un certo particolar
modo, hanno un grado di sensibilità diversa ed hanno ciascuna una loro
funzione propria: è come fossero graduate e collocate lungo un determinato
percorso che dovrà portarvi là ove natura vuole.
E come se la donna volesse deliberatamente attrarre per gradi l'uomo
dalla periferìa del suo corpo verso il centro del piacere, e l'uomo da par sua
accrescere sempre di più l'eccitazione femminile procedendo dalla periferìa
verso quel medesimo centro: è questa la sostanza del gioco erotico. In cui
ciascuno dei due corpi ecciterà sempre di più l’altro, fino a giungere a quella
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catarsi finale in cui il maschio perderà il suo sperma e la femmina godrà. E se
del caso verrà fecondata.
Inutile dire che ogni corpo femminile (o maschile) diverso – ma anche
ogni successivo incontro col medesimo partner - potranno rivelarsi fonte di
inattese ma gradite sorprese, atte a stimolare proficuamente la vostra
immaginazione: non avrete di ché annoiarvi. Non dimenticate che ogni nuovo
incontro amoroso è con una persona diversa, e quindi con un mondo
interiore che sarà per voi del tutto nuovo.
Se il corpo umano è un volume, la superficie che vi è accessibile e sulla
quale potrete e dovrete agire risulta divisa in zone che ai fini erogeni hanno
importanza diversa. Epidermide ed organi che sboccano all'esterno dovranno
venir presi in considerazione secondo un determinato ordine: si può
addirittura tracciare una mappa, una carta geografica del piacere, sulla quale
saranno
stati
collocati
determinati
"repères",
contrassegni,
punti
di
riferimento, seguendo i quali potrete giungere alla meta. Qualcosa del genere
l’aveva fatto a suo tempo Mademoiselle de Scudéry (1607-1670), con la sua
"Mappa del tenero"... L'argomento in fondo era il medesimo: come farsi
amare. Soltanto che là era rivolto ai sentimenti, e qua ai sensi...
Per essere sintetici, diciamo che le “zone erogene" del nostro corpo
possono essere raggruppate in quattro diversi gruppi secondo la “distanza"
che li separa dal punto di arrivo, ed il loro collocamento tracciato sotto forma
di cerchi concentrici successivi che si avvicinano sempre di più alla meta,
mentre il percorso da seguire potrà essere rappresentato come un movimento
a spirale in cui si passa via via ad orbite sempre più ristrette, fino a cadere
nel centro che ne rappresenta il punto di arrivo. Proprio come fanno i vascelli
spaziali.
La cerchia più esterna di zone erogene è data dall'epidermide femminile
nel suo insieme, il punto di arrivo, ovvio, sarà il centro del piacere, quindi
per la donna la vulva. Verso la quale l’istinto avrà il compito di guidare voi
maschio, portandovi diciamo così "per mano". Perché potiate far godere la
donna, irrorandola, e se del caso fecondare. Prendendole la mano avevate
stabilito il primo punto di contatto: seguendo la mappa di cui sopra dovrete
ora arrivare, passo dopo passo e senza fretta, fino al centro del piacere, e
penetrarlo. Dovrete come avvolgere la donna in un vortice di carezze sempre
più spinte, passando da un punto sensibile all'altro e di tanto in tanto
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tornando indietro, avendo bene in mente lo scopo e seguendo un vostro piano
e tragitto prestabiliti. E non interrompendovi mai, per non darle la possibilità
di ripensarci.
Per riuscire dovrete soltanto seguire il vostro istinto, ed utilizzare alla
meglio quello suo: la natura sa quello che vuole, e quello che fa. Tratteremo
l'argomento considerando il maschio quale parte attiva, quale soggetto, e la
donna quale parte passiva, quale oggetto della vostra azione, ma i ruoli
possono venir invertiti senza problema, nihil obstat. Nella realtà pratica i
ruoli infatti di tanto in tanto ve li scambierete: è molto più gustoso.
*
Ed
ora
dalla
filosofìa
*
*
passiamo
alla
sessuologìa
applicata,
cioè
all’erotologìa, e dall'impostazione del problema passiamo alla tecnica della
seduzione. Quali dovranno essere, le vostre "avances”? E come dovrete
muovervi, per riuscire nell'intento?
Come detto prima, le zone erogene femminili, e le sensazioni che esse
sono in grado di procurare alla donna se adeguatamente sollecitate, possono
venir raffigurate sotto forma di cerchi concentrici successivi, al centro dei
quali si trova l’ambìto oggetto del desiderio. Passando da un cerchio all'altro
vi ci avvicineremo sempre di più, mentre le sensazioni della donna
cresceranno di intensità, fino a quando si giungerà alla meta, e si potrà
procedere alla penetrazione con successiva copula.
La prima cerchia di zone erogene, quella più esterna, comprende
l'epidermide e la muscolatura sottostante. L'epidermide femminile è molto
sensibile al contatto, al calore, alla grana ed alla setosità della pelle altrui,
alla rudezza esteriore del corpo dell'altro, allo sfregamento del partner sulla
pelle, alla tensione della muscolatura sottostante. Sull’epidermide si può
intervenire
con
carezze,
vellicamenti,
baci,
pizzicotti,
succhiamenti
e
mordicchiamenti vari, ecc. ecc. La muscolatura sottostante reagisce a sua
volta
alle
pressioni
e
torsioni
di
ogni
tipo.
Da
qua
l’importanza
dell’abbraccio.
Tutto l'involucro esterno del corpo umano è in realtà un'unica ed estesa
zona erogena, sensibile ad ogni tipo di sollecitazione: spesso sarà sufficiente
un bacio tenero ed appoggiato sul palmo di una delle mani per far cadere una
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donna in deliquio, soprattutto se esso viene accompagnato da uno sguardo
bruciante e devoto. Ma per carità, non vi venga in mente di aprir bocca!
Rischiereste di rovinare tutto.
La seconda cerchia di zone erogene è data da una serie di punti di
particolare sensibilità, collocati là ove la pelle è più fine, oppure vicino od
attorno ad orifizi che dall'esterno conducono verso l'interno del corpo (ancor
più sensibili le numerose mucose che tappezzano l'interno di alcuni di questi
orifizi). Sono il naso, le palpebre, le orecchie, l'attacco dei capelli, le labbra,
la bocca, il collo, i polpastrelli e le pieghe tra le dita, le palme delle mani e
dei piedi, le ascelle, la pieghe del gomito e del ginocchio.
Infine una serie di punti nascosti, quindi da raggiungere o scoprire,
carichi pertanto di valenza simbolica, e di conseguenza più eccitanti: sono il
seno coi capezzoli (che in molte donne sono sensibili quasi quanto la
clitoride), l'ombelico, il pube (“monte di Venere”), il culetto, l'interno delle
cosce: tutti punti in cui alla particolare sensibilità si aggiunge anche una
forte carica simbolica in grado di far crescere di molto tensione ed
eccitazione.
Ognuno di questi punti rappresenta una zona erogena sensibilissima,
mentre viceversa il passaggio dalla prima cerchia ad essi avviene per così dire
quasi di sfuggita: quando la donna se ne accorge è già troppo tardi.
Provocheranno per contro un intenso e significativo aumento dello stato di
eccitazione generale, il che permetterà di passare senza troppi problemi alla
terza fase.
La terza cerchia di zone erogene è rappresentata dalle zone erogene
vere e proprie, la cui diretta sollecitazione provoca una irrefrenabile voglia di
rompere gli indugi e di passare alla copula. Si tratta dei già citati capezzoli,
delle labbra e della lingua, dell'interno della bocca, dell'ostio vaginale e della
zona perineale.
La quarta ed ultima cerchia comprende le zone erogene - o piuttosto i
punti-chiave di esse - la cui sollecitazione porta direttamente all'orgasmo.
Sono tre: nella donna la clitoride, il punto G e l'ano, nell'uomo il glande,
l'asta del pene con le borse e di nuovo l'ano.
Tutti questi punti sono in grado di scatenare l'orgasmo, e spesso
basterà la sollecitazione di uno solo di essi, soprattutto se accompagnata da
altre carezze e da un fervido lavoro di immaginazione, per portare la donna
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all'orgasmo. Ma se ne solleciterete contemporaneamente due, le vostre
"chances" cresceranno di molto: riuscirete a portare la donna all'orgasmo
almeno
in
nove
casi
su
dieci.
Se
poi
riuscite
a
sollecitarli
contemporaneamente tutti e tre, il che è difficile ma non impossibile,
l'orgasmo femminile sarà garantito.
Attenzione: in molte donne, ma non in tutte, i capezzoli godono di uno
"status" tale, ossia di una sensibilità, erettilità e reattività particolari, da
poter configurarsi come un vero e proprio quarto punto-chiave del piacere
femminile, in grado cioè anch’esso di scatenare l'orgasmo, alla pari con gli
altri tre. Visto che i capezzoli sono più facilmente accessibili degli altri puntichiave,
la
cosa
appare
tutt'altro
che
irrilevante.
Sollecitare
contemporaneamente tanto i capezzoli che la clitoride, il punto G o l'ano è
assai più facile che non sollecitare contemporaneamente clitoride ed ano,
oppure clitoride e punto G. In ogni caso la contemporanea stimolazione tanto
dei capezzoli che dei tre punti prima elencati appare sempre utile. Anche
psicologicamente.
Lo stesso, seppur in casi più rari, può valere anche per l’ostio vaginale,
ossìa per l’ingresso della vagina. Che è sempre zona erogena, ma raramente
punto-chiave la cui sollecitazione di per sé, non accompagnata cioè da altri
tipi di sollecitazione, sia in grado di portare la donna all’orgasmo.
Un altro punto sensibile all’interno della vagina, oltre al già noto punto
G, è la cosiddetta EFA (zona erogena del fornice anteriore): risulta collocata
sulla parete anteriore interna della vagina, subito sotto il collo dell’utero. E’
più estesa e diffusa del punto G (che poi in realtà è anch’esso zona), ma meno
sensibile di esso, anche se la sua sensibilità può in singoli individui variare di
parecchio. Per contro, può essere più facilmente stimolata dal glande nel
corso dell’atto sessuale in tutte quelle posizioni in cui la copula avvenga da
tergo. Probabilmente costituisce un residuo di quello che doveva essere un
punto-chiave importante, in quei tempi remoti – un milione di anni fa! - in
cui i nostri progenitori non avevano ancora assunto la posizione eretta, ed il
coito poteva avvenire soltanto da tergo.
Oggi la zona ha perso tale funzione, ma può tuttora essere usata con
profitto, qualora ci si muova con delicatezza e dolcezza, e sufficientemente a
lungo, in tutte quelle posizioni in cui la penetrazione come detto abbia luogo
da tergo. Ma punto-chiave no, non lo è più da tempo: la sollecitazione quindi
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ne dovrà venir integrata con altri tipi di carezze o stimoli. Mentre i capezzoli
- ma anche la clitoride - nel corso dei secoli divenivano poco a poco puntichiave dell’orgasmo femminile, la zona EFA invece col tempo cessava di
essere tale... Soltanto logico, vi pare?
Se la sollecitazione della zona EFA nelle posizioni da tergo non è cosa
facile, essa per contro potrà essere facilmente stimolata, con risultati
tutt’altro che indifferenti, in quelle posizioni in cui sia la donna a cavalcare di
fronte l’uomo: se lei si butterà tutta all’indietro, inarcherà la schiena, e strettamente aderente al maschio - muoverà il bacino verso il basso ed
all’indietro, per fare poi il movimento inverso, il glande del maschio potrà
con gran profitto sollecitare e massaggiare la zona del fornice anteriore. Alla
donna resterà solo da lanciarsi in una sfrenata galoppata, in cui sgroppando
si darà da fare per “muovere il culo”, come dicono gli scafati. Riuscirà in tal
modo, se ha capito il trucco, a sollecitare contemporaneamente sia la zona
EFA che il punto G, sia la clitoride che l’ostio vaginale: un risultato non da
poco, che è suscettibile di procurare orgasmi da favola.
Però sarà la donna in quel caso a dover agire e muoversi, che il maschio
non ha nessuna possibilità di controllare le sensazioni che il suo pene
susciterà in lei: in sostanza, è come la donna si masturbasse sul pene eretto
dell’uomo, controllando lei la profondità, la direzione ed il ritmo del
movimento del pene in vagina.
Sarà lei a muoversi sul tuo palo eretto, controllando di persona
direzione e movimento del pene nella vagina, in modo che esso vellichi a
turno, e con la dovuta intensità o dolcezza, questo o quel punto sensibile,
imponendo inoltre un certo ritmo che sarà lei a scegliere, accelerando o
rallentando quando necessario, unico giudice delle proprie sensazioni, e della
tensione che provocano in lei. L’uomo qua ha solo da rimanere ben teso ma
passivo: in caso contrario la disturberebbe, e rischierebbe di rovinarle la
festa.
Ovvio, la donna dovrà imparare a scoprire e controllare le proprie
reazioni: se non vi riesce da sola, glie lo si può insegnare, no? Imparerà
presto: in materia di sesso le donne sono ottime discepole. La mia Rita,
sensuale com’era, vi riuscì in un batter d’occhio: già dopo pochi giorni si
muoveva - e “muoveva”! - su di me che era un piacere, in un lento e
progressivo godimento che toccava a turno ogni fibra del suo essere.
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Le cose si semplificano assai qualora in vece del pene maschile venga
usato uno di quei vibratori rotanti che stimolano contemporaneamente ostio
vaginale, punto G, zona EFA e collo dell’utero. Qua niente più problemi:
quello sì che potrà portare la donna ad un orgasmo favoloso, e nel giro di
pochi minuti. Ve ne rammenterete a lungo, voi donna, per cui quel giocattolo
sicuramente diverrà uno dei vostri preferiti.
Bene, e che ne direste ora di sollecitare contemporaneamente, voi
uomo, non più tre punti-chiave, come detto prima, bensì addirittura quattro?
Sarebbe favoloso, ma come riuscirvi? Bisognerebbe essere un contorsionista...
Non che sia impossibile, certo, ma riuscirvi da solo è praticamente fuori
questione. Salvo se sarete cavalcati (vedi sopra), e da sotto manovrerete pure
i capezzoli...
Le cose però cambiano, se a manipolare il vostro beneamato idolo
sarete ora in due: due punti-chiave per ciascuno non sono più un problema. E
se il terzo - in questo caso tutt'altro che incomodo! - risulterà di sesso
maschile, alla contemporanea sollecitazione di tutti e quattro i punti-chiave
del piacere femminile - capezzoli, clitoride, punto G ed ano - potrete
aggiungere anche le sensazioni - quelle sì che emozionanti - di una doppia e
contemporanea penetrazione, quel che sembrava follìa diviene ordinaria
amministrazione. Basterebbe questo a spiegare la sempre più rapida
diffusione della pratica del sesso di gruppo, anche in mancanza delle
motivazioni di cui abbiamo parlato altrove. Siete increduli? Chi vi vieta di
provare?
Conclusione: l'intero corpo femminile è erogeno, sta a voi saper
giocare. Si parte dalle zone erogene più esterne, pelle e muscolatura, per poi
passare gradualmente, procedendo per così dire dall'esterno del corpo verso
l'interno, prima alla seconda cerchia, poi alla terza, e giungere infine alla
zona
decisiva.
Se
avrete
l'accortezza
di
non bruscare
le
cose,
e
di
accompagnare il vostro graduale progredire con frequenti ritorni a punti
toccati in precedenza, accompagnando il tutto da carezze, baci e paroline
dolci (paroline, non discorsi!), il successo è garantito: l'istinto nella vostra
partner prenderà il sopravvento, e farà la sua parte.
Quando l'avrete fatta godere una prima volta, ricordatevi dell'orgasmo
multiplo, e proseguite, che ormai il ghiaccio è rotto: vi siete accettati
reciprocamente, la conoscenza carnale è avvenuta. Ma qua i quaranta minuti
capitolo CXIX pag. 14
iniziali non saranno più sufficienti: calcolate quindi qualche ora buona,
diciamo due o tre. L'avvenuta conoscenza carnale potrà essere stata feconda e
promettente: in questo caso potrete - e dovrete - passare gradualmente dal
corpo alla persona. Tenete presente che in amore nulla è scontato: non vi
sono certezze, soltanto possibilità. La mia ricetta è però valida in ogni caso:
seguitela.
*
*
*
A questo punto sarà opportuno spendere qualche parola per descrivere,
analizzare e caratterizzare nei dettagli quel meraviglioso strumento di piacere
che è rappresentato dall’apparato copulatorio femminile. Infinitamente più
ricco, più complesso, più sensibile, più diversificato e variegato del proprio
omologo maschile. Diciamo una bicicletta paragonata ad una Ferrari, od una
mongolfiera ad una navetta spaziale.
Anzitutto la sensibilità, che nella donna è molto maggiore. Deriva dalla
stessa complessità di tale apparato, dalla necessità che esso ha di coordinare
e indirizzare verso il fine comune il funzionamento delle sue numerose
componenti. Che dovranno assicurare – secondo uno schema ben preciso – lo
svolgimento di tutta una serie di processi: eccitazione generale, congestione
dei tessuti e dei corpi erettili, lubrificazione dei siti, contrazioni brusche
della vagina e del’utero, movimento degli spermatozoi in vagina, aspirazione
nell’utero e avviamento verso destinazione di quest’ultimi, successiva
detumescenza dei corpi erettili e dei tessuti, ecc. ecc. Qualche particolare:
l’insieme dei corpi erettili presenti nelle varie parti dell’apparato copulatorio
femminile supera di ben quattro volte in volume quelli del maschio, presenti
soltanto nella verga. Le ghiandole e mucose che emettono o secernono
sostanze lubrificanti sono nella donna di ben sette tipi diversi, contro i tre
del maschio. Ed il numero dei corpuscoli della voluttà, detti corpuscoli di
Krause, che affiorano alla superfice sia del glande della clitoride che del
glande del pene, nella donna è di due volte superiore rispetto al maschio:
8.000 contro 4.000. Se terremo poi conto delle diverse dimensioni dei due
glandi, viene fuori che il numero dei corpuscoli della voluttà che sono
presenti in ogni millimetro quadrato di superfice del glande della clitoride
capitolo CXIX pag. 15
sarà di almeno ottanta volte superiore a quello dei corpuscoli presenti in
ciascun millimetro quadrato del glande del pene!
Il che fa della clitoride femminile un organo di estrema sensibilità, per
cui è da trattarsi con la maggior delicatezza possibile. Il glande della
clitoride, a differenza di quello del pene, non dovrebbe ad esempio mai venire
scappucciato, salvo che in casi rarissimi, diciamo per una breve toccatina
bagnata (dico bene: bagnata, non umida) in punta di lingua…
Per quanto riguarda l’intensità dell’orgasmo femminile, se paragonata a
quella dell’orgasmo maschile, essa, secondo i rilievi di Masters e Johnson, è
di ben dieci volte maggiore. E per quanto concerne la capacità orgasmica,
ossìa il numero complessivo di orgasmi che una donna può raggiungere nel
corso di un singolo incontro amoroso, siamo fuori di ogni possibile paragone:
nella donna è superiore non di decine, ma di centinaia di volte. In quella
famosa notte sul canale Mosca-Volga io venni dodici volte, Ljudmila ben oltre
le settecento.
*
*
*
Il perché di tale dislivello tra capacità orgasmica nei due sessi è presto
detto: mira ad assicurare che nel corso dell’incontro sessuale la femmina si
faccia fecondare non da uno, bensì da una serie di maschi in rapida
successione, il che assicurerà alla futura prole un quantitativo assai più
diversificato
di
materiale
genetico
tra
cui
scegliere,
e
quindi
un
rimescolamento ed un arricchimento asssai più rapidi del patrimonio
genetico complessivo della specie. Col risultato di rendere molto più rapida
anche l’evoluzione della specie.
La selezione del padre biologico avviene in questo caso a livello
spermatico: la selezione del ceppo biologico del futuro padre inizierà già in
vagina, durante la corsa ad ostacoli e la lotta tra spermatozoi di diversa
provenienza per raggiungere l’ovulo da fecondare annidato sulla parete
dell’utero. Nulla qua vien lasciato al caso: a scegliere il padre biologico non è
più la madre, è la natura.
Una selezione biologica che si svolga a livello spermatico invece che di
singoli organismi adulti presenta l’indubbio vantaggio di accelerare di più
volte i tempi di rimescolamento e di arricchimento del patrimonio genetico
capitolo CXIX pag. 16
complessivo della specie. Per la precisione: di tante volte quanto maggiore
sarà stato il numero complessivo di maschi diversi coi quali la donna si sia
accoppiata tra una gestazione e l’altra.
Tale numero dipenderà: 1) dal numero complessivo di maschi con i
quale la donna si é accoppiata nel corso di un singolo incontro sessuale
(sesso di gruppo); 2) dal numero di maschi per lei nuovi, mai provati prima,
che la donna abbia incluso tra i propri partners sessuali in ogni incontro
successivo (pluralismo sessuale).
Al fine di massimizzare il primo di questi fattori operano due tra le
caratteristiche principali della copula nella specie umana: la presenza
nell’uomo di un periodo refrattario tra due orgasmi successivi (non meno di
mezz’ora), che rallenterà ed intervallerà le eiaculazioni successive in ogni
singolo maschio; e la presenza nella donna del cosiddetto orgasmo multiplo,
che la spingerà ad accoppiarsi in rapida successione con tutti i partners
maschili disponibili che troverà sottomano.
Al secondo di questi fattori provvederà invece quel che potremmo
definire curiosità sessuale, quella costante della natura umana per cui il
nuovo attrae sempre di più di quel che già conosciamo, e l’attrazione sessuale
con l’abitudine viene meno, e poi scompare. La natura sa quello che fa, e non
lascia nulla al caso: con buona pace dei tutori della morale sesso di gruppo,
esibizionismo e voyeurismo, disponibilità sessuale, cambio e scambio di
partners in rapida successione, copule plurime, gang bang, orgie, baccanali,
saturnali, carnevali, club segreti, ritrovi scambisti ecc. rappresentano per la
femmina umana un comportamento nient’affatto deviante, bensì del tutto
logico, coerente, normale, iscritto a chiare lettere nel codice genetico della
specie, che rifa capolino ogni qualvolta se ne presenti l’occasione o
l’opportunità.
Non siamo i soli: in realtà il sesso di gruppo ed il pluralismo sessuale
sono tipici per la maggior parte di quei mammiferi superiori che vivono in
branco, in quanto assicurano di gran lunga i migliori risultati possibili in
fatto di rapidità, efficienza e ricchezza dei processi di selezione naturale e di
miglioramento genetico delle specie. Le specie citate sono infatti quelle in cui
l’evoluzione e la diversificazione negli ultimi cinque-sei milioni di anni si
sono rivelate le più rapide. Che vi piaccia o no, tali caratteristiche sono
capitolo CXIX pag. 17
presenti nel nostro codice genetico: il tentare di ignorarlo non può recare che
guai.
Cani e gatti, sol che vi degniate osservarli dalla finestra, si comportano
esattamente allo stesso modo: mica vorreste darne la colpa ad insane letture?
*
*
*
Natura contro società: l’istinto lotta per sopravvivere. In tale lotta per
difendere il sesso ed i suoi diritti contro le intromissioni della società
ritroveremo un po’ ovunque le donne, anche se il più delle volte agiranno
soltanto d’istinto, non in modo ragionato. Ovvio il perché: è alla femmina che
la natura ha affidato il compito di provvedere alla riproduzione, alla
conservazione ed al miglioramento della specie.
L’unica funzione del maschio in campo sessuale è quella di provvederre
al rimescolamento del patrimonio genetico della specie: è questa la sua
funzione, è per questo che è apparsa la riproduzione sessuata, la riproduzione
mediante l’incontro e la copula tra due sessi distinti e contrapposti, quello
femminile e quello maschile. Oltre evidentemente quello di far godere al
meglio la femmina che l’ha prescelto: se no come farebbe a concorrere con gli
altri maschi? Passatempo estremamente gratificante: finalmente una funzione
tutta al maschile, tutta tua, altamente creativa, in cui eccellere e competere:
ti senti come minimo un novello Prometeo. L’ho provata, quella sensazione,
so di cosa parlo.
Se la cosa non vi convince, provatevi ad osservare con attenzione i
rituali di corteggiamento e di accoppiamento in atto nelle varie specie
animali: la conclusione balza agli occhi, inequivocabile. Proprio in ciò sta il
segreto di quei “tombeurs de femmes” che in cuor suo ogni maschio ha
invidiato: è che loro, a differenza di noi poveri mortali, questo l‘hanno
capito. Non è disdicevole, imparare dai propri predecessori.
Come per la maggior parte dei mammiferi superiori la femmina umana,
ossìa la donna, nel branco originario la dà a tutti. Nel senso che i partners
maschili saranno sempre più di uno; che il numero di quelli coi quali
copulerà sarà determinato soltanto dalle circostanze; e che non vi sarà alcuna
selezione predeterminata, chiunque si sia presentato sull’agone godrà delle
medesime opportunità. La selezione del padre biologico della futura prole
avverrà a livello spermatico: esso sarà ignoto a tutti, anche alla madre. E la
capitolo CXIX pag. 18
prole sarà di tutti, cioè della comunità. Questo è in origine il sesso umano:
comune, allo stesso modo della proprietà. Col medesimo diritto di ogni
femmina del branco su ogni maschio, e di ogni maschio su ogni femmina.
Legge biologica e legge sociale qua ancora coincidono. La donna la da a
tutti: eventuale legami affettuosi e sentimenti non contano, il sesso è un’altra
cosa. La donna può amare chi vuole, ma nel sesso ha da essere promiscua:
così ha deciso per lei madre natura.
Col passaggio dal matriarcato al patriarcato a decidere della ex
proprietà comune – e quindi anche del sesso – son divenuti gli uomini, per
cui le donne un bel giorno si sono ritrovate letteralmente espropriate del
proprio corpo, dell’uso del quale sono ora i maschi della comunità a decidere:
padri, fratelli, mariti, figli. In una parola, d’ora in poi sarebbero stati i
maschi a decidere a chi le femmine la potessero dare, ed a quali condizioni.
Solo che non avevano chiesto il parere alla natura…
Una
piccola
riflessione:
era
proprio
necessario,
assieme
alla
privatizzazione della proprietà, di privatizzare anche il sesso?
L’aspirazione del maschio a privatizzare, oltre alla proprietà, anche la
disponibilità del corpo femminile, la si può comprendere: il maschio neoproprietario evidentemente avrebbe voluto essere certo che la prole cui
avrebbe lasciato i propri beni, quanto da lui accumulato od investito nel corso
della sua vita, fosse proprio sua, non di altri, ma i danni che tale
privatizzazione provocò superano ogni immaginazione. Coll’aggravante che si
rivelò pure una pìa illusione.
La proprietà infatti non consiste nel poter disporre di una cosa, bensì
nel non lasciarvi accedere altri, se non dietro compenso: acquisto, noleggio,
vendita… La vedete voi una donna non darla a qualcuno se ne ha voglia? Il
maschio può proporre quanto gli pare: a disporre sarà sempre la natura.
Con la conseguenza che appare quel flagello che si chiama gelosìa, con tutti
gli atroci tormenti e sofferenze da essa provocati. Proprio un bel risultato…
Altra conseguenza negativa dell’avvenuta privatizzazione del sesso è
stato l’apparire di quella dicotomìa che tanto stupì il buon dottor Kinsey:
l’insanabile contraddizione tra ciò che si professa e quello che invece si
pratica in materia di sesso. Non si può rinunciare alle regole se no crolla la
società, non le si può applicare se no la natura si vendica. Unico rimedio
l’ipocrisìa: le cose si fanno ma non si dicono.
capitolo CXIX pag. 19
Fortunatamente, oggi si sta correndo rapidamente ai ripari: se non si è
ancora riusciti a ricollettivizzare la proprietà, per il sesso, dopo ottomila
anni, sembra invece cosa fatta. Oggi di regola si scopa come natura comanda:
con chi si vuole, quando si vuole, senza più remore, fisime o rimorsi di alcun
genere. Niente più Tatjane Larine o Anne Karenine: il corpo è mio, ne faccio
quel che voglio io.
*
*
*
Attenzione: l’espressione “darla a tutti” può facilmente indurre in
inganno. Perché in un incontro liberamente consentito la donna non dà un
bel niente, prende. La donna non dà mai niente a nessuno; al massimo
sacrifica a Venere, ossìa all’istinto. La distinzione tra dare e prendere in
campo sessuale è d’altronde piuttosto ardua: al massimo indica chi ha preso
formalmente l’iniziativa. E tutti sappiamo che se donna non vuole …
E’ la donna a decidere: quindi – nonostante ogni apparenza – sarà lei a
prendersi il maschio. Il maschio potrà sì invogliarla e scatenare, ma a
decidere, e quindi a prendere, sarà sempre lei. Nell’incontro amoroso, anche
se la palla di tanto in tanto passa di mano, le decisione e l’iniziativa sono
sempre della donna, mai del maschio. Non provate ad intromettervi:
rischiereste di rovinare tutto. Limitatevi a captare i suoi desideri ed a seguire
le sue indicazioni: ma lì, per contro, abbondate. Lo apprezzerà. E di tanto in
tanto suggerite: ve ne sarà grata.
Checché ne possa pensare il maschio, è sempre la donna a prendere
l’iniziativa ed a guidare la danza. Cosa che sa benissimo chiunque abbia preso
parte a manifestazioni di sesso plurimo o di gruppo. La donna dà qualcosa,
contro denaro od altro vantaggio, soltanto in un caso: quando si vende.
Potenza della logica: Hegel ne fu il profeta.
*
Tornando
al
discorso
*
*
precedente
sono
da
porre
in
risalto
la
molteplicità, la ricchezza e la diversificazione delle zone erogene, ossìa
generatrici di piacere, che compongono quello che abbiamo definito
l’apparato copulatorio della femmina umana. Delle quali ciascuna provocherà
capitolo CXIX pag. 20
sensazioni diverse sia per natura che per caratteristiche, e sarà quindi
suscettibile di fornire al’orgasmo femminile – la cui natura e meccanismo
sostanziale non cambiano – una coloratura che volta per volta potrà essere
assai diversa. Quando parleremo di orgasmi tra loro diversi, intendiamo di
conseguenza parlare della diversità delle sensazioni che essi nella donna
suscitano, non certo della loro natura, del loro meccanismo o del loro
svolgimento, che rimangono sostanzialmente identici.
La quasi totalità dell’apparato copulatorio femminile (utero escluso, ma
pube ed ano inclusi) rappresenta in realtà una unica zona erogena altamente
diversificata, il contatto con singole parti della quale è in grado – e dal punto
di vista erotico la cosa è importante – di provocare nella donna sensazioni
diverse e tra loro complementari. Che potranno venir organizzate in una
specie di “suite” o “fuga” voluta e programmata: possiamo parlare di vere e
proprie sonate o sinfonìe amorose in cui lo “strumentista”, usando del corpo
della
partner
come
di
uno
strumento,
improvviserà
su
uno
schema
preordinato, come nella musica jazz. Idem per le sensazioni a livello
muscolare provocate dall’intromissione vaginale o anale: a tempo debito
andranno incluse nella partitura. Il corpo femminile rappresenta in realtà
uno strumento musicale (o sensuale) raffinatissimo: sta a voi imparare a
suonarlo.
*
*
*
Procedendo dall’alto verso il basso troviamo nell’apparato sessuale
femminile tutta una serie di punti o zone specifiche, che nell’incontro
amoroso vanno trattati ciascuno a modo suo. Cominciamo dal pube, detto
anche “monte di Venere”: sono in pochi a saperlo, ma nella donna, a
differenza dell’uomo, è anch’esso zona erogena, e piuttosto importante,
suscettibile di portare di per sé la donna all’orgasmo. In determinate
circostanze, è possibile ad esempio, attraendo una donna bruscamente a sé ed
afferrandola per il pube, provocare in lei un orgasmo immediato, cosa che
non succederà invece se in luogo del pube le afferreremo il seno. E nel
rapporto omosessuale femminile il soffregamento del pube contro la vulva
della partner (la famosa “fricarella”) rappresenta addirittura uno dei
principali modi per raggiungere l’orgasmo.
capitolo CXIX pag. 21
Attenzione: nella “fricarella” le due partners femminili vengono
entrambe, e contemporaneamente. Dopodiché si scambiano le parti, l’una da
passiva diviene attiva, e viceversa. Perché le sensazioni che esse procurano
l’un l’altra sono diverse nei due casi, e diverso è pure l’orgasmo che da esse
deriva. Per coloratura e modo di viverlo, per cui si parla di orgasmo attivo,
da azione esercitata, e di orgasmo passivo, da azione subìta; distinzione che
ritroveremo anche altrove.
*
*
*
Scendendo più giù troveremo nella donna i seguenti punti e zone
erogene principali:
-
la zona tra pube e clitoride;
-
il cappuccio del glande della clitoride;
-
il glande della clitoride;
-
il freno del glande;
-
le commessure tra glande e cappuccio;
-
la zona tra freno del glande ed uretra;
-
la zona tra uretra ed ingresso nella vagina;
-
l’ingresso nella vagina;
-
all’interno della vagina:
o il punto G ;
o la zona EFA;
o il collo dell’utero;
o la parete posteriore;
-
la piega inferiore della vagina;
-
l’interno delle grandi e delle piccole labbra;
-
il perineo;
-
l’ingresso nell’ano e l’interno di esso.
Sono questi i punti e le zone che il maschio dovrebbe esplorare ed
imparare ad usare, se intende soddisfare la donna e dominare la situazione.
Per agire su questi punti e zone potrà usare bocca e lingua, le dita, le mani,
appositi sussidi erotici (i cosiddetti “sex toys”) ed infine anche il pene.
Nonché eventualmente ogni altra parte del vostro corpo.
capitolo CXIX pag. 22
La vulva, quel fulcro del piacere femminile che tanto ci attrae, si rivela
quindi, ad un esame più attento, essere non una generica zona erotica, bensì
un insieme – diciamo pure un sistema – che include, scendendo dal pube
verso l’ano, non meno di sedici punti erogeni diversi, ciascuno dei quali è
suscettibile,
se
stimolato,
di
fornire
all’orgasmo
femminile,
il
cui
meccanismo rimane unico (far salire ed accumulare eccitazione, per poi
scaricarla di colpo tutta insieme, in una sequenza di potenti contrazioni
cloniche dell’intero apparato copulatorio), una nuova coloratura, che ogni
volta sarà diversa. Per cui ciascuno di questi punti andrà attentamente
indagato e testato, al fine di scoprirne le recondite possibilità.
E’ qua che per il povero maschio cominciano i problemi. Perché se lo
strumento
femminile
è
incomparabile
per
possibilità
e
sofisticazione,
l’imparare a suonarlo non è cosa da poco. Soprattutto per chi, dalla bicicletta
o dalla mongolfiera, si trovi a dover passare di colpo alla Ferrari od alla
navetta spaziale. Diverse le cose per le donne: loro quello strumento se lo
trovano tra le gambe, e cominciano ad indagarlo ed usarlo sin dalla prima
infanzia. Prima masturbandosi, poi passando ai giochetti spinti con le
amichette (omosessualità infantile): la donna ha tutto l’agio ed il tempo per
provare e sperimentare a piacere.
Di conseguenza è soltanto lei che potrà insegnare al maschio come quel
meraviglioso strumento che è il corpo femminile possa e debba essere usato:
senza il suo ausilio il maschio ignaro non ha nessuna possibilità di riuscirvi.
Se non sarà la donna ad insegnare al maschio come essa sia fatta, come
reagisca, cosa si aspetti da lui ecc., mi sapreste dire in che modo potrà mai
scoprirlo? Quindi, signore, bando ad esitazioni ed indugi, dateci sotto. Un
buon amante non cade dal cielo bell’e fatto: va selezionato ed addestrato.
Anche il maschio più sperimentato all’eventuale giovane novizia potrà
in realtà insegnare soltanto quanto abbia in precedenza già appreso da altre
donne. Per quanto possa sembrare paradossale, le sole vere insegnanti di
sesso sono in realtà le lesbiche. Sono donne che delle donne sanno tutto, le
amano, e godono un mondo a comunicare alle altre le proprie scoperte. Se
riuscirete a farvene amica qualcuna, il vostro futuro di maschio è assicurato.
Se nonostante quanto detto qualcuno tra i maschi più svegli un giorno
riuscirà anche lui ad eccellere lui nel difficile mestiere di amante, sarà stato
soltanto perché il maschio – rispetto alle donne – di solito è più portato alla
capitolo CXIX pag. 23
sperimentazione, e quindi a mettere a frutto e sviluppare quanto dalle donne
appreso.
Conclusione scontata: l’amore si impara facendolo. Con chiunque ti
capiti a tiro. Di proprio ci aggiungerai soltanto una buona dose di tenerezza,
sulla quale non lesinerai. E’ infatti la sola cosa capace di trasformare ogni
copula in una festa non soltanto per i sensi, ma anche per lo spirito. Quindi
umana.
*
*
*
Qualche altro particolare sulla sessualità femminile. Tra le numerose
donne che il destino vi farà incontrare nel corso della vostra carriera di
libertino, potrebbero trovarsene di quelle che sono state definite “donne
fontana”, il cui numero, col diffondersi di una sempre maggiore libertà di
costumi, sembra destinato a crescere. In realtà ogni donna in teorìa potrebbe
divenire tale: si tratta più che altro di addestramento al sesso, e di lasciar
agire la natura.
Nel caso in esame si tratta di donne che in preda a forte eccitazione si
mostrano in grado di “eiaculare”: dato che la cosa di primo acchito può
lasciare sgomenti, anche se si rivelerà poi molto gratificante, sarà meglio
spiegarsi.
Si tratta in sostanza di questo. Nel corso del periodo di eccitamento
nella donna cominciano ad emettere succhi ed umori - in una parola materia
liquida - tutte una serie di ghiandole interne collocate in luoghi per così dire
strategici: nell’uretra, all’ingresso della vagina, nella profondità di essa.
Nonché la parete vaginale stessa, che per osmosi essuderà liquido, nella
misura in cui crescerà, oltre all’eccitazione, anche la congestione delle pelvi.
L’intento è chiaro: lubrificare abbondantemente le parti interessate, in modo
da facilitare la penetrazione del pene ed il suo successivo muoversi in vagina,
ma anche facilitare il successivo viaggio degli spermatozoi, che possono
muoversi soltanto in ambiente liquido. L’insieme di questi succhi compone
quel che i francesi del settecento chiamavano “cyprine”: liquore e succo
d’amore di Cipride, ossìa di Venere.
Una delle ghiandole dedicata a tale funzione, la ghiandola di Skene, è
parente stretta della prostata maschile, e si trova collocata tra uretra della
capitolo CXIX pag. 24
donna ed il sottostante punto G. Ha come la prostata corpo spugnoso, ma è
più piccola. Se quanto secretato dalla prostata maschile ha per scopo di
diluire e fluidificare il seme maschile, quanto emesso dalla ghiandola di
Skene deve rendere invece più facile e scorrevole il muoversi nella vulva ed in
vagina degli spermatozoi emessi, e quindi rendere più facile il successivo
congiungimento dei gameti maschili con quelli femminili.
La ghiandola di Skene, una vera e propria paraprostata al femminile,
funziona nel modo seguente: è una specie di spugna che sotto l’effetto della
sollecitazione del vicino punto G assorbe per osmosi ed accumula liquido dai
tessuti circostanti, e di conseguenza gonfia. Per poter poi rilasciare quanto
accumulato sia un po’ per volta, sotto l’effetto della crescente congestione
delle pelvi, sia di colpo, espellendolo dall’uretra sotto forma di getto, in caso
di forti ed intense contrazioni di quelle stesse pelvi. La prostata maschile si
comporta esattamente allo stesso modo.
Attenzione: la secrezione della paraprostata femminile - e quindi il
volume dell’eventuale eiaculato - a parità di condizioni risulterà tanto più
abbondante quanto più a lungo si sarà massaggiato - con le dita, il pene od un
fallo artificiale - il famigerato punto G. Ci si può quindi giocare sopra, del che
non si privano le lesbiche più avvertite, quando vogliono fare colpo. Vedi,
nessuno ti sa far godere meglio di me...
I fattori con cui giocare sono i seguenti: lo stato di eccitazione generale,
il volume dell’essudato fatto accumulare nella ghiandola di Skene, il grado di
congestione della zona pelvica, l’intensità e la durata delle contrazioni delle
pelvi che saranno provocate dall’orgasmo. Possibile risultato: una generosa,
abbondante e gratificante “eiaculazione” della donna così lavorata.
Riassumiamo: in caso di contrazioni particolarmente forti della zona
pelvica, o di sollecitazione intensa del punto G, la ghiandola di Skene può
d’improvviso
contrarsi
bruscamente,
dando
così
luogo
alla
cosiddetta
“eiaculazione femminile”, che sprizza dall’uretra allo stesso modo di quella
maschile. Tale eiaculazione è conseguenza, non causa, dell’avvenuto orgasmo
femminile, ragion per cui la sua presenza o meno non influisce in nessun
modo sull’andamento di quest’ultimo e sulle sensazioni che esso genera, sia
esso singolo o faccia parte di una serie. Ha luogo solamente qualora le
contrazioni della zona pelvica siano sufficientemente forti e brusche: quindi
in caso di orgasmo plurimo si verifica di solito all’inizio della sessione
capitolo CXIX pag. 25
orgasmica, oppure qualora si agisca insistentemente e deliberatamente sul
punto G per ottenere tale risultato. Il maschio ignaro la prima volta ne può
anche rimaner sconvolto, ma la cosa potrà rivelarsi gratificante non appena si
sia reso conto delle cause che l’hanno provocata. In fondo, l’eiaculazione
femminile rappresenta la migliore conferma delle sue potenza e capacità
amatorie: è una specie di “attestato di benemerenza”
Visto il grado di intensità delle reazioni psicofisiche che essa richiede
l’eiaculazione femminile non può verificarsi troppo spesso, ne durare troppo
a lungo: quindi non potrà aver luogo ogni volta, ad ogni singolo orgasmo.
Diciamo due o tre volte, al massimo quattro o cinque, nel corso di una
sessione amorosa prolungata ed esaustiva che comporti una buona sessantina
di orgasmi femminili. Andrà di conseguenza intervallata con altri tipi di
orgasmo: diciamo due o tre orgasmi lenti e protratti a lungo, che raggiungano
ciascuno una ventina di contrazioni cloniche, nonché qualche dozzina di
orgasmi per così dire “normali”, tra le quattro-cinque e le nove-dieci
contrazioni per volta. E naturalmente variando ed intervallando i diversi
punti-chiave che avrete manipolato, nonché la loro combinazione, che l’uso di
ognuno di essi provoca nella donna sensazioni che la portano sì all’orgasmo,
ma sono tra loro diverse. Osservando ogni volta il di lei reagire, e regolandovi
di conseguenza. L’amore è arte, e proprio per questo richiede il possesso di
una tecnica. Che andrà affinata giorno per giorno.
Starà a voi portare avanti e gestire l’intera sessione amorosa, badando
bene a non ripetervi, che la monotonìa uccide. Quello riportato sopra è
soltanto uno schema di massima: vi toccherà interpretarlo volta per volta in
modo diverso, inatteso, creativo. Che dovrà essere al livello dei poemi di
Omero o della Quinta di Beethoven: se no, che uomo siete mai ? L’incontro
amoroso non è altro che una specie di sonata musicale che dovrete eseguire al
meglio, sfruttando tutta la vostra esperienza, fantasìa e capacità, su quel
meraviglioso strumento d’amore che è il corpo femminile. E prendete il
vostro tempo: una buona sessione d’amore non può durare meno di due-tre
ore.
Del sentimento non preoccupatevi: verrà da sé. E poi, chi vi vieta di
aggiungerlo? Io alle donne voglio bene... Mi hanno concesso la loro fiducia:
volete che non sia loro grato ?
capitolo CXIX pag. 26
A proposito, indagate, quando avrete a che fare con una donna che
ancora non conoscete. Potrebbe anche lei appartenere alla specie: insistete
col punto G. Non si sa mai.
In quanto alle reazioni delle donne al vostro agire... Beh, lasciate fare a
quell’istinto loro che siete stato voi a sollecitare. Di solito non delude.
*
*
*
Avvertenza estremamente importante: non bruscate mai le cose. Non
dovete mai passare alla cerchia successiva di zone erogene se prima non avete
esaurito tutte le possibilità offerte alla vostra fantasìa da quella precedente; e
soprattutto badate che sia la donna stessa a segnalarvi in qualche modo che é
pronta per andare oltre. Tanto che fretta v'è? Il passatempo è più che
gradevole. Le dovete invogliare, le donne, sedurre, eccitare: è il loro istinto
che dovrà agire, non il vostro. Se avete troppa fretta, e tenterete di forzare le
cose, rischiate di mandare tutto a monte.
Non bruciate le tappe: potreste ritrovarvi scornato, ed alla prova
successiva sarà più difficile che il gioco riesca, che sarà stata avvertita, e
quindi più vigile. Anche se la tendenza a giocare col fuoco nelle donne è
sempre presente, e quindi potrà esservi d’aiuto. Ma avrete perso tempo: ed
allora addìo i vostri quaranta minuti.
Però non rinunciate, in nessun caso, mai: nessuna donna ve lo
perdonerebbe. L’offendereste nel suo orgoglio di donna.
Per aver successo il passaggio vostro dal passo precedente a quello
successivo dovrebbe ogni volta aver luogo al momento giusto. Ossìa quando
lei già lo vuole, ma ancora non osa confessarlo a sé stessa. Se tirate troppo in
lungo, potrebbe essere lei a non resistere più all’istinto, ed a buttarsi su di
voi: però potrebbe anche non farlo. E poi, anche se lo fa, dopo se ne
vergognerebbe con sé stessa.
Checché ne vogliate pensare, il gioco è sempre a due: ogni donna in
cuor suo sogna di essere espugnata, ma vi vuol mettere le dovute forme. Che
diamine, vi sono i ruoli da rispettare, non è lei a dover chiedere, deve solo
acconsentire. Se no, dove va a finire il gioco?
Il momento giusto quindi è quando lei già lo vuole, ma ancora non lo
ammette: sta a voi individuarlo. Vi sono chiari segni premonitori, dovrete
capitolo CXIX pag. 27
imparare a riconoscerli, che si tratta della solita comunicazione non verbale.
Con un po’ di pratica vi riuscirete senza eccessive difficoltà. Andate,
sperimentate ed addestratevi: sta in questo l‘arte del seduttore.
*
*
*
Torniamo per un momento indietro. Strumenti essenziali del vostro
agire
saranno
le
mani,
l'apparato
linguo-buccale
e
gli
organi
più
propriamente sessuali: ma, volendo, anche altre parti del vostro corpo. Mai
provato a sollecitare l'ostio vaginale col pollice del piede? Nonché eventuali
strumenti ed oggetti specifici, sussidi erotici vari, che scoprirete in ogni sexshop ma potrete anche reperire in casa vostra, coi quali comporre una vostra
personale collezione di attrezzi erotici: vibratori, peni artificiali, oggetti
falliformi, piumini e pennelli, e per i più fantasiosi anche catene, fruste,
bavagli, maschere ed altre cose strane. Dovrete soltanto scoprire quali sono i
fantasmi delle vostre partners.
Molto importante il ruolo dell'apparato linguo-buccale: il suo uso
presenta tre grossi vantaggi. Fa entrare in gioco, oltre al tatto, altri due dei
vostri sensi, olfatto e gusto. Inoltre permette la lubrificazione delle parti
sulle quali volete agire, il che aumenterà la superficie di contatto, faciliterà il
movimento ed intensificherà le reazioni della partner, rendendo le vostre
carezze più delicate, più tenere e perciò più godibili. Infine ha una sua chiara
valenza simbolica: il bacio di regola significa dedizione ed ammirazione, e se
la bocca viene usata in zone comunemente considerate “vergognose”, l’effetto
può addirittura essere dirompente.
Mentre siamo in tema di sensi, non dimentichiamo l'udito; gemiti,
mugolii, paroline dolci aggiungono molto all'incanto, e potenziano le
reazioni. Infine la vista: lo scopare a vista, od in luce, e l'uso degli specchi
per ammirarsi in azione, può incrementare di molto l'intensità delle reazioni
erotiche.
Dopo gli strumenti, le modalità d’azione: sono il carezzare, baciare,
succhiare e mordere, stringere e torcere, penetrare, ed infine il "su e giù", la
copula vera e propria.
La
penetrazione
del
corpo
altrui
ha
un
significato
erotico
di
prim'ordine, sia a livello di sensazioni che a livello di simbologìa, e quindi di
capitolo CXIX pag. 28
emozione, in quanto suscita feconde associazioni di idee. Non vale soltanto
per il pene: ma anche per la lingua, e per le dita. Entri in lei, e ti senti stretto
ed al caldo; entra in me, e mi sento presa, penetrata, riempita: in entrambi i
casi la pressione esercitata tanto sul penetrante che sul penetrato provoca
sensazioni particolarmente acute e feconde associazioni di idee. Così come a
penetrare non deve necessariamente essere solo il pene, così ad essere
penetrata non ha da essere soltanto la vagina, vale anche per gli altri orifizi
del corpo femminile, bocca od ano. E non soltanto femminile: anche il corpo
maschile può venir penetrato.... La lingua in bocca ed il dito in culo per
entrambi i sessi sono ottimi strumenti di eccitazione erotica al massimo
livello.
Attenzione: nel corpo a corpo erotico ogni movimento od azione, oltre a
suscitare sensazioni, è sempre carico anche di simbologìa, e quindi atto a
suscitare particolari emozioni, che saranno in grado di potenziare al massimo
grado le sensazioni già recepite o percepite. Per cui l'immaginazione svolge
sempre un ruolo molto importante nell'eccitazione erotica, e può moltiplicare
di più volte l'originaria ricchezza ed intensità di sensazioni.
Un
particolare:
col
crescere
dell'eccitazione,
probabilmente
per
l'aumento del tono muscolare e del turgore dei tessuti irrorati di sangue, la
soglia di sensibilità agli stimoli esterni tende a spostarsi verso l'alto, il che
significa che per ottenere risultati equipollenti sarà necessario usare stimoli
via via sempre più forti e marcati. In altri termini, la stimolazione erotica
dovrà crescere di intensità, ed ancor più d’istinto crescerà la risposta ad essi.
E' la ragione per cui i partner vengono man mano presi da sempre maggiore
frenesìa, ed all'osservatore esterno parranno uscir di senno: i graffi, i morsi, i
succhiotti, i lividi, i rantoli, le urla si sprecheranno spesso e volentieri.
*
*
*
Torniamo ora all'orgasmo femminile, alla cui soglia eravamo giunti. Che
succederà, con la vostra partner, una volta che l'abbiate penetrata?
Per prima cosa avvertirà una piacevole sensazione di riempimento e di
estensione dal di dentro della parete vaginale, che la predisporrà a gustarsi le
successive ricche emozioni. La valenza psicologica dell’avvenuta penetrazione
è enorme: il farselo mettere, il sentirlo in sé, il farsi dilatare ed estendere la
capitolo CXIX pag. 29
guaina, il sentirsi piena, colmata, il sentirsi posseduta e domata, e sul punto
di essere fottuta e soddisfatta, viene risentito come un traguardo raggiunto,
come il punto di partenza per la corsa finale che dovrà recare alla felicità,
ossìa all'orgasmo. Ovvio che lo si pregusti.
La soddisfazione psicologica può anche essere notevolissima, ma di per
sé non porta ancora all'orgasmo, lo favorisce soltanto. Per giungere
all'orgasmo è necessaria la sollecitazione dei punti-chiave elencati prima. Il
perché è evidente: senza di essa, senza il famoso "su e giù", niente
eiaculazione vostra, e niente assorbimento dello sperma nell'utero grazie alle
sue contrazioni, quindi niente fecondazione. Non basta penetrare la donna,
bisogna darsi da fare. Il "va-et-vient" ha da essere prima lento e molto
ampio, immettendo il membro nella vagina fino alle palle e ritirandolo quasi
per intero, in modo da poter stimolare nel migliore dei modi sia la clitoride
che il punto G.
Se la penetrazione sarà anale invece che vaginale, cambia poco o nulla:
stessa sensazione di riempimento e di distensione dall'interno, stessa
immissione lenta, anzi ancor più lenta, che bisogna andarci molto piano, che
quel luogo è delegato ad altre funzioni, stessa ampiezza del successivo su e
giù, che anche qua la zona sensibile è disposta attorno all'ingresso. Un
dettaglio: l'orifizio anale è più sensibile dell'ostio vaginale. Il successivo lento
sfregamento delle mucose interne del retto aumenterà di molto l'intensità
delle sensazioni, e permetterà di raggiungere abbastanza rapidamente
l'orgasmo, soprattutto se solleciterete in contemporanea altri punti sensibili.
Unica differenza - ma sostanziale - con la vagina: quest'ultima per così
dire si autolubrifica, il che per l'ano non succede. E' quindi non soltanto
opportuno ma indispensabile lubrificare abbondantemente sia l'orifizio
anale che l'intera asta del pene, possibilmente con una sostanza non grassa
ma scivolosa, quindi gelatinosa, che la saliva di certo non basterà . Inoltre il
coito anale non dovrà venir praticato troppo spesso, che i tessuti ne possono
risentire, non sono stati previsti per quel tipo di sollecitazioni. La
penetrazione anale ha quindi da rimanere un'eccezione, da praticare con
cautela e con tutti gli accorgimenti del caso, accorgimenti che qualsiasi
proctologo vi potrà indicare. Un'eccezione perversa ed eccitante, proprio per
questo rara, da non moltiplicare troppo...
capitolo CXIX pag. 30
Come abbiamo detto, i punti chiave in grado di scatenare nella donna
l'orgasmo, capezzoli a parte, sono tre: la clitoride, il punto G e l'ano.
Attenzione: la stimolazione di uno, due o tutti e tre questi punti, chiaro, sarà
di per sé in grado di portare all'orgasmo, anche senza riempimento della
cavità interiore e movimento di su e giù. Ed infatti sta alla base della maggior
parte delle tecniche di masturbazione femminile. Viceversa, il semplice
riempimento della vagina, seguito dal movimento di su e giù, di per sé non è
ancora sufficiente a provocare nella donna un'orgasmo, se non in caso di
forte eccitazione già in atto. Nel qual caso anche la sola penetrazione potrà
provocare un primo orgasmo, al quale seguiranno altri. Ma negli altri casi,
no. Per ottenere un orgasmo, la penetrazione ed il su e giù alla donna di
regola non basteranno: essa avrà bisogno di altre sollecitazioni.
Di conseguenza le cose andrebbero sempre combinate: penetrazione e
su e giù sì, ma solo dopo o contemporaneamente ad una precisa e decisa
stimolazione specifica delle varie zone erogene e dei punti-chiave. Se no
rischiate di ritrovarvi con una donna fottuta, ma non soddisfatta. Cosa assai
più frequente di quel che si creda: la presunzione e l’insipienza maschili sono
infinite. Se non volete fare brutta figura, studiatevi l'argomento. E qua, non
fidate più solo sull’istinto: esso spinge sì, ma non insegna. Salvo che alle
donne: per esse il più delle volte sarà sufficiente star dietro alle proprie
sensazioni. E se del caso imparare a masturbarsi in modo nuovo, cioè usando
voi quale strumento. Nel qual caso godranno sì, ma non sarete stato voi a
farle godere. E quindi non avrete nessun diritto ne alla loro considerazione,
ne alla loro gratitudine.
Se l'uomo non vi sa fare, come purtroppo è spesso il caso, e la donna
non arriva all'orgasmo, la fecondazione è a rischio. Forse anche codesto è un
trucco usato dalla natura per selezionare i maschi più svegli, e quindi il seme
più promettente, coi relativi geni. E anche se a noi non interessa la
fecondazione, ci interessa per contro parecchio l’orgasmo femminile, e la
soddisfazione che si ottiene nel provocarlo. E’ per il nostro piacere, e per la
nostra soddisfazione, che sfruttiamo quanto offertoci dalla natura. Orgasmo
femminile compreso.
Se all’azione sui punti-chiave aggiungerete una contemporanea azione
sulle zone erogene secondarie (vedi lista), l'eccitazione complessiva della
donna verrà ulteriormente potenziata, e la vostra partner potrà ottenere
capitolo CXIX pag. 31
senza problemi un orgasmo pieno, esauriente ed esaustivo, il cui merito sarà
stato interamente vostro. Ve ne sarà riconoscente, e troverà il modo di
dimostrarvelo.
Dimenticavo: non scordatevi mai di aggiungere, a tutto quello che con
la donna farete, anche la massima dose possibile di tenerezza. A questo
punto la vostra partner risulterà cotta a puntino, e pronta a buttarsi per voi
nel fuoco.
*
Avete
capito:
l’umil
servo
*
*
vostro
è
risolutamente
contrario
a
considerare la copula - come spesso accade - quale processo in cui ha
semplicemente luogo un processo di reciproca masturbazione tra i due
partner. Nel quale ciascuno dei due usa in sostanza l'altro per ottenere il
godimento proprio, come se si trattasse di un fallo artificiale, o di una
bambola di gomma. Anche se di solito non lo si ammette, tale atteggiamento
in realtà è molto diffuso: sol che ecco, non fa per me, perché equivale a
considerare l'altro non quale persona a sé, bensì quale semplice strumento
per soddisfare le mie brame. Un simile atteggiamento reca direttamente allo
stupro ed al mercimonio, ed è stato descritto non senza efficacia da un’autore
contemporaneo. Ci è parsa suggestiva, quella descrizione, per cui ve la
vogliamo riportare: conferma splendidamente quanto appena detto.
"Indubbiamente, per l'uomo, il fottere è masturbazione arricchita dal
contatto con un orifizio vivente, dal suo odore, e da fantasìe che sono
derivate da emozioni a carattere spirituale. Certo, care femministe, la
donna è un magnifico strumento per la masturbazione maschile, un
masturbatore vivo, però confezionato da Dio, non dall'uomo. Ed allora, chi
risulterà piú umano: l'uomo, che per ottenere il massimo piacere necessita
di una donna, oppure la donna, che per ottenere il massimo piacere ha solo
bisogno di un vibratore?" (Mikhail Armalinskij, Confessioni solitarie,
Minneapolis 1991, p. 300). Sincero, perlomeno, ma non gli passa neppure per
l’anticamera del cervello, al nostro, di provarsi a sostituire lui quel
benedetto vibratore che funziona a colpo sicuro! Perché il godimento della
partner a lui in realtà non interessa.
capitolo CXIX pag. 32
Evidentemente,
per
masturbarsi
col
corpo
dell’altro
non
serve
comunicare. Anzi, disturberebbe: è di voi che vi dovete occupare, se volete
giungere col massimo comfort possibile all’orgasmo. Si comunica soltanto
quando sei tu a voler far godere l’altro: se no, non ve n’è bisogno ! Corollario:
una copula in cui manchi la comunicazione tra i partner a rigor di logica
neppur può essere definita copula, è soltanto una doppia masturbazione. Se
non peggio: stupro.
Riassumendo: un perfetto seduttore deve riuscire a cucinare per la
donna un pranzetto erotico il più gustoso possibile. Un po' ti lascerai
trascinare dalla foga, un po’ la controllerai, lanciandoti in un processo di
combinazione creativa di interventi vari sui punti eroticamente più sensibili
della
tua
compagna
con
gli
strumenti
di
cui
disponi.
Quante
più
immaginazione e fantasìa mostrerai, partendo dalle tue intuizioni e dalla tua
esperienza passata, tanto maggiore sarà il successo che potrai conseguire.
Coraggio, fantasìa, tenerezza e soprattutto amore, amore per la donna! Per la
donna in generale, per la donna come tale, per la donna in potenza: non
ancora per la donna quale persona. Questo potrà avvenire soltanto in un
secondo tempo, quando tu l'avrai già conosciuta, e te ne sarai in un certo
senso appropriato.
*
*
*
Tra i punti chiave in grado di scatenare l'orgasmo sia femminile che
maschile abbiamo citato l'ano, il che a prima vista suscita qualche
perplessità: che v'entra mai, l'ano, col sesso e la fecondazione? Eppure non
v'è dubbio che esso configuri un punto eroticamente molto sensibile, in grado
di procurare sensazioni erotiche molto forti, tali da portare all'orgasmo, per
cui la sua importanza ai fini erotici non può venir trascurata: sta addirittura
alla base di una forma di coito particolare, il coito anale. Come mai ?
Probabilmente per caso, come forse accade anche per il punto G. Visto
che v’è, presto o tardi si finisce per scoprirlo, no? Se lo si scopre lo si usa, e
se da buoni risultati lo si include nella propria prassi, e lo si raccomanda agli
altri. Dopodiché entra di diritto a far parte dell’elenco dei punti-chiave delle
zone erogene. Lo stesso accade per l’ano: non v’è professionista del sesso che
non lo usi per far venire al più presto il cliente.
capitolo CXIX pag. 33
L’ano non è soltanto un orifizio che porta verso l'interno del corpo, e
come tale assume una carica simbolica rilevante ("entra in me", "sbudellami",
"riempimi le viscere"), ma è pure situato nelle immediate vicinanze di
importanti terminazioni e plessi nervosi. L'uso dell'ano in funzione erotica
può effettivamente portare all'orgasmo, soprattutto se integrato con un
azione contemporanea su altri punti-chiave, e le particolari sensazioni che il
coito anale procura piacciono a molte donne. Nonché a quasi tutti i maschi,
sia in funzione attiva (maggior ristrettezza del canale, uso dello sfintere,
sensazione di non trovare fondo, ecc.) che passiva (omosessuali o bisessuali).
Un dettaglio: nel maschio l'importanza dell'ano in funzione erotica è forse
ancor maggiore che nella femmina, per la vicinanza della prostata, che per
l'uomo svolge un po' la funzione che nella donna ha il punto G, visto che
anch’essa si trova inserita nel bel mezzo di un plesso nervoso di primaria
importanza.
Il che spiega, tra altro, alcune particolarità di un rapporto sessuale che
si svolga tra maschi, in cui si sia cioè a turno sia fottenti che fottuti. Si tratta
infatti di due sensazioni molto diverse tra loro, una delle quali non è
raggiungibile con una partner femmina, salvo che questa utilizzi, e con
molta maestrìa, un fallo artificiale. Assai più semplice, a questo punto,
appare il rapporto omosessuale. Molto più logico, anche, nonché più ricco,
più coinvolgente e più esaustivo.
Volete mettere il piacere di incularsi a vicenda, dopo essersi succhiati
per bene? Nessuna donna può reggere il paragone: è un tipo tutto diverso di
piacere. In funzione attiva il membro è tutto teso e proiettato in avanti e
verso l’esterno, diciamo a rimorchio del glande: esso mira a venire ed
eiaculare. Le sensazioni si concentrano tutte quante sul glande, e dove sia
infilato poco importa: potrà essere in bocca, in vagina, in ano. In funzione
passiva invece le sensazioni sono tutte concentrate all’interno del canale
anale e della prostata: il membro è semimolle, e il glande, se lo si carezza, è
solo in funzione sussidiaria, cioè per accelerare e potenziare le sensazioni
interne. Un po’ come la donna che si carezza la clitoride mentre viene fottuta
in vagina od in ano. L’eiaculato è scarso, e può anche mancare: come avviene
nei ragazzini che si abbracciano e si stringono, e d’improvviso vengono. Ma
orgasmo indubbiamente è: una sensazione che si insinua e ti pervade tutto, e
improvvisamente esplode, lasciandoti svuotato ma soddisfatto. Eccoci giunti
capitolo CXIX pag. 34
al nocciolo: in entrambi i casi si tratta di orgasmi, ma di orgasmi diversi, non
paragonabili, che procurano sensazioni diverse ed un tipo di soddisfazione
diversa.
Per ottenere quella particolare sensazione passiva (e cioè di essere
fottuto, per dirla chiara) per il maschio sarà evidentemente indicato il
rapporto
omosessuale,
non
quello
eterosessuale.
Anche
se
sensazioni
paragonabili si possono ottenere ogni volta che sia la donna ad intervenire in
funzione attiva: nel corso di una fellazione, ad esempio, cavalcandoti e dando
lei il ritmo, ricorrendo a falli artificiali, od in altro modo ancora. Da qua il
frequente ricorso alla bisessualità, psicologicamente già latente in ciascuno
di noi, e poi - qualora mantenessimo pregiudizi o blocchi psichici nei
confronti del gentil sesso - anche all’omosessualità vera e propria, con
rinuncia a qualsiasi tipo di rapporto eterosessuale. Attenzione però : anche
gli omosessuali si dividono in quelli che preferiscono fottere ed in quelli che
invece preferiscono essere fottuti...
Per la bisessualità e l’omosessualità nella femmina il caso è diverso:
esse sono dovute non ad una differenza di sensazioni, che non v’è sensazione
provocata da una donna che non possa venir suscitata anche dal maschio (gli
strumenti a disposizione sono gli stessi, basta che egli impari ad usarli),
bensì quasi sempre all’insipienza maschile. Diciamo alla quasi totale
mancanza di comprensione da parte del maschio comune delle esigenze
specifiche, nonché delle particolarità delle reazioni psicologiche e fisiologiche
che caratterizzano la donna. Ragion per cui alcune di queste, stanche di
aspettare, si rifiuteranno di crescere, e di passare dal rapporto con la simile come sarebbe buona regola - al rapporto col diverso. Bisessualità ed
omosessualità femminili di conseguenza sono il più delle volte dovute al fatto
che al maschio comune non è stato insegnato a coccolare e carezzare una
donna, per cui alla donna è toccato arrangiarsi per conto proprio.
Tornando sulla differenza di sensazioni tra l’agire ed il recepire, tra il
fottere e l’essere fottuti, e viceversa, il passare dall’uno all’altro nel corso
dell’atto sessuale non soltanto ha una colorazione psicologica diversa, ma
provoca anche sensazioni diverse, al limite un tipo di orgasmo diverso. Ciò
vale per il maschio come per la femmina, per il raporto eterosessuale come
per quello omosessuale, per il coito vaginale come per quello buccale od
anale. L’erotismo, lo sappiamo, è una scienza dalle mille possibilità. A
capitolo CXIX pag. 35
maggior gloria del piacere proprio ed altrui. Di quello dato, di quello
ricevuto e di quello condiviso.
Anche nel coito buccale i due partners possono intervenire in funzione
sia attiva che passiva. I romani distinguevano infatti tra la “fellatio”, il
succhiare il cazzo, e l’irrumare, il fottere in bocca. Nella triplice penetrazione
ad esempio non vi può essere fellazione, soltanto irrumazione: è la donna che
si fa fottere contemporaneamente nei tre orifizi di cui dispone. La sensazione
è meravigliosa: tre flussi di sperma caldo che le si riversano dentro tutti
assieme, mentre tutti e tre gli orifizi che in lei recano sono tappati. Più di così
non si può: non plus ultra. Satolla no, che non fa parte della natura
femminile: ma almeno potrà tirare il fiato fino alla pazzìa successiva. Tenete
conto che essere “folle de son corps” per la donna è condizione del tutto
normale, rientra nel suo patrimonio genetico. Sol che ecco: la triplice
penetrazione è assai difficile da realizzare: richiederà parecchio affiatamento
nei tre protagonisti maschili, e soprattutto molta comprensione e rispetto da
parte loro per le esigenze specifiche della donna.
Non vi è deviazione o perversione che dir si voglia che non trovi in
realtà una sua base anche fisiologica. Ma se la ricerca del piacere è cosa
lecita - e lo è - allora andran considerati leciti anche i metodi e le tecniche
utilizzati per riuscirvi, per cui gli esempi citati prima hanno carattere
unicamente descrittivo, e non possono implicare nessun giudizio di carattere
morale. Rientrano quindi a pieno diritto nell’erotologìa: quella scienza che
studia e gestisce la ricerca del piacere sessuale tanto proprio che altrui.
Meglio se altrui: stimola di più.
*
*
*
Tornando un po’ indietro, le donne dichiarano di apprezzare l'uso
dell'ano in funzione erotica, più ancora che per il coito anale, per la
cosiddetta doppia penetrazione: un gioco erotico in cui la donna viene
penetrata simultaneamente da due maschi, con un pene nella vagina e l’altro
nell'ano. A differenza del coito anale, la doppia penetrazione ha il vantaggio
di piacere a tutte le donne, sia alle patite dei coito anale quanto a quelle che
preferiscono quello vaginale. La ragione ne è semplice: per le prime la doppia
si presenterà come una sentita ed ambìta penetrazione anale accompagnata
capitolo CXIX pag. 36
da una robusta sbattuta vaginale; per le seconde invece come una normale
copula vaginale integrata da una vigorosa sollecitazione del canale anale.
Gradita quindi sia dalle une che dalle altre: saranno ben poche a rifiutarvisi.
E chi l’abbia provata ne dice tutto il bene possibile, e ne va pazza. Sembra che
a ciò vi siano almeno tre buone ragioni:
- per il senso di trasgressione che essa implica (più uomini non più in
successione,
ma
addirittura
contemporaneamente:
è
il
colmo
della
perversione!), il che aumenta sia l'aspettativa che l'eccitazione;
- per il senso di appagamento che offre: pensate un po', “riempita" dai
due lati, questo sì che vuol dire essere colmata! Penetrata e lavorata
contemporaneamente da più parti, e da uomini diversi: questa sì che é
soddisfazione!
- per il sentirsi sollecitata contemporaneamente in due dei tre puntichiave fondamentali (e con un po' di fortuna anche in tre, se la posizione è
buona ed i due ci sanno fare), il che accrescerà di molto non soltanto la
soddisfazione psicologica, ma anche quella fisiologica.
Se poi la penetrazione diviene tripla, aggiungendovi un terzo pene
maschile in bocca, si arriva evidentemente al "non plus ultra": quello sì che è
sentirsi riempita !
Per i maschi partecipanti la doppia penetrazione assumerà anche una
caratterizzazione bisessuale: il protagonista penetra sì una donna, ma
attraverso la parete vaginale di lei sente il pene altrui, ed il suo muoversi a
ridosso del suo...
Oltre alla doppia anale, esiste anche una doppia vaginale. Assai più
difficile da realizzare, ma con un po’ di buona volontà si arriva a tutto.
Offrirà alla donna sensazioni ancor più marcate, ed un senso di replezione
forse ancor maggiore. Pensate un po’: due bei glandi grossi, tondi e scivolosi
che scorazzano in vagina, andando a toccare ora l’uno ora l’altro dei numerosi
punti sensibili che la tapezzano! Una danza dei cazzi dentro di te: che
suggestione!
*
*
*
Il sesso con più partners, ossia il sesso multiplo, o plurimo, o di
gruppo, presuppone la presenza e lo sviluppo del cosiddetto scambismo
capitolo CXIX pag. 37
sessuale, ove le varie coppie in gioco si scambino reciprocamente i rispettivi
partners, e si dedichino a giochi di gruppo. Come abbiamo visto altrove, lo
scambismo nella società contemporanea sembra vada sviluppandosi sempre
più rapidamente, e trova un numero sempre maggiore di adepti. La tendenza
in corso scaturisce da una precisa premessa a carattere ontologico, che può
essere formulata nel modo seguente: il sesso è sempre gioco, soltanto gioco, e
come tale va quindi trattato. Un gioco meraviglioso, coinvolgente e
gratificante, da condividere con gli altri, un grande gioco che riassume in sé
tutto il resto dell’attività umana. All'inizio quel gioco lo si fa in due, poi lo si
estende ad altri, ed esso diviene così di gruppo.
Tale filosofìa in realtà è quella che sottintende ad ogni forma di
libertinaggio: lo scambismo di oggi non è altro che la forma specifica che il
libertinaggio assume nella odierna economìa di mercato: si basa infatti sullo
scambio di partners.
Inizialmente scambisti lo si diveniva, nel senso che si partiva da coppie
già formate, per aprirle ed estendere ad altri. Ma le nuove generazioni pare
che tendano ad affacciarsi alla vita sessuale già scambiste, nel senso che il
sesso di gruppo oggi precede quello di coppia: le coppie si formano soltanto
in un secondo momento, in seno ad una comunità scambista già esistente...
Come avveniva nella comunità umana originaria, ove vigeva il matrimonio di
gruppo: prima la si dava a tutti, e soltanto dopo si sceglieva qualcuno che
fosse anche da amare. In fondo, non si tratta che di un ritorno alle origini.
*
*
*
Prima di passare ad altri argomenti sarà forse il caso di trattare anche
del cosiddetto “bastone della vecchiaia”, ossìa di quello che oggi viene
chiamato fist. Intervento rude ma miracoloso, che però andrà imparato: non
va da sé, richiede ricerca, costanza, studio, non è evidente, e tantomeno
automatico.
Per contro elimina qualsiasi problema di erezione maschile, potrà
essere praticato fino alla vigilia della propria dipartita, e sarà in grado di
soddisfare la partner femminile più esigente ed anche più mal ridotta ! Ideale
quindi per i rapporti di coppia dopo i sessanta. E che vi potrà portare al
capitolo CXIX pag. 38
parossismo meglio che una mezza dozzina di baldi giovanotti o lo strusciarvi
addosso di altrettante ragazzine.
Si tratta in parole povere di sostituire durante la penetrazione e la
successiva copula il pene maschile con la mano, anzi col pugno chiuso. Che si
trasforma così in fallo artificiale: anzi nel migliore dei falli artificiali
possibili. Si introducono delicatamente le dita ben lubrificate e tenute strette
a fascio nella vagina, meglio se rivestite di un guanto di lattice, all’interno si
ripiega gradualmente il pollice sotto le altre quattro dita che verranno
racchiuse sopra, in modo da formare un pugno, e ci si da alla pazza gioia.
Tenendo
abbracciata
contemporaneamente
ben
un
stretta
vigoroso
la
vostra
lingua
in
partner,
bocca...
e
praticandole
Sincronizzando,
ovviamente.
E dopo la prima serie di orgasmi a ripetizione potrete pure, per
accrescere l’effetto della vostra azione un po’ brutale ma quanto efficace,
dispiegare il vostro pugno all’interno della vagina, e dedicarvi ora a
“fourrager”, a rovistare nei suoi meandri. Come introdurre in vagina una
piovra viva... Se userete il guanto di lattice, cosa che raccomando caldamente
(le unghie potrebbero creare problemi), provvedete a lubrificarlo non
soltanto all’esterno ma anche all’interno: le dita vostre ne guadagneranno
tanto in flessibilità che agilità. Successo garantito: la vostra partner non
potrà più fare a meno di voi.
Vantaggio supplementare: per praticare il fist, anche se utile, a rigor di
termini non è necessaria la partecipazione di un maschio, il fist può
benissimo venir portato a termine da una donna. Anzi, è più facile: la mano
femminile è di regola più sottile e più stretta, ed il pugno più piccolo. Ed una
donna conosce meglio la zona trattata, e le sensazioni che vi si possano
suscitare. Ottimo quindi per le lesbiche, il fist (come ad esempio anche la
sollecitazione del punto G per provocare l’eiaculazione femminile): altro che
fallo artificiale, il pugno è vivo ! Più penetrazione di così...
Culmine della perversione: il fist può venir combinato con la doppia
penetrazione. Con un membro ben nerboruto in culo, ed una mano vagante e
prensile in vagina... Che può afferrare o comunque massaggiare il membro
altrui attraverso la sottile membrana che separa la vagina dal canale anale.
Delicato ma possibilissimo: raccomandato ai bisessuali sia di sesso femminile
che maschile. Spero di avervi sollazzato abbastanza...
capitolo CXIX pag. 39
*
*
*
Con la prima delle tre tecniche, quella che doveva indurre la donna a
concedersi, per il momento abbiamo finito. Credo di essermi mostrato
sufficientemente esauriente: avrete di ché divertirvi, cercando di seguirla ed
applicare con le future vostre partners femminili, in modo da riuscire anche
voi a sedurle e soddisfare senza eccessiva difficoltà.
Pochi cenni ora sulle altre due tecniche citate all’inizio, quella cioè che
si riferisce all’apprendimento del piacere ed alla trasformazione dell’incontro
casuale in rapporto di coppia, e quella che invece si riferisce alla gestione
del rapporto di coppia.
La prima di queste due ultime prende origine da ciò che ho definito
altrove come “teorìa della copula”, che sunteggerò di nuovo nel modo più
succinto possibile.
Scopo
ultimo
e
supremo
della
copula,
da
cui
deriva
la
sua
giustificazione spirituale, è non soltanto di riuscire a godere entrambi, ma
anche di riuscire a godere assieme, contemporaneamente, in modo da
fondere due anime in uno spasimo comune, e simboleggiare così la possibile
creazione di una nuova vita ad opera di due persone diverse. Sol che a
questo bisognerà arrivare: la cosa non è ne semplice ne tantomeno
automatica.
Come procedere per ottenere lo scopo? Per prima cosa addestratevi a
venire separatamente, prima l’uno e poi l’altro. Nel qual caso uno dei due si
dedicherà tutto quanto a sentire l’altro, mentre l’altro si occuperà invece
esclusivamente di farlo venire. Uno agirà, l’altro recepirà: sarà il primo a
far godere il secondo. Dopodiché ci si scambierà i ruoli: quello che prima
aveva sentito, recepito e goduto, ora sarà lui ad agire, ed a far godere l’altro.
Una volta presa la mano, ed acquisite maggior confidenza e maggior
concentrazione sulle rispettive reazioni, si tenterà di sincronizzare le due
azioni (il recepire e l’agire) da parte di ciascuno dei due partners, in modo
da poter raggiungere l’orgasmo assieme, simultaneamente. Non è facile ma
possibile: avrete allora ottenuto lo scopo di fondervi col partner in uno
spasimo comune e non più individuale. Attenzione: la cosa vale non soltanto
capitolo CXIX pag. 40
per il coito vaginale, ma eventualmente anche per quello anale, nonché per
una possibile doppia masturbazione simultanea.
Solo che sincronizzare modi e tempi di una duplice azione da parte di
due soggetti diversi è tutt’altro che facile: esige un affiatamento quasi
perfetto. Che in pratica è raggiungibile soltanto nel rapporto di coppia. Del
quale rappresenta in un certo senso anche la ragion d’essere, o se volete la
giustificazione.
A volte potrà verificarsi anche al di fuori di essa, ma allora succederà in
modo del tutto casuale, per un eccezionale concorso di circostanze favorevoli,
che difficilmente si ripeterà. Se capiterà, è probabile vi diate subito da fare
per trasformare l’incontro fortuito che si è rivelato così gratificante in un
vero e proprio rapporto di coppia: l’emozione provata sarà stata troppo bella
ed intensa perché non tentiate di ritrovarla.
Procederete quindi come prima: vi dedicherete a perseguire il venire
insieme, ed imparerete a fondervi in uno spasimo comune, a trasformare gli
orgasmi individuali in qualcosa come un orgasmo unico condiviso da
entrambi, in un duplice orgasmo che si svolga cioè contemporaneamente. E
non preoccupatevi troppo se vi ci vorrà del tempo: anche l’ascoltare a turno
come viene l’altro è perturbante. Una vera delizia per lo spirito.
Riassumendo: il sesso di relazione, di cui la copula è fulcro ma non
l’unica variante, è cosa molto importante ma anche molto difficile. Può
procurare sensazioni indicibili ed emozioni tra le più profonde che l’essere
umano sia in grado di provare. Esige, per funzionare, la più totale dedizione
di ciascuno dei due al proprio partner, sia il rapporto occasionale o meno. E’
come se ciascuno dei due uscisse da sé per interpenetrarsi con l’altro, in
senso sia letterale che figurato, sia fisiologicamente che psicologicamente.
Trovando in lui il proprio complemento, e dando così origine, sia pure per un
breve istante, ad una unica entità: la coppia felice.
*
*
*
Veniamo ora all’ultima delle tecniche di cui dovrà appropriarsi il nostro
seduttore, qualora voglia essere all’altezza del compito che si è prefisso,
quella cioè di imparare a gestire il difficile rapporto interpersonale che
dalla copula e dal rapporto di coppia può e deve derivare. Perché sappiamo
capitolo CXIX pag. 41
che se il sesso unisce, il sentimento divide, ed è proprio qua che i nodi
vengono al pettine. Tanto che qua in realtà neppur si può più parlare di
tecniche: soltanto di onestà e responsabilità da parte di entrambi.
Vediamo la sostanza del problema. Se l’incontro è stato gratificante,
ovvio che lo vogliate ripetere. E da incontro trasformare in rapporto.
Ma ciò inevitabilmente significa trovare al nuovo rapporto appena
istaurato una collocazione sua nel complesso sistema di rapporti con l’altro
sesso che già avevate in atto. E ciò vale per ciascuno dei due! Per ognuno di
essi sorge a questo punto il problema: che farne, del nuovo partner appena
acquisito? Perché i due partners inevitabilmente vedranno le cose in modo
diverso: quanto va bene all’uno non è detto vada bene anche all’altro. E se poi
su sesso e vita si riveleranno anche avere posizioni diverse, il che è quasi la
norma, allora sì che cominceranno i guai.
In altri termini, finché l’incontro sessuale rimane tale, ossìa un
semplice incontro, non vi sono problemi. Ma se lo si vuole trasformare in
rapporto i problemi sorgono, eccome se sorgono! Però un incontro che miri a
rimanere tale, e non voglia trasformarsi in rapporto, sarà poi soddisfacente?
Dove li metterete, allora, il rapporto interpersonale e la conoscenza
reciproca?
Sta qua la spiegazione della sempre maggior difficoltà che in me
insordse - a partire da un determinato momento della mia esistenza - a
comunicare con le nuove generazioni femminili. Nessuna difficoltà per gli
incontri a carattere puramente sessuale, ma sempre maggiori difficoltà per
comunicare, e stabilire un eventuale rapporto. Perché ora mi trovavo ad aver
sì a che fare con corpi femminili sempre più splendidi e disponibili, ma dal
“ripieno” spirituale (o morale, o culturale, o sentimentale, ecc., fate voi) per
me sempre più deludente: diciamo sempre più scadente, limitato, gretto, al
limite incomprensibile. Corpi sempre più belli, ma persone sempre meno
interessanti. Che non appartenevano più al mio mondo, non vi rientravano,
erano per me incomprensibili. Con le quali, persone, a differenza dei loro
corpi, io non ero più in grado di comunicare, e quindi non sapevo come
comportarmi.
Portarle a letto, quelle ragazze, era fin troppo facile: ma dopo, che
avrei dovuto farne? La comunicazione non passava, esaurito il sesso non
capitolo CXIX pag. 42
avevamo di che parlare. Appartenevamo a due mondi diversi, l’uno all’altro
ormai distanti ed incomprensibili.
E senza comunicazione, niente più copula: al massimo, se proprio ti
andava bene, la doppia masturbazione parallela di due estranei. Per me una
bestemmia vera e propria: a me interesava immaginare, scoprire, conoscere,
comunicare, in una parola, socializzare. Il sesso era per me strumento, non
fine.
A quel punto tanto valeva inventarsi una partner femminile, e
masturbarsi da solo: più semplice, più comodo, e tanto più emozionante.
Fine del sesso di relazione: che relazione vi potrà mai essere, se non si
comunica?
*
*
*
Con le tecniche abbiamo finito: per maggiori ragguagli potrete se volete
consultare il già citato “Compendio di erotologìa” riportato in appendice.
Torniamo quindi a quanto potrebbe definirsi “la filosofìa del sesso", cioè al
perché ed al come si faccia sesso. E veniamo all'idea che mi son fatta del
sesso, ed al modo in cui penso possa venir utilizzato alla meglio sia per sé che
per gli altri.
Il sesso va praticato anzitutto per ricavarne piacere: sono e rimango
un edonista. Quindi non per soddisfare l'istinto, non per affermare sé
stesso, non per compensare le proprie frustrazioni, non per ottenere
gratifiche sentimentali, non per procacciarsi determinati vantaggi in termini
economici o sociali; e neppure per fare figli, e perpetrare così la propria
discendenza. E neppure soltanto per comunicare, cioè per non sentirsi soli.
No, il sesso va fatto per dare e ricevere piacere, ed eventualmente per
soddisfare la propria curiosità.
Per conoscere la donna (e rispettivamente l'uomo): è una derivata,
serve ad approfondire il piacere sia proprio che altrui. La donna (o l'uomo)
come tale: quindi sempre nuove donne, e sempre nuovi uomini. Ognuno dei
quali rappresenta un mondo nuovo, un mondo a parte, un mondo a sé. Sesso
conoscitivo, quindi. Oltre che edonistico: tutto il resto vi si aggiungerà pian
piano, man mano che procederete, sarà un optional, un bonus, un premio, un
sovrappiù. Il sesso umano per me è questo.
capitolo CXIX pag. 43
Il sesso va condito con parecchia immaginazione, ed altrettanta
sensualità. Nonché tenerezza: nel sesso umano la psiche ha una funzione
straordinariamente importante. E' per tramite suo che si percepisce e si
comunica (o almeno ci si prova) col prossimo. E naturalmente il sesso, come
ogni altra forma di attività umana, andrebbe svolto con amore e dedizione,
cioè rispettato, apprezzato, amato. Esso te ne sarà grato, e ti ricompenserà.
Sta qua il modo di far rivivere il grande Pan, dopo secoli di letargo.
Qualche particolare sui miei gusti, usi e costumi sessuali. Adoro il
corpo nudo, ed i suoi movimenti: mi piace sia vederli che sentire. Adoro
quell'ineffabile, meraviglioso sorriso verticale, a labbra appena socchiuse,
con un alone di mistero, il sorriso della Gioconda, che caratterizza il sesso
femminile e sembra invitarti. Prima a baciarle, quelle labbra, poi a
penetrarle... Non mi stanco mai di ammirarlo, quel sorriso, in muta
adorazione,
che
per
ciascuna
donna
esso
è
diverso,
ma
altrettanto
promettente. Ti chiama e ti attende... E quello che sta dietro, l'antro fatato, lo
scrigno, il ricettacolo. La grotta misteriosa ed accogliente, che sa di mare e di
spezie, calda, umida e fresca al tempo stesso, che ti aspetta e ti desidera, ti
risucchia, avvolge il tuo membro ed insieme ad esso ti fa sprofondare
nell'immenso, nell'infinito, nel nirvana, estraendo da te tutti i succhi, tutto
quello che puoi, tutto ciò di cui sei capace...
Non potrei mai dormire solo, ne vestito: non saprei più per che vivere.
Ho bisogno del contatto col corpo altrui, dell'altrui pelle contro la mia, del
suo tepore e della sua setosità, della sua morbidezza: per non sentirmi solo,
ed aver qualcuno da coccolare, carezzare e proteggere. Donna, naturalmente:
sono o non sono un maschio?
La concezione che ho dell'incontro sessuale quale festa dei sensi e dello
spirito, con fusione ed apoteosi finale, secondo me è descritta meglio di tutto
(direi "mimata”, se non risultasse un controsenso) dalla musica, ed in
particolar modo da tutta una serie di brani cosiddetti di successo (che ne sia
proprio questa la ragione?). L'attacco della 5-ta di Beethoven, per esempio: ti
ho trovata, mascherina, adesso ci penso io. La Cavalcata delle Walkirie:
crescendo maestoso che coinvolge sempre più ed avviluppa, fino all'apoteosi
finale. Il "Bolero” di Ravel: poche scarne note sentite, ritmate, insistenti, che
battono e ribattono il medesimo chiodo, poco a poco si allargano e si
ampliano, ti stringono, ti coinvolgono sempre di più, fino allo spasimo ed al
capitolo CXIX pag. 44
crollo finale. La sinfonìa del "Barbiere” di Rossini, sensuale dall'inizio alla
fine: l'incontro sessuale vi è descritto, con crescendi e decrescendi, come per
intero. Seduzione, approcci iniziali, il cedere, la penetrazione, la copula;
crescendo, esplosione finale.
Mentre la sinfonìa della "Gazza ladra” interpreta a meraviglia la copula
stessa, coi suoi alti e bassi: non per nulla è stata usata da Kubrick in "Arancia
meccanica" quale commento musicale alla scena dello stupro collettivo in
teatro. La nota "Sonata a Kreutzer" da par sua illustra alla perfezione come
organizzerei e condurrei un incontro amoroso prolungato in cui non vi sia
fretta: reciproche provocazioni, rallentamenti ed accelerazioni, scambio delle
parti, riprese, ecc. ecc. Con orgasmi non stravolgenti ma ripetuti e numerosi,
intervallati da giochi e carezze, in un lento crescendo, con coronamento
finale.
E naturalmente Mozart - tenero, delicato, malinconico - quasi per
intero: è l'autore più saccheggiato dai registi del porno americano per
accompagnare le scene di sesso. Incontro, corteggiamento, accettazione,
duetti, penetrazione, fusione, catarsi, tenerezza post coitum, malinconìa per
il doversi staccare: in Mozart v'è tutto, ed a differenza di altri musicisti egli
ne è pienamente coscio.
Altro che solo copula: per me il sesso è musica. Da suonare in lunghe
ed ognor diverse elaborazioni (più sonate che sinfonìe, se il sesso è a due).
Cercando di non ripetersi mai. Certo che sono uno strano libertino: poetico,
tenero, romantico, fantasioso... Però libertino.
*
*
*
Ripetiamo le conclusioni cui siamo giunti: il sesso è cosa buona, bella,
piacevole, gratificante. Di per sé, indipendentemente da ogni circostanza:
non ha nessun bisogno di essere giustificato. Non fa male a nessuno, se non
agli imbecilli: ma chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Il che significa che
il sesso, ogni volta che lo si può fare, va fatto. E per fare sesso, come
sappiamo, servono soltanto due condizioni: un minimo di desiderio ed un
minimo di curiosità. Che di regola sono sempre presenti qualora si incontrino
due persone di sesso diverso (parliamo di eterosessuali, però vale anche per
capitolo CXIX pag. 45
gli omosessuali) che si trovano nell'età giusta. Ricordate quel che da noi
vuole la natura ?
Intendiamoci, vi possono essere motivi validi, validissimi, personali od
a carattere sociale, per non fare sesso in questa o quell'altra occasione:
perché non si vuol fare del male a terze persone, perché non si vogliono
mettere a repentaglio situazioni delicate, perché non si vogliono pregiudicare
possibili sviluppi futuri, e molti altri. Però le ragioni per non fare sesso
devono esservi, e devono essere valide: se non vi sono validi motivi per
non farlo, il sesso va fatto in ogni caso, ogni volta che ve ne sia desiderio o
curiosità. Da entrambe le parti, ovviamente.
Il sesso non ha bisogno di essere motivato, si motiva da sé: che pulsione
sarebbe mai, quella che richiede una motivazione? E' dettame di natura. Non
serve un motivo per fare sesso: serve eventualmente un motivo per non
farlo. Sì, avete capito bene: ogni volta che ne avete voglia, fatelo ! Sempre,
ovunque, con chiunque! In ogni circostanza !
E men che mai è necessario un sentimento: abbiamo già visto che il
sentimento segue, non precede il sesso. E' dal sesso che si passa all'amore,
non viceversa. Se l'amore ha da venire, verrà. Se no, sarà per un'altra volta,
nessuno ci rimette niente. Avremmo fatto contento un nostro simile,
avremmo conosciuto una persona nuova, saremmo stati contenti - e gratificati
- noi stessi. Ed il piú delle volte avremmo anche acquisito un nuovo amico,
un amico intimo, un amico per la pelle. Più intimo di così: abbiamo goduto
insieme !
Quindi, come afferma un vecchio detto russo, se le donne non le si può
fottere tutte, è però ciò a cui si dovrebbe tendere. Ovviamente, il detto si
riferiva agli uomini, ma vale pure per le donne: sono egualitario, lo sapevate
già.
*
*
*
Abbiamo parlato dell'età giusta: già, v’entra anche l'età. Il problema
non è solo con chi fare sesso, ma anche l'età in cui praticarlo. Coerentemente
con quanto detto, e cioè che per fare sesso sono necessarie e sufficienti due
sole cose, desiderio e curiosità sessuali, ne deriva che sarà giusto - perlomeno
in teorìa, che all'atto pratico vi saranno complicazioni - fare sesso ogni
capitolo CXIX pag. 46
qualvolta desiderio e curiosità sessuali siano già apparsi, o non siano ancora
scomparsi. Ossìa secondo natura: il sesso è una pulsione istintiva, e
dall'istinto viene regolato.
Il che, in quanto ad età, ci pone determinati limiti, sia in entrata che in
uscita. Esiste cioè una determinata fascia di età in cui desiderio e curiosità
sessuali sono normalmente presenti, e quindi il sesso andrebbe fatto. Solo
che questi limiti naturali non coincidono né con la legge né con la
consuetudine, le quali sono regolate da necessità non più naturali bensì
sociali. Perché il desiderio e la curiosità sessuali nei minori appaiono assai
prima dell'età di legge: soddisfarli o meno, entrando così in conflitto con la
legge e l'opinione pubblica, è problema che riguarda la responsabilità
personale di ciascuno. Io a mio tempo, con la cuginetta di Ljudmila, rispettai
sia la legge che la prassi, solo che me ne dovetti pentire amaramente. Ne
sento ancor oggi il peso.
Oltre ai limiti inferiori vi sono anche quelli superiori: beh, qua mi tocca
confessare che per quel che mi concerne, una donna dopo i quarant’anni,
nella stragrande maggioranza dei casi, non suscita più in me ne desiderio ne
curiosità. Si, lo so, è deplorevole, però è così. E desiderio e curiosità, se non
vi sono, non te li puoi far venire.
Che dovranno fare, le donne sopra i quaranta, se esse il desiderio e la
curiosità sessuali li mantengono ancora? Ovvio, soddisfarli, con quei maschi
che per loro rivelino sia desiderio che curiosità. Niente paura, ne troveranno,
e saranno pure numerosi. Si tratterà per lo più di uomini più giovani di loro,
spesso molto più giovani, che per esse mostreranno un chiaro interesse: non
vi è nulla di strano, è che loro hanno ancora tutto da imparare, e cercano chi
potrebbe dare loro quello che cercano. Chi potrebbe prendersi cura di loro
meglio
di
una
donna
ormai
navigata,
e
piena
di
esperienza
e
di
comprensione? L’avrei fatto volentieri anch’io, tra i dodici ed i diciott’anni,
sol che avessi trovato la persona giusta.
Dopo una certa età diciamo che il sesso tende a divenir materno per le
donne, e paterno per l'uomo: è più che comprensibile, è a questo modo che si
trasmettono conoscenza ed esperienza sessuali - ma al tempo stesso anche un
patrimonio genetico già selezionato e collaudato - di generazione in
generazione. Solo che anche quest’ultima fase non dura troppo a lungo: per le
donne si colloca tra i trentacinque ed i quarantacinque, per l'uomo tra i
capitolo CXIX pag. 47
quarantacinque ed i sessantacinque. La ragione è ovvia, l'istinto non fa nulla
per caso.
Dopo i quaranta - quarantacinque anni una donna potrà ancor
mantenere un rapporto preesistente, ma difficilmente sarà in grado di
istaurarne uno nuovo. E quello esistente, nel giro di qualche anno, non potrà
che esaurirsi anch’esso. Parliamo di rapporti sessuali attivi, non di rapporti
sentimentali o di amicizia.
Appare quindi del tutto normale che un maschio umano cerchi sì
sempre nuovi rapporti sessuali, ma li cerchi entro una fascia di età che per le
donne è compresa grosso modo tra i diciotto ed i quarantadue anni (per il
limite inferiore vedi quanto detto prima: secondo natura invece che secondo
legge potrebbe infatti scendere di qualche anno, e fissarsi attorno ai trediciquattordici). Per l'uomo i limiti di età - non è colpa mia - appaiono assai più
estesi: si va dai quindici-sedici anni per quello inferiore, ai settanta ed oltre
per quello superiore. Al di fuori di queste fasce di età in fatto di sesso vi
potrà essere molta masturbazione, ma poco altro. Quel che verrà meno sarà
il sesso di relazione.
Il che significa che la durata minima della vita sessuale attiva ed a
tempo pieno è potenzialmente molto diversa per i due sessi: non meno di
vent’anni (tra i venti ed i quaranta) per le donne, non meno di sessanta (tra i
quindici ed i settantacinque) per l'uomo. Alt, qua occorre fermarci. Dato che
le donne vivono in media oggi sugli ottant’anni, e l'uomo sui settantacinque,
il calcolo è presto fatto. La donna può in media dedicare al sesso soltanto un
quarto della propria vita, l'uomo invece i quattro quinti. Palesemente
ingiusto, ma madre natura ha stabilito così.
Quando la durata della vita media era per tutti di trentacinque anni (fu
una realtà fino ai primi del novecento) le cose erano forse diverse (ma mica
tanto, che anche allora vi era chi viveva fino a tarda età): oggi però è così,
non si scappa. La soluzione per una donna appare fin troppo scontata:
riempire al meglio e nel modo più denso possibile quello scarso quarto di vita
che essa può dedicare al sesso. Agli uomini non capita, per questo è loro
difficile comprendere.
Ovvio che le donne si diano da fare per riempire e sfruttare alla meglio
quella parte così fugace della propria esistenza: sentono confusamente che la
situazione sfugge loro di mano giorno per giorno, e che non possono
capitolo CXIX pag. 48
permettersi di perdere tempo. Se trascuri un'occasione non la ritrovi più.
Anche da qua la conclamata e tanto vituperata volubilità femminile, ma
quest'ultima più in generale è per la donna legge di natura. Il patrimonio
genetico va continuamente rimescolato, anche un solo contatto in più può dar
luogo ad una combinazione preziosa per la specie.
E la passione e la foga con le quali le donne si buttano nell'avventura,
finché sono ancora in tempo: hanno soltanto vent'anni a disposizione!
Non prendetevela con loro, non ne hanno colpa. E' madre natura che ha
voluto così. Piuttosto, venite loro incontro, ed amatele. In fondo, se la specie
umana
non
si
è
ancora
estinta,
nonostante
il
controsenso
biologico
rappresentato dalla "fedeltà coniugale", che alla specie è costato e costerà
ancora molto caro, lo dobbiamo proprio alle nostre care ingannatrici.
*
*
*
Del sesso abbiamo ormai parlato: è possibile quindi tornare ad
occuparci anche di quegli altri due tipi di rapporto che nella società
contemporanea intercorrono tra uomo e donna, e che col rapporto sessuale
possono interferire, o su di esso ripercuotersi. Si tratta di quelli che avevamo
definiti quali rapporto sentimentale - psicologico ed esistenziale - il primo; e
rapporto di convivenza - economico e di convenienza - il secondo.
Vediamo lo schema di base di quel che normalmente accade nel
rapporto tra due persone di sesso diverso. Il desiderio e l'attrazione sessuali
spingono i due possibili partners ad incontrarsi, piacersi, conoscersi e finire
a letto insieme. Se si troveranno sulla medesima lunghezza d'onda, e
dall'incontro che per ora era stato solo sessuale trarranno gioia e piacere,
saranno portati a proseguire in quel che è loro così ben riuscito, e poco a
poco quel rapporto che all’inizio era soltanto sessuale assumerà carattere
anche sentimentale.
Proseguirà, si svilupperà, evolverà e presto o tardi si trasformerà in un
rapporto sentimentale vero e proprio, che assumerà ben presto carattere
esistenziale, ossìa fondato su quel do ut des del quale avevamo parlato
all'inizio della nostra analisi, e che sostanzialmente serve a palliare,
attenuare o mascherare la fondamentale solitudine esistenziale di cui è
afflitto l’uomo animale pensante. E cioè io mi occuperò di te, perché tu ti
capitolo CXIX pag. 49
occupi di me. Rapporto sentimentale che ha carattere e motivazioni
puramente psichiche e psicologiche: a differenza del sesso, non ha nessuna
base fisiologica.
Volendo lo si può anche definire, quel rapporto a carattere esistenziale,
la ricerca dell'anima gemella: è un'immagine che rende assai bene l'idea.
Trascinati dall'entusiasmo si crede per un momento di esservi riusciti, e di
aver così risolto il proprio problema esistenziale: ma è un'illusione. La
solitudine esistenziale può trovare palliativi ma non soluzione: è insita
nell'appartenere noi ad una specie pensante, è una caratteristica basilare
della nostra specie. In sostanza, rappresenta lo scotto che dobbiamo pagare
per essere divenuti esseri umani dotati di raziocinio.
A questo punto scatta in noi una decisione: visto che sembriamo fatti
l'uno per l'altro, e che ci amiamo, perché non condividere, assieme al sesso ed
ai sentimenti, anche la vita di ogni giorno? Perché non dare vita a ciò che i
francesi chiamano un "ménage": mettere in comune redditi e spese,
trasferirci sotto lo stesso tetto, iniziare a vivere assieme, e dare in tal modo
origine a quella comunità abitativa e cellula economica che si chiamava una
volta "focolare" e che potrebbe trasformarci da coppia in famiglia ? L’idea ci
sembra buona: solo che a questo punto cominciano i guai.
Perché alla base di questa nostra costruzione ideologica (mediata cioè
dalla nostra mente) stanno pur sempre il sesso ed il rapporto sessuale, le cui
caratteristiche permangono fisiologiche e biologiche, sono rette dall'istinto, e
non soggiacciono al potere della nostra mente. Non siamo in grado di
modificarle, possiamo soltanto prenderne atto. Saranno le nostre idee a dover
adeguarsi alla nostra natura, non viceversa.
E tra le leggi di natura che regolano l'interesse e l'istinto sessuali vi è
anche quella che fa sì che l'interesse sessuale dei due partners l'uno per
l'altro alla lunga non possa che affievolirsi, per poi venir meno. L'interesse
sessuale per il partner non soltanto non sarà eterno, ma scomparirà ben
presto: non appena i due avranno ultimato quella reciproca scoperta sessuale
che aveva caratterizzato e motivato il sentimento. Quando nel partner non v'è
più nulla da scoprire, addio desiderio sessuale, ed addio di conseguenza
anche sentimento amoroso. Lui non ci eccita più: è ora di cambiare partner.
Di regola succede nel giro di cinque-sette anni, a volte un po' prima, a volte
un po’ più tardi. E la convivenza e la "routine" casalinga che da essa deriverà
capitolo CXIX pag. 50
contribuiranno da par loro ad accelerare il processo, che comunque è
inevitabile.
Venuto meno l'interesse sessuale per il partner, si deteriora anche il
rapporto sentimentale, e vien meno "l'amore". Il do ut des di cui prima non
funziona più: bisogna trovare il modo di sostituirlo. E se non ci si riesce,
proseguire la convivenza non ha senso: senza più sesso né amore la
convivenza sotto lo stesso tetto di due esseri sostanzialmente diversi e con
interessi divergenti non può che trasformarsi in un inferno.
A
questo
punto
v’è
solo
da
separarsi
senza
troppi
rancori,
e
ricominciare daccapo. Ossìa quel tracciato che già conosciamo: desiderio --->
sentimento ---> convivenza; stavolta però con un altro partner. Per
ritrovarsi qualche anno più tardi al punto di prima: cambiare partner non
modifica lo schema di comportamento, quindi il problema lo si risolve
soltanto
pro
tempore.
Se
vorremo
proseguire
con
lo
schema
di
comportamento di cui abbiamo detto, sarà inevitabile desiderarsi, amarsi,
sposarsi e lasciarsi ogni cinque-sette anni: le donne si troveranno così a
contrarre nel corso della loro vita sessuale una media di tre-quattro
matrimoni ciascuna, gli uomini una media di cinque-sette matrimoni per
ognuno. Salvo eventuali pause di riflessione tra un matrimonio e l'altro...
Bene, è proprio questo schema di comportamento - un classico, nel
suo genere - che io ponevo in dubbio, e non intendevo accettare. Perché in
realtà una soluzione vi sarebbe, che però esige che si modifichi lo schema di
comportamento di cui sopra, una soluzione che io scoprii piuttosto presto (a
dodici anni non compiuti!) e successivamente elaborai teoricamente, e nella
prassi perfezionai, ottenendo un pieno ed indiscutibile successo. Vi esporrò
tale modo di comportamento alternativo in forma altrettanto schematica di
quello precedente: chissà vi possa essere d'aiuto. Quanto vi dirò forse
risulterà utile anche per comprendere meglio la concezione che ho io del
sesso, e che vi ho esposto nelle pagine precedenti.
Il partner col quale ho vissuto ed al quale mi sono abituato, che ormai
mi è divenuto in un certo senso complementare, al quale mi sono affezionato
e col quale mi trovo bene, è proprio necessario cambiarlo? Soltanto perché
non provo più per lui desiderio sessuale, ed il sesso tra noi due è venuto
meno? E poi che farò, cambierò a ripetizione i vari partner coi quali
convivere e dividere gioie e piaceri? Sarà, ma non fa per me: pur con la mia
capitolo CXIX pag. 51
sete di avventure io nella vita quotidiana sono un consuetudinario, non mi
piace cambiare ed affrontare incognite. E' proprio la presenza di punti fermi
in casa che mi permette di affrontare le avventure più spericolate fuori di
essa.
Il rimedio alla separazione ed al venir meno della coppia esiste:
consiste nel mantenere intatto il rapporto esistenziale che la manteneva
salda, però modificarne base e contenuto. Sostituendo all'amore l'amicizia:
sempre un sentimento è, ed anche piuttosto potente, più che sufficiente a
mantenere il rapporto di do ut des che si era stabilito tra i due partners. Ed
anche più stabile del primo, più resistente all'usura, meno soggetto a
variazioni. Io continuerò ad occuparmi di te, perché tu ti occupi di me, e
continuerò ad essere la tua anima gemella: sol che lo farò in modo diverso.
Non peggiore di quello di prima, forse anzi migliore, ma diverso. Tu
evidentemente farai lo stesso: il come lo vedremo.
In realtà tra amore ed amicizia i confini non sono poi così netti: sono
in certo qual senso sentimenti vicini e paralleli, che tendono a scivolare
impercettibilmente
l'uno
nell'altro.
E'
probabile
che
nel
precedente
sentimento amoroso vi fosse stata anche una componente amichevole, mentre
nel
nuovo
sentimento
di
amicizia
sarà
presente
anche
una
residua
componente amorosa, il che tenderà a facilitare le cose. Si tratterà più che
altro di uno spostamento d'accento, per cui il passaggio sarà relativamente
facile, anche se non sempre indolore. Perché bisogna rinunciare, questo sì, a
voler tenere il partner "tutto per sé", a "possederlo", a considerarlo “cosa" di
tua proprietà. Ma è soltanto giusto: egli è una persona, non una cosa. Non
può appartenere a te, ne a nessun altro: soltanto a sé stesso.
Bene, ed il sesso, dove lo mettiamo? Beh, non è che vi sia scelta: se non
si intende rinunciare al sesso, e noi di certo non lo vogliamo, ne d'altronde lo
potremmo, sarà giocoforza trasferire il sesso fuori della convivenza (o
matrimonio che dir si voglia) e dell'ambito coniugale. Rinunciare cioè al
sesso coniugale per puntare risolutamente su quello extraconiugale. Cosa che
i benpensanti fanno da sempre, ma si premurano di nascondere.
Non
ne
vedo
la
ragione:
si
può
benissimo
praticare
il
sesso
extraconiugale d'amore e d'accordo tra i due partners, apertamente, a testa
alta, che v'è di male? Abbiamo in fondo tutti e due il medesimo interesse alla
cosa. E vi posso assicurare che il poter ora contare, nel quotidiano "tran-
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tran" della coppia, su una moglie soddisfatta ed un marito contento, non
saranno
cose
da
poco.
La
vita
della
coppia
risulterà
fondata
sulla
comprensione e la reciproca gratitudine, e trascorrerà immersa in un bagno
di affetto, di armonìa e di reciproca tenerezza. Vi pare da disprezzare?
Imboccheremo quindi risolutamente, e di comune accordo, la strada
della pluralità dei rapporti sia sessuali che sentimentali: chi ha detto che non
si possano e non si debbano amare contemporaneamente più persone ?
Perché, se una madre ha più figli ne amerà uno solo, e gli altri no? O se hai
un fratello non potrai amare tua sorella? Ed allora perché dovrebbe essere
diverso tra maschi e femmine? Nessun sentimento tra uomo e donna è mai
uguale ad un altro: ed allora, perché non si potrebbero contemporaneamente
nutrire sentimenti diversi per persone diverse? Sempre amorosi, chiaro, ma
diversi tra loro? Perché in successione sì, ed in parallelo invece no? Non è
logico....
Col che i rapporti sessuali plurimi verranno ad essere doppiati da
rapporti sentimentali plurimi. E ciò contribuisce ad alleviare assai meglio la
famigerata solitudine esistenziale: sentendoti di continuo necessaria (o
necessario) a più persone disposte a rischiare qualcosa per averti, non avrai
più il tempo di sentirti sola (o solo). Ed a questo punto il compito del partner
fisso e stabile, coniuge o convivente che sia, risulterà tanto semplice quanto
chiaro.
Io, uomo (ma lo stesso vale per la donna), ti ho sposato, e con ciò mi
sono assunto la responsabilità di badare a te, donna. Spetta quindi a me il
compito di assicurare il tuo benessere, e fare tutto il necessario perché tu,
donna, possa pretendere ed ottenere dalla vita tutto quello che essa è in
grado di offrirti, incluso in campo sessuale. Quindi tutti i piaceri sensuali e le
soddisfazioni psicologiche cui hai diritto, e che non potranno provenire da un
solo uomo. Quindi non soltanto ciò che sono in grado di offrirti io, ma anche
tutto quello che potranno offrirti o procurarti tutti gli altri maschi della
specie. Perché in caso contrario ti verrà sempre a mancare qualcosa, ed io
quindi non avrò assolto al mio compito.
Spetta quindi a me gestire non soltanto i tuoi rapporti con me, ma
anche gli eventuali tuoi rapporti con altri potenziali partners maschili.
Spetta a me garantire che tu ti possa procurare e godere di tutti i partners
sessuali e sentimentali che vorrai e potrai avere, e che ti sono necessari per
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sentirti colmata e felice. Perché, se ti ho sposato, sono io che rispondo dei
tuoi piaceri e delle tue soddisfazioni. E quanto più numerosi saranno stati i
tuoi partner sessuali, e quanto più intensi siano stati i piaceri sensuali e le
soddisfazioni psicologiche che essi ti avranno procurato, tanto meglio io avrò
assolto al mio dovere coniugale...
Ovvio che ciò vale per entrambi i membri della coppia: quindi spetterà
a te, moglie, suggerire, favorire e gestire anche i miei rapporti con altre
donne, siano essi sessuali o sentimentali, brevi o duraturi, occasionali o
stabili, soddisfacenti o insoddisfacenti, ecc. ecc. Sennò che moglie saresti?
Questa è la concezione che della coppia abbiamo sia io che Ljudmila: vi
assicuro che funziona benissimo. Crea una meravigliosa atmosfera di
complicità e di solidarietà. Se di per sé non garantisce ancora la felicità, certo
la avvicina di molto.
Riassumiamo: in ogni sfera dei rapporti che tra uomo e donna si
possano stabilire vale e deve valere il medesimo principio che già ho
enunciato per il rapporto sessuale: pensare sempre all'altro, mai a sé stesso.
Sennò non è più d'amore che si tratta, bensì di doppia masturbazione. Nella
quale ognuno dei due riduce l’altro ad oggetto, e lo sfrutta per il piacere
proprio: che altro significato può infatti avere la tanto conclamata - e
pretesa! - "fedeltà coniugale" ?
Tenete conto di un piccolo particolare: il far godere l’altro – anche con
persone diverse da te - risulta il miglior afrodisiaco che sia mai stato
scoperto. Allora, vogliamo o non vogliamo esserlo, edonisti ?