Calicivirosi e Herpesvirosi feline: quale approccio diagnostico

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Calicivirosi e Herpesvirosi feline: quale approccio diagnostico
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Calicivirosi e Herpesvirosi feline:
quale approccio diagnostico per il veterinario pratico e
quali indicazioni per la vaccinazione?
Alan D. Radford
Med Vet, BVSc PhD MRCVS, Liverpool, UK
Perché ci preoccupiamo dell’herpesvirus felino (FeHV-1) e
del calicivirus felino (FCV)? In effetti, perché partecipare ad
una presentazione in cui se ne parla? Sicuramente non è cambiato niente da quelle lezioni un po’ noiose di microbiologia
veterinaria che si seguono da studente. Dato che abbiamo i
vaccini, cosa c’è ancora da dire? Sappiamo già tutto.
Quindi, al fine di rendere più interessante questa relazione, vi chiedo di considerare alcuni dati.
• Nonostante la diffusione della vaccinazione, la prevalenza di FCV rimane alta, pari al 50%. Tra la popolazione di
gatti sani che partecipa alle esposizioni in UK, circa il
25% dei soggetti diffonde il virus (Coutts et al. 1994).
• La prevalenza di gatti diffusori di FeHV-1 è 1-5% nella
popolazione ed arriva fino al 50% nei gattili (Pedersen et
al. 2004).
• La forma clinica rimane un problema importante, soprattutto nei gattini che vivono in colonie e nei gattili.
• Ci sono alcuni dati che suggeriscono che i vaccini, su cui
abbiamo fatto affidamento fino ad ora, oggi potrebbero
essere meno efficaci.
• In USA ci sono state epidemie di FCV ad alta virulenza
che hanno ucciso gatti adulti, regolarmente vaccinati.
In questa relazione, considereremo l’epidemiologia di
FCV e di FeHV-1, e discuteremo su come questa possa spiegare la persistente alta prevalenza di questi virus. Saranno
discusse le conseguenze dell’evoluzione dei virus. Infine,
prenderemo in considerazione il ruolo della vaccinazione nel
controllo dell’infezione e della patologia, e daremo uno
sguardo ai vaccini attualmente disponibili.
I VIRUS - PICCOLI E GRANDI
FCV è un RNA-virus che appartiene ai Caliciviridae, una
grande famiglia che comprende importanti patogeni per l’uomo e per gli animali. Diversamente dai DNA-virus, che
copiano le loro informazioni genetiche abbastanza accuratamente, i genomi RNA sono spesso copiati in modo impreciso.
Pertanto, gli RNA-virus possono essere estremamente variabili. Per quanto riguarda FCV, questa variabilità è associata ad
una serie di segni clinici che variano dalle tipiche ulcerazioni
orali e dalle patologie del primo tratto respiratorio, ad infezioni inapparenti e zoppia. Molto recentemente in USA, mutanti
virulenti di FCV sono stati identificati come la causa di gravi
e acute forme sistemiche virulente (VSD), caratterizzate dalla
comparsa di ittero, edema e alta mortalità in gruppi di gatti
adulti vaccinati (Pedersen et al. 2000; Hurley and Sykes
2003). Abbiamo recentemente descritto una simile epidemia
in Gran Bretagna nel 2002 (Coyne et al. 2005).
Il FeHV-1 è un alpha-herpesvirus il cui range d’ospite è
limitato ai Felidae. Sebbene il gatto domestico sembri essere l’ospite principale del FeHV-1, isolati sono stati ottenuti
da felini esotici come i ghepardi. Diversamente dal FCV, il
FeHV-1 ha un grande genoma DNA che viene copiato con
precisione. Per questo, c’è una bassa variabilità tra i ceppi di
FeHV-1 che circolano nella popolazione felina. L’infezione
da FeHV-1 determina generalmente una grave patologia del
primo tratto respiratorio, specificamente caratterizzata da
depressione, starnuti, inappetenza e piressia, seguite rapidamente da scolo nasale e oculare. Occasionalmente, nei primi
stadi, compare scialorrea. Tipicamente si sviluppa congiuntivite e lo scolo oculo-nasale passa da sieroso a mucopurulento. Nei casi più gravi, possono comparire dispnea e tosse.
LO STATO DI PORTATORE PUNTO CHIAVE DELL’EPIDEMIOLOGIA
Sia l’infezione da FCV che quella da FeHV-1 sono caratterizzate da stato di portatore (carrier) in cui gatti clinicamente normali possono diffondere il virus. Questi stati di
portatore sono i punti critici per l’epidemiologia dell’infezione e della patologia.
Per FCV, un portatore è generalmente un gatto che continua ad eliminare il virus per più di 30 giorni dopo l’infezione. Sebbene i singoli portatori di FCV possano diffondere il virus per tutta la vita, molti gatti sembrano eliminare
spontaneamente il virus ad un certo punto della fase postinfezione. Tuttavia, è probabile che in campo sia comune la
re-infezione. Durante la fase di infezione, i portatori di FCV
eliminano il virus più o meno continuamente. Tali soggetti
rappresentano verosimilmente una costante fonte di infestazione per gli altri gatti. Ci sono buone indicazioni che suggeriscono come FCV evolva nei gatti portatori. Questo può
permettere al virus di fuggire alla risposta immunitaria dell’ospite (Kreutz et al. 1998; Radford et al. 1998).
Lo stato di portatore per il FeHV-1 dura invece tutta la
vita ed è caratterizzato, in alcuni gatti, da un periodo di latenza durante il quale il virus non è evidenziabile, intervallato da
periodi (riattivazioni) di diffusione dove il virus è riscontrabile a livello di secrezioni oro-nasali, oculari e congiuntivali.
Sebbene virtualmente tutti i gatti infetti con FeHV-1 diventino portatori, solo una parte di questi è probabile diffonda il
virus in condizioni naturali. La riattivazione può avvenire
spontaneamente ma avviene più facilmente in seguito a
stress, per esempio dopo un cambio di ambiente (es. andare
in una pensione, in una mostra felina o in un allevamento), o
a seguito di un trattamento con corticosteroidi.
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DIAGNOSI - PERCHÉ EFFETTUARLA?
Sebbene, in generale, non sia sempre necessario determinare la causa precisa di una malattia infettiva respiratoria
nei singoli gatti, esistono alcune circostanze dove è particolarmente consigliato:
• Nelle colonie di gatti dove specifiche misure di controllo devono essere richieste.
• In gatti vaccinati.
• Dove sono sospettate infezioni da Bordetella bronchiseptica o Chlamydophila felis, per consentire una scelta razionale del trattamento antibiotico.
Una diagnosi presuntiva può talvolta essere fatta solamente sulla base dei segni clinici. La diagnosi di laboratorio
di FCV e FeHV-1 viene generalmente eseguita attraverso l’isolamento dei virus in colture cellulari. La sierologia generalmente non è utile. Recentemente, la PCR è stata utilizzata per la diagnosi di FeHV-1. Tuttavia, per FCV, gli autori
utilizzano ancora l’isolamento, poiché la variabilità del virus
implica che una PCR può non funzionare con tutti i ceppi.
VACCINAZIONE
Sono disponibili diversi tipi di vaccini per FeHV-1 e FCV: la
maggior parte sono vivi attenuati o inattivati con adiuvanti, e sono
somministrati per via sistemica. Alcuni vaccini vivi intranasali
sono disponibili in USA. Ultimamente, un vaccino FCV inattivato senza adiuvanti è stato registrato in Europa.
La maggior parte dei vaccini sono adatti per i programmi
vaccinali di routine, e in gatti precedentemente non esposti, la
maggior parte induce un ragionevole livello di protezione dalla forma clinica. Tuttavia, come già detto, va ricordato il fatto
che la vaccinazione non protegge nei confronti dell’infezione
per entrambi i virus FCV o FeHV-1. Gli animali vaccinati
rimangono una potenziale fonte di virus di campo per altri gatti. Esiste un unico sierotipo di FeHV-1, e quindi è plausibile
che i vaccini proteggano ugualmente bene nei confronti di tutti gli isolati FeHV-1 di campo. Al contrario, la diversità di FCV
implica che nessun singolo ceppo vaccinale sia in grado di proteggere ugualmente bene nei confronti di tutti i ceppi di campo. Un certo numero di ceppi di FCV è stato selezionato per
essere incluso nei vaccini sulla base del fatto di essere ritenuti
cross-reattivi. I ceppi più comunemente utilizzati sono il FCV
F9 e il FCV 255. Il nuovo vaccino lanciato da Merial comprende due ceppi di FCV (il 431 e il G1) (Poulet et al. 2005).
Per la prima volta, le ditte farmaceutiche stanno cercando di
ottenere un vantaggio sul mercato attraverso la maggiore crossreattività dei loro ceppi vaccinali FCV. È probabile che la capacità di neutralizzare un’alta percentuale di isolati di campo giocherà sempre più un ruolo chiave nel mercato di questi vaccini. Vi sono, del resto, scarsi dati che indicano come, a sua volta, l’impiego dei vaccini possa col tempo spingere l’evoluzione di FCV verso la comparsa di ceppi resistenti. (Pedersen and
Hawkins 1995; Lauritzen et al. 1997). Sarebbe quindi auspicabile che l’efficacia dei vaccini disponibili in commercio fosse
periodicamente monitorata nei confronti di “panels” rappresentativi di virus di campo. Sebbene i vaccini vivi attenuati siano generalmente sicuri, segni clinici sono stati segnalati dopo
il loro utilizzo, in particolar modo nei giovani gattini a seguito
della loro prima vaccinazione. Nella nostra esperienza, questo
è pressoché sempre dovuto ad un’infezione del virus di campo
che si verifica nel momento in cui gli Ac materni declinano
(Radford et al. 1997; Radford et al. 2000). Tuttavia, in rari casi,
alcuni segni clinici possono essere dovuti al virus vaccinale. In
aggiunta, ci sono alcune evidenze del fatto che il virus vaccinale FCV attenuato può occasionalmente persistere nella
popolazione felina. Questa è un’evenienza rara e il suo ruolo
nella patologia non è conosciuto (Radford et al. 2001).
Nei vaccini adiuvati, ci sono prove che suggeriscono
come gli adiuvanti possano determinare una reazione locale
nel sito di inoculo. In rari casi, tali reazioni possono evolvere in un sarcoma. Sebbene gli adiuvanti, soprattutto quelli a
base di alluminio, siano stati implicati nell’eziologia dei sarcomi vaccinali, il loro ruolo preciso nel processo rimane non
chiaro. I vaccini vivi intranasali sono abbastanza popolari in
USA proprio per le pubbliche preoccupazioni sul ruolo degli
adiuvanti nei sarcomi vaccinali.
Quindi, se avete letto fin qui…….ottimo! Spero che abbiate
compreso quanto la nostra conoscenza, soprattutto di FCV, sia
cambiata considerevolmente negli ultimi 10 anni. Questo fatto
oggi ha implicazioni pratiche sui vaccini che possiamo scegliere
di utilizzare. Tuttavia, come altri patogeni a rapida evoluzione,
FCV riserva ancora molte sorprese sotto il suo capside.
Bibliografia
Coutts, A. J., S. Dawson, et al. (1994). Isolation of feline respiratory viruses
from clinically healthy cats at UK cat shows. Veterinary Record 135:
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Coyne, K. P., B. R. D. Jones, et al. (2005). A lethal outbreak associated with
feline calicivirus (FCV) infection in cats: a possible case of virulent
systemic FCV-associated disease in the UK? Veterinary Record: accepted for publication.
Hurley, K. F. and J. E. Sykes (2003). Update on feline calicivirus: new trends.
Veterinary Clinics of North America: Small Animal Practice 33: 759-772.
Kreutz, L. C., R. P. Johnson, et al. (1998). Phenotypic and genotypic variation
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Lauritzen, A., O. Jarrett, et al. (1997). Serological analysis of feline calicivirus
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Radford, A. D., P. C. Turner, et al. (1998). Quasispecies evolution of a hypervariable region of the feline calicivirus capsid gene in cell culture and in
persistently infected cats. Journal of General Virology 79: 1-10.
Indirizzo per la corrispondenza:
Alan Radford - Department of Veterinary Clinical Sciences,
University of Liverpool, Leahurst,
Chester High Road, Neston, South Wirral CH64 7 TE, UK
E-mail: [email protected]
This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee