c`è un giudice a berlino. e dice no alla sharing economy
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c`è un giudice a berlino. e dice no alla sharing economy
KRISZTIAN BOCSI/BLOOMBERG VIA GETTY C’È UN GIUDICE A BERLINO. E DICE NO ALLA SHARING ECONOMY di Raffaele Oriani Stop a Airbnb e Uber. Tasse per Google. La Germania va in controtendenza. Con multe, divieti e controlli serrati. Sicura che, a conti fatti, convenga 50 . IL VENERDÌ . 12 FEBBRAIO 2016 uando Gregor Samsa si trasforma in un insetto, per i suoi familiari si mette male. Tanto male che sono costretti a dare una camera in affitto. Musi lunghi, imbarazzo, rassegnazione: La Metamorfosi di Franz Kafka non passa per un apologo sulla joie de vivre, ma come sempre è questione di punti di vista. Passato un secolo (il racconto è del 1915), l’intruso è diventato un ospite e il padrone di casa si Q sente una start up: merito della sharing economy, che con il portale californiano Airbnb offre ormai più di un milione e mezzo di sistemazioni presso privati. Personalmente sono un consumatore compulsivo di Airbnb: costa meno di un albergo, e permette di familiarizzare in fretta con lo spirito di città che non conosci. Io viaggio a poco prezzo, chi mi ospita guadagna con scarso disturbo. Ma, pur senza scomodare Kafka, gli effetti collaterali non sono trascurabili: la Hotel Association of New York City ha calcolato che solo nel 2014 i pernottamenti in case private hanno sottratto 2,1 miliardi di dollari all’economia cittadina. Nel suo ultimo libro sulla fine del lavoro (vedi box), Riccardo Staglianò rileva che in Texas Airbnb ha fatto perdere quasi il 10 per cento dei profitti agli alberghi più economici. Ma se l’allarme è globale, le reazioni sono quanto mai disparate: a San Francisco la popolazione ha appena rigettato la Proposition F che limitava a 75 il numero di notti che un privato può offrire ai turisti. A Berlino è stata invece approvata una legge che di GIRO DI VITE MARTIN BUREAU/AFP/GETTY IMAGES ECONOMIE 2 1 2 3 KRISZTIAN BOCSI/BLOOMBERG VIA GETTY CHE COS’È L’ECONOMIA CONDIVISA fatto vieta tutto. Dal prossimo primo maggio le 23 mila offerte della capitale tedesca saranno quasi tutte illegali. Pare proprio che l’avanzata della sharing economy debba arrestarsi di fronte al rigore teutonico. Sono di qualche settimana fa le immagini dei tassisti di Parigi che bloccano gli accessi all’aeroporto Charles De Gaulle per protestare contro la concorrenza di Uber. Parliamo sempre di Silicon Valley e sempre di sharing economy: il colosso digitale che mette in contatto limousine e utilitarie con chiunque abbia bisogno di un passaggio, ha già raccolto investimenti per dodici miliardi di dollari. C’è chi ironizza che tanti soldi serviranno soprattutto a pagarne le spese legali. Tante e in tutto il mondo sono le cause intentate a Uber dalle associazioni di categoria dei tassisti. La più clamorosa è stata dibattuta a Francoforte per inizia- IL TERMINE SHARING ECONOMY (CONSUMO COLLABORATIVO) DEFINISCE UN MODELLO ECONOMICO BASATO SU DI UN INSIEME DI PRATICHE DI SCAMBIO E CONDIVISIONE SIANO QUESTI BENI MATERIALI, SERVIZI O CONOSCENZE. È UN MODELLO CHE VUOLE PROPORSI COME ALTERNATIVO AL CONSUMISMO CLASSICO RIDUCENDO COSÌ L’IMPATTO CHE QUEST’ULTIMO PROVOCA SULL’AMBIENTE. [1] IL SERVIZO DI UBER, IN GERMANIA, È ATTIVO SOLO A BERLINO E MONACO [2] GLI UFFICI DI GOOGLE A BERLINO [3] UNA SEDE DI AIRBNB tiva della cooperativa Taxi Deutschland. Poche proteste in Germania, ma un verdetto che ha lasciato il segno: lo scorso marzo la corte distrettuale di Francoforte ha stabilito che Uberpop, la app che permette a chiunque di trasformare la propria macchina in un taxi, viola le leggi tedesche sul trasporto pubblico, e chi la propone è passibile di un’ammenda di 250 mila euro. Secondo il responsabile europeo di Uber Pierre-Dimitri Go12 FEBBRAIO 2016 . IL VENERDÌ . 51 GIRO DI VITE 52 . IL VENERDÌ . 12 FEBBRAIO 2016 tuzionalità del provvedimento, che secondo l’autorevole giurista Helge Sodan violerebbe la proprietà privata e pregiudicherebbe la libertà d’impresa. Tutto nasce dal boom turistico della capitale tedesca: con quasi quattordici milioni di pernottamenti nei primi sei mesi del 2015, Berlino è la terza meta d’Europa dopo Londra e Parigi, e la prima per crescita anno su anno. Ma con i flussi turistici sono aumentate anche le camere messe a disposizione dai privati: solo quelle targate Airbnb erano 1.600 nel 2011, ben 17.500 a fine 2015. La sharing DA SINISTRA, TRAVIS KALANICK, CHIEF EXECUTIVE OFFICER DI UBER E NATHAN BLECHARCZYK, COFONDATORE DI AIRBNB economy corre tanto veloce da mettere a dura prova la proverbiale efficienza del sistema legale tedesco: dal maggio 2014, data di entrata in vigore della legge sul «divieto di alterazione dello scopo dello spazio abitativo» (in tedesco è un’unica parola!), l’offerta di Airbnb invece di crollare è cresciuta di oltre il 50 per cento, mentre l’invito agli «abusivi» ad autodenunciarsi per godere di due anni di tolleranza amministrativa ha raccolto poche migliaia di adesioni. E se fosse il rigore teutonico a doversi arrestare di fronte all’avanzata dell’«economia della condi- GETTY IMAGES re-Coty quello dei taxi è un settore che vive di rendita, dove «chi domina il mercato cerca ogni scappatoia legale per fermare la nostra ascesa». In Germania pare l’abbiano trovata, ma al di là della sentenza la cosa più sconcertante è stata la precipitosa ritirata dell’azienda di Travis Kalanick da Francoforte,Amburgo e Düsseldorf. Fatti salvi gli ultimi bastioni di Monaco e Berlino, dov’è attivo solo il servizio con vetture registrate, Uber in Germania non c’è più. Il verdetto d’appello di Francoforte è atteso per il prossimo giugno, ma nel frattempo Taxi Deutschland si gode la vittoria di tappa: per il presidente Dieter Schlenker lo stop ai californiani era scontato perché «Uber interpreta come “inconvenienti ambientali” la nostra attenzione per la sicurezza, la tutela del consumatore e la formazione degli autisti». Secondo il New York Times, in Germania Uber è stata costretta a fare qualcosa di insolito: un passo indietro. Che a Berlino e dintorni siano restii a farsi dettare le regole da Silicon Valley lo dimostra anche lo scontro in atto tra il servizio Google news e i maggiori campioni dell’editoria tedesca. Come ha scritto recentemente la Frankfurter Allgemeine Zeitung «se una società reputa superate le proprie regole, dovrebbe cambiarle. Ma non A FRANCOFORTE farsi imporre il GLI AUTISTI cambiamento da DI UBERPOP RISCHIANO un’azienda per UN’AMMENDA quanto potente». DI 250 MILA Secondo il colosso EURO dell’editoria Axel Springer, ad esempio, non si capisce perché Google possa diffondere gratuitamente contenuti prodotti da terzi. L’azienda di MountainView non ci sta e sottolinea la mole di traffico che è capace di veicolare: per il momento i tentativi di conciliazione dell’Ufficio tedesco dei marchi e dei brevetti non sono andati a buon fine, e anche in questo caso si attendono le prossime mosse in tribunale. In attesa di verdetto sono anche gli oppositori della legge berlinese che multa fino a 50 mila euro l’uso turistico delle comuni abitazioni. Widmu, il principale concorrente di Airbnb, contesta la costi- GETTY IMAGES ECONOMIE SIAMO ABITUATI A FARE IL PUNTO SUL PASSATO. CON AL POSTO TUO. COSÌ WEB E ROBOT CI STANNO RUBANDO IL LAVORO (EINAUDI, 18 Ladri di lavoro: così robot e web ci manderanno a casa EURO, PAG. 257), RICCARDO STAGLIANÒ HA FATTO IL PUNTO SUL FUTURO. NON LE SOLITE PREVISIONI, MA IL RACCONTO INCALZANTE, APPASSIONANTE, A TRATTI DECISAMENTE INQUIETANTE DI TUTTO QUANTO STA PER ARRIVARE A BOLLITURA. CI DICIAMO CHE L’AUTOMAZIONE METTERÀ A RISCHIO I LAVORI MENO QUALIFICATI. INSEGUENDO UNA LUNGHISSIMA SCIA DI CAMION SENZA AUTISTA, TURISTI SENZA ALBERGHI, NEWS SENZA REPORTER E LEZIONI SENZA CATTEDRA, STAGLIANÒ CI FA CAPIRE CHE, SE LASCIATO A SE STESSO, IL FUTURO PUÒ FARE A MENO DI NOI TUTTI. SECONDO UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DI OXFORD NEI PROSSIMI VENT’ANNI QUASI UN LAVORO SU DUE DIVENTERÀ OBSOLETO. E STIAMO PARLANDO DI DUE DECENNI, QUINDI DELLA NOSTRA VITA, NEMMENO DI QUELLA DEI NOSTRI FIGLI: È TUTTO TALMENTE RAPIDO E PERVASIVO CHE LA DOMANDA VERA NON È PIÙ SE CONSERVEREMO IL NOSTRO POSTO DI LAVORO, MA SE «L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DISTRUGGERÀ LA CIVILTÀ COSÌ COME LA CONOSCIA- CHINAFOTOPRESS VIA GETTY IMAGES MO». IL COMBINATO DISPOSTO DI AUTOMAZIONE E DIGITALIZZAZIONE, visione»? IL 55 PER CENTO Il responsabile DEI BERLINESI dello sviluppo ur- DICE DI ESSERE D’ACCORDO banistico di Berli- CON LO STOP no, il socialdemo- DEGLI AFFITTI cratico Andreas VIA WEB Geisel, si rifiuta di considerare fallito il provvedimento contro l’uso improprio delle abitazioni: «Siamo sempre più convinti della sua necessità e correttezza» ha ribadito presentando una serie di misure che lo inaspriscono ulteriormente. La legge draconiana contro il turismo in tinello è stata salutata con favore dagli operatori dell’accoglienza berlinese: «Il centro della nostra città non può essere subaffittato agli estranei» dichiara il portavoce del portale Visit Berlin. «Berlino continuerà ad attrarre turisti solo se saprà mantenere la sua autenticità». Ma la principale preoccupazione del verde Stephan von Dassel, assessore della cen- SOPRA, LA COPERTINA DI AL POSTO TUO, COSÌ WEB E ROBOT CI STANNO RUBANDO IL LAVORO DI RICCARDO STAGLIANÒ, INVIATO DEL VENERDÌ ROBOT E WEB, AUMENTA LE POSSIBILITÀ MA MOLTIPLICA LE INCOGNITE. COSA SUCCEDE SE UN’AZIENDA DI 13 PERSONE SOSTITUISCE UN COLOSSO DA 140 MILA DIPENDENTI? SONO I NUMERI DI INSTAGRAM E DI KODAK, OVVERO LE STELLE DELLA NUOVA E DELLA VECCHIA FOTOGRAFIA. MA C’È UN VECCHIO E UN NUOVO PER OGNI COSA: ABBIAMO TUTTI UN SOSIA CIBERNETICO CHE SEMBRAVA LONTANISSIMO UN PAIO D’ANNI FA, MA FRA UN PAIO D’ANNI CI AVRÀ GIÀ SUPERATO. E QUINDI, CHE FARE? NON SI PUÒ FERMARE IL PROGRESSO. MA È DA STRUZZI FAR FINTA DI NULLA. PER STAGLIANÒ, LA FINE DEL LAVORO «È IL ROMPICAPO PIÚ COMPLESSO CHE LA POLITICA AVRÀ DAVANTI NEI PROSSIMI ANNI». PER FARSI VENIRE QUALCHE IDEA, NIENTE DI MEGLIO CHE COMINCIARE DAL SUO LIBRO. tralissima circoscrizione di Mitte e portabandiera della lotta anti-Airbnb, non va all’economia del turismo. In una città che cresce ogni anno di quasi cinquantamila residenti, dove un abitante su quattro vive di sussidi, pensioni sociali o lavori marginali, il problema vero resta la dinamica del mercato immobiliare. E così, se i canoni d’affitto aumentano del 5 per cento in un anno (del 10 per cento in centro) è fin troppo facile dare la colpa a chi lucra sui soggiorni brevi dei turisti. Non per nulla il 55 per cento dei berlinesi sostiene convinto il divieto municipale: la paura di chi non ha (ancora) trasformato il salotto in una hall è che l’uso commerciale delle abitazioni porti a un aumento indiscriminato degli affitti. Germania vs sharing economy, Berlino vs utenti Airbnb: lo scontro è acceso e l’esito ancora incerto. Da una parte sono in continuo aumento i berlinesi pronti a (R.O.) seguire l’esempio della famiglia Samsa; dall’altra ben 2.800 concittadini hanno segnalato alle autorità l’uso scorretto dell’abitazione da parte dei vicini. Tra i due gruppi si agita un’amministrazione che vuole riprendere in mano le leve del comando: la zona grigia non fa per la Germania, e 17 mila alloggi illegali sono troppi anche per la proverbiale noncuranza berlinese. Per l’assessore Geisel il 2016 sarà l’anno decisivo, con più controlli porta a porta e l’obbligo per i siti di intermediazione di condividere con l’autorità i dati dei propri utenti. Torneremo tutti in albergo? «Voglio proprio vedere cosa dirà Airbnb» gongola l’assessore. Ma la partita non finisce qui. Lo scorso anno 58 mila tedeschi hanno ospitato un milione e mezzo di turisti. Dal primo maggio a Berlino sono tutti fuori legge. Difficile che non puntino al prossimo verdetto. Raffaele Oriani 12 FEBBRAIO 2016 . IL VENERDÌ . 53