La Formazione continua: strumento per l`accrescimento

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La Formazione continua: strumento per l`accrescimento
Chioggia 30 Maggio 2014
La Formazione continua:
strumento per l’accrescimento
delle competenze tecnico
professionali e per sostenere i
nuovi e complessi bisogni
sociali.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
La Formazione Continua è:
• Un atto dovuto, un dovere di competenza
• Uno strumento professionale
• Un’opportunità
• Una necessità e modalità congrua per poter mantenere
uno standard qualitativo
prestazione professionale
adeguato
in
termini
di
(Direttiva 2005/36/CE del 7 settembre 2005 del Parlamento Europeo
Europeo e del Consiglio
relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali)
• Un obbligo delle Pubbliche Amministrazioni
(“Direttiva Frattini”
Frattini” del 13.12.2001: “Formazione e valorizzazione del personale
delle P.A.”
P.A.”)
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
La Formazione Continua è:
• un atto
dovuto, in ottemperanza a quanto previsto dal Codice
Deontologico e dalla normativa comunitaria;
• uno strumento professionale in grado di
fornire risposte alle
crescenti difficoltà degli AA.SS. immersi in una realtà sociale sempre
più complessa, a un’organizzazione dei
servizi sempre più
parcellizzata, davanti a scelte politiche
e normative che non
favoriscono obiettivi d’integrazione, inclusione ed uguaglianza
sociale;
• in una logica di supporto alla professione, e al professionista, è
un’opportunità da cogliere
possibilità di pensare;
per
ri-appropriarsi,
anche,
della
• la necessità di curare l’apprendimento lungo tutto l’arco intero di
vita, intorno al concetto di: Lifelong Learning;
• un obbligo da parte delle Pubbliche Amministrazioni assicurare il
diritto individuale alla formazione permanente, in coerenza con gli
obiettivi istituzionali delle singole amministrazioni.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Direttiva dell’Unione Europea
(2005)
asserisce:
• che ognuno degli Stati membri “stabilisca le modalità con cui,
grazie alla formazione continua, i professionisti del proprio
Paese si adegueranno ai progressi tecnici e scientifici”;
• “il Codice Deontologico delle professioni a livello dell’UE deve
contenere, tra i principi generali, la partecipazione alla
formazione professionale continua: lifelong learning*”;
* (Delors J.. “Nell’
Nell’educazione un tesoro. Rapporto all’
all’Unesco della Commissione Internazionale sull’
sull’educazione nel XXI°
XXI° secolo”
secolo”, Armando Editore, Roma, 1997)
• “il mantenimento della competenza professionale nel proprio
ambito di pratica”;
• “le
attività dei professionisti prevedono un impegno
intellettuale che, per essere erogato correttamente, richiede
un alto livello di conoscenze legali, tecniche e scientifiche”.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
J. Delors
“Learning: the treasure within“
(“Nell’educazione un tesoro”)
Rapporto all’
all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’
sull’Educazione per il XXI secolo
- 1996 -
•
•
•
Il concetto di scuola, veicolato dal rapporto Delors, pone l’idea che
l'apprendimento racchiuda (o disveli) un tesoro, come ben esplicitato nel
titolo “Learning: the treasure within”
Il volume evidenzia la centralità dell'educazione ed i suoi molteplici nodi.
La scuola, così intesa, ha il dovere di promuovere quattro tipi fondamentali
di apprendimento tra loro interconnessi; sono i quattro pilastri sui quali si
dovrebbero basare l'azione educativa e la missione della scuola stessa:
1. Imparare a conoscere, cioè acquisire gli strumenti della comprensione;
2. Imparare a fare, in modo tale da essere capaci di agire creativamente nel
proprio ambiente;
3. Imparare a vivere insieme in modo da partecipare e collaborare attivamente
all'interno di un contesto fatto di relazioni comunitarie;
4. Imparare ad essere, un percorso che deriva dall'evoluzione degli altri tre.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Apprendere per tutta la vita
• E’ compito dell’educazione fornire a bambini ed
•
adulti le basi culturali che consentano loro, nei
limiti del possibile, di comprendere i cambiamenti
che si verificano;
i sistemi educativi devono rispondere alle
molteplici sfide della società dell’informazione,
nella prospettiva di un arricchimento continuo dei
saperi e di un esercizio dei diritti e dei doveri del
cittadino in maniera adeguata alle esigenze del
nostro tempo.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Codice Deontologico
dell’Assistente Sociale
approvato dal Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali
(CNOAS), nella seduta del 17 luglio 2009
afferma agli artt.:
• 18: “l’assistente sociale deve mettere al servizio degli
utenti/clienti la propria competenza e abilità professionali
costantemente aggiornate...”;
• 51: “l’assistente sociale deve chiedere opportunità di
aggiornamento e di formazione…”;
• 54: “l’assistente sociale è tenuto alla propria formazione
continua al fine di
garantire prestazioni qualificate,
adeguate al progresso scientifico e culturale, metodologico
e tecnologico…”.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Regolamento entrato in vigore il 13 febbraio 2014 cita:
• Il Comitato GMQS (Global Minimum Qualifying Standards - 2003),
identifica linee e standard globali di qualità per la formazione degli
Assistenti Sociali, considerata come processo dinamico teso alla costante
verifica dell’identità professionale,…………. componenti
essenziali,
nell’interesse prioritario dei cittadini fruitori del Servizio Sociale;
• Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa (2001) riconosce che
il Servizio Sociale Professionale richiede il più alto livello di responsabilità
per l’assunzione di decisioni e per maturare giudizi degli Assistenti sociali
e che questo elevatissimo livello di competenza, richiede pertanto una
formazione ed un tirocinio professionale appropriati.
• Che il Decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 148 contempla all’art.5, lett. b), la “previsione
dell’obbligo per il professionista di seguire percorsi di formazione
continua…”;
• Che agli artt. 18, 51, 54 del Codice deontologico della professione di A.S.
si prescrive ai professionisti il dovere di competenza e l’obbligo di
richiedere attività di aggiornamento e formazione continua.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Convegno: “Il Piano Socio-Sanitario Regionale
2012-2016: il modello professionale del Servizio
Sociale”.
- Sabato 15 dicembre 2012 -
LEGGE REGIONALE 29 giugno 2012, n. 23
Norme in materia di programmazione socio sanitaria e
approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2012-2016.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
“Il Piano Socio-Sanitario Regionale 2012-2016: il
modello professionale del Servizio Sociale”
•
“L.R. 23/12 Norme in materia di programmazione sociosocio-sanitaria e approvazione del
PSSR 2012/2016”
2012/2016”
A. Basso, Commissario per la non Autosufficienza - Regione Veneto
•
“Tra bisogno e salute e metodologia dell’
dell’integrazione sociosocio-sanitaria: le dimensioni
del S.S. professionale nel PSSR”
PSSR”
P. Lonardi, Presidente Ordine AA.SS. Veneto
•
“Attualità
Attualità della valutazione multidimensionale“
P. Benetollo, Direttore Sanitario ULSS 20 Verona
•
“Dall’
Dall’integrazione dei professionisti della salute all’
all’integrazione sociosocio-sanitaria”
sanitaria”
M. Scassola,
Scassola, Presidente Ordine Medici Provincia Venezia
•
“Per una sostenibilità
sostenibilità sociosocio-sanitaria: necessità
necessità di cultura e professionalità
professionalità interagenti
ed interdipendenti”
interdipendenti”
I.M. Padoan,
Padoan, Università
Università di Venezia - Scuola Interdipartimentale di Servizio Sociale e politiche pubbliche
pubbliche
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Il Convegno aveva previsto 2 sessioni di lavoro: la prima, la mattina, aperta a
tutti gli operatori socio-sanitari, con relazioni di professionisti di valenza
multidisciplinare (vedi Slades)
Slades), la seconda, nel pomeriggio, dove 3 sottogruppi,
costituiti dagli Assistenti Sociali e coordinati da un A.S. coordinatore per le
Aree di interesse, avevano lavorato sulle 6 Aree di intervento Sociale e
Sanitario (punto 3.5 del Piano Socio-Sanitario Regionale) raggruppate in 3
macroaree:
• Area famiglia, infanzia, adolescenza, giovani e
Area della sanità penitenziaria (3.5.2, 3.5.3 e 3.5.8)
A.S. Nadia dott.ssa Nadia Pavanello
• Area anziani e Area disabilità (3.5.4 e 3.5.5)
A.S. Giuseppina dott.ssa Giuseppina Pancino
• Area delle dipendenze e Area della salute mentale
(3.5.6 e 3.5.7)
A.S. Rosa dott.ssa Rosa Foscaro.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Area famiglia, infanzia, adolescenza, giovani e Area
della sanità penitenziaria
Punti di forza:
• U.V.M.D. strumento di confronto, condivisione e corresponsabilità. Luogo di
•
condivisione dei linguaggi, delle pratiche e della elaborazione di progetti globali ed
integrati;
RETE DEI SERVIZI permette la elaborazione del progetto con la partecipazione di
diversi soggetti con, e per, il proprio mandato istituzionale.
Criticità:
• Difficoltà di operare in sinergia, mancata condivisione di una progettazione globale sulla
•
•
persona;
parcellizzazione delle risposte a
multiproblematicità delle situazioni;
scarsa visibilità del “lavoro sociale”.
fronte
di
un
aumento
della
complessità
e
Soluzioni:
• Necessità di recuperare i principi del S.S.P. legati all’ascolto, all’accoglienza, alla cura,
•
•
•
allo sviluppo delle autonomie, delle forme di emancipazione e promozione delle libertà
individuali. Recuperare l’obiettivo del S.S.P.: la PERSONA.;
Coinvolgimento, nella realizzazione dei progetti, non solo dell’individuo ma anche della
comunità;
Maggior confronto con gli attori politici e gli amministratori;
Individuazione di Buone Prassi.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Area anziani e Area disabilità - a
Punti di forza:
• Integrazione socio-sanitaria, modalità di lavoro fondamentale per la formulazione del
•
progetto individualizzato, significativo è il ruolo specifico, la competenza, degli assistenti
sociali nei percorsi di salute, di prevenzione delle diverse forme di fragilità, di riabilitazione
e di inclusione sociale. Il S.S.P. deve essere considerato “Livello Essenziale Processuale”,
quale presenza capillare, nei territori, a sostegno delle persone e delle famiglie;
Individuate nuove, e diverse, strategie di sostegno alla domiciliarità, es. l’housing sociale
protetto, che vanno incontro alle esigenze di un’utenza fragile (anziani soli, famiglie con
basso reddito..) erogando servizi a basso costo --- nodi cruciali della rete gli AA.SS. che
operano nei Comuni.
Criticità:
• Standard di rapporto tra la popolazione residente e gli AA.SS. (1/6.000 abitanti) non
•
•
•
•
•
raggiunto (L.R. 22/89);
sviluppati in alcuni territori, e riconosciuti a livello istituzionale, coordinamenti tra AA.SS.
per estendere le BUONE PRASSI e lo sviluppo di forme innovative e diversificate di servizi,
per sostenere il principio di uguaglianza tra i cittadini ---- andrebbero estesi a tutte le
regioni;
insufficiente partecipazione degli AA.SS. ai tavoli di programmazione regionali, le
istituzioni non leggono i nuovi bisogni e le trasformazioni della società;
il “ritorno al territorio” vs. divario tra risorse stanziate al sanitario rispetto al sociale,
emerge il problema della valutazione dei risultati;
incremento di richieste ai S.S. comunali, da parte dei cittadini, di accesso ai contributi
economici: nuove povertà;
Piani di Zona = espressione di una DEMAGOGIA;
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Area anziani e Area disabilità - b
Criticità:
• Strumenti informatici, ad es. la cartella informatizzata, devono entrare nel quotidiano
•
•
•
•
•
professionale.
L'utilizzo di un sistema informativo del lavoro sociale web-based
permette una più adeguata rilevazione dei bisogni, finalizzata alla programmazione
territoriale degli interventi, al monitoraggio e al sostegno del processo
politico/decisionale, così come un razionale sistema di comunicazione online, diretta
all'utenza e agli operatori, migliora la qualità del lavoro e dei servizi;
necessità di sostenere la visibilità del S.S.P.
nel Nucleo, specificatamente dedicato alle Cure Palliative, gli AA.SS. vengono previsti
solo a supporto del nucleo stesso, inficiando la possibilità concreta di realizzare
l’integrazione socio-sanitaria;
disabilità interpretata, FAZIOSAMENTE, come problematica prevalente; nei servizi si
assiste alla delega a fronte di una casistica con caratteristiche di multiproblematicità;
mancanza di approccio globale alla persona con la sua unicità vs. autoreferenzialità dei
servizi;
la domiciliarità deve essere supportata attraverso la costruzione di strumenti
personalizzati con specifici indicatori.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Area delle dipendenze e Area della salute mentale
Osservazioni:
•
•
•
•
•
•
•
Indicate e ben descritte le attività socio-sanitarie delle Aree;
mancanza di protocolli con i Servizi Sociali dei Comuni;
stereotipi, legati alla tipologia di utenza, che compromettono una
progettualità comune;
complessità della problematiche che non vengono accompagnate da
risorse aggiuntive, compromettendo l’efficacia delle risposte, date dai
servizi, con il rischio di una loro chiusura “in difesa”;
diagnosi, fatte nei servizi SerD e DSM, sempre più spesso miste;
Mancanza di un livello intermedio, dopo la dimissione da una struttura
terapeutico-riabilitativa, che garantisca interventi minimi sociosanitariassistenziali;
diffusione della fase estensiva di lungoassistenza.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
2013
L’A.U.L.S.S. n°14 di Chioggia (VE) aveva promosso, in collaborazione con
l’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto, un ciclo di formazione per
Assistenti Sociali; il percorso ha avuto l’obiettivo di dare impulso, sostenere e
favorire una maggiore consapevolezza delle implicazioni, delle specificità,
delle criticità ma anche dei punti di forza propri dell’agire professionale
dell’Assistente Sociale.
Il ciclo di formazione ha proposto un metodo di lavoro basato su lezioni
frontali, condotte da esperti che operano nel campo del sistema integrato
di interventi socio-sanitari e sociali, e su un percorso nel quale le
conoscenze, l’esperienza dei singoli fossero occasione di rielaborazione,
comprensione e comunicazione in gruppo, fra le diverse specificità
professionali.
Gli argomenti previsti hanno riguardato temi relativi la qualità della
progettazione professionale, la valutazione di esito degli interventi, l’uso di
nuovi supporti tecnologici per qualificare il lavoro professionale, la funzione
di tutela e di promozione della giustizia sociale, l’etica e la responsabilità
come dimensione trasversale dell’agire professionale.
Il percorso, si è svolto tra marzo e dicembre 2013, ed è stato strutturato
in 6 giornate di formazione di 4 ore ciascuna, effettuate la mattina dalle
9.00 alle 13.00
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
“Il Servizio Sociale professionale: alchimia di passione, professionalità e
conoscenza”
1.
IL RAPPORTO TRA BISOGNI E RISPOSTE NELLA SOCIETA’ ATTUALE: PROSPETTIVE DEL WALFARE E
POTENZIALITA’ DELLE PROFESSIONI - Dr.ssa M. Bezze (ZANCAN) - 14 marzo
2.
IL SERVIZIO SOCIALE E I BISOGNI SOCIALI IN EVOLUZIONE: LE NUOVE POVERTA’ E FRAGILITA’.
L’ESIGIBILITA’ DEI DIRITTI” - A.S. Dr.ssa Mariella Zambello - 9 aprile
3.
L’EFFICACIA DELL’INTERVENTO PROFESSIONALE DELL’ASSISTENTE SOCIALE: DALLA VALUTAZIONE
DEL BISOGNO ALLA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E ALLA VALUTAZIONE DEGLI ESITI - Dr.ssa E. Neve
(Zancan) - 5 giugno
4.
RIDUZIONE DELLE CAPACITÀ DI AZIONE, DI CONTATTO CON LA DIMENSIONE COMUNITARIA E CON
L’UTENZA, AFFIEVOLIRSI DI UNA PRESA IN CARICO EFFICACE DI SITUAZIONI SEMPRE PIÙ
COMPLESSE CON IL RISCHIO, DI UN DIFFUSO APPIATTIMENTO NEL LAVORO BUROCRATICOAMMINISTRATIVO - A.S. R. Dalla Chiara - 20 settembre
5.
LA FUNZIONE DI TUTELA DELL’ASSISTENTE SOCIALE: QUALE RUOLO, QUALI STRUMENTI E QUALE
PROTEZIONE SOCIALE? - Dr. M. Corticelli - 18 novembre
6.
POTENZIALITA’
POTENZIALITA’ E RESPONSABILITA’
RESPONSABILITA’ DEL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE NELLA TUTELA DELLA
GLOBALITA’
GLOBALITA’ DELLE PERSONE E NEL LAVORO CON LA COMUNITA’
COMUNITA’ TERRITORIALE: STRUMENTI DI
LAVORO E STRATEGIE DI COMUNICAZIONE. - Dr.ssa E. Neve (Zancan) - 9 dicembre
IL RAPPORTO TRA BISOGNI E RISPOSTE NELLA SOCIETA’ ATTUALE:
PROSPETTIVE DEL WALFARE E POTENZIALITA’ DELLE PROFESSIONI
- Dr.ssa M. Bezze (ZANCAN) - 14 marzo
Il gruppo doveva rispondere a 2 quesiti:
1. Rapporto tra bisogni e risposte del welfare: come valorizzare il S.S.P. , quali strumenti
professionali, quali condizioni organizzative.
2. A fronte di una riduzione del welfare pubblico, Il S.S.P.,
S.S.P., cosa dovrebbe o potrebbe fare
per permettere “l’esigibilità
esigibilità dei diritti”
diritti”.
• Nell’
Nell’ultimo Piano SocioSocio-Sanitario Veneto viene messo poco in rilievo il ruolo del Servizio
Servizio Sociale
Professionale come intermediario della presa in carico.
•
•
•
•
•
•
È necessario far emergere che l’l’A.S. non deve operare solo nelle situazioni di emergenza/urgenza.
emergenza/urgenza.
All’
All’interno dell’
dell’ospedale c’è
c’è una bassa considerazione del Servizio Sociale.
L’A.S. nei servizi sanitari non eroga nulla. Il primo strumento è l’operatore.
Importanza del credere nella relazione: la risorsa è sia l’l’operatore, che la persona utente.
Manca un riconoscimento dall’
dall’esterno del ruolo dell’
dell’AS.
È migliorato il percorso formativo (laurea, specializzazione, …) prima di entrare nel mondo del
lavoro. Questo permette di muoversi meglio, di essere più
più riconosciuti.
• L’Ordine Regionale deve essere più
più presente, incisivo e supportare, concretizzare.
• Il messaggio di partenza che deve passare, e da cui partire, è che se l’l’A.S. non viene valorizzata, la
lettura del bisogno sarà
sarà sempre parziale.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Quali condizioni organizzative
Quali strumenti professionali
Maggior riconoscimento da parte di chi decide
l’organizzazione dei servizi sociali
Il primo strumento è l’AS stesso
Fare rete con le altre professioni sociali e
sanitarie e con persona/famiglia
Poche risposte professionali costringono a
rispondere solo agli obblighi istituzionali
(tribunale, scuola, …); la presa in carico è di
altre figure professionali (sanitarie)
Coordinamento all’interno del lavoro e ricerca
(possibilità di riflettere su quello che si fa,
avere linee guida, …)
Siamo coordinati da altre figure professionali e
non da AS
Occuparsi meno degli aspetti amministravi per
avere più tempo per ascoltare
La formazione, tra gli AS, non è percepita
come importante
Avere più strumenti per dimostrare il risultato
ottenuto
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
“IL SERVIZIO SOCIALE E I BISOGNI SOCIALI IN EVOLUZIONE: LE
NUOVE POVERTA’ E FRAGILITA’. L’ESIGIBILITA’ DEI DIRITTI”
- A.S. Dr.ssa Mariella Zambello - 9 aprile
I gruppi avevano il compito di discutere circa le dinamiche di un Gruppo di Lavoro Integrato
(Interdisciplinare), come ad es. l’l’Equipe o l’l’UVMD, con la presenza di diversi soggetti e ruoli,
al fine di:
1.
evidenziare i potenziali vantaggi di questo tipo di approccio (ad es.,
l'integrazione
dei diversi punti di vista, una lettura "complessa" della
realtà/situazione, l'integrazione delle risorse formali ed informali, la
valorizzazione del Capitale Sociale, la promozione di una Comunità
Educante);
2.
individuare le potenziali criticità ed i limiti del lavoro integrato (ad es. la
difficoltà di comprensione dei linguaggi diversi, di conciliare le specifiche
finalità di ciascun referente Istituzionale, la difficoltà di condividere
obiettivi comuni, di condividere le responsabilità rispetto ad un problema o
ad un progetto di intervento ...);
3.
proporre strategie per la prevenzione di possibili conflitti interpersonali e
per massimizzare l’efficacia del gruppo di lavoro integrato
interdisciplinare.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
LAVORO GRUPPO A
1. VANTAGGI
•
•
•
•
•
•
•
•
E’ un obbligo normativo
Non è più
più un caso ma una situazione condivisa
Momento di incontro valido tra professioni diverse
L’utente al centro dell’
dell’intervento, diventa di tutti, tutto il gruppo si occupa dell’
dell’individuo
Responsabilità
Responsabilità condivisa
L’A.S. come operatore della sintesi
L’operatore non viene lasciato solo di fronte alla processo decisionale
decisionale
L’U.V.M.D. come sede di lettura interdisciplinare di uno stesso problema
2. CRITICITA’
•
•
•
•
•
Assenza di indicatori di risultatorisultato- verificaverifica- esiti
Anche se gli interventi vengono condivisi in equipe, la responsabilit
à dell’
responsabilità
dell’esecuzione
dell’
dell’intervento rimane sempre del singolo operatore, mancanza di condivisione delle
responsabilità
responsabilità decisionali
L’A.S. deve fare sempre da tramite tra servizi ed utenti
Ci sono tanti dati ma poche letture di interpretazione
E’ importante anche il linguaggio e come ci si pone autorevolmente
autorevolmente nel gruppo di lavoro
3. STRATEGIE
•
•
•
•
Valorizzare il ruolo specifico dell’
dell’A.S. come interfaccia
Strumenti di valutazione
Pensare a forme di partecipazionepartecipazione-coinvolgimento degli utenti
Momenti periodici di confronto tra UVMD e decisori
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
LAVORO GRUPPO B
L’utenza nel corso degli anni si è trasformata: è più
più preparata, più
più informata pertanto
l’operatore deve attivarsi per le diverse esigenze che, oltre alla realtà
realtà sociale anche la variabile
culturale impone sull’
sull’agire quotidiano del professionista.
1. VANTAGGI
•
Confronto di esperienze, lavorare in modo integrato vuol dire dare
dare una lettura non parziale ma
globale, circolare del problema, operare in una dimensione ermeneutica
ermeneutica nella logica
metodologica
2. CRITICITA’
•
•
•
•
Non riconoscimento del contributo esperienziale oltre che metodologico
metodologico dell’
dell’A.S.
Prevalenza dell’
dell’aspetto medicomedico-sanitario più
più che sociale
Viene sacrificato il coordinamento a favore di logiche di sistema
sistema
Le altre professioni, come ad es. lo psicologo, si appropriano di
di spazi e competenze specifiche
dell’
dell’agire dell’
dell’Ass. Soc., mentre, al contrario, l’l’Ass. Soc.
Soc. non può entrare nei contesti diversi
dalla propria professione
3. STRATEGIE
•
•
Investire l’l’Ordine degli Ass. Soc.
Soc. delle esigenze di visibilità
visibilità e credibilità
credibilità che la professione
richiede tanto da porsi, come ordine, in funzione di strumento super partes nei rapporti con le
istituzioni, a tutela e riconoscimento della figura professionale
professionale
Ricercare “alleanze”
alleanze” multidisciplinari.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
RIDUZIONE DELLE CAPACITÀ DI AZIONE, DI CONTATTO CON LA DIMENSIONE
COMUNITARIA E CON L’UTENZA, AFFIEVOLIRSI DI UNA PRESA IN CARICO
EFFICACE DI SITUAZIONI SEMPRE PIÙ COMPLESSE CON IL RISCHIO, DI UN
DIFFUSO APPIATTIMENTO NEL LAVORO BUROCRATICO-AMMINISTRATIVO
A.S. Roberto Dalla Chiara - 20 settembre
I 2 gruppi di Assistenti Sociali, (A
(A e B), hanno prodotto i seguenti elaborati in cui sono stati
sintetizzati, in una sorta di elenco e come chiesto dal formatore,
formatore, i CRITERI utilizzati per
poter definire EFFICACE, O BUONA, LA RELAZIONE D’AIUTO PROFESSIONALE.
GRUPPO A
¹
Con l'utente, qualsiasi sia il tipo di servizio in cui operiamo, viene costruito un percorso
costituito da diverse fasi, a cominciare dal:
• momento dell'ACCOGLIENZA, costituito dalla gentilezza, cortesia e disponibilità
disponibilità;
•
•
•
•
•
instaurare con l'utente un criterio di CONDIVISIONE E COINVOLGIMENTO;
rendendolo partecipe alle varie possibilità
possibilità di soluzione riguardanti la sua richiesta d'aiuto;
CONDIVIDERE, quindi, l'accoglienza, l'ascolto, l'empatia e la PROGETTUALITÀ
PROGETTUALITÀ;
VALUTARE se la RELAZIONE realizzata con la persona, sta dando risultati e quindi sta
dimostrando una certa EFFICACIA: quale
può essere la comprensione dell'utente
relativamente al processo di aiuto per cui si sta lavorando;
PRESTARE ATTENZIONE per cogliere i SEGNALI EMOTIVI, quelli verbali
verbali e non verbali, la
modulazione della voce;
l'operatore deve avere la CONSAPEVOLEZZA DEL PROBLEMA posto dall'utente;
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
GRUPPO A ²
•
•
•
•
•
•
•
•
CONDIVISIONE, da entrambi le parti, del percorso di aiuto;
CONTINUITÀ
CONTINUITÀ da parte della persona a cercare sempre quell'operatore;
fattori di rischio: MANIPOLAZIONE DELL'UTENTE;
aiutare la persona ad ELABORARE IL "NEGATIVO", manifestazioni che
che si esprimono soprattutto
nei SerD;
SerD;
primo colloquio: STENDERE UN CONTRATTO, contenente i compiti che la persona s'impegna ad
eseguire;
anche l'operatore si dà
dà dei compiti dimostrando alla persona una CONCRETEZZA
DELL'INTERVENTO e quindi una certa fiducia.
Nel servizio del Consultorio Familiare la condivisione, la relazione d'aiuto è molto passiva, le
persone aderiscono passivamente al progetto di aiuto:
solo dopo vari colloqui la persona comincia a ridurre la delega;
valutazione del momento per “sganciare”
sganciare” l'utente, questo però vale per certi servizi; nel caso di
un Servizio Tossicodipendenza questa operazione, con certi utenti, è di difficile realizzabilità
realizzabilità.
(testo rielaborato dal capogruppo A.S. Luigina dott.ssa Spinosa)
GRUPPO B
¹
•
il primo e fondamentale parametro di valutazione e metro giuridico per misurare
l’efficacia della relazione d’aiuto è IL CAMBIAMENTO DELLA PERSONA E DEL SUO
CONTESTO;
•
altro elemento che trova evidenza riguarda L’INSTAURAZIONE DI UN RAPPORTO
DI FIDUCIA, EMPATIA; con una fidelizzazione totalmente matura tale da non
creare dipendenza ma una relazione, di tipo professionale, a “tempo”, a
scadenza;
•
una relazione d’aiuto è tale quando sa interpretare la vera natura della domanda:
DALLA DOMANDA ESPRESSA A QUELLA IMPLICITA;
•
un possibile criterio riguarda la prevalenza del LAVORO PER COMPITI e NON PER
PRESTAZIONI, in un’ottica di promozione dell’autonomia, intesa come capacità di
mettersi in gioco reciprocamente (utente/operatori);
•
la relazione d’aiuto si misura, pertanto, sulla capacità di STARE SUL COMPITO,
attivando una PRESA IN CARICO DI RETE DEI SERVIZI E NON DEL SINGOLO
OPERATORE, senza farsi condizionare esclusivamente dall’esito in una logica
produttivistica/prestazionale;
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
GRUPPO B
²
• elemento importante nella valutazione della relazione d’aiuto è il tempo della
relazione come criterio di giudizio: IL TEMPO, E IL VALORE AD ESSO ATTRIBUITO,
sono importanti come azione di ascolto ed è in base al tempo dedicato alla relazione
stessa che l’utente realizza la percezione di essere “accolto e capito”, in una
chiarezza dei ruoli;
• la relazione d’aiuto come modalità di presa in carico dell’utente si sostanzia nel
PRINCIPIO DELL’AUTODETERMINAZIONE DELL’UTENTE, ovvero nel rispetto del
fatto che non c’è un solo modo di “stare al mondo”; è questo elemento può
determinare una sfera di imprevedibilità che è connaturale alla relazione d’aiuto;
• un altro criterio riguarda l’efficacia intesa come DIMINUZIONE DELLE RICHIESTE
DELL’UTENTE durante le fasi del processo
natura economica ovvero come misurazione
risorse pubbliche;
d’aiuto, anche come valutazione di
degli elementi di uso efficace delle
• altro elemento riguarda la MISURA DEL BUON ESITO DELLA RELAZIONE D’AIUTO,
come allontanamento dei tempi negli interventi di presa in carico, ovvero come
“sganciamento” dell’utente verso l’autonomia e contro la “dipendenza”.
(testo rielaborato dal capogruppo A.S. Piergiorgio dr. Penzo)
Al termine del percorso formativo, l’l’ultima giornata è stata il 9 dicembre scorso, si è ritenuto opportuno dare
ulteriore voce agli Assistenti Sociali chiedendo loro l’l’invio di uno scritto, da inserire in una sezione dedicata
alle Riflessioni dei partecipanti, per dare completezza agli atti raccolti, e che si sono volute diffondere,
affinché
affinché potessero esprimere:
- I propri pensieri ed idee sul percorso formativo effettuato;
effettuato;
- L’analisi di un singolo modulo formativo ritenuto di maggior rilievo
rilievo ed interesse;
- Le ricadute formative tra prassi e teoria del Servizio Sociale;
Sociale;
- Le riflessioni scaturite dalla presentazione dei vari relatori
relatori e/o dai lavori di gruppo criticità
criticità/osservazioni
sugli argomenti trattati.
Riflessioni
•
“…Ho apprezzato particolarmente l'ultimo modulo del 9 dicembre 2013 che mi parrebbe opportuno
sviluppare nella parte che ha esposto la possibilità sempre più concreta di utilizzare scale e indici di
misurazione degli esiti del lavoro sociale per costruire, con la nostra professione, evidenze sempre più
concrete, riconosciute ed autorevoli …” (A.S. Paola Dr.ssa Del Biondo )
•
“…riteniamo sia importante venga affrontato in future sedi di formazione, le
le problematiche inerenti il
mondo del lavoro della figura dell’
dell’assistente sociale, in particolare: figura poco spesso tutelata, dare il
giusto valore al “potere”
potere” certificativo ed incontrastabile delle valutazioni dell’
dell’assistente sociale,
formazione giuridicogiuridico-legale,
legale, …” (AA.SS. Lara dott.ssa Rubinato e Sara dott.ssa Biazzi)
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
•
“…superare la logica di interventi per prestazioni con una presa in carico personalizzata che
considera la centralità della persona umana,.. non lavorare in una logica di interventi
amministrativi burocratici,…fondamentale che il Piano Tecnico dell’Assistente Sociale si confronti
ed
interagisca
con
quello
degli
altri
Professionisti
presenti
nell’Equipe…”
(A.S. Giannina dott.ssa Furlan)
Furlan)
•
“…riflessione sulla migrazione
che ci obbliga a confrontarci con persone molto
eterogenee, portatrici di bisogni altrettanto diversi…” (A.S. Cinzia dott.ssa Antonello)
•
“…nuove questioni sociali che devono essere gestite ed affrontate con nuove regole e modalità
professionali. …vengono affidati ad altre figure professionali, o talune, indebitamente,
indebitamente, se ne
appropriano, funzioni e compiti propri del Servizio Sociale professionale
professionale e il lavoro diventa
proprietà
proprietà di altre discipline…
discipline…” (A.S. Graziella dott.ssa Boscolo)
Argomenti proposti dagli AA.SS per la FORMAZIONE 2014
(QUESTIONARI)
1. Ruolo e funzioni A.S. all'interno del SSN
2. Coordinamento tra le diverse figure professionali
3. Maggiore competenza in campo giuridico
4. Conoscenza dei fenomeni sociali con relazione ai servizi alla persona - Mission
dell'Ente
5. Supervisione sui casi - confronto tra professionisti6Metodologie ed intervento di
Servizio Sociale
7. Approccio multidimensionale del Servizio Sociale - quale metodo di miglioramento
della qualità del Servizio
8. Integrazioni tra servizi e risorse territoriali: un dialogo possibile tra linguaggi diversi,
strumenti e metodi per favorirlo
9. Miglioramento della comunicazione ai vari livelli per innescare
processi
di
cambiamento efficaci ed aderenti alle reali esigenze rilevate
10. Lavoro di rete e d'equipe - integrazione professionale
11. Il cambiamento della Società: nuove modalità di azione
12. La comunicazione con gli utenti/familiari
13. I mutamenti nelle politiche sociali: quali novità istituzionali, giuridiche e
culturali?
14.
15.
16.
La qualità degli interventi: stesura di linee guida, protocolli, procedure e verifiche
Individuazione di indicatori per valutare le situazioni e gli interventi professionali
Raggiungere un reale riconoscimento istituzionale del SSP
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
• Fondato nel 2004 da Elisabetta Bianchi e Simonetta Filippini
• Le fondatrici sono Sociologhe ed Assistenti Sociali specialiste
• Si occupano da anni di promuovere una cultura del lavoro sociale
sociale caratterizzata per l’l’attenzione
alle relazioni tra le persone, ai cambiamenti ed alle potenzialit
potenzialità
• Lo studio è stato accreditato dal CNOAS ed iscritto nel registro delle Agenzie
Agenzie formative da
dicembre 2010.
Studio BiFi
Studio Associato di Servizio Sociale e Sociologia
via Garzetta, 20
25133 Brescia
tel./fax 030.2092845
www.studiobifi.it
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Metodologia Studio BiFi
Ciò che caratterizza le proposte di formazione dello studio BiFi è la costante attenzione agli operatori,
operatori,
per lo Studio è fondamentale comprendere quali sono i loro saperi, le loro abilità
abilità professionali e le
loro capacità
capacità di “so…
so…stare”
stare” nelle relazioni d’
d’aiuto.
Dalla condivisione dei punti di forza e delle criticità
criticità individuate è possibile costruire dei percorsi che,
garantendo una integrazione costante tra teoria e pratica professionale,
professionale, consentano di individuare
degli obiettivi formativi realistici, desiderabili e utili, finalizzati
finalizzati a rafforzare la pratica professionale
nella quotidianità
quotidianità.
Consentire agli operatori di incrementare le proprie competenze professionali, implica la possibilità
possibilità di
costruire percorsi di formazione che abbiano contestualmente tre diversi focus di azione:
le conoscenze (il sapere), le abilità
abilità (il saper fare) e gli atteggiamenti (il saper essere).
La loro attenzione si focalizza su queste tre dimensioni, valorizzando la partecipazione
partecipazione attiva dei
singoli, considerati soggetti portatori di esperienze qualificate.
qualificate.
I formatori propongono una metodologia attiva di lavoro, a partire
partire dalle differenti esperienze
lavorative dei partecipanti.
Nel corso dell’
dell’attività
attività formativa si alternano lezioni e contributi teorici ad esercitazioni individuali e
lavori in gruppo utilizzando materiale proposto dai relatori o fornito
fornito direttamente dai partecipanti.
Durante i percorsi ed i laboratori sono forniti materiali bibliografici,
bibliografici, indicazioni di nuovi volumi
pubblicati, di articoli tratti da riviste specializzate, di siti internet di interesse specifico, in modo da
poter garantire un costante aggiornamento professionale.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
“Il Servizio Sociale fra l’integrazione professionale e dei
servizi e e risorse territoriali: metodi e strumenti”
Percorso formativo per AA.SS. Giugno-Dicembre 2014
Distretto Socio-Sanitario A.ULSS 14
17 giugno - 9.00/14.00
“La Pubblica Amministrazione di fronte a domande, pretese e diritti:
diritti: dilemmi e responsabilità
responsabilità
etiche e giuridiche dell’
dell’Assistente Sociale”
Sociale” - Dr.ssa S. Filippini
Obiettivi:
1. Approfondire le conoscenze sulle responsabilità professionali connesse all’esercizio della professione di
assistente sociale.
2. Far emergere i quesiti che più
più frequentemente interrogano gli assistenti sociali, in tema di
responsabilità
responsabilità professionali.
2 luglio - 9.00/14.00
“Condizioni, meccanismi e strumenti per l’
l’integrazione professionale”
professionale” - Dr.ssa S. Filippini
Obiettivo: Favorire la discussione e la definizione condivisa di
di integrazione professionale.
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
11 settembre - 9.00/14.00
“L’integrazione tra servizi e risorse territoriali, un dialogo possibile
possibile tra linguaggi differenti: strumenti e
metodi per favorirlo”
favorirlo” - Dott.ssa E. Bianchi e Dr.ssa S. Filippini
Obiettivo : Individuare le parole chiave che facilitino la collaborazione
collaborazione e la costruzione di connessioni tra
servizi.
14 ottobre - 9.00/14.00
“I conflitti tra mandati istituzionali e domande sociali. Il Servizio Sociale Professionale -
Dott.ssa E. Bianchi
Obiettivo: Individuare i mandati istituzionali e sociali che creano maggiori conflittualità
conflittualità nell’
nell’operatività
operatività
quotidiana.
4 dicembre - 9.009.00-14.00
“Gli strumenti del Servizio Sociale Professionale: quale pertinenza
pertinenza nell’
nell’attuale contesto sociale per la
promozione al cambiamento”
cambiamento” - Dott.ssa E. Bianchi
Obiettivi: 1. Formulare ipotesi concettuali connesse al tema
tema del cambiamento nell’
nell’attuale sistema di
welfare
2. Individuare gli strumenti professionali da utilizzare in relazione all’
all’idea di cambiamento
formulata
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro
Un etica per il lifelong learning
“……Ogni cittadino ha il dovere di
svolgere,
secondo
le
proprie
possibilità e la propria scelta,
un’attività o una funzione che
concorrano al progresso materiale o
spirituale della società”.
(art.4 Costituzione della Repubblica Italiana)
A.S. Graziella dott.ssa Boscolo Todaro