Lascia la scuola
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Lascia la scuola
Lascia la scuola di Magda Morezzi, Insegnante dell’ITC “Q. Sella” con la collaborazione di Ivana Melloni, insegnante dell’ITC “Q. Sella” L’unità didattica venne messa a punto durante la seconda edizione del corso Ricercare per imparare: la funzione formativa dell’archivio, Corso di formazione per docenti (marzo – aprile 2005). Il corso si proponeva di attraversare il campo delle didattiche documentalistiche, che erano assai poco frequentate nella scuola italiana, ma corrispondevano - così si scriveva - “al bisogno di una propedeutica in grado di attrezzare gli studenti ad usare in modo autonomo e consapevole le fonti primarie e secondarie e, in senso lato, le fonti d’informazione”. Nel corso degli anni la situazione non si è modificata sotto questo profilo e ci pare che l’itinerario di ricerca d’archivio esposto nelle pagine seguenti mantenga la sua attualità e, inoltre, illustri assai bene un tema che, in concomitanza con il 70° Anniversario della Resistenza, assume particolare rilievo: il tema della “scelta”. La breve, volutamente breve, ricerca didattica di Magda Morezzi tratta di un episodio diffuso nella realtà scolastica torinese del 1943/44, quando gli studenti sottoposti ai bandi di leva (febbraio 1944) furono costretti a misurarsi con una scelta radicale e stringente: presentarsi ai distretti della Repubblica di Salò o divenire immediatamente renitenti, con tutte le conseguenze immaginabili. E’ l’inizio di un itinerario travagliato, che condusse numerosissimi studenti a sottrarsi alle leve salotine e molti ad aderire alla Resistenza e alcuni a morirvi. Proponiamo ai Colleghi Insegnanti di prendere spunto da questa unità e d’indagare l’argomento a partire dalle risultanze dei registri depositati negli archivi delle scuole superiori torinesi. Potremo ricostruire una piccola mappa di quegli avvenimenti e analizzare le storie individuali che si dipanarono in quel tempo (NdR) Titolo della ricerca” Lascia la scuola” Data di realizzazione della ricerca: anno scolastico 2004/05 Arco temporale: il periodo bellico successivo all’8 settembre del 1943 Scopo della ricerca: realizzare un percorso di ricerca didattica utilizzando in primo luogo le risorse dell’archivio storico della scuola. Verificare attraverso la realizzazione di tale percorso l’applicabilità della sequenza indicata all’indirizzo http://www.istoreto.it/didattica/07_Marchis_Martina_Morezzi.pdf p. 69 “Piste di ricerca” Obiettivi prefissati: rinforzare il metodo della ricerca in ambito storico, per apprendere a ricercare in senso più ampio e imparare ad orientarsi nell’informazione indagare su una vicenda individuale e coglierne il significato nella prospettiva allargata a una generazione di giovani posti dalle circostanze storiche di fronte ad una scelta cruciale promuovere il senso di responsabilità e di appartenenza alla comunità 1 Classi in cui svolgere il lavoro: si è pensato in particolare alla classe finale di una scuola media superiore, ma il percorso, con gli opportuni adattamenti, è applicabile anche ad altre classi e ad altri livelli scolastici Prerequisiti didattici : conoscenza delle linee di fondo delle vicende del periodo in esame in particolare in Italia Strumenti utilizzabili :schede di analisi dei documenti opportunamente predisposte, biblioteca, archivio scolastico e interviste, archivio dell’Istoreto; diari di bordo, mappe, relazioni Metodi utilizzabili: lavoro laboratoriale condotto in gruppo e/o singolarmente Documento di partenza: una lettera tratta dall’archivio storico del “Sella” di Torino Nota. Per l’analisi del documento può essere utilizzata la scheda messa a punto nel corso del seminario, successivamente pubblicata on line a pagina 71 della dispensa Le carte mancanti. Produzioni didattiche e itinerari formativi nella documentazione della scuola, cfr. all’indirizzo: http://www.istoreto.it/didattica/07_Marchis_Martina_Morezzi.pdf La compilazione delle schede di analisi dei documenti è un’operazione ripetuta che si sviluppa con il procedere della ricerca, perché le domande si ampliano e arricchiscono man mano che si trovano le prime risposte; con gli sviluppi si aprono nuove prospettive di lettura e nuovi filoni di ricerca. Un ulteriore esercizio per gli allievi può essere costituito dalla creazione di apposite schede di 2 analisi, autonomamente realizzate dal gruppo classe, indipendentemente dalla scheda proposta Scheda di analisi del documento intestato Associazione nazionale “Sesto Braccio” 1/12/’45 Collocazione 586- g4 Archivio storico dell’Itc-Liceo econ. Aziendale “Q. Sella” diTorino (nel titolario del Sella la sezione g4 è intitolata Varie Tipo Lettera Descrizione delle caratteristiche materiali Supporto (carta, pergamena…): fotocopia Tipo di scrittura (penna, matita, macchina …): scrittura a macchina, destinatario e firma a mano Disposizione della scrittura (righe,colonne…): disposizione per righe, spaziatura fitta Tipo di inchiostro: nero per fotocopie Note di protocollo: la nota di collocazione:586-g4, scritta a mano Carta bollata, marca da bollo, timbri: carta di piccolo formato, mezzo foglio A4, intestata: ASSOCIAZIONE NAZIONALE”SESTO BRACCIO” fra ex detenuti politici e congiunti dei fucilati dai nazifascisti. Sezione di Torino Numero di pagine una sola facciata Confezione (fogli sciolti, fascicolo, registro…) foglio sciolto Conservazione buona, il testo è ben leggibile Elementi identificativi dei contenuti Oggetto o titolo: non è specificato, si ricava dal contenuto. [si veda infra il regesto] Produttore: la firma è dott. A. Pedussia che sottoscrive per l’ Associazione Nazionale VI Braccio, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e la Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Destinatario: la Direzione della Scuola “Q.Sella” di Torino Luogo e data: Torino, I Dicembre 1945 Regesto Il I dicembre 1945 A. Pedussia a nome dell’ Associazione “Sesto Braccio “ , dell’Associazione Nazionale Partigiani e della Gioventù Italiana di Azione Cattolica invita Professori e studenti del “Sella” a partecipare il 30 dicembre 1945 ai funerali solenni di Giorgio Catti, “Partigiano Santo”, sottolineando che era stato alunno dell’Istituto ELEMENTI SIGNIFICATIVI PER LA RICERCA Quali interrogativi apre? Chi era Giorgio Catti? Quando aveva frequentato il “Sella? Quale era stata la sua storia? Quando era morto? Perché viene definito “Partigiano Santo? Che senso ha il riferimento alle vacanze natalizie e il fatto che l’invito a partecipare ai funerali venga diffuso trenta giorni prima della data fissata: 30 dicembre 1945? Perché a Catti vengono riservati funerali solenni, che partono dal Palazzo Arcivescovile di via Arcivescovado 12, alla presenza del Cardinale di Torino e delle Autorità civili e militari? Cosa era l’Associazione Nazionale “Sesto Braccio”? Perché alla Associazione “Sesto Braccio “ e all’Associazione Nazionale Partigiani si affianca anche la Gioventù Italiana di Azione Cattolica? 3 A quali problemi o temi si può collegare? Si può collegare alla lotta resistenziale L’alunno del Sella di cui verranno celebrati i solenni funerali viene definito Partigiano Santo Riguarda solo la scuola o coinvolge una realtà più vasta? Riguarda una vicenda di interesse cittadino e nazionale Quale grado di informazione sul tema possiede chi scrive? Chi scrive pare conoscere bene il personaggio in questione e mostra nei suoi confronti un atteggiamento di grande rispetto e appezzamento Quali intenzionalità e finalità esplicite o implicite si possono ravvisare? Appare chiaro che si vuole dare ai funerali in questione una particolare solennità e sacralità. Lessico (storicamente connotato, desueto,…) L’analisi del linguaggio rivela l’uso di un lessico ricercato e formale un po’ datato in particolare dove dice che “Giorgio Catti ebbe ad onorare con esemplari anni di studio codesto Istituto” Stile (ricercato, quotidiano,…) colto e formale Forma e tono della comunicazione (burocratico, propagandistico,…) Formale e non privo di una certa solennità Ha un nesso con altri documenti sullo stesso argomento o su argomenti correlati? La vicenda si collega ad altri documenti trovati nell’archivio storico del “Q.Sella”. (Vedi infra Registri generali dei voti, 1943-1944 in particolare ed anche, con nota di collocazione 8D,2 la circolare del Provveditore sull’adempimento degli obblighi di leva militare del 5/1/1944). È omessa la pubblicazione del registro, di grande formato. È possibile per ciascun insegnante di scuola media superiore consultare un registro coevo del proprio Istituto: molto facilmente ritroverà accanto ad alcuni nominativi la scritta: “Lascia la scuola” Scheda di analisi dl Registro generale dei voti 1943/44 Collocazione Archivio storico dell’Itc-Liceo econ. Aziendale “Q. Sella” di Torino 1943-44 Tipo Registro generale dei voti Descrizione delle caratteristiche materiali Supporto (carta, pergamena…) carta di grande formato (grandi dimensioni) Tipo di scrittura (penna, matita, macchina …) a mano Disposizione della scrittura (righe, colonne…) per righe e colonne seguendo lo schema predisposto dalle tabelle a stampa Tipo di inchiostro nero Numero di pagine pagine non numerate Confezione (fogli sciolti, fascicolo, registro…) registro rilegato con copertina in tessuto nero con impressa la scritta “Registro generale dei voti” dell’anno1943/1944 Conservazione buona Elementi identificativi dei contenuti Oggetto o titolo registrazione delle valutazioni e dell’esito ottenuti dagli alunni alla conclusione dei trimestri e agli esami di riparazione e licenza Produttore Istituto tecnico Q. Sella di Torino L’eleganza della scrittura e la sua uniformità fanno pensare a una compilazione da parte di un addetto della Segreteria. Destinatario chi all’interno o all’esterno della scuola voglia assumere dati sulla carriera scolastica di un alunno 4 Luogo e data Torino Le date sono quelle degli scrutini trimestrali, finali o di esame. Sotto l’annotazione: “Lascia la scuola” non è riportata data, compare invece la data di iscrizione a scuola. Per Catti 18 novembre1943 (La data è quella del pagamento della tassa di laboratorio. Catti, figlio di mutilato di guerra, è esente da tasse scolastiche) Regesto Suddivisi per classi e in ordine alfabetico si leggono i voti trimestrale e gli esiti degli scrutini o degli esami di riparazione o licenza degli alunni dell’Istituto per ragionieri Q. Sella di Torino. Di ciascuno sono registrati i dati anagrafici, il numero di matricola e l’indirizzo. La scritta “Lascia la scuola “, che compare accanto ai nomi di numerosi studenti del ‘23-‘24-‘25, rinvia alla chiamata alle armi da parte della RSI. ELEMENTI SIGNIFICATIVI PER LA RICERCA Quali interrogativi apre? Quale era stato il percorso scolastico di Catti? Quando e perché aveva lasciato la scuola ? Quanti dei suoi compagni accanto al cui nome compare la scritta “Lascia la scuola” hanno compiuto la scelta di combattere nelle file partigiane? Quanti si sono arruolati nell’esercito della RSI? Quando era stato emanato il bando di chiamata alle armi ? Ai giovani di quali anni era rivolto? Quale era il tono del bando e quali le pene comminate a chi non avesse obbedito? Quale era stata tendenzialmente la risposta al bando in ambito locale e nazionale? A quali problemi o temi si può collegare? Si rivela interessante non solo per ricostruire la vicenda di Giorgio Catti, ma quella di tutti i giovani della stessa età costretti a lasciare la scuola dalla chiamata alle armi della Repubblica Sociale italiana Riguarda solo la scuola o coinvolge una realtà più vasta? Riguarda la scuola Ulteriori riferimenti vanno ricercati altrove, seguendo le vicende dei singoli individui e le indicazioni cronologiche Quale grado di informazione sul tema possiede chi scrive? La ricostruzione della carriera scolastica degli studenti è puntualmente documentata; il registro non riporta altri dati. Quali intenzionalità e finalità esplicite o implicite si possono ravvisare? Lo strumento, strettamente burocratico, non ha altra finalità che quella di documentare gli esiti scolastici dei singoli alunni. Stile (ricercato, quotidiano,…) per formule Forma e tono della comunicazione (burocratico, propagandistico,…) burocratico Ha un nesso con altri documenti sullo stesso argomento o su argomenti correlati? Per la ricostruzione delle vicende scolastiche dei singoli alunni rinvia ai registri degli anni precedenti e seguenti. Per chiarire il significato della scritta: ”lascia la scuola” è invece necessario ricorrere ad altri strumenti facendosi guidare delle date. Nell’archivio del Sella si veda 8D2 per la chiamata alle armi dei giovani delle classi 1923-‘24-’25 e per la vicenda di Catti si rimanda al già citato documento, conservato in 586 g4. Nel Registro della corrispondenza è annotata una circolare ai presidi relativa alla chiamata alla leva in data 6/2/1943 F2. Non è stata però ritrovata nell’archivio. Lessico (storicamente connotato, desueto,…) strettamente legato alla burocrazia scolastica 5 3° documento: circolare del Provveditore agli Studi di Torino, 5 gennaio 1944 La circolare riguarda l’obbligo del personale dipendente a dichiarare la posizione dei figli maschi nei confronti dell’assolvimento del servizio militare. Conferma l’esistenza degli obblighi esistenti per tutti i ragazzi del 1923, 1924, 1925. Trascrizione del testo Provveditorato agli Studi di Torino Prot. N. 70 Torino, 5 gennaio 1944 XXII OGGETTO: Adempimento degli obblighi di leva militare AI PRESIDI DEGLI ISTITUTI E SCUOLE DEGLI ORDINI SUPERIORI CLASSICO E TECNICO, DELLE SCUOLE MEDIE TECNICHE PROFESSIONALI E DI AVVIAM.TO [sic] GOVERNATIVE, PAREGGIATE E [………….] [……………] AGLI ISPETTORI SCOLASTICI AL DIRETTORE […………………] della PROVINCIA AL RETTORE DEL [CONVITTO] NAZIONALE UMBERTO I° […………..] Vogliate comunicarmi entro il 25 c. m. i nomi e le rispettive sedi scolastiche del dipendente personale maschile e femminile anche non insegnante: a) i cui figli maschi appartenenti alle classi 1923, 1924, 1925 hanno ottemperato agli obblighi di leva; b) i cui figli maschi appartenenti alle dette classi di leva, per qualunque motivo, non hanno corrisposto al detto precetto . c) Tali notizie [desumerete] dalle dichiarazioni scritte che richiederete agli interessati. Il Provveditore [……………] 6 Scheda di analisi della circolare del Provveditorato agli studi di Torino 5/1/1944 Collocazione 8 D2 Archivio storico dell’Itc-Liceo econ. Aziendale “Q. Sella” diTorino Tipo Circolare Descrizione delle caratteristiche materiali Supporto (carta, pergamena…): fotocopia Tipo di scrittura (penna, matita, macchina …): scrittura a macchina, destinatario e firma a mano Disposizione della scrittura (righe,colonne…): disposizione per righe, spaziatura fitta Tipo di inchiostro: nero per fotocopie Note di protocollo: la nota di collocazione:8 D2, scritta a mano Carta bollata, marca da bollo, timbri: carta di piccolo formato, mezzo foglio A4, intestata: Provveditorato agli Studi di Torino Numero di pagine una sola facciata Confezione (fogli sciolti, fascicolo, registro…) foglio sciolto Conservazione buona, il testo , leggibile, ma con delle sbavature dovute probabilmente al tipo di carta e all’inchiostro dell’originale. Elementi identificativi dei contenuti Oggetto o titolo: Adempimento degli obblighi di leva militare Produttore: il Provveditore (firma illeggibile) Destinatari: PRESIDI E DIRETTORI DEGLI ISTITUTI E SCUOLE DEGLI ORDINI SUPERIORI CLASSICO E TECNICO DELLE SCUOLE MEDIE TECNICHE, PROFESSIONALI E DI AVVIAMENTO GOVERNATIVI PAREGGIASTI E LEGALMENTE RICONOSCIUTI. ISPETTORI SCOLASTICI. DIRETTORI DIDATTICI GOVERNATIVI DELLA PROVINCIA. RETTORE CONVITTO NAZIONALE UMBETO I NOVALESA Luogo e data: Torino, 5/1/1944 XXII Regesto Il Provveditore richiede ai capi d’Istituto, entro 20 giorni, la segnalazione dell’adempimento o meno degli obblighi di leva militare dei figli (classi 1923-‘24-’25) dei dipendenti, docenti o non docenti. Questi ultimi dovranno rilasciare dichiarazione scritta. ELEMENTI SIGNIFICATIVI PER LA RICERCA Riguarda solo la scuola o coinvolge una realtà più vasta? Riguarda una vicenda di portata nazionale; la chiamata alle armi da parte della RSI A quali problemi o temi si può collegare? Dal fatto che la richiesta di dichiarazione scritta sia rivolta ai genitori si evince che la chiamata alle armi non avesse dato i risultati aspettati Quali interrogativi apre? Quando era stata emanata dalla RSI la prima chiamata alle armi dei giovani delle leve in questione? Quanti avevano aderito alla chiamata? Venivano usati anche altri mezzi di controllo e pressione sui giovani? L’archivio scolastico conserva le risposte inoltrate dal Preside? Vennero presi dei provvedimenti nei confronti dei dipendenti che avevano figli renitenti alla leva? La RSI arrivò a misure più drastiche di pressione nei confronti dei renitenti? Quale grado di informazione sul tema possiede chi scrive? Chi scrive, evidentemente edotto dai vertici militari della scarsa risposta alla chiamata di leva, si rende disponibile ad esercitare una funzione di controllo nel settore della scuola. 7 Quali intenzionalità e finalità esplicite o implicite si possono ravvisare? Appare chiaro che si vuole esercitare una pressione nei confronti dei genitori. Lessico (storicamente connotato, desueto,…) Burocratico Stile (ricercato, quotidiano,…) Formale Forma e tono della comunicazione (burocratico, propagandistico,…) L’analisi del linguaggio rivela nel tono secco e perentorio il carattere impositivo della richiesta Ha un nesso con altri documenti sullo stesso argomento o su argomenti correlati? Appare evidente il nesso con il Bando Graziani, 18 febbraio 1944, in cui viene comminata la pena di morte ai renitenti alla leva a ai disertori Gli sviluppi della ricerca L’attenzione, inizialmente concentrata sulla figura di Giorgio Catti e sulla ricostruzione della sua vicenda, si è andata già nella consultazione del Registro generale dei voti 1943/44 spostando su tutto un gruppo di giovani chiamati alle armi in drammatiche circostanze storiche. Vennero infatti obbligati, a diciotto anni, a compiere una scelta cruciale, passando dai banchi di scuola o alle file partigiane o alle brigate nere; oppure furono costretti a nascondersi o, in rari casi, a restare nella condizione, privilegiata, ma comunque problematica, in quel preciso momento, di esentato dalla leva. Proprio questo difficile passaggio ci è parso interessante e, in questa prospettiva, la ricerca su Catti e quella sui suoi compagni di scuola e i suoi coetanei ci sono sembrate complementari. Le abbiamo perciò seguite entrambe, nella misura in cui potevano essere conciliabili con i tempi stretti del lavoro scolastico. Appurato, con una rapida consultazione in biblioteca (o in Internet), quali fossero state le classi di leva chiamate alle armi dopo l’8 settembre e la nascita della Repubblica sociale, era opportuno ritornare nell’archivio scolastico alla ricerca di documenti che ci chiarissero in quale forma la Repubblica sociale si fosse rivolta alle scuole per la chiamata alle armi dei giovani studenti. Nell’archivio del “Sella” abbiamo trovato una traccia nel Registro della corrispondenza, che rinviava ad una circolare del 6/12/1943 su questa materia, rivolta ai presidi e protocollata F2/928, ma non abbiamo rinvenuto tale circolare. Abbiamo invece trovato un’altra circolare, protocollata 8 D2, datata 15 gennaio 1944, proveniente dal Provveditorato agli studi di Torino che imponeva ai capi d’Istituto di richiedere e comunicare, entro il 25 dello stesso mese, le informazioni desunte dalle dichiarazioni scritte sull’adempimento o meno degli obblighi di leva da parte dei figli maschi (classi ‘23/’24 e ’25) dei dipendenti maschi e femmine, insegnanti e non insegnanti. Richiesta che, pur nella sua veste burocratica, appare decisamente intimidatoria anche nei confronti dei famigliari, se si tiene presente che ai giovani,considerati renitenti alla leva, verrà comminata la pena di morte con il bando emanato di lì a poco, il 18 febbraio 1944. Anche in questo caso il documento dell’archivio scolastico appare significativo se si integra nel quadro delle informazioni più ampie che si possono desumere dal quadro storico e reperire da altre fonti. Abbiamo consultato poi l’archivio dell’Istoreto, che era in grado di fornirci informazioni su Catti e sugli altri giovani, accanto al cui nome compariva sul Registro generale dei voti la scritta “Lascia la scuola”, nel caso che avessero compiuto la scelta di combattere nella Resistenza. Il raffronto tra i nomi del registro scolastico e la Banca dati del Partigianato, che riporta i dati dei Ministero della Difesa, raccolti a guerra finita per il riconoscimento dei partigiani combattenti, dei patrioti e dei benemeriti della Guerra di Liberazione (consultabile anche on line all’indirizzo http://intranet.istoreto.it/partigianato/default.asp) ci ha rivelato che non solo 8 Catti, ma anche altri studenti della stessa classe avevano compiuto la scelta coraggiosa di combattere per la Resistenza. Nel piccolo gruppo degli studenti della classe quarta 1943/44 troviamo inizialmente 23 iscritti, 16 maschi e 7 femmine; a fine anno i licenziati saranno11, 4 maschi e 7 femmine. Se concentriamo l’attenzione sul gruppo maschile, chiamato alle armi, possiamo notare che: 1 giovane non ha mai frequentato 4 sono arrivati al diploma dopo aver frequentato regolarmente ( ne possiamo desumere che fossero esenti dagli obblighi di leva) accanto a 11 nomi troviamo l’annotazione “lascia la scuola”. Di ben 6 di questi undici abbiamo trovato traccia nella Banca dati del Partigianato, che li qualifica come partigiani o patrioti e ne chiarisce l’inquadramento. A questi 6 si aggiunge un settimo giovane, anch’esso partigiano, di cui non abbiamo trovato notizia nella suddetta banca dati, ma che ci è stato presentato come tale dalla testimonianza di un compagno partigiano. La ricerca in biblioteca e le fonti di memoria In biblioteca abbiamo cercato di ricostruire la situazione storica del momento e il clima in cui la decisione, oggetto della nostra attenzione era maturata. Giuseppe Mayda, in Guerra, fascismo e liberazione. L’Italia dal 1940 al 1945, Edizioni Centrostampa, 1984, racconta della chiamata alle armi degli studenti: “Il 16 ottobre 1943 Salò annuncia la chiamata alle armi dell’ultima aliquota del 1924 e dell’intera classe del 1925, quattro giorni dopo riprendono a funzionare gli uffici di leva e il 9 novembre compare il bando che secondo i calcoli dei capi della repubblica dovrebbe dare un gettito di 300.000 reclute. La radio, i quotidiani, le riviste il cinegiornale sono mobilitati per spingere i giovani ai distretti: ”Agli studenti - dice una delle “veline” del Ministro della Cultura Popolare - occorre ricordare che in tutte le ore più gravi della nostra storia la gioventù studiosa d’Italia ha saputo anteporre la Patria a qualsiasi a qualsiasi altra esigenza, a qualsiasi aspirazione”. Sempre Mayda ci dice che dietro la retorica di questo appello vi è in realtà un duro obbligo. I giovani delle classi richiamate devono essere denunciati dalle scuole stesse e allontanati dalla scuola. Malgrado ciò solo circa 100.000,nei territori sottoposti alla RSI, si presentano ai distretti militari. Il 18 febbraio ai renitenti viene minacciata la pena di morte e pene detentive da 10 a 15 anni a quelli che li nascondono. Altri 60.000 rispondono alla chiamata, ma lo fanno senza convinzione e alla prima occasione disertano ( nell’aprile del ’44 già 25.000 sono i disertori) o fanno sentire la loro protesta. “All’aprile 1944 i soldati richiamati da Salò e che hanno abbandonato i reparti sono oltre 25.000…” (G. Mayda, cit.). Per dare maggiore spessore ai dati numerici, già di per sé significativi, abbiamo cercato di approfondire lo scavo per cercare di comprendere meglio la realtà storica e come quei giovani avessero vissuto il drammatico momento in cui dovevano abbandonare la scuola per affrontare la guerra, compiendo la scelta di darsi alla macchia per combattere in una Resistenza allora al suo nascere o rispondere alla chiamata di leva ed entrare nell’esercito della Repubblica di Salò. “Per la prima volta nella storia dell’Italia unita gli italiani vissero in varie forme un’esperienza di disobbedienza di massa. Il fatto era di particolare rilevanza educativa per la generazione che, nella scuola elementare, aveva dovuto imparare a memoria queste parole del libro unico di Stato: ”Quale dev’essere la prima virtù di un balilla? l’obbedienza! e la seconda? l’obbedienza!” (in caratteri più grandi) “e la terza ? l’obbedienza!”(in caratteri enormi). Così scrive Claudio Pavone, in Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza (Bollati-Boringhieri, Torino, 1991, p. 26). 9 Pavone sottolinea poi che le circostanze storiche in cui questi giovani, e ovviamente non solo loro, furono chiamati a scegliere sono improntate dal nesso necessità-libertà in cui ciascuno deve prendere posizione assumendosi una responsabilità che lo compromette fino in fondo. Nelle testimonianze raccolte nei libri abbiamo incontrato diversi stati d’animo e diverse sensibilità; Giaime Pintor, certo più maturo dei nostri studenti, ha piena consapevolezza che le sue doti personali e i suoi gusti lo predisporrebbero ad un altro stile di vita, ma non esita a lanciarsi nell’azione partigiana rendendosi conto che “ è l’unica possibilità aperta” (Roberto Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1953, p.184). I giovani che scelgono di diventare partigiani condividono, almeno inizialmente un forte entusiasmo, quasi una sorta di euforia, poiché colgono nella lotta l’occasione di un mutamento radicale, la possibilità di essere liberi, malgrado i rischi che dovranno affrontare (Vedi C. Pavone, cit., pp.27, 28). Qual era l’atteggiamento di coloro che sceglievano invece di combattere sul fronte opposto? La risposta l’abbiamo cercata nelle lettere di Caduti della Repubblica sociale. Nei testi sopra citati di Pavone e di Battaglia abbiamo trovato stralci di tali lettere ed altri ci è stato facile reperire in Internet. Vi si colgono coraggio e amor di patria, senza dubbio sinceri, e non si può non provare profonda pietà dinanzi alla sorte tragica toccata a tanti giovani, morti dalla parte sbagliata. Soprattutto perché, se si confrontano le loro parole con quelle scritte, in circostanze analoghe, nelle lettere dei condannati a morte della Resistenza, si nota che i militi della Repubblica non sono, al contrario dei partigiani, illuminati dalla speranza in un futuro migliore. Spesso si affidano alle formule che l’educazione fascista ha inculcato in loro, vivono la loro sorte come una testimonianza di disperato eroismo fine a se stesso, senza illusioni, senza futuro, mentre per i partigiani la morte è il tragico prezzo da pagare per un avvenire diverso per tutti, a cominciare dai propri cari. La riflessione su questi diversi atteggiamenti porta considerare non solo le colpe storiche del fascismo, responsabile di aver negato ogni speranza a questi giovani, ma anche la situazione generale dell’Italia, dove la lotta sarà ancora lunga, ma che è ormai evidentemente schierata contro Mussolini e i suoi ultimi seguaci, che si sentono condannati e irrimediabilmente soli. La vicenda di Catti e quelle dei suoi compagni A questo punto abbiamo cercato di approfondire la nostra ricerca cercando di mettere a fuoco i destini individuali dei nostri studenti della IV B del Q. Sella a cominciare da Giorgio Catti Il carattere drammatico della vicenda è apparso in tutta la sua forza quando nel Fondo Vanossi dell’Istoreto abbiamo avuto modo di leggere i documenti che raccontano quale fosse stata la sua fine. Nel Diario della prima Divisione alpina Val Chisone “Adolfo Serafino”, curato da Felice Giulio Bausano, sono descritti l’agguato, l’incendio e la feroce uccisione di cui fu vittima con un compagno il 27 dicembre del 1944. “Un centinaio di uomini della “Folgore” sorprendeva, alle cinque del trenta dicembre, nella villa Pastore di Cumiana, otto patrioti della banda guastatori “G. Morello”, sei nostri volontari potevano porsi in salvo eclissandosi nella campagna ma il comando di distaccamento Erminio Long e G. B. cadevano prigionieri. Erminio, per l’eroico netto rifiuto di rivelare il luogo in cui si trovavano Lupo ed i volontari della “guastatori”, veniva barbaramente trucidato con percosse a colpi di calcio d’arma. Il B. , al contrario, conduceva senz’altro i fascisti alla cascina Richetta di Cumiana ove erano alloggiati Lupo ed il comandante di distaccamento Giorgio Gatti (Rossi.)(sic) Al rumore sospettoso di voci ,e di passi, entrambi abbandonavano la camera da letto e si rifugiavano con il figlio dell’affittuario, Michele Levrino, classe 1925,, nel predisposto nascondiglio del fienile senza che i nemici li scorgessero. La testimonianza della signora Levrino, permette di precisare che il traditore chiarì ai fascisti la circostanza che le lenzuola erano ancora imbevute di calore umano, per (cui) era da dedurre, che i ricercati dovevano sicuramente trovarsi nel fienile. 10 E gli atroci ”senza Dio” non indugiavano ad appiccare il fuoco all’edificio sollecitando, con gli inviti più sconci, i due patrioti ad arrendersi. Mentre i vili chiedevano ancora beffardamente, con gran vociare e derisione, a Lupo se fosse bella la morte fra le fiamme, i nostri due ufficiali ed il Levrino le sopportarono fino al limite massimo della resistenza fisica e poscia, quasi trasformati in torca viventi, si slanciarono sull’aia rifiutando per anco la resa. Intanto tre scariche di mitra li fulminavano in un unico rogo. Compiuto il delitto ed ucciso, fra l’altro, per rappresaglia, un toro della famiglia Levrino, il capo della squadra intimava di non tributare onoranze pubbliche alle spoglie che dovevano essere trasportate direttamente al cimitero di Cumiana ed inumate con l’intervento dei soli famigliari. Le tre salme, oltre a numerose ferite di arma da fuoco al petto e al viso, presentavano i segni di orribili ustioni” (Archivio Istoreto, FV 1, fasc. 4). La lettera che ha dato l’avvio alla nostra breve ricerca testimonia che la vicenda del giovane Catti già nell’immediato non era passata inosservata; la coerenza della sua breve vita aveva colpito i suoi contemporanei che, nel definirlo ”partigiano santo”, come dice la lettera in questione, e nell’ esaltarne la figura, dalla militanza nell’Azione Cattolica alla dedizione ai ragazzi poveri, fino all’azione partigiana in Val Chisone, avevano voluto sottolineare un fondamentale aspirazione alla libertà dell’anima della Chiesa locale (e nazionale) al di là delle compromissioni col potere. (Cfr. R.Marchis, Guerra e Resistenza nella posizione della Curia torinese, in L’insurrezione in Piemonte, ISRP, Milano,1987). D’altronde la scelta di celebrare per lui funerali solenni ha senza dubbio forte valore simbolico nel momento in cui era in gioco anche il futuro assetto politico dell’Italia. Se è stato facile reperire notizie su Catti meno facile è stato ricostruire le vicende degli altri suoi compagni di scuola partigiani. Si è appassionatamente dedicata a questo compito la professoressa Ivana Melloni, che, partendo dalle scarne notizie contenute nella già citata Banca del Partigianato, è riuscita a contattarne e ad incontrarne alcuni. Particolarmente coinvolgente è stato l’incontro con Francesco Megna ed Eligio Boccadoro, compagni di scuola e di Resistenza partigiana in Val Pellice e in Val Germanasca. Megna in particolare è risultato prezioso per ricostruire il clima in cui era avvenuto il forzato distacco dalla scuola e maturata la scelta partigiana. Megna ricorda infatti, accanto ad alcuni insegnanti dichiaratamente fedeli alla Repubblica, altri solidali con la sua decisione di combattere che lo invitarono ad essere fermo e deciso nei suoi propositi e lo aiutarono poi, dopo la liberazione, con delle lezioni a prepararsi per sostenere gli esami di diploma. Per situare meglio le vicende di questi giovani ci siamo infine soffermati brevemente a considerare la carta delle zone operative partigiane del Piemonte e in particolare le attività della IV zona, che comprendeva anche Torino, poiché in essa soprattutto furono attivi i nostri studenti. In conclusione Il percorso brevemente ripreso in questa nota, come spesso accade alle ricerche scolastiche, ha lasciato certamente dei punti appena sfiorati e degli interrogativi insoluti, ma nella prospettiva scolastica sono spesso proprio le sollecitazioni che vengono dall’irrisolto a lasciare traccia, sollecitando ulteriori ricerche. Al di là del fascino del non finito vogliamo sottolineare che speriamo che la ricerca messa in campo, anche sulla spinta del sessantesimo della Liberazione, sia riuscita a sottrarsi ad una visione manichea ancora troppo presente nella lettura di un recente passato spesso strumentalizzato a fini politici. Al tempo stesso però speriamo di essere riusciti ad evitare quell’appiattimento di prospettiva che talora, anche in nome di una dovuta pietà e di un sacrosanto rispetto, mette sullo stesso piano chi si è schierato in un campo e chi nell’altro, finendo per nascondere la realtà della storia. 11