Prologo Lago George, colonia di New York, 8

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Prologo Lago George, colonia di New York, 8
P rologo
L ago George, colonia di New York, 8 settembre 1755.
I raggi del sole incalzavano il drappello, luce di sangue filtrava nel bosco.
L’uomo sulla barella strinse i denti, il fianco bruciava. Guardò in basso, gocce
scarlatte stillavano dalla ferita.
H endrick era morto e con lui molti guerrieri.
Rivide il vecchio capo bloccat o sotto la mole del cavallo, i Caughnawaga che si
avventavano su di lui.
G li indiani non combattevano m ai a cavallo, ma Hendrick non poteva più correre
né saltare. Avevano dovuto issarlo sull’arcione. Quanti anni aveva? Gesù santo,
aveva incontrato la regina Anna. Era Noè, Matus alemme.
Era morto combattendo il nem ico. Una fine nobile, persino invidiabile, se s olo si
foss e trovato il cadavere per dargli sepoltura cris tiana.
William Johnson lasciava andare i pensieri, un volare di rondini, mentre i
portatori marciavano lungo il sentiero. Non voleva chiudere gli occhi, il dolore lo
aiut ava a stare sve glio. Pensò a J ohn, il primogenito, ancora troppo giovane per la
guerra. Suo figlio avrebbe ereditato la pace.
Voci e schiam azzi segnalarono l’accamp amento. Le donne strillavano e
inveivano, domandavano di figli e mariti.
Lo deposero dentro la tenda.
– Come vi sentit e?
Riconobbe il viso arcigno e gli occhi grigi del capitano Butler. Tentò di sorridere,
ottenne solo una smorfia.
– Ho l’inferno nel fianco destro.
– Segno che siete vivo. Il dott ore sarà qui a momenti.
– I guerrieri di Hendrick?
– Li ho incontrati mentre t ornavo qui. Scalpavano cad averi e feriti, senza
dist inzione.
William reclinò il capo sul giaciglio e prese fiato. Aveva dato la sua parola a
Dieskau: nessuno avrebbe infierit o sui prigionieri francesi. Hendrick aveva strappato
la p romessa ai guerrieri, ma Hendrick era morto.
U n uomo basso entrò nella tenda, paonazzo, chiazze di sudore sulla giacca.
William Johnson sollevò la tes ta.
– Dottore. Ho qui una rogna p er voi.
Il medico gli sfilò la giubba, a iutato dal capitano Butler. Tagliò le brache con le
forbici e prese a lavare e tamponare la ferita.
– Siete fortunato. La pallottola ha toccato l’os so ed è rimbalz ata via.
– Sentito, Butler? Respingo i p roiettili.
Il capitano borbottò un ringraziamento a D io e offrì uno straccio a William,
perché potesse morderlo mentre i l medico cauterizzava la ferita.
– Non alzatevi. Avete perso molto sangue.
– Dottore… – William aveva il volto teso e slavato, la voc e era un rantolo. – I
nos tri uomini stanno conducendo al campo i p rigionieri franc esi. Tra loro c’è un
ufficiale, il genera le Dieskau. È ferito, forse privo di sensi. Vorrei che gli prestaste
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le vostre cure. Cap itano, accompa gnate il dottore.
Butler e il medico fecero per dire qualcosa, ma William li anticipò: – Posso
rest are da solo. Non morirò, ve l’assicuro.
Butler annuì senza dire nulla. I due si con gedarono. Per impedirsi di svenire,
William tese le orecchie e concentrò il pensiero s ui rumori.
Vento a scrollare i rami.
Richiami di corvi.
G rida lontane.
G rida più vicine.
G rida di donne.
U n trambusto improvviso att raversò il campo. William p ensò fosse Butler di
ritorno con i prigionieri.
G uardò fuori dalla tenda. Un gruppo di guerrieri M ohawk: urlavano e
piangevano, i tomahawk alti sop ra le teste. Trascinavano i Caughnawaga con una
corda al collo, le mani legate diet ro la schiena. Le donne del campo li vessavano con
calc i, pugni e lanci di pietre.
Il drappello si fermò a non più di trenta iarde. Nessuno dei guerrieri guardò verso
la t enda: erano dim entichi di tut to, ogni senso teso alla vendetta. Il più agitato si
muoveva avanti e indietro.
– Non siete uomini. Siete cani, amici dei F rancesi! Hendrick vi aveva d etto di
non alzare le armi contro i vostri fratelli! Vi avev a avvertiti!
A fferrò un prigioniero per i capelli, lo trascinò in ginocchio e recise lo s calpo.
Quello cadde nell a polvere, pres e a urlare e contorcersi. Le donne lo finirono a
bas tonate.
William sentì i l sudore gelare la pelle.
U n secondo prigioniero venne scotennato, le donne lo pres ero a calci prima di
pugnalarlo a morte.
William pregò che tra i morituri non vi fos sero bianchi. F inché rimaneva una
questione tra indiani, poteva risparmiarsi di intervenire.
H endrick era morto. Figli e fratelli erano morti. I Mohawk avevano diritt o alla
vendetta, purché non toccassero i Francesi: servivano per gli scambi di ostaggi.
Il terzo Caughnawaga crollò a terra con il cranio sfondato.
A l quartier generale di Albany i caporioni mandati dall’Inghilterra non vol evano
cap ire. Non si pot eva combattere come in Europa. I Francesi scatenavano le tribù
contro i coloni inglesi. Incursioni, incendi e saccheggi. Petite gu erre, la chiamavano.
I Francesi avevano un nome per ogni cosa. All’alto comando britannico serviva lo
stomaco di reagire con la stess a moneta. Era in gioco il dominio su un intero
continente.
L’arrivo di nuovi prigionieri interruppe le riflessioni. Civili bianchi, furieri,
maniscalchi e soldati con la divisa lacera. Uno dei guerrieri tras cinò fuori dal gruppo
un ragazzo. Indoss ava l’uniforme da tamburino d el reggimento.
William era sp ossato. Coglieva a fatica le p arole, ma la sorte del ragazzino era
chiara. Un altro guerriero affrontò il primo, che già mostrava il coltello.
Con le penne sul capo e il corp o dipinto, ricordavano due galli in un’arena.
– Porta la divis a dei francesi. N on puoi prendere il suo scalp o!
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– L’ho sentito p arlare caughnawaga.
– Hendrick ha detto che i prigionieri bianchi spettano ai padri inglesi.
– Guardalo in faccia, ti sembra un bianco?
– Se Hendrick fosse qui ti scaccerebbe.
– Io voglio vendicarlo.
– Tu lo disonori.
– Vuoi aspettare che cresca e diventi un guerriero? Meglio ucciderlo subito, ora
che i traditori Caughnawaga sono in fuga e ci temono.
– Stupido! Warraghiyagey si infurierà con te.
William Johns on sentì scandire il proprio nome indiano. Warraghiy agey,
«Conduce Grandi Affari». Fece leva sui gomiti, doveva intervenire.
Vide il coltello c alare sulla chioma del tambur ino. Riempì i p olmoni per gridare.
Q ualcosa colpì il guerriero al volto.
La pietra rimbalzò per terra. L’uomo lasciò la presa, portò la mano alla bocca,
toss ì, sputò sangue. Una sagoma p iccola e veloce gli fu addosso e lo spinse via.
U n guizzo di p elle di cervo e capelli corvini. Ruggiva contro i guerrieri, che
arretravano interdetti.
– Siete senza onore, – gridò la giovane donna. – Dite di voler vendicare
Hendrick, ma è i l denaro degli Inglesi che volete, dieci sce llini per ogni scalpo
indiano!
Si avvicinò al guerriero che ancora stringeva il pugnale e gli sputò addosso.
L’uomo avrebbe vo luto colpirla, ma lei lo incalzò .
– È poco più di un bambino. Non ha sparat o un colpo. Potrebbe avere l’ età di
mio fratello –. Indicò un ragazz o dall’aria attenta, al margine del cerchio di donne
che si era radunato intorno all a scena. – Quando avrete incassato la pa ga, la
spenderete per comprarvi il rum. Quelli che oggi si dànno ari e da grandi guerrieri,
domani rotoleranno nel fango come porci.
Il guerriero le indirizzò un gest o di sdegno prima di ritirarsi.
La donna si rivolse agli altri. – Non pensat e che agli scalp i, ma gli scalp i non
vanno a caccia, non portano a cas a il cibo, non coltivano gli ort i. Siete tanto ubriachi
di s angue da calp estare le nostre usanze? O ggi molte donne hanno perso figli e
mariti. Vanno risarcite con nuove braccia –. Guardò il giovane tamburino dall’ alto in
bas so. – Dobbiamo adottare i p rigionieri come nuovi figli e fratelli, secondo la
tradizione. La madre di mia madre fu adottata, veniva dai Grandi Laghi. Lo stesso
Hendrick divenne un Mohawk in questo modo. Voi lo avreste ucciso!
Le donne si s postarono alle spalle della giovane. Insiem e fronteggiarono i
guerrieri. Gli uomini scambiarono occhiate incerte, poi si allontanarono con finta
indifferenza e molt i borbottii.
William Johnson si abbandonò sulla branda.
Conosceva quel la furia, l’aveva vista bambina.
M olly, figlia del sachem Brant Canagaraduncka.
D a sola teneva t esta ai guerrier i.
D ecideva la sort e di un prigion iero.
P arlava come avrebbe fatto Hendrick.
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