Visitare Paverano è sentirsi bene a

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Visitare Paverano è sentirsi bene a
re che tanti siano abbandonati
un po’ a loro stessi!” (Michael)
“S
ono entrata al Paverano
pensando di dare, ma
una volta uscita mi sono accorta di quanto avessi ricevuto;
non dimenticherò mai le storie che ho ascoltato e le persone che me le hanno raccontate” (Sara)
“Ti
lasciano sempre qualcosa, anche solo il fatto di far riaffiorare la consapevolezza di situazioni che altrimenti non fanno parte del nostro vivere quotidiano, o almeno non per tutti” (Fabrizio)
“E
sperienza decisamente
intensa ma positiva, accoglienza eccezionale e struttura molto bella” (Stefano)
Un
grazie speciale va al
personale, che anche
in questa occasione si è dimostrato molto accogliente:
“Riguardo l’organizzazione
del posto e dei dipendenti, mi
sembrano persone in gamba,
disponibili nei nostri confronti e che fanno il possibile per
mantenere una sorta di ‘allegria’ anche in certe situazioni
lavorative” (Paolo L.)
“C
oncordo con Paolo riguardo alla disponibilità e la gioia dei lavoratori del
Paverano. Ricorderò per sempre gli sguardi felici delle persone che ci vedevano entrare
e il sorriso di quando ci sentivano suonare: bellissimo; è indescrivibile sentirsi dire ‘grazie per quello che avete fatto’”
(Marta)
“O
ttima accoglienza e aiuto da parte del personale… Giornata fantastica che mi
ha fatto tornare con un qualcosa di bello a casa” (Manuel)
Ritiro di Quaresima
G
iovedì 21 febbraio un bel
gruppo di volontari e qualche laico orionino di altre realtà si è riunito nel teatro per
partecipare al ritiro condotto da Don Gianni Castignoli sul tema: Chiamati a vivere
più di fede passando attraverso la storia di Abramo, la visita
dei Magi e l’esperienza di Don
Orione. Condizione essenziale
per giungere alla fede è il desiderio di Dio e l’amorevole
apertura al prossimo.
Il cammino di fede può sintetizzarsi in tre tappe. La ricerca: avvertire il bisogno di qualcosa-qualcuno che colmi il nostro vuoto, disposti ad affron-
tare avventura e fatica d’un
cammino, pronti ad un distacco doloroso, tenendo accesa
la fiamma del desiderio di Dio
di cui la fede vive. Le domande: ad Abramo che chiede il significato del suo viaggio Dio risponde “guarda in cielo e conta le stelle... tale sarà la tua discendenza”; ai Magi risplende
di nuovo la stella quando credevano d’essersi smarriti nella
ricerca del “re dei giudei”. Noi
cristiani cerchiamo di rintracciare l’essenza del vivere? Il desiderio di Dio si manifesta ponendoGli degli interrogativi.
L’incontro. Abramo, riconoscendo Dio nelle sembianze di
tre uomini, non esita ad invitarLo “non passare oltre senza
fermarti dal tuo servo”. I Magi
“videro il Bambino e prostratisi lo adorarono” offrendo i loro
doni. Don Orione Lo riconobbe nell’Eucaristia, nella Provvidenza, nei poveri, aderendo totalmente alla Sua volontà. Conseguenze inalienabili la
preghiera e la carità.
Con la S. Messa ed il pranzo
lietamente consumato insieme
si è conclusa la giornata ricca di
speranza, forte legame tra fede e carità perché, per noi, essa è Cristo.
M.P.
Visitare Paverano
è sentirsi bene
A
ndare al Paverano è una
delle esperienze più belle che faccio. Quando sono lì,
in quel posto pieno di persone che nonostante i loro problemi, sorridono e si divertono
con noi, cantando e ballando
mi sento BENE con me stessa e con tutto ciò che in quel
momento ho intorno. È un’emozione unica! All’inizio andavo sempre con l’idea di fare del bene a qualcuno che ha
bisogno, ma ogni volta e di
più mi sono resa conto che sono loro che fanno sentire bene me! Sono davvero cresciuta
tanto, perché prima sottovalutavo molte cose belle che mi
circondavano invece adesso
ho imparato che nella vita devo accontentarmi. Tutti loro mi
trasmettono tanta positività ed
energia che anche nei momenti più difficili nei quali vorrei
sparire, però ripensando al loro
sorriso e alle loro parole, cambia tutto! All’improvviso tutto
ha più senso e trovo la forza
di dire che ce la si può fare...
Secondo me saper trasmettere la propria postività agli altri
è un’arte, e quindi queste persone (i miei “vecchiettini”) sono dei grandi artisti!
Anduela, classe I H
Liceo King
O
rmai è passato ben più di
un anno da quando mi è
stato proposto per la prima vo
lta di andare all’Istituto “Don
Orione-Paverano”. La prima
volta che sono andato lì ero
scettico, pensavo di andare a
visitare delle vecchiette un po’
strambe e di vedere scene di
pazzia o comunque situazioni decisamente non belle. Come nella maggior parte delle volte, mi sbagliavo. Appena
entrato nell’edificio, ho trovato un’atmosfera di allegria che
normalmente mal s’addice ad
una struttura del genere. La
prima persona che andiamo a
trovare è Concettina, ferma a
letto da anni, così come è ferma da anni nella sua fede. Infatti, generalmente, una persona in quelle condizioni perde la fede; lei no. Lei continua
imperterrita a pregare ogni
giorno, e ad avere una positività che noi, che siamo “fuori”
da quella situazione, non abbiamo, perché preda della negatività che c’è nel mondo frenetico che ci circonda. Disse
una frase ancora ben viva nella
mia memoria: alla domanda se
fosse triste, lei rispose che triste è chi non ha niente, né un
letto nel quale dormire, né un
pasto per mangiare, né gente
che tenga loro compagnia. Lei
ha tutto ciò, ma soprattutto,
lei ha un compagno speciale,
che condivide con lei felicità e
sofferenza, gioia e dolore: Gesù. Oggi, ad un anno e tre mesi dalla “prima volta”, per me
il Paverano è un appuntamen-
to immancabile. Infatti, quella domenica al mese in cui ci
andiamo, io voglio esserci, che
stia bene o che stia male. Queste persone, quando ci vedono, si rivitalizzano, come è successo l’ultima volta, quando
siamo andati in un reparto ed
una signora, normalmente di
ottimo umore, era triste per
via della morte del fratello. Poco dopo, ci siamo messi a cantare; complice anche il fatto
che non eravamo proprio intonatissimi, come se niente fosse, con una vivacità impressionante si sono messe a cantare
“Trilli Trilli” con noi, che ci siamo zittiti ad ascoltarle.
Oppure, ad ottobre, la prima volta che siamo tornati dopo l’estate, con mia gran
de sorpresa, si sono ricordate TUTTE di noi, chiedendoci come mai non fossimo an
dati a trovarle per ben tre mesi.
Quando mi era stato proposto per la prima volta di andarci, mi era stato detto che sarei
andato a far felici alcune vecchiette. Niente di più sbagliato: sono loro a far felice me.
Alessandro classe II
liceo classico B9
La
prima volta che sono
stata al Paverano ma
anche le volte successive, so-
no tornata a casa, nonostante fossi stata tutto il pomeriggio fra persone malate, ero felice perché mi ero resa conto
di aver fatto qualcosa che non
rendeva felici solo le persone
del Paverano ma rendeva felice anche me.
Sara, I H
no rimasta molto colpita dalla
gioia di quelle persone di incontrarci e conoscerci, infatti sono persone molto sfortunate ma, nonostante questo,
riescono a sorridere ed essere felici. Quando la sera so-
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La
prima volta che sono andata al Paverano ero molto indecisa se andare oppure no, ma, dopo essere tornata ero molto felice di
aver fatto una nuova esperienza che non solo mi è stata utile a capire che ci sono persone
molto sfortunate che con po-
co si divertono e si rallegrano,
magari aspettando un mese
intero per rivedere noi ragazzi
che andiamo a trovarli.
Camilla, I H
Q
uando sono andata al Paverano mi sono sentita
bene perché andando lì ho imparato a vedere le cose in un
altro modo.
Personalmente sono andata lì con il pensiero di fare chissà che cosa per queste persone però poi ho scoperto che
non sono io che faccio qualcosa per loro ma loro che fanno
qualcosa per me.
Giulia
CRONACA
Don Aldo Viti al Raduno Amici
di febbraio
ueste mie parole hanno lo
scopo di dire grazie, di presentare un bilancio soprattutto
a livello di Vocazioni ed anche
di chiedere un aiuto.
1° Vorrei finalmente poter dire alto e forte un grande
grazie, che mi porto dentro da
quindici anni (tanti sono gli anni dacché vivo in missione), alle comunità del Paverano, di
Camaldoli e di Castagna.
Da sempre date un’accoglienza pronta e calorosa a tutti i missionari che rientrano,
per un motivo o un altro, dalle missioni africane; e questo
anche dopo il distacco della
Costa d’Avorio dalla provincia
San Benedetto. La cosa non è
evidente: l’esperienza altrove
ce lo dimostra.
In questo modo ci evitate
Q
la brutta sensazione di sentirci stranieri in patria.
Un grazie particolare lo
merita comunque la comunità del Paverano che ci per-
mette di avere “una base arrière”: 1° ospitando la sede
del SEV Orione 84 con il cenNovizi: la speranza.
tro missionario, che fra l’altro
gestisce un conto bancario alla filiale del Credito Bergamasco per ricevere offerte e fare
acquisti in Italia per conto della missione, 2° mettendo a disposizione dei locali e mezzi
per la preparazione e l’invio di
container nella Vice Provincia e
in altre missioni. Questo lavoro lo portano avanti dei volontari come Paolo Binazzi, Gianni
Raciti, Paolo Riccardi, Sandro
Della Valle ed altri più nascosti,
che vanno pure ringraziati, senza dimenticare chi è già partito
in cielo, come Giuseppe Santero e Francesca Montaiuti.
Lo so, tutto questo può
crearvi qualche disagio, ma vi
chiedo e vi prego di accettarlo,
perché questa “retroguardia”
o “retroterra” ci è ancora necessario. Don Orione, che ha
messo tanta fiducia in Genova
e nei genovesi, ne sarà contento in cielo. Sì, ne sarà contento, perché sta assistendo ad
uno sviluppo meraviglioso della sua congregazione in Africa,
che in quarant’anni è passata
da una semplice “tenda” a Viceprovincia e presto a Provincia. E in questo Genova ha la
sua parte di merito.
Sacerdoti: la realtà.
Qualche dato può darvene
un’idea: siamo 98 religiosi, di
cui 43 di voti perpetui (solo 12
sono i missionari italiani) e 55
di voti temporanei. L’età media, compreso il decano don
Viti, è di 35 anni. Abbiamo il
superiore della Vice-provincia
Notre Dame d’Afrique che è
un africano di Bonoua: Padre
AKA Basile. E di Bonoua e della famiglia orionina è il Vescovo della nostra diocesi, Mons.
Raymond Ahoua.
C’è di che rallegrarsi e di
che sperare!
L’Istituto filosofico di Ouagadougou in Burkina Faso è il
nostro serbatoio per il noviziato, ed è pieno: 40 giovani, che
arrivano a noi dopo una selezione fatta nei gruppi vocazionali delle nostre comunità e
parrocchie della Costa d’Avorio, del Togo e del Burkina Faso. Undici hanno già fatto domanda di entrare al noviziato. Quattro postulanti del Mozambico, arrivati pochi giorni
fa in attesa di entrare anche loro in noviziato, sono sistemati
in due camere per gli ospiti.
Il Noviziato di Bonoua è
pieno come un uovo: i novizi
sono 18.
Il teologico di Anyama è
stato costruito da poco e si è
pensato al futuro, per cui c’è
ancora posto: attualmente i religiosi agli studi di teologia sono più di venti ed altrettanti al
tirocinio.
La situazione delle nostre
suore. Sono nell’Africa dell’Ovest: in Togo e Costa d’Avorio. Hanno 4 comunità: Bonbouaca; Anyama; Abobo e Bonoua. Sono 6 suore dell’Africa dell’Ovest; poi ci sono nelle
comunità 2 suore del Kenia, 1
del Madagascar, 1 Polacca ed
1 Argentina. Ci sono 7 novizie
e 6 postulanti.
È dentro quest’ottica di crescita che vorrei proporre anche
alle vostre comunità e ai nostri
benefattori genovesi l’aiuto per
accogliere quelli che chiedono
di entrare in congregazione.
Stiamo terminando la costruzione di un blocco di camere al Noviziato di Bonoua
16 camere in stile... francescano il cui costo è di 6.000
euro l’una.
Tutti i nostri chierici tirocinanti che sono passati a Camaldoli, anche l’attuale del Kenya,
e quelli che sono oggi al tirocinio in Italia (sono 7), hanno fatto il noviziato a Bonoua.
Se da voi in Italia, oggi c’è
l’inverno vocazionale, giù da
noi il Signore ha mandato una
stagione carica di frutti. È tempo di raccolta. Aiutateci a fare
in modo di non dover gettare
dei frutti preziosi... perché non
sappiamo dove metterli.
E nello stesso tempo non
possiamo ignorare che tutti questi giovani virgulti tanto
promettenti sono gente normale che mangia, beve e veste
panni e ha bisogno di libri.
Anche se ci si aiuta con l’orto, le galline, i conigli. Vi ringrazio in anticipo con grande
affetto e, con voi, ringrazio tutti i benefattori che vorranno
aiutarci.
Don Orione dal cielo ricompenserà con abbondanza di
grazie.
D. A. V.