WWW.GIORNALISMO.ONLINE

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WWW.GIORNALISMO.ONLINE
Università degli Studi di Padova
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione
Materia: Teorie e Tecniche del Linguaggio Giornalistico
Prof. Raffaele Fiengo A.A. 2000/2001
Tesina di Chiara Cappellina N°416993/SC
WWW.GIORNALISMO.ONLINE
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SOMMARIO
INTERNET
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Cenni introduttivi
–
Come funziona il WWW
–
L’estensione
IL TESTO IN INTERNET
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La fruizione on line
IL MERCATO DELL’INFORMAZIONE ELETTRONICA
–
L’informazione on line: situazione ed uso
–
La sfida “old−new”
GIORNALISMO ON LINE
–
L’evoluzione del giornalismo: dal “pull”, al “push”, al “search”
–
Caratteristiche
–
Una finestra per i giornali tradizionali: Italia e Usa a confronto
–
Il giornale on−demand
–
Webzine
–
Scenari futuri
BIBLIOGRAFIA
WEBLIOGRAFIA
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INTERNET− Cenni introduttivi
L’incontro tra Internet e le pubblicazioni on line avviene fin dagli albori della Rete, quando il progetto
Advance Research Project Agency (A.R.P.A) diviene ARPAnet, una rete di computer per la ricerca e la difesa,
creata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America nei primi anni 70 per permettere agli scienziati e
ricercatori un migliore e veloce mezzo di comunicazione e interscambio di dati.
Una delle peculiarità della rete che il Dipartimento della Difesa Americano aveva costruito, era la
possibilità della rete stessa di poter funzionare anche dopo un attacco nucleare a danno degli stessi Stati Uniti.
Infatti, grazie alla “commutazione di pacchetto” la rete funzionava senza un’autorità centrale, quasi in modo
anarchico, con nodi tutti indipendenti tra loro e tutti capaci di creare, trasmettere e ricevere i messaggi che,
scomposti in “pacchetti”, opportunamente targati, venivano inviati separatamente a destinazione.
La National Science Foundation (NSF) espande in seguito ARPAnet fino al raggiungimento di una rete
che collega anche molte università e centri di ricerca. La rete quindi, in parte militare e in parte universitaria,
vede crescere in pochissimo tempo la presenza di mailing list, liste di persone legate fra loro dalla posta
elettronica, di newsletters, giornali di poche pagine e di taglio rapido inviati sotto forma di e−mail, di bacheche
elettroniche, spazi in cui è possibile esprimere opinioni. Si tratta però di “giornali” spartani, in quel periodo si
sviluppava infatti la ascii art, l’arte consentita dai caratteri alfanumerici, cioè da lettere, segni creati dalla tastiera
e numeri.
Una prima svolta avviene nel marzo 1989 quando nasce il World Wide Web grazie a Tim Berners Lee,
ricercatore del Cern1 di Ginevra che propone un sistema ipertestuale per la condivisione di dati, ipertestuale
quindi non sequenziale, ma con link, ovvero connessioni tra vari documenti, di modo che ognuno degli
appartenenti alla comunità potesse accedere ai documenti di lavoro, ovunque essi fossero depositati,
spostandosi da un testo all’altro attraverso il sistema di rimandi degli ipertesti.
La differenza stava nel fatto che l’ipertesto perdeva la sua localizzazione: non era più ospitato su un
singolo computer, ma su una moltitudine. Al lettore tuttavia appariva come un ipertesto unico: è il software di
rete, il browser, che si occupava di prendere ogni pagina là dove essa è depositata.
Ma è nel febbraio 1993 che si modifica lo scenario dell’informazione sul web: arriva un nuovo browser,
“Mosaic”, un programma di navigazione ipertestuale, con accattivanti possibilità grafiche e multimediali, con cui
ci si può muovere in rete semplicemente “cliccando” con il mouse, su scritte e icone. I siti si possono così
arricchire di immagini e suoni. Da quel momento l’evoluzione dei browser gravita intorno a Netscape Navigator
di Mark Andreessen e a Internet Explorer della Microsoft di Bill Gates, con la gestione di nuovi linguaggi di
programmazione e di innovazioni continue.
In seguito nascono i motori di ricerca, software che percorrono la rete e, attraverso parole chiave,
raccolgono informazioni e le portano a chi le cerca; si sviluppano poi i portali, porte di ingresso alla rete con
contenuti e servizi propri oltre a chiavi di lettura dell’intero universo del Web.
Nel frattempo la rete si espande a velocità incredibile , aggiungendo nuovi strumenti di comunicazione e
trasmissione dati fino ad arrivare a ciò che oggi noi tutti chiamiamo INTERNET. Oggi, infatti, per accedere ad
Internet non è più necessario avere un personal computer, grazie alla diffusione di nuovi “terminali” quali i
decoder tv digitali, le console per videogiochi, i cellulari Wap e presto Umts, la nuova generazione della telefonia
mobile.
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Originariamente “Conseil Europeen pour la Recherche Nucleare”, ora European Laboratori for Particle Physics
4
Con la crescita della rete, è cresciuta anche la consapevolezza delle possibilità commerciali della
cosiddetta “Superautostrada dell’Informazione” tanto che il trend di sviluppo degli ultimi anni ha visto spostare il
finanziamento della rete da enti governativi pubblici a società private in vari settori e non solo quello informatico.
Nomi quali Cisco, Ascend, Xylan, Fore, tutti americani, sono diventati i titoli più caldi del Nasdaq, la borsa
dell’alta tecnologia. Le società “Internet” quotate, quattro nel ’90, sono cento a fine ’98 e oggi sono più di
trecento. Sicuramente nel futuro il capitale privato investito nella “rete delle reti” sarà sempre più ingente.
Come funziona il WWW
Il World Wide Web, chiamato Web o WWW, è attualmente riconosciuto come “il quarto media”
attraverso il quale le informazioni ipermediali residenti sui computer collegati in tutto il mondo sono alla portata
di un clic di mouse attraverso Internet.
In realtà il WWW è un universo multimediale composto da tre diversi protocolli, insiemi di regole che
definiscono il comportamento che più sistemi devono ottenere per scambiarsi informazioni: l’HTTP (Hypertext
Transfer Protocol), protocollo di trasmissione che permette di chiedere le pagine ad un computer lontano e di
riceverle, l’URL (Universal Resource Locator) indirizzo elettronico, sotto forma di caratteri alfanumerici, per i
computer che ospitano le pagine, l’HTML (Hypertext Markup Language) il linguaggio di formattazione, per
creare documenti ipertestuali, con cui dare alle pagine la forma voluta.
L’unione e il funzionamento di questi tre componenti forma appunto il World Wide Web, la grande
ragnatela mondiale, in cui la navigazione avviene a livello ipertestuale (nel caso di soli testi) o a livello
ipermediale (nel caso di testi, grafica, immagini e suoni). Nel mondo “iper” il percorso di consultazione avviene in
modo personalizzato e offre una possibilità di lettura multisequenziale.
La navigazione avviene tramite un software per la connessione, il browser, che svolge
fondamentalmente due azioni: da un lato, una volta che l’utente decide con quale sito della rete collegarsi, il
programma invia una richiesta a quel computer remoto: “Mandami quella tale pagina”. Dall’altro, quando la
pagina è arrivata, si occupa di interpretarla, presentandola sul monitor secondo le indicazioni che essa contiene.
In questo modo il lavoro è ripartito tra il computer dell’utente (il Client) e il computer remoto (Server).
Quest’ultimo risponde alle richieste anche di molti utenti alla volta, ma, una volta spedita la pagina, non deve più
preoccuparsi della sua rappresentazione grafica sul terminale del Client. Sarà questo con il suo processore e il
suo software a darsi da fare.
Estensione
E’ molto difficile giudicare la diffusione di Internet e il suo bacino di utenza. Secondo una stima2 della
primavera 1998, in quella data erano almeno 320 milioni le pagine lì depositate. Due anni prima i siti erano
soltanto 100 mila e 50 milioni di pagine3. Il Web dunque ha assunto una tale importanza che spesso viene
confuso con Internet nella sua interezza (laddove invece prosperano anche altri modi di relazione: e−mail,
gruppi di discussione, chat, puro e semplice trasferimento di file).
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Steven Lawrence, C.Lee Giles, Searching the World Wide Web, in “Science”, vol.280, pp.98−100.
Stima di Louis Monier citato in Lost in Cyberspace di David Brake, in “New Scientist” (1997).
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QUANTE PAGINE CI SONO SUL WWW4
Pagine presenti in 4 motori
Infoseek
Excite
Hotbot
Altavista
35
33
100
110
Pagine presenti in almeno 1 dei 4 motori
195
Totale pagine statiche
275
I valori sono espressi in milioni di pagine Web. Ricerca effettuata su 20.000 ricerche random
Secondo alcune previsioni, alla fine del 2000 gli utenti di Internet nel mondo saranno 320 milioni, oltre
720 milioni nel 2005,e 900 milioni nel 2006. Nel 1995 il traffico in rete aumentava ad un tasso annuo superiore al
300%5, poi ha superato il 475%. La crescita degli ultimi anni è stata incredibile. Non esiste attualmente un
censimento a livello mondiale che fornisca il numero di utenti che accedono a Internet. Di una cosa soltanto si
può essere certi, qualunque sia la cifra esatta, tra un mese sarà aumentata.
IL TESTO IN INTERNET
La fruizione on−line
Discutendo a proposito del giornale elettronico del futuro, è importante riflettere su come sarà e su come
i lettori interagiranno con esso.
Per la verità, Internet non ha lettori nel senso tradizionale del termine: l’80% dei navigatori del web non
legge riga per riga, piuttosto scorre la pagina, cercando rapidamente, come su una mappa visiva, quello che più
gli interessa. E lo fa velocemente, con lo sguardo che va su e giù sia perché Internet costa, sia perché leggere
sullo schermo è molto più faticoso ed è il 25% più lento che leggere sulla carta.
Uno studio dell’università del Minnesota ha rilevato che “se un sito non cattura l’interesse entro 8
secondi, i visitatori se ne vanno, e anche se restano la visita media dura solo sette minuti”6.
E allora? Bisogna disseminare la pagina di segnali che rendano subito chiaro il contenuto della pagina.
Pensare di poter pubblicare notizie impaginate esattamente come accade sulla carta stampata è un errore: “La
carta è carta, lo schermo è qualcos’altro”7.
Ciò che conta appare essere un’efficace strutturazione del testo: non più blocchi di testo lineari, senza
alcuno stacco che agevoli la scansione della pagina da parte dell’occhio di chi legge, ma testi brevi, titoli e
sottotitoli chiari, spazi bianchi, indici, parole chiave scritte in altro colore, frecce, liste numerate.
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5
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Fonte: Digital Systems Research Center, marzo 1998, da Guida ai motori di ricerca, Ad Maiora
A. Rutkowski, Statistics on the growth of the Internet, in “Web Week” (1995).
“Internet Communites”, “Business Week”, 1996
Melinda McAdams, Driving a Newspaper On the Data Highway, 1995
6
Gli strumenti per realizzare un testo ben strutturato in Internet sono il design e l’ipertesto. Quando si
scrive per il web, il design è parte integrante del processo di scrittura. Testo e grafica vanno sempre concepiti
insieme.
Nell’ipertesto, parole e frasi sullo schermo del computer sono evidenziate in modo tale da far
comprendere al lettore che può ottenere maggiori informazioni legati a quella determinata parola o frase. Ma il
“materiale extra”
compare solo se il lettore lo chiede: il metodo usato è quello di cliccare sulla parola
sottolineata per far apparire sullo schermo una finestra contenente il nuovo documento.
Sul web il testo acquista una nuova dimensione: cresce e si espande in profondità invece che in
lunghezza. Un testo lungo, da “scrollare” continuamente non è adatto per un documento ipertestuale: bisogna
sapere usare l’ipertesto e “stratificare” le informazioni su più livelli, scrivere una sola idea, un solo tema per ogni
paragrafo, con periodi semplici e brevi.
Chi legge o consulta un sito web lo fa come chi si accosta ad un’edicola: anche sul web è lo “strillo”, il
titolo quello che conta, che trattiene il lettore.
Jacob Nielsen, guru della usability8 e del web design razionale, consiglia l’ordine della “piramide
invertita” nella costruzione di pagine web, ovvero cominciare dalla conclusione per scendere via via verso
maggiori dettagli.
Quindi, bisogna sicuramente prendere spunto dai giornali di carta stampata. Infatti, il modo di leggere un
sito web non è molto diverso da quello con cui si legge il giornale ogni mattina: una scorsa generale ai titoli e
una lettura approfondita solo agli articoli che interessano veramente.
Nelle sue indagini del 1994 e 1997 su diversi utenti e diversi siti, Nielsen aveva infatti tratto le seguenti
conclusioni, poi confermate dallo studio Stanford−Poynter sulla fruizione delle notizie sul Web:
1.Il testo attira l’attenzione prima della grafica. Spesso le immagini non vengono guardate affatto fino
alla seconda o terza visita alla pagina, mentre l’utente si sofferma subito sul titolo, sul sommario o sulle
didascalie.
2.Una lettura superficiale precede eventuali approfondimenti successivi. Più di due terzi delle volte gli
utenti danno solo una scorsa al testo piuttosto che leggere l’intero articolo. Quando leggono l’intero articolo, si
soffermano sul 75% circa del testo.
3.Gli utenti passano di continuo da un sito all’altro, che aprono in diverse finestre.
La progettazione dei siti deve tenere conto di questo comportamento “nomade” e permettere all’utente di
ritrovare sempre l’orientamento all’interno del sito.
Secondo lo studio del Poynter Institute, condotto in collaborazione con la Stanford University su 67
lettori di news on line, l’occhio del lettore si sofferma prima e più a lungo sul testo che non sulle immagini.
Una conclusione che ha lasciato interdetti molti teorici della multimedialità, sostenitori dell’impatto
dell’immagine nella comunicazione digitale. Ma non tutti: Jacob Nielsen è da sempre un fautore della priorità del
contenuto, anche nei siti non prettamente di informazione. Basta dare un’occhiata al suo sito personale
(www.useit.com/alertbox) : tutto testo ben strutturato, articolato in titoli, sottotitoli, occhielli e barre di
navigazione, ricco di link ipertestuali. E neanche un’immagine.
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Significa “navigabilità” di un sito web, quindi l’insieme di chiarezza, qualità estetiche, capacità comunicativa e interattiva, velocità della
fruizione e della consultazione.
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IL MERCATO DELL’INFORMAZIONE ELETTRONICA
L’informazione on line: situazione ed uso
L’informazione corre in Rete senza freni. Internet, il nuovo medium che tiene in comunicazione 24 ore
su 24 l’intero pianeta, si è rivelato l’habitat più adatto a far viaggiare l’informazione, scritta, parlata, video, in
tempo reale, da, e per, ogni angolo del mondo.
Tantissime informazioni, ma di che tipo? Sul WWW è utile sottolineare una differenza basica. In Rete si
può distinguere “informazionI” e “informazionE”. Si definiscono “informazionI” i prodotti promozionali, le
pubblicità e le creazioni digitali spontanee individuali
(pagine web personali, aggregatori di link); è
“informazionE”, invece, ciò che genera contenuti giornalistici attendibili, notizie e comunicazioni inerenti fatti
d’attualità.
Se sul WWW l’utente si trova a volte smarrito di fronte alla grande generazione di contenuti informativi,
una delle priorità sarà quella di condurre l’utente on line interessato all’informazionE verso contenuti affidabili,
creando scorciatoie in mezzo a una nebulosa caotica.
La distribuzione di informazione in Internet sta subendo profondi cambiamenti. L’attuale trasformazione
del settore della comunicazione segna un fondamentale spostamento dall’uso dei mezzi di comunicazione di
massa all’uso dei media interattivi. Internet sta offrendo ai consumatori sempre più scelta e controllo del
contenuto ed ai singoli, alle aziende e alle organizzazioni pubbliche e private la possibilità di produrre e
distribuire informazione.
Il risultato è che le notizie su Internet proliferano, prodotte dai singoli, da
freelance, da agenzie di pubbliche relazioni oltre che dalle tradizionali organizzazioni. E la maggior parte di
queste notizie sono disponibili gratis.
La tipologia di prodotti e la gamma di soggetti impegnati nella catena di elaborazione e distribuzione
dell’informazione elettronica è vasta e differenziata. Accanto agli editori tradizionali, che vengono dalla carta
stampata e vedono nell’informazione on line una chance per differenziare la catena del valore e sfruttare la
disponibilità di contenuti nel nuovo formato, si determinano nuove convergenze con operatori che hanno radici
nel mercato dell’Information Technology e che sfruttano la competenza hardware e software per aprirsi a nuovi
prodotti e servizi. Al mercato di massa si aggiungono i servizi di news personalizzata e il segmento in più rapida
ascesa rappresentato dai prodotti di comunicazione, come i notiziari interattivi, e di commercio elettronico su
Internet (v.tabella sottostante).
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Obiettivo
Informazione
on line
Prodotti
− Quotidiani
elettronici
Industrie trainanti
Tecnologia di base
Tempi sviluppo
− Editori
− Network computer
Breve/medio
− Servizi on line
− Web−tv
periodo
− Notizie
− Pc multimediali
personalizzate
− Informazioni
su viaggi e prodotti
L’evoluzione del mondo dell’informazione in Italia è fotografata ogni anno dal Centro di Documentazione
Giornalistica. Dall’ultima indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sul sito di Infocity (), è emerso che i media in
rete, alla fine di maggio del 2000, sono 2.359 con una crescita del 102,6% rispetto allo stesso mese dello scorso
anno quando ne erano stati trovati 1.164.
La maggiore quantità di contenuti informativi viene, ovviamente, riversata in rete da chi già si avvale di
grandi redazioni giornalistiche. La maggioranza di agenzie di stampa e quotidiani hanno aperto ormai da più di
un anno il proprio sito web offrendo i propri articoli al pubblico di Internet. Nel 2000 il C.d.G ha contato 56
agenzie di stampa, una meno dello scorso anno, e 78 quotidiani in rete (69 nel ’99, + 13,04%). Un grande balzo
in avanti lo hanno compiuto i periodici, quelli a cui corrisponde una stessa testata cartacea, che sono passati da
473 a 1.212 con una crescita del 156%.
Di siti di E−zine (Electronic magazine) ne sono stati contati 2.400, ma ne sono stati valutati solo i 512
che, a giudizio del Centro, sono portatori di contenuti informativi. Rispetto al giugno del ’99 c’è stato un
incremento dell’88,9% a conferma della vitalità del settore.
Le emittenti televisive sono passate da 21 a 95 (+352,4%), mentre è più nutrita la rappresentanza delle
radio in rete che sono passate da 183 a 284 (+55,2%).
Secondo il C.d.G, il 2000 è stato senza dubbio un anno caratterizzato dal proliferare dei portali. Tra
generalisti e specializzati ne sono nati parecchi e molti con grandi gruppi editoriali alle spalle. Kataweb, Jumpy,
Ciaoweb, Clarence, Monrif, Caltanet sono solo alcuni esempi della nutrita schiera di portali italiani. Tra portal e
provider portal ne sono stati contati 26.
Dai risultati portati dalla ricerca del Centro ci si accorge che l’informazione su Internet, un tempo solo
appannaggio delle grandi testate tradizionali, ora fa riferimento, mutuando un termine borsistico, ad un
“azionariato diffuso”. L’informazione non è più quindi un’esclusiva del giornalista e neanche del grande editore.
Un “azionariato diffuso” che, comunque, fa vera e propria informazione a più livelli. Si può pensare ai siti
finanziari gestiti da professionisti dell’economia, e frequentatissimi dal nuovo popolo degli investitori on line, che
fanno molti più hit di blasonatissime ed autorevolissime testate giornalistiche. Lì, che dir si voglia, la merce di
scambio è l’informazione e di giornalisti non ce n’è l’ombra.
Ed è questa, probabilmente, l’altra faccia della medaglia. Su Internet si combatte in campo aperto.
Qualità dell’informazione, deontologia professionale, rispetto della privacy, verifica scrupolosa delle fonti, tutto
quello, insomma, che fa del mestiere di giornalista una professione, è messo in discussione.
Il Dott. Max Lenzi Rath, responsabile dell’Osservatorio Italia Media Online, ha però dichiarato: “Internet
e l’informazione fanno parte, per ora, di un gioco senza regole, ma allo stesso tempo sono la prima grande
opportunità per il giornalismo da molti anni a questa parte.”
9
Ma allora, se si parla di opportunità, come utilizzano l’informazione on line i giornalisti? L’indagine “Noi
ed Internet”, promossa e realizzata dal mensile “Prima Comunicazione” e da Cohn&Wolf 9, ha cercato di far luce
su come i redattori utilizzano l’on line.
In linea generale la ricerca rivela che i giornalisti (tradizionali) giudicano Internet un buon mezzo e una
fonte informativa affidabile. Lo studio ha, però, scoperto che Internet non viene usato attivamente, o
interattivamente, come strumento investigativo o creativo, ma passivamente, come mera fonte documentativa.
Il campione scelto è stato di 261 giornalisti appartenenti a 155 testate giornalistiche tradizionali (agenzie,
giornali cartacei, riviste, radio e tv).
Il 65% degli intervistati ha dichiarato di ritenere Internet un buon mezzo di comunicazione e una fonte
affidabile, mentre il 13% ha affermato il contrario. Ad usare la Rete continuamente o spesso è l’85% del
campione, un ulteriore 14% ne fa uso saltuario e solo l’8% non si collega mai ad Internet.
A sorprendere maggiormente sono però i giudizi sulla “primarietà” della Rete come fonte. Il 96% ha
infatti dichiarato di considerare Internet come fonte di prima mano, mentre il 63% ritiene che possa fornire
quanto meno uno spunto per elaborare notizie.
Come viene utilizzato Internet in redazione
Fonte di informazione
96,2%
Spunto di notizie
62,8%
Attività personali
21,8%
Ma i giornalisti di giornali, radio, tv e agenzie possono avere dei vantaggi dalla navigazione rispetto ai
media tradizionali? Il 40% degli intervistati ha risposto sì in quanto la Rete offre un’estrema velocità di
reperimento dati e informazioni in tempo reale.
La ricerca Prima Comunicazione – Cohn&Wolf rileva che per i quotidiani la fonte primaria restano le
agenzie e i contatti diretti, ma i giornalisti delle agenzie affermano che Internet è per loro una insostituibile fonte
per la ricerca di informazioni e notizie e, quindi, indirettamente anche gli altri media che fanno riferimento
principalmente alle agenzie, di fatto utilizzano informazioni verificate e lanciate dalle agenzie di stampa.
La Rete è una fonte affidabile? I giornalisti giudicano come primi elementi di affidabilità di
un’informazione on line, quelli relativi alla proprietà di un sito (chi lo finanzia e lo promuove)
e quelli riguardanti la percezione che essi hanno dell’autorevolezza dell’azienda.
In generale l’indagine ha scoperto che il 56% dei giornalisti intervistati afferma di ritenere mediamente
credibili i siti aziendali, mentre solo il 17,6 afferma il contrario. Anche se le agenzie di stampa restano ancora la
fonte primaria di informazione, grazie alla Rete i giornalisti accolgono altre possibilità e la loro attenzione va
anche sui siti istituzionali (15,7%) e su quelli degli uffici stampa delle aziende (14,2%).
L’indagine rivela, però, come i giornalisti ignorino o quasi le altre potenzialità dell’interattività di Internet,
come i newsgroup, le chat e le e−mail. La ricerca ha infatti evidenziato come i giornalisti tradizionali sfruttino le
e−mail passivamente, solo per ricevere o inviare materiale. Quasi nessuno attiva questi “tools” per indagare,
scoprire, intervistare.
9
I risultati dell’indagine sono apparsi su Infocity (www.infocity.it) nell’articolo “Noi ed Internet…” di Omar Sonetti
10
Lo studio svela inoltre che Internet è utilizzato principalmente per la ricerca di articoli di archivio e
documentazione (35%) oppure per leggere pubblicazioni e giornali on line (18,8%) o per trarre spunto per notizie
da rielaborare (21,7%).
Da questi risultati si deduce quindi che una delle professioni più restie ad usare Internet come sorgente
di informazioni è, curiosamente, proprio quella dei giornalisti, che per definizione dovrebbero essere degli
affamati di informazioni.
Ma c’è tuttavia, anche in Italia, una piccola minoranza che ha imparato a navigare in rete e che lì si
alimenta per i propri servizi e lo fa seguendo diverse modalità, a seconda dei bisogni. La vera formazione si
conquisterà sul campo, con la comprensione reale e cosciente del nuovo strumento che si ha a disposizione.
Il Dott. Massimiliano Valente, ideatore della società Html.it, vero e proprio portale sull’Information
Technology, ha dichiarato che “Internet distribuisce l’informazione in modo del tutto nuovo rispetto al passato, e
gli strumenti che il giornalismo tradizionale possiede sono anacronistici. Penso agli albi, ai contratti di lavoro, agli
scioperi. Tutti strumenti che rendono forte il giornalismo tradizionale, ma che in Internet perdono molto del loro
spessore. Probabilmente la vera sfida per i professionisti del Web del futuro è proprio quella di superare i limiti
del giornalismo tradizionale.”
La sfida “old−new”
L’inchiesta telefonica condotta dal Pew Research Center negli Usa nel 1998, ha fornito una risposta alla
domanda se il crescente uso del “nuovo” medium Internet come fonte di notizie stia portando ad una
diminuzione nell’uso dei tradizionali “vecchi” mezzi di informazione. Secondo il Centro, 3 su 4 consumatori di
notizie on line (75%) affermano di apprendere maggiormente le loro notizie dagli apparati tradizionali, mentre
solo l’11% afferma che ora sta usando in modo minore la carta stampata o la tv.
I risultati dell’inchiesta lasciano intendere che i navigatori più frequenti guardano relativamente meno
notizie in televisione rispetto alla loro controparte off line, ma leggono i giornali e ascoltano la radio come
sempre.
La maggior parte degli utilizzatori del “new” medium va on line per il tipo di informazione offerta:
aggiornamenti sulle quotazioni di borsa o sui risultati sportivi (38%), previsioni meteo, film ed altre informazioni
locali (39%), titoli e notizie dell’ultima ora (29%), sono le caratteristiche più cercate sui siti di notizie in Internet.
Comunque, il 41% dei navigatori afferma che si rivolge alla Rete per ottenere più informazione sulle
storie “viste” in precedenza sui media tradizionali. Relativamente pochi affermano di leggerle on line invece di
apprenderle sui giornali o in tv.
Generalmente, il pubblico on line afferma di rivolgersi ai siti di informazione sulla Rete per la possibilità
di ottenere notizie non disponibili altrove, e per la comodità e la capacità di cercare notizie su un particolare
argomento in qualsiasi momento.
In passato i giornali, come portatori di contenuto, sono stati costretti a cedere varie funzioni ai servizi
radio–televisivi, ma ora vi sono altre categorie di informazioni che stanno migrando, questa volta verso Internet,
come emerge dall’inchiesta del Pew Research Center.
Oggi i giornali, che correntemente stampano e distribuiscono l’informazione su carta, sono
particolarmente vulnerabili. Abili editori e pubblicitari hanno riconosciuto la minaccia che la distribuzione digitale
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di notizie pone all’estimabile “quarto potere”, e nello sforzo di raggiungere l’attuale pubblico della Rete, stanno
creando pubblicazioni nuove ed elettroniche.
Chiunque presti attenzione ai cosiddetti “old” media, in cui la notizia è qualcosa che viene stampato su
carta prima dell’alba, sa che hanno perso la loro vitalità.
C’era un tempo in cui il giornale arrivava
porta a porta con un’autentica aria di immediatezza: era un fresco dispaccio del palpitante mondo esterno.
L’aspetto più simpatico dei giornali era che, mentre portavano luoghi e personaggi lontani alla tua porta,
venivano generalmente prodotti non molto lontano, ed avevano radici locali.
Per molte ragioni, quel mondo ora se n’è andato. L’immediatezza dei giornali è stata largamente
soppiantata dall’abilità dei media elettronici di distribuire qualsiasi notizia in qualsiasi momento. I giornali
elettronici non hanno radici locali, ma sono letteralmente senza luogo, il loro pubblico distribuito ovunque, non
sono insomma legati ad un particolare senso di comunità fisica.
Oggi, la battaglia tra “old” e “new” media per la conquista dell’audience non è tra l’inchiostro di stampa e
gli impulsi digitali, ma riguarda la definizione di comunione in un mezzo che fondamentalmente rigetta l’idea di
una comunità radicata in uno spazio fisico condiviso. L’affidamento alle comunità virtuali è più elusivo, difficile da
guadagnare e difficile da mantenere, rispetto all’affidamento di un cittadino al luogo fisico in cui abita. Un
giornale non è un club a cui hai voluto unirti, ma è l’espressione di in club a cui tu già appartieni.10
Nel tempo trascorso da quando Internet è diventato popolare, il pubblico ha dimostrato che è disposto a
comprare prodotti attraverso questo nuovo mezzo solo quando offre vantaggi rispetto ad acquistare lo stesso
prodotto alla vecchia maniera. In questo modo, le persone sono felici di acquistare un libro o un biglietto aereo
tramite un sito ma, generalmente, sono riluttanti a pagare sottoscrizioni per leggere giornali e riviste on line.
Questo perché i vantaggi (interattività, immediatezza, approfondimento) sono poco chiari al pubblico off
line, che tende invece a non ignorare gli svantaggi dell’on line (bassa risoluzione, interruzioni della connessione
e altri intoppi tecnologici, intrasportabilità, mancato filtro notizie) Così, mentre non si contano più i giornali, le
riviste elettroniche e i siti orientati all’informazione, gestiti dal più piccolo editore ai giganti degli “old” media,
pochi di questi stanno facendo veri profitti. Allora, come convincere le persone che il contenuto letto su Internet
vale il suo prezzo?
“Fino a quando i giornali continueranno a trasferire le stesse vecchie notizie on line, possono correre il
rischio di rimetterci – afferma Melinda McAdams giornalista dell’edizione on line del Washington Post –. La
notizia è una merce che i lettori possono trovare in molti posti. Perciò è necessario che le notizie prodotte on line
siano diverse da quelle che dozzine di altre fonti stanno distribuendo. E’ sicuramente importante sperimentare,
per scoprire nuovi modi di guadagnare e conservare lettori, senza fare un grosso investimento.
Mettere l’intero giornale, o la maggior parte di esso, on line non ha ancora funzionato per nessuno. I
lettori ti diranno che è ciò che vogliono, ma questo non li farà “tornare” ogni giorno. Invece, si può iniziare con
una sezione popolare del proprio giornale, o provare qualcosa che non è mai apparso in esso.”
Insomma, per i “new” media ottenere nuovo pubblico e mantenerlo tenendo testa alla concorrenza degli
“old”, richiede molto di più che usare semplicemente i nuovi mezzi per fare le stesse vecchie cose.
L’evoluzione tecnologica costringe i giornalisti a riesaminare ciò che fanno e perché.
selezionano e assimilano l’informazione in modo diverso nel mondo on line?
Le persone
Ogni “new” media deve porsi
domande come questa. Le risposte creeranno una nuova generazione di regole e convenzioni che possono
influenzare anche gli “old” media.
10
William Powers, Raising Caen, The New Republic, 1997
12
Ma è uno sbaglio eliminare totalmente il modello “old” in favore del “new”. Unendo insieme il meglio del
nuovo con il meglio del vecchio, si crea un modello preferibile che combina il meglio di entrambi.
Infatti i giornali, usando la tecnologia dei computer per produrre e distribuire un nuovo prodotto, hanno
saldato insieme sia l’“old” (la stampa ad inchiostro) con il “new” (l’informazione digitale), e hanno creato un
modello migliore. Il teorico della comunicazione per eccellenza, Marshall McLuhan ha spiegato questo processo
nei termini della creazione di un modello “ibrido” che mescola il vecchio e il nuovo per creare un medium
superiore.
Quello che i giornali devono fare, se veramente vogliono ottenere successo on line, è trovare un nuovo
modello, assorbendo il meglio del loro mondo tradizionale con il meglio del mondo digitale, scoprire e creare
quell’ “ibrido”, incontro tra i due media, che li porterà nel terzo millennio.
GIORNALISMO ON LINE
L’evoluzione del giornalismo in Rete: dal “pull”, al “push”, al “search”
Leggere un quotidiano tutti i giorni è un’abitudine consolidata per milioni di persone. Tuttavia, oggi, le
generazioni più giovani, preferiscono spesso rivolgersi ad un media più sofisticato rispetto al tradizionale rituale
di lettura del giornale del mattino.
I mass media si sono evoluti poiché le persone di tutte le età avevano bisogno di aiuto per comprendere
il mondo che li circondava. Attraverso la storia, i giornali hanno eccelso nel raccogliere, registrare, e distribuire
informazioni a differenti livelli e località geografiche.
Nella loro evoluzione alla luce dei cambiamenti tecnologici, i giornali hanno dovuto abbracciare la loro
missione in modo diverso. Infatti, definire quello che fa notizia oggi è più critico che mai. La chiave della
sopravvivenza dei giornali è la loro abilità di fare questo nel contesto della nuova tecnologia.
I progressi del settore informatico nella realizzazione di tecnologie sempre più facili da usare e i vantaggi
offerti dal mezzo interattivo, infatti, (costi bassi, ipertestualità, multimedialità, facilità nella ricerca,
personalizzazione) stanno abbattendo resistenze culturali e diffidenze verso la lettura di informazioni
giornalistiche on line.
Il primo giornale sul Web è stato il “Tribune Chicago Ondine”, fondato nella primavera del 1992 come
edizione elettronica del quotidiano cartaceo. Oggi sono 11.151 le iniziative editoriali sul WWW che ogni giorno
riversano in Rete un’enorme quantità di informazioni, secondo i dati di ottobre 1998, contenuti nell’archivio di
“Editor&Publisher Interactive” (la versione telematica della prestigiosa rivista degli editori americani).
La spinta incessante generata dalla crescita del settore (numero di pubblicazioni on line), inoltre, attira
progressivamente nuovi utenti. Accanto alla crescita quantitativa c’è anche una crescita qualitativa: le
pubblicazioni per Internet stanno acquisendo una propria entità in base alle differenti caratteristiche del mezzo.
Esse, collocate per funzionare nel nuovo universo digitale, diventano sempre più e−zine, cioè si distanziano
nella forma e nella proposizione dei contenuti dalle caratteristiche dei giornali di carta.
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Oggi, i giornali possono affidarsi all’industria dei computer per perfezionare le tecniche che gli
permetteranno, gradualmente, di sostituire i vecchi “carrelli” di stampa e distribuzione. Oltre al miglioramento
nella distribuzione delle notizie, i computer e le nuove tecnologie di comunicazione possono far progredire i
processi di ricerca e raccolta di informazione dei giornali. Ora, il giornalista ha la possibilità di conoscere e
interagire veramente con il proprio pubblico al di là delle tradizionali lettere al direttore. Questa più profonda
interazione può idealmente portare ad una conoscenza migliore del proprio pubblico e lo scrivere e il riportare le
notizie potrà riflettere più da vicino gli interessi ed i valori del lettore.
Infatti, insita nella natura stessa dell’interattività, c’è la radicale trasformazione nella lettura delle
informazioni: sul WWW l’utente “tira” verso di sé tutto ciò che legge attraverso i link interattivi. Il Web è stato
infatti fino ad oggi prevalentemente “pull” (dal verbo inglese “to pull”, tirare) opposto alla fruizione “push” (dal
verbo inglese “to push”, spingere), più simile al funzionamento del piccolo schermo. Se, infatti, accendendo il
televisore non dobbiamo fare null’altro che attendere l’arrivo del contenuto “pushed”, spinto da altri,
sull’Internet−WWW, accendendo il pc, ci troviamo di fronte ad una immensa quantità di contenuti da “tirare
verso di noi”, cliccando sul mouse e navigando fino ad arrivare alle informazioni desiderate.
Il pull è stato il sistema che ha finora portato milioni di persone su Internet e con essi anche centinaia di
giornali ed altri media. I soggetti editoriali si sono dovuti adattare al nuovo scenario ipertestuale, trasformando la
forma e anche i contenuti dell’informazione offerta.
Nel passaggio dalle pagine cartacee al video del pc, i
prodotti informativi hanno subito modifiche importanti perché la lettura ipertestuale segue logiche diverse: si
accorciano i testi, la possibilità di lineare documenti accresce la velocità di acquisizione delle informazioni, la
notizia può avere un valore diverso.
Nella trasformazione morfologica, coloro che hanno scelto il WWW per pubblicare contenuti giornalistici,
si sono mossi nel nuovo scenario gradualmente, con prodotti digitali sempre più distanti per concezione e
funzionamento dalla fonte originale. Infatti, saltellare a colpi di clic su una pagina luminosa, “portando verso di
sé” gli articoli, scegliendo i vari link che interessano, è un’azione che differisce significativamente dalla lettura
sequenziale cartacea, e che impone quindi il cambiamento dell’impostazione tradizionale del giornale, dove
tramite titoli, sommari, articoli viene fornita un’interpretazione della realtà attraverso una ben definita gerarchia
delle notizie. L’informazione sul medium digitale propone, rispetto ai mezzi tradizionali, una griglia di contenuti
da navigare.
Ed ecco la rivoluzione: il ritorno del “push”, che prevede che non sia più l’utente a navigare ed a
catturare pagine e immagini attraverso faticosi percorsi interattivi, ma che siano gli stessi contenuti ad arrivare
sullo schermo, “trasmessi” da chi produce le informazioni proprio come avviene in tv.
Il “push” è solo agli inizi, ma porta con sé già due pesanti fattori che generano l’innovazione in ambiente
giornalistico: innanzitutto, questo sistema richiede che l’utente effettui una scelta dei contenuti da ricevere sul
pc; si tratta di un’automazione della navigazione che dirige il giornalismo verso la “customizzazione” o
personalizzazione della fruizione on line. Inoltre, l’informazione push apre la strada ai telegiornali interattivi della
televisione digitale, dove l’utente definirà il proprio percorso informativo in una fruizione molto meno passiva e
più personalizzata dei contenuti. Un buon sistema push potrà comunque funzionare bene integrando funzioni
pull che conservino le prerogative libertarie della Rete.
Ma è plausibile un avvenire dove i contenuti giornalistici saranno prodotti da sistemi superintelligenti in
grado di soddisfare tutti i bisogni informativi e costringendo il reporter ad assumere un ruolo marginale nella
produzione delle notizie?
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Segnali e tendenze di un settore solo agli albori della propria evoluzione, sono visibili nel cosiddetto
terzo sistema dell’informazione on line ,dopo il “pull” e il “push”, il “search” (dal verbo inglese “to search”,
cercare). Il termine search è subito associato al concetto di motore di ricerca, ovvero un sistema per il recupero
dei contenuti attraverso parole chiave. Si tratta di un collegamento logico, ma incompleto in quanto oggi il
search è un vero modello di sviluppo, di realizzazione e costruzione di contenuti on line per i maggiori produttori
di informazione.
Il trend è una risposta necessaria al sovraccarico informativo della Rete. A fronte di una eccessiva
presenza e produzione di informazioni, il ricorso a macchine e sistemi automatizzati che sostituiscano l’uomo
nella faticosa ricerca, è una delle soluzioni per fare ordine nel caos.
Il “search” sarà la strada obbligata per tutte le edizioni di giornali on line che vorranno offrire contenuti
personalizzabili agli utenti e un’acquisizione di informazioni in tempi rapidi e in modo efficace. Lo sarà anche
per i singoli redattori in cerca di spunti e notizie. In fondo, l’attività giornalistica è sempre stata finalizzata ad
un’azione di ricerca, prerogativa senz’altro esaltata dallo sviluppo dell’informazione on line, in cui il reporter
verrà sempre più affiancato da macchine e software nelle indagini conoscitive, soprattutto in settori poco noti.
L’unica certezza ora è che ogni giornale dovrà scoprire la sua nicchia e fornire nuovi e ricchi contenuti in
un formato che i suoi lettori richiedono. E questo formato potrà variare da un tabloid da tenere in una sola mano,
ad un giornale personalizzato creato da un agente software di ricerca. In aggiunta al creare un nuovo tipo di
accesso all’informazione, ora ciò che è riportato dalle notizie acquista un nuovo significato e le persone
comprendono meglio non solo il mondo che li circonda ma anche loro stessi con i loro bisogni e interessi.
Caratteristiche
La vera carta vincente delle nuove tecnologie è l’abilità di mettere in grado i giornali, non solo di
intensificare le loro capacità di ricerca e di reporting, ma anche di distribuire un prodotto migliore e più
consapevole del proprio pubblico, in maniera immediata ed economica.
Ecco le 8 caratteristiche fondamentali delle pubblicazioni on line:
1. Digitalità: nel passaggio da una lettura lineare e sequenziale cartacea ad una ipermediale elettronica, il
criterio di gerarchizzazione delle informazioni è diverso. La navigazione, procedendo con salti da un
documento all’altro, impone altri ritmi di lettura. I contenuti proposti da una pubblicazione digitale devono
essere più sintetici e corredati da un’adeguata grafica che accompagni il testo. La non fisicità delle pagine,
infatti, e la loro modificabilità immediata rendono naturale e persino obbligatorio, il ridisegno permanente dei
siti. Il giornalista non si può più limitare a scrivere la notizia, ma deve anche presentarla in una veste grafica
adatta. La grafica stabilisce anche una gerarchia dei contenuti che, al contrario dei mezzi tradizionali, non è
definita dalla posizione e dalla grandezza dei titoli, ma da un modo più articolato di organizzarli con uso di
più colori, varietà di font, molti titoli, utilizzo di box e di parole chiave evidenziate che emergono all’interno
del testo.
2. Aggiornamento: una pubblicazione on line è concepita per essere aggiornata continuamente, in tempo
reale. Il suo successo è determinato anche dalla frequenza con cui i contenuti sono aggiornati. I siti migliori
e su cui si torna volentieri sono quelli i cui contenuti cambiano spesso e in cui troviamo sempre qualcosa di
nuovo. Chi scrive deve, infatti, porre la massima attenzione alla dimensione temporale, che su Internet non
è meno importante di quella spaziale: tempo di scaricamento delle pagine, durata della visita e della lettura
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dei testi. La data di aggiornamento di una pagina è quindi un elemento fondamentale di orientamento e di
valutazione per il lettore. Datare con chiarezza i testi è quindi un obbligo nei confronti del lettore, un vero
servizio che gli si rende. Una pubblicazione on line deve amministrare non solo l’aggiornamento e
l’arricchimento con nuovo materiale, ma anche l’eliminazione e la sostituzione del vecchio materiale che non
è più utile o accurato.
3. Facilità di ricerca: il giornale elettronico consente ricerche per argomento basate su sistemi automatizzati
“search” in modo da sfruttare a pieno le possibilità del mezzo. Infatti, la mole enorme del flusso informativo
che attraverso i mezzi elettronici investe l’utente, tende a sbilanciare la figura del giornalista−comunicatore
verso un ruolo di filtro verificatore e selezionatore, più che cacciatore di notizie.
4. Archiviazione: le informazioni inserite sul sito sono archiviate e rese disponibili per consentire una lettura
dei contenuti “asincrona” che consente all’utente di leggere articoli quando più gli conviene.
5. Multimedialità: mentre l’edizione a stampa contiene solo testi e immagini, quella elettronica integra,
soprattutto con la crescita della banda passante, sempre più suoni e immagini in movimento. In tal modo si
possono combinare alla notizia, anche brani di intervista o filmati girati sul luogo dell’avvenimento.
6. Interattività: l’utente può interagire non solo con gli archivi del giornale on line e con gli altri contenuti
attualizzati, ma anche con la redazione attraverso sistemi di posta elettronica, videoconferenza o altri servizi
di messaggeria. La possibilità offerta al giornalista di confrontarsi in modo diretto con i propri lettori è una
delle caratteristiche più significative che differenziano il medium Internet rispetto alla carta stampata. Si
tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana nella comunicazione giornalistica: con il giornale di carta
si vende un pacchetto di contenuti ed il giornalista e tanto meno l’editore non saprà mai se in un tal giorno
sono state lette più alcune notizie rispetto ad altre. Il giornalismo su web tende ad essere più attento agli
interessi espressi dai lettori, al gradimento, a rispondere alle esigenze dei lettori, in modo che gli accessi al
proprio articolo “paghino”. Infatti gli sponsor non pagano per il numero di caratteri che compongono
l’articolo, ma per il numero di volte che una certa pagina viene visualizzata. Ecco allora che diventa
fondamentale riuscire a dar voce alla gente.
7. Ipertestualità: l’edizione elettronica non ha limiti di spazio e gli articoli possono essere approfonditi e
corredati di fonti documentali, con link o collegamenti ipertestuali ad altre informazioni già pubblicate o
esterne. Infatti sono i link a fare l’ipertesto, a fare la differenza tra la lettura di un giornale di carta ed uno
elettronico. Scegliere i link, titolarli, recensirli, inserirli nel punto e nel contesto giusto fa parte del talento
editoriale dello scrittore on line. La dimensione dell’ipertesto permette di dare valore aggiunto al lettore,
creando dei veri dossier tematici sulle pagine web dei giornali, e consente di farne non solo il luogo della
lettura rapida e funzionale, ma anche quello dell’approfondimento e della ricerca.
8. Bassi costi ed alti benefici: una pubblicazione telematica viene fruita velocemente e costa molto meno di
una cartacea. Su Internet il tempo è denaro: più l’utente ritarda l’acquisizione dei contenuti, a causa di
difficoltà di connessione, grafica troppo pesante, tortuosità dei percorsi ipertestuali, più cresce il “costo di
lettura”.
Insomma, più opportunità imprenditoriali, più vicinanza agli interessi del lettore, ritmi più veloci,
aggiornamento e soluzioni grafiche efficaci, servizi multimediali, maggiori possibilità di verifica del
gradimento, più interattività ed approfondimento ipertestuale, un ruolo di “selezionatore” più che di
cacciatore di notizie: ecco dunque le nuove caratteristiche del giornalismo on line, che fa tutto ciò in tempo
reale, cioè ai brucianti ritmi adeguati alle proprietà e alle potenzialità del medium Internet.
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Una finestra su Internet per i giornali tradizionali: Italia e Usa a confronto
Sono sempre più numerose le testate giornalistiche che hanno scelto di distribuire in rete una versione
elettronica del proprio prodotto cartaceo. Attualmente, solo negli Stati Uniti, se ne contano oltre duemila, tra le
quali le maggiori testate internazionali: il “New York Times” (www.nytimes.com), il “Wall Street Journal”
(www.wsj.com), il Washington Post (www.washingtonpost.com ), “Usa Today” (www.usatoday.com ).
Anche in Italia, superato un primo momento di diffidenza, si è verificata una grande corsa alla Rete. La
prima testata italiana ad aver avuto un’edizione elettronica completa è stata l’ “Unione Sarda”
(www.vol.it/Unione ) creata da Nicola Grauso nel 1994 e l’ “Unità” nel 1995. Nel giro di pochi anni, molti altri
grandi giornali nazionali hanno seguito l’esempio, creando versioni, talvolta complete, talvolta ridotte,
dell’edizione su carta.
Nella grande maggioranza i giornali si sono limitati a trasferire su siti web ciò che il lettore aveva
acquistato in edicola. Poi è cominciata una fase di sperimentazione, costruita sullo sfruttamento delle
caratteristiche originali della Rete e sulla diversificazione dell’informazione rispetto al giornale di carta. E’ stata
favorita la lettura delle edizioni di carta, si è dato accesso agli archivi e sono nati veri notiziari multimediali,
originali, forniti di ipertesti, link di approfondimento, immagini ed aggiornamenti veloci.
Nella Rete si sono lanciate le agenzie di stampa, i settimanali, i mensili. Un inizio timido, con piccole
redazioni di giornalisti affiancati da un webmaster e da alcuni tecnici. I dubbi erano consistenti e riguardavano
soprattutto la paura che il giornale potesse danneggiare se stesso; ma altrettanto tenaci erano le tentazioni:
apparire sulla Rete significava essere all’avanguardia, con un immediato ritorno d’immagine. Ma questa
spiegazione pubblicitaria non basta: dietro questo immediato vantaggio si nascondeva l’aspettativa di una
radicale trasformazione della distribuzione e della commercializzazione dell’informazione giornalistica. Inoltre, le
aziende speravano che la pubblicità abboccasse subito e alleggerisse i costi.
A dire il vero, all’inizio, la realtà non ha coinciso con queste entusiastiche aspettative. Molte esperienze
di giornali a pagamento tentate negli scorsi anni si sono concluse con un sostanziale fallimento: costi altissimi e
proventi bassi o nulli. Basti ricordare, per l’Italia, “La Stampa”, e per gli Usa “Spiv”, la rivista in rete del gruppo
Turner, proprietario della Cnn, prima della fusione vendita a Time Warner. La stessa Warner ha dovuto
rinunciare al progetto di rendere a pagamento il suo Pathfinder (http://pathfinder.com ).
Lo scetticismo iniziale ha impedito investimenti veri e propri. Anche i giornali (da Repubblica, al Sole 24
Ore (www.sole24ore.it ), alla Gazzetta dello Sport (www.gazzetta.it ) , per citare le aziende che per prime si
sono spinte in avanti) che avevano intravisto le potenzialità del nuovo veicolo, non hanno investito grosse
somme.
Ma da qualche tempo si notano i segni di un’inversione di tendenza. La lenta ma costante diffusione del
commercio on line sembra avere rivitalizzato la speranza di riuscire a vendere informazione attraverso la Rete,
specialmente se si tratta di informazione specializzata. Va letta in questo senso la decisione di rendere a
pagamento, mediante abbonamento, l’accesso ai servizi on line di alcune importanti testate, soprattutto di
ambito finanziario: oltre al già ricordato Wall Street Journal, hanno scelto questa politica di distribuzione anche l’
Economist (www.economist.com ) e il Financial Times (www.ft.com ).
Il salto di qualità in Italia c’è stato dopo, con un ritardo di dieci anni rispetto a ciò che era avvenuto negli
Usa. Ormai il fenomeno è in espansione e gli investimenti arrivano.
La Rcs spende 100 miliardi, la
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Fininvest 300, fra il ’98 e il ’99 il gruppo l’Espresso fa l’investimento maggiore, crea Kataweb, si allea con la
Cnn. La Fininvest inaugura Jumpy, collegato con la Mondatori, Caltagirone crea Caltanet e impegna 50 miliardi.
Nascono i grandi portali, che sfruttano le news e la credibilità di testate autorevoli. La Gazzetta dello Sport
aggiorna in tempo reale i risultati delle gare, il Sole 24 Ore mette a disposizione banche dati, Borse, listini, e La
Repubblica è diventato il quotidiano più letto on line.
Da un sondaggio di Infocity11, sugli indici di gradimento dei quotidiani on line, è infatti emerso che un
lettore su due, chiamato ad esprimere una preferenza tra Repubblica.it, Stampa web, Gazzetta.it, Corriere.it,
Quotidiano.net, Sole 24 Ore e Affari Italiani, ha votato per Repubblica.it ( 47%), seguita da Corriere.it (18%),
Sole 24 Ore (16%), Gazzetta.it (8%).
Non c’è, sembra, molta lotta quando un quotidiano di lunga tradizione giornalistica ed un gruppo
editoriale economicamente forte, impiegano tutte le forze per fornire un servizio giornalistico originale on line 24
su 24. Infatti, più che una replica dell’edizione cartacea, le sue pagine Web sono un vero servizio informativo al
contempo complementare ed autonomo.
Sono presenti approfondimenti che integrano i servizi sul quotidiano, con rimandi tra un articolo e l’altro,
non all’interno del testo ma negli indici di destra, e forum telematici che stimolano l’interattività con i lettori on
line.
Il gradimento di quest’ultimi è sicuramente un premio alla capacità della testata di far convergere, come
si conviene al nuovo medium, informazione giornalistica confezionata appositamente per il web e servizi di ogni
tipo: dal meteo alla radio on line, al commercio elettronico con Zivago e Kataweb.
Negli Usa il primo giornale sul Web è stato il già ricordato Tribune Chicago Online nel 1992, seguito
dall’affermazione dei grandi motori di ricerca e dalle interconnessioni tra l’industria editoriale e quelle dei
telefoni, della televisione, dei computer. Lo scopo non era, però, fornire più notizie agli americani, ma fare soldi
attraverso Internet. L’informazione era il paravento dietro cui giravano le logiche del libero commercio
globalizzato. Nel 1994, erano sei milioni gli americani abbonati ad una delle tre maggiori organizzazioni
telematiche: Prodigy, Compuserve e America On Line. Le alleanze tra le agenzie che lavoravano sfruttando la
rete dei computer e i giornali garantivano il legame con il territorio.
Una recensione dei giornali americani e delle loro edizioni elettroniche dimostra come entrambi stiano
ancora selezionando dove sono diretti, come arrivarci meglio e come relazionarsi fra loro.
Giornali come il FresnoBee (www.fresnobee.com ) in California, ad esempio, hanno creato una
presenza interattiva che soddisfa i lettori ispanici, con l’offerta on line di materiale bilingue e di chats.
Con il lancio del suo sito Web, The Washington Post (www.washingtonpost.com) ha allargato il suo
lettorato alla costa occidentale, dove le persone, di norma, vedevano raramente quel giornale. Esso ha da
tempo sviluppato caratteristiche interattive sul suo sito, che comprendono foto multimediali, una bacheca
elettronica per i messaggi e forum per la discussione on line con fonti sviluppate di risposta ai lettori.
Una tendenza che accomuna i giornali on line è quella del rinnovo del design del sito.
Infatti, nonostante i siti web possano imitare lo scopo delle sorgenti di informazione stampata, l’attuale design
dei loro siti, di solito, non rassomiglia a quello cartaceo.
L’anno scorso il Los Angeles Times (www.latimes.com ) ha operato un radicale cambiamento del
proprio design. Poi, c’è stata l’edizione interattiva del Wall Street Journal, il cui design è stato ridisegnato per la
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Infocity.it, portale che dal 1994 sviluppa informazione giornalistica on line in Italia, ha pubblicato i risultati del sondaggio l’8.1.2000.
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carta e per il Web da Mario Garcia, guru del Web Publishing, che ha avuto fin dall’inizio una visione specifica del
“volto” dei giornali on line.
Tuttavia, non tutti i siti dei giornali si sono allontanati dal look della carta stampata. Il logo del New York
Times campeggia sulla bandiera del suo sito, che si modella ancora sulle linee del design cartaceo, con le sei
colonne disegnate sullo sfondo e la gerarchia standard per i titoli delle notizie dell’ultima ora.
Ancora, il Denver Post ha trasformato il look del suo sito, aggiungendo uno schema di colore porpora e
un logo con l’occhio di un toro alla versione on line.
Non solo molti giornali elettronici hanno movimentato il loro look e contenuto, ma si aggiornano anche
molto frequentemente.
Fin dall’inizio il Wall Street Journal ha fornito un servizio di notizie 24 su 24 e 365 giorni l’anno,
aggiornando continuamente l’informazione pubblicata. Le pagine Web del Wsj sono news oriented, ovvero il
testo tende a prevalere sull’immagine. Si cerca così, evitando di utilizzare troppe fotografie ed immagini, di far
concentrare l’attenzione del lettore sul testo.
Un espediente è quello di usare nel titolo termini che stimolino
l’utente a continuare la lettura o di evidenziare con il colore alcune parole. Infatti, nel Wsj, le parole chiave delle
prime righe sono sottolineate in blu e la rubrica “What’s new” è inserita in un box colorato; inoltre, sulla destra
dell’home page appaiono alcuni elementi promozionali, che invitano l’utente a cliccare sopra.
I contenuti dei giornali devono essere aggiornati con estrema frequenza, perché su Internet “il vecchio”
non paga. Molti giornali americani realizzano due sezioni distinte nel sito: la prima, ad aggiornamento quotidiano
con le notizie dell’ultima ora, praticamente dei veloci flash di novità; ad esempio il Washingtonpost.com ha
sviluppato “PM Extra”, un’edizione pomeridiana del giornale che si aggiorna quotidianamente alle 1 p.m. La
seconda, contenente vari approfondimenti elencati per data di pubblicazione, una sorta di memoria storica della
pubblicazione on line.
Anche in Italia, vi sono state alcune iniziative simili. Tra tutte la più riuscita è sicuramente quella del “Il
Nuovo.it”, il tanto acclamato giornale elettronico di E.Biscom, che è on line all’indirizzo www.ilNuovo.it , dal 25
ottobre 2000. Il sito si propone di essere, nelle parole del suo direttore Sergio Luciano, “..un multiquotidiano , un
nuovo media”.
Decisamente, si tratta di un quotidiano completo, con tutte le sezioni del caso (dagli esteri alla politica,
dagli spettacoli alla cronaca) e due aree dedicate alle città di Roma e Milano. Ma lo si può sicuramente definire
“multi” per la presenza di foto e grafici, file audio e video. L’opportunità più importante è, senza dubbio, il
telegiornale on line. Un vero e proprio tg, identico a quelli televisivi, con più edizioni giornaliere, farcito di
videonews e contributi multimediali di vario genere.
Il sito comprende una sezione dell’ “Ultima ora”, che campeggia in rosso nella parte superiore
dell’home page, su cui si può cliccare e far apparire tutte le notizie che scorrono a video. Ogni articolo,
comunque, reca in fondo alla pagina, la data e l’ora di pubblicazione, e quelle dell’ultimo aggiornamento
effettuato. Sempre in fondo alla pagina che contiene l’articolo, vi sono altri due contributi interessanti: il lettore
può esprimere il suo punto di vista sul pezzo, cliccando e inviando un e−mail all’autore, oppure può inoltrare
l’articolo letto all’indirizzo e− mail di chi desidera. Ogni articolo, inoltre, ha una sezione in alto a destra, colorata
in blu, con tutti i link ad articoli precedenti o ad approfondimenti del tema trattato.
“Il Nuovo.it” ha fatto della possibilità di avere informazione aggiornata in qualsiasi momento del giorno il
suo cavallo di battaglia pubblicitario, affermando all’incirca nel suo spot “Perché preferire una distribuzione di
notizie una volta al giorno, quando se ne possono avere 24 al giorno?”.
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Insomma, sembra che il goal dei giornali elettronici sia quello di offrire qualcosa che il confratello
cartaceo non può dare. D’altra parte i consumatori si aspettano molto di più, in ampiezza e approfondimento,
dall’edizione telematica che da quella stampata.
C’è comunque, sia in America che in Italia, uno stretto legame nella mente delle persone, come rivela
una recente inchiesta, tra il prodotto off line e quello on line. Senza il tradizionale giornale di carta, almeno per
adesso, la maggior parte di quelli elettronici soffrirebbero di una forma di mancanza di rispetto e di mancanza di
valore sul mercato.
In ogni caso, la carta stampata e l’on line rimangono due esperienze abbastanza separate per i
consumatori: anche se veicolano informazioni simili, l’esperienza è molto diversa e dà ai lettori opportunità
diverse. Comunque, molti sostengono che fino a quando il giornalismo on line non diverrà così “trasportabile” e
“comodo” come il giornale di carta, il pubblico non abbandonerà il prodotto stampato. Eric Johnston, direttore
dell’edizione on line di Fresnobee.com, afferma: “ C’è qualcosa di confortante nel girare le pagine di un giornale,
nel piegarlo ed infilarlo sotto il braccio mentre si cammina per strada.”
Il giornale on demand
Uno dei nuovi orizzonto offerti dall’editoria in rete è la possibilità di personalizzare, nel senso più stretto
del termine, la vendita dell’informazione. Il giornale cosiddetto “customizzabile”, da “to custom” che in inglese
significa “di servizio”, può essere definito un’edizione realizzata secondo le specifiche esigenze informative
dell’utente che, sfruttando le caratteristiche di una pubblicazione elettronica che sta consultando, costruisce un
numero personale in base ai propri interessi, acquistando e leggendo solo le notizie che gli interessano
veramente.
Le maggiori ricerche sul fronte del giornale personalizzato sono state portate avanti presso il
Massachussets Institute of Technology di Boston con il Media Lab, tramite progetti che hanno sperimentato, sin
dagli inizi degli anni ’90, la realizzazione di giornali personalizzati, denominati “Daily me”, costruiti secondo
esigenze individuali. Il progetto ha già prodotto alcune edizioni di giornali sperimentali che anticipano le
caratteristiche
del
giornale
del
futuro.
Uno
degli
esperimenti
più
interessanti
è
“Fishwrap”
(http://fishwrap.mit.edu), in inglese “cartoccio di pesce”, da un detto del giornalismo americano sintetizzabile nel
concetto che la notizia, come il pesce, deve essere sempre fresca. “Fishwrap” è un giornale sperimentale on
demand, personalizzato ed autorganizzato: attraverso un misto soggettivo tra notizie inerenti la zona d’interesse
dell’individuo ed altre nazionali o straniere, punta a soddisfare il desiderio di acquisire informazione di interesse
personale.
Naturalmente queste sperimentazioni stanno trovando ora una concretezza con lo sviluppo delle
pubblicazioni sul Web. Nel settore sono impegnati quasi tutti i grandi soggetti editoriali che hanno già sviluppato
buone versioni di giornali on line. Tra essi, grandi network come la Cnn, Msnbc, nato da una collaborazione tra
Microsoft e la rete televisiva Nbc, il gruppo Dow Jones con il Wall Street Journal, Yahoo! Il più popolare
catalogatore di siti a livello mondiale, Italia On Line con Amico, e altri. Ognuno sperimenta l’edizione del futuro in
forme diverse, ma con un unico obiettivo: permettere la costruzione di un percorso informativo “fai da te” che
soddisfi i bisogni e gli interessi del pubblico.
E’ importante notare che questi giganti dell’informazione on line hanno avuto come apripista un giornale
sperimentale creato da una piccola società: “Crayon” (www.crayon.net )
dalla sigla “Create Your Own
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Newspaper”, cioè “crea il tuo quotidiano”, ideato da due ricercatori della Bucknell University, Dave Maher e Jeff
Boulter. Più che un giornale è un costruttore di contenuti, attraverso il quale l’utente costruisce un sito
informativo secondo i propri interessi, attingendo a più fonti informative. Una volta completata la selezione, viene
generata automaticamente una pagina HTML, che può essere salvata e utilizzata come trampolino di lancio
verso tutte le fonti informative indicate: una sorta di indice di risorse costruito interattivamente.
Tra le iniziative più interessanti c’è quella della
Cnn che ha varato l’iniziativa Cnn Custom News
(http://customnews.cnn.com), un giornale personalizzato in cui l’utente, trasportato attraverso un’estetica
editoriale accattivante in un percorso “fai da te”, sceglie tra alcune grandi sezioni come World o U.S,
informazioni meteo, sportive, economiche, ecc.
Il risultato finale è una propria versione di Cnn, integrabile
con una sezione fissa che compare sempre insieme alle scelte personali.
Simili per concezione, ma con caratteristiche diverse, vi sono su Web altre edizioni personalizzate di
giornali on line. Tra le migliori: il “Personal Journal” del Wall Street Journal (www.wsj.com), MyYahoo
(http://my.yahoo.com), ed i servizi “custom” della Msnbc (www.msnbc.com), e del Los Angeles Times
(www.latimes.com). Da segnalare l’iniziativa di Italia On Line che, con Amico (http://amico.arianna.it), fornisce
un sistema per la personalizzazione delle informazioni, unico nel nostro Paese.
Il futuro di questo tipo di applicazioni è nella fusione di queste due possibilità: scelta delle fonti di
informazione e scelta, attraverso parole chiave, degli argomenti che ci interessano. Un giornale personalizzato
di questo tipo è in fase di sperimentazione e non sembra troppo lontano. I problemi principali da risolvere sono,
da un lato, quelli relativi al ritorno economico: per sopravvivere, il servizio dovrebbe essere a pagamento, anche
se la vastità del pubblico potenziale garantirebbe costi assai limitati per l’utente. Dall’altro, quelli relativi
all’adozione di standard uniformi nei database delle varie risorse informative, condizione indispensabile perché
un singolo motore di ricerca possa interrogarli tutti in maniera efficiente. Ma gli editori prevedono che nel futuro
gli esperimenti in questo campo cresceranno di numero e di interesse.
Webzine
Con l’avvento di Internet tante cose sono cambiate nel mondo dell’informazione: la ricerca delle notizie,
la trasmissione dei materiali, ma soprattutto le forme di diffusione delle informazioni. Le webzines sono riviste
pubblicate e distribuite solo sul web che, nate come pagine aziendali o addirittura personali, sono ormai in grado
di stare al passo delle grandi testate tradizionali, garantendo un flusso ininterrotto di informazioni,
approfondimenti, servizi.
Queste nuove pubblicazioni attuano, grazie al Web, il diritto di “manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto, ed ogni altro mezzo di diffusione” che l’articolo 21 della Costituzione riconosce
a tutti i cittadini. Tuttavia, attenendosi alle leggi dello Stato e in particolare alla legge sulla stampa del 1948 (n.47
dell’8.2.48), ogni pubblicazione, comunque diffusa, ha l’obbligo di iscriversi in un registro apposito presso il
Tribunale di competenza e di riportare su ogni copia pubblicata il numero della registrazione, il nome dell’editore
e del direttore responsabile, obbligatoriamente iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Ne potrebbe derivare dunque un
obbligo di iscrizione anche per le webzines: ma che ne sarebbe allora della leggendaria libertà di espressione
del Web?
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Alcune webzines “testarde”, infatti, hanno portato avanti una battaglia, negli ultimi cinque anni, per la
modifica della legge sulla stampa del 1948 e nel contempo per conquistare il diritto di essere considerate
“stampa” a tutti gli effetti. In realtà già dal 1995 testate diffuse esclusivamente su Web hanno iniziato a
richiedere e ottenere l’iscrizione al Tribunale, come tutte le testate tradizionali. Tra le webzine più note, sono
diverse quelle che esibiscono la propria registrazione: Infocity (www.infocity.it), che è stata la prima ad ottenere
la registrazione come testata esclusivamente telematica nel 1995, poi Punto Informatico (www.punto−
informatico.it) nel 1996, Galileo (www.galileo.it) nel 1997, Beta (www.beta.it) nel 1998, Affari Italiani
(www.affaritaliani.it) sempre nel 1998.
Grazie ad Internet, chiunque può essere fornitore di informazioni e le limitazioni imposte dalla normativa
sulla stampa mal si conciliano con la libertà di espressione che caratterizza la rete. Le webzines danno infatti
un’opportunità di libera espressione a chi altrimenti non potrebbe permettersi i costi di stampa e diffusione di
una pubblicazione su carta. E’ necessario, però, che ci sia anche una sorta di marchio di qualità giornalistica da
imporre alle webzines, che si traduca in selezione e verifica delle fonti, confezionamento accurato,
responsabilità dei contenuti redazionali, tutti passaggi consentiti dalla registrazione in qualità di testate
giornalistiche. E allora come si deve agire?
Nella proposta di un Codice di Autoregolamentazione degli Internet Provider steso nel 1997, si
suggeriva di definire i requisiti sulla base dei quali un sito debba e possa essere registrato come testata
giornalistica, distinguendo nettamente ciò che è assimilabile ad una testata da ciò che non lo è (aree di
discussione, raccolte di testi, ecc). Solo i siti che rispondono a questi requisiti potrebbero registrarsi presso il
Tribunale. Con la registrazione, quindi, si classifica la pubblicazione come risultato di un’attività professionale,
con tutte le garanzie di responsabilità e correttezza dell’informazione che la legge attribuisce alla stampa.
Insomma, la registrazione dovrebbe servire a distinguere l’informazione professionale da quella “spontanea”,
fermi restando gli aspetti positivi di quest’ultima. Ma alla vicenda non è ancora stata messa la parola fine.
Scenari futuri
I giornali sono creati dai giornalisti, che nell’era di Internet hanno un nuovo compito: conoscere a fondo
un set innovativo di strumenti per essere in grado di fare uso del nuovo medium nella maniera più pertinente ed
efficace. Da un lato, Internet offre nuovi modi di raccogliere e riportare l’informazione, e dall’altro, utilizzando la
Rete per pubblicare i giornali on line, sono richieste al giornalista una serie di abilità completamente nuove, che
pochi hanno in questo momento.
Va ormai scomparendo la vecchia figura del giornalista che si recava in redazione e si metteva davanti
alla macchina da scrivere per battere il proprio pezzo; tutto ciò di cui ha bisogno un giornalista al tempo di
Internet è un computer portatile ed un telefono cellulare.
Si tratta di una rivoluzione che riguarda non solo i giornalisti professionisti, i quali potranno avere più
libertà; ad essere coinvolti saranno soprattutto i nuovi del mestiere che, abbattute le distanze territoriali,
conquistano potenzialità di impiego fino a poco tempo fa del tutto inimmaginabili.
Una grande opportunità, certamente, ma anche una situazione rischiosa: infatti, nel bombardamento
informativo diventa sempre più difficile identificare fonti certe e credibili.
In un momento storico in cui trovare
notizie è fin troppo facile, la rilevanza della professione di giornalista non è più, soltanto, nel sapere confezionare
le news, ma piuttosto nell’essenziale ruolo di filtro selezionatore, di guida esperta per utenti disorientati
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dall’overload informativo:
il giornalista al tempo di Internet deve essere come un esploratore capace di
districarsi in una selva di notizie spesso contraddittorie, sempre pronto a saltare la trappole della
disinformazione, agendo come un “setaccio” in grado di valutare la correttezza della fonte e la rilevanza
dell’evento per il pubblico di destinatari.
Nasce quindi l’esigenza di rimodellare profondamente la propria cultura professionale, calandosi
completamente in Rete e imparando il linguaggio del Web, le tecniche grafiche più avanzate, per non parlare poi
delle nozioni elementari per trasferire il tutto dal proprio computer alla redazione.
Tanti gli scenari ed una certezza ferma nel futuro del giornalismo: la dipendenza dalla tecnologia nei
processi di produzione dell’informazione. Se è vero, come affermano le previsioni di importanti istituti di ricerca,
che gli utilizzatori della Rete saranno quasi 2 miliardi nel 2005 a livello mondiale, e il volume degli affari del
business to business on line raggiungerà i 4.800 miliardi di dollari (previsione del Boston Consulting Group),
editor e giornalisti saranno parte in causa di questo sviluppo.
In questo scenario, gli addetti al settore attivi sui nuovi media saranno probabilmente divisi in categorie
distinte12: la prima, di “ondine reporter”, la seconda di “on line editor”.
Di fronte al sovraccarico informativo,
un produttore di informazione non potrà essere scambiato con chi elabora ipertestualmente il contenuto.
Saranno i reporter ad indagare, trovare notizie e parlare al microfono e in video. Chi assemblerà ed elaborerà
questi contenuti, prodotti da un altro, sarà l’editor, le cui doti comunicative digitali ne faranno un professionista
chiave dei nuovi media.
Se si dà credito ad una ricerca di IDC Research, che afferma che l’Europa Occidentale nel 2004, avrà
più telefoni cellulari che apparecchi fissi ( circa 300 milioni di utenti), si giunge alla conclusione che il giornalismo
futuro avrà a che fare con il “wireless”, ovvero con i dispositivi senza fili.
Il MJW (Mobile Journalist Workstation), un apparato progettato per cybergiornalisti dalla Columbia
University di New York, dotato di video−telefono, apparecchi per la comunicazione satellitare e palm computer,
prefigura reporter “mobili” in grado di coprire qualunque evento tramite le nuove tecnologie digitali. Il concetto
base su cui si fonda il MJW è che in futuro il giornalista, a seguito dello sviluppo delle tecnologie della
telecomunicazione, potrà registrare la realtà in presa diretta tramite dispositivi portatili sofisticati da indossare,
essendo così in grado di diventare una vera e propria redazione mobile.
E mentre i cybergiornalisti dovranno preoccuparsi della presa diretta dell’evento, gli editor saranno
impegnati a gestire e configurare le informazioni per i monitor dei cellulari e dei computer palmari portatili,
attraverso i quali giungeranno agli utenti, via tecnologia UMTS, i contenuti del Web.
Nel 2005, secondo una previsione di Jupiter Communications, sarà la volta del “turbo Internet”: per
quella data, un terzo degli utenti domestici on line negli Usa ( circa 30 milioni di persone), possiederà l’accesso
alla Rete a banda larga. Ciò permetterà che i contenuti grafici e testuali siano sempre più integrati con video
news e altri servizi composti da immagini in movimento. Sarà il momento dell’ascesa del giornalismo
multimediale che vedrà editor, reporter ed altri addetti on line, cimentarsi con il video ed audio editing.
Come si chiamerà chi farà informazione sul web nel futuro? Per venti giorni, sulla Home Page di Infocity
ha campeggiato un sondaggio che poneva la questione di identificare un nome per la categoria. Dai risultati del
sondaggio emerge che i lettori13 hanno votato in maggior parte per un nome, coniato sul modello americano,
come webreporter; in seconda posizione il termine cybergiornalista. Ma il dato più interessante è che molti dei
partecipanti al sondaggio hanno voluto avanzare le proprie proposte, ideando essi stessi nomi nuovi. Non sono
12
13
Enrico Pulcini, “Giornalismo futuro: on line, umts e videonews”, Infocity, 12.12.2000
Sandra Cavallo, “Tra E.porters e net−informers come si chiama il giornalista sul web”, 25.1.00
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mancate dunque le risposte più provocatorie o improbabili: intereporter, net informer, e−porter, fino a chi ha
proposto solamente giornalista. Come a dire che la professione resta una e che il giornalista resterà tale,
attraverso i diversi media, analogici o digitali, mono o multimediali.
BIBLIOGRAFIA
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Sandra Cavallo, Diventare giornalisti con il web si può: ecco come, 14.4.00
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Sandra Cavallo, Giornalisti on line: nasce lo stile del reporter segugio, 29.4.99
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Sandra Cavallo, Fenomeno webzines: sono davvero stampa?, 10.11.99
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Sandra Cavallo, Il nome della cosa:tra e−porters e net−informers, come si chiama il giornalista sul web,
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Sandra Cavallo, Il quotidiano più letto; stravince Repubblica.it on line, 8.1.00
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Max Lenzi Rath, Sono 2.359 le pubblicazioni on line in Italia.Ma quante fanno giornalismo?, 28.6.00
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Alessio Balbi, Vecchi giornalisti attenti: ora vince chi si aggiorna, 28.12.00
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Alessio Balbi, Giornalista, sei pronto per il web?, 8.2.00
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Alessio Balbi, L’essenza iper del testo on line, 25.9.00
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Omar Sonetti, Noi ed Internet: un flirt sospeso, 20.12.00
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Omar Sonetti, Fuga da tv e giornalismo verso “l’oro” dell’on line, 20.11.00
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Enrico Pulcini, Giornalismo futuro: on line, umts e videonews, 12.12.00
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Technology 1998: The Internet news audience goes ordinary,
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www.freedomforum.org
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