Compagnia Feria Musica
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Compagnia Feria Musica
Sabato 19 novembre (ore 21) e domenica 20 novembre (ore 17) Compagnia Feria Musica “Infundibulum” [Unica data italiana] Basato su un'idea originale di Philippe de Coen e Anne Ducamp Diretto da Mauro Paccagnella In scena Acrobati: Mathieu Antajan, Anke Bucher, Loic Faure, Julien Fournier, Pascale Loiseau, Jean-Pierre Pagliari, Thomas Perrier, Anne Pribat, Flum. Musicisti: Marc Anthony, Olivier Hestin, Adrien Lambinet Nominato miglior spettacolo 2010 dalla redazione di Circus Magazine: “Per la sua impressionante scenografia e la sua dimensione mitologica. Ho visto un cielo in tempesta e i suoi angeli caduti. Danza, circo, musica e colore!” (Ria Geenen caporedattore). Preparatevi a entrare nelle profondità di un subconscio eccentrico e sensuale con “Infundibulum”, della compagnia belga Feria Musica, alla Fenice in unica data italiana. Miglior spettacolo di circo contemporaneo del 2010 secondo la rivista specializzata “Circus Magazine”, il titolo è accuratamente scelto perché individua la natura di ciò che viene proposto in scena, attraverso 8 acrobati diretti dal coreografo Mauro Paccagnella e 3 musicisti. Una serie di immagini si svela, frammenti della nostra memoria collettiva e dell’inconscio soggettivo, recuperati in qualche posto a metà strada fra il reale e l'immaginario, la follia e la fragilità. Ciò che si presenta agli occhi dello spettatore è quello che accadrebbe se un uomo buttasse all’aria tutto il suo guardaroba, composto non solo di vestiti, ma anche di souvenir e strani oggetti, popolato da una serie di misteriosi personaggi, in particolare fantasmi o burattini, che si amano e si odiano. In medicina, l'infundibulum è quella parte del cervello che collega l'ipotalamo (sede dei neuroni responsabili delle emozioni) e la ghiandola pituitaria (fonte di ormoni essenziali). Nel lavoro pensato da Feria Musica, l'infundibulo si mostra scenograficamente come un imbuto gigante su cui gli 8 danzatori/acrobati saltano, si arrampicano, spariscono, ricompaiono, si legano, si uniscono, separano, si lanciano sempre alla ricerca di qualcosa di indefinito. Su questa struttura, il palo, la puleggia, le funi, compaiono e scompaiono in modo da creare movimenti inattesi. L'infundibulo è uno schermo protettivo, un muro, un ventre, una camera risonante, il labirinto della memoria, il luogo in cui fantasie, paure e emozioni, desideri di libertà si scontrano. Qui, l'immaginazione si confronta con un'unica legge, quella della gravità e l'ostinato artista acrobata non può che continuare a tentare. Le acrobazie sono al servizio del complicato macchinario di uno scienziato pazzo. La caduta è inevitabile, come se il circo stesso coi suoi strumenti avesse deciso di intrappolare questi ostinati sognatori. Ogni tentativo di fuga o di liberarsi è destinato al fallimento, fino a quando non arriva il salto finale. Un trio musicale dal vivo fa da contrappunto ai salti e alle sospensioni in questo limbo, riecheggiandoli in sortilegi sonori e incantando con una presenza continua. In questo spettacolo, in cui convivono rabbia e tenerezza, qualcuno ha letto anche una rivisitazione del mito di Sisifo e un viaggio evolutivo dall'animalità all'umanità. L'obiettivo della compagnia Feria Musica nata a Bruxelles (Belgio) nel 1995, è quello di portare il circo altrove rispetto alle aspettative, in un posto dove acrobati e musicisti e coreografi lavorano su una amalgama delle loro arti senza imporre alcuna tecnica. Con i loro spettacoli, traducono visioni quotidiane attraverso azioni acrobatiche di qualità diversa, portando in scena la forza e le fragilità dell'individuo e dell'esser plurale. Crediti di produzione Lo spettacolo è prodotto da Feria Musica asbl, in coproduzione con l'Agora, scène conventionnée de Boulzac (F) - Charleroi / danses, PBA+EDEN (B) - Le Cirque-Théatre d'Elbeuf (F) - La Coursive, scène nationale de La Rochelle (F) - Le Cratère, scène nationale d'Alès (F) - l'Espaces des Arts, scène nationale de Chalon-sur-Saone (F) - La Maison de la Culture de Tournai / PLOT (B/F) - Le Phénix, scène nationale de Valenciennes (F) - Le Sémaphore, Cébazat scène conventionnée (F). Con il sostegno di Ministère de la Communauté francaise Wallonie Bruxelles (Direction générale de la Culture, Service général des Arts de la scène, Service du Cirque) - Loterie Nationale - Fondation BNPParibas - Halles de Schaerbeek, Bruxelles e con l'aiuto di Trapèze asbl. Sabato 17 dicembre (ore 21) e domenica 18 dicembre (ore 17) Compagnia Acrobat “Propaganda” [Unica data italiana] con Jo-Ann Lancaster, Simon Yates, Grover Lancaster-Cole & Fidel Lancaster-Cole Tecnici: Ryan Taplin & Simon McClure Direzione Musicale: Tim Barrass Produzione: Acrobat + Marguerite Pepper Productions A HotHouse Theatre commission (Albury, Australia) La critica specializzata definisce gli australiani Acrobat come straordinari atleti, performer e pacifici rivoluzionari, a volte consapevolmente naif, ma profondamente autoironici. Il loro è un circo ecolomagico, etico e battagliero, divertente e gentile. Lo spettacolo in arrivo a Senigallia, “PROPAGANDA” è un lavoro di impatto sociale che guarda al futuro e fornisce con piglio deciso e fiducia incrollabile, indicazioni etiche su come salvarsi e salvare l'ambiente. I messaggi passano attraverso la forza e la poesia del gesto circense essenziale, l'assenza di distrazioni scenografiche, l'umorismo e tutto risuona gentilmente per giorni e giorni. “Propaganda” è uno spettacolo audace, divertente e non scontato nato dopo un viaggio a Cuba. Un invito a opporsi concretamente al conformismo, non solo teoricamente. I due artisti fondatori di Acrobat, Jo-Ann Lancaster e Simon Yates, sono talmente coerenti sia fuori che dentro le scene, da portare sul palco i propri i figli, riproponendo quegli stessi principi che insegnano loro anche nella vita. Se il capitalismo si è dimostrato indiscutibilmente fallimentare, è ora di adottare nuovi modelli e soprattutto crederci. Sorprendenti e virtuosistiche acrobazie, capriole, corda, trapezio e biciclette, sono gli strumenti che la coppia australiana utilizza per diffondere i valori e le azioni che pratica da anni e che possono fare la differenza: essere gentili, mantenere le promesse fatte, mangiare verdure, andare in bicicletta, fare giardinaggio nudi, spegnere la tv, essere se stessi. Perché, sostengono, la rivoluzione inizia da qui. Le abilità circensi di questa famiglia hanno lo scopo di rivelare ciò che è in bella vista, ma che spesso non siamo capaci di vedere. La loro coerenza, l'essere in scena così come nella vita e viceversa, senza finzioni, rende tutto più vero, chiaro e sorprendente. La compagnia australiana degli Acrobat nasce nel 1996 e presto si impone come una realtà chiave nella scena nazionale del circo contemporaneo e oltre. Simon Yates e Jo-Ann Lancaster (una coppia anche nella vita) sono straordinari atleti capaci di unire la tecnica davvero impeccabile alla voglia di raccontare il loro sguardo sul mondo. Ciò che più li caratterizza è la coerenza dentro e fuori dalle scene. Non c'è finzione sul palco. Gli Acrobat mostrano al pubblico tutto ciò che sono, compresi i loro corpi scultorei frutto di un intenso lavoro fisico e di scelte alimentari precise in risposta al consumismo occidentale. Nei loro spettacoli agiscono sulla strada più diretta possibile verso la verità, senza orpelli estetici, al limite della crudezza, e testimoniano, attraverso gli strumenti del circo contemporaneo, soltanto se stessi e le loro scelte etiche. Senza mai dimenticare l'autoironia. “Saper combinare il fascino (molto), il virtuosismo (enorme) e l’invenzione (appassionata), il tutto con semplicità e modestia, non è cosa da tutti. Dietro il titolo aggressivo, nato dopo un soggiorno a Cuba, artigianato artistico e poesia della vita quotidiana creano una meravigliosa alleanza in questa piccola compagnia di grande talento” (Le Monde) “Qui il circo non è sinonimo di lustrini […] Attraverso numeri sorprendenti, ma anche simbolici e sarcastici, questi australiani regolano i conti con la cupidigia umana, l’inquinamento che uccide il mare e la fantasia, l’abbrutimento beota. Con i loro corpi scultorei alla Arno Breker, questi liberi pensatori dalla creatività debordante […] incitano il pubblico ad uscire dal conformismo” (Libération).