Ingrasso di vitelli da ristallo francesi del Sig. Gramalia

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Ingrasso di vitelli da ristallo francesi del Sig. Gramalia
Ingrasso di vitelli da ristallo francesi del Sig. Gramalia
Nel nord Italia, a Torino, Maurizio Gramalia ingrassa 500 tori all'anno. Ma il prezzo di
vendita è appena superiore al prezzo di acquisto dei vitelli da ristallo francesi. Una
situazione critica che svilisce la filiera bovina europea.
I costi per l’ingrasso dei vitelli da ristallo sono elevati in Italia. Per evitare di perdere dei
soldi, Maurizio a poco a poco svuota i suoi box.
Nonostante abbia fatto uno sforzo per la foto, Maurizio non ha alcun sorriso sulle labbra.
“E’ quasi da 4 anni che non guadagno più con l’ingrasso dei tori e penso di smettere
verso la fine dell’anno e vendere il mais.”, si rammarica il giovane allevatore di Cardé, a
Sud di Torino, in Piemonte.
In Francia, i tempi sono duri per gli allevatori, ma al di là delle Alpi, la situazione degli
allevatori di bovini da carne della pianura padana sembra anche peggiore. Con suo
padre e sua moglie Irene, Maurizio dispone di 250 posti da ingrasso e coltiva 45 ettari di
pannocchie di mais. Le terre fertili della pianura padana, irrigate e baciate dal sole,
producono delle rese da fare invidia a molti agricoltori francesi. Nonostante una
produzione media di 20 tMS / ha di pannocchie di mais, i costi di produzione rimangono
molto alti nel Nord Italia a causa della pressione fondiaria e del prezzo dei terreni che in
genere supera i 60.000 € / ha in Piemonte.
L'Italia è il più grande mercato per i vitelli da ristallo francesi, oltre l'80% di questi vengono
importati per essere ingrassati. Storicamente, la coltivazione di mais e le abitudini culinarie
hanno contribuito a rendere gli allevatori francesi "italiano-dipendente" e viceversa. In
effetti, i consumatori italiani apprezzano la carne chiara, comme il carpaccio, derivato
dai giovani bovini maschi a crescita rapida, diversamente dalle papille francesi che
preferiscono solo la carne rossa proveniente dalle scottone. Ma di anno in anno, i camion
di bestiame che attraversano le Alpi sono sempre meno numerosi. La Turchia gioca
gomito contro gomito con gli italiani e sempre più carne viene importata direttamente
dalla Francia.
I VITELLI DA RISTALLO FRANCESI SONO TROPPO COSTOSI
Maurizio acquista vitelli da ristallo francesi, e a volte irlandesi, tramite Lardonne Pierro, un
importatore che viaggia tra i mercati di bestiame del sud ovest, dell’Auvergne, della
Borgogna, o della Poitou Charentes alla ricerca di vitelli da ristallo col miglior prezzo. " La
Charolaise è costosa e la Limousine anche di più. I tori pesanti (400 kg) di razza Blonde
d'Aquitaine e gli incroci Aubrac x Charolais, sono i più interessanti per trovare acquirenti
sul mercato italiano ", stima il commerciante.
“Nel sud ovest, i vitelli Blonde d'Aquitaine si acquistano ancora guardandoli, senza essere
pesati, e in franchi francesi! Circa 20/23 franchi al chilo. Per le altre razze, gli animali sono
pesati e negoziati in euro. Gli animali perdono facilmente una ventina di chili durante il
viaggio e ormai gli allevatori italiani pesano all'arrivo." Maurizio acquista i suoi vitelli Blonde
d'Aquitaine da 260-280 kg tra i 1.100 e 1.200 euro ciascuno, bisogna contare anche le
spese per il trasporto dai Paesi Baschi, che ammontano a 40/50 euro.
Una razione unica per tutti i gruppi:
♦ 3 kg di mangimi composti al 29% di proteine
♦ 5,5 kg di mais (spiga)
♦ 1,4 kg paglia
♦ Cmv speciale per il calore
♦ lieviti ed enzimi per l’acidosi
Dai 6 a 6,5 mesi di ingrasso, un Charolais sarà macellato a circa 650 kg di peso vivo (PV) e
venduto per la modica cifra di 2,50 €/kg PV, ossia circa 1.625 € a capo. In media, ogni
animale gli costa 2,5 €/giorno per l’alimentazione, ossia quasi 460€ per il periodo di
ingrasso. Con un guadagno medio quotidiano di circa 1,5 kg/giorno e la maggior parte
dell’alimentazione acquistata, i margini sono molto deboli.
DI ALTA O BASSA GAMMA?
Per salvare la sua azienda, Maurizio cerca di diversificare acquistando a prezzo pieno dei
vitelli di razza piemontese, che saranno destinati ad un mercato di nicchia di alta
gamma. Recentemente, l'allevatore ha deciso di tentare la strategia opposta allevando
alcuni vitelli frisoni acquistati a prezzi bassi, all'età di 2-3 settimane negli allevamenti da
latte limitrofi. "La situazione sta diventando tesa per tutti. Dobbiamo cercare di piazzarci
bene con i macelli e sapere esattamente cosa vogliono in termini di razza, peso e prezzo",
spiega l’allevatore.