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Agorà
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Via Alberto Mario 20, 20149 Milano
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Gaetano Santangelo
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Redazione
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(Libri, Cd e video)
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Grafica e impaginazione
Dario Codognato
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Ivana Tortella
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Hanno collaborato: Claudia Abbiati, Antonio Brena, Federico Capitoni, Gui Cherqui,
Michele Coralli, Anna Maria Covelli, Franco
Fayenz, Cesare Fertonani, Francesco Fusaro,
Paolo Gallarati, Giovanni Gavazzeni, Federico
Lazzaro, Patrizia Luppi, Raffaele Mellace,
Piero Mioli, Gregorio Moppi, Arnaldo Mosca
Mondadori, Gregorio Moppi, Marino Mora,
Annamaria Pellegrini, Paolo Petazzi, Myriam
Quaquero, Marco Riboni, Marina Rovera,
Gildo Salerno, Francesco Arturo Saponaro,
Nicoletta Sguben, Franco Soda, Rubens Tedeschi, Edoardo Tomaselli, Carlo Vitali
Fotografie: Lucia Baldini (49); Pietro Cinotti
(16); Jacques Croisier (12); Michele Crosera
(17); Corrado Maria Falsini (9, 11); S. Flament
(14); Ken Howard/Metropolitan Opera (9, 10);
D. Jaussein (9, 10); Gianluca Marzo (28, 29);
Masiar Pasquali (50); Press Photo/Gianluca
Moggi (11); Laszlo Szito (44); Davide Vergnano (13); Alessandra Vinotto (47)
Traduzioni: Nicoletta Lucatelli (9,10); Paola
Molfino (12)
Il compact disc
Direttore della collana:
Gaetano Santangelo
Master e redazione booklet:
Andrea Milanesi
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di Milano 186/19-03-1990
Dignità = fiducia
P
atrizio ha sette anni. Ha seguito tutte le lezioni dei corsi organizzati
dal Conservatorio in collaborazione con don Virginio Colmegna e
gli educatori della Casa della Carità (vedi Amadeus n. 259, 6/2011).
Insieme ad altri 27 bambini e ragazzi rom ha iniziato a leggere la musica,
a mantenere la posizione corretta, mentre con le sue piccole mani e la sua
espressione seria riesce a concludere una breve melodia per la prima volta.
Tiene il suo violino con fierezza e sorride. Oggi è l’ultimo giorno di
questo primo anno di corsi di violino e fisarmonica. Quello che mi
colpisce è la sua felicità e quella di sua mamma, che lo guarda piena
d’orgoglio. La musica quest’anno ha aiutato le famiglie coinvolte nel
progetto a ritrovare nuova dignità, in una città dove si sono susseguiti per
tutto l’anno sgomberi su sgomberi. A partire da gennaio, quando sono
iniziate le lezioni da parte di quattro giovani maestri del Conservatorio,
con la supervisione dei docenti di ruolo, piano piano è cresciuta la
fiducia. Ora gli allievi rumeni
camminano attraverso i
corridoi con naturalezza.
Alcuni di loro affronteranno,
l’anno prossimo, l’esame di
ammissione al Conservatorio.
Ma da oggi il gruppo si
preparerà anche al concerto
del prossimo 27 novembre.
In quell’occasione la musica cercherà di dire tante cose. Una di queste,
forse la più importante, è che qualunque pregiudizio razziale ci allontana
da noi stessi e ci rende creature brute. Un sogno: mi piacerebbe
vedere politici di destra e di sinistra insieme, in platea, a sentire come
l’integrazione, attraverso la formazione e la cura, può essere una cosa
possibile. Ma quel giorno si farà un ulteriore passo. Insieme al progetto
dedicato ai giovani rom, il Conservatorio di Milano, con il sostegno del
Ministero dell’Istruzione, ha deciso di collaborare con un gruppo di
detenuti del Carcere di massima sicurezza di Opera. In quattro anni,
grazie al lavoro della cooperativa Opera in Fiore, è nato in carcere un
laboratorio di liuteria e insieme a un maestro liutaio i detenuti hanno
costruito undici violini. Osservo come lavorano il legno, attenti al
minimo gesto, concentrati sulla forma che i loro strumenti di lavoro
devono rendere perfetta.Ciascun detenuto mi mostra il suo violino.
L’emozione nell’aria è grande. Il loro sogno è ascoltare il suono di questo
lavoro silenzioso.
Ho in mano uno di questi violini quasi finito e mi viene in mente il sorriso
di Patrizio. Penso al concerto del 27 novembre: immagino che Patrizio
potrebbe suonarlo. E penso come la musica, misteriosamente, può unire
mondi e umanità lontanissime: Patrizio, piccolo rom, con il violino
costruito da un detenuto che, dopo aver finito il suo lavoro di liutaio,
sembra anche lui tornato bambino. Ammetto di essere felice di collaborare
con il Conservatorio di Milano.Nel grande cortile del Conservatorio la
cosa più bella è fermarsi, la mattina, ad ascoltare i suoni che escono dalle
varie aule dove suonano gli studenti, come formassero insieme il suono di
uno stesso motore pronto a partire. La musica, senza discorsi o strategie
politiche, può andare dove vuole.
Arnoldo Mosca Mondadori
Casa della Carità, Carcere
di Opera: il presidente
del Conservatorio di Milano
e l’integrazione possibile