Thermae 05 - Liceo Pacinotti
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Thermae 05 - Liceo Pacinotti
5) Le stanze per il bagno di sudore (laconicum sudationesque) devono essere vicine al tepidario; ampie tanto quanto è la loro altezza fino alla base dell'emisfero della volta, al centro della quale va lasciata un'apertura per la luce. Ad essa sarà appeso per mezzo di catene un disco di rame, abbassando o alzando il quale si regolerà la temperatura dell'ambiente. La sua forma sia perfettamente circolare affinché l'effetto della fiamma e del vapore si distribuisca omogeneamente tutt'intorno spargendosi dal centro Le palestre Tra le sale laterali dell’impianto termale ruolo fondamentale hanno le palestre, grandi cortili porticati e coperti destinati all’attività fisica; accanto ad esse altri ambienti accessori per la cura ed il benessere del corpo prima e dopo gli esercizi fisici, in cui gli ospiti possono sottoporsi a massaggi o ad unzioni con oli. Ad aumentare la grandiosità dell’edificio termale contribuiscono in misura non indifferente tutti gli ambienti situati nel recinto che delimita l’impianto; qui, sotto portici denominati xisti, all’interno di suggestive esedre si susseguono biblioteche, sale di conversazione ed ambienti ricreativi: il connubio tra cultura fisica, cura del corpo e curiosità intellettuale rappresenta la grandezza delle terme romane. Vitruvio descrivendola dettagliatamente (De arch.,V, 11, 2-3) dà il nome di palestra all'intero ginnasio e premette che si tratta di una costruzione tipicamente greca. “Deve avere peristili quadrati o rettangolari di tali dimensioni che il percorso perimetrale sia lungo due stadi (diaulon, circa 360 m), con porticati semplici su tre lati e doppio su quello meridionale affinché, quando il maltempo è accompagnato da vento, l'acqua non penetri all'interno. Sui porticati semplici si apriranno esedre spaziose con sedili, dove possano trattenersi filosofi e retori e quanti amano lo studio, mentre il portico doppio avrà al centro una esedra molto vasta con sedili (ephebeum) la cui ampiezza sarà due terzi della lunghezza; a destra di questa il coryceum, ambiente di non chiara destinazione ricordato solamente da Vitruvio e forse destinato all'allenamento, cui seguono un luogo cosparso di sabbia (conisterium) e, sull'angolo del portico, il bagno freddo (frigida lavatio, il loutròn dei Greci); a sinistra dell'ephebeum, stanza con sedili, vi sarà il locale per la distribuzione dell'olio (elaeothesium), attiguo il frigidarium e l'ingresso al bagno caldo, all'angolo del portico. Prossima al frigidario, verso l'interno, sarà anche la sudatio, la cui lunghezza sarà il doppio della larghezza, e avrà, sull'angolo, da un lato il laconicum, dall'altro il bagno caldo (calida lavatio). La palestra dovrà essere fornita di tre portici esterni - uno dei quali, rivolto a nord, doppio e molto ampio, con margini e gradini ampi sufficientemente da permettere la circolazione degli spettatori senza intralcio per gli atleti che, unti, vi si esercitano. È il tipo di portico che i Greci denominano xystòs e che serve agli atleti per esercitarsi al coperto nel periodo invernale; esso ha accanto luoghi alberati per passeggiare a cielo aperto quando la stagione lo consenta. Dietro ai portici ed agli xystói vi sara infine un luogo, stadium, dove molti spettatori possano a loro agio assistere alle competizioni atletiche”. Vitruvio descrive un tipo di palestra in cui sono già notevolmente sviluppati quegli elementi termali (laconicum, calida lavatio) che non esistono nel tipo più antico di palestra greca, e che in età ellenistica ne hanno già profondamente trasformato il carattere aprendo la via al balneum romano. La palestra è quindi l'unico elemento del ginnasio greco che sopravvive al declino di questa costruzione tipicamente ellenica, proprio poiché essa viene adottata da un'istituzione caratteristica del mondo romano: le terme, che talvolta si aggregano agli antichi ginnasi. Si può ritenere che l'ambiente greco-italico dell'Italia meridionale abbia fatto da intermediario: a Pompei, in particolare, si hanno gli esempî più antichi dell'introduzione e successiva trasformazione della palestra greca in ambiente italico: l'antica palestra sannitica è un piccolo peristilio dorico (m 24 × 17; in origine era più lungo) collegato con il Foro Triangolare e forse parte di un vero e proprio ginnasio, con pochi ambienti sul lato ovest, destinato alle esercitazioni atletiche (vi si rinvenne la celebre statua del Doriforo, copia romana della scultura di Policleto) di un'associazione giovanile pompeiana. Unita all'impianto termale è invece la palestra delle Terme Stabiane (II sec. a. C.), vasto cortile (m 30×45) a pianta quadrangolare con colonnati su due lati; era designato col nome di "palestra" in un'epigrafe rinvenuta nell'edificio (Corpus Inscriptionum Latinarum, I, 2, 1635). Pur nella mutata destinazione degli ambienti, nella loro distribuzione attorno all'area scoperta centrale, i più importanti sul lato est e la natatio al centro del lato opposto, la palestra di queste terme è ancora legata al tipo della palestra greca. L'impianto termale è raggruppato su uno dei lati nella piccola palestra delle terme del Foro, che risalgono all'inizio della colonia romana (80 a. C.). Simile è la palestra delle terme del Foro ad Ercolano, di età giulio-claudia: un'area quadrata (m 42×43) circondata da un porticato, con le principali sale termali allineate lungo il lato nord. Al lato sud era aggregata un'area (sphaeristerium?) che venne separata in un secondo tempo. Nel primo impianto termale introdotto in Roma, le terme di Agrippa, il nome stesso (laconicum gymnasium) lascia intendere la probabile derivazione dal ginnasio greco, ma quanto ne è rimasto rappresentato in un frammento della Forma Urbis è insufficiente a chiarirne la pianta e la posizione della palestra. Nelle terme neroniane la palestra si sdoppia in due cortili (m 36 × 32 circa) simmetricamente disposti sui lati del complesso termale, ma già in posizione periferica rispetto allo svolgimento della vita termale, di cui non costituisce più il centro come negli impianti balneari pompeiani. Nelle grandi terme costruite in età imperiale a Roma e nelle province la posizione della palestra dipende dalla disposizione dei vari ambienti, la quale, a sua volta, è in rapporto con una razionale utilizzazione del sistema di riscaldamento. Nelle terme romane il nome di palestra è destinato a designare (talvolta confermato da epigrafi) i peristili o cortili collegati con gli apodyteria ed i frigidari, pur non essendo possibile determinare fino a qual punto la funzione corrisponda alle varie necessità sportive secondo l'antica concezione della p. nata con il ginnasio greco. Molto praticate sono la ginnastica ed il gioco della palla. A tal proposito il più diffuso è il trigon, nel quale i giocatori, posti ai vertici di un triangolo, si lanciano con entrambe le mani delle piccole palle dure chiamate trigones, facendo attenzione a non farle cadere. Soprattutto all'interno delle terme si gioca ad una sorta di pallavolo, praticata con la mano aperta come fosse una racchetta. Da ricordare poi l'harpastum, in cui gli avversari devono impadronirsi della palla in mezzo ad altri giocatori, la palla al balzo, a muro o rilanciata, che prevedono l'uso di una palla piena d'aria, il follis (Marziale, 14,47,2: follis decet pueris ludere). Diffusa è la corsa anche nella variante di sospingere con una bacchetta un cerchio metallico, detto trochus. Molto praticata è la lotta, di origine greca, in cui gli avversari, spalmatisi il corpo di olio e cera, si affrontano con una serie di assalti e parate quasi del tutto nudi. La formazione ed il rafforzamento dei muscoli sono affidati in modo specifico alla pesistica, disciplina in cui si ricorre all'uso di pesanti attrezzi, simili agli odierni manubri L'età imperiale In età imperiale le terme assumono a Roma grande varietà di forma e diventano complessi monumentali articolati, in cui agli ambienti per i bagni si affiancano porticati, giardini, stadi, palestre. Sulla scia di Agrippa, l’imperatore Nerone intorno al 62 d.C. ordina di costruire, ancora nel Campo Marzio, cuore dell’Urbe, un nuovo edificio termale, con tutta probabilità il primo ad adottare lo schema planimetrico assiale e centrale, che consta di una serie di edifici laterali identici fiancheggianti un asse centrale in cui sono situati i principali ambienti della balneazione; tra i comparti architettonici annessi, ruolo di primaria importanza hanno le palestre. Delle monumentali Terme di Nerone restano reperti sparsi al di sotto di edifici successivi, nascosti ad esempio sotto gli storici Palazzo Madama e Palazzo Giustiniani. Svetonio De Vita Caesarorum, Nero, VI, 12: “Postquam thermae atque gymnasium dedicabantur, senatui quoque et equiti oleum praebebat”, racconta che Nerone, dopo aver inaugurato terme ed un ginnasio forniva perfino l'olio ai senatori ed ai cavalieri. Nell’80 d.C., durante l’impero di Tito, Roma vede erigere importanti opere architettoniche che ne segnano profondamente l’aspetto urbanistico e destinate alla fruizione di tutto il popolo: oltre al Colosseo per accogliere spettacoli e giochi, poco distante da esso sorgono le Terme di Tito; dell’impianto nulla si è conservato, ma disegni di artisti cinquecenteschi, tra cui il Palladio, attestano scelte architettoniche molto simili al precedente neroniano. Forse sono progettate come un riadattamento ad uso pubblico dei grandiosi bagni privati della Domus Aurea, in coerenza con il programma imperiale di restittuzione al popolo degli spazi urbani di cui Nerone si era appropriato. Svetonio, De Vita Caesarorum, Titus, VIII, 8 racconta che “ per non trascurare niente per piacere al popolo, talvolta lasciava che la plebe entrasse e facesse il bagno in sua presenza:nonnumquam, in thermis suis plebs admittebatur et lavabatur” Anche l’imperatore Traiano vuole legare alla propria memoria la commissione di prestigiose terme, facendo costruire un maestoso impianto termale sul Colle Oppio, dove sorgeva la monumentale Domus Aurea di Nerone, volutamente interrata e obliterata, affidandone la realizzazione al celebre architetto Apollodoro di Damasco, già distintosi nell’esecuzione del progetto del Foro e dei Mercati Traianei. Il maestoso edificio termale viene inaugurato nel 109 d.C.ed originariamente si estende su una superficie di circa 110.000 metri quadrati. Rispetto agli edifici precedenti le Terme di Traiano hanno dimensioni notevolmente superiori, dovute all’aggiunta di un ulteriore elemento architettonico, che da questo momento in poi verrà replicato negli impianti successivi: si tratta di una vasta area che circonda lo stabilimento su tre lati chiusi da un recinto monumentale, in grado di ospitare anche nuovi ambienti. Le poche vestigia conservate non rendono giustizia alla grandiosità che doveva caratterizzare l’edificio al momento della realizzazione; le uniche testimonianze della ricchezza degli ambienti e degli arredi ci giungono dagli autori antichi, unanimi nel giudicarle maestose, e dal ritrovamento di opere d’arte che vi erano esposte: la più celebre, rinvenuta nel 1506 sotto gli occhi di Michelangelo, è il gruppo del Laocoonte, copia marmorea di uno dei più eloquenti esempi di scultura ellenistica. L’ultimo perfezionamento architettonico si ha con le Terme Antoniniane, note come Terme di Caracalla, dal nome dell’imperatore che le inaugurò nel 216 d.C. Elio Sparziano nella sua vita di Caracalla ci informa che l'imperatore costruì “thermas eximias et magnificentissimas” Pur adottando lo schema planimetrico ormai collaudato negli edifici precedenti, presentano innovazioni dello stabilimento completamente staccato dal recinto e posto al centro di una grande area adibita a giardino; la posizione centrale enfatizza così l’importanza dell’impianto ormai immerso in un grande complesso architettonico. Sorgono nella parte meridionale della città ed hanno pianta rettangolare, le abbelliscono enormi colonne in marmo, pavimentazione in marmi policromi provenienti dall'oriente, mosaici in pasta vitrea e marmi parietali, stucchi, dipinti e centinaia di statue. Per l'approvvigionamento idrico viene creato un ramo speciale dell'acquedotto dell'Aqua Marcia, chiamato Aqua Antoniana. Cessa di funzionare nel 537 d.C. terme di Caracalla Le terme più grandi e maestose di Roma antica sono però le Terme di Diocleziano, costruite tra il 298 ed il 306 d.C. dall'imperatore Massimiano, nominato Augusto d'Occidente da Diocleziano. Accolgono fino a 3000 persone contemporaneamente in un percorso che si snoda tra palestre, biblioteche, una piscina di oltre 3500 metri quadrati e gli ambienti tipici delle terme. Sorgono sul colle Viminale in un recinto di 380 x 365 metri e si modellano sulle precedenti terme traianee. Le ultime grandi terme costruite a Roma sono quelle di Costantino, inaugurate nel 315. Da Roma l'uso delle terme si diffonde in tutta la Penisola e nelle province dell'impero, assumendo un ruolo di unificazione del costume e diventando presto uno dei tratti caratteristici della romanizzazione. Ne sono testimonianza gli innumerevoli resti di edifici termali disseminati in ogni angolo del mondo romano, e non solo nelle città, ma anche nei piccoli centri, nelle ville e negli accampamenti militari lungo il limes, il confine. Le principali terme di tipo imperiale nelle province sono quelle di Adriano a Leptis Magna e le terme di Treviri in Germania, di Faustina ad Efeso, in Asia Minore. Leptis Magna Tutte le grandi terme continuano ad essere utilizzate fin quasi alla fine del mondo antico. Cominciano ad essere abbandonate nel V secolo. Nell'alto medioevo vengono riadattati agli usi più svariati, da cimiteri a centri di ricovero per pellegrini, forestieri ed ammalati. A partire dal XII secolo ai proprietari dei suoli su cui si ergevano i ruderi viene concesso di recuperare e vendere il materiale edilizio. Solo nel XV secolo si comincia ad apprezzare i ritrovamentidi opere d'arte e con il Rinascimento si risveglia l'interesse per i monumenti da parte dei più grandi architetti, da Bramante a Raffaello, a Michelangelo, che ci hanno lasciato appunti, disegni, descrizioni e planimetrie.