Armando Pizzinato. Cenni biografici

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Armando Pizzinato. Cenni biografici
Armando Pizzinato (1910-2004)
Nel segno dell’uomo
Pordenone. Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Armando Pizzinato
9 febbraio - 9 giugno 2013
con la collaborazione dell'Archivio Armando Pizzinato, Venezia
Nota Informativa
Armando Pizzinato. Cenni biografici
Armando Pizzinato nasce il 7 ottobre 1910 a Maniago (PN) dove suo padre,
Giovanni Battista, che aveva sposato il 12 gennaio di quell'anno Andremonda
Astolfo, è proprietario del noto Caffè dell'Unità Italiana posto all'angolo di Piazza
Maggiore, attuale Piazza Italia. Fin da bambino sviluppa una passione per il
disegno. Un doloroso lutto lo colpisce, quando, il 1° ottobre 1922, suo padre si
suicida per dissesti finanziari, gettandosi in acqua alla Dogana, il porto fluviale
di Pordenone.
Nell'ottobre del 1923 con la famiglia si trasferisce a Pordenone, dove lavora per
pochi mesi come garzone nella bottega di Tiburzio Donadon e poi, come
impiegato in una Banca locale. Il direttore della Banca, scoperta la sua
passione, gli pagherà le lezioni di pittura presso Pio Rossi. Migliorate le
condizioni economiche, riesce a iscriversi nel 1930 all'Accademia di Venezia,
sotto l'insegnamento di Virgilio Guidi. Prime amicizie artistiche con Turcato e
Afro. Nel 1936, vinta la Borsa Marangoni a Udine, è a Roma, dove frequenta il
gruppo della Cometa: Mafai, Cagli, Mirko, Capogrossi e Guttuso. Lo scoppio del
conflitto bellico lo riporta nel 1940 a Venezia che è diventata la sua città di
adozione. Qui, per molti anni, è docente all'Accademia di Belle Arti e al Liceo
Artistico di Venezia. Nel 1941 incontra Zaira Candiani che più tardi diventerà
sua moglie e dalla quale, nell'agosto del 1943, avrà un'unica figlia, Patrizia.
Nell'autunno del 1943 fino al 1945 interrompe l'attività di pittore e partecipa
attivamente alla Resistenza; arrestato dai fascisti il 2 gennaio 1945, è
imprigionato a Santa Maria Maggiore fino al 25 aprile, giorno della Liberazione.
Riprende a dipingere e nel 1946 è fra i promotori del Fronte Nuovo delle Arti, il
primo movimento artistico italiano dopo la caduta del Fascismo, ufficialmente
riconosciuto nella Biennale del 1948. La polemica tra astrattisti e realisti segna
la fine del Fronte nel marzo del 1950; Pizzinato aderisce, insieme a Guttuso, al
movimento del Realismo italiano nelle cui sale esporrà alla XXV Biennale dello
stesso anno. Nel 1953 si aggiudica il concorso, bandito dall’Amministrazione
Provinciale di Parma, per la decorazione della Sala Consigliare. Questo ciclo di
affreschi, che lo impegna fino al 1956, è l'esperienza fondamentale di questi
anni. Su invito di Pizzinato, Carlo Scarpa si occupa dell'arredamento e della
sistemazione delle pareti. Fedele alla rappresentazione della nuova realtà
sociale, proletaria e contadina, rappresentata politicamente dal Partito
Comunista, rimane legato al movimento realista fino al 1962, molti anni dopo la
brutale sconfessione operata dalla Commissione culturale del Partito nel 1956;
da questa data Pizzinato visse in una forzata solitudine accettata con
rassegnato stoicismo. Fu l'improvvisa morte della moglie Zaira, nel dicembre del
1962, a provocare una profonda crisi artistica e l'esaurirsi dell'esperienza
realista. Il fecondo dialogo con l'amico Bepi Mazzariol lo porta già nel marzo del
1963 al periodo neo-naturalista iniziato dalla felice serie "Dal giardino di Zaira",
con la quale giunge a una piena libertà espressiva utilizzando forme sia
dinamiche, sia astratte o figurative ma sempre fedele a una visione costruttiva
della realtà. A questa rinnovata felicità nell'arte non è estranea, nella vita,
l'incontro nel febbraio del 1966 con Clari, che diventerà la sua seconda moglie,
nuova modella per numerosi ritratti e figure, e musa ispiratrice di fortunati
motivi, tra i quali la serie di dipinti " Gabbiani", "Betulle", "Venezia". Oltre alla
partecipazione alle edizioni della Biennale di Venezia del 1948, 1950, 1952,
1954 e 1966, ricordiamo, tra le mostre più significative, quella alla Bevilacqua
La Masa del 1962, a Mosca e a Leningrado nel 1967 e a Berlino e a Dresda nel
1968, la retrospettiva a Pordenone del 1970 e quella al Museo Correr del 1981,
che rappresentò la sua definitiva consacrazione. Pizzinato non si ferma qui, ma
la ricerca di nuovi orizzonti, il raggiungimento di una piena libertà interiore, lo
spingono verso traguardi maggiori. Inizia così quello che sarà l'ultimo ciclo della
sua pittura, con critica intelligenza definito da Mazzariol il "Preludio per un
quarto tempo". Grandi dipinti portatori di una nuova astrazione costruita su
rigorose geometrie. Pubblica nel 1992 il libro Poffabro luogo magico dedicato
alla sua terra natale, dove mescola ricordi autobiografici alla denuncia
costruttiva contro la speculazione edilizia, la distruzione del paesaggio e restauri
architettonici dissennati; un alto monito a difesa del rispetto dei luoghi e della
loro memoria. Ormai anziano, ha il tempo di occuparsi della grande
retrospettiva che si tiene alla Villa Manin di Passariano nel 1996; per lui, l'ultima
occasione di vedere riuniti insieme i suoi dipinti sparsi in Italia e nel mondo in
importanti istituzioni pubbliche e numerose collezioni private. L'artista muore
all'età di 93 anni il 17 aprile del 2004. Le sue ceneri riposano nel Cimitero di
San Michele a Venezia.