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Articles from LuxFlux Arte tecnoetica: coscienza, telematica, nanotecnologie. Conversazione con Roy Ascott 2011- 11- 14 13:11:06 Mauriz io Bolognini Ro y As c o tt, artis ta e te o ric o , p re c urs o re d e ll’arte c ib e rne tic a e te le matic a, fo nd ato re e d ire tto re d e l Plane tary Co lle g ium, ne two rk inte rnaz io nale d i ric e rc a alla Unive rs ity o f Plymo uth (UK), ins e g na al De p artme nt o f De s ig n and Me d ia Arts , UCLA. I s uo i p ro g e tti te le matic i s o no s tati p re s e ntati in nume ro s e manife s taz io ni, tra c ui Ars Ele c tro nic a, a Linz , Ele c tra, a Parig i, e alla Bie nnale d i Ve ne z ia d e l 1986. Tra i s uo i lib ri p iù re c e nti, Telematic Embrace (Unive rs ity o f Califo rnia Pre s s , 2003), e Reframing Consciousness (Inte lle c t Bo o ks , 1999).1. Arte , c o s c ie nz a e re ti d i te le c o munic az io ne . 1. Arte, coscienz a e reti di telecomunicaz ione Mauriz io Bolognini: I t uoi primi esperiment i di collaborazione art ist ica at t raverso le ret i di t elecomunicazione hanno ant icipat o di un decennio la presenza di int ernet . Ma già negli anni Sessant a e Set t ant a, ment re Fluxus e alcuni art ist i concet t uali cercavano di spost are l’at t enzione dall’oggetto all’idea e al comportamento dell’art ist a, t u met t evi il sistema al cent ro della rif lessione: dal t uo punt o di vist a l’art e era un processo nel quale gli art ist i pot evano lavorare insieme f unzionando come un sist ema int egrat o e aut oregolat o. Quest a prospet t iva era già in part e present e nel t uo manif est o Behaviourables and Futuribles del 1967. Poi, più recent ement e, l’hai sviluppat a per spiegare l’art e t elemat ica, f ino a parlare di un’”est et ica t ecnoet ica” (technoetic aesthetics, un’est et ica – hai sot t olineat o – che riguarda le f orme di comport ament o piut t ost o che il comport ament o delle f orme) e di “ret i noet iche” (noetic networks), capaci di f ondere le ret i neurali individuali con la ret e globale, creando una nuova dimensione della coscienza, paragonabile alla noosf era di T eilhard de Chardin o al global brain del f ut urologo Pet er Russell. Uno degli aspet t i che mi colpiscono del t uo lavoro, art ist ico e t eorico, è che non ha subit o sost anziali cambiament i di rot t a da quando pref iguravi int ernet con alcuni anni di ant icipo a quando l’uso di int ernet è divent at o un’esperienza ordinaria, quindi meno adat t a a suscit are prospet t ive visionarie. Semmai, con la dif f usione di int ernet , hai spost at o ult eriorment e il t uo orizzont e t emporale, immaginando sviluppi ancora più lont ani. Come riassumerest i oggi gli aspet t i essenziali dell’art e t ecnoet ica e di ciò che def inisci il t uo “cost rut t ivismo radicale”? Roy Ascott: L’Occident e ha sof f ert o a lungo di una dicot omia ont ologica. La scienza classica sost iene che la coscienza è un epif enomeno del cervello. Le nuove scienze, d’alt ra part e, f orniscono element i che f anno supporre che la coscienza possa precedere la dimensione mat eriale. Le discipline spirit uali orient ali, la f isica quant ist ica e la t elemat ica a livello planet ario (insieme con alt ri modelli e met odi della nost ra era non-lineare) hanno spezzat o quest a dicot omia. Negli ult imi anni gli art ist i si sono dimost rat i impazient i di impiegare le nuove met af ore della scienza e, ut ilizzando gli st rument i delle t ecnologie avanzat e, hanno iniziat o a conquist are nuovo t erreno, consent endo lo sviluppo di una cult ura della coscienza. Ho chiamat o quest a cult ura “t ecnoet ica” (da t echne e noet ikos, ment e), e ho chiamat o “cybercezione” (cybercept ion) il modo in cui oggi pensiamo e percepiamo il mondo. La cybercezione rappresent a qualcosa di più della semplice amplif icazione t ecnologica del pensiero e della nost ra capacit à di guardare prof ondament e nella mat eria e poi nello spazio: essa cost it uisce una f acolt à umana int erament e nuova, che ci at t ribuisce un nuovo insieme di possibilit à f ilosof iche e un repert orio di comport ament i t rasf ormat o radicalment e. La t ecnologia ha t ravalicat o il desiderio. Il bisogno di una societ à più coerent e, collaborat iva, int erconnessa ha preparat o le condizioni in cui ha pot ut o emergere il global networking. In quant o alla mia propost a di un cost rut t ivismo radicale, noi viviamo in realt à complesse e mist e, ci t roviamo sul conf ine t ra cyberspazio e spazio mat eriale, t ra pixel e part icelle. Direi che un int ero nuovo subst rat o delle nost re esperienze vissut e è f ormat o dalla convergenza, guidat a t ecnologicament e, di Bit , At omi, Neuroni e Geni: il nuovo Big B.A.N.G. Dal punt o di vist a degli art ist i quest o crea un nuovo universo mediale. Il primo st adio di quest a convergenza può essere f acilment e individuat o nella t endenza dei dat i digit alment e “asciut t i” a unirsi con la biologia “bagnat a” dei sist emi vivent i, dando luogo a una nuova specie di media che def inisco “umidi” (moistmedia). Ora, con l’avvent o delle nanot ecnologie, che si avvicinano molt o di più alla prima linea delle nost re prat iche mat eriali, si aggiunge un’alt ra dimensione alla nost ra spint a cost rut t iva a realizzare nuovi mondi. Così oggi siamo coinvolt i non solo nella cost ruzione di nuove realt à, ma nella def inizione di una nuova nat ura, una Nat ura II, e nella ricerca di come possiamo ricreare noi st essi in un mondo che non sia più solt ant o né digit alment e asciut t o né biologicament e bagnat o, né virt uale né at t uale; in sint esi, ciò che ho def init o un mondo “umido”. M.B.: Prima di considerare il rapport o t ra virt uale e mat eriale, f acciamo un passo indiet ro e ripart iamo dalla t elemat ica. Il t uo lavoro ha int rodot t o molt e quest ioni import ant i, dalla nozione di “aut ore dist ribuit o” alla relazione t ra t elemat ica e coscienza collet t iva. Ma vorrei che ci arrivassimo part endo dal basso, dalle t ecniche di comunicazione di gruppo, un aspet t o la cui import anza è st at a f orse sot t ovalut at a nell’art e t elemat ica. Nel 1980 hai realizzat o Terminal Art, il primo proget t o art ist ico t elemat ico int ernazionale, che ha coinvolt o in una collaborazione a dist anza art ist i sit uat i negli St at i Unit i e nel Regno Unit o, at t raverso Not epad, un sist ema di comput er conf erencing prodot t o dall’Inf omedia di Jacques Vallée. Due anni dopo, nel 1982, hai realizzat o La plissure du texte. In quest o caso una ret e di comput er collegat i via modem è st at a usat a per generare un raccont o, collet t ivament e e int erat t ivament e, da part e di un gruppo di art ist i che si t rovavano in 11 cit t à diverse: t ra gli alt ri, T om Klinkowst ein e Robert Adrian a San Francisco, alcuni st udent i dell’Ont ario College of Art di T oront o, Hank Bull a Vancouver, Zelko Wiener a Vienna ecc. In quest o caso hai impiegat o il sist ema ART EX. Come f unzionavano Not epad e ART EX? Erano sincroni o asincroni? E hai mai part ecipat o alla proget t azione di sist emi di comput er-mediat ed communicat ion che pot essero soddisf are più specif iche esigenze di comunicazione? R.A.: Sì, sia ART EX che Not epad erano asincroni. È st at a proprio la nat ura essenzialment e asincrona del medium che mi ha at t rat t o sin dall’inizio; alt riment i le ordinarie t ecnologie di comunicazione non avrebbero avut o alcun reale int eresse per me, nel cont est o del mio lavoro art ist ico. L’int erat t ivit à d’alt ra part e aveva carat t erizzat o il mio lavoro in un modo o nell’alt ro, sin dai Change Paintings, che avevo realizzat o a Londra negli anni Sessant a. I sist emi t elemat ici sono int rinsecament e int erat t ivi, diversi da quelli legat i al t empo lineare e alla cognizione causale che, sebbene privi di incert ezza o ambiguit à, sono condannat i alla prevedibilit à e all’inerzia (lo st esso st at o che nella mia percezione def iniva molt a part e della produzione art ist ica in quel periodo). Nel 1978, quando vivevo nella Bay Area, Brendan O’Regan, diret t ore di ricerca dell’Inst it ut e of Noet ic Sciences, appena apert o a Sausalit o, mi f ece conoscere Jacques Vallée e il suo sist ema Not epad. Più t ardi, nel 1982, f u Bob Adrian, a Vienna, che mi int rodusse all’uso di ART EX. I det t agli t ecnologici del sof t ware e dei sist emi impiegat i non mi int eressavano molt o; ciò che era import ant e è che, con il mio T exas Inst rument s Port able Memory T erminal 745, pot evo viaggiare ovunque ed ero in grado di collegarmi a una ret e mondiale più o meno da qualsiasi luogo, purché ci f osse un t elef ono, e pot evo conversare, lavorare o giocare in uno spazio asincrono. Rendermi cont o delle implicazioni di quest o spazio e speriment arlo prof ondament e f u per me una rivelazione: aut ent icament e junghiana (per esprimermi in t ermini occident ali), psichicament e int ensa e spirit uale. Aprire gli occhi su uno spazio di event i nonlineare e at emporale, dove la memoria pot eva ant icipare i suoi ogget t i, e la ment e pot eva espandersi nel t empo e nello spazio f u rivelat ore. Un colpo di f ulmine ont ologico! La mia prima esperienza avvenne part ecipando a un gruppo di scienziat i al “Vallee’s Sat urn Encount er”, che seguiva il Voyager ii della nasa. In che modo, part endo da qui, sia arrivat o al concet t o di aut ore dist ribuit o è una lunga st oria, che ho appena raccont at o in un capit olo scrit t o per il libro di Annemarie Chandler e Norie Neumark, At a Dist ance: Precursors t o Art and Act ivism on t he Int ernet (mit Press, Cambridge, ma, 2005). L’ho int it olat o “La dist anza f a crescere l’art e: aut ore dist ribuit o e t est ualit à t elemat ica ne La plissure du t ext e”. M.B.: Hai più volt e spiegat o che consideri il comput er uno st rument o in grado di pot enziare il pensiero collaborat ivo. E nel t uo lavoro hai speriment at o la possibilit à che, grazie alle ret i di comput er, gruppi di art ist i pot essero realment e f unzionare come sist emi int egrat i e aut oregolat i. Quest o t ut t avia può t rovare un ost acolo nelle t ecniche di comunicazione impiegat e, che sono ancora molt o element ari, e inadeguat e sia per t rat t are quest ioni complesse sia per coinvolgere un elevat o numero di part ecipant i (lo sa bene chi si occupa di democrazia elet t ronica e di processi decisionali on-line). Si pot rebbe dire che una cosa è l’import anza di aument are la connet t ivit à, che sost ieni da sempre, ma un’alt ra è come f arlo, cioè con quali t ecniche. Il problema non è di scarso signif icat o, a meno di non voler f ar rient rare t ut t o in una prospet t iva purament e visionaria, ma sin dai t uoi primi proget t i t elemat ici hai chiarit o di volerli considerare come “modelli operat ivi di sist emi cibernet ici”. Dunque cosa pensi dei t ent at ivi che si st anno f acendo per migliorare quest e t ecniche (DSS, Delphi, Collaborat ive Hypermedia…)? Non sarebbe necessario che quest a ricerca f osse condot t a anche all’int erno della speriment azione art ist ica? Non dovrebbero in quest o caso la dimensione est et ica e quella t ecnica, coincidere con lo st esso disposit ivo? R.A.: Lo sviluppo della new media art verso un mat erialismo f ort ement e sociologico, al di f uori di ciò che io considero il suo dest ino t ecnoet ico, è st at o molt o marcat o. Ora, sia l’est et ico che il sociale possono condurre a una dimensione spirit uale, ma il percorso è spesso bloccat o dall’est et a o dal sociologo. Abbiamo assist it o a una specie di ping pong ideologico nel corso del secolo scorso, t ra quest i due poli della sensibilit à, t ra verit à e bellezza. Probabilment e solo se saremo guidat i sia dalla coscienza che dalla cont ingenza pot remo sviluppare appieno le pot enzialit à dell’art e at t raverso i nuovi media. Cert ament e le at t uali t ecnologie on-line, di ret e, ipermediali, non rappresent ano che element ari precursori di una realt à biof isica che sarà creat a da una più piena comprensione della ment e-corpo e della sua collocazione nella dimensione spazio-t emporale. Mi rif erisco a ciò che pot remmo def inire coscienza quant ica, in cui la st essa “cybercezione” può essere aument at a da comput er quant ici e le ret i t elemat iche possono conf ondersi senza sf orzo con le nost re ret i biochimiche/elet t romagnet iche organiche. A quel punt o la ment e dist ribuit a, il pensiero collaborat ivo, una percezione e una coscienza pervasive e int egrat e t roveranno il loro post o nella nost ra avvent ura evolut iva. 2. Immersione e distanz a critica M.B.: Pur con i limit i delle at t uali t ecnologie di comunicazione, sia nella t ua visione che nei proget t i t elemat ici hai spesso indicat o una relazione t ra ret i, int uizione e coscienza. Hai def init o lo st esso aut ore collet t ivo, o dist ribuit o, come un’esperienza di “coscienza collaborat iva”, una “f usione” di coscienze individuali geograf icament e disperse. Nello sviluppare quest a prospet t iva, la t ua rif lessione sull’art e e le neot ecnologie non si è f ermat a all’Occident e. Ci sono lavori in cui hai usat o la ret e per consult are l’I Ching, hai ripreso l’art e dei Navajo, hai f at t o rif eriment o alla necessit à di uno st at o zen di disposizione e apert ura alle suggest ioni emergent i dall’iperconnet t ivit à, hai associat o l’esperienza della ret e a uno st at o di bif orcazione e “doppia coscienza” sciamanica. In Brasile sei st at o anche iniziat o a prat iche sciamaniche, speriment ando quella che hai def init o come corrispondenza t ra spazio sciamanico e spazio t elemat ico… R.A.: Sono st at o int rodot t o alla cult ura brasiliana, prof ondament e sincret ica, nel 1998, quando Diane Domingues mi invit ò a part ecipare ad “A art e no século XXI: a humanização das t ecnologias”, a San Paolo. Per la most ra avevo propost o un proget t o per localizzare, o st abilire, uno spazio psichico sul web, in breve per cercare lo psichico nel virt uale. Essendo il proget t o t ot alment e irrealizzabile, f ui spint o a immergermi nel mondo sciamanico brasiliano e passai due set t imane nella regione del f iume Shingu, in Mat o Grosso, con i Kuikuru. Quest a è st at a un’esperienza che ha cambiat o prof ondament e la mia vit a, con l’immersione nello spazio sciamanico at t raverso bevande rit uali, yagé o ayahuasca (la vit e della giungla Banist eriopsis caapi). È una prat ica che è st at a int rodot t a anche nel cont est o urbano da diversi moviment i spirit uali, come Sant o Daime e União do Veget al, con i quali sono rimast o a cont at t o. Considero le qualit à immersive e la ricerca di sapienza in quest i rit uali come l’equivalent e della ricerca, in Occident e, di conoscenza (o almeno di inf ormazione) at t raverso le t ecnologie, l’immersione nel cyberspazio e l’est razione di dat i (la sapienza nat uralment e non f a part e dell’agenda occident ale, dove governa l’ut ilit à). L’import anza di quest i modi di essere mi ha port at o a t eorizzare la relazione t ra “ingegnerie ont ologiche” diversament e sviluppat e nelle cult ure arcaiche e post moderne, che ho def init o con le t re vr: la Virt ual Realit y (t ecnologie digit ali, int erat t ive, t elemat iche e immersive), la Validat ed Realit y (t ecnologie meccaniche, reat t ive, prosaiche, newt oniane), e la Veget al Realit y (t ecnologie veget ali psicoat t ive, ent eogeniche e spirit uali). M.B.: Se t ut t avia consideri l’analogia t ra spazio t elemat ico e spazio sciamanico in una prospet t iva più vicina alla cult ura occident ale, dovrai assumere che l’“immersione” nei media non è l’unico ogget t o di ricerca rilevant e, ma c’è quello complement are della “emersione”, o se pref erisci della capacit à di st abilire una dist anza crit ica. Proprio muovendo dalla t ua visione ut opica di una societ à più coerent e e collaborat iva (parlando di ret i t elemat iche hai spesso cit at o Charles Fourier e la t eoria dell’at t razione universale), si pot rebbe f acilment e osservare che la connet t ivit à e la comunicazione non sono suf f icient i per risolvere i conf lit t i o per garant ire le libert à civili, e che i sist emi democrat ici non possono basarsi solo sulla “f usione” ma sulla dialet t ica, sulla responsabilit à e sulla capacit à di guardare le cose da una cert a dist anza. Le ret i t elemat iche del rest o si possono vedere come il luogo di nuove f orme di int elligenza collet t iva o, invece, di cost ruzione di una coscienza globale che implica ciò che def inisci cyberself , un sé “decent rat o, dist ribuit o, cost rut t ivament e schizof renico”, e anche ciò che indichi come “relat ivit à t ecnoet ica”, che in ult ima analisi vuol dire la f ine di un’idea del mondo cent rat a sul sogget t o. Perché dovremmo guardare a t ut t o quest o come a un’ut opia e non come a una sconf it t a? R.A.: Chi sost iene a gran voce la necessit à di mant enere una dist anza crit ica nel net working spesso non cerca la risoluzione promessa dallo scambio dialet t ico, ma ha già un elenco di priorit à, di solit o basat e su una specie di male int erpret at o marxismo (l’ironia è che quest o ha rappresent at o l’ut opia più olt raggiosa del XIX secolo, corrot t a proprio dal mat erialismo e dalla volont à di colonizzazione che oggi st a t ravolgendo il capit alismo americano). L’aut oconsapevolezza crit ica degli individui può essere qualcos’alt ro. Ha a che f are con la ricerca di coerenza nel campo ment e-corpo e nella sua più ampia relazione col mondo. Quest o signif ica innanzit ut t o risolvere ogni possibile dualismo t ra il cyberself e la sua cybercept ion da una part e, e lo psyberself e la sua percezione psichica dall’alt ra. Il paradosso della coerenza in quest a congiunzione è che il sé e la sua presenza possono essere decent rat i e dist ribuit i, in qualche modo bif orcat i per creare ident it à mult iple in un cont est o di inst abilit à e incert ezza creat iva. Quest o t rova una rappresent azione negli st at i quant ici in cui at omi individuali seguono percorsi bif orcat i in un universo di incert ezza. (Una versione più ampia della conversazione si t rova in M. Bolognini, Postdigitale, Carocci, Roma 2008). Dall’alto : Ro y As c o tt (Ars Ele c tro nic a, 2004) Ro y As c o tt, Aspects of Gaia, 1989, Ars Ele c tro nic a, Linz Ro y As c o tt, La plissure du text, 1983, Ele c tra, Parig i (alc une d e lle p o s taz io ni c o lle g ate a d is tanz a) Ro y As c o tt (c o n J o s e p h G irib e t), Mind shift, 1999, Bie nale d o Me rc o s ul, Bras ile