gli imprenditori della co
Transcript
gli imprenditori della co
GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA Sostenere i Knowledge Clusters per lo sviluppo economico basato sui vantaggi derivanti dall’innovazione. KNOWLEDGE ENTREPRENEURS Leveraging Knowledge Cluster for Economic Development Based on Innovative Advantages Leveraging Knowledge Clusters. Piero FORMICA Marie Curie Professor of Knowledge Economy and Entrepreneurship, Faculty of Economics and Business Administration, University of Tartu Dean, International Faculty Economics of Entrepreneurship – Emirates Center for Entrepreneurship, UAE Special International Professor, Beihang University, Beijing L a fase di transizione alle economie caratterizzate da considerevoli e qualche volta rivoluzionari avanzamenti nell’ambito della scienza, della tecnologia e delle industrie correlate, unitamente ai profondi cambiamenti che ne sono conseguiti nell’economia e nella società, ha incrementato l’importanza delle fasi di produzione c.d. knowledge intensive ai fini della creazione di valore. Infatti, quando le imprese incrementano la loro dipendenza dalla tecnologia, diventano allo stesso tempo, più dipendenti dalla conoscenza. Di conseguenza, decisori e protagonisti della politica economica di un crescente numero di Paesi si interessano sempre più alla gestione dell’intera catena della conoscenza: dalla sua creazione alla sua diffusione e conversione fino allo sfruttamento imprenditoriale della conoscenza scientifica e tecnologica. La catena della conoscenza ha inoltre profonde implicazioni per le istituzioni preposte all’istruzione superiore e per le business schools, le quali, per riscuotere successo, hanno bisogno di T he sustained phase of transition to economies characterised by considerable, and sometimes revolutionary, advances in science, technology and related industries, coupled with subsequent profound changes in economy and society, has increased the importance of the knowledge-intensive phases of production for value-creation. As enterprises, in fact, become more reliant on technology, they will become more dependent on knowledge. Accordingly, policy makers in a growing number of countries have become increasingly concerned with the management of the entire knowledge chain: from the creation to the diffusion, conversion and entrepreneurial exploitation of scientific and technological knowledge. The knowledge chain has also profound implications for 63 higher education institutions and business schools, which to be successful need to help companies create knowledge and be part of knowledge streams. Closer co-operation between academia and business underpins growth in a knowledge economy. First and foremost in the United States – as an OECD report submits – “stronger interactions between science and industry has characterised the innovation-led economic growth of the past decade and is currently V GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS “Il rafforzamento delle interazioni tra la scienza e l’industria, ha caratterizzato la crescita economica basata sull’innovazione” “Stronger interactions between science and industry has characterised the innovation-led economic growth” aiutare le aziende a creare conoscenza e a diventare parte dei flussi della stessa. La stretta cooperazione tra il mondo accademico e il mondo del business rafforza la crescita in una knowledge economy. Negli USA, primo fra tutti gli altri Paesi – come evidenziato da un rapporto OCSE – il rafforzamento delle interazioni tra la scienza e l’industria, ha caratterizzato la crescita economica basata sull’innovazione durante la scorsa decade e attualmente sta aiutando il Paese ad assicurarsi il ruolo di guida nell’ambito dell’industria basata sulla scienza, spaziando dalla tecnologia informatica alla biotecnologia fino al nuovo settore delle nanotecnologie (OCSE 2002). Lo stesso rapporto evidenzia come altre grandi economie avanzate, come quella giapponese, tedesca e francese, stiano rispondendo con riforme “mirate a rimuovere le barriere normative per rafforzare le relazioni tra industria e scienza, erogando incentivi per la ricerca pubblica finalizzati al sostegno del business”. Se paragonati alle economie più avanzate e ai 15 Paesi dell’Unione Europea, gli otto Paesi recentemente ammessi nell’Unione (Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia) e le altre economie di mercato emergenti nell’Europa centrale e nel sud-est Europa, sono rimasti indietro nell’avvicinare il mondo accademico a quello imprenditoriale. Paradossalmente l’abilità di sfruttare le giuste condizioni per rafforzare mutuamente gli obiettivi della ricerca e quelli della commercializzazione che possono alimentare le opportunità imprenditoriali, è una tra le poche alternative a disposizione delle economie di mercato emergenti per promuovere la loro attività economica. La Sezione 1 del presente articolo esamina il ruolo giocato dagli aggregati di conoscenza nel convertire la stessa in azioni che producono, sul mercato, vantaggi basati sull’innovazione. La Sezione 2 illustra il modo di operare delle tre “leggi della dinamica della conoscenza” la cui logica presiede al governo dei suoi aggregati. La Sezione 3 traccia il profilo degli imprenditori della conoscenza integrati negli aggregati. Essi creano vitalità commerciale e contribuiscono alla helping the country to secure a lead in sciencebased industries ranging from IT and biotechnology to the new field of nanotechnologies” (OECD, 2002). Other large advanced economies, such as Japan, Germany and France, are responding – the same report highlights – with reforms “aimed at removing regulatory barriers to closer industryscience relations, while creating incentives for public research to join forces with business”. When compared to the most advanced economies and the core EU 15 countries, the recently-admitted new EU 8 countries (Czech Republic, Estonia, Latvia, Lithuania, Hungary, Poland, Slovakia and Slovenia) and other emerging market economies in Central and Southeast Europe are lagging behind in bringing academia and business close together. Paradoxically, the ability to harness the right conditions for mutually reinforcing research and commercialisations goals that can feed cutting-edge entrepreneurial opportunities is one among few available alternatives for the emerging market economies to boost their economic activity. In Section 1 we examine the role of knowledge clusters in turning knowledge into action that produces in the marketplace innovation-based advantage. Section 2 considers the working of three “laws of knowledge dynamics” whose underlying logic presides over the governance of knowledge clusters. In Section 3 traces the profile of the knowledge entrepreneurs embedded in knowledge clusters. They create commercially viable and growing knowledgeintensive businesses, unbounded by geography and culture (“knowledge entrepreneurs without borders”). Section 4 presents knowledge innovation zones, the 64 crescita di un knowledge-intensive business che non è limitato dai confini geografici e/o culturali (imprenditori della conoscenza senza confini). La Sezione 4 illustra le aree di innovazione della conoscenza, le configurazioni spaziali più avanzate dei suoi aggregati, che rappresentano gli ambienti più vitali per favorire, attrarre e trattenere gli imprenditori della conoscenza. Infine nella Sezione 5 vengono presentate le conclusioni. “Knowledge entrepreneurs create viable environment and help the growth of knowledge-intensive business” “Gli imprenditori della conoscenza creano vitalità commerciale e contribuiscono alla crescita di un knowledge-intensive business” most advanced spatial configuration of knowledge clusters, as the most viable environment for nurturing, attracting and retaining knowledge entrepreneurs. Finally, Section 5 offers a brief conclusion. Knowledge clusters La carenza di abilità imprenditoriale e conseguentemente un basso livello di attività imprenditoriale1 rappresentano l’impedimento maggiore allo sviluppo economico. I potenziali imprenditori sono ostacolati nei loro processi decisionali da un deficit di abilità e competenze (in particolare, nell’interagire all’interno di gruppi sociali eterogenei)2 atte a trasferire la conoscenza dal suo punto di origine (un laboratorio) al suo punto di utilizzo (il mercato). La mobilitazione delle capacità cognitive, creative e pratiche e delle competenze avviene in un contesto di aggregazione della conoscenza che favorisce le relazioni tra le persone che vogliono convertire la stessa in innovazione e ottenerne un valore economico. Le invenzioni, i prodotti e i servizi, grandi e piccoli, sono creati attraverso la comunicazione; i vantaggi innovativi sono il risultato degli investimenti su progetti con un alto livello di componenti di risorse “invisibili” nelle due forme (1) According to van Stel, Carree and Thurik (2005).”„...entrepreneurial activity affects economic growth, but...this effect depends upon the level of per capita income. This suggests that entrepreneurship plays a different role in countries in different stages of economic development”. (1) Secondo Van Stel, Caree e Thurik (2005) “[…] l’attività imprenditoriale influisce sulla crescita economica ma […] questo effetto dipende dal reddito pro capite. Ciò fa ritenere che l’attività imprenditoriale giochi un ruolo differente all’interno di un Paese nei diversi stadi dello sviluppo economico.” (2) The OECD Project DeSeCo Definition and Selection of Competencies: Theoretical and Conceptual Foundations (www.deseco.admin.ch), which was led by Switzerland, defines three categories of key competencies: interacting in socially heterogeneous groups, acting autonomously and using tools interactively. (2) Il progetto OCSE “DeSeCo – Definizione e selezione delle competenze: Fondamenti teorici e concettuali” (www.deseco.admin.ch), guidato dalla Svizzera, definisce tre categorie di competenze fondamentali: interagire in gruppi sociali eterogenei, agire autonomamente e utilizzare gli strumenti in modo interattivo. 65 V The lack of entrepreneurial ability and, in consequence, a low level of entrepreneurial activity1, is a major impediment to economic development. Potential entrepreneurs are hindered in their decision-making by insufficient skills and competencies (in particular, interacting in socially heterogeneous groups)2 for transferring knowledge from the point of origin (a laboratory) to the point of use (the marketplace). The mobilization of cognitive, creative and practical skills and competencies happens in a context of knowledge clustering that foments relationships among people who want to change knowledge into innovation and derive business value from it. Inventions, products and services, great and small, are created through talking, and innovative advantages are the outcome of investments concentrated in projects with a highly intensive components of ‘unseen’ assets in their two forms of intangibles (research and development projects, patents and brands) and intellectual capital, which is a context where intense human interactions transform knowledge into wealth creating resources. The best preceptor is a participative engagement in the conversation between knowledge seekers and GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS Knowledge clusters di intangibili (come i progetti di ricerca e sviluppo, i brevetti e i marchi) e di capitale intellettuale, ovvero il contesto dove le interazioni umane trasformano la conoscenza in risorse che creano ricchezza. In relazione a quanto sopra esposto, il miglior insegnamento che se ne può trarre deriva dall’impegno a partecipare al dialogo tra coloro che cercano e creano conoscenza e coloro che la utilizzano. I dialoghi costituiscono i condotti attraverso i quali fluisce la conoscenza (Kilpi,2005). È qui che le dinamiche e il valore “In the knowledge transfer process the conscious conversation involves the deployment of a wide range of soft-skills” knowledge users. Conversations are the sense making conduits through which knowledge flow (Kilpi, 2005). This is where learning dynamics and learning value can be optimized. From this perspective, an effective knowledge transfer process directs its attention to a “conscious conversation” (Yin and Lin, 2002)3 as the central activity that involves the deployment of a wide range of soft skills4. A desire to gain access to expertise, shared ideas and learning from one another pushes each individual in the direction of a group of peers: an affinity group or a community of knowledge practice. V GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS “Nel processo di trasferimento della conoscenza il dialogo cosciente coinvolge lo sviluppo di un’ampia gamma di soft skills” dell’apprendimento possono essere ottimizzati. Da questa prospettiva, un efficace processo di trasferimento della conoscenza punta la sua attenzione verso un “dialogo cosciente” (Yin e Lin 2002)3 come quell’attività centrale che coinvolge lo sviluppo di un’ampia gamma di c.d. soft skills4. Il desiderio di accedere all’esperienza, di condividere idee e apprendere l’uno dall’altro spinge ogni individuo nella direzione di un gruppo affine o di una community di knowledge practice, che costituisce l’aspetto basilare dei c.d. aggregati di conoscenza o knowledge cluster (KCs). Configurazioni più complesse comprendono communities of practice differenti che si aggregano e creano un pool di conoscenza così come i pool di conoscenza ancora separati possano aggregarsi. La ricerca di reti e di socializzazione fa in modo che i knowledge clusters vengano focalizzati sulle modalità con le quali le persone gestiscono se stesse “Rob Yeung has called soft skills, such as skills in awareness, regulation, motivation, empathy and relationship management” (3) Yin e Lin definiscono il dialogo consapevole come “una tecnica di scambio trasformativo che coinvolge profonde capacità di dialogo, di ascolto, di interazione e di comunicazione. Tale tecnica è mirata a favorire il buon senso, a costruire fiducia e comprensione e a creare relazioni positive ed armoniose tra i partecipanti della comunità. E’ molto utilizzata nelle communities of pratice asiatiche.” (3) Yin and Lin define conscious conversation as “a transformational change technique that incorporates deep dialogue skills of reflecting, deep listening, interacting and connecting. It intends to foster common sense, build trust and understanding, and create positive and harmonious relationships among community members. It is familiar to communities of practice in Asia” . (4) I c.d. “soft skills” sono componenti sociali e comportamentali legate all’intelligenza emotiva e opposte all’intelligenza razionale (Leonard 1997). Essi racchiudono valori, motivazioni, attitudini ed emozioni: ovvero le capacità legate all’auto-consapevolezza (riconoscimento della propria forza e della propria debolezza); all’auto-controllo (tenere sotto controllo le emozioni); alla motivazione (essere ottimisti e avere fiducia in sé); alla lettura delle emozioni e delle motivazioni delle altre persone (empatia); alla capacità di instaurare e gestire le relazioni (capacità di negoziazione). (4) Soft skills are behavioural and social components of “emotional intelligence” opposed to “technical intelligence” (Leonard, 1997). They encompass values, motivations, attitudes, and emotions. Namely: Skill in self-awareness (recognising your own strengths and weaknesses); Skill in self-regulation (keeping motions under control); Skill in motivation (having optimism and personal drive); Skill in reading emotions and motivation of other people (empathy); Ability to build and manage relationships (negotiation skills). 66 e le loro relazioni con gli altri. Per questo motivo, essi favoriscono quelli che Rob Yeung, uno psicologo aziendale, ha definito soft skills, ovvero le capacità legate alla consapevolezza, alla motivazione, all’empatia e alla gestione delle relazioni. Le relazioni interpersonali caratterizzano i knowledge clusters. Esse includono: • imprenditori della conoscenza e aspiranti imprenditori • ricercatori • investitori • fornitori di servizi professionali • funzionari addetti allo sviluppo locale. Gli “imprenditori della conoscenza” rappresentano l’audience privilegiata dei knowledge clusters. Nei KCs la condivisione della conoscenza, che avviene orizzontalmente attraverso la formazione delle communities of practice, aiuta a coltivare una cultura imprenditoriale nell’ambiente della ricerca, dando il via alle opportunità di business che derivano dalle nuove idee e incrementano la produttività dei ricercatori. I KCs hanno anche la funzione più ampia di favorire nuove iniziative orientate alla crescita. I nuovi imprenditori della conoscenza che si focalizzano maggiormente sulla crescita e, in misura minore sull’auto sufficienza, possono attingere alle loro percezioni istintive e portare la loro esperienza all’interno degli aggregati di conoscenza. La creatività nel business è stimolata dalle decisioni relative agli investimenti mentre la prudenza che si basa sui principi aziendali di calcolo razionale è controbilanciata dall’istintiva capacità di afferrare le idee. Esiste un motivo molto semplice del perché ciò accade. Le opinioni degli individui che partecipano ai gruppi della conoscenza e alle comunities of practice basandosi sulla loro personale capacità pesano molto più delle opinioni o delle vedute delle organizzazioni cui essi appartengono. I KCs hanno una triplice caratteristica imprenditoriale: la loro organizzazione è (5) KEN (verb): to have understanding. KEN (noun): a range of vision (Amidon, 1997). 67 GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS “Rob Yeung, ha definito soft skills le capacità legate alla consapevolezza, alla motivazione, all’empatia e alla gestione delle relazioni” V The latter constitutes the basic form of knowledge clusters (KCs). More complex configurations encompass different communities of practice clustering around a knowledge pool as well as separate knowledge pools coming together. The search for networking and socialization inclines KCs to be focused on how people manage themselves and their relationships with others. Therefore, KCs cultivate what Rob Yeung, a business psychologist, has called soft skills, such as skills in awareness, regulation, motivation, empathy and relationship management. Interpersonal relations between the following groups characterize KCs: • Knowledge entrepreneurs and aspiring entrepreneurs • Researchers • Investors • Professional service providers and • Local development officials. Knowledge entrepreneurs are the KCs’ core audience. In KCs, knowledge sharing that occurs horizontally through the moulding of communities of practice helps cultivate an entrepreneurial culture in the research environment, unleashing business opportunities from new ideas, and enhancing the productivity of researchers. KCs serve the broader purpose of cultivating growth-oriented new ventures. Nascent knowledge entrepreneurs focusing more on growth and less on self-sufficiency can tap into the wealth of “animal spirits” and their experience inside knowledge clusters. Creativity in business is stimulated by investment decisions whereby the received wisdom of corporate principles of rational calculation is counterbalanced by the capability of the “animal spirits” to seize mere ideas. There is a simple reason why this can happen. The opinions of individuals who, in their own capacity, participate in knowledge pools and communities of practice carry more weight than the views of the organizations to which they belong. KCs show a three-fold entrepreneurial trait: their organization is entrepreneurial, their members seize entrepreneurial opportunities and entrepreneurial patterns mould their reciprocal relations. Laws of knowledge dynamics imprenditoriale, i loro membri afferrano le opportunità imprenditoriali e le forme imprenditoriali modellano le loro relazioni reciproche. The working of three laws of knowledge dynamics is the underlying logic that presides over KCs governance. The First Law states that knowledge multiplies when shared. The resulting knowledge energy (or kenergy5) is manifested through a broad range of mechanisms that includes Innovation Management, Leadership for Value Creation, Knowledge Pattern Recognition, Knowledge Mapping, Knowledge Networks, Social Cybernetics, Mental Models, Situation-Handling, and Capital Systems. Since knowledge is inherently a human process, knowledge entrepreneurs (see section 3) take care to optimize its creation and flow in ways that minimize loss in the transmission process. The Second Law states that value is created when knowledge moves from its point of origin to the point of need or opportunity. This affirms that the real benefit of knowledge lies in action; and that innovation is the process whereby knowledge is put into motion or used. This process of innovating knowledge requires high-powered knowledge energy flows (see First Law) supported by wide bandwidth connectivity and rich interrelated actions. The Second Law emphasizes effectiveness whereby actions aiming at ‘doing the right thing’ (effectiveness) prevail over those addressed at ‘doing things right’ (efficiency). The Third Law states that mutual leverage provides the optimal utilization of resources – both tangible and intangible. It asserts that collaboration and the value of leveraging the knowledge of one another create a greater wealth and sustainability for us all. Unlike vested interests playing against competition, collaborative efforts made by those agents who put knowledge into action are incentives not to collude but to combine co-operation and competition so as to enhance pre-competitive forces working for the general interest of the knowledge society. There are multiplier implications that operate within and across network boundaries. Synergy and symbiosis are natural outcomes of the human interaction in ways that provide profound network effects (Amidon, Formica and Mercier-Laurent, forthcoming). V GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS Leggi della dinamica della conoscenza Il modo di operare delle tre leggi della dinamica della conoscenza costituiscono la logica di base del governo dei KCs. La Prima Legge afferma che la conoscenza si moltiplica quando viene condivisa. L’energia di conoscenza che ne deriva (o ken-ergy 5) si manifesta attraverso una vasta gamma di meccanismi che includono l’Innovation Management, la Leadership per la creazione di Valore, il Riconoscimento dei Modelli della Conoscenza, la Mappatura della Conoscenza, le Reti di Conoscenza, la Cibernetica Sociale, i Modelli Mentali, la Gestione delle situazioni e i Capital Systems. Poiché la conoscenza è intrinseca ai processi umani, gli imprenditori della conoscenza (vedasi Sezione 3) fanno attenzione ad ottimizzarne la creazione e i flussi in modo che si minimizzino le perdite nei processi di trasmissione della stessa. La Seconda Legge afferma che il valore si crea quando la conoscenza si sposta dal suo punto di origine al punto ove essa diventa necessaria o opportuna. Il beneficio reale derivante dalla conoscenza risiede nell’azione e l’innovazione è il processo attraverso il quale la conoscenza è messa in moto o utilizzata. Questo processo di conoscenza innovativa richiede un elevato potenziale di flussi di energia della conoscenza (vedasi la Prima Legge) supportati da un’ampia banda di connettività e da una ricchezza di interrelazioni. La Seconda Legge enfatizza l’efficacia, pertanto le azioni mirate a “fare la cosa giusta” (efficacia) prevalgono su quelle mirate a “fare le cose bene” (efficienza). La Terza Legge afferma che la collaborazione conduce ad un utilizzo ottimale delle risorse – sia tangibili sia intangibili. Asserisce che la collaborazione e il valore derivanti dal sostenere la conoscenza l’uno dell’altro crea un incremento della ricchezza e della sostenibilità per tutti. Al contrario degli interessi acquisiti che giocano contro la competizione, gli sforzi collaborativi effettuati da quegli attori che tengono in considerazione la conoscenza nel loro agire sono incentivi finalizzati non ad un accordo, ma a connettere la cooperazione e la competizione al fine di incrementare le forze pre-competitive che agiscono nell’interesse generale di una knowledge society. Ci sono implicazioni che operano all’interno e attraverso i confini delle reti. (5) KEN (verbo): comprendere; KEN (sostantivo): una gamma di vedute (Amidon, 1997) 68 Knowledge entrepreneurs La sinergia e la simbiosi sono risultati naturali dell’interazione umana che concorrono alla creazione di effetti-rete considerevoli. (Amidon, Formica e Mercier-Laurent, di prossima pubblicazione). Più le attività commerciali si spostano verso la conoscenza e l’informazione, più l’economia sembra matura per un incremento del volume di bit che viene scambiato a livello globale. Gli individui e le aziende esprimono sempre più la loro volontà non solo di sorvolare le acque del mercato della conoscenza ma di immergervisi. Siamo ancora in una fase di transizione che va dal declino dell’economia della produzione di massa all’emergere del valore della conoscenza. Il valore derivante dall’efficienza e dalle economie di scala non è più un differenziale della competitività. Il significato maggiore della nuova era risiede nel valore creato dall’innovazione che arriva dalla linfa vitale della conoscenza tradotta in azione. La conoscenza condivisa e l’intelligenza collettiva hanno rimpiazzato i tre pilastri tradizionali della creazione di valore: terra, lavoro, capitale – dove la conoscenza era essenzialmente quella incorporata nelle macchine o negli altri asset tangibili. Definiamo imprenditori della conoscenza o Knowldege Entrepreneurs (KE) coloro che creano valore nei mercati illimitati della conoscenza utilizzando le sue infinite risorse con l’obiettivo di crescere a livello sociale, economico e ambientale (Box 1 e Box 2; Formica, 2004b). La strategia trasversale perseguita dai knowledge markets ne fa degli agenti di integrazione culturale. Il fatto che una delle risorse più scarse in un’economia basata sulla conoscenza sia la capacità dell’organizzazione di crearne di nuova fa sì che i knowledge market possano attingere al talento globale della classe creativa6. Così essi contribuiscono ad incrementare sia l’indice dell’integrazione culturale sia il livello dell’occupazione creativa7 (Formica, 2004a). Box 1 Knowledge entrepreneurs (KEs) Main characteristics • Knowledge creators and knowledge processors. • Trust builders • Founders of companies intensely based on knowledge and embedded in borderless knowledge markets. KEs: • See creativity of staff and the capacity of innovation as the primary production factors. • Treat customers as partners and knowledge workers as revenue creators. • Manage the environment in which knowledge is created. • Create informal networks of alliances: “Knowledge entrepreneurs rarely act alone. Entrepreneurs are traditionally seen as individualists. Knowledge entrepreneurs usually emerge from a network of complementary ideas and people (Leadbeater, 2000). • Forge and handle relationships that are sideways (i.e. where there is no authority and no orders). • Tear down man-made barriers (cultural, institutional and geographical) that prevent knowledge sharing. • Build bridges to different communities and countries. (6) Talento, elevate capacità ed istruzione, creatività, capacità di innovazione e spirito imprenditoriale rappresentano le caratteristiche della classe creativa. (7) L’indice dell’integrazione culturale è la somma delle graduatorie di tre misure di integrazione individuale: l’indice dell’interscambio culturale di Kluver e Fu e gli indici della connettività tecnologica e dei viaggi internazionali elaborati da Kearney/Foreign Policy (Kluver e Fu, 2004). Le professioni creative includono professionisti, artisti, musicisti, scienziati, economisti, architetti, ingegneri, managers e altri lavoratori la cui attività è focalizzata sugli aspetti creativi e concettuali (Florida e Tinagli, 2004). 69 Source: adapted from Sveiby, 2000. V Imprenditori della conoscenza GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS As more commercial activities shift towards knowledge and information, the economy seems ripe for an increase in the volume of globally traded bits. Ever more demanding individuals and companies will be willing not just to test the waters of knowledge markets but to take the plunge. We are still in a transition from the decline of a mass-production economy and the rise of value from knowledge. Value from efficiency and scale is no more a competitive differentiator. The major significance of the new age is value from innovation that comes from the life-blood of knowledge in action. Shared knowledge and collective intelligence has replaced the three traditional pillars of value creation: that is, land, labor, capital – with knowledge essentially of the type incorporated in machines and other tangible assets. We define knowledge entrepreneurs (KEs) as those who create value in the boundary-less knowledge markets through the infinite resource of knowledge that they put into action with the purpose of making advancements in the society, the economy and the environment (Box 1 and Box 2; Formica, 2004b). The cross-border strategy pursued by KE makes them agents of cultural integration. The fact that one of the scarcest resources in a knowledge-based economy is the organization’s ability to create new knowledge makes KE adept at tapping into the global talent pool of the creative class6. So, KE contribute to raising both the index of cultural integration and the level of creative employment7 (Formica, 2004a). Box 1 Box 2 Imprenditori della conoscenza (KEs) Knowledge markets Knowledge markets are now poised to expand their role as a motor for economic development. They are likely cast in the role product markets played all through the industrial era. Knowledge markets are a conceptual market space in which bits are traded across the continents in a broad range of content that would include: • Knowledge and information systems • Customer knowledge and support • Knowledge arbitrage and exchange • Expert exchange • E-learning exchange • Intellectual property • Economic and business intelligence The Internet, the submarine fibre-optic cable and the communications satellite are the infrastructures that make possible the access to knowledge markets. A great variety of offerings (richness) and the amplitude of connectivity (reach) give participants unlimited capacity to weave relationships and profit from their advancements. Caratteristiche principali • Creatori e utilizzatori di conoscenza • Costruttori di fiducia • Fondatori di aziende fortemente basate sulla conoscenza e coinvolti in mercati in cui la conoscenza non ha confini. I KEs: • Vedono la creatività dello staff e la capacità di innovazione come fattori primari di produttività • Trattano i clienti come partner e i lavoratori della conoscenza come creatori di ritorni economici. • Gestiscono l’ambiente in cui viene creata la conoscenza • Creano reti informali di alleanze: “I KEs raramente agiscono da soli. Gli imprenditori sono tradizionalmente visti come degli individualisti, al contrario i KEs normalmente si sviluppano da una rete di idee e di persone loro complementari Source: Formica, 2004a: Chapter 2 [Leadbeater, 2000]. • Costruiscono e gestiscono relazioni trasversali (es. dove non esistono né autorità né ordini) • Abbattono le barriere costruite dall’uomo (culturali, istituzionali e geografiche) che impediscono la condivisione della conoscenza • Costruiscono ponti tra comunità e Paesi differenti Knowledge innovation zones Actions pursued by KE are influenced by the context in which they are embedded. In fact, the deeper and broader the social interactions among KE, the more value for innovative advantage can be put together. This implies that “context gravitation” – that is, the force manifested by acceleration toward other KEs (“gravitation”) in a setting of interrelated conditions (“context”) – is at the core of any process of sustainability triggered by KEs. A highly charged “context gravitation” is linked to knowledge innovation zones (KIZs). A KIZ is a gravitation-sensitive context that takes the form of a geographic and conceptual space made up of complementary elements (geographical: region, city, village; economic: sectors, clusters; social: communities of practice) (Figure 1). A KIZ optimizes KE connections by getting knowledge to flow from the point of origin to the point of need or opportunity (Amidon and Bryan, 2004). In this respect, KIZs are the epicenter of three forces that empower the innovation process – i.e. creativity, Fonte: Sveiby, 2000. V GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS Box 2 Mercati della conoscenza I mercati della conoscenza svolgono attualmente il ruolo di motore per lo sviluppo economico. Sono paragonabili a quello che è stato il ruolo giocato dai mercati dei prodotti durante tutta l’era industriale. I mercati della conoscenza rappresentano lo spazio concettuale di mercato in cui i bit sono scambiati attraverso i continenti in una vasta gamma di contenuti che possono includere: • Knowledge e information systems • Customer knowledge e support • Knowledge arbitrage e exchange • Expert exchange • E-learning exchange • Proprietà intellettuale • Economic e business intelligence Internet, il cablaggio delle fibre ottiche sottomarine e le comunicazioni satellitari sono le infrastrutture che rendono possibile l’accesso ai mercati della conoscenza. Una grande varietà di offerte (ricchezza) e l’ampliamento della connettività (raggiungimento) danno ai partecipanti una capacità illimitata di tessere relazioni e ottenere profitti dal loro sviluppo. (6) Talent, high skills and education, creativity, capacity of innovation and entrepreneurial spirit are the features of the creative class. (7) The composite index of cultural integration is the sum of the rankings of three individual integration measures: Kluver and Fu’s index of cultural trade and Kearney/Foreign Policy’s indexes of technological connectivity and international travel (Kluver and Fu, 2004). The measure of creative occupations includes professionals, artists, musicians, scientists, economists, architects, engineers, managers and other workers whose jobs deal with creative, and conceptual tasks (Florida and Tinagli, 2004). Fonte: Formica, 2004a: Capitolo 2 70 Aree di innovazione della conoscenza science and advanced info-structures and infrastructures. Examples of attempts to give birth to KIZs are the knowledge-based urban developments such as the Education Alliance Learning Community in Dubai, UAE, which will open in early 2007 (Box 3). Four other learning communities are planned for Abu Dhabi, India, Pakistan and one other Gulf State to meet the growing demand for high quality education. Le azioni degli imprenditori della conoscenza sono influenzate dal contesto nel quale sono radicate. Infatti più le interazioni sociali sono profonde e vaste, maggiormente si può consolidare il valore derivante dal vantaggio innovativo. Utilizziamo la definizione di “contesto di gravitazione” – ovvero la forza manifestata dall’attrazione reciproca degli imprenditori della conoscenza (gravitazione) in un ambiente di condizioni interconnesse (contesto) – per indicare il nucleo di ogni processo di sostenibilità avviato da un imprenditore della conoscenza. Un “contesto di gravitazione” altamente denso è collegato alle aree di innovazione della conoscenza (Knowledge Innovation Zones – KIZs). Una KIZ rappresenta un contesto di gravitazione che prende la forma di spazio geografico o concettuale formato da elementi complementari (geograficamente: regione, città, paese; economicamente: settori, gruppi; socialmente: communities of practice) (Figura 1). Una KIZ ottimizza le connessioni tra gli imprenditori della conoscenza per fare in modo che essa fluisca dal suo punto di origine al punto in cui è necessaria o opportuna (Amidon e Bryan, 2004). Pertanto le KIZs sono all’epicentro delle tre forze che sostengono il processo innovativo (es. la creatività, la scienza, le infostrutture e le infrastrutture avanzate). Esempi di tentativi di dare vita a delle KIZs sono gli sviluppi urbani basati sulla conoscenza come l’Education Alliance Learning Community di Dubai, Emirati Arabi, che aprirà all’inizio del 2007 (Box 3 a pag. 73). Altre quattro learning communities sono in fase di progettazione ad Abu Dhabi, in India, in Pakistan e in un altro Stato del Golfo per soddisfare l’incremento della domanda relativa ad una formazione di livello elevato. Box 3 (Richards 2005) 71 V The UAE has a vision to become a world leader in best practices of education and learning. The Centre of Excellence for Applied Research and Training (CERT) of the Higher Colleges of Technology is developing a fully integrated community of learning in the United Arab Emirates called The Education Alliance, on a new 40 acre campus in Dubai. This community offers a cradle to career continuum including: • An early childhood education center and nursery • Faculty and staff accommodation, and five-star accommodation for visiting professors and thought leaders from around the world. • A model Academy of Learning (K – 12) • The CERT College of Arts and Applied Science • CERT University, offering undergraduate degrees in collaboration with leading universities from around the world. • The CERT Post Graduate Open University – postgraduate degrees in collaboration with leading universities from around the world. • A central intelligence hub for entrepreneurship education and incubation, IT and data services, and technology development: - The Emirates Centre for Entrepreneurship and the International Faculty Economics of Entrepreneurship (Formica et al., forthcoming) • The Jumeriah Institute for Executive Leadership • Community-based early childhood education service for families of faculty and students The learning occurs both in physical and virtual space. The virtual learning community is supported from a central intelligence hub. Here, partners such as IBM, Lucent, Intel and Microsoft work with CERT to provide the most robust communications access to electronic resources in the world. The entire community uses WiMax technology to facilitate internet access from anywhere. Students of all ages use computing resources as standard tools of learning. The intelligence hub houses a supercomputing centre with one face to the internal community to facilitate research, and the other face to the external community for processing large data volumes from geological surveys to satellite telemetry. The positive synergies within the Alliance are selfevident. The school, college and university share learning resources, sporting facilities and community support services in health, special education, counselling, and career development. Interaction among teachers and learners of all ages is natural GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS The Education Alliance Learning Community Knowledge innovation zones Linked communities of innovation practice in which ideas flow from the point of origin to the point of need or opportunity. • CREATIVE CITY • SCIENCE CITY • DIGITAL CITY • KNOWLEDGE CITY • KNOWLEDGE VILLAGE KNOWLEDGE SENSITIVE ZONES CROSSING GEOGRAPHICAL AND INDUSTRIAL BOUNDARIES Figure 1 V GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS Conclusioni Conclusions Economic development based on innovative advantage requires knowledge interchange conducive to higher productivity, economic growth and entrepreneurial activity from the exploitation of scientific and technological knowledge. Today’s economy, so intensely based on knowledge, puts knowledge clusters at the very centre of a society interested in new ideas, findings, or opportunities. Knowledge entrepreneurs, embedded in knowledge clusters, create commercially viable and growing knowledge-intensive businesses, unbounded by geography and culture. The emerging knowledge innovation zones entice knowledge entrepreneurs, who become their elected citizens. Altogether, knowledge clusters and their most advanced spatial representation as knowledge innovation zones populated by knowledge entrepreneurs show a uniquely human twenty-first century urban ecology driven by innovative advantages. Lo sviluppo economico basato sul vantaggio innovativo richiede interscambi di conoscenza finalizzati ad una più alta produttività, alla crescita economica e alle attività imprenditoriali ed è raggiunto sfruttando la conoscenza scientifica e tecnologica. L’economia di oggi, così intensamente basata sulla conoscenza, pone gli aggregati della stessa al centro esatto di una società interessata a nuove idee, scoperte e/o opportunità. Gli imprenditori della conoscenza coinvolti negli aggregati creano vitalità commerciale e crescita di knowledge-intensive business che superano i confini della geografia e della cultura. Le Knowledge Innovation Zones che stanno nascendo attraggono gli imprenditori della conoscenza che diventano i loro cittadini onorari. Nell’insieme gli aggregati della conoscenza e la loro più avanzata rappresentazione spaziale come ad esempio le KIZs popolate dagli imprenditori della conoscenza rappresentano un caso unico di ecologia urbana del XXI secolo guidata dai vantaggi innovativi. 72 Box 3 The Education Alliance Learning Community RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI / REFERENCES Gli Emirati vogliono diventare i leader mondali nell’ambito delle best practice relative all’istruzione e all’apprendimento. Il Centro di Eccellenza per la Ricerca e il Training Applicato (CERT) sta sviluppando una comunità integrata di apprendimento negli Emirati Arabi Uniti denominata The Education Alliance e situata a Dubai in un nuovo campus di 40 acri. Questa community si pone come un centro di formazione permanente che include: • Un centro educativo per l’infanzia e una nursery • Sistemazione per le Facoltà e lo staff e sistemazioni a cinque stelle per i visiting professor e per i ricercatori da tutto il mondo • Un modello di Learning Accademico (K – 12) • Il CERT College of Arts and Applied Science • CERT University, che offrirà diplomi in collaborazione con le migliori università del mondo • La CERT Post Graduate Open University – diplomi post laurea in collaborazione con le migliori università del mondo. • Un centro di collegamento tra la formazione e l’incubazione di impresa, le tecnologie informatiche e i data service e lo sviluppo tecnologico: - Il Centro per l’imprenditorialità degli Emirati e la Facoltà Internazionale di Economia dell’Impresa • Il Jumeriah Institute for Executive Leadership • Servizi di istruzione per l’infanzia basati sulle community per famiglie e studenti. L’apprendimento avviene sia all’interno di spazi virtuali che di spazi fisici. La community di apprendimento virtuale è supportata da un servizio informativo centrale. Qui, partner come IBM, Lucent, Intel e Microsoft lavorano con CERT per fornire l’accesso più strutturato alle risorse elettroniche mondiali. L’intera comunità usa la tecnologia WiMax per facilitare l’accesso ad internet da qualsiasi luogo. Studenti di tutte le età utilizzano le risorse informatiche come strumento standard di apprendimento. Il servizio centrale dispone di un centro ultra informatizzato che si interfaccia da un lato con la community interna e dall’altro con quella esterna per processare grandi volumi di dati che vanno dai sopralluoghi geologici alla telemetria satellitare. Le sinergie positive all’interno di Alliance sono evidenti. La scuola, il college e l’università condivideranno le risorse di apprendimento, gli impianti sportivi e i servizi di supporto alla comunità in ambito sanitario, nella formazione specifica, nel counselling e nello sviluppo delle professionalità. L’interazione tra studenti ed allievi di ogni età è naturale. • Amidon, D. (1997), Innovation Strategy for the Knowledge Economy: The Ken Awakening, Butterworth-Heinemann • • • • • • • • • • • • Richards, R (2005), The Education Alliance, CERT Papers in Education for the Knowledge Economy, Abu Dhabi • Sveiby, K. E. (2000), Knowledge Management - The Viking Way http://www.sveiby.com/articles/vikings.htm • Van Stel, A., Carree, M., and Thurik, R. (2005), “The effect of entrepreneurial activity on national economic growth”, Discussion Papers on Entrepreneurship, Growth and Public Policy, Group Entrepreneurship, Growth and Public Policy, Max Planck Institute for Research into Economic Systems, Jena, Germany URL: http://d.repec.org/n?u=RePEc:esi:egpdis:2005-04&r=ent • Yin, D. and Lin, J. (2002), “Sharing tacit knowledge in Asia”, KM Review, Vol. 5, No.3, July-August (Richards 2005) 73 V • Principles http://www.inthekzone.com/principles.htm Amidon, D., Formica, P., and Mercier-Laurent, E. (Editors), Knowledge Economics: Emerging Principles, Practices and Policies, Tartu University Press, di prossima pubblicazione Florida, R. and Tinagli, I. (2004), Europe in the Creative Age, Carnegie Mellon Software Industry Center, co-published in Europe with DEMOS, February Formica, P. (2003), Industry and Knowledge Clusters: Principles, Practices, Policy, Tartu University Press Formica, P. (2004a), Strengthening the Knowledge Economy: Essays on Knowledge Policy and International Entrepreneurship, EffeElle Editori, Cento-Ferrara Formica, P. (2004b), “Knowledge Entrepreneurs Without Borders: A review of their role in the transition towards a sustainable society”, paper presented to the UNDP – ICTDAR – Abu Dhabi Water & Electricity Authority Conference on Information & Communication Technology for Sustainable Development: Regional & International Experiences, Abu Dhabi, 12-13 December Formica, P. et al (prossima pubblicazione), Istruire la Knowpreneurs Generation: The Emirates Centre for Entrepreneurship and the International Faculty Economics of Entrepreneurship, EffeElle Editori, Cento-Ferrara, Italy Kilpi, E. (2005), Why We Simply Need to Get Better at Working Together: Theoretical considerations behind management challenges today, Mimeo, Helsinki Kluver, R. and Fu, W. (2004), The Cultural Globalization Index, http://www.foreignpolicy.com/story/cms.php?story_id=2494 Leadbeater, C. (2000), Living on Thin Air: The New Economy, Penguin Books Leonard, Dorothy A., “Mining Knowledge Assets for Innovation”, Knowledge Management, Vol. 1., No.1, August-September OECD/ONS (2002), Conference on the Measurement of Social Capital. Rapporteur’s Summary, London, September 25-27 OECD/ONS (2002), Conference on the Measurement of Social Capital. Rapporteur’s Summary, London, September 25-27 GLI IMPRENDITORI DELLA CONOSCENZA / KNOWLEDGE ENTREPRENEURS • Amidon, D and Bryan, D. (2004), Knowledge Innovation Zone (KIZ) -