Voci dai territori occupati

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Voci dai territori occupati
Voci dai territori occupati
15 novembre 2012
www.bocchescucite.org
numero 160
15 novembre 2012. Continuano senza sosta i bombardamenti israeliani contro la Striscia di Gaza. Israele impedisce ai giornalisti di entrare nella Striscia. L'esercito israeliano dichiara di aver colpito 100 siti di associazioni terroristiche durante la notte. Con un omicidio mirato Israele aveva ha ucciso Ahmed Al Jabari, capo
delle Brigate Al Qassam. La risposta è stata immediata: oltre 110 razzi lanciati verso le città del Negev: 3
morti, alcuni parlano di 4 vittime, e tra i feriti seri un bimbo di 4 anni. Le esplosioni sono risuonate sopra il
cielo di Gaza per tutta la notte: almeno 11 morti, tra cui tre bambini e tre militanti palestinesi. Lo Stato di Israele ha annunciato il nome biblico dell'Operazione, “Colonna di difesa”, Pillar of Defense. Gli Stati Uniti
esprimono plauso e pieno appoggio a Israele.
Ragazzate
Solo i lettori di BoccheScucite
sapranno che il ragazzino è
stato prima aggredito e poi
arrestato da alcuni uomini della
sicurezza israeliana che si
erano infiltrati tra i giovani del
locale.
Sulla stessa terra, nelle stesse ore, due ragazzini
palestinesi vengono aggrediti dalla violenza di
un esercito che occupa illegalmente la loro terra.
Ma questa è una storia troppo vecchia per
interessare la gente. A meno che non ci sia
qualcosa che catturi l'attenzione dell'opinione
pubblica. Ciò che conta è colpire con una
notizia che possa intrattenere e incuriosire.
Della prima ragazzina probabilmente avete
letto, visto e sentito tutto quello che ha urlato ai
soldati che, come tutti i venerdì ormai da anni,
invadono il suo villaggio per difendere i coloni
che rubano la sorgente. Ma questi aspetti non
devono assolutamente entrare nella notizia.
L'idea che deve passare è una sola: guardate
queste mamme palestinesi dove mandano a
giocare i loro figli! Invece di tenerli a casa li
lasciano importunare i militari in servizio, anzi,
sono perfino maleducati, volgari, fino a
spintonare i soldati: e poi ci chiediamo come
nascono i terroristi...
“Secondo il quotidiano israeliano di destra
Makor Rishon -annota l'ANSA- non è stato un
episodio isolato. I genitori palestinesi spingono
i loro figli a provocare i soldati. La pasionaria
palestinese, la piccola Yad di 11 anni è divenuta
una celebrità nel suo inseguire e rimproverare
militari. Si è scagliata con i pugnetti chiusi
verso il soldato che la osservava imbarazzato e
sorridente”.
In realtà non c'è nessuno che rida a Nabi Saleh,
piccolo villaggio dei territori palestinesi
occupati dove non dovrebbero entrare né soldati
né coloni, esempio di come il governo israeliano
(che in questi
giorni ha approvato la
costruzione di altre 500 nuove abitazioni negli
insediamenti) violando ogni legge, tenta di
sopprimere con la violenza più brutale
(incursioni nelle case, spari ad altezza d'uomo
sulla folla, devastanti piogge di migliaia di gas e
sostanze proibite) una straordinaria resistenza
nonviolenta popolare.
Il soldato sorridente deve casomai ancora una
volta far pensare che gli israeliani sono fin
troppo pazienti con questi palestinesi così
violenti... mentre deve restare nel titolo quella
esotica etichetta di “pasionaria” data alla piccola
Yad Tamimi, perché -come dice il dizionario“pasionaria”= donna esageratamente ideologica.
Ma c'è un'altra storia. Un altro ragazzino,
Malek, sempre palestinese. Sempre aggredito a
casa sua.
Ma questa notizia non l'ha scritta nessun
giornale. Non c'erano telecamere il 7 novembre
a Shufat a riprendere Malek che giocava
allegramente con gli amici nella sala giochi del
suo campo profughi.
Solo i lettori di BoccheScucite sapranno che il
ragazzino è stato prima aggredito e poi arrestato
da alcuni uomini della sicurezza israeliana che
si erano infiltrati tra i giovani del locale.
Il nostro amico, il dottor Mohammed
(cambiamo il nome per evidenti motivi), ci ha
inviato una mail con questo racconto allucinante
e una foto che avremmo preferito non
pubblicare.
Ai genitori i soldati hanno dichiarato che lo
arrestavano per i suoi “atti contro
l'esercito” (anche lui come la piccola Yad: sono
proprio senza senso civico questi ragazzi!) e con
le ferite sanguinanti l'hanno portato in carcere
piuttosto che in ospedale.
“Please, Nandino, write about this child that was
beated and arrested yesterday in shufat camp”scrive il dottore a noi, che non a caso ci
vogliamo chiamare “bocche-da-scucire”.
Ma, si sa, sono solo ragazzate. Non fanno
notizia.
BoccheScucite
Ma tutto questo il lettore non deve saperlo.
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Operazione “Astro nascente”
per far sorgere un'alba di pace in Palestina
di Antonio Mazzeo (www.contropiano.org)
La vergogna continua. Gli incursori della Marina italiana si sono addestrati in Israele insieme
alle truppe di Tel Aviv. "Il 2012 è stato un anno
chiave nelle relazioni tra i complessi militari
industriali dei due paesi".
Blitz in Israele dei reparti d’élite della Marina
militare italiana. Dal 3 all’8 novembre, nelle
acque prospicienti la città di Haifa, si è tenuta la
prima edizione dell’esercitazione bilaterale Rising Star 2012 a cui hanno partecipato i palombari artificieri del Gruppo operativo subacquei
del COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori) di La Spezia e i Divers (specialisti sommozzatori) della Marina israeliana. Obiettivo
dell’addestramento, il “contrasto della minaccia
costituita dagli ordigni esplosivi improvvisati
(Improvised Explosive Devices)”, attraverso la
“bonifica a bordo delle unità navali e subacquee”.
“Le minacce terroristiche o i fenomeni di pirateria stanno portando le Forze di sicurezza ed in
particolare le Marine militari dei paesi occidentali a studiare assetti e procedure efficaci”, ha
spiegato il Comando italiano nel comunicato di
presentazione della missione in Israele.
“L’intervento sugli IED a bordo delle unità navali, necessita di un continuo addestramento,
materiali specifici e tecnologicamente moderni,
ma soprattutto operatori altamente specializzati”. Come i sub italiani e gli omologhi israeliani,
operativi da tempo nei principali teatri di guerra
internazionali. A partire dagli anni ’90, ad esempio, i reparti del COMSUBIN di La Spezia
sono intervenuti nei Balcani e in Albania, in
Corno d’Africa, Rwanda, Libano e Golfo persico.
Prima dell’esercitazione navale ad Haifa, a fine
2011 le forze aeree di Italia ed Israele avevano
dato vita a due importanti attività addestrative,
la prima in Sardegna (nome in codice Vega) e la
seconda nel deserto del Negev (Desert Dusk).
Durante i war games furono simulati combattimenti aerei tra cacciabombardieri F-15 ed F-16
israeliani ed “Eurofighter” e “Tornado”
dell’Aeronautica italiana e bombardati bersagli
fissi e mobili nei poligoni militari.
Rising Star 2012 ha preso il via una decina di
giorni dopo il terzo vertice intergovernativo
italo-israeliano di Gerusalemme, a cui hanno
partecipato, tra gli altri, il primo ministro Mario
Monti e ben sei ministri del suo esecutivo.
“L’Italia e Israele sono unite da un legame speciale ed oggi stiamo ponendo le basi per intensificare ulteriormente questa collaborazione e,
allo stesso tempo, per avviarla in nuovi settori”,
ha spiegato il professore Monti al termine del
colloquio con il premier israeliano Benjamin
Netanyahu. Diversi gli accordi commerciali
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sottoscritti; tra i più importanti quelli in vista
del “rafforzamento e la promozione della collaborazione sul fronte delle imprese innovative
start-up e, più in generale, dell’hi-tech”, come si
legge nel memorandum finale. All’orizzonte ci
sono poi gli investimenti finanziari nel settore
delle grandi infrastrutture (come ad esempio il
collegamento ferroviario dal Mar Rosso al Mediterraneo) e, immancabilmente, per la cooperazione, la ricerca, lo sviluppo e la produzione nel
settore militare.
L'occupazione e la chiusura
totale costituiscono un prolungato attacco alla dignità umana
della popolazione di Gaza in
particolare e di tutti i palestinesi in generale. Si tratta di
degradazione sistematica, umiliazione, isolamento e frammentazione del popolo palestinese".
Il 2012 è stato un anno chiave nelle relazioni tra
i complessi militari industriali dei due paesi. A
febbraio, il governo di Israele ha ufficializzato
l’accordo preliminare per l’acquisto di 30 caccia-addestratori M-346 “Master” di Alenia Aermacchi (Finmeccanica). I velivoli saranno assegnati alle Tigri volanti del 102° squadrone
dell’aeronautica militare; oltre alla formazione
dei piloti e al supporto alla guerra elettronica,
essi potranno essere utilizzati per attacchi al
suolo con bombe e missili aria-terra o antinave.
Il giro di affari della commessa si attesta intorno al miliardo di dollari ma comporterà per
l’Italia una contropartita altrettanto onerosa. Tel
Aviv, infatti, ha imposto che le forze armate
italiane si dotino di un satellite elettro-ottico di
seconda generazione “Ofeq”, prodotte dalle
industrie israeliane IAI ed Elbit (costo 200 milioni di dollari) e di due velivoli di pronto allarme (Early warning and control - AEW&C)
“Gulfstream 550” con relativi centri di comando, controllo e sistemi elettronici avanzati delle
aziende IAI ed Elta Systems (800 milioni circa).
Nel corso dell’anno, l’Aeronautica italiana ha
pure deciso di dotare i propri elicotteri EH101 e
gli aerei da trasporto C27J “Spartan” e C130
“Hercules” con un nuovo sistema di contromisure a raggi infrarossi, denominato “Dircm Directional infrared countermeasures”, che sarà
co-prodotto da Elettronica Spa di Roma e
dall’israeliana Elbit.
“Con
il
Dircm,
l’Aeronautica militare sarà la prima forza armata europea a dotarsi di un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai missili che
possono essere lanciati con sistemi a spalla e
che rappresentano una delle minacce più pericolose in fase di decollo ed atterraggio”, spiegano
al Ministero della difesa. Venticinque milioni e
mezzo di euro la spesa, con consegne che saranno fatte entro la fine del 2013. E sempre dal
prossimo anno, i missili israeliani aria-terra a
corto raggio “Spike” armeranno gli elicotteri
d’attacco AW-129 “Mangusta” di AugustaWestland, altra azienda di punta del gruppo Finmeccanica. Tel Aviv farà la guerra con il made
in Italy, noi la faremo con le armi d’Israele.
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il 29 novembre: ancora all'ONU per scuotere il mondo
È ufficiale: la Palestina si presenterà di fronte
all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il
29 novembre per chiedere il riconoscimento
come membro osservatore. Con il sostegno della Lega Araba che promette aiuti finanziari al
governo di Ramallah nel caso in cui Israele concretizzi le minacce di congelamento del trasferimento delle tasse palestinesi.
Al Cairo, Abbas ottiene l’appoggio del mondo
arabo, dopo le dure pressioni subite da parte
statunitense e israeliana. Domenica il presidente
Usa, Barack Obama, aveva telefonato al presidente dell'ANP per ricordargli la posizione americana in merito alla richiesta di riconoscimento
della Palestina come membro osservatore alle
Nazioni Unite: "Contrasteremo la richiesta".
"Non vogliamo scontrarci né con gli Stati Uniti
né con Israele - ha detto ieri Abu Mazen al termine del meeting del Cairo - Se possiamo riaprire il dialogo e i negoziati il giorno dopo il
voto, lo faremo. Sappiamo di essere sotto occupazione, ma vogliamo la nostra terra occupata
dal 1967, compresa Gerusalemme. Israele dice
che le terre palestinesi sono disputate e oggetto
di negoziazione, e continua a costruire colonie,
a coprire Gerusalemme di insediamenti".
far collassare Ramallah se si presenterà all'Onu
- risponde la Lega Araba con la promessa di
sostegno finanziario nel caso Israele congeli il
trasferimento delle tasse nelle casse palestinesi.
"Stiamo lavorando per attivare la rete di solidarietà della Lega Araba - ha detto Saeb Erekat,
capo negoziatore palestinese - Ogni mese 100
milioni di dollari nel caso Israel blocchi il nostro denaro e gli Stati Uniti chiudano l'ufficio
dell'OLP a Washington".
Prima di volare al Cairo - dove si è assicurato il
voto favorevole dei Paesi arabi in Assemblea
Generale - il presidente Abbas ha incontrato a
Riyadh re Abdullah per incassare anche il sostegno dell'Arabia Saudita.
13 novembre 2012, Nena News
E alle minacce israeliane - i vertici del governo
di Tel Aviv hanno chiaramente fatto sapere
all'ANP che prenderanno le misure necessarie a
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Usciamo con BoccheScucite mentre le agenzie battono la notizia di crescenti minacce israeliane
di attaccare Gaza con un “Piombo fuso2”. Vi proponiamo di sbirciare nel taccuino di viaggio
di Noam Chomsky recatosi da poco nella Striscia
Solo per umiliare
di Noam Chomsky
Anche una sola notte in cella è abbastanza per
assaggiare cosa vuol dire essere sotto il totale
controllo di una forza esterna. E ci vuole poco
più più di un giorno a Gaza per iniziare a rendersi conto di come dev'essere cercare di sopravvivere nella più grande prigione a cielo
aperto del mondo, in cui un milione e mezzo di
persone, nell'area più densamente popolata del
mondo, sono costantemente assoggettate al
terrore casuale e spesso selvaggio e ad una
punizione arbitraria, senza nessun'altro scopo
che quello di umiliare e degradare, e con l'ulteriore obiettivo di assicurarsi che le speranze dei
palestinesi per un futuro decente verranno
schiacciate e che il crescente appoggio mondiale per una soluzione diplomatica che garantisca i loro diritti venga annullato.
L'intensità di questo impegno da parte della
leadership politica israeliana è stato drammaticamente illustrato negli ultimi giorni, quando
ci hanno avvisato che "impazziranno" se ai
diritti dei palestinesi verrà dato anche solo un
parziale riconoscimento alle Nazioni Unite.
Non è un nuovo inizio. La minaccia di
"diventare pazzi" ("nishtagea") è profondamente radicata, fin dai governi laburisti degli anni
'50, insieme al relativo "Complesso di Sansone": raderemo al suolo il muro del Tempio se
attraversato. Era una minaccia risibile, allora;
non oggi.
I Gazawi sono stati selezionati per una punizione particolarmente crudele. E' quasi un miracolo che la popolazione possa sopportare un tale
tipo di esistenza.
La punizione dei Gazawi si è fatta ancor più
severa nel gennaio del 2006, quando hanno
commesso il crimine maggiore; hanno votato
"nel modo sbagliato" alle prime elezioni del
mondo arabo, eleggendo Hamas. Dando dimostrazione della loro appassionata "bramosia per
la democrazia", gli Stati Uniti e Israele, seguiti
dalla timida Unione Europea, imposero immediatamente un assedio brutale, insieme a pesanti attacchi militari.
I Gazawi commisero un crimine ancora maggiore un anno dopo, fermando il colpo di stato,
il che portò ad una rapida intensificazione
dell'assedio e degli attacchi militari. Questi
hanno raggiunto il culmine nell'inverno 2008 2009, con l'operazione Piombo Fuso, uno dei
più codardi e feroci esempi di forza militare
nella storia recente, dal momento che una popolazione indifesa, rinchiusa e senza via di
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fuga, fu vittima di un attacco implacabile operato da uno dei più avanzati sistemi militari del
mondo, basato su armi statunitensi e protetto
dalla diplomazia USA. Un’indimenticabile
testimonianza diretta del massacro “infanticidio”, per usare le loro parole - viene
dai due coraggiosi medici norvegesi che lavorarono nel principale ospedale di Gaza durante
l'attacco spietato, Mads Gilbert e Erik Fosse,
nel loro notevole libro "Eyes in Gaza - Occhi a
Gaza".
Il neo Presidente Obama non fu in grado di
dire una parola, a parte il reiterare la sua sincera vicinanza ai bambini sotto attacco - nella
città israeliana di Sderot. L'assalto attentamente preparato giunse a un termine prima della
sua nomina, in modo che poi ha potuto dire che
"adesso è il momento di guardare avanti, non
indietro", il rifugio abituale per i criminali.
La mia prima impressione, dopo una visita di
qualche giorno, è stata di stupore, non solo per
la capacità di andare avanti con la vita, ma
anche per la vibrante vitalità tra i giovani, specialmente all'università, dove ho passato la
maggior parte del mio tempo in una conferenza
internazionale. Ma anche lì si possono scovare
segnali che la pressione potrebbe diventare
troppo dura da sopportare. Studi dicono che tra
i giovani uomini c'è una frustrazione che ribolle, un riconoscere che sotto l'occupazione israelo-statunitense il futuro non riserva niente per
loro. E' solo che ce n'è così tanta che gli animali in gabbia possono sopportare, e può esserci
un'eruzione, magari in forme orribili - il che
offre un'opportunità per gli apologeti israeliani
e occidentali di condannare in modo ipocrita le
persone che sono culturalmente arretrate, come
ha spiegato acutamente Mitt Romney.
(…) Israele permette l'ingresso del cemento per
i progetti dell'UNRWA, ma non per i gazawi
coinvolti dall'urgente necessità di ricostruzione. La limitata attrezzatura pesante è ridotta al
minimo, visto che Israele non ammette l'ingresso di materiali per la ricostruzione. Tutto
ciò fa parte del programma generale descritto
dal funzionario israeliano Dov Weisglass, consigliere del Primo Ministro Ehud Olmert, dopo
che i Palestinesi non obbedirono agli ordini
nelle elezioni del 2006: "L'idea" ha detto "è di
mettere a dieta i Palestinesi, ma non fino a farli
morire di fame". Non è una bella cosa.
E il piano si sta seguendo scrupolosamente.
Sara Roy ne ha data ampia dimostrazione nei
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suoi studi accademici. Recentemente, dopo
diversi anni di sforzi, l'organizzazione israeliana per i diritti umani Gisha è riuscita ad ottenere un provvedimento giudiziario perchè il governo consegni la documentazione contenente i
dettagli dei piani di dieta, e le modalità di esecuzione. Jonathan Cook, giornalista israeliano,
li ha riassunti: "Funzionari del Ministero della
Salute hanno fornito calcoli del numero minimo di calorie di cui ha bisogno il milione e
mezzo di abitanti di Gaza per evitare la malnutrizione. Questi valori sono stati trasformati in
camion di cibo a cui Israele dovrebbe permettere l'ingresso ogni giorno... una media di soli
67 camion - molto meno della metà del fabbisogno minimo - sono entrati quotidianamente a
Gaza. Questo paragonato agli oltre 400 camion
che entravano prima dell'inizio del blocco". E
anche questa stima è oltremodo generosa, riportano i funzionari delle Nazioni Unite.
Il risultato dell'imposizione della dieta, osserva
l'esperto di Medioriente Juan Cole, è che "circa
il 10% dei bambini palestinesi di Gaza sotto i 5
anni soffrono di un blocco della crescita a causa della malnutrizione... in più, è diffusa l'anemia, che colpisce più dei 2/3 dei neonati,
58,6% dei bambini in età scolare e più di 1/3
delle donne incinte". Gli Stati Uniti e Israele
vogliono assicurare che non sia possibile nulla
più che la sopravvivenza.
"Ciò che dev'essere tenuto a mente" osserva
Raji Sourani, "è che l'occupazione e la chiusura
totale costituiscono un prolungato attacco alla
dignità umana della popolazione di Gaza in
particolare e di tutti i palestinesi in generale. Si
tratta di degradazione sistematica, umiliazione,
isolamento e frammentazione del popolo palestinese". (…)
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Gli effetti sono dolorosamente evidenti. All'ospedale di Khan Younis, il direttore, che è anche primario di chirurgia, descrive con rabbia e
passione come anche le medicine per alleviare
le sofferenze dei pazienti scarseggiano, così
come la semplice attrezzatura chirurgica, lasciando i medici senza supporto e i pazienti in
agonia. Le storie personali aggiungono una
vivida base al generale disgusto che si prova
davanti all'oscenità della pesante occupazione.
Un esempio è la testimonianza di una giovane
donna che è disperata per il fatto che suo padre, che sarebbe stato orgoglioso che lei fosse
la prima donna nel campo profughi ad avere
una laurea, è "morto dopo 6 mesi di lotta contro il cancro, all'età di 60 anni. L'occupazione
israeliana gli ha impedito di recarsi in un ospedale israeliano per curarsi. Ho dovuto interrompere i miei studi, il lavoro e la mia vita e
restare seduta accanto al suo letto. Ci sedemmo
tutti, compresi mio fratello medico e mia sorella farmacista, tutti impotenti e senza speranza
guardando la sua sofferenza. E' morto durante
l'inumano blocco di Gaza del 2006 con un quasi inesistente accesso al servizio sanitario. Penso che sentirsi impotenti e senza speranza sia il
sentimento più letale che un essere umano possa provare. Ammazza lo spirito e spacca il cuore. Puoi combattere contro l'occupazione ma
non puoi combattere il tuo sentirti impotente.
Non riesci a cancellare quel sentimento".
Disgusto davanti all'oscenità, aggravato dal
senso di colpa: noi possiamo porre fine a questa sofferenza e permettere ai Samidin di godersi le vite di pace e dignità che meritano.
Nena news, 10 novembre 2012
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Se hai uno smartphone verrai
rimandato direttamente al sito...
quel muro che parla...
Non servono commenti né lunghe spiegazioni per la forte denuncia che Apicella concentra in
una sua efficace vignetta. Basta il nome del ragazzo scritto sul muro per farci indignare. Il
pallone rimasto a terra, ci ricorda che il ragazzo ucciso barbaramente stava giocando all'aperto
con gli amici.
Tutti i destinatari della mail sono inseriti in copia nascosta (L. 675/96). Gli
indirizzi ai quali mandiamo la comunicazione sono selezionati e verificati,
ma può succedere che il messaggio pervenga anche a persone non
interessate. VI CHIEDIAMO SCUSA se ciò è accaduto. Se non volete più
ricevere "BoccheScucite" o ulteriori messaggi collettivi, vi preghiamo di
segnalarcelo mandando un messaggio a [email protected] con oggetto:
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