L`armonica d`argento va in guerra
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L`armonica d`argento va in guerra
Cultura e Società 12 martedì 4 novembre 2014 IL LIBRO 1914 1918 Il racconto dello scrittore trentino Mauro Neri sarà presentato oggi all’Accademia di S. Cecilia di Roma con le canzoni del Coro Croz Corona Il conflitto visto con gli occhi di un ragazzo di Luserna. A Forte Campo, nel ’15 le artiglierie italiane lanciarono 5.000 bombe in pochi giorni L’armonica d’argento va in guerra FABIO DE SANTI U n libro per giovani (ma non solo per loro, perché sarebbe più giusto definirlo un racconto per famiglie) che, partendo da una solida documentazione storica arricchita da ricordi personali e da una fantasia verosimigliante, non solo racconta la Prima guerra mondiale, anno dopo anno, vista attraverso gli occhi e il cuore di un ragazzo, Angelo Nicolussi Moz, di Luserna, ma conduce il lettore anche sotto la «pelle» della Grande guerra facendoci scoprire alcuni aspetti che non tutti conoscono. Questo vuole essere «L’armonica d’argento. La Grande guerra vista con gli occhi di un ragazzo» l’ultimo libro dello scrittore e giornalista di Trento, Mauro Neri che viene presentato oggi alle 18 all’Accademia di S. Cecilia a Roma (per conto della quale è stato edito il volume) proprio in occasione della ricorrenza della fine della Grande guerra. Ad accompagnare la lettura delle 104 pagine del volume anche un audiolibro con alcune canzoni del tempo del conflitto eseguite dal coro trentino Croz Corona. Tra queste anche «L’armonica d’argento» una composizione scritta proprio da Neri e musicata da Riccardo Giavina. Un libro quello di Neri che fa comprendere come per un pezzo di quella che oggi è Italia (e cioè il Trentino Alto Adige e la Venezia Giulia) e che cento anni fa faceva parte dell’impero austro-ungarico, la GRANDE GUERRA IL TESTIMONE A destra illustrazione dal libro di Mauro Neri: il ragazzo di Luserna, Angelo, che con la sua armonica a bocca accompagna il racconto, basato «su una solida documentazione». guerra cominciò un anno prima (il 28 luglio 1914) rispetto alla data che vide centinaia di migliaia di fanti italiani partire per il conflitto (il famoso e «cantato» 24 maggio 1915). Per i Kaiserjäger e Landesschützen trentini e giuliani il primo di guerra fu un anno di massacri, di freddo e di fame nelle pianure della Galizia polacca e ucraina e nelle trincee scavate nella neve e nel ghiaccio dei Monti Carpazi: dal Trentino partirono all’incirca cinquantamila giovani e fra questi quasi undicimila riposano ancora nella terra delle l'Adige attuali Polonia e Ucraina. In queste pagine si trovano anche gli atti di eroismo e anche le amicizie nate sotto il fuoco del bombardamento a cui le artiglierie italiane sottoposero, ad inizio estate del 1915, i forti austriaci del fronte meridionale del Trentino: cinquemila grosse bombe in quattro giorni solo sul Forte Campo di Luserna, in cui il giovane protagonista Angelo (10 anni appena all’inizio di questa storia) si trova suo malgrado imbrigliato e suo malgrado impiegato come staffetta dal tenente Emanuel Nebesar, respon- sabile del forte e anche una delle poche figure realmente vissute e storicamente accertate di questo libro. Il filo narrativo è segnato dalla colonna sonora di un’armonica Bushmann dal guscio d’argento, che sarà fedele compagna del piccolo Angelo per tutta la durata della guerra. Proprio sulla scelta di questo strumento Mauro Neri ci ha raccontato: «Forse perché è lo strumento ad ampio spettro espressivo e musicale che può esser portato in tasca o ficcato nello zaino senza problemi e, quindi, che può accompa- &FINALE INCIPIT Forte Campo di Luserna, maggio 1915. Non è mai una bella cosa arrestare un bambino di dieci anni, ma in guerra tutto è permesso, anche l’obbrobrio più terribile.Angelo Nicolussi Moz era nato nel 1905 a Luserna, un piccolo paese degli immensi altipiani orientali, pro- prio sul confine fra il Trentino austriaco e il Veneto italiano. È un paese assai curioso, Luserna: vi si parla una strana lingua, un dialetto bavarese eredità di un’antichissima colonia di contadini e di pastori arrivati quaggiù dopo l’Anno Mille spinti dalle carestie, che solo quelli di Luserna comprendono bene. ... gnare i famosi “canti di trincea”, da cui poi nacquero i numerosi canti tradizionali cantati dai cori di montagna; può esser suonata “a orecchio” da chiunque abbia la pazienza di imparare le sette note soffiando nei fori nel piccolo strumento; può essere nascosta facilmente e uscire all’improvviso quando serve». Il volume di Mauro Neri, dopo la presentazione ufficiale di oggi a Roma sarà anche al centro di uno spettacolo di reading con canti prevista per il prossimo febbraio molto probabilmente al Mart di Rovereto. Per quell’occasione il Coro Croz Corona oltre al brano «L’armonica d’argento» eseguirà in prima assoluta altre cinque composizioni, sempre con testi di Mario Neri e musiche di Giuseppe Solera, Armando Franceschini, Andrea Chini, Enrico Miaroma, Mario Lanaro e Lodovico Saccol: «Il bombardamento del Padreterno» sul bombardamento di Forte Campo a Luserna, soprannominato padreterno per la sua imponenza; «Ego te absolvo» dedicata ai cappellani militari, figura non sempre adeguatamente approfondita; «Il mio Gesù Bambino» sulle donne che vissero anni nelle «città di legno», nei lager per profughi dell’impero austroungarico; «Nemico, fratello», brano sulla guerra fratricida che vide giovani trentini militare, combattere e affrontarsi su fronti diversi e contrapposti e «La trincea in fondo al cuore» dedicata all’immediato dopoguerra e alle conseguenze anche psicologiche che il conflitto mondiale ebbe sulle coscienze di un’ intera generazione di giovani. ... Ma domani è Natale, è tempo di regali. Allora prenderò queste poche pagine, le infilerò in una busta e le spedirò alla parrocchia di Luserna. Se un giorno questa lettera dovesse raggiungerti, leggerai quel che Joseph aveva da dirti e nelle sue parole troverai di sicuro l’indicazione della via giusta da seguire. Oggi la proiezione in quasi cento Paesi del mondo e domani all’Astra di Trento con videomessaggio O ggi, 4 novembre, si celebra l’anniversario dell’Armistizio che pose fine alla Prima guerra mondiale e per l’occasione sarà proiettato in quasi cento Paesi, «Torneranno i prati» scritto e diretto da Ermanno Olmi che, a 83 anni, ha affrontato un set duro in alta montagna, per raccontare il conflitto del ’14 ’18 e la moralità della ribellione. Girato sull’Altipiano di Asiago, viene raccontata la vita di un piccolo reparto italiano - composto da Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti e altri giovani attori - in una trincea sommersa dalla neve, nel 1917, alla vigilia della disfatta di Caporetto. All’arrivo di un ordine insensato , un tenente si rifiuta di eseguirlo e di mandare al massacro i propri uomini. Dopo l’anteprima odierna nei consolati e nelle ambasciate di mezzo mondo, il film da giovedì 6 sarà nei cinema. Con delle eccezioni, come ad esempio a Trento. Sarà domani, mercoledì 5 alle 21.30 al Cinema Astra che avverrà in anteprima la proiezione del film di Olmi, preceduta da un evento-incontro, trasmesso via satellite dall’Anteo Spazio Cinema di Milano con Aldo Cazzullo, giornalista del «Corriere della Sera», e altri ospiti. Alla diretta doveva essere presente anche il regista bergamasco che però venerdì scorso è stato ricoverato in ospedale per una broncopolmonite e di cui, quindi, è stato registrato un videomessaggio. «La guerra è l’atto più stupido che l’uomo possa compiere. Com’è possibile che non l’abbiamo ancora capito?», si chiede Ermanno Olmi, dall’ospedale milanese. L’autore de «L’albero degli zoccoli» riflette su questa tragedia e sui profondi cambiamenti che gli avvenimenti con la A maiuscola hanno determinato anche nelle vite dei più umili. «È stato compiuto un grande tradimento nei confronti di quei milioni di soldati mandati a morire in guerra. continua - Non abbiamo spiegato loro perché sono morti: che questa celebrazione del centenario trovi il modo per chiedere scusa». E osserva: «Cento anni di storia che si allontanano sempre di più dal passato mentre il fiume del tempo avanza sotto i ponti del progresso che sbiadisce ogni altra memoria. Tuttavia ci sono momenti in cui una data sul calendario, una fotografia, smuovono ricordi sopiti che si chiamano tra loro, irrompono nel nostro tempo da protagonisti e giustamente pretendono di essere riconosciuti e risarciti del loro valore per noi: primo fra tutto la vita». E i ricordi scivolano alla sua infanzia: «Mio padre aveva 19 anni quando venne chiamato Seminario a Rovereto Bertha pacifista coraggiosissima crivere la pace: è il titolo del seminario di oggi (dalle 9, alla Fondazione Caritro in piazza Rosmini a Rovereto) dedicato a Bertha von Suttner collaboratrice di Alfred Nobel e ideatrice del premio della pace scrittrice (spiega la curatrice del seminario, Paola Maria Filippi), «che fece della parola su carta un’arma potente nella proclamazione e difesa dei propri ideali, che scrisse un romanzo, affermò Ladislao Mittner, “coraggiosissimo”». Nel 1889 esce l’opera per la quale von Suttner si fa conoscere in tutta Europa, e non solo, Die Waffen nieder! (Abbasso le armi!). Da questo momento la von Suttner diviene una figura di riferimento nelle attività che propugnano la pace, una pace incondizionata, senza se e senza ma. Si succedono incontri, discorsi, collaborazioni, manifestazioni. L’attività pacifista della von Suttner è accompagnata sempre dalla lucida consapevolezza che una pace reale e duratura passa non da ultimo attraverso una soluzione della questione femminile ed un pieno riconoscimento dei diritti delle donne. Come asseriva Margarethe Selenka, in ambedue i casi si combatteva una battaglia «a favore della forza del diritto contro i diritti della forza». Prima della morte di Nobel, avvenuta nel 1896, Bertha riesce a convincere l’amico ad istituire un premio anche per coloro che avessero lavorato in favore della pace. E nel 1905 è lei stessa ad esserne insignita: «Baronessa, La ringraziamo per sua fede incrollabile e la sua speranza, per il suo spirito di sacrificio ed il suo impegno. Anche noi, nei Paesi del Nord, sia donne che uomini, abbiamo bisogno di Lei per accendere e alimentare la fiamma della fede e del lavoro. Le auguriamo ogni bene» S Un evento incontro trasmesso via satellite dall’Anteo di Milano con Aldo Cazzullo «Torneranno i prati», il film di Olmi per l’anniversario dell’armistizio EMANUELA CASTELLINI VON SUTTNER SEMINARIO Alle 18 a Trento Architetti a difesa del moderno utto ciò che è contemporaneo ha scarso valore di per sé? In realtà immaginare una tutela, impone una considerazione del valore “culturale” ed “artistico” di un’opera, prima ancora che storico». Si terrà oggi, ore18, negozi ex Anesi, via Gazzoletti 51, per «Architettura Incontri 2014», il seminario «Tutela dell’architettura moderna e contemporanea» voluto dall’Ordine degli architetti di Trento. Interverranno Alessandra Turri-Soprintendenza beni architettonici di Venezia, Fabio Campolongo-Soprintendenza di Trento e Roberto Dulio-Politecnico di Milano. Poi il presidente dell’Ordine di Trento Alberto Winterle giustificherà «dieci proposte di tutela» di opere contemporanee (realizzazioni di Sottsass, Morazzutti, Salvotti etc.). La proposta sarà discussa con Cristiana VolpiUniversità di Trento, Michela Cunaccia-Soprintendenza trentina, Waltraud Kofler Engel-Ufficio beni architettonici di Bolzano, Angiola Turella-Servizio urbanistica Provincia di Trento. «T alle armi. - racconta - A quella età, l’esaltazione dell’eroicità infiamma menti e cuori soprattutto dei più giovani. Scelse l’Arma dei bersaglieri e si trovo dentro la carneficina del Carso e del Piave, che segnò la sua giovinezza e il resto della sua vita». E osserva: «Della Prima guerra mondiale non è rimasto nessuno di coloro che l’hanno vissuta e nessun altro potrà testimoniare con la propria voce tutto il dolore di quella carneficina. Rimangono gli scritti: quelli dei letterati e quelli dei più umili dove la verità non ha contorni di retorica». C’è una battuta nel film che recita: «Dopo la disfatta tutti tornano a casa loro. E dopo un po’ ritornerà l’erba sui prati». «Già, - conclude Olmi la stessa erba che ha ricoperto le ferite della guerra, che ha cancellato le trincee. Questo film è per loro e per il mio papà che quando ero bambino mi raccontava della guerra dove era stato soldato».