I Santi di questi giorni - Parrocchia di San Giovanni Battista alla

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I Santi di questi giorni - Parrocchia di San Giovanni Battista alla
Dalla
Comune e Provincia di Milano - Diocesi di Milano - Zona Pastorale Prima - Prefettura Nord - Decanato di Niguarda
via Giuseppe La Farina 15 - 20126 Milano - telefono e fax 02.66117340 (segreteria parrocchiale)
sito web: www.parrocchiabicocca.it - indirizzo di posta elettronica: [email protected]
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Vicario Parrocchiale don Alessandro Noseda: 02. 47957072 – 328.8861369 – [email protected]
Vicario Parrocchiale don Alessandro Asa: 02.66116474 – 348.8830788 – [email protected]
Suore Ancelle di Gesù Bambino: 02.6431521 – viale Fulvio Testi 190 – [email protected]
Foglio informativo ad uso interno
I Santi di questi giorni
SAN NICOLA: 6 dicembre
Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto
esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di
Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino (313). Fu
nominato patrono di Bari, e la basilica che porta il suo nome è tuttora meta di parecchi
pellegrinaggi. San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il NiKolaus
della Germania che a Natale porta i doni a bambini.
SANT’AMBROGIO: 7 dicembre
Di famiglia romana cristiana, governatore delle province del nord Italia, fu acclamato
vescovo di Milano il 7 dicembre 374. Rappresenta la figura ideale del vescovo, pastore,
liturgo e mistagogo. Le sue opere liturgiche, i commentari sulle Scritture, i trattati asceticomorali restano memorabili documenti del magistero e dell'arte di governo. Guida
riconosciuta nella Chiesa occidentale, in cui trasfonde anche la ricchezza della tradizione
orientale, estese il suo influsso in tutto il mondo latino. In epoca di grandi trasformazioni
culturali e sociali, la sua figura si impose come simbolo di libertà e di pacificazione. Diede
particolare risalto pastorale ai valori della verginità e del martirio. Autore di celebri testi
liturgici, è considerato il padre della liturgia ambrosiana.
SANTA LUCIA: 13 dicembre
La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il
Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa,
sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all'anno 304). Gli atti del suo
martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai
segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando. Proprio nelle catacombe di
Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un'epigrafe marmorea
del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già
nel 384 sant'Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un'altra a Roma. Oggi in tutto il
mondo si trovano reliquie di Lucia e opere d'arte a lei ispirate.
Sante Messe festive: ore 8,30 - 10 - 11,30 - 18 * (sabato e prefestivi: ore 18 [e ore 15 al CTO])
Sante Messe feriali: ore 8,30 – 18 * Rosario tutti i giorni alle ore 17,35 (al suono delle campane)
Confessioni: Giorni feriali: ore 7,00-8,30 e 17,30-18,00; Sabato: ore 16-18; Domenica: prima e dopo le Messe
Apertura della chiesa: dalle ore 7 alle ore 19 (Sabato e Domenica: dalle 7,30 alle 12 e dalle 15 alle 19)
Segreteria Parrocchiale con Centro d’Ascolto: dalle ore 9 alle ore 12 (dal lunedì al venerdì)
Organizzato dalla Commissione cultura del
Decanato di Niguarda, nella serata del 19
ottobre si è svolto un ulteriore incontro con don
Alberto Barin, Cappellano del carcere di San
Vittore. Come già lo scorso anno, don Barin ha
proposto una coinvolgente riflessione al numeroso pubblico proveniente dalle varie parrocchie del decanato. E’ partito da un riferimento,
da lui stesso definito strano, alla celebrazione
avvenuta la domenica precedente relativa alla
Dedicazione della cattedrale, indicando due
punti su cui riflettere.
La morte del prossimo
Il primo è che oggi il prossimo è come se fosse
morto “Se un tempo - dice don Barin - era
prioritaria la vicinanza, lo stare insieme, la condivisione, la solidarietà, la
lotta per un ideale, per un
mondo migliore, oggi
prevale la lontananza, il
distacco, l'indifferenza. Se
penso che, durante la Messa ho dato il segno
della pace, quando esco e vado a casa neanche
più mi ricordo chi avevo vicino, non l'ho
guardato, non mi ha interessato. Era uno, quasi
fosse stato una sagoma non solo una presenza”.
Non più, quindi, il senso della vicinanza ma del
distacco. Tutto risulta più mediato e mediatico:
televisione, internet, i giornali che ci fanno
entrare il mondo in casa, ma così lontano senza
che abbia a che fare con la nostra vita. E questa
lontananza diventa a volte talmente forte da
indicare la morte dell'altro, la sua inesistenza. Il
comandamento dice “ama Dio con tutto il tuo
cuore, con tutte le tue forze e ama il tuo
prossimo” ma se Dio è morto, se il prossimo è
morto, non ho più nessuno da amare. Ne
consegue che la morte di Dio e dell'altro
determina anche la mia morte. L'omicidio, la
morte che tu procuri, è nello stesso tempo anche
un suicidio. Una morte per te, un male per te,
una sofferenza, un'angoscia, un vuoto nella tua
vita. Il male che facciamo all'altro è un male
che soffriamo anche dentro di noi. La Bibbia ha
questa affermazione stupenda “non è bene che
l'uomo sia solo”, tutto ciò che rende solo
l'uomo, tutto ciò che allontana l'uomo da un
altro è un male al punto da procurargli la morte.
Così il carcere è un luogo che procura la morte
perché crea distanza: loro dentro e noi fuori. Il
carcerato dentro è fuori della società, quasi non fa
più parte di noi. La lontananza fa dell'altro un
“niente”. Le conseguenze pratiche di questa lontananza sono catastrofiche. Quanti fatti di aggressività e di violenza soprattutto sui deboli esprimono questa distanza dall'altro. Colpisco questa donna
anziana, le strappo la borsa, la faccio cadere
procurandole la morte, tanto per me è nessuno, non
ho con lei nessuna relazione, per me è nessuno se
non essere portatrice di una borsa per me appetibile. E questo altro può essere anche il più
vicino a te. Non parliamo poi delle aule di giustizia
dove la lontananza non è neppure misurabile: il
giudice è lì con i suoi fascicoli, con i suoi codici,
l'imputato è nella sua gabbia, avviene il processo
ma tra i due c'è una distanza infinita. Questo
meccanismo della lontananza si insinua anche nelle
famiglie, diventa il cancro delle nostre famiglie: i
rapporti saltano, non ci si capisce tra genitori e
figli, tra marito e moglie, manca il dialogo. Morte
di Dio, morte dell'altro, diventa morte di se stessi,
cioè morte dell'uomo alla fine. La conoscenza
dell'altro rimane sempre superficiale, il senso della
giustizia rasenta il limite della vendetta, del ricatto,
della sopraffazione. Giustizia retributiva: a male
fatto deve sempre corrispondere una giusta pena,
cioè un altro male, in modo che capisca, deve
soffrire pure lui.
La vera cattedrale
“Ecco allora - dice don Barin - il secondo punto di
riflessione, l’aggancio con la festa della Dedicazione. La vera cattedrale, il vero santuario, la vera
basilica, il luogo della presenza di Dio è l'uomo. Di
ciascun uomo. Anche il più povero, il più incosciente, il più miserabile, il più sporco perché rimane sempre il tempio di Dio che vale molto di più
di San Pietro. Non perdiamo mai questa consapevolezza!”. Il primo senso di giustizia parte proprio
di qui, da una considerazione alta dell'uomo. Se
cerchiamo una nuova, altra giustizia questo è il
punto fondativo: il valore dell'uomo, la considerazione alta dell'uomo. Un cammino lento, un
cammino difficile per tutti. Ma questo è il punto di
partenza per un senso vero di giustizia: la considerazione della sacralità della persona umana, di
qualsiasi persona umana. “Agli amici detenuti - ha
proseguito don Barin - io questa verità la
ricordo, il loro valore, la loro dignità, la loro
possibilità di umanizzarsi sempre, ma ricordo
anche, per onestà, che chi tocca l'uomo, chi
offende l'uomo, chi deruba l'uomo, chi sequestra l'uomo, chi violenta l'uomo, tocca l'intero
senso di Dio, tocca un luogo sacro e non semplicemente una sagoma”.
L’uomo giusto
Allora l'uomo giusto è colui che cerca la
giustizia, che ha fame e sete della giustizia e per
questo si sente sempre in ricerca per una
giustizia più grande, più vera, per una giustizia
più umana. Mettere in discussione il nostro
senso di giustizia (cos'è per te la giustizia, ti
sembra vero, esatto ciò che pensi della giustizia,
il tuo modo di agire verso gli altri) è già importante. “Guardate - ha sottolineato don Barin
- a come Gesù, in tante sue espressioni, precisa
questo stare in ricerca di una giustizia”. Dice
appunto “beati gli affamati, gli assetati della
giustizia” non i sazi, i sapienti, quelli che hanno
già trovato. Ma quelli in ricerca, che soffrono
perché c'è sempre un giustizia che non va bene
fino in fondo, che è sempre modificabile, da
perfezionare, da arricchire. “Cercate prima di
tutto il Regno di Dio e la sua giustizia” Cercare,
riflettere, meditare, ascoltare. “Se la vostra
giustizia non supererà quella degli scribi e dei
farisei...”.
La conversione
Quindi sempre una conversione da compiere,
ogni giorno un superamento da attuare (come
mi sono comportato di fronte a mio figlio, a mia
moglie, in modo giusto o in modo sbagliato,
forse questo atteggiamento andava modificato,
potevo intervenire in modo diverso, sono stato
intransigente, vendicativo, ho opposto offesa ad
offesa...). Quando il giudizio diventa una condanna, quando si è valutato con superficialità la
situazione, la persona, la sua storia: nessuno
può esprimere un giudizio definitivo o inappellabile sulla vita degli altri. Allora per la Bibbia
l'uomo giusto è quello che cerca sempre una
giustizia migliore.
La giustizia, un’utopia?
Ma allora la giustizia è un'utopia? Dio ha forse
creato l'uomo affamato di giustizia ma incapace
di realizzarla? In questo caso Dio non sarebbe
giusto. La vera giustizia non la stiamo ancora
sperimentando, però ci è data la direzione da
perseguire per cercarla e trovarla. Che non è solamente legge, legalità, codice e che promuove
invece sempre la vita dell'uomo. E' quella giustizia
che traspare da tutta la vita di Gesù e che in modo
evidente si esprime sulla croce. Gesù l'uomo giusto
condannato a morte da una giustizia cieca, sorda.
Sulla croce, nel suo morire a quale giustizia Gesù
ci educa? Da questa cattedra quale dinamica nuova
di giustizia Gesù innesta dentro la storia? Eppure
Gesù non ha tolto il male dal mondo, non ha estirpato la zizzania che continua a crescere dentro di
noi, attorno a noi, né è stata sradicata l'ingiustizia o
il peccato. Ma la croce ha innestato un nuovo
cammino di salvezza. Gesù ha espresso con la sua
vita una indicazione di una giustizia più grande:
quella della misericordia di Dio, quella del bene di
Dio, affermando che solo il bene supera il male,
non ricaricandolo ancora, ma trattenendolo in sé ed
esprimendo da sé un bene maggiore, più forte.
Gesù indica la via
Gesù ha mostrato che il male può essere
contrastato nelle sue spinte distruttrici non tanto
con atteggiamenti contrari, al male altro male, alla
violenza altra violenza che moltiplica il male. Don
Barin ha precisato come spesso si aggiunge
ingiustizia ad ingiustizia per esempio bollando
definitivamente una persona che uscita dal carcere
non riesce più ad inserirsi nella società o trovare un
lavoro. Queste persone trovano estrema difficoltà a
reinserirsi proprio perché trovano chiuse tutte le
porte. A volte poi succedono cose ancora più gravi
come chi con notevoli sforzi e difficoltà è riuscito a
ricostruirsi una vita ed ecco che gli piomba
addosso un residuo di pena da scontare e quindi un
ripiombare nel baratro del carcere. Don Barin ha
concluso ribadendo che se vogliamo cambiare
qualcosa dobbiamo incominciare da ciascuno di
noi con una visione più alta dell'uomo e quindi di
noi stessi. Si tratta quindi di una continua conversione dei nostri modi di pensare ed agire. Per
avvalorare con un'immagine questo concetto don
Barin ha mostrato la fotografia della Pietà
Rondanini di Michelangelo, opera drammatica che
sembra appena abbozzata, ma fu regalata così da
Michelangelo ad un amico. Questa figura, dice don
Barin, rappresenta plasticamente il nostro concetto
di giustizia che non è mai finito e che
necessita di un continuo lavorio di
correzione e perfezionamento.
(dal Foglio periodico dell’A.C.
del decanato di Niguarda)
Domenica
13 dicembre
Martedì
Quinta di Avvento
ore 11
ore 15
Gruppo Famiglie
Battesimi: n. 5 (Luca Daniele Tognoli, Valentina Menna,
ore 16
Olmo Paolo Bini, Yuri e Valentina Mainardis)
Battesimi: n. 3
(Alice Di Ronza, Matteo Vitucci,
Giulio Pedone)
ore 21
Caritas decanale (in Bicocca)
ore 15
ore 21
Celebrazione Penitenziale
Commissione Liturgia
ore 8,15
ore 13,15
ore 21
Lettura del Vangelo in chiesa
Lettura del Vangelo in chiesa
Veglia decanale giovani
15 dicembre
Mercoledì
16 dicembre
Giovedì
17 dicembre
Sesta di Avvento (Incarnazione)
Domenica
20 dicembre
5-6-7-8-12-13-19-20 dicembre – dopo le Messe vigiliari e del mattino
NATALE DI SOLIDARIETÀ – si chiuderà il 20 dicembre alle ore 12,30
Novena di Natale – dal 16 al 23 dicembre alle ore 17 in oratorio
domenica 13 dicembre: in oratorio – ore 15,30
festa per gli auguri di Natale
domenica 13 dicembre: A.C.
giornata dell’adesione (ore 11: tessere)
20 dicembre: raccolta sangue Avis
12-13 dicembre: raccolta alimentari caritas
19-20 dicembre, a tutte le Messe festive:
benedizione dell’ “acqua di Natale”
20 dicembre: ritiro di prima media
con incontro per i genitori alle ore 15
VISITA NATALIZIA ALLE FAMIGLIE – dalle ore 18,30 (e non oltre le ore 21)
Suzzani 157/D: don Giuseppe
LUNEDÌ 14 DICEMBRE
MARTEDÌ 15 DICEMBRE
Suzzani 157/AC: don Ale Noseda
Suzzani 157/B: don Alex Asa
Arganini 10/C: don Giuseppe
Arganini 10/B: don Ale Noseda
Arganini 10/A: don Alex Asa
PER QUALSIASI PROBLEMA, RIFERIRSI AL SACERDOTE CHE VISITERÀ IL PROPRIO CONDOMINIO.
Il 3° reggimento dei BERSAGLIERI, da decenni ospitato nella Caserma di viale
Suzzani, dal 1° dicembre 2009 si è definitivamente trasferito a Teulada, in Sardegna.
Una cerimonia solenne, tenutasi in caserma il 25 novembre scorso (cui ha presenziato
anche il parroco), ha sancito ufficialmente il provvedimento militare. La struttura, nel
frattempo presidiata da un piccolo gruppo di militari, rimane perciò in attesa di nuova destinazione d’uso.
MERCATINO
DI NATALE
INCASSATI € 5.700 (4.800 alla parrocchia, 500 alle missioni, 400 in cassa per le spese)! GRAZIE A TUTTI, AUTORI E COMPRATORI!!