NOTA PER LA STAMPA Credito: presentato il primo “Rapporto sulla

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NOTA PER LA STAMPA Credito: presentato il primo “Rapporto sulla
NOTA PER LA STAMPA
Credito: presentato il primo “Rapporto sulla situazione finanziaria delle famiglie italiane”
Al via un nuovo strumento di monitoraggio trimestrale dei rischi connessi alle conseguenze della crisi. Tra le novità
analitiche l’indice di accessibilità all’abitazione: resta elevato per il totale delle famiglie ma evidenzia difficoltà per quelle
giovani, senza casa di proprietà e concentrate nelle grandi città
Famiglie italiane solide sul fronte finanziario nonostante una fase estremamente difficile del ciclo
economico. Una rilevante capacità di risparmio e una forza patrimoniale tra le maggiori dei paesi
avanzati, accanto alla robustezza del sistema bancario e alla tenuta dei conti pubblici, sono i fattori
principali che hanno consentito di mitigare i costi della crisi. Questa l’analisi contenuta nel primo
“Report trimestrale – indicatori di indebitamento, vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane” realizzato
da ABI in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Alla presentazione del
Rapporto, oggi a Roma, hanno partecipato Maurizio Sacconi, Ministro del lavoro e delle politiche
sociali, Corrado Faissola, Presidente ABI, Raffaele Tangorra, Direttore della direzione generale per la
gestione del Fondo nazionale per le politiche sociali e monitoraggio della spesa sociale.
Il Rapporto è stato illustrato da Gianfranco Torriero, Direttore centrale ABI, responsabile Centro studi
e ricerche, Vincenzo Chiorazzo, Responsabile settore studi ABI, e Marco Fortis dell’Università cattolica
di Milano.
Il report rappresenta un nuovo strumento di monitoraggio trimestrale che, alla luce delle conseguenze
dello shock macroeconomico 2008-2009, consentirà di tenere sotto stretta osservazione i rischi
potenzialmente connessi con la crescita dell’indebitamento e con l’acuirsi dei fattori di difficoltà
economica. Le analisi hanno passato in rassegna un ampio set di indicatori in grado di segnalare lo stato
delle condizioni finanziarie delle famiglie quali: indicatori di indebitamento, vulnerabilità, patologia
finanziaria, domanda e offerta di credito. Tra gli indicatori di vulnerabilità è stato preso in
considerazione l’indice di accessibilità all’abitazione il quale, costruito dal Centro studi dell’ABI sulla
base di prassi metodologiche internazionali e stime su dati dell’Agenzia del territorio, dell’Istat e della
Banca d’Italia, permette di misurare l’apporto del credito bancario nonché dei livelli di reddito e
dell’andamento del mercato immobiliare alla possibilità di acquisto della casa.
Il report segnala che nell’ultimo trimestre 2009 i mutui per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti
dell’8,2% rispetto al 2008, per un ammontare di circa 247 miliardi di euro. Nello stesso periodo il
credito al consumo ha avuto un incremento del 6,7% a quota 113 miliardi di euro. Per effetto della
crisi, tuttavia, lo stato delle sofferenze ha raggiunto l’1,19% a fine 2009, in crescita dello 0,33% sul
2008.
Le famiglie sono mediamente in grado di acquistare un’abitazione al prezzo medio di mercato: l’indice
di accessibilità è basato sull’idea che l’acquisto sia sostenibile quando la rata del mutuo non supera il
30% del reddito. L’anno scorso il 58% delle famiglie italiane, circa 15 milioni di nuclei, disponeva di un
reddito sufficiente per sostenere i costi di un mutuo. L’indice di accessibilità, invece, risulta molto più
basso e negativo a partire dal 2006 per le famiglie giovani e senza una casa di proprietà: in particolare
nelle grandi città dove il relativo vantaggio di un maggior reddito disponibile viene contrastato dalle più
alte quotazioni immobiliari. Nella fase più recente, comunque, sia il dato nazionale che quello relativo
alle grandi macroaree geografiche ed alle famiglie giovani registrano un relativo miglioramento a cui
contribuisce soprattutto il basso livello dei tassi di interesse.
Complessivamente emerge un buon livello di solidità delle famiglie italiane, anche se la crisi induce a
monitorare con attenzione tutti i possibili fronti di vulnerabilità. Di fronte a questo, le sole politiche di
credito non possono fornire una risposta globale, ma sono necessarie soluzioni più specifiche. Per
quanto riguarda la politica economica generale, il tema della perdita di potere di acquisto dei redditi è
importante: richiede risposte tese al rafforzamento delle capacità competitive del sistema Paese e quindi
delle capacità di crescita, e non meri incrementi salariali che in assenza di aumenti di produttività si
tradurrebbero in recuperi effimeri.
Per quanto attiene alle politiche mirate, esse dovrebbero includere da un lato interventi volti a sostenere
ulteriormente soprattutto le famiglie giovani e senza casa di proprietà, cioè la tipologia di famiglia che
risulta più penalizzata; dall’altro politiche di investimenti nell’edilizia agevolata e misure che possano
facilitare l’accesso al credito mediante la costituzione di fondi di garanzia, campo nel quale vi sono già
consolidate esperienze e varie forme di collaborazione tra istituzioni ed industria bancaria.
Roma, Palazzo Altieri, 29 aprile 2010
Report trimestrale
Indicatori di indebitamento,
vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane
Aprile 2010
Centro Studi e Ricerche
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SOMMARIO E CONCLUSIONI
1. Premessa
La solidità delle famiglie italiane, con le loro rilevanti capacità di risparmio e una forza patrimoniale che è tra le maggiori dei paesi avanzati, è
stata uno dei fattori – accanto alla robustezza del sistema bancario e alla tenuta dei conti pubblici – che ha consentito di mitigare i costi della
crisi. Tuttavia, lo shock macroeconomico che abbiamo conosciuto nel biennio 2008-2009 è stato tanto rilevante da suggerire un attento
monitoraggio della situazione finanziaria delle nostre famiglie, con particolare riguardo a tutti i rischi potenzialmente connessi con la crescita
dell’indebitamento e con l’acuirsi dei fattori di vulnerabilità e fragilità economica. E’ a tale fine che l’Abi e il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali hanno avviato una iniziativa di analisi e studio di cui questo Report rappresenta uno dei risultati.
2. Le analisi preliminari al Report
Nel lavoro di impianto che ha preceduto il disegno di questo Report, le analisi hanno passato in rassegna un ampio set di indicatori in grado di
segnalare lo stato delle condizioni finanziarie delle famiglie italiane. Quattro le tipologie di dati analizzate: 1) indicatori di indebitamento (stock
complessivo di debiti finanziari e bancari; mutui per l’acquisto di abitazioni, stock di credito al consumo, ecc...); 2) indicatori di vulnerabilità
(grado di sovraindebitamento, indice di accesso al mercato dell’abitazione, rapporto rata-reddito, povertà relativa, indicatori di disagio
economico, dotazione di capitale sociale, ecc…); 3) indicatori di patologia finanziaria (sofferenze bancarie, tassi di decadimento, tassi di
mortalità, incagli, partite anomale, indici di rischio nel credito al consumo, indici di rischio nei mutui immobiliari, procedimenti esecutivi,
protesti, ecc…); 4) indicatori di domanda e offerta di credito (contrattazioni immobiliari, vendite al dettaglio, domanda ed offerta di credito
delle famiglie). Purtroppo, molti degli indici esaminati non sono disponibili con frequenza elevata. Il Report trimestrale concentra dunque
l’attenzione su un raggruppamento sintetico di indici aventi la fondamentale caratteristica di poter essere aggiornati tempestivamente.
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3. La struttura del Report e gli andamenti degli indicatori
In particolare, nel Report è presente un selezionato numero di variabili tratte dagli indicatori di indebitamento, vulnerabilità finanziaria e
“patologia” finanziaria.
3.1
Indicatori di indebitamento
Nella categoria degli indicatori di indebitamento si rileva che nell’ultimo trimestre del 2009 l’incidenza complessiva del debito finanziario
contratto dalle famiglie consumatrici, rispetto al loro reddito disponibile, è stata pari al 45% nella media italiana, contro il 41% di un anno prima
e il 32% del 2004. Le famiglie del Centro sono quelle con il maggior grado di indebitamento (47%), seguite da quelle del Mezzogiorno (45%) e
del Nord (44%). In termini dinamici l’indebitamento delle famiglie è cresciuto di oltre 5 punti percentuali al Mezzogiorno e di circa 4 punti nel
Centro-Nord.
Tra le tipologie di debito contratte, i mutui per l’acquisto di abitazioni hanno visto segnare un incremento dell’8,2% rispetto ad un anno
prima (0,7% nel dicembre del 2008), attestandosi nel complesso su un ammontare di circa 247 miliardi di euro. L’area geografica più dinamica in
tale contesto è stata il Mezzogiorno con una crescita su base annua dell’11,3%, seguita dal Centro (8,2%) e dal Nord (7,3%).
In termini cumulati, dal dicembre 2004 al dicembre 2009 l’incremento delle consistenze di mutui si è attestato a quasi il 60% per il totale
nazionale, con le regioni del Mezzogiorno a evidenziare il maggior dinamismo.
Il credito al consumo, erogato sia da banche che da finanziarie, ammonta a fine 2009 a circa 113 miliardi di euro, in crescita del 6,7% rispetto
ad un anno prima (8,2% nel dicembre del 2008). L’area geografica più dinamica in tale segmento di mercato è stata il Nord, con una crescita su
base annua dell’ 8,2%, seguita dal Centro (6,6%) e dal Mezzogiorno (5,2%).
In termini cumulati, dal dicembre 2004 al corrispettivo mese del 2009 l’incremento delle consistenze del credito al consumo si è attestato a circa
l’85% per il totale nazionale; anche in tal caso le regioni più dinamiche sono state quelle del Mezzogiorno.
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3.2
Indicatori di vulnerabilità finanziaria
Il blocco degli indicatori di vulnerabilità finanziaria comprende un indice di accessibilità all’abitazione (housing affordability index). Si
tratta di un indicatore, finora non disponibile con regolarità per il mercato italiano, che ha lo scopo di esprimere in maniera molto semplice in
che misura il bene casa sia effettivamente accessibile: seguendo prassi metodologiche adottate a livello internazionale, si assume che l’acquisto di
una casa sia sostenibile quando la rata del mutuo, necessario a finanziarne l’acquisto, non superi una determinata quota del reddito disponibile
della famiglia, quota convenzionalmente fissata al 30%. In sintesi, per come è stato costruito tale indice avremo che con valori superiori a zero le
famiglie sono mediamente in grado di acquistare un’abitazione al prezzo medio di mercato, mentre con livelli negativi l’accessibilità viene meno.
Sulla base delle dinamiche più recenti si osserva che l’housing affordability index si è attestato, relativamente al dato nazionale, all’8,1% alla fine del
2009 (7,6% un anno prima), un valore quindi che segnala la possibilità di poter accedere in media all’acquisto di una casa. Secondo le nostre
stime, alla fine del 2009, il 58% delle famiglie italiane, cioè circa 15 milioni di nuclei, disponeva di un reddito sufficiente a poter sostenere i costi,
reali e finanziari, connessi con l’acquisto di un’abitazione. Andando al dettaglio territoriale si riscontra che l’indice di affordability è pari al 10,5%
nel Nord, al 6,8% nel Centro e al 5% nel Sud.
Quando si passa a esaminare l’indice di affordability per le famiglie con capo giovane e senza una casa di proprietà si può osservare che l’indice di
accessibilità risulta molto più basso rispetto a quello medio nazionale e, soprattutto, a partire dal 2007 inverte il suo segno diventando negativo:
pari al 6,5% nel primo semestre del 2004, si è collocato sul –4,5% fino alla fine del 2008; il 2009 segna però un significativo miglioramento delle
condizioni di accessibilità, con l’indice relativo che tende a migliorare di quasi un punto percentuale nel corso del 2009. In definitiva, tra le
famiglie con capo giovane e che non dispongono di una casa di proprietà si può stimare che alla fine del 2009 circa il 30% (cioè poco meno di
500 mila nuclei) hanno un reddito sufficiente per poter accedere all’acquisto di un’abitazione (50% al primo semestre del 2004) segnalando
dunque come la grande maggioranza ne resti esclusa.
Altro indicatore di vulnerabilità finanziaria riportato nel Report è l’incidenza della rata per l’acquisto di abitazioni sul reddito disponibile
delle famiglie. Si osserva che alla fine del 2009 questo indice è stato pari a 4,1 punti nella media nazionale, in flessione rispetto ai 6,5 punti di un
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anno prima ma in aumento rispetto al livello osservato nel 2004 (2,8 punti). Nel dettaglio territoriale si riscontra che l’area con il livello più basso
è il Mezzogiorno (2,6), seguita dal Nord (4,7) e dal Centro (4,4).
3.3
Indicatori di patologia finanziaria
Tra gli indicatori di patologia finanziaria sono considerati i tassi di decadimento sui numeri e sugli importi, cioè degli indici che esprimono
qual è l’incidenza del numero e degli importi dei finanziamenti erogati alle famiglie consumatrici che si trovano in uno stato di sofferenza
rispetto a quelli in bonis. Con riferimento al tasso di decadimento sui numeri si riscontra un livello pari all’1,19% a fine 2009, in crescita di 0,33
punti percentuali rispetto ad unno prima e di 0,28 punti relativamente al 2004. L’area che risulta avere la maggiore incidenza del numero di
sofferenze è il Mezzogiorno (1,34%), seguita dal Centro-Nord (1,16%). Rispetto al 2004, il Centro-Nord è l’area che mostra però un maggior
peggioramento della qualità del credito rispetto al Mezzogiorno (rispettivamente +0,30 e +0,09 punti percentuali).
Con riguardo al tasso di decadimento sugli importi si osserva un livello pari all’1,36% a fine 2009, in crescita di 0,41 punti percentuali rispetto
ad unno prima e di 0,21 punti relativamente al 2004. L’area che risulta avere la maggiore incidenza del numero di sofferenze è il Mezzogiorno
(1,58%), seguita dal Centro-Nord (1,35%). La dinamica dell’ultimo quinquennio segnala come nel Centro-Nord vi sia stato un peggioramento
della qualità del credito relativamente alle somme erogate (+0,30 punti percentuali rispetto al 2004), mentre nel Mezzogiorno si è registrato un
miglioramento (-0,33 punti percentuali).
4. Uno sguardo d’assieme
In sintesi, le analisi condotte inducono ad un giudizio complessivamente positivo circa la capacità di tenuta delle famiglie italiane durante una
fase del ciclo estremamente difficile; l’acutezza della crisi, finanziaria prima ed economica poi, ed i ritardi che tipicamente segnano gli effetti su
alcuni mercati (del lavoro, delle sofferenze bancarie, ecc) delle fasi di recessione inducono tuttavia ad essere cauti e a monitorare con attenzione
tutti i possibili fronti di fragilità e vulnerabilità che pure si evidenziano.
Il Report trimestrale di aprile 2010, evidenzia come tanto i finanziamenti per acquisto di abitazioni quanto quelli finalizzati al sostegno dei
consumi (credito al consumo) si siano stabilizzati su un profilo di crescita.
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In aumento è stato soprattutto il credito erogato nel Mezzogiorno; ciò ha portato alla crescita dell’incidenza del debito, ma il peso delle rate per
mutui si mantiene su un livello molto contenuto, anche grazie all’andamento dei tassi d’interesse.
Gli indicatori di patologia finanziaria si mantengono sotto controllo, pur se continuano a mostrare una tendenza al rialzo. In termini dinamici è
nel Centro-Nord che si segnala il peggioramento maggiore della qualità del credito: ciò sembra dovuto soprattutto alla tendenziale assunzione di
maggiori rischi da parte delle famiglie di questa area del paese, tant’è che risultano in sofferenza soprattutto i finanziamenti di maggiore
dimensione.
Indicazioni di notevole interesse si traggono dall’analisi dell’indice di accessibilità all’abitazione (housing affordability index). Sono almeno quattro, su
questo fronte, le riflessioni e le implicazioni di policy: i) il combinato disposto di un relativamente elevato grado di possesso dell’abitazione di
proprietà rispetto ad altri importanti paesi avanzati (intorno all’80% contro il 55% della Francia ed il 40% della Germania) e un valore dell’indice
che per l’insieme delle famiglie resta positivo fa si che il problema si presenti, nella sua globalità, con caratteristiche non patologiche; ii) sembra
comunque evidenziarsi un tendenziale peggioramento di lungo periodo che assume connotazioni non rassicuranti per le famiglie più giovani che
non hanno una casa di proprietà e per il complesso delle famiglie nei grandi agglomerati urbani dove il relativo vantaggio di un reddito
disponibile più elevato viene più che contrastato dalle più alte quotazioni degli immobili; iii) il progressivo peggioramento della situazione di
lungo andare è imputabile soprattutto all’insoddisfacente andamento del reddito disponibile rispetto ai prezzi delle case, mentre la finanza non
soltanto vi contribuisce marginalmente ma in alcune fasi svolge un ruolo di controbilanciamento; iv) da quanto detto si evince che servono
risposte di policy in termini sia generali che di politiche specifiche.
Per quanto riguarda la politica economica generale, il tema della redditi modesta crescita del reddito disponibile (in particolare da lavoro
dipendente) è importante e richiede risposte che dovrebbero puntare però ad un recupero delle capacità competitive del sistema Paese e non
certo a meri incrementi salariali che sganciati da aumenti di produttività sarebbero effimeri (e rischierebbero di tradursi nel lungo periodo in una
perdita piuttosto che in un guadagno in termini reali). Per quanto attiene alle politiche mirate, esse dovrebbero includere da un lato interventi
volti a sostenere ulteriormente soprattutto le famiglie giovani e senza casa di proprietà, cioè la tipologia di famiglia che risulta al presente più
penalizzata e dall’altro politiche di investimenti nell’edilizia agevolata e misure che possano facilitare l’accesso al credito mediante la costituzione
di fondi di garanzia, campo nel quale vi sono già consolidate esperienze e varie forme di collaborazione tra istituzioni ed industria bancaria.
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