Gove lancia la sfida alla favorita May sul «bottino

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Gove lancia la sfida alla favorita May sul «bottino
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LE PAURE
DELL’EUROPA
PRIMO PIANO
Sabato
2 Luglio 2016
Il cammino verso la separazione
L’EX PREMIER
È già battaglia dentro il partito conservatore per la gestione dell’«uscita». Artefice
dell’eliminazione di Johnson, l’ambizioso ex giornalista del «Times» parla
da premier. Ma la sua tenace avversaria punta dritto in direzione di Downing
Street. Il pressing di Hollande: no a rinvii, ormai una decisione è stata presa
Blair: «Regno Unito in pericolo
La trattativa è molto complessa»
I negoziati che dovrà tenere il Regno Unito con
l’Unione Europea sulla Brexit saranno di
«straordianria complessità». Così l’ex primo
ministro britannico Tony Blair in un articolo
pubblicato dal Daily Telegraph. Un processo,
sostiene l’ex premier laburista, durante cui sarà
necessario mostrare «abilità politica», visto che il
Regno Unito dopo l’esito del referendum è «in
pericolo». «Quelli che chiamiamo nostri soci
europei sono essi stessi divisi e insicuri», ha
aggiunto Blair, secondo cui alcuni Paesi vorrebbe
un "rapido divorzio" da Londra, mentre altri
propendono per un rinvio della notifica
dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona. "Prima che
inizi qualsiasi negoziazione formale - dice Blair dobbiamo sapere dove saranno i limiti, quali
saranno gli aspetti che potranno essere
compromessi e quali saranno le linee rosse". Con
un partito laburista «disabilitato», sostiene l’ex
premier, il Regno Unito ha bisogno che «il partito
conservatore conduca la sua battaglia per la
leadership con sentimento patriottico genuino
per l’interesse della nostra nazione». In questo
processo in corso, ha sottolineato ancora l’ex
primo ministro Tony Blair, «è in gioco il nostro
futuro come nazione nel mondo».
Gove lancia la sfida
alla favorita May
sul «bottino-Brexit»
Il candidato Tory: basta libera circolazione
La rivale: nel 2017 la richiesta a Bruxelles
GIORGIO FERRARI
tare nell’Unione Europea ha dei vantaggi, e questo è – ritengo – qualcosa che i britannici stanno iniziando a capire: coloro che sono stati tentati dalla Brexit ora ci stanno riflettendo. Tuttavia i cittadini del Regno Unito hanno votato a favore della Brexit, la decisione non
può essere cancellata né ritardata, è il momento di affrontare le conseguenze». «Non vi è alcuna aspettativa che l’articolo 50 del Trattato di Lisbona sia attivato entro quest’anno: abbiamo bisogno di colloqui preliminari, lo faremo quando saremo pronti. Non ci sarà un secondo referendum per l’indipendenza in Scozia».
Il botta e risposta a distanza fra il presidente francese Hollande e il promettente candidato alla guida dei tories Michael
Gove ci lascia già capire che il divorzio fra Londra e l’Europa
sarà lungo e tormentato. «Una volta terminati i negoziati – ha
insistito Hollande, ieri di nuovo gomito a gomito con il premier dimissionario David Cameron in occasione della commemorazione dei cento anni della battaglia della Somme – la
Gran Bretagna otterrà uno statuto, non sarà più nella Ue ma
potrà, rispettando alcune condizioni che dovranno essere negoziate, essere legata al mercato unico. Quando si è fuori dall’Unione non si possono avere gli stessi vantaggi di quando si
è dentro».
Ma se fra Gove (che già parla da premier, pur ammettendo di
esser assolutamente privo di carisma) e Parigi già ci sono scintille (per non dire della rugginosa polemica con Juncker e la
Commissione Europea che insiste: «Fate in fretta!»), che dire
di quel crepitio di sciabole che già si avverte dentro le ben
protette mura dei tories? Solo ventiquattr’ore prima Gove aveva eliminato dalla corsa Boris Johnson con quella brutalità
che è quasi un marchio di fabbrica della politica inglese
(“Brexecuted” titola acre il Sun), assecondato peraltro dall’altro e ben più pericoloso dei suoi concorrenti, quella Theresa
May, ministro degli Interni e corrusca replica di Margaret Thatcher, che punta come lui al numero 10 di Downing Street.
Perfida come solo certe donne sanno essere, la May – che in
concomitanza con Gove ufficializzava la propria candidatura alla guida del partito – ironizzava sui tre cannoni ad acqua
anti-sommossa che Johnson aveva acquistato per 200mila
sterline dai tedeschi e di cui il neosindaco Sadiq Khan inten-
«S
NELLO SCAVO
on è per il nuovo Canale che gli
studi legali con vista sui due Oceani hanno stappato champagne francese. «Il Regno Unito era
già un forziere aperto, ma con la Brexit
presto non avremo più controlli né regolamenti Ue da ottemperare». Niente di illegale se l’avvocato Giovanni
Caporaso parla da Panama, il paradiso fiscale minacciato dai “Panama papers” e ora graziato dai sudditi di Sua
Maestà.
Quello del presidente dello studio “Caporaso & partners law office” è uno
degli approdi preferenziali per chiunque voglia nascondere capitali mettendoli al riparo dal fisco. Se sulle prime il consulente italiano si trincera
dietro un «non cambia molto», poi riconosce che con l’addio di Londra al
tavolo di Bruxelles ci saranno meno
grattacapi per chi voglia esportare, nascondere, riciclare capitali di qualsiasi entità e provenienza.
I clienti di Caporaso, in grande maggioranza italiani, non sono stati pizzicati dalle rivelazioni dei Panama Papers. Ed è inutile dire che per lui i sudditi di Elisabetta II hanno fatto la scelta giusta: «Londra è sempre stata una
piazza finanziaria aperta all’offshore,
sede della maggior parte dei servizi finanziari paralleli in Europa (carte di
credito, trust, e-wallet, ecc.). Sicuramente la Brexit favorirà un maggiore
afflusso di capitali».
Se prima far arrivare valuta nei paradisi fiscali attraverso la City era difficile ma non impossibile (e perfino tollerato dalle autorità inglesi non di ra-
N
de sbarazzarsi al più presto: «L’ultima volta che Boris ha fatto un accordo con i tedeschi – ha detto la May – è ritornato
con tre cannoni ad acqua quasi nuovi...». E ha ribadito che la
richiesta a Bruxelles per l’articolo 50 non la «avanzerebbe prima del 2017».
E ora che Gove ha lanciato il guanto di sfida (ma da loro più
schiettamente si dice “Throwing the hat”, gettare il cappello
sul ring) alla May le parole si fanno ancora più dure: «Ho promesso di lasciare l’Unione Europea, porre fine alla supremazia della Ue e riprendere il controllo della nostra democrazia.
Michael Gove e, sopra, Theresa May
Le tappe della Brexit
Inizio ufficiale della procedura di uscita
(al momento prevista per non prima di ottobre)
Com’è regolata l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue
23
GIUGNO
2016
51,9%
(Ansa/Ap)
LONDRA
Londra fa domanda di uscita
appellandosi all’art. 50
del Trattato di Lisbona
CONSIGLIO
EUROPEO
dei britannici vota
per lasciare la Ue
Negoziazioni per raggiungere un
PARLAMENTO
EUROPEO
deve
approvare
Periodo
di tempo
ACCORDO
DI USCITA
Entrata
in vigore
I TRATTATI
EUROPEI CESSANO
DI ESSERE
APPLICATI ALLA
GRAN BRETAGNA
MAX
2 ANNI
C’È L’ACCORDO
con la maggioranza
qualificata
Uscita
automatica
Decisione
di prolungare
i tempi di negoziato
NON C’È L’ACCORDO
e sono passati
2 anni
Metterò fine alla libera circolazione, diminuirò il numero degli immigrati attraverso un sistema di punti all’australiana, userò il denaro che attualmente inviamo a Bruxelles per investimenti sulle priorità del popolo britannico, prima fra tutte
la salute».
Eccola che ritorna, la favoletta del denaro britannico ingiustamente versato alle casse comunitarie. In questo Gove non
ha nulla da invidiare alla prosopopea populista di Nigel Farage e del biondo ex sindaco di Londra Johnson. La fola delle sterline che ingrassano i biechi burocrati di Bruxelles funziona sempre. Che ne sanno in fondo gli inglesi dei tanti optout guadagnati sul campo fin dai tempi della Lady di Ferro e
divenuti la garanzia permanente della diversità britannica (o
per essere più schietti della sua estraneità)? Ma Gove tira dritto. Di quel ragazzo cresciuto ad Aberdeen in una famiglia laburista, laureato a Oxford e promettente giornalista al Times
e poi alla Bbc distintosi per le sue inchieste sulle tante feroci
congiure che si consumavano fra le file dei tories , è rimasta
probabilmente solo l’ombra. Ma è sicuramente un’altra e ben
più ingombrante ombra, quella della moglie Sarah Vine, giornalista del Daily Mail (il periodico satirico Private Eye l’ha ribattezzata Sarah Vain, la “vanesia"”), ad aver dato un contributo decisivo alla sua carriera. Lei – assicurano i beneinformati – lo ha svegliato quel fatidico mattino del 24 dicendogli:
«Michael, abbiamo vinto!» e sempre lei (complice una mail
sfuggitale dalle dita) lo avrebbe istigato a tagliare l’erba sotto
i piedi a Boris Johnson, non senza il tacito consenso di Murdoch. Definire questa signora dai modi spicci venati ogni tanto da sprazzi di omofobia una Lady Macbeth come hanno
fatto taluni è sicuramente esagerato. Di certo però la regia
della pugnalata a tradimento a Boris Johnson è tutta sua.
E a voler restare nel gustoso recinto delle trame e dei complotti
non possiamo non citare il fumus che circonda – come in un
sabba elisabettiano – Gove e la May: avversari irriducibili nella corsa alla conquista del partito, ma già pronti a spartirsi il
bottino una volta agguantata Downing Street: alla May la poltrona di premier, al quarantottenne Michael Gove quella di
vice. E un posto di riguardo per il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. Perfino Cameron a quel punto potrebbe
dirsi se non soddisfatto, rasserenato: la vendetta su Boris Johnson si è consumata molto rapidamente.
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E a Panama già si «brinda» all’addio
Per gli studi legali crolleranno i controlli
Il caso.
do messe sotto pressione dalla comunità internazionale), in futuro sarà più
semplice. Parcheggiati offshore ci sono 7.600 miliardi di dollari. La stima è
stata presentata al Fondo monetario
internazionale dall’Ong Oxfam, per
denunciare come su 68 società che ricevono finanziamenti dall’Fmi, 51 usano i paradisi fiscali. L’Fmi, per inciso, non ha smentito.
Anche il rientro di capitali opachi in
Italia, auspicato con la cosiddetta
“volontary disclosure”, potrebbe andare alle ortiche. La procedura ha
permesso di far emergere 60 miliardi di imponibile sconosciuto al fisco,
con un recupero di evasione di circa
4 miliardi. Ma potendo contare sulle maglie allargate di Londra, i patrimoni nascosti potranno fare il giro dei “paradisi” sfuggendo all’inferno dell’erario.
Al contrario sono molto preoccupate le major del gioco d’azzardo. Le
gare per le concessioni dei Monopoli
di Stato rispondono al diritto comunitario. Alcuni colossi come Bwin e
Wiliam Hill hanno ottenuto dall’Italia il via libera seppure basati a Gibilterra, il noto paradiso delle tasse
britannico.
L’uscita dalla galassia Ue metterà a repentaglio questo lucroso business.
Non è un caso se il governatore di Gibilterra ha parlato di «catastrofe». Solo nelle scommesse il territorio d’ol-
Panama continua a custodire i patrimoni segreti
(Epa)
venti alla larga dalle varie agenzie delle entrate. «Abbiamo riscontrato un
aumento nelle richieste e negli ordini
di società e conti bancari – dice Caporaso –. Le persone hanno capito che
si è trattato di un caso isolato di spionaggio, finanziato dagli Stati Uniti, che
tremare, conteso tra Londra e Madrid,
ha colpito un solo studio di avvocati,
impiega 3mila persone (su 33 mila reanche se il secondo per grandezza qui
sidenti), per non dire di tutti gli altri
a Panama».
affari che dal promontorio che affacAl resto pensa la tecnologia. Gli studi
cia sul Marocco prendono le vie dellegali investono milioni di dollari in
l’oceano dirigendosi verso i caveau dei
comunicazioni blindate che consenpatrimoni esentasse. D’ora in avanti,
tono di restare in contatto, ad esemperò, non sarà più indispensabile far
pio, attraverso nutransitare i capitameri telefonici ali attraverso l’ennonimi del tipo uclave britannica.
sa-e-getta. Grazie
Per fare prima baL’avvocato Giovanni
alla progressiva asterà un bonifico
Caporaso: «Presto
pertura commerdi sola andata da
Londra a Panama
non avremo più regolamenti ciale di Cuba, una
grande quantità di
o Gran Cayman.
Ue da ottemperare»
comunicazioni inLa Brexit, dunque,
potrebbe rimetteIn pratica ci saranno meno ternazionali
(spesso inaccessire in sesto i forziegrattacapi per chi voglia
bili agli stessi curi di piazze come
bani) passano atquelle minacciate
esportare, nascondere,
lo snodo
dalle rivelazioni
riciclare capitali di qualsiasi traverso
dell’Avana, vanifidei Panama Paentità e provenienza
cando i tentativi di
pers. «All’inizio mi
intercettazione e
ero preoccupato
tracciabilità delle
pensando ad una
polizie finanziapossibile catastrorie. E in futuro sarà davvero difficile
fe, poi – racconta l’avvocato Caporaimmaginare che i cacciatori di capitali
so – mi sono accorto che i "Papers"
sporchi, dall’Interpol all’Europol, poshanno prodotto un effetto contrario,
sano trovare sul Tamigi la seppur tiincuriosendo persone che fino ad ora
mida cooperazione di un tempo. Ecnon sapevano come avvicinarsi alco perché sulle terrazze di Panama si
l’offshore». Pubblicità negativa che ha
brinda augurando «lunga vita alla Coperò resa pubblica la modalità con cui
rona inglese».
uomini d’affari, leader politici, personalità dello spettacolo, dirottano i pro© RIPRODUZIONE RISERVATA