TILLI Tramontando

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TILLI Tramontando
Tramontando
Buongiorno.
O buonasera perché sono il tramonto.
Nella vostra limitata fantasia rappresentativa sinonimo di decadenza
tramonto mentale (della ragione)
fisico (la vecchiaia)
storico (fine di un impero).
Meritavo parole migliori per il ruolo che assumo da sempre!
Oltre che fine, sono preludio del giorno che sorge dal mio disbrigo precedente.
Ci avete mai pensato? Chiaro che no. La solita delusione.
Quando voi umani prendete una china - tramonto come morte, addio, buio, cupezza non siete più in grado di svoltare.
Mai un aleggio di pensiero laterale o singulto di originalità.
I miei ampli spettri di colore non sono nè giorno nè notte ma un magico interludio
spazio-temporale che li divide.
Un limbo dove amereste stanziare in eterno, ma la caducità è il mio fascino: il vostro
miglior illusionista nel gioco di incandescenti colori prima dell'oblio notturno svanisce
trasfigurato nel calar delle tenebre.
In me nulla avviene; una statica armonia riappacifica insicurezze, induce riflessioni al
posto di frenesie diurne come una medicina che cura malattie.
Altro che rappresentazione della fine! Semmai è l’alba a ricondurVi a giornate di
affanni.
Quando ve ne accorgete mi concedete giusti meriti con amorosi baci crepuscolari,
indovinate romanze o usandomi in prestito in forme d'arte.
Come biasimarvi? E' facile perdersi in un simile spettacolo, ve ne do atto.
Ho scritto pagine d’amore che altri mi hanno rubato e dipinto quadri d’autore che altri
hanno creduto di dipingere. Infatti mi chiamate anche Ispirazione.
La mano tratteggiava materialmente ciò che era mio, esprimeva sensazioni che io
imponevo all’autore.
Rinchiudermi in un quadro o in un racconto cupo o romantico un po' mi sminuisce ma
non mi sorprende; è la vostra idea di possedere ciò di cui Vi sfugge l'essenza: Dio,
Natura, Amore, Odio con la pretesa di descrivere anche me che ogni sera descrivo voi!
VI illudete di poter fare da soli, ma tutto vi sovrasta.
I vostri pensieri esistono fuori da Voi o la realtà è una Vostra creazione?
Siete in possesso di qualche forza che vi rigenera ad immagine e somiglianza di chi Vi
ha fatto o siete solo latrine di atomi, cellule, sinapsi nervose bizzarramente combinate
ad uomo? Il vostro risibile passaggio temporale è immerso in un universo dei tanti? E
un'altra realtà altrove vi sbeffeggia?
Domande senza risposta, dopo millenni.
E' tale il segno che ci separa e precaria ogni forma di comunicazione che non sono in
grado di sussurrarvi nessuna verità.
Osserviamoci l'un l'altro e basta.
Vedetela così.
La verità, per Voi, è che non ce n'è una.
La verità sta seduta in fondo al mare e ride mentre la cercate in superficie.
La verità è un nodo che non si scioglie perchè è nato nodo e nessuno lo ha mai legato.
La verità non è di nessun colore perchè ne racchiude mille.
La verità non esiste quando ogni innocente muore.
Ripetetelo sempre.
Di più non posso dirvi. Non comprendereste il mio linguaggio, la mia logica, come se parlasse un
marziano con strani geroglifici e dicesse cose senza senso, tale è la distanza tra Voi e la Verità
universale.
E non ridete per le parole di un tramonto.
Tra noi due, sono io che esisto.
La mia immortalità lo conferma.
Dalla notte dei tempi, non c'è battito di vita non scandito dal tramonto.
Lo dico sottovoce, come calando su un paesaggio desertico fuori dai chiassi delle
Vostre città: non mi offendo per tale ignoranza e continuo a donarvi un dolce equilibrio
e un senso dell’orientamento.
L’armonia è il mio stile, pur se i miei tratteggi hanno assunto la nuova direzione della
distinzione tra Natura e Uomo.
Un solco netto.
Una nuova consapevolezza, lieve come doveva essere il Vostro segno nel Creato.
Ho pensato: “in fondo l’uomo è come me; Natura, elementi chimici concatenati,
fermenti biologici guidati da istinto di sopravvivenza.
Lotta, soffre, perisce, si rigenera come ogni forma di vita più forte e resistente, di
generazione in generazione.”
Mi sbagliavo.
La presenza da segno lieve si è fatta invadente.
Inseriti in un contesto primordiale che vi era estraneo, lo avete voluto dominare,
asservire a vostra immagine e somiglianza.
Colpa di una bizzarria chimica, di un'unità biologica – il cervello - che in Voi, per
scherzo di natura, si è ribellato allo stato di pigrizia in cui giace in altri esseri viventi.
Vostra croce e delizia, ora vi credete Dio.
Rido di questa cosa: sapete quanto è grande il Mondo e potente il Destino che Vi
governa, piccoli grani d'atomo?
Non basta l’Eternità sinora cortesemente concessami, per enumerare i tramonti in cui
ho colto la supremazia della Natura: carestie, malattie, uragani, tempeste tropicali,
ghiacci inospitali, vulcani infuocati, situazioni in cui siete stati spazzati via come
inutili complementi.
L'intelligenza andrebbe usata per scopi nobili non stupidi.
E’ peculiare la vostra dotazione di effetti speciali positivi e negativi.
Amate e odiate, salvate il prossimo o lo uccidete, accudite i più piccoli ma nulla ai
bisognosi, glorificate i forti o li fronteggiate per sete di giustizia verso i reietti.
Così tante diverse azioni che il vostro nome è Contraddizione.
Prendete me e l’Alba, in eterno conflitto, antitetici per funzioni, carattere, colori, non
coltiviamo l'odio. Ci completiamo offrendoci, in alternanza programmata, lo spazio per
esprimerci liberamente.
Avreste potuto replicarci.
Invece ho visto campi di battaglia in cui Vi siete sterminati senza tregua fino all’ultima
testa mozzata in ragione di un qualsiasi predominio territoriale o di stirpe.
Fiumi di sangue scorrere. Ghetti, prigioni. In ogni secolo.
Poi - odiosa contraddizione - sono stato testimone di incanti: la carità verso il
prossimo, l'unione di due anime in una (faccio nascere più storie d’amore di quante
possiate contarne in un’esistenza senza interrompervi).
Di molte immagini scolorisce il ricordo, come se io fossi sfuocato e incerto
nell’imbroncio di un cielo minaccioso, ma tra tutte, sono le piccole storie di ogni dove
che rimangono.
Quiete normale di persone normali: questo è magico.
Una sera qualunque, d’estate, in riva al mare tra profumi densi e rigogliosi è così
autentica che merita racconti più dei grandi eventi.
Marinai stanchi rientrano in porto.
Alcuni da riva li osservano tra mille pensieri.
Due innamorati nuotano nella gloria di un'intoccabile adolescenza.
I ragazzini assaporano istanti di ozio: l’ultima partita di pallone in spiaggia.
Lo scirocco soffia caldo e tende a libecciare.
Un vecchio socchiude gli occhi al cielo come per salutarmi.
Di sere ne vedo dalla Creazione e fidatevi: chi assapora il tramonto come un attimo di
eternità dà soddisfazione al regista dell'opera.
Tanti affanni per successo e gloria quando la perfezione sta nel mistero e
nell'intuizione dell'ineffabile.
Ora mi scuso per l'ardita allegoria senza trama e vi lascio, tramontando dietro al
declivio di un pendio montano, scomparendo nel giallo riverbero di un ghiacciaio,
catturandovi lo sguardo a pelo d'acqua nel dipinto di un orizzonte che si affastella su
mille colori sino al litorale da cui mi ammirate.
Immaginatelo come l'inchino a teatro verso lo spettatore e specchiatevi nel mio
commiato se può esservi utile.
Se non trovate beneficio una prima volta non disperate.
Ogni sera è buona per un nuovo tentativo.