I intervento Limongelli Gianmelania
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I intervento Limongelli Gianmelania
Le Dolcezze del peccato: Bloom e il tradimento. Il decimo episodio dell’Ulisse risulta emblematico soprattutto per il virtuosismo ingegneristico, con il quale Joyce ha sapientemente incastonato sulla pagina le diciotto, o meglio diciotto più una vignette o capitoletti. Questa complessa composizione si distingue per quel matematico rigore che Valery considerava la più ardua capacità di un artista. «Il problema artistico di Joyce è quello dell’attuazione di un ordine»1. I protagonisti, Leopold Bloom e Stephen Dedalus, che hanno finora dominato le pagine del romanzo, qui fanno solo una breve comparsa, «due fra i tanti volti della folla dublinese»2, insieme ad una miriade di personaggi minori, o che già conosciamo o che entreranno in scena nel corso dell’Ulisse. Nel capitolo decimo vi è un brevissimo episodio che ha come protagonista Mr Bloom. Sebbene costituisca un breve scorcio sul nostro personaggio, il quadro, forse anche per la sua centralità (è infatti il decimo così come «Le simplegadi» costituiscono il decimo episodio dell’Ulisse) è estremamente significativo al fine dell’indagine di uno dei motivi ricorrenti del romanzo: il tradimento, in cui si insinua il tema della sessualità, che nell’opera svolge un ruolo significativo. Bloom è descritto, mentre in libreria, sceglie un romanzo per Molly3. Si tratta di un libro volgarmente erotico, in cui figurano una moglie, un marito e un amante. Il titolo del libro è Dolcezze del peccato. Nel procurarsi le curiosità letterarie predilette da Molly, Bloom esamina altri testi, tra i quali Le terribili rivelazioni di Maria Monk, il Capolavoro di Aristotele che contiene orrende illustrazioni dello sviluppo embrionale. In merito Weldon Thornton4 evidenzia come il Capolavoro sia un libro semipornografico attribuito ad Aristotele e in circolazione sin dal 1600. Il Catalogue of Printed Books nel British Museum riporta più di una edizione dell’opera menzionata. In particolare, la prima edizione documentata reca il sottotitolo: “or the secrets of generation displayed in all parts thereof”5. Di seguito Joyce fa riferimento ad altri due testi: The tales of ghetto di Leopold Von Sacher Masoch e Belle Tiranne di James Lovebirch. Dal nome del primo novellista austriaco, come sappiamo, deriva il termine masochismo. Thornton ci informa che Joyce collezionava numerosi libri di Masoch nella sua biblioteca e, nel capitolo, traduce probabilmente il titolo Scene del Ghetto che è una versione italiana del libro di Masoch da Joyce posseduta. Il secondo titolo, come Le dolcezze del peccato è invenzione dell’autore, ma anche qui possiamo notare come James Loverbich sia lo pseudonimo di 1 Cfr. Umberto Eco, Dalla «Summa» a «Finnegans Wake», in Le poetiche di Joyce, Bompiani, Milano, 1986, p.82. Cfr. Margherita Guidacci, Sul capitolo X dell’Ulisse, in «Humanitas», 2, 1962, p.130. 3 Si veda il parallelismo con l’episodio dedicato al personaggio di Stephen: anche quest’ultimo, fermandosi davanti ad una bancarella di libri, fa riferimento alle sue letture. 4 Cfr. Weldon Thortnton, Allusions in «Ulysses», University of North Carolina Press, Chapel Hill 1968, pp.228-‐229. 5 Ibidem. 2 uno scrittore francese che pubblicò libri pornografici dal 1908 al 1921 a Parigi. Joyce, nel citare opere realmente pubblicate o da lui inventate, evidenzia il carattere degradato, basso, sessualizzato delle letture che Molly Bloom richiede, quale rappresentante nel romanzo joyciano della vittoria della materia sulla mente. Bloom al contrario, è un esule riluttante, se non per via dello spirito, per via della carne. Bloom inizia a fantasticare che la donna del libro sia Molly. Possiamo dunque notare come l’esperienza sessuale di Bloom sia rilegata al piano dell’immaginazione (Leopold e Molly non hanno più rapporti sessuali dalla morte del figlio). Anche Bloom non è un modello di fedeltà, ma la sua relazione con Martha Clifford è solo di carattere epistolare. La parola scritta, che sia espressa in lettere o in libri, è l’unico luogo dove Bloom esprime la sua libido, i suoi desideri. Lo stretto legame che unisce la lettura con l’esperienza e le forme corporali, centrale nel passo preso in esame, ci rimanda ad un’altra scena che potremmo definire di lettura domestico-corporale, descritta nel capitolo quarto: Molly si è appena svegliata e chiede a Bloom di cercarle tra le lenzuola il libro che ha letto durante la notte. I dettagli, i minuziosi particolari che Joyce ci descrive del luogo di una lettura appassionata quali il letto disfatto, la biancheria intima, il libro appoggiato sul vaso da notte, la forcina istituiscono un legame inscindibile della lettura con la dimensione del corpo, dell’erotismo, della notte. Ricordo che Molly legge nuda sul letto. Il libro in questione è Ruby, l’orgoglio del circo e il commento emblematico di Molly sul romanzo è: «Non c’è niente di piccante dentro. Resta sempre innamorata del primo fino in fondo?» (U 4, 64) 6Ed è proprio a questo punto che Bloom si offre di cercarle un altro libro. Si può notare come la letteratura, che qui può definirsi “da quattro soldi”, per di più legata ad un pubblico volgare e a librerie di seconda mano, sia sessualizzata, posta in stretta relazione con le fantasie. In particolare, nel caso specifico di Bloom costituisce una forma di risarcimento per i mancati incontri sessuali con Molly ed è fusa con la vita e l’esperienza, ma anche al contrario con il non vissuto, il non esperito. Ricordiamo, infatti, che in collegamento all’episodio omerico delle Rocce Vaganti, qui reinterpretato da Joyce, il decimo capitolo illustra numerose forme di miraggio, errori che dipendono da distrazioni, false deduzioni, illusioni ottiche7, ma anche, e questo è il caso di Bloom da identificazione errate. Le false tracce che l’autore inserisce sono come fari ingannevoli che causano il naufragio. Il lettore avrà l’impressione di attraversare una casa dei misteri o un palazzo degli specchi. Prevale nell’episodio l’idea di deviazione, di limitato successo fino al completo fallimento. Come il 6 Edizione di riferimento: J. Joyce, Ulisse, Milano, Mondadori, 2011. Un esempio di false piste che l’autore inserisce all’interno dell’episodio è la comparsa della dattilografa Miss Dune, nel capitoletto incentrato su Boylan, in quanto il lettore potrebbe dedurre dai brevi cenni che Joyce ci da del personaggio che sia la stessa persona di Martha Clifford, la dattilografa con cui Leopold, o meglio Henry Flower ha una relazione epistolare. 7 navigante alla deriva nell’arcipelago degli Scogli Vaganti8, il lettore si trova tra un viluppo di oggetti ingannevoli e deve procedere con prudenza per non smarrirsi. Si procede per timidi tentativi, così come Bloom per giungere all’oggetto definitivo, il romanzo Le dolcezze del peccato, nella libreria sfoglia le pagine di altri testi, esplorando numerose possibilità nel campo della letteratura pornografica. Bloom appare non solo nel singolo episodio che lo vede protagonista, ma anche nelle altre sequenze, in quanto interagisce con una serie di personaggi periferici. L’utilizzo di una tecnica che riproduce la parallasse, fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione, e termine che inoltre torna costantemente e ossessivamente nell’Ulisse, fa si che il lettore possa osservare gli eventi, i personaggi e i fattori psicologici e sociali che li legano a partire da diverse angolazioni. Ciò produce l’effetto di un universo senza centro e molti critici hanno parlato, in riferimento all’Ulisse e in particolare all’episodio delle Simplegadi della prima applicazione della meccanica einsteiniana in prosa di fantasia. Per esempio, nell’episodio di Bloom nella libreria, Joyce evidenzia e descrive minuziosamente soprattutto il maleducato proprietario che tossisce e sputa sul luogo. Leopold e Molly Bloom prendono vita sulla pagina anche attraverso i discorsi di Lenehan e M’Coy. Nel nono micro-episodio Lenehan descrive al suo interlocutore, il marito della cantante rivale di Mrs Bloom, un pranzo presieduto dal sindaco. Tra gli invitati ci sono Leopold e Molly. Lenehan si sofferma in particolare sul ritorno a casa «alle ore piccole del mattino dopo la baldoria», e ci descrive la torbida sensualità di Molly, contrapposta alla figura di Bloom, che dall’altra parte della vettura contemplava «tutte le stelle e le comete del cielo» (U 10, 128). Molly è descritta attraverso lo sguardo ammirato dei dublinesi di cui accende i sensi, come dimostra il particolare del suo braccio voluttuoso, “fotografato” nella scena dell’elemosina al marinaio claudicante. Se la scena della libreria ci ricorda la sfortuna coniugale di Mr Bloom, questa è sottolineata anche dalla sezione dell’episodio dedicata al suo rivale Blazes Boylan, l’amante di Molly. L’«irradiante volgarità e sicurezza»9 esibita e ostentata da Boylan nel negozio dove sta acquistando un omaggio di frutta per Molly, mentre flirta spudoratamente con la commessa, mette in evidenza per antitesi la timidezza sessuale di Bloom, la sua frustrazione. Il breve episodio di Bloom ci rimanda al capitolo Le sirene, nel quale si consuma il tradimento di Molly. Infatti il monologo interiore di Bloom, che costituisce quasi una sezione a sé stante all’interno dell’undicesimo capitolo è intessuto di frasi spezzate, ellittiche, con continui riferimenti agli episodi precedenti, sotto i quali soggiace l’unico filo conduttore del tradimento, che ad un lettore distratto o, che non tiene conto della compresenza nell’Ulisse di ognuna delle parti 8 Per le corrispondenze dell’episodio Le simplegadi con il modello omerico Cfr. Stuart Gilbert, L’«Ulisse», di James Joyce, in Introduzione a Joyce, Mondadori, Milano 1967 e Stanley Sultan, The Argument of «Ulysses», Ohio State University Press, Columbus 1964. 9 Cfr. Margherita Guidacci, Sul capitolo X dell’Ulisse, cit. p.136. costituenti il testo, può apparire privo di senso. In tutta la prima metà di «Le Sirene» echeggia il sintagma «tinnulo calessino» (U 1 255), nella variante «tintinnìo di calessino» (U 11 257) oppure «tinnulo un tintinnìo del calessino» (U 11 261). La ripetizione ossessiva dei seguenti termini annuncia fin dall’incipit, il calessino che porterà Boylan all’appuntamento con Molly. Bloom è infatti ossessionato dall’idea del loro incontro. Il «tintinnìo» risuona con un ritmo martellante nel cervello di Leopold e viene interiorizzato e confuso con le note dell’operetta che il protagonista ascolta nel bar Ormond. Il pensiero di Bloom fluisce sulla fortuna dei tenori in quanto lo stesso Boylan pretende di essere un cantante, oltre che un impresario. Inoltre proprio un cantante fu uno dei primi ammiratori di Molly. Nel soliloquio di Bloom, che segue il flusso dei delle sue ossessioni sembrano ritornare tutti gli elementi di questo triangolo amoroso come frammenti di un mosaico tenuti insieme dal motivo unico del tradimento: I tenori hanno donne in tutti i registri. Li mette in forma . Gettano fiori ai piedi. Quando ci vediamo? La testa me la fan. Tintinnìo invaghito. Lui non canta per le tube. La testa te la fan proprio girrare. Profumata per lui. Che profumo usa tua moglie? Lo voglio sapere. Tin. Fermo. Bussa. Un’ultima guardatina allo specchio sempre prima di aprire la porta. L’ingresso. Lì? Come va? Io bene. Lì? Cosa? Oppure? Scatoletta di pastiglie, profuma baci, nella borsetta. Si? Mani cercavano le opulenti (U 11 267). Il pensiero ricorre anche alla lettera della figlia Milly che Bloom ha ricevuto in «Calipso». La fanciulla vi narra di uno «studentello che canta la canzone di Boylan su quelle belle ragazze in riva al mare» ( U 4 66). Dopo aver letto la lettera Bloom accenna il ritornello della canzone di Boylan: «son tutte fossette e ricciolini/la testa te la fan proprio girare», «le belle, le belle, quelle belle ragazze in riva al are» (U 4 67). Insieme alla lettera di Milly, Mrs Bloom ha ricevuto, nel corso della mattinata un biglietto d’invito dall’amante. Nel monologo interiore di Bloom, riportato qui sopra, ricompare un segmento della canzone di Boylan. Torna inoltre il «tintinnìo», non a caso seguito dall’aggettivo «invaghito», che accompagna questa sorta di visione, ai limiti dell’ossessione, di Bloom che fantastica sul suo rivale, il quale è immaginato quale Don Giovanni, per l’appunto seduttore per antonomasia, sul suo veicolo tintinnante. Ma è interessante porre l’attenzione soprattutto sul sintagma «profumata per lui», laddove «per lui» è un’allusione al Raul, protagonista del romanzo Dolcezze del peccato e che Bloom identifica con lo stesso Boylan. Joyce riporta l’incipit del romanzo erotico: «tutti i dollari che le dava il marito venivano spesi nei grandi magazzini in gonne sontuose e costosissimi pizzi. Per lui! Per Raul!». Più avanti nella stessa pagina: «La sua bocca aderì a quella di lui in un lascivo bacio voluttuoso mentre le mani di lui cercavano le curve opulente del deshabillè» (U 10 228). Joyce inserisce nel soliloquio dell’undicesimo capitolo una tessera di questo pseudo-capolavoro lascivo-voluttuoso. L’aggettivo «profumata», oltre ad essere un riferimento esplicito alla disposizione filo-aromatica di Molly costituisce un’ulteriore allusione esplicita ed evoca la lettera che Bloom riceve dall’amante Martha Clifford. Proprio la dattilografa aveva scritto nella sua lettera: «Dimmi che profumo usa tua moglie. Lo voglio sapere» (U 5 78). Nel suo monologo tornano le parole della lettera. Non è un caso che la stessa operetta, che costituisce la colonna sonora dell’episodio è la Marta. Infine nell’immaginazione, ormai senza alcun freno sull’incontro tra Boylan e Molly, l’evocazione dei calorosi saluti tra i due amanti si conclude proprio con un’eco delle Dolcezze del peccato: «mani cercavano le opulenti» (U 12)10. L’intarsio di tessere provenienti da luoghi differenti del romanzo e soprattutto il richiamo a distanza delle citazioni del romanzo pornografico, confermano come la conoscenza di ogni singola parte sia fondamentale per la comprensione dell’opera. Più eventi, nell’Ulisse si richiamano l’un l’altro in infinite connessioni possibili, che «come in una distribuzione statica di eventi subatomici, consentono al lettore di disegnare prospettive multiple»11. Se osserviamo le revisioni degli episodi da parte di Joyce e le diverse redazioni, ci accorgiamo che l’autore tende ad aumentare il numero delle allusioni, in una proliferazione straordinaria di corrispondenze. Lits12 afferma che tale lavoro di revisione da parte di Joyce è dominato da un principio di inclusività progressiva. Nell’episodio «Le sirene» è importante notare che Bloom si ferma a comprare della carta per rispondere alla lettera di Marta. Il monologo di Bloom infatti mette sullo stesso piano, in un unico flusso di pensieri, la lettera a Martha, con il fiore accluso13 ( Tra l’altro nello scambio epistolare Bloom utilizza lo pseudonimo di Henry Flower, sinonimo dello stesso termine Bloom), il libro erotico che ha in tasca e l’imminente incontro tra Boylan e Molly. L’omaggio floreale allegato alla lettera si contrappone alla frutta che Boylan sta acquistando per Molly e non può non sovvenire alla mente in questo gioco di intarsi e rimandi interni un passo del noto monologo finale di Molly: «[…] a veder la verdura e i cavoli e i pomodori e le carote e tutta quella splendida frutta che arriva bella fresca chissà chi sarebbe il 1° uomo che incontrerei» (U 18, 739). Un filo sottile sembra unire i frutti, dono della natura (o lo stesso omaggio di Boylan) e la possibilità di un incontro galante: Molly diviene 10 11 «le mani di lui cercavano le curve opulente del deshabillè» (U 10). Cfr. U. Eco, Dalla «Summa» a «Finnegans Wake», cit. p.82. Cfr. Walton Litz, James Joyce, La Nuova Italia, Firenze, 1967, pp. 34-36. 13 In «Penelope» scopriamo che Bloom indirizzava lettere anche a Molly. Tale corteggiamento epistolare è rievocato da Molly nel suo monologo finale, insieme al ricordo degli otto papaveri che Leopold le regala per il compleanno.(U 18 706-707). Non è un caso che, sempre nello stesso capitolo finale, Molly immagini di intrattenere con il suo amante una corrispondenza romantica. 12 una sorta di Eva in cerca del suo Adamo, voce della natura stessa, vera e propria Mater genetrix. Infine nell’episodio tredicesimo («Nausicaa»), per completare l’analisi dei rimandi interni che questo breve capitoletto instaura con il resto del romanzo è possibile notare un ulteriore richiamo al libro Le dolcezze del peccato. La protagonista dell’episodio, Gerty, apparentemente fanciulla inesperta e romantica, nutrita dalla lettura di avvincenti storie sentimentali, cattura lo sguardo e seduce Bloom. I due non si rivolgono mai la parola, né compiono alcun gesto esplicito, ma Bloom ne ricava una soddisfazione vicaria, masturbandosi. Nell’epilogo dell’episodio il nostro protagonista quasi sogna e la sua voce interiore riproduce alcune tappe salienti della giornata, e in una serie di associazioni ritorna sulla lettera a Martha, ma in particolare sul protagonista del romanzo erotico, Raul, e sulla «palpitante carne opulenta» della bruna Marion, citando nuovamente il testo pornografico14. Lo schema di corrispondenze analizzato rientra in certo medievalismo di Joyce, costituisce un’impalcatura di lavoro che trattiene le forze centrifughe del romanzo e in tal senso Ezra Pound afferma: «Il risultato è un trionfo di forma, di equilibrio, un saldo schema fondamentale con continue intessiture e arabeschi»15. 14 15 Cfr.U 13, p. 371: «[…] per Raul profumo tua moglie capelli neri si sollevano sotto l’opulen señorita[..]» Cfr. Ezra Pound, Ulysses, in Saggi letterari, Milano, Garzanti, 1957, p. 530.