Newsletter ANSDIPP mese di Agosto 2016 Perché associarsi : 10

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Newsletter ANSDIPP mese di Agosto 2016 Perché associarsi : 10
Newsletter ANSDIPP mese di
Agosto 2016
Perché associarsi : 10 buoni motivi
per diventare socio Ansdipp
1. Ansdipp promuove la cultura del servizio alla persona riconoscendo il
principio della centralità dell’utente;
2. Ansdipp studia i problemi generali degli associati, coordinando e
promuovendo soluzioni attraverso l’informazione, congressi, convegni e
seminari di studio;
3. Ansdipp realizza progetti di formazione per i soci finalizzati
all’affermazione di una nuova impostazione gestionale basata sulla cultura
della qualità e del controllo;
4. Ansdipp rappresenta le esperienze professionali e gli interessi degli
associati, promuovendone la tutela, lo sviluppo, il miglioramento
professionale ed il riconoscimento da parte delle Istituzioni, sensibilizzando
con ogni mezzo le autorità centrali e locali, adottando un codice deontologico;
5. Ansdipp promuove discussioni ed iniziative legate ai problemi delle
categorie dei manager sociali e socio sanitari, anche attivando la costituzione
di gruppi di lavoro;
6. Ansdipp promuove reti di confronto su tematiche di ordine legale, tecnica,
amministrativa, finanziaria ed organizzativa agli associati attraverso la
collaborazione con altre associazioni che perseguono attività similari o
associazioni degli enti e delle istituzioni o società scientifiche;
7. Ansdipp svolge un ruolo di rappresentanza professionale in ogni ambito
culturale, tecnico, scientifico, giuridico e legislativo al fine della miglior
qualificazione del ruolo e delle competenze dei manager sociali e socio
sanitari, anche attraverso la presenza di un CSTS formato da Professionisti e
Docenti Universitari esperti;
8. Ansdipp promuove il rispetto dei principi etici e deontologici della
professione;
9. Ansdipp tutela la dignità e la specificità professionale degli associati;
10. Ansdipp gestisce la tenuta di un Elenco Professionale Manager servizi alla
persona, sulla base di un apposito regolamento e rilascio di un attestato.
Aliquota al 5% per le coop:
chiarimenti sul nuovo regime Iva
Con la circolare n. 31/E del 15 luglio, l’Agenzia fornisce un quadro del nuovo regime
Iva sulle prestazioni rese dalle cooperative sociali e dai consorzi, introdotto dalla
Stabilità 2016 (commi 960, 962 e 963, legge n. 208/2015) per allinearsi alle regole
comunitarie. La precedente disciplina prevedeva per le sole cooperative sociali la
possibilità di optare, in quanto Onlus “di diritto”, per l’applicazione del regime
fiscale più favorevole (esenzione o imponibilità ad aliquota del 4 per cento).
Tale disposizione, tuttavia, era in contrasto con la direttiva 2006/112/Ce che,
all’articolo 110, consente agli Stati membri di mantenere aliquote Iva ridotte
inferiori al 5% solo se già applicate prima dell’1 gennaio 1991 (clausola di stand
still). L’aliquota Iva interna del 4%, invece, era stata introdotta successivamente a
tale data. Inoltre, anche la possibilità concessa alle cooperative sociali e loro
consorzi di beneficiare del regime più favorevole, non era in linea con le regole
comunitarie.
La nuova disciplina In sintesi, con le modifiche introdotte dalla Stabilità 2016, le
prestazioni socio-sanitarie, assistenziali e educative effettuate dalle cooperative, sia
direttamente sia in base a convenzioni, nei confronti di specifiche categorie di
soggetti, prevedono:

l’aliquota Iva del 5 per cento, se rese da cooperative sociali e loro consorzi

l’esenzione dall’imposta, se rese da cooperative non sociali aventi la qualifica di
Onlus

l’aliquota Iva ordinaria del 22%, se rese da cooperative non sociali e non Onlus, a
patto che non abbiano oggettivamente le caratteristiche per rientrare
nell’applicazione delle esenzioni (numeri 18 e 21 dell’articolo 10 del Dpr 633/1972).
Ambito oggettivo In base alle disposizioni introdotte dalla Stabilità 2016, l’Iva al 5
per cento si applica:

alle prestazioni sanitarie di diagnosi, cura e riabilitazione rese alla persona
nell’esercizio delle professioni e arti sanitarie soggette a vigilanza

alle prestazioni di ricovero e cura rese da enti ospedalieri o da cliniche e case di cura
convenzionate nonché da società di mutuo soccorso con personalità giuridica e da
Onlus, compresa la somministrazione di medicinali, presidi sanitari e vitto, nonché
le prestazioni di cura rese da stabilimenti termali

alle prestazioni educative dell’infanzia e della gioventù e quelle didattiche di ogni
genere, anche per la formazione, l’aggiornamento, la riqualificazione e
riconversione professionale rese da istituti o scuole riconosciuti da pubbliche
amministrazioni e da Onlus, comprese le prestazioni relative all’alloggio, al vitto e
alla fornitura di libri e materiali didattici

alle prestazioni dei brefotrofi, orfanotrofi, asili, case di riposo per anziani e simili,
delle colonie marine, montane e campestri e degli alberghi e ostelli per la gioventù,
comprese le somministrazioni di vitto, indumenti e medicinali, le prestazioni
curative e le altre prestazioni accessorie

alle prestazioni socio-sanitarie, di assistenza domiciliare o ambulatoriale, in
comunità e simili in favore di specifiche categorie di soggetti rese da organismi di
diritto pubblico, da istituzioni sanitarie riconosciute che erogano assistenza
pubblica o da enti aventi finalità di assistenza sociale e da Onlus.
Destinatari delle prestazioni Ampliata la platea dei destinatari dei servizi. L’aliquota
Iva al 5%, ora si applica anche ai migranti, senza fissa dimora, richiedenti asilo,
persone detenute, donne vittime di tratta a scopo sessuale e lavorativo. Categorie
che si vanno ad aggiungere a quelle individuate dalla precedente disciplina (anziani,
inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, handicappati e minori).
Decorrenza In merito alla decorrenza delle nuove disposizioni, la circolare chiarisce
che si applicano ai contratti stipulati dopo il 31 dicembre 2015. Per i contratti
stipulati, invece, entro tale data le cooperative continueranno ad applicare l’aliquota
Iva del 4% o il regime di esenzione. Tra i contratti, quindi, da assoggettare al nuovo
regime Iva se stipulati, rinnovati o prorogati a decorrere dal 1° gennaio 2016, sono
compresi anche quelli aventi come controparte contrattuale direttamente i soggetti
privati, che, in qualità di familiari, provvedono alla integrale corresponsione delle
rette. Per la decorrenza del nuovo regime, invece, non rileva la data di
accreditamento della cooperativa: il relativo atto non ha le caratteristiche per essere
giuridicamente qualificato come contratto o convenzione.
Ultrasuoni focalizzati contro il
tremore: a Palermo
l’apparecchiatura per terapie neurofunzionali dei disturbi del
movimento
Ultrasuoni Focalizzati contro il Tremore: installata a Palermo l'unica
apparecchiatura in Italia per terapie neuro-funzionali dei disturbi del movimento.
L'innovativa tecnica ad Ultrasuoni Focalizzati guidati da Risonanza magnetica sta
trasformando le terapie neuro-funzionali ed è la nuova speranza per combattere i
disturbi del movimento che affliggono quotidianamente solo in Italia decine di
migliaia di persone.
Le applicazioni in campo neurologico sono iniziate un anno fa presso il Policlinico
Giaccone di Palermo per curare in modo non invasivo patologie fortemente
invalidanti, come il Tremore essenziale, il Dolore neuropatico o il Tremore
dominante associato al Parkinson, e rappresentano una valida alternativa ad altre
tecniche più invasive. Attualmente Palermo è l'unico centro in Italia ad avere un
sistema del genere attivo per la neurologia. La nuova apparecchiatura ad Ultrasuoni
focalizzati, in funzione presso il Dipartimento di Scienze Radiologiche è stata
installata con la cooperazione del professore Carlo Catalano, direttore della
Radiologia A del Dipartimento di Scienze Radiologiche del Policlinico Umberto I di
Roma e del professore Roberto Lagalla, direttore del Dipartimento Assistenziale del
Policlinico Giaccone di Palermo.
L'applicazione della tecnica ad ultrasuoni focalizzati - su pazienti selezionati da un
team formato dal professore di neurochirurgia Gerardo Iacopino, da due neurologi,
la professoressa Brigida Fierro ed il dottor Marco D'Amelio, e dal radiologo Cesare
Gagliardo - ha ottenuto risultati molto incoraggianti migliorando il quadro clinico
dei pazienti già subito dopo il trattamento e garantendo una efficacia elevata e
duratura. Al Policlinico, che si avvale del supporto clinico del professore Angelo
Franzini direttore del dipartimento di Neurochirurgia III dell'Istituto Neurologico
Besta di Milano, sono già stati trattati con successo molti pazienti affetti da Tremore
essenziale per i quali le tradizionali terapie farmacologiche risultavano ormai
inefficaci, provenienti da tutta Italia e soprattutto dal Nord. Oggi in lista di attesa a
Palermo ci sono richieste persino da Paesi esteri come Canada, Germania e Sud
Africa.
Lo sviluppo di questa nuova tecnologia, la termoablazione ad Ultrasuoni focalizzati
guidati da Risonanza Magnetica (MRgFUS) applicata ai trattamenti delle patologie
neuro-funzionali, consente di risolvere in modo immediato e con estrema
accuratezza sintomatologie talmente gravi da interferire con la vita normale. Il
paziente subito dopo il trattamento è in grado di riprendere in maniera completa le
attività quotidiane precedentemente compromesse, migliorando decisamente la
qualità di vita. Rispetto ad altre tecniche attualmente utilizzate nel controllo del
tremore, le terapie con ultrasuoni focalizzati, sono totalmente non invasive e
permettono grazie alla guida della risonanza magnetica il monitoraggio in tempo
reale di tutte le fasi della procedura e la verifica finale del risultato ottenuto.
Alla terapia, eseguita in radiologia con l'assistenza dei medici specialistici, si arriva
dopo una valutazione compiuta dall'equipe multidisciplinare sulla base di un
accertamento di risonanza magnetica e Tac e dopo un'analisi della progressione
della patologia, della situazione neurologica complessiva, della risposta alle terapie
farmacologiche in atto e delle condizioni cliniche generali del paziente.
Come funziona l'MRgFUS La metodica MRgFUS (Magnetic Resonance guided
Focused Ultrasound), già usata con successo per rimuovere i fibromi uterini e
trattare tumori benigni alle ossa (osteoma osteoide) e il dolore metastatico osseo,
permette l'esecuzione di termoablazioni accurate ed estremamente precise senza
necessità di incisioni, combinando l'applicazione di onde ultrasoniche ad elevata
intensità alla contemporanea acquisizione di immagini di risonanza magnetica.
FONTE: SOLE 24 ORE
Estratto conto anche per i
dipendenti pubblici
L’Inps con il messaggio n. 3284, del 3 agosto , ha annunciato che, nell'ambito del
progetto per il consolidamento della banca dati delle posizioni assicurative dei
dipendenti pubblici, verrà attivato l'inoltro delle comunicazioni individuali agli
iscsritti, relative alla disponibilità dell'Estratto Conto. Completate le attività
preventive di sistemazione, le comunicazioni individuali verranno inoltrate ad un
contingente di circa 170 mila dipendenti e ai loro rispettivi datori di lavoro.
Per consentire l'erogazione delle prestazioni sulla base delle informazioni presenti
nella posizione individuale, alimentata ed aggiornata progressivamente nel corso
dell'intera vita lavorativa dell'iscritto, superando la prassi della sistemazione del
conto individuale a ridosso della prestazione, l'Inps ha avviato l'operazione di
consolidamento delle posizioni assicurative degli iscritti alla Gestione Dipendenti
Pubblici (ex Inpdap).
L'operazione interesserà progressivamente, per successivi lotti, tutti gli iscritti alla
Gestione Dipendenti Pubblici, per concludersi entro il 2016. Nell'estratto conto
sono esposti i dati relativi a stati di servizio, eventuali periodi riconosciuti con
provvedimenti di riscatto, ricongiunzioni o computo ed eventuali altri periodi
riconosciuti con contribuzione figurativa. Inoltre, anche le retribuzioni utili a fini
pensionistici successive al 31 dicembre 1992.
L'estratto conto, sottolinea l'istituto previdenziale ha, comunque, solamente valore
informativo e non certificativo. L'Istituto ha previsto, tuttavia, di inviare agli iscritti
una comunicazione che illustri le finalità dell'operazione, con l'invito a prendere
visione del proprio estratto conto ed a segnalare eventuali inesattezze, in modo da
consolidare la propria posizione assicurativa e, più ampiamente, da contribuire
all'aggiornamento della banca dati Inps. La richiesta di variazione della posizione
assicurativa può essere trasmessa con una delle seguenti modalità:
•online, dal sito www.inps.it, attraverso la funzione “Estratto Conto e Richieste di
variazione” del servizio “Estratto Conto Informativo”, se si è in possesso di
credenziali SPID o del PIN ordinario per l'accesso ai servizi telematizzati
dell'istituto;
•telefonando al contact center dell'INPS (da telefono fisso al numero verde gratuito
803 164; da telefono cellulare al numero 06 164164, a pagamento in base al piano
tariffario del suo gestore telefonico), sempre se si possiede il PIN;
•rivolgendosi ad un patronato, anche se non si possiede il PIN.
Per la diffusione della comunicazione agli iscritti, l'Inps intende utilizzare quanto
più possibile i canali telematici, anche in linea con quanto previsto in tema di
dematerializzazione. Al fine di raggiungere tutti i lavoratori interessati, si chiede,
inoltre, alle Amministrazioni di fare da tramite nel consegnare ai propri dipendenti
la comunicazione relativa alla disponibilità dell'estratto conto, inoltrandola
dall'account di posta aziendale/istituzionale, o secondo le modalità che riterrà più
opportune. In allegato alla presente comunicazione, vengono quindi trasmessi:
- il messaggio esplicativo; - l'elenco in formato Excel dei dipendenti dell'Ente cui far
pervenire la comunicazione; - la lettera standard in formato .pdf da consegnare agli
interessati.
Si precisa inoltre che, qualora l' Ente datore di lavoro volesse fornire l'elenco dei
dipendenti completo degli indirizzi di posta elettronica aziendali, l'Istituto
previdenziale è sin da ora disponibile a provvedere direttamente all'invio delle
comunicazioni. Se l'amministrazione fosse stata già interessata da precedenti invii,
potrà, in alternativa, inviare direttamente la lettera ai propri dipendenti e
comunicare all' Inps le mail istituzionali degli interessati.
FONTE: IL SOLE 24 ORE
Serracchiani annuncia 100
assunzioni entro 2016 in Ass 3
“Un saldo attivo di 30 unità già realizzato nel primo semestre del 2016, con 82
assunzioni a fronte di 52 cessazioni e l'obiettivo, come convenuto con l'assessore
alla Salute nell'ambito del settore delle emergenze e del dipartimento di
prevenzione, di prendere altre 50 persone per poi arrivare con ulteriori economie al
numero di 100”. Lo ha annunciato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora
Serracchiani, a margine di un incontro a Udine con il direttore dell'Azienda per
l'Assistenza Sanitaria n.3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli, Pier Paolo Benetollo.
Fra le figure professionali che aumenteranno la forza lavoro all'interno dell'Azienda
sono previsti, secondo quanto riferito dalla Regione, infermieri, operatori socio
sanitari (oss) e fisioterapisti.
Serracchiani e Benetollo hanno poi affrontato lo stato di attuazione della riforma
sanitaria. “A tal riguardo – spiega la nota regionale - è stato confermato che sono a
regime da aprile di quest'anno le Associazione funzionali territoriali (Aft), e già da
quella data tutti medici di medicina generale dell'area si stanno incontrando almeno
una volta al mese fra di loro e con i medici ospedalieri per migliorare i percorsi di
cura dei pazienti”.
Inoltre, riferisce la nota regionale, "l'Azienda sta lavorando all'attivazione dei Centri
di assistenza primaria (Cap)". "Entro dicembre 2016 sarà operativo almeno quello
di Tarvisio", ha dichiarato la presidente, la quale ha anche ricordato “le specificità di
questo territorio che richiedono di definire modelli particolari, quali i Cap di
Montagna e i Cap Extraurbani, proprio in virtù delle caratteristiche della zone:
estese, ma con poca densità abitativa e con un sistema di viabilità complesso”.
Infine è stato fatto il punto sugli ospedali di Gemona e di Tolmezzo, per i quali,
come ha sottolineato la presidente, il lavoro adesso si focalizza sulla
implementazione dei servizi, essendo già stata portata a termine l'attività di
riordino organizzativo delle strutture.
FONTE: QUOTIDIANO SANITA’
Animali domestici, i vantaggi per gli
anziani
Due anziani su cinque hanno un amico a quattro zampe che reputano molto
importante per la loro vita. Il dato emerge da una indagine dell’Osservatorio di
Feder Anziani Senior Italia riportata dal Sole 24 ore. L’animale domestico viene
considerato un vero compagno di vita. D'estate Il 40% circa lo porta con sé in
vacanza, il 50% riesce ad affidarlo a figli, parenti o amici mentre solo il 12% decide
di lasciarlo in strutture per animali. Nel caso in cui nessuna di queste possibilità
fosse percorribile gli intervistati si sono detti pronti o addirittura sono stati costretti
a rinunciare ad una vacanza.
Gli anziani spendono circa 1 miliardo e mezzo per la cura dei loro animali domestici
(circa 125 euro per le spese veterinarie, 425 per il cibo e 240 per l’igiene per un
totale complessivo di 786 euro). Gli anziani preferiscono i cani, seguiti dai gatti ed il
vaccino è considerato molto importante: più dell’87% del campione ha vaccinato il
proprio animale.
L’ 80% degli intervistati ha mostrato un buon livello di conoscenza della pet therapy
ed Il 97% la ritiene una soluzione molto importante per dare sollievo dalle malattie e
benefici per lo stato d’animo delle persone.
Secondo Roberto Messina, Presidente di FederAnziani Senior Italia, l’indagine ha
evidenziato l’importanza della compagnia degli animali domestici per gli over 65.
Un’importanza che potrebbe essere altrettanto elevata per il Servizio Sanitario
Nazionale. Attraverso il suo centro studi FederAnziani ha infatti stimato che il
possesso di un animale domestico potrebbe produrre un risparmio per il Servizio
Sanitario Nazionale di 4mld di euro spesi per la gestione delle malattie croniche
(ipertensione, diabete, depressione).
Le attività fisiche legate al possesso di un animale possono contribuire alla
prevenzione ed al contrasto di patologie metaboliche, mentre la presenza di un
animale da compagnia può contribuire a ridurre sensibilmente l’ipertensione e
rappresenta, soprattutto negli anziani soli un mezzo di contrasto per la solitudine e
per la depressione, per questo numerose case di riposo e strutture per anziani si
stanno attrezzando per permettere ai loro ospiti di portare in struttura i propri
affetti a quattro zampe.
FONTE: lacasadiriposo.it
Nei bilanci delle Regioni un «rosso»
da 33 miliardi
Un totale di 33 miliardi di disavanzo. È il risultato da brividi mostrato dai bilanci
delle Regioni dopo essere stati esaminati al microscopio dalle sezioni territoriali
della Corte dei conti: un risultato che mette una seria ipoteca sulle possibilità future
per molte Regioni di mettere in campo le politiche di sostegno al welfare e di spinta
alle imprese che sarebbero essenziali per rivitalizzare l'anemica crescita italiana. Ma
andiamo con ordine, perché il tema è ad alto tasso tecnico ma ha ricadute molto
concrete sul mix di tasse e servizi che anima il rapporto fra i cittadini e la loro
regione.
I numeri, prima di tutto: sono quelli scritti nei rendiconti 2015 esaminati dalle
sezioni regionali della Corte dei conti; in qualche caso, visti i ritardi
nell'approvazione dei consuntivi, si è dovuto far riferimento agli anni precedenti, e
il risultato complessivo dell'anno scorso potrà quindi rivelarsi addirittura peggiore.
Ma che cosa ha fatto esplodere in tutta la loro evidenza i disavanzi regionali, cioè i
saldi negativi fra le entrate e le uscite dell'anno?Tolti gli innocui “disavanzi tecnici”,
prodotti dal debito autorizzato ma non contratto come accade per esempio in
Lombardia ed Emilia Romagna, alla base del fenomeno ci sono due fattori.
Il decreto Monti del 2012 ha aperto alla Corte dei conti le porte dei bilanci regionali,
che prima vivevano in splendida autonomia (le Regioni non avevano nemmeno
l'obbligo di farsi controllare da revisori dei conti professionisti) e oggi sono
sottoposti al «giudizio di parificazione», cioè all'esame dei magistrati contabili sulla
legittimità e sulla correttezza delle scelte. Nei conti del 2015, poi, l'analisi della
Corte dei conti si è dovuta esercitare sull'applicazione a regime della riforma della
contabilità, con le nuove regole che guidano la formazione dei bilanci di Regioni,
Province, Città metropolitane e Comuni. La riforma poggia su centinaia di pagine di
principi contabili, lettura ostica anche per gli addetti ai lavori, ma ha un obiettivo
semplice: pulire i bilanci locali dalle entrate che non si trasformano in incassi reali,
oltre che dalle spese prive di pezze d'appoggio valide, per fotografare la situazione
reale dei conti.
Il punto chiave è naturalmente offerto dalla cancellazione delle entrate tenute in
bilancio solo per abbellire il risultato finale, senza che però ci sia più la possibilità
concreta di incassarle: la loro pulizia ha abbattuto i risultati di amministrazione, e la
Corte dei conti ha fatto il resto correggendo in molti casi al ribasso i numeri
proposti dalle Regioni.Per avere un riassunto efficace degli effetti di questa novità
basta fare un salto in Sicilia.
Il risultato a fine 2014, prima della cura, era positivo per 6,4 miliardi, dopo il
«riaccertamento dei residui», cioè il nome tecnico della pulizia dei conti dalle voci
da spostare o cancellare, si è trasformato in un rosso da 1,9 miliardi che a fine 2015,
calcolate anche le somme vincolate o accantonate per effetto delle nuuove regole, è
sfociato in un disavanzo da poco meno di 7 miliardi.
Gli stessi magistrati contabili siciliani, presentando i dati, hanno riconosciuto alla
Regione il merito di una «ripulitura epocale» del bilancio, spiegando però che «il
problema ora è nel futuro», perché l'obbligo di coprire a rate il disavanzo «potrebbe
mettere a rischio il concreto esercizio delle funzioni fondamentali e la destinazione
delle risorse verso i necessari investimenti».
Già, perché disavanzi di questa portata porterebbero dritte al dissesto le Regioni
“colpite”, per cui la riforma offre fino a 30 anni di tempo per ripianarlo. Lo stesso
orizzonte è quello concesso alle Regioni per restituire al ministero dell'Economia le
anticipazioni da oltre 20 miliardi concesse negli anni scorsi per pagare i debiti con i
fornitori: in pratica, è come se le Regioni avessero firmato due maxi-mutui, però
non per finanziare nuovi investimenti ma per ripianare le magagne del passato.
Entrambi i colpi, quello inferto dalla riforma e quello prodotto dalle anticipazioni, si
sono manifestati in Piemonte: spulciati i numeri torinesi, la Corte dei conti ha
fissato a 7,26 miliardi il deficit piemontese, frutto anche di un bubbone nei conti che
nella ricostruzione dei magistrati risale all'epoca Bresso (la presidente di
centrosinistra che ha guidato la Regione dal 2005 al 2010) e cresce con il leghista
Roberto Cota, non senza la complicità dei tavoli tecnici governativi dell'epoca.
Tornata a sinistra con Chiamparino, la Regione evita il dissesto solo grazie alla
possibilità di spalmare in 30 anni extra-deficit e anticipazioni, ma ovviamente si
lega le mani con le rate di ammortamento.
«Per anni la Regione ha speso molto più di quanto avrebbe potuto in base alle sue
entrate - ha sintetizzato con efficacia il procuratore regionale della Corte dei conti,
Giancarlo Astegiano - e ora deve destinare elevate risorse al pagamento dei debiti
pregressi anziché al sostegno di chi versa in stato di bisogno, al potenziamento delle
infrastrutture e dei servizi sociali, allo sviluppo dell'economia locale».
Proprio le anticipazioni sblocca-debiti sono alla base del super-disavanzo del Lazio,
che la Regione aveva indicato in 2,9 miliardi e la Corte ha invece “corretto”
portandolo a quota 10,9 miliardi. Attenzione, però, perché i numeri in questo caso
riguardano il 2014, e a fine anno si conoscerà con la parificazione del consuntivo
2015 anche l'impatto della riforma.
FONTE: IL SOLE 24 ORE
Gelli (Pd): «Serve piano
straordinario sicurezza. In Italia
500 ospedali a rischio crolli in caso
di sisma»
«Il dramma che sta vivendo in queste ore il Centro Italia a seguito dei ripetuti eventi
sismici che hanno devastato numerosi Comuni, richiama con forza l'attenzione
dell'Esecutivo su questo tema. Il Governo con #italiasicura ha scelto la strada della
prevenzione superando la logica delle emergenze in settori chiave quali il dissesto
idrogeologico, le infrastrutture idriche e l'edilizia scolastica. Vi è però ora la
necessità di intervenire con un piano nazionale straordinario per la messa in
sicurezza degli oltre 500 ospedali italiani a rischio crollo in caso di terremoto.
Quanto avvenuto nella notte alla struttura di Amatrice è in tal senso emblematico».
Questo il commento del deputato e responsabile sanità del Partito democratico,
Federico Gelli. «Già nel 2013 la relazione conclusiva della Commissione
parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Ssn confermava l'allarmante
dato dei 500 ospedali a rischio. Con una scossa sismica come quella registratasi la
scorsa notte il 75 per cento degli edifici che sono stati verificati nel corso dei lavori
condotti dalla commissione d'inchiesta, crollerebbe. Parliamo di strutture che,
soprattutto in caso di gravi emergenze come queste, dovrebbero essere il punto di
riferimento per le popolazioni locali. Non possiamo attendere nuove tragedie prima
di dar risposta a questa emergenza.
A tutto questo aggiungo, anche in qualità di direttore della struttura fiorentina che
si occupa di maxi-emergenze sanitarie, che in molti ospedali italiani sono ancora
carenti sia i piani di evacuazione che di massiccio afflusso. In tal senso sarebbe
necessaria un'azione di monitoraggio e verifica», conclude Gelli.
Fonte: Il sole 24 Ore
Dirigenti Pa, primo sì alla riforma.
Ecco che cosa cambia. Il testo
Incarichi a tempo, deroghe parziali in avvio per i dirigenti di prima fascia e
valutazione più puntuale e più pesante sullo stipendio finale. Dopo una gestazione
complicata è arrivato ieri al primo via libera, al fotofinish rispetto alla scadenza di
questa parte della delega sulla pubblica amministrazione, il decreto con la riforma
della dirigenza pubblica, insieme ai provvedimenti su camere di commercio ed enti
di ricerca.
La nuova architettura del provvedimento Nella nuova architettura disegnata dal
decreto i dirigenti pubblici, e gli aspiranti tali dopo aver superato un corso o un
corso concorso annuale, saranno inquadrati nei ruoli unici, dedicati a Stato, regioni,
enti locali e autorità indipendenti. Le amministrazioni sceglieranno i loro dirigenti
da questi ruoli, con selezioni pubbliche, per incarichi quadriennali, rinnovabili una
volta sola se il dirigente in questione ha ottenuto una valutazione positiva nello
svolgimento del proprio compito. Per chi non ottiene incarichi è invece prospettato
un parcheggio, che darà diritto alla sola retribuzione di base (senza quindi il
trattamento accessorio, che vale dal 40 al 70% dello stipendio a seconda dei casi) e
che può portare addirittura all'uscita dal ruolo se il dirigente in stand by non
partecipa a un numero minimo di selezioni oppure rimane senza incarico per sei
anni.
Per evitare di uscire dalla Pubblica amministrazione, il dirigente potrà però
rinunciare alle proprie stelline e farsi inquadrare nel ruolo di funzionario. Oltre a
cancellare le quote variabili della busta paga, il parcheggio di chi è privo di incarichi
limerà nel tempo anche lo stipendio base, che sarà tagliato del 10% per ogni anno
nel quale il dirigente resta privo di incarico.
Le critiche dei dirigenti di prima fascia A frenare il decollo del decreto è stata la
levata di scudi dei dirigenti di prima fascia, e in particolare dei direttori generali di
alcuni ministeri, ostili all'idea di partecipare, a partire dai prossimi incarichi, a un
“mercato” che li metterebbe alla pari di tutti gli altri aspiranti, perché nei ruoli unici
non sono più presenti le due fasce in cui oggi è articolata la dirigenza statale (non
quella di regioni ed enti locali). Per loro, dopo un complicato lavorio tecnico che
però non sembra aver più di tanto migliorato l'accoglienza della riforma, il testo
esaminato ieri dal Consiglio dei ministri prevede una corsia preferenziale parziale.
La versione definitiva di questo meccanismo prevede che le amministrazioni,
quando metteranno a bando gli incarichi secondo il nuovo regime, dovranno
riservare almeno il 30% dei posti a chi ha già ricoperto nell'amministrazione un
ruolo di prima fascia. L'altro 70% dovrà invece partecipare ai bandi senza riserva
del posto, ma potrà comunque contare sul proprio curriculum per spuntarla nella
selezione.
Il criterio della valutazione L'altra parola chiave del decreto è quella della
“valutazione”, a cui il testo esaminato ieri dal Consiglio dei ministri dedica ampio
spazio. Fissata nel provvedimento una griglia dettagliata con i vari aspetti
dell'attività dirigenziale che saranno sottoposti a valutazione, e che dovranno far
parte del programma dell'incarico concordato all'inizio con i vertici
dell'amministrazione, il decreto prevede che la valutazione ottenuta di anno in anno
determini almeno il 30% della busta paga del dirigente; nel caso dei dirigenti
generali, il peso della valutazione dovrà salire al 40 per cento.
In questo modo, si prova a superare il difetto di fondo dei meccanismi di
valutazione attuali, che spesso si basano su obiettivi generici, talvolta fissati
addirittura a fine periodo, e che finiscono per spalmare la retribuzione di risultato
in parti uguali fra tutti trasformandola in una quota di fatto fissa dello stipendio.
L’esame del Parlamento Ottenuto il primo via libera in Consiglio dei ministri, ora la
riforma arriva in Parlamento, dove le resistenze di tanta parte degli attuali dirigenti
pubblici torneranno con ogni probabilità a farsi sentire pesantemente.
L'approdo in Gazzetta Ufficiale è comunque previsto per novembre, dopo di che ci
saranno due mesi di tempo per creare le commissioni chiamate a gestire i ruoli
unici e sei mesi durante i quali le commissioni dovranno fissare le regole
procedurali per le selezioni. L'avvio vero e proprio del nuovo sistema, quindi, è da
mettere in calendario per il settembre dell'anno prossimo, sempre che la riforma
arrivi davvero alla prova sul campo senza essere azzoppata prima dai suoi tanti
oppositori interni alla Pubblica amministrazione.
Fonte: IL SOLE 24 ORE