Il paradosso dell`assenza del padre
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Il paradosso dell`assenza del padre
Il paradosso dell’assenza del padre di Davide Penna Qual è il come e il perché di questo incontro? Ovvero in quale contesto si inserisce e quale significato vuole veicolare? Innanzi tutto la serata di stasera è la tappa di un percorso che vuole a mettere a fuoco una domanda: chi è l’uomo? E vuole rispondere a questa domanda alla luce del Vangelo, dell’insegnamento della Chiesa e delle urgenze dell’oggi che sempre di più è contraddistinto da ideologie che non permettono dialogo e costruzione di futuro e dai terribili fanatismi che seminano morte. Tenteremo di rispondere la domanda su chi è dell’uomo alla luce della sua caratteristica essenziale ovvero quello di essere in relazione. Ora quali sono le relazioni fondamentali che lo definiscono? Ne proponiamo due: la paternità e la fraternità. In particolare questa sera ci soffermeremo sulla prima. Papa Francesco si è soffermato recentemente sulla questione della paternità ed ha affermato: “Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza (…). La prima necessità è questa: che il padre sia presente nella famiglia. (…) Dire presente non è lo stesso che dire controllore! Perché i padri troppo controllori annullano i figli, non li lasciano crescere”. Il papa mette in evidenza le tre tinte che può assumere la paternità: l’assenza, una presenza invadente avvertita come controllo e una presenza autentica che si manifesta nella testimonianza. Ed ecco che queste tre figure della paternità si incontrano anche nella Parola. Nella Bibbia possiamo incontrare: la paternità assente che è quella di Adamo nella vicenda di Caino e Abele. Adamo qui è il grande assente, e la sua assenza si traduce nel fratricidio da parte di Caino. Come a dire che l’assenza del padre provoca quella miseria spirituale che porta ad una distorta relazione tra fratelli. E la Bibbia ci dice che se i primi uomini sono fratelli, tutti noi lo siamo. Un’altra figura della paternità nella Bibbia è quella del padre controllore. Pensiamo a Giacobbe con Giuseppe; il primo, all’inizio, sgrida il figlio per i suoi sogni, lo rimprovera. Anche questa è una forma di controllo: voler impadronirsi dei sogni dei propri figli e dirigerli. E il frutto è di nuovo una fraternità mancata: Giuseppe viene venduto dai fratelli. Ma in questo senso una paternità avvertita come controllo è quella del figlio maggiore parabola Padre Misericordioso. Il primo non riesce a vedere il padre come un riferimento amoroso ma come un datore di beni in base al proprio lavoro. E’ la logica degli incentivi che frega il fratello maggiore: il do ut des non è la dimensione autentica della figliolanza. Ma nel NT troviamo anche l’annuncio, la Buona Novella di una paternità autentica. Questa è rivelata dal Figlio Gesù. Dio Padre nel Vangelo appare pochissimo, solo durante il Battesimo di Gesù nel Giordano e durante la trasfigurazione, e sempre appare per confermare il Figlio. Per il resto il Padre è presente nella libertà del Figlio che lo svela attraverso l’amore per i fratelli. Come a dirci che la paternità è sospesa, per così dire, per vivere nel figlio che la svela nella fraternità. Ecco il legame di fondo tra le relazioni fondamentali della nostra vita e che inverano la nostra umanità. Terminiamo l’introduzione con una suggestiva citazione di Massimo Recalcati il quale ha approfondito il concetto di complesso di Telemaco come condizione fondamentale del nostro tempo. Essa è una mancanza della paternità, sempre più urgente, ma che spinge il figlio ha ricercarla, non tanto in quanto insieme di regole ma come testimonianza di vita: “i figli oggi guardano il mare aspettando che qualcosa del padre ritorni. Certo, Telemaco si aspetta di vedere le vele gloriose della flotta vincitrice del padre-eroe. Ma Telemaco potrà ritrovare il proprio padre solo nelle spoglie di un migrante senza patria. In gioco non è affatto una domanda di restaurazione della sovranità smarrita del padre-padrone. Non è una domanda di potere e di disciplina, ma di testimonianza. Sulla scena non ci sono più padri-padroni, ma solo la necessità di padri-testimoni”.