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Duat Edizioni - Schede di Egittologia
Il Tempio
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Prima parte
Scheda AED023 © Duat
Opere
architettoniche di grandi dimensioni e bellezza, nell’antico Egitto i templi ebbero
un’importanza fondamentale sia a livello religioso sia socio-politico, pertanto, ne esistevano di vari
tipi e, in funzione della destinazione d’uso, rispondevano a schemi diversi.
Principali tipi e strutture
Un tempio di primaria importanza nell’antico Egitto era quello funerario, che svolgeva la funzione
di un’immensa cappella dedicata al culto del sovrano defunto. Nell'Antico e nel Medio Regno era
edificato attaccato alla piramide, generalmente sulla facciata est e la pianta era quasi sempre
rettangolare o quadrata. L’evoluzione portò alla differenziazione dei singoli santuari, che potevano
essere semplicemente a pianta quadrangolare o andare all'immensa complessità di quello che i Greci
chiamarono Labirinto, come a Hawara.
Altro esempio è il tempio di Mentuhotep II a Deir el Bahari dove, caso eccezionale, la struttura
ingloba la sepoltura. All’incirca dal Nuovo Regno, tempio e sepoltura si staccano e il tempio
funerario ha, generalmente, la struttura definita a “cella”: un caso a parte è il tempio di Hatshepsut a
Deir el Bahari.
Oltre ai templi funerari vi erano quelli grandiosi dedicati al culto delle divinità: i templi divini,
appunto. Questi sono comunemente divisi in due categorie: i templi solari, come quelli di Abu
Gorab o Amarna e quelli con la struttura a “cella”, dei quali molto noti sono quelli di Karnak o i
tolemaici di Edfu o Dendera.
Seppur destinati a differenti usi, i templi egizi detti a "cella” erano caratterizzati da elementi
architettonici tipici, i più importanti dei quali sono di seguito descritti.
Il pilone
Al termine del viale di accesso al tempio si trova la porta, inglobata tra due alte muraglie
simmetriche che mascherano ogni altra cosa: è il pilone, l'elemento più enigmatico dell'architettura
egiziana. Forse, rappresentava le due montagne dell'orizzonte fra le quali sorgeva il sole, in pratica
due costruzioni a pianta rettangolare con alte pareti inclinate verso l'interno. La loro importanza
poteva consistere essenzialmente nell'allontanare dal luogo sacro il male e ogni cosa ostile agli dei.
I due muraglioni erano identificati con Isis e Nephthys, che sollevavano il sole che brilla
all'orizzonte. Non si sa con certezza se rappresentassero le due montagne fra cui si leva il sole, ma è
certo che i piloni legati a Isis e Nephthys erano visti come i guardiani degli dei che riposavano nel
santuario. Il pilone, quindi, è costituito da due alti muri, o torri larghe e strette, che formano,
appunto, un pilone unico al cui centro è ubicata la porta di accesso al tempio.
Dal greco pylon, in egizio bekhent, il pilone apparve sotto questa forma all'inizio del Nuovo Regno,
quando divenne di uso generalizzato. La sua origine resta tuttavia oscura: sembra che esistesse
anche durante il Medio Regno, ma ce ne sono giunti ben pochi elementi. Scavi hanno portato alla
luce delle fondamenta di piloni in un tempio di Hermopolis che risale alla XII dinastia, così come a
Menfi Flinders Petrie ha ritrovato degli elementi di pilone della stessa epoca. Il tempio di
Medamud, che fu costruito senza alcun dubbio durante il Primo periodo intermedio, era dotato di un
pilone; nella parte del tempio di Abido contemporanea alla VI dinastia sono stati rinvenuti dei
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blocchi con delle scanalature scavate che, secondo Petrie, sarebbero i resti delle parti di pilone in
cui erano incastrati i pennoni. Infine, nel tempio solare di Niuserre (V dinastia), la facciata della
cinta muraria che racchiudeva la piramide sarebbe stata costruita in due parti, piuttosto distanti l'una
dall'altra e caratterizzate da una certa pendenza: queste strutture avevano l'aspetto di torri e
divennero, forse, il prototipo del pilone classico.
I piloni erano cavi internamente, spesso dotati di una scala che conduceva alle terrazze superiori
oppure erano caratterizzati da sale ripartite su più piani, la cui destinazione è ancora in discussione,
anche se sembra che fungessero da magazzini. Dinanzi alle facciate dei piloni si innalzavano degli
alti pennoni, che spesso superavano in altezza la parte superiore del monumento, sui quali garrivano
delle bandiere.
Questi pennoni sono stati raffigurati in alcuni affreschi e rilievi e, pur se alcuni templi ne erano
sprovvisti, i piccoli santuari ne avevano abitualmente due, quelli più grandi quattro, mentre il
grande tempio di Karnak. ne aveva otto e quello di Akhenaton, addirittura dieci.
Le pareti dei piloni il più delle volte erano ornate con dei rilievi e incisione raffiguranti scene di
guerra o religiose. Secondo la norma generale, i templi possedevano un solo pilone, ma numerosi
templi del Nuovo Regno presentavano un susseguirsi di piloni successivi, le cui dimensioni
andavano progressivamente riducendosi: il tempio di Amon, a Karnak, ne possedeva sei.
La sala ipostila
Secondo l'etimologia del termine greco la sala ipostila è la sala il cui soffitto è sostenuto mediante
colonne.
Nei templi egizi, le possenti colonne, spesso davvero ciclopiche come nel tempio di Amon a
Karnak, rappresentavano la foresta di papiri sorta sulla collina primordiale e la fila centrale, che
sovente era più alta delle altre, oltre che foresta era anche barca solare che conduceva al cuore del
tempio.
La sala restava in penombra, illuminata dalla luce che entrava dalla porta e dalle finestre poste in
alto. Vi erano ammessi solo i sacerdoti e i fedeli purificati e in essa la divinità del tempio riceveva
le offerte e si rivelava ai suoi fedeli. I grandi templi possedevano spesso tre sale ipostile: una era
riservata all'adorazione del dio (uskhet kha, sala dell'apparizione), un'altra era destinata
all'accoglimento delle offerte (uskhet hetep, sala delle offerte) e la terza era la sala interna, il "santo"
(khent).
Fine prima parte